Civico 103 n.14

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n. 14 free magazine - Galleria civica di Modena



TEMPI MODERNI MODERN TIMES

Lungi dall’incamminarsi sul Viale del Tramonto (capolavoro assoluto di Billy Wilder del 1950), la nuova stagione espositiva della Galleria civica di Modena si prepara a Un’ottima annata (Ridley Scott, 2005), e muove i primi passi nel 2015 come una star sul red carpet, con l’orgogliosa consapevolezza di aver aggiunto ancora un mattone nel vasto e complesso progetto di valorizzazione della raccolte avviato nel 2011. The Cinema Show, mostra dedicata in tutto e per tutto alla settima arte, è l’occasione per presentare al pubblico un nucleo consistente della collezione di fotografia, già ricco di grandi nomi anche grazie al fondo Franco Fontana, cui oggi si sono aggiunti scatti straordinari, dono di tanti protagonisti della scena fotografica del Novecento: fotografi di scena, professionisti del ritratto, paparazzi, free lance, maestri e testimoni di

Far from making its way down Sunset Boulevard (the outright masterpiece by Billy Wilder, 1950), the new exhibition season of the Galleria civica di Modena is preparing for A Good Year (Ridley Scott, 2005), and is taking its first steps in 2015 like a star down the red carpet, proudly aware of having added yet another brick in the vast and complex project aimed at valorising its collections, which first began in 2011. The Cinema Show, an exhibition entirely dedicated to the seventh art, provides the chance to present the public with a major set from the photography collection, one already starring a range of big names, many from the corpus of works donated by Franco Fontana, to which a number of extraordinary shots have recently been added thanks to the contributions of so many protagonists of the photographic scene of the 20th century: still photographers, professional 3


una belle époque di celluloide, vissuta tanto a Hollywood quanto a Cinecittà. Questo editoriale vuol rappresentare l’occasione per dire grazie a ciascuno di loro, Philippe Antonello, Tiziana Appetito (Archivio Enrico Appetito), Franco Bellomo, Martina Cozzi (Archivio Giovanni Cozzi), Chico De Luigi, Andrea Dezzi ed eredi Marcello Geppetti, Franco Fontana, Emilio Lari, Umberto Montiroli, Claude Nori, Piero Servo (Archivio Storico del Cinema), Angelo Turetta, Manuela Tursi (Archivio Mario Tursi) per aver creduto nella mostra e, soprattutto, per aver arricchito il patrimonio della Galleria, e quindi della città, di immagini che hanno fatto la storia (talvolta anche molto recente) del Cinema e hanno contribuito alla formazione di un immaginario collettivo condiviso da generazioni diverse. Nelle sale superiori, come ormai da tradizione, una scelta di opere dalla Raccolta del Disegno, questa volta incentrata su alcuni aspetti della non figurazione dal secondo dopoguerra agli anni Settanta: astrattismo concreto, op art, pittura analitica. Il patrimonio della Galleria, come era già avvenuto in occasione dell’allestimento dedicato all’Informale, è integrato da opere grafiche della collezione di Don Casimiro Bettelli che la Curia modenese ha consegnato in comodato al museo nel 1999. Alla generosità di Claudio Verna dobbiamo infine l’ingresso in collezione di un fascio di carte che attraversano il 4

portrait artists, paparazzi, freelancers, master photographers and other testimonials of that celluloid belle époque, experienced just as much in Hollywood as in Cinecittà. This editorial therefore aims to provide the opportunity to thank each and every one of them Philippe Antonello, Tiziana Appetito (Archivio Enrico Appetito), Franco Bellomo, Martina Cozzi (Archivio Giovanni Cozzi), Chico De Luigi, Andrea Dezzi ed eredi Marcello Geppetti, Franco Fontana, Emilio Lari, Umberto Montiroli, Claude Nori, Piero Servo (Archivio Storico del Cinema), Angelo Turetta, Manuela Tursi (Archivio Mario Tursi) for having believed in the exhibition and, above all, for having enhanced the Gallery’s heritage and thus that of the city, with images that have written the pages of cinema history (some also very recently), leading to the creation of collective imagery shared by different generations. In the Upper Rooms, as has become traditional, there is a selection of works from the Drawing Collection, this time focusing on a number of aspects of non-figurative works between the end of WWII and the 1970s: concrete abstractism, Op Art and analytical painting. The Gallery’s heritage, as was already the case on the occasion of the exhibition dedicated to the Informal movement, will also feature graphic works from the Don Casimiro Bettelli Collection which the Modenese Curia granted on loan to the museum / febbraio 2015


suo percorso d’artista, alcune delle quali hanno trovato subito occasione per essere esposte, mentre altre si potranno ammirare ad aprile, quando proprio alle nuove acquisizioni – più di 500 pezzi negli ultimi quattro anni – verrà dedicata la prossima mostra delle collezioni. Un ringraziamento particolare a Claude Nori di cui pubblichiamo il testo “Alla ricerca di Monica” che ci consente di tornare, come per magia, ai tempi del Neorealismo, alla Gente del Po, a Riso Amaro, ai paesaggi amati da Luigi Ghirri, a un appuntamento mancato, in mezzo a una fitta nebbia, con Monica Vitti.

in 1999. Finally, we must thank Claudio Verna’s generosity for the inclusion in the Collection of a set of papers dating from throughout his artistic career, some of which have been put on show immediately, while others may be admired in April, when the next exhibition of works from the Collections – with more than 500 works added over the last four years – will be staged. Our special thanks go to Claude Nori, whose text, ‘The Search for Monica’ is published here, allowing us to return as if by magic to the days of Neorealism, to People of the Po Valley, to Bitter Rice, to the landscapes much loved by Luigi Ghirri, and to a date missed – in the midst of thick fog – with Monica Vitti. 5



ALLA RICERCA DI MONICA Claude Nori

Non ci si sbaglia a dire che la Pianura Padana è stata l’indiretta ispiratrice del Neorealismo. Si tratta di un territorio allo stesso tempo geografico, politico, mentale, ma soprattutto poetico che segnò l’immaginario dei giovani registi impegnati in una nuova forma di cinema e i cui paesaggi, la provincia contadina e il popolo costituirono la materia viva protagonista delle loro opere. Il Po, molto più dei fiumi mitici del cinema americano e di quello russo, ha costituito per i registi italiani un favoloso terreno d’avventura, un incrocio tra mare, terra, nebbia e nuvole, un viaggio tra realtà e romanzo, seguendo il quale ciascuno di loro è andato al fondo delle sue idee, delle sue emozioni e delle sue ossessioni. Questa forte attrazione per la natura si deve certamente al paesaggio, alle case squadrate, al suo fascino poetico – certo drammatico a volte per i cuori appassionati – a quei lidi dove le coppie si baciavano la domenica, ai pescatori ed ai contadini in sella alle biciclette. Come non venire commossi da questo fluido impalpabile e misterioso che attraversa le arcate delle città, le piazze dei villaggi, le aziende agricole, le capanne in legno, le file di alberi piantati simmetricamente, e da questa luce unica che afferra immediatamente lo sguardo. In ogni caso il giovane Antonioni non si sbagliava. Nel 1942, ben deciso a fare cinema, inizia pubblicando dieci fotografie da lui scattate per illustrare l’articolo Per 7


un film sul Po sulla rivista Cinema, nel quale getta le basi della sua arte. Il fiume è il vero eroe del documentario che girerà un anno più tardi con il titolo Gente del Po mentre Luchino Visconti non molto lontano realizza Ossessione ispirato al romanzo di James M. Cain, Il postino suona sempre due volte. L’assistente di Visconti che altri non è se non Giuseppe De Santis, s’innamora così tanto di questa terra da girare cinque anni più tardi nelle risaie di Vercelli, Riso amaro, film cult prodotto da Dino De Laurentiis, stregato come noi tutti da Silvana Mangano, dalle sue gambe nude, dal suo petto fiero sotto il maglione, che poi sposerà qualche tempo dopo. Silvana! Un concentrato d’erotismo che i miei genitori mi autorizzarono a guardare alla televisione nel 1961 quando il film fu trasmesso per la prima volta accompagnato dal famoso quadrato bianco. Avevo dodici anni. Antonioni tornerà nel 1957 sul delta del Po, a Comacchio, per realizzare Il grido, un tipo di road movie che racconta il vuoto interno, l’erranza triste e disincantata di Aldo, un operaio che si perde nella nebbia. Ancora prima, il padre del Neorealismo, Cesare Zavattini, aveva raggiunto il suo scopo, unire letteratura e cinema, realizzando, come affermava lui stesso, un film per immagini. Sarà Un Paese, un libro mitologico con fotografie dell’americano Paul Strand e i testi di Zavattini, montati in un assemblaggio poetico e realistico che ha come tema Luzzara, il villaggio natale dello scrittore. Nel 1975, Bernardo Bertolucci rendeva omaggio a questo grande cinema girando Novecento, un film che ha una durata di più di cinque ore, girato nel mondo agricolo della provincia di Parma. Nel corso delle riprese ho fotografato Robert De Niro che si annoiava e trovava molto divertente che mi chiamassi Nori. Mia madre aveva incendiato il mio immaginario parlandomi delle mondine, in mezzo all’acqua fino alle cosce nelle risaie di Novara o di Vercelli, che cantavano Bella Ciao per farsi coraggio mentre trapiantavano il riso, prima della raccolta. Tuttavia, attraverso la nebbia, dove fantasmi di vecchie case apparivano a tratti sulle lingue di terra piatta, tra le file di alberi che bordavano il fiume, i miei pensieri tornavano irrimediabilmente a Monica. Non volevo una ragazza comune, graziosa certamente in gonna o in jeans, distesa al sole come se ne incontrano molte in Italia, ma la vera Vitti, Monica Vitti! Mi ero messo in testa di incontrarla quando un giorno Luigi Ghirri mi informò che recitava in una commedia in un teatro non molto distante da casa sua. In quella periferia banale e anonima come tutte quelle che circondano le città europee, la nebbia avvolgeva le case in fila. Anche nelle vicinanze di Reggio Emilia, 8

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i camion parcheggiavano la notte in zone assurde, nell’anonimato di lampioni che visti da alcuni metri di distanza apparivano poetici. Fotografavo per giornate intere al freddo, all’umido, sotto la pioggia, asciugando incessantemente il vapore sull’obiettivo della mia macchina fotografica. Mi rifugiavo nei ristoranti ai margini del Po, con una grande stufa a carbone al centro della sala, dove mi riscaldavo miracolosamente le mani. Mangiavo anguille e bevevo caraffe di vino bianco assieme a rappresentanti di commercio, a operai, a pensionati e 9


studenti. Camminavo per le strade fangose con un artista che faceva tutte le sere lo stesso numero arrotolando un boa attorno al corpo. Rideva al mio fianco tenendo le scarpe in mano perché si era infortunato a un tallone. Altre volte, giocavamo a calcio nelle vie di un villaggio con gli amici di Luigi che formavano un gruppo rock che si chiamava «i Fagiani»*. Era questo il Po, con l’attesa di Monica con le canzoni di Bob Dylan che ascoltavo e riascoltavo alla guida della mia auto. Paesaggi, colline, alberi, cieli coperti, bar sul bordo delle strade, argini, distese d’acqua, silos di grano e tante fotografie nella mente. Quelle degli altri: Pasquali, Bavagnoli, Strand, quelle di Ghirri che in una febbrile attività creativa con le sue immagini andava continuamente ricreando il territorio e la sua gente. Venne infine l’appuntamento con Monica. Il giorno prima le inviai all’hotel un mazzo enorme di fiori, accompagnandolo con parole infuocate. La sera, il suo agente mi telefonò per annunciarmi, con parole formali, che Monica non poteva più ricevermi. Fuori la nebbia era diventata così spessa che non si distingueva più nulla, se non dei movimenti impercettibili in una luce diffusa quasi si fosse rimasti isolati dal mondo e dai suoi fastidi. Compresi allora che la mia odissea era terminata, che i paesaggi percorsi avevano disegnato il solo viso possibile di Monica, quello che si sovrapponeva alle file di alberi e alle nuvole: il viso che la mia immaginazione aveva inventato in virtù dei miei sentimenti. Quest’appuntamento mancato decise il trionfo del mio cinema interiore.

*I Fagiani. Gruppo rock di Reggio Emilia formato tra gli altri da Paola Borgonzoni Ghirri e da numerosi amici di Luigi Ghirri fra cui gli scrittori Giorgio Messori e Daniele Benati. Questo testo è un estratto del libro e parte del progetto di mostra di Claude Nori “Mon cinéma italien” previsto per il 2016.

p. 2 Ugo Mulas, Totò, 1957 © Ugo Mulas Estate p. 5 Umberto Montiroli, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia con i fratelli Taviani sul set di Kaos, 1984 © Umberto Montiroli p. 6 Claude Nori, Robert De Niro sul set di Novecento, 1976 © Claude Nori p. 9 Enrico Appetito, Monica Vitti ne L'avventura di Michelangelo Antonioni, 1960 © Archivio Enrico Appetito

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IN SEARCH OF MONICA Claude Nori

There’s no doubt that the Po Plain was the indirect inspiration behind Neorealism. This is at the same time a geographical, political, mental and above all poetic territory which left its mark on the imaginations of those young directors putting together a new form of cinema. The landscapes, the farming provinces and the population itself indeed constituted the living matter, the genuine protagonists of their works. For these Italian directors, the River Po, much more than the legendary rivers of American or Russian cinema, constituted an outright adventure ground, a crossroads between sea, land, fog and clouds, a journey through reality and novels. As they followed it, each of them went right to the heart of their own ideas, their emotions and obsessions. This strong attraction towards nature is clearly due to the landscape, the square little houses, its poetical charm – albeit dramatic at times, for the braver at heart – to those beaches full of kissing couples on Sundays, with fishermen and farmers perched on their bicycle saddles. How might one not be touched by this impalpable and mysterious fluid that floats through the arches of the towns, the squares of the villages, the farms, the wooden huts, the rows of symmetrically planted trees, and this unique light which immediately grasps our gaze? Be as it may, the young Antonioni was not wrong. In 1942, having decided to make films, he started out by publishing ten photographs that he had shot to illustrate the article Per un film sul Po featured in the magazine Cinema, where he cast the 11


foundations of his art. The river is the real hero of the documentary that he was to shoot a year later, entitled People of the Po Valley, while Luchino Visconti not so far away was filming Ossessione, inspired by the novel by James M. Cain, The Postman Always Rings Twice. Visconti’s assistant, who was none other than Giuseppe de Santis, fell in love with this land to the point of returning five years later to the rice fields of Vercelli to shoot, Bitter Rice, a cult movie produced by Dino De Laurentiis, bewitched as we all were by Silvana Mangano, by her bare legs, her proud bosom beneath her pullover, and whom he was to marry some time later. Silvana! A concentrated dose of eroticism that my parents allowed me to watch on television in 1961 when the film was broadcast for the first time, accompanied by the famous white warning square. I was 12 years old. Antonioni was to return in 1957 to the Po delta, to Comacchio, to film Il Grido, a kind of road movie telling of an interior void, the sad and disenchanted wanderings of Aldo, a factory worker lost in the fog. Even before that, the father of Neorealism, Cesare Zavattini, had achieved his goal, to unite literature and cinema, producing a film in images, as he himself stated. That was Paese, a mythological book with photographs by the American Paul Strand and texts by Zavattini himself, edited into a poetic and realistic montage based on Luzzara, the author’s home town. In 1975, Bernardo Bertolucci paid homage to this great cinema tradition by shooting 1900, a film of over five hours, set on farmlands in the province of Parma. Over the course of the shooting, I photographed Robert De Niro who was getting bored and who found it rather amusing that my name was Nori. My mother had set off my imagination, telling me of the rice-picker girls, in the water up to their thighs in the rice fields of Novara and Vercelli, singing Bella Ciao to keep their spirits up while transplanting rice, prior to the harvest. Nevertheless, through the fog, where the ghosts of old houses emerged here and there on those fingers of flat land, among the rows of trees along the riverbanks, I couldn’t get Monica out of my mind. I didn’t want just any girl, however pretty she might be in a skirt or jeans, lying in the sun like so many girls do in Italy, but the real Vitti, Monica Vitti! I had decided that I just had to meet her when one day, Luigi Ghirri told me that she was performing in a play in a theatre not far from his house. In those bland, anonymous suburbs, like those to be found around all European cities, the fog was wrapped around that row of houses. Even near Reggio Emilia, 12

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the long-distance lorries stopped off for the night in the most ridiculous of places, in the anonymity of lamp posts which, when seen from a few metres away, might even look poetic. I took photographs for days on end in the cold, damp air, in the rain, constantly drying the condensation from the lens of my camera. I would take shelter in the restaurants along the Po, with a great coal-burning stove in the centre of the room, where I might finally warm my hands up again. I ate eels and drank white wine by the carafe in the company of travelling salesmen, factory workers, pensioners and students. I walked along the muddy roads with an artist who did the same number every evening, letting a boa wrap itself around his body. He laughed at my side, holding his shoes in his hand as he had hurt his heel. Other times, we played football in the streets of a village with Luigi’s friends, who had formed a rock group known as ‘i Fagiani’.* This was the Po, waiting for Monica with the songs of Bob Dylan that I would listen to over and over again while driving my car. Landscapes, hills, trees, open skies, roadside bars, riverbanks, stretches of water, silos of wheat and so many photographs in my mind. Those of others: Pasquali, Bavagnoli, Strand, and those of Ghirri, who in his feverish creative activity, used his images to constantly recreate his territory and the people who lived there. 13


At last it was time for the date with Monica. The day before, I sent a huge bunch of flowers to her Hotel, accompanied with words of passion. That evening, her agent phoned me to communicate formally that Monica was no longer available to meet me. Outside, the fog had become so thick that nothing could be made out, if not the almost imperceptible movements of a soft light. It was as if one were isolated from the world and all its petty troubles. It was then that I understood that my odyssey had come to an end, that the landscapes I had travelled through had drawn Monica’s only possible face, that superimposed on the rows of trees and on the clouds: the face my imagination had come up with in the light of my feelings. This missed date thus led to the triumph of my interior cinema.

* I Fagiani (‘The Pheasants’). A rock group from Reggio Emilia featuring – among others – Paola Bergonzoni Ghirri and numerous friends of Luigi Ghirri, including the writers Giorgio Messori and Daniele Benati. This text is a passage taken from the book and part of Claude Nori's exhibition project entitled 'Mon cinéma italien', due to be held in 2016.

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Claude Nori, fotografo, scrittore ed editore, nato nel 1949 a Tolosa da genitori italiani, scopre la fotografia nel 1968. Comprende molto presto le potenzialità espressive del mezzo fotografico, soprattutto la libertà e la leggerezza che esso concede per partire alla scoperta degli altri, del mondo e di se stessi. Fonda Contrejour, casa editrice e galleria d'arte a Montparnasse che diventa in breve un punto di riferimento per la fotografia sulla scena culturale del tempo. Nel 1975 pubblica il suo primo libro di fotografia, cui seguiranno due film e numerosi altri libri autobiografici aventi l'Italia, l'amore, la nostalgia per l'adolescenza e la fascinazione per il cinema neorealista come temi centrali. Il suo lavoro è consacrato da una mostra alla Maison Européenne de la Photographie di Parigi nel 2012.

Claude Nori, photographer, writer and publisher, born in 1949 in Toulouse, the son of Italian parents, discovered photography in 1968. He understood very early on the expressive potential of the photographic medium, especially the freedom and the lightness that it allows, leaving one free to set off to discover other people, the world and oneself. He founded Contrejour, a publishing house and art gallery in Montparnasse which soon became a reference point for photography on the cultural scene of the day. In 1975 he published his first photography book, shortly followed by two films and numerous other autobiographical books revolving around Italy, love, nostalgia for one’s adolescence and his fascination with Neorealist cinema. His exhibition at the Maison Européenne de la Photographie in Paris, in 2012, underlined the importance of his work.

p. 13 Franco Bellomo, Michelangelo Antonioni durante le riprese di Identificazione di una donna, 1980 © Franco Bellomo p. 14 Mario Tursi, Maria Callas e Pier Paolo Pasolini sul set di Medea, 1969 © Mario Tursi Foto p. 16 Philippe Antonello, Bill Murray sul set di The life aquatic of Steve Zissou di Wes Anderson, 2004 © Philippe Antonello p. 19 Giovanni Cozzi, Claudia Gerini, 2001 © Archivio Giovanni Cozzi p. 20 Gianfranco Salis, Margaux Hemingway, 1978 © Gianfranco Salis

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THE CINEMA SHOW Daniele De Luigi

Cominciamo con un paradosso. Proviamo a immaginare che esista il cinema ma non la fotografia, l’immagine in movimento ma non quella fissa. Come se fosse possibile unicamente registrare immagini e poi riprodurle senza mai arrestare la macchina da presa. Paradosso estremo tutt’altro che facile da figurarsi, visto che la pellicola cinematografica, tecnicamente, altro non è che un susseguirsi di singole fotografie (pardon, fotogrammi) che fatte scorrere rapidamente – di solito ventiquattro al secondo – ingannano l’occhio umano dando l’illusione di un flusso continuo. Del resto, se Jules Janssen agli albori della settima arte ebbe a definirla “fotografia animata”, e in inglese il film è una “motion picture”, il motivo è evidente.

Let’s start off with a paradox. Let’s try and imagine that cinema exists but photography does not: we have the moving image but not the still. As if it were only possible to record images and then reproduce them without ever stopping the projector. It’s an extreme paradox, and certainly not an easy one to imagine, given that movie film, technically, is nothing but a series of single photographs (or rather, frames) which when shown in quick succession – usually 24 per second – trick the human eye, giving the illusion of continuous flow. After all, if Jules Janssen (at the very birth of the seventh art form) opted for the definition ‘animated photography’, and indeed films have also long been known as ‘motion pictures’, the reason is clear. 17


Ma insomma, se per assurdo così fosse, dove andrebbe a finire l’immaginario del cinema? Quali scene dell’amato mondo di celluloide resterebbero scolpite nella nostra memoria, anziché disfarsi in un ricordo sbiadito? Quali star si farebbero mito, senza poter avere un’icona? Come potremmo, noi spettatori, nutrire i sogni generati dal cinema senza una locandina, un ritratto dei divi su una rivista, uno scatto che ci permetta di guardare e riguardare quel protagonista, o una fotografia che ci consenta di fermare lo sguardo proprio sul momento culminante di quella celebre sequenza? The Cinema Show, come recita il titolo, vuole celebrare lo spettacolo del cinema, la sua capacità di rapire la nostra attenzione per accendere la fantasia e trasportarci in altri mondi. Lo fa celebrando i suoi protagonisti – attori, attrici, registi – e dimostrando, all’occhio più accorto, come la fotografia abbia un ruolo davvero insostituibile nel fare in modo che quell’immaginario possa radicarsi nelle nostre vite. La Raccolta della Fotografia della Galleria civica vantava già un nucleo consistente di immagini sul tema, composto soprattutto da ritratti di autori tra i più straordinari del Novecento. A queste si sono aggiunte, per l’occasione, oltre cinquanta opere, tanto di chi nel cinema ha trascorso un’intera vita artistica e professionale, quanto di chi i protagonisti del grande schermo li ha immortalati in studio o per le strade. Il risultato è un 18

Nevertheless, however absurd it would be, where would cinema imagery all end up? Which scenes from our beloved celluloid world would stick in our minds, instead of fading in our memories? Which stars would become living legends without the support of an icon? As spectators, how could we nourish the dreams offered by cinema without a poster, a portrait of the divas in a magazine, a snapshot that allows us to look upon our favourite protagonist time and time again, or a photo that allows us to capture that gaze in the key moment of some renowned sequence? The Cinema Show, as the title suggests, aims to celebrate the spectacle of cinema, its ability to grasp our attention, enflame our imagination and carry us off to other worlds. And it does so by celebrating its protagonists – actors, actresses and directors – and demonstrating to the sharpest eyes how photography plays an absolutely crucial role in ensuring that that world of imagery may take root in our lives. The Photography Collection of the Galleria civica already laid claim to a sizeable set of images on this theme, made up mostly of portraits of some of the most extraordinary artists of the 20th century. On this occasion, 50 more works have been added, featuring the works of both those who spent their artistic and professional lives working in the film industry, and those who immortalised the stars of the silver screen in their own studios or on the street. The outcome is an undoubtedly exceptional corpus on the theme for / febbraio 2015




corpus tematico senza dubbio eccezionale per una raccolta fotografica museale, che ci offre uno sguardo sulla settima arte davvero caleidoscopico, in cui epoche distanti e punti di vista differenti danno vita a infiniti intrecci e percorsi. Nell’insieme si possono individuare quattro generi di immagine, che costituiscono altrettanti modus operandi del fotografo. Il ritratto in posa, confronto vis-à-vis tra chi sta dietro la fotocamera e chi davanti, è tra questi il più consistente. È prima di tutto una galleria di personaggi carismatici e sguardi magnetici: Marlene Dietrich, incarnazione assoluta della diva, fotografata da Horst per Vogue; Klaus Kinski, la cui rude virilità si addolcisce nell’abbraccio con il piccolo Nanhoï nel ritratto di Jean-François Bauret; e poi l’Erich von Stroheim di John Phillips, il John Huston di Gabriele Pagnini, fino al Mario Monicelli di Pino Settanni, che col capo velato pare un Pontifex Maximus della Roma antica. Il ritratto di Ugo Mulas a Totò gioca invece magistralmente sul confine tra maschera e indagine psicologica, come forse solo col principe Antonio De Curtis si sarebbe potuto fare. La bellezza sensuale delle star femminili irrompe con Carroll Baker, colta in camerino da Pierluigi Praturlon; con il viso angelico di Margaux Hemingway “disegnato” da Gianfranco Salis; con Claudia Gerini e Cristiana Capotondi, che Giovanni Cozzi ha ritratto attingendo con chiare citazioni alla storia dell’arte.

a museum photography collection, offering us a genuinely kaleidoscopic gaze on the seventh art, in which distant eras and different points of view give life to endless intertwining paths. Overall, we may identify four image genres, which constitute just as many modus operandi of the photographer. The posed portrait, a comparison vis-à-vis between the one behind the camera and the one in front of it, is the most common kind here. And so first of all, we have a gallery of charismatic characters and magnetic gazes: Marlene Dietrich, the ultimate incarnation of the diva, photographed by Horst for Vogue; Klaus Kinski, whose harsh virility is softened in the embrace with the little Nanhoï in the portrait by Jean-François Bauret; and the Erich von Stroheim as portrayed by John Phillips, John Huston by Gabriele Pagnini, and Mario Monicelli by Pino Settanni, who with his veiled head looks like a Pontifex Maximus of Ancient Rome. Instead, the portrait by Ugo Mulas of Totò plays masterfully on the border between the mask and the psychological study, as perhaps only could have been done with the prince Antonio De Curtis. The sensual beauty of the female stars comes to the fore with Carroll Baker, snapped in her dressing room by Pierluigi Praturlon; with the angelic face of Margaux Hemingway ‘drawn’ by Gianfranco Salis; with Claudia Gerini and Cristiana Capotondi, portrayed by Giovanni Cozzi, clearly inspired by the history of art. 21


IN AGENDA



Immancabile complemento dei ritratti in posa nel processo di divizzazione di attrici e attori, sono gli scatti presi dalla vita quotidiana, in situazioni private o in occasioni pubbliche. Compaiono star italiane e internazionali del calibro di Sofia Loren e Marilyn Monroe, ma tra le immagini spiccano quelle di Marcello Geppetti, paparazzo e fotoreporter d’assalto negli anni romani della dolce vita: Audrey Hepburn immersa nei suoi pensieri dal fornaio e Anna Magnani a spasso col cane, il passo di danza accennato da John Wayne e il ballo sfrenato sopra un tavolo di Raquel Welch. Gli altri due generi di fotografie presenti in mostra sono quelli realizzati nello spazio in cui il cinema prende vita, il set. Le fotografie di scena sono propriamente quelle scattate per tradurre in immagine fissa le più significative inquadrature del film. Sfruttano quindi l’opera del regista, del direttore della fotografia e del tecnico delle luci, ma richiedono anche una grande abilità nel saper rimettere in scena (come si faceva fino agli anni Cinquanta) o cogliere dal vivo il momento culminante di una sequenza. Le immagini del pionieristico Thaïs di Anton Giulio Bragaglia, in cui la femme fatale protagonista del film appare incorniciata dalle scenografie di Enrico Prampolini, sono non solo le più antiche presenti in mostra, ma anche tra le prime della storia del cinema. Alcune straordinarie inquadrature della cinematografia di Luchino Visconti rivivono sublimate nelle immagini dei due 24

An essential complement to the posed portraits in the process of turning actors and actresses into stars are the shots taken from everyday life, in private situations or at public occasions. Here we find Italian and international stars of the likes of Sofia Loren and Marilyn Monroe, but among these images, those that stand out are the ones by Marcello Geppetti, paparazzo and fearless photoreporter throughout the Roman years of the dolce vita: Audrey Hepburn immersed in her thoughts in the bakery, and Anna Magnani walking her dog, the dance step hinted at by John Wayne and the wild dance unleashed on a tabletop by Raquel Welch. The other two genres of photographs on display are those produced in the space where cinema comes to life: the set. To be precise, still photographs are those shot to capture a fixed image of the most significant film scenes. They therefore rely on the work of the director, of the director of photography and of the light technician, but they also call for a high level of skill in knowing how to recreate the scene (as was done up until the 1950s) or grasp the climax of a sequence as it unfolded before their eyes. The images of the pioneering Thaïs by Anton Giulio Bragaglia, in which the femme fatale protagonist of the film appears framed in scenery created by Enrico Prampolini, are not only the oldest images on show, but they are also some of the first in the entire history of cinema. Some extraordinary framings of the cinematography of Luchino / febbraio 2015



fotografi di scena che più di altri ha voluto con sé, Paul Ronald (La terra trema, Senso) e Mario Tursi (Morte a Venezia), mentre di Enrico Appetito sono presenti due foto che ritraggono Monica Vitti ne Il deserto rosso e L’avventura di Michelangelo Antonioni: fotografie capaci di restituire con assoluta efficacia la raffinata cultura artistica di questi due maestri del cinema italiano del dopoguerra. La quintessenza della fotografia di scena è forse concentrata nell’immagine scattata da Emilio Lari al Madison Square Garden durante le riprese di Toro scatenato: la scelta dell’istante, l’inquadratura, le espressioni dipinte sui volti di Robert De Niro e di tutti gli attori condensano al meglio un’intera, celeberrima sequenza. 26

Visconti come back to life, sublimed in the images of the two still photographers who he wanted on the set more than any others: Paul Ronald (The Earth Trembles, Senso) and Mario Tursi (Death in Venice), while there are two photos by Enrico Appetito depicting Monica Vitti in The Red Desert and The Adventure by Michelangelo Antonioni: photographs capable of restoring the refined artistic culture of these two masters of Italian post-war cinema very effectively. The quintessence of still photography is perhaps summed up in the image taken by Emilio Lari at Madison Square Garden during the shooting of Raging Bull: the choice of the instant, the framing, the expressions on the face of Robert De Niro and all the / febbraio 2015


Le fotografie scattate sul set, invece, ci conducono nel classico “dietro le quinte”. Il fotografo si muove liberamente e, anziché riproporre lo sguardo diretto del regista generando un riflesso della finzione filmica, trova punti di vista inediti e indiscreti sul backstage. Spesso i protagonisti di queste immagini sono proprio i registi. Alcuni sono ritratti in momenti di solitaria concentrazione: Visconti, immortalato da Mario Tursi nella postura de Le penseur di Rodin; Antonioni, che Franco Bellomo ritrae con gli occhi rivolti alla scena, in un intenso parallelo tra il suo sguardo immaginativo e la cinepresa; Kusturica, colto in un momento di ispirazione da Chico De Luigi. Altri in intenso dialogo con gli attori: da Bertolucci con Depardieu sul set di Novecento, di Claude Nori, a Franco e Ciccio mentre preparano coi fratelli Taviani l’episodio de La giara in Kaos, di Umberto Montiroli; da Pasolini che “catechizza” la Callas in Turchia durante le riprese di Medea – ancora di Tursi – in una gara di carisma con pochi eguali, a Fellini che sul set di 8 e ½, dinanzi a Tazio Secchiaroli, mostra impettito come far schioccare la frusta. Particolarmente curiose e affascinanti le immagini che ci svelano la macchina del cinema: in uno scatto di Erich Lessing, la mostruosa balena del Moby Dick di John Huston è una carcassa di legno e tubi metallici, e l’oceano sterminato di Nuovomondo di Crialese è una piscina di Cinecittà nella foto di Angelo Turetta.

other actors offer a fantastic synthesis of the entire, legendary sequence. The photographs shot on the set lead us in turn to the classic ‘behind the scenes’ imagery. The photographer moves around freely and, instead of mirroring the direct gaze of the director, offering a reflection of the cinematographic fiction, he often finds original and at times indiscreet points of view of the backstage. Often the protagonists of these images are the directors themselves. Some are depicted in moments of solitary concentration: Visconti, immortalised by Mario Tursi in the pose of Rodin’s Penseur; Antonioni, whom Franco Bellomo portrays with his eyes on the scene, in an intense parallel between his imaginative gaze and the film camera; Kusturica, caught in a moment of inspiration by Chico De Luigi. Others are to be found deep in conversation with their actors: from Bertolucci with Depardieu on the set of 1900 (Claude Nori), to Franco and Ciccio while they prepare the episode of La giara in Kaos with the Taviani brothers (Umberto Montiroli); from Pasolini ‘catechising’ Maria Callas in Turkey during the shooting of Medea (Tursi once more) in a virtually unequalled clash of charisma, to Fellini who on the set of 8½, before Tazio Secchiaroli, proudly demonstrates how to crack a whip. Particularly curious and fascinating are the images that show us the cinema machine at work: in a shot by Erich Lessing, the monstrous whale from Moby Dick by John Huston is 27


Il sottile confine tra realtà e finzione su cui oscilla la relazione tra fotografia e cinema trova forse l’espressione più ironica ed efficace nella fotografia di Philippe Antonello che vede Bill Murray nei panni di Steve Zissou: se nel surreale film di Wes Anderson la nave del protagonista si presenta come una casa di bambole svelando già la finzione cinematografica, qui, per qualche istante - complice la nostra inguaribile credulità verso la fotografia - sembra di assistere a una situazione bizzarra ma reale. A testimonianza di quanto sia ricco e complesso il rapporto tra queste due arti sorelle, forse cugine, certo parenti strette.

seen to be a carcass made up of wood and metal tubes, and the sprawling ocean in Golden Door by Crialese is in fact a water tank in Cinecittà as shown in the photo by Angelo Turetta. The thin line between reality and fiction which the relationship between photography and cinema treads perhaps finds its most ironic and effective expression in the photography of Philippe Antonello, featuring Bill Murray in the role of Steve Zissou: while in the surreal film by Wes Anderson the protagonist’s ship looks more like a dolls’ house, thus unmasking the cinematographic fiction, here, for a few moments – thanks also to our hopeless gullibility before photography – we feel like we are witnessing a bizarrely real situation. This is a testimony to just how rich and complex the relationship between the two closely linked arts really is: be they sisters or cousins, they are certainly kindred spirits.

THE CINEMA SHOW Fotografie dalla collezione della Galleria civica di Modena a cura di Daniele De Luigi e Marco Pierini Palazzo Santa Margherita 7 febbraio-7 giugno 2015 dal 7 febbraio al 17 aprile mer-ven 10.30-13.00 e 15.00-18.00 sab, dom e festivi 10.30-19.00 dal 18 aprile al 7 giugno mer-ven 10.30-13.00 e 16.00-19.30 sab, dom e festivi 10.30-19.30 lun e mar chiuso, ingresso gratuito

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Chico De Luigi, Domenico Procacci sul set di Dust di Milčo Mančevski, 2001 © Enrico Chico De Luigi p. 22 Franco Bellomo, Federico Fellini e Donald Sutherland sul set de Il Casanova di Federico Fellini, 1976 © Franco Bellomo p. 25 Marcello Geppetti, Anna Magnani passeggia in via Veneto con il suo cagnolino, 1961 © Marcello Geppetti Media Company srl p. 26 Angelo R. Turetta, La troupe del film I cento passi di Marco Tullio Giordana durante le riprese a Cinisi, Palermo, 2000 © Angelo R. Turetta/Contrasto p. 30 Paul Ronald, Alida Valli e Farley Granger in Senso di Luchino Visconti, 1954 © Paul Ronald/Archivio Storico del Cinema/AFE p. 33 Luciana Mulas, Roberto Benigni, 1974 © Luciana Mulas p. 34 Pino Settanni, Mario Monicelli, 2003 © Pino Settanni p. 37 Federico Patellani, Alberto Lattuada e Bianca Maria Fabbri, 1953 © Archivio Patellani

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THE CINEMA SHOW FOTOGRAFIE DALLA COLLEZIONE DELLA GALLERIA CIVICA DI MODENA

opere in mostra / works on show Autore ignoto

Jean-François Bauret (Parigi 1932-2014)

Quarto Potere di Orson Welles, 1941 [RF3945]

Klaus Kinski et son fils Nanhoï, 1979 [RF352]

Dono Archivio Storico del Cinema/AFE, Roma

Franco Bellomo (Pescara 1939)

Philippe Antonello (Ginevra 1968) Bill Murray sul set di The life aquatic of Steve Zissou di Wes Anderson, 2004 [RF3985] Paolo Sorrentino durante le riprese del corto La partita lenta, 2009 [RF3987]

Romolo Valli e Dominique Sanda sul set de Il giardino dei Finzi Contini di Vittorio De Sica, 1970 [RF3953] Charlotte Rampling sul set de Il portiere di notte di Liliana Cavani, 1974 [RF3954] Michelangelo Antonioni durante le riprese di Identificazione di una donna, 1980 [RF3955]

Woody Allen sul set di To Rome with love, 2012

Federico Fellini e Donald Sutherland sul set de Il

[RF3986]

Casanova di Federico Fellini, 1976 [RF3956]

Nanni Moretti sul set di Habemus Papam, 2011

David Hemmings in Profondo rosso di Dario Argento,

[RF3984]

1974 [RF3970]

Dono dell’autore Enrico Appetito (Roma 1936-2003) Monica Vitti e Carlo Chionetti ne Il deserto rosso, 1964

Dono dell’autore Anton Giulio Bragaglia (Frosinone 1890-Roma 1960) Thaïs, 1916 [RF589]

[RF3993]

Thaïs, 1916 [RF941]

Monica Vitti ne L'avventura di Michelangelo Antonioni,

Foto Bragaglia

1960 [RF3994]

Fedora di Camillo Mastrocinque, 1942 [RF3940]

Dono Tiziana Appetito (Archivio Enrico Appetito)

Dono Archivio Storico del Cinema/AFE, Roma

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Giovanni Cozzi (Roma 1959-Rocca di Papa 2014)

Abbas Kiarostami sul set di Tickets, 2005 [RF3981]

Claudia Gerini, 2001 [RF3968] Guido Chiesa sul set di Il partigiano Johnny, 2000 Debra Winger, 2001 [RF3966] Elliott Gould, 1998 [RF3969] Cristiana Capotondi, 2007 [RF3965] Carlo Verdone, 1998 [RF3961]

[RF3982] Domenico Procacci sul set di Dust di Milčo Mančevski, 2001 [RF3983] Dono dell’autore Franco Fontana (Modena 1933) Nino Manfredi, 1989 [RF3885]

Dono Archivio Giovanni Cozzi, Roma Ugo Tognazzi, 1990 [RF3886] Chico De Luigi (Rimini 1966) Emir Kusturica sul set di Super 8 Stories, 2011 [RF3980]

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Dono dell’autore

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David Gamble (Londra 1953)

Douglas Kirkland (Toronto 1935)

Tony Curtis, 1985-1986 [RF495]

Dustin Hoffman, 1988 [RF2579]

Marcello Geppetti (Rieti 1933-Roma 1998)

Emilio Lari (Roma 1939)

Audrey Hepburn fa la spesa in una panetteria, 1961

Federico Fellini sul set del film Intervista, 1987

[RF3979]

[RF3951]

John Wayne cammina sul bordo della fontana a Piazza

Jane Fonda in Barbarella di Roger Vadim, 1968

della Repubblica (ex Piazza Esedra), 1965 [RF3977]

[RF3950]

Anna Magnani passeggia in via Veneto con il

Marcello Mastroianni e Eduardo De Filippo durante le

suo cagnolino, 1961 [RF3976]

riprese del film Spara forte, più forte... non capisco, 1966 [RF3952]

Jack Lemmon, Joan Collins, Robert Wagner in un bar, 1961 [RF3978]

Robert De Niro sul set del film Raging Bull (Toro Scatenato) di Martin Scorsese, 1980 [RF3949]

Raquel Welch e Marcello Mastroianni a Roma per le riprese del film Spara forte, più forte... non capisco,

Dono dell’autore

1966 [RF3975] Erich Lessing (Vienna 1923) Dono Archivio Marcello Geppetti

Gregory Peck sul set del film Moby Dick di John Huston, 1954 [RF2058]

Giancolombo (Venezia 1921-2005) Sofia Loren vince il premio come miglior attrice per

Gina Lollobrigida (Subiaco 1927)

Orchidea Nera al Festival di Venezia, 1958 [RF3944]

Eduardo De Filippo, 1967-1970 [RF428]

Pino Guidolotti (Verona 1947)

Umberto Montiroli (Roma 1942)

Faye Dunaway, 1982 [RF376]

Alberto Sordi e Serena Grandi in In nome del popolo sovrano di Luigi Magni, 1990 [RF3972]

Gérard Depardieu, 1985 [RF377] Franco Franchi e Ciccio Ingrassia con i fratelli Taviani sul Tony Curtis, 1985 [RF674]

set di Kaos, 1984 [RF3974]

Lina Wertmüller, 1979 [RF943]

Letitia Casta in Luisa Sanfelice dei fratelli Taviani, 2003 [3971]

Horst P. Horst (Weissenfels 1906-Palm Beach 1999) Marlene Dietrich, 1947 [RF142]

Dono dell’autore

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Luciana Mulas (Pozzolengo 1930)

La terra trema di Luchino Visconti, 1948 [RF3946]

Roberto Benigni, 1974 [RF2199] La terra trema di Luchino Visconti, 1948 [RF3947] Ugo Mulas (Pozzolengo 1928-Milano 1973) Totò, 1957 [RF784] Carlo Dapporto, 1957 [RF785] Claude Nori (Tolosa 1949) Robert De Niro sul set di Novecento, 1976 [RF3991]

La terra trema di Luchino Visconti, 1948 [RF3948] Dono Archivio Storico del Cinema/AFE, Roma Gianfranco Salis (Roma 1949) Margaux Hemingway, 1978 [RF52]

Gérard Depardieu e Bernardo Bertolucci sul set di Novecento, 1976 [RF3992]

Marisa Berenson, 1978 [RF658]

Dono dell’autore

Enrica Scalfari (Roma 1955)

Gabriele Pagnini (Roma 1946) Catherine Deneuve, 1979 [RF2089] John Huston, 1979 [RF 2090] Federico Patellani (Monza 1911-Milano 1977) Alberto Lattuada e Bianca Maria Fabbri, 1953 [RF478]

Federico Fellini e Roberto Benigni in La voce della luna, 1989 [RF660] Federico Fellini sul set de La voce della luna, 1989 [RF931] Tazio Secchiaroli (Roma 1925-1998) Federico Fellini sul set di 8 e 1/2, 1963 [RF461]

John Phillips (Algeria 1914-New York City 1996) Erich von Stroheim, 1951 [RF392]

Pino Settanni (Grottaglie 1949-Roma, 2010) Giuliana De Sio, 1985 [RF540]

Roger Pic (Parigi 1920-2001) Ingrid Bergman, 1962 [RF1354] Gianni Praturlon (Roma 1925/28-1969) Faye Dunaway e John Frankenheimer sul set di The extraordinary seaman di John Frankenheimer, 1967 [RF3942] Pierluigi Praturlon (Roma 1924-1999) Carroll Baker nella sua casa di Hollywood, 1964 [RF633]

Ennio Morricone, 1988 [RF3295] Mario Monicelli, 2003 [RF3319] Sergio Leone, 1988 [RF3324] Bert Six (Missouri 1902-Los Angeles County 1967) Alan Ladd in un film degli anni Cinquanta, s.d. [RF3943]

Paul Ronald (Hyères les Palmiers 1924) Alida Valli e Farley Granger in Senso di Luchino Visconti,

Paolo Terzi (San Pietro in Casale 1959)

1954 [RF3960]

Antonio Albanese, 2004 [RF3223]

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/ febbraio 2015


Angelo R. Turetta (Ancona 1955)

Gustav von Aschenbach (Dirk Bogarde) e Tadzio (Björn

La troupe del film I cento passi di Marco Tullio Giordana

Andrésen) sulla spiaggia, dal set di Morte a Venezia, 1970

durante le riprese a Cinisi, Palermo, 2000 [RF3957]

[RF3989]

Ritratto di Willem Dafoe fuori scena alla stazione Termini di Roma, durante le riprese del film Pasolini di Abel Ferrara, 2014 [RF3958]

Luchino Visconti sul set di Morte a Venezia, 1970 [RF3990] Dono Manuela Tursi (Archivio Mario Tursi)

Nella piscina di Cinecittà si gira una scena del film Nuovomondo di Emanuele Crialese con Francesco Casisa

Leigh Wiener (New York City 1929-Los Angeles 1993)

e Charlotte Gainsbourg, 2006 [RF3959]

Marilyn Monroe, 1958 [RF228]

Dono dell’autore Mario Tursi (Roma 1929-2008) Maria Callas e Pier Paolo Pasolini sul set di Medea, 1969 [RF3988]

* Per le nuove acquisizioni sono indicati i donatori / Only the donors of recently acquired works are mentioned

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AL VIA LA CATALOGAZIONE DELLA RACCOLTA DELLA FOTOGRAFIA THE CATALOGUING OF THE PHOTOGRAPHY COLLECTION GETS UNDERWAY

Martina Resconi

In occasione della mostra The Cinema Show ha preso avvio il progetto di catalogazione informatizzata e digitalizzazione dell’ingente patrimonio fotografico della Galleria civica di Modena, conservato presso Palazzo Santa Margherita (il numero totale delle opere fotografiche in collezione è ora quasi a 4000). Nata ufficialmente nel 1991 dalla prima donazione realizzata dal fotografo Franco Fontana, poi ampliatasi nel corso degli anni Novanta e Duemila con ulteriori donazioni e acquisizioni derivanti da mostre personali e collettive, la Raccolta della Fotografia della Galleria rappresenta una delle più significative collezioni pubbliche di fotografia moderna e contempora-

The exhibition The Cinema Show marks the start of the project concerning the computer cataloguing and digitalisation of the huge photography heritage of the Galleria civica di Modena, held at Palazzo Santa Margherita (the total number of photographic works in the collection is now almost at the 4,000 mark). Officially founded in 1991 with the first donation made by the photographer Franco Fontana, then enlarged over the ‘90s and 2000s with further donations and purchases in the wake of solo and group shows, the Gallery’s Photography Collection represents one of the most important public collections of modern and contemporary photography in Italy. With a 39


nea in Italia. In un’ottica di ampliamento mirato, sono avvenute le ultime acquisizioni di stampe legate a The Cinema Show. Queste hanno interessato fotografi di scena, ma anche fotografi della “dolce vita” italiana. Tra le nuove acquisizioni compaiono stampe vintage, come le gelatine al bromuro d’argento di Paul Ronald provenienti dall’Archivio Storico del Cinema, sino ad arrivare alle tecniche più recenti, come le modern print di Emilio Lari ai pigmenti di carbone e quelle giclée fine art di Franco Bellomo. Il progetto di catalogazione informatizzata, avviato con il supporto tecnico e scientifico dell’Istituto Beni Culturali dell’Emilia-Romagna, ha permesso di applicare con coerenza gli standard catalografici ministeriali relativi al bene culturale fotografico valorizzando ulteriormente una raccolta (chiamata tecnicamente fondo) patrimonio non solo cittadino, ma anche nazionale. Tale progetto si è svolto grazie anche alla convenzione di tirocinio tra la Galleria civica e l’Università di Modena e Reggio Emilia nell’ambito del Master in Catalogazione e accessibilità del patrimonio culturale. Nello specifico, il lavoro è stato caratterizzato dall’indagine storica. Sono state condotte ricerche bibliografiche e d’archivio soprattutto nel caso di fotografie meno recenti, mentre per quelle più prettamente contemporanee ci si è potuti avvalere anche di conoscenze personali e soprattutto della testimonianza diretta 40

view to its planned enlargement, further print purchases have recently been made also with The Cinema Show in mind. These new images are the work of stills photographers, as well as photographers of the Italian ‘dolce vita’. The recent purchases include vintage prints, such as the silver bromide gelatines by Paul Ronald from the Archivio Storico del Cinema, right up to the most recent techniques, such as the modern prints by Emilio Lari using carbon pigment and the fine art giclée prints by Franco Bellomo. The computer cataloguing project, undertaken with the technical support of the Istituto Beni Culturali dell’Emilia-Romagna, has made it possible to coherently apply the ministerial catalographic standards regarding photographic cultural heritage, further valorising a collection which is the heritage not only of the city but also of the nation as a whole. This project has also been made possible thanks to the convention training agreement between the Galleria civica and the University of Modena and Reggio Emilia as part of the Master in Cataloguing and Accessibility of Cultural Heritage. More specifically, the project has been characterised by its historical investigations. Bibliographical and archive research has been carried out, particularly in the case of less recent photographs, while for the more contemporary ones, use has been made of personal knowledge and often direct testimonies from the photographers themselves. Cataloguing does / febbraio 2015


dei fotografi. Catalogare non vuol dire inserire meccanicamente dati sterili e nozionistici in una scheda, ma significa prima di tutto essere consapevoli che il punto chiave della catalogazione è lo studio in tutte le sue forme del bene culturale con cui lo specialista si relaziona. Solo così si è potuto fare chiarezza sulla genesi e sul contesto in cui sono state scattate alcune delle foto esposte in mostra. Per esempio, nel caso del ritratto di Erich von Stroheim per mano di John Phillips, la ricerca ha permesso di smentire i dati che volevano l’attore sul set de La grande illusione, riconducendolo invece all’ambiente privato e familiare della tenuta parigina in cui egli si ritira negli ultimi anni della sua vita. Particolarmente importante anche lo studio che ha permesso di stabilire che Marlene Dietrich, nella gelatina al bromuro d’argento di Horst P. Horst, stia posando per un servizio fotografico di Vogue America, dedicato alla collezione autunno-inverno della maison Dior. Lo storico dell’arte che si occupa di catalogazione, oltre a mantenere un approccio tecnico e analitico, deve anche tenere sempre ben presente che il fine ultimo del suo lavoro non è solo la valorizzazione dell’opera, ma anche facilitarne la fruizione: più accuratamente svolgerà il suo compito, più il pubblico avrà modo di comprendere e godere l’opera che ha davanti.

not mean mechanically filling out sterile, notional data on a form, but it entails first of all being aware that the key point of cataloguing is the all-round study of the cultural asset that the specialist is dealing with. This is the only real way to shed light on the genesis and context in which some of the photos on display were shot. For example, in the case of the portrait of Erich von Stroheim by John Phillips, the research made it possible to correct the given information, according to which the actor was on the set of La Grande Illusion placing it instead in the private family setting of his Paris home to which he retired in the later years of his life. Likewise, the study which made it possible to establish that Marlene Dietrich, in the silver bromide gelatine print by Horst P. Horst, is in fact posing for a photo report in Vogue America dedicated to the Dior fall-winter collection, is of particular importance. An art historian who deals with cataloguing, as well as maintaining a technical and analytical approach, must also bear in mind that the ultimate goal of his or her work is not only to valorise the work, but also to facilitate its fruition: the more accurately the historian carries out his/her task, the better the public will be able to understand and enjoy the work displayed before them.

p. 38 Horst P. Horst, Marlene Dietrich, 1947 © Condé Nast/Horst Estate

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LA VARIANTE E LA REGOLA Serena Goldoni

Max Bill, nel 1936, descrive l’arte concreta come elaborazione di forme, linee e colori liberamente scaturiti dalla personale creatività dell’artista e non frutto di processi di astrazione delle immagini reali. “...Nella peculiarità della propria natura, l’arte concreta è autonoma. Essa è espressione dello spirito umano, e possiede perciò quelle caratteristiche di rigore, univocità e perfezione che ci si deve attendere da opere dello spirito umano. […] I mezzi sono i colori, lo spazio, la luce e il movimento. Dall’elaborazione di questi elementi nascono nuove realtà. Idee che avevano prima un’esistenza solo mentale sono rese visibili in forma concreta”. Queste parole possono essere prese come punto di partenza per un progetto che

In 1936, Max Bill described Concrete Art as the elaboration of shapes, lines and colours flowing freely from the personal creativity of the artist and without the intervention of a process of abstraction of real images. “...Concrete Art is autonomous in its specificity. It is the expression of the human spirit, destined for the human spirit and should possess that clarity and that perfection which one expects from works of the human spirit. […] The instruments of this realization are color, space, light, movement. In giving form to these elements, one creates new realities. Abstract ideas which previously existed only in the mind are made visible in a concrete form.” These words may be taken as a starting point for a project which – within the 43


ha indagato, all’interno della collezione della Galleria, gli esiti delle ricerche concrete, geometriche, minimali e analitiche che vanno dagli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale fino agli anni Settanta del Novecento, sviluppate in netta contrapposizione al realismo politicamente impegnato e agli influssi dell’irrazionalità informale. Partendo dai disegni di artisti come Bruno Munari, Mauro Reggiani e Luigi Veronesi, vicini alle ideologie del MAC – Movimento Arte Concreta, nato a Milano nel 1948 – il percorso di mostra ha voluto tener conto, pur nei limiti che la ricerca stessa comporta, del fermento artistico, lungo in questo caso un trentennio, che ha portato terreno fertile allo sviluppo di diverse correnti e gruppi, tutti caratterizzati da un vivacissimo sperimentalismo e spesso aperti alle contaminazioni con altre discipline quali l’architettura, il design e la grafica. Il grande purismo formale costituito da elementi geometrizzanti e stesura piatta del colore dell’arte concreta, si intreccia agli esiti essenziali della ricerca minimalista, puramente astratta, oggettiva ed anonima, priva di decorazioni superficiali o caratteri espressivi; le carte di autori come Giorgio Griffa, Claudio Olivieri e Claudio Verna rimandano alla peculiarità della pittura analitica che diventa essa stessa l’oggetto d’indagine dell’artista e perde ogni connotato di referenzialità. Dalle estroflessioni su campiture monocrome di Enrico Castellani 44

Gallery collection – has examined the outcome of concrete, geometric, minimal and analytical research ranging from the years immediately following the Second World War right up to the 1970s, developed in clear opposition to the politically committed realism and the influence of informal irrationality. Starting out from drawings by artists like Bruno Munari, Mauro Reggiani and Luigi Veronesi, close to the ideology of the MAC – Movimento Arte Concreta, founded in Milan in 1948 – the exhibition itinerary offers an account of the artistic ferment (albeit within the limits that the research itself imposes), throughout a 30-year period in this case, providing a hotbed for different currents and groups, all characterised by a lively approach to experimentalism, and often open to contamination from other disciplines, such as architecture, design and graphics. The great formal purism comprising of geometrical elements and the block application of pure colour of Concrete Art interface with the essential outcomes of minimalist, purely abstract research, stripped of superficial decorations or expressive characteristics; sheets by artists like Giorgio Griffa, Claudio Olivieri and Claudio Verna hint back to the peculiarity of analytical painting which also became the artist’s object of study and lost all connotations of referentiality. From the protrusions against the monochrome backgrounds of Enrico Castellani and Agostino Bonalumi, his work / febbraio 2015


Dadamaino, Disegno colorato, 1968, tempera su cartoncino colorato p. 42 Ludwig Wilding, 24, 1967, serigrafia su carta, collezione Don Bettelli pp. 46-47 Claudio Verna, Senza titolo, 1972, pastello su carta p. 48 Francesco Lo Savio, Filtro, 1960 ca., litografia su carta, collezione Don Bettelli pp. 50-51 Brice Marden, Grid II, 1971, acquatinta su carta, collezione Don Bettelli p. 53 Victor Vasarely, Senza titolo, s.d., litografia su carta, collezione Don Bettelli

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e Agostino Bonalumi si approda alle sperimentazioni nel campo dell’ottica e delle strutturazioni seriali di immagini dell’arte programmata di Alberto Biasi e Getulio Alviani, solo per citarne alcuni. Grazie a queste opere si evince quanto, in questi anni, l’imprescindibile rigore formale, l’attenzione alla tecnica e alla teoria della percezione di forte implicazione scientifica siano andati di pari passo a uno spirito più giocoso e aperto, che vede necessaria la partecipazione attiva dello spettatore, suggerendo la presenza di un ideale filo rosso diacronico tra ricerche pur così diverse che coinvolgono artisti italiani ed europei. 48

even reaches out to experimentation in the field of optics and the serial structuring of programmed art images by Alberto Biasi and Getulio Alviani, to name but a few. Thanks to these works, it becomes clear just how much over these years, the fundamental formal rigour, the attention to technique and to the theory of perception of a great scientific implication went hand in hand with a more friendly and open spirit, calling for the active participation of the onlooker, hinting at the presence of an ideal diachronic thread linking such different research between such different things involving both Italian and European artists. / febbraio 2015


Anche in questo caso alle carte custodite dalla Galleria civica di Modena, che attingono anche al fondo di grafica e al fondo Parole sui muri, donato all’Istituto da Mario Molinari nel 1997, si accostano le grafiche della collezione Don Casimiro Bettelli, concesse in comodato alla Galleria dalla Curia modenese nel 1999. Tra gli artisti in mostra si ricordano, oltre a quelli già citati, Marina Apollonio, Fulvio Belmontesi, Oliviero Berni, Max Bill, Antonio Calderara, Eugenio Carmi, Miro Cusumano, Dadamaino, Piero Dorazio, Marcolino Gandini, Marco Gerra, Franco Grignani, Jan Leppien, Sol LeWitt, Francesco Lo Savio, Wolfgang Ludwig, Alberto Magnelli, Brice Marden, François Morellet, Mario Nigro, Ico Parisi, Achille Perilli, Robert Ryman, Jan J. Shoonhren, Turi Simeti, Victor Vasarely, Ludwig Wilding.

Also in this case, the papers entrusted to the Galleria civica di Modena, made up partly of the graphics collection and the Parole sui muri Collection, donated to the institution by Mario Molinari in 1997, are coupled with the graphic works of the Don Casimiro Bettelli Collection, loaned to the Galleria by the Modenese Curia in 1999. Among the artists on show, as well as those mentioned above, we might remember Marina Apollonio, Fulvio Belmontesi, Oliviero Berni, Max Bill, Antonio Calderara, Eugenio Carmi, Miro Cusumano, Dadamaino, Piero Dorazio, Marcolino Gandini, Marco Gerra, Franco Grignani, Jan Leppien, Sol LeWitt, Francesco Lo Savio, Wolfgang Ludwig, Alberto Magnelli, Brice Marden, François Morellet, Mario Nigro, Ico Parisi, Achille Perilli, Robert Ryman, Jan J. Shoonhren, Turi Simeti, Victor Vasarely and Ludwig Wilding.

LA VARIANTE E LA REGOLA Opere su carta tra arte concreta, minimalismo e pittura analitica dalla collezione della Galleria civica di Modena a cura di Serena Goldoni e Marco Pierini 7 febbraio-6 aprile 2015 Palazzo Santa Margherita orari di apertura mer-ven 10.30-13.00 e 15.00-18.00 sab, dom e festivi 10.30-19.00 lun e mar chiuso, ingresso gratuito

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LA VARIANTE E LA REGOLA OPERE SU CARTA TRA ARTE CONCRETA, MINIMALISMO E PITTURA ANALITICA DALLA COLLEZIONE DELLA GALLERIA CIVICA DI MODENA

opere in mostra / works on show Getulio Alviani (Udine 1939) Rosso-Verde, 1962 serigrafia su carta [n. archivio 54G]

Max Bill (Winterthur 1908-Berlino 1994) Senza titolo, 1969 serigrafia su carta in cinque colori [DB 545]

Senza titolo, s.d. serigrafia su carta [collezione Don Casimiro Bettelli DB 654]

Senza titolo, 1970 litografia su carta [DB 88]

Senza titolo, s.d. serigrafia su carta [DB 541] Marina Apollonio (Trieste 1940) 325 dinamiche circolari, 1967 assemblaggio di 25 serigrafie su cartoncino [171F] Fulvio Belmontesi (Grottazolina 1919-2000) Verifica sul punto di accumulo del segno, 1971 china su carta [925] Verifica 4 volte x3 x3, 1972 china su carta [926]

Senza titolo, 1970 litografia su carta [DB 539] Agostino Bonalumi (Vimercate 1935-2013) Diario italiano, 1970 cartella con serigrafie a colori in contenitore di vetroresina e legno [DB 453] Antonio Calderara (Abbiategrasso 1903-Vacciago di Ameno 1978) Senza titolo, s.d. serigrafia su carta [DB 443a]

Oliviero Berni (Milano 1931) Variazione al tratto, 1968 china su carta [DB 529]

Eugenio Carmi (Genova 1920) Senza titolo, 1968 serigrafia su carta [33G]

Alberto Biasi (Padova 1937) Senza titolo, 1970 serigrafia su plexiglass [46G]

Enrico Castellani (Castelmassa 1930) Carta, 1969 estroflessione su carta [1176]

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Senza titolo, 1963 tecnica mista su carta [DB 67] Senza titolo, 1964 tecnica mista su carta [DB 69] Miro Cusumano (Milano 1938-1987) Senza titolo, 1968 serigrafia su carta [DB 549]

Dadamaino (Edoarda Emila Maino) (Milano 1930-2004) Disegno colorato, 1968 tempera su cartoncino colorato [1F] Piero Dorazio (Roma 1927-Perugia 2005) Senza titolo, 1967 litografia su carta [DB 523] Senza titolo, 1967 litografia su carta [DB 522]

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Marcolino Gandini (Torino 1937) Senza titolo, 1966 china e matita su carta [850]

Brice Marden (New York 1938) Grid II, 1971 acquatinta su carta [DB 64]

Marco Gerra (Reggio Emilia 1925-2000) 20,632, s.d. tempera su cartoncino [67F]

Francois Morellet (Cholet 1926) Senza titolo, 1971 serigrafia su carta [DB 476c]

D4/tb, 1967 litografia su carta [44F] Giorgio Griffa (Torino 1936) Impronte del pollice, 1968 inchiostro su carta [150] Franco Grignani (Pieve Porto Morone 1908-Milano 1999) Duale-Triale, 1943 matita su carta [555] Senza titolo, s.d. serigrafia su carta [35G] Jean Leppien (Lunebourg 1910-Courbevoie 1991) Senza titolo, 1960 ca. litografia su carta [DB 547] Senza titolo, 1960 ca. serigrafia su carta [DB 548] Sol Lewitt (Hartford 1928-New York 2007) Red Grid, Blue Circle, Black And Yellow Arcs From Opposites, 1972 otto serigrafie su carta [DB 483] Francesco Lo Savio (Roma 1935-Marsiglia 1963) Filtro, 1960 ca. litografia su carta [DB 315] Wolfgang Ludwig (Karlsruhe 1954) KS33, 1971 serigrafia su carta [DB 476] Alberto Magnelli (Firenze 1888-Meudon 1971) Composizione II, 1958 litografia su carta [DB 5]

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Bruno Munari (Milano 1907-1998) Senza titolo, 1949 matita e carboncino su carta [705] Mario Nigro (Pistoia 1917-Livorno 1992) Dallo spazio totale, 1954 carboncino su carta [84] Dalla metafisica del colore: concetti elementari geometrici, 1978 tempera su carta colorata [85] Dallo spazio totale, s.d. serigrafia su carta [DB 550] Claudio Olivieri (Roma 1934) Senza titolo, 1974 colori a spruzzo su carta [592] Senza titolo, 1973 tempera e pastello su carta [589] Ico Parisi (Palermo 1916-Como 1996) Composizione n째2, 1939 tecnica mista su carta [40P] Achille Perilli (Roma 1927) Senza titolo, 1970 serigrafia su carta [DB 318] Mauro Reggiani (Nonantola 1897-Milano 1980) Composizione astratta, 1954 acquarello su carta [87] Studio per composizione n 1, 1971 matita e tempera su carta [88]

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Composizione geometrica, 1968 matita e collage su carta [89] Composizione geometrica, 1972 matita su carta [90]

Claudio Verna (Guardiagrele 1937) Senza titolo, 1972 matita e pastelli su cartoncino [783] Disegno, 1969

Senza titolo, s.d. serigrafia su carta [DB 35] Composizione, 1951 linoleumgrafia su carta [DB 17] Robert Ryman (Nashville 1930) Seven acquatints, 1972 cartella con 7 acquetinte [DB 643]

pastello su carta [1773] Senza titolo, 1972 pastello su carta [1788] Luigi Veronesi (Milano 1908-1998) Senza titolo, 1944 china su carta [689]

Jan J. Shoonhren Senza titolo, 1971 goffratura su carta [DB 476b]

Senza titolo, 1963

Turi Simeti (Alcamo 1929) Senza titolo, 1970 collage e acrilico su carta [DB 21]

Senza titolo,1964

Victor Vasarely (Pecs 1906-Parigi 1997) Senza titolo, s.d. litografia su carta [DB 71] Senza titolo, s.d. litografia su carta [DB 91] Senza titolo, s.d. litografia su carta [DB 187]

china su carta [691]

grafite su carta [DB 28] Senza titolo, 1964 grafite su carta [DB 29] Ludwig Wilding (Grunstadt 1927-Buchholz in der Nordheide 2010) 24, 1970 serigrafia su carta [DB 542]

le opere della Raccolta del Disegno contrassegnate fanno parte dei seguenti fondi: Grafica (G), Fiumalbo, Parole sui muri (F), Ico Parisi (P)

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ROBERT PETTENA NOBLE EXPLOSION Le 49 fotografie di Robert Pettena (Pembury, 1970) che compongono la mostra Noble Explosion, allestita alla Palazzina dei Giardini fino al 1 marzo 2015, entrano a far parte della collezione della Galleria civica di Modena. Stampate nel 2014, queste fotografie sono il frutto di una ricerca fatta di esplorazioni, escursioni e campagne realizzate nei siti delle ex fabbriche SIPE-Nobel in Italia, come gli impianti di Avigliana, Signa, Orbetello, Ferrania, Gallicano e in particolare Spilamberto, a cui sono dedicati pi첫 di dieci scatti. ROBERT PETTENA NOBLE EXPLOSION

The 49 photographs by Robert Pettena (Pembury, 1970) which make up the exhibition Noble Explosion, on show at the Palazzina dei Giardini until 1st March 2015, will then be added to the Collection of the Galleria civica di Modena. Printed in 2014, these photographs are the result of a research project made up of explorations, excursions and photocampaigns carried out in the sites of ex SIPE-Nobel factories throughout Italy, such as the production plants of Avigliana, Signa, Orbetello, Ferrania, Gallicano and in particular Spilamberto (province of Modena), to which more than 10 shots are devoted.

fino al 1 marzo 2015 Palazzina dei Giardini corso Canalgrande mer-ven 10.30-13.00 15.00-18.00 sab, dom e fest 10.30-19.00 lun e mar chiuso, ingresso gratuito

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Robert Pettena, Signa 57


IN AGENDA UPCOMING EVENTS

Domenica 8 febbraio alle 17.00 si terrà un incontro pubblico dal titolo “Fotografia e cinema. Storia di un amore” con Piero Servo, fondatore Archivio Storico del Cinema di Roma, Emilio Lari, fotografo, con la partecipazione del critico cinematografico Alberto Morsiani. L’iniziativa è promossa nell’ambito della mostra The Cinema Show. In questa cornice i tre relatori saranno protagonisti di un un viaggio alla scoperta del misterioso ed antico legame fra fotografia e cinema, sullo sfondo di testimonianze inedite, aneddoti e racconti. Giovedì 26 febbraio 2015 alle 21.00 si esibirà in concerto Matteo Toni, cantante, chitarrista, autore, che presenterà il suo secondo album, “Nilla! Villa!”. L’LP comprende dieci nuovi brani, registrati e co-prodotti da Franco Fucili e mixati da Antonio “Cooper” Cupertino, già produttore del precedente 58

On Sunday 8th February at 5pm in the main hall of Palazzo Santa Margherita in Corso Canalgrande 103, Modena, a public meeting will be held entitled “Fotografia e cinema. Storia di un amore” with Piero Servo, founder of the Archivio Storico del Cinema in Rome, Emilio Lari, photographer, and with the participation of the critic Alberto Morsiani. The initiative is promoted as part of the exhibition The Cinema Show. Against this backdrop, the lecturers will be the protagonists of a journey to explore the mysterious and time-honoured link between photography and cinema, drawing on numerous original testimonies, anecdotes and stories. On Thursday 26th February 2015 at 9pm, there will be a concert by Matteo Toni, singer, guitarist, songwriter, that will present his second album, / febbraio 2015


“Santa Pace”. In “Nilla! Villa!”, uscito a novembre per Woodworm e La Fabbrica, (distribuzione Audioglobe/The Orchard), Matteo Toni, che suona la chitarra Slide in coppia con Mr.π alla batteria, presenta: “Caos Adoremus”, “Il Tempo Dei Morti Viventi”, “Musica Porno”, “La Fine Del Mondo”, “Kebabellaria”, “Dammi Una Sigaretta”, “Pietro E Maria”, “Nilla!Villa!”, “Credi Ancora Nel Grande Blu?”, “Squalo”. Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti. Sabato 28 febbraio 2015 alle 15.30 è in programma una visita guidata gratuita alla mostra The Cinema Show condotta dal Daniele De Luigi, curatore dell’allestimento di opere dalla Raccolta della Fotografia del museo. Seguirà alle 16.30, presso le sale superiori del Palazzo, la visita guidata alla mostra La variante e la regola, condotta dalla curatrice Serena Goldoni. Per partecipare ad una o ad entrambe le visite non è necessaria la prenotazione, basta presentarsi al bookshop pochi minuti prima dell’inizio. Dal 18 aprile al 7 giugno le sale superiori aprono alle Nuove acquisizioni della Galleria civica di Modena. Negli ultimi cinque anni sono confluite nelle Raccolte del Disegno e della Fotografia più di 500 opere, sempre a titolo gratuito, per donazione degli artisti o collezionisti, oppure per comodato. L’allestimento, a

‘Nilla! Villa!’, featuring 10 new songs, recorded and co-produced by Franco Fucili and mixed by Antonio ‘Cooper’ Cupertino, who also produced the previous album, ‘Santa Pace’. In ‘Nilla! Villa!’, which came out in November, issued by Woodworm and La Fabbrica, (distributed by Audioglobe/ The Orchard), Matteo Toni, who plays the slide guitar together with Mr.π on the drums, presents: ‘Caos Adoremus’, ‘Il Tempo Dei Morti Viventi’, ‘Musica Porno’, ‘La Fine Del Mondo’, ‘Kebabellaria’, ‘Dammi Una Sigaretta’, ‘Pietro E Maria’, ‘Nilla!Villa!’, ‘Credi Ancora Nel Grande Blu?’, ‘Squalo’. Free entrance while seating is available. On Saturday 28th February 2015 at 3.30pm, a free guided tour will be held of the exhibition The Cinema Show, led by Daniele De Luigi, curator of the display of works from the photography Collection of the museum. In the upper rooms of the Palazzo, at 4.30pm there will be a free guided tour of La variante e la regola, led by Serena Goldoni, curator of the exhibition. No pre-booking is necessary in order to take part. Just come to the bookshop a few minutes before the start of the visit. From18th April to 7th June, in the Upper Rooms, will open Nuove acquisizioni della Galleria civica di Modena. Over the last five years, more than 500 works have made their way into the 59




cura di Gabriella Roganti, presenta parte delle nuove acquisizioni di disegni e di fotografie, oltre a una selezione delle incisioni di autori italiani donate nel 2013 dall’Associazione per la diffusione dell’opera artistica di Modena. Giovedì 23 aprile alle 18.00 il celebre fotografo Claude Nori presenterà “Stromboli” (edizioni Contrejour, 2015), libro fotografico realizzato a seguito di un viaggio che l’artista fece fra l’89 e il 90. Ispirato dall’amore scoppiato alla fine degli anni Quaranta fra Roberto Rossellini e l’attrice svedese Ingrid Bergman, Nori cerca di ritrovare nei paesaggi e nei colori dell’isola i soggetti della sua ispirazione. “La prima volta che mi sono imbarcato per Stromboli – scrive – ero meravigliato come un bambino che sfoglia le pagine di un album alla ricerca dei suoi personaggi preferiti.”

Drawing and Photography Collections, all donated freely by artists or collectors, or granted on long-term loan. The exhibition, curated by Gabriella Roganti, also aims to present the new acquisitions of drawing works and photographs. A selection of the engravings by Italian artists will be presented, donated in 2013 by the Association for the Diffusion of the Artworks of Modena. On Thursday 23rd April 2015 at 6pm, the well-known photographer Claude Nori will present “Stromboli” (published by Contrejour, 2015), a photo book produced in the wake of a journey that the artist made between 1989 and 1990. Inspired by the unbridled passion that exploded there at the end of the 1940s between Roberto Rossellini and the Swedish actress Ingrid Bergman, Nori went to seek out the elements of its inspiration in the landscapes and colours of the island. “The first time I boarded the boat for Stromboli – he writes – I was filled with wonder like a child thumbing through the pages of an album in search of his favourite characters.”

p. 37 Emilio Lari, Robert De Niro sul set del film Raging Bull (Toro Scatenato) di Martin Scorsese, 1980 © Emilio Lari

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Ciao Lucio


GASP! LE STRIP DI CIVICO 103 A CURA DI / CURATED BY STEFANO ASCARI E / AND COMICOM.IT La cosa che sente più stupidaggini al mondo è molto probabilmente un quadro in un museo (Edmond de Goncourt)

The thing that has to listen to the most nonsense in the world in very probably a picture in a museum (Edmond de Goncourt)

IN QUESTO NUMERO

IN THIS ISSUE

Cristian “Cinci” Canfailla, frequenta l’Istituto Statale d’Arte Benvenuto Cellini di Valenza, e prosegue gli studi artistici prima all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e poi alla Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia. Ha collaborato come disegnatore con Crazy Camper e con il fumetto online di Paola Barbato “Davvero”. Pubblica “100 grandi personaggi D’Europa” e “100 grandi personaggi D’Italia” per Giunti con l’amico Riccardo Guasco. Copertinista della serie “Prigioniero 8” (Damage Comix), al momento sta lavorando ad un fumetto chiamato “Chunks” con lo sceneggiatore Matt Garvey e a “ZEROI”, serie sperimentale della neonata etichetta “Atomico” insieme a Tuono Pettinato e Matteo Casali.

Cristian “Cinci” Canfailla attended the Benvenuto Cellini State Institute of Art in Valenza, and continued his artistic studies firstly at the Albertina Academy of Fine Arts in Turin and then at the International School of Comics of Reggio Emilia. He has collaborated as a cartoonist on ‘Crazy Camper’ and the online strip by Paola Barbato ‘Davvero’. He published ‘100 grandi personaggi D’Europa’ and ‘100 grandi personaggi D’Italia’ for the publisher Giunti, together with his friend Riccardo Guasco. A front-cover artist for the ‘Prigioniero 8’ series (Damage Comix), he is currently working on a strip called ‘Chunks’ together with the scriptwriter Matt Garvey, and on ‘ZEROI’, an experimental series from the new ‘Atomico’ label along with Tuono Pettinato and Matteo Casali.

twitter.com/cincibus

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numero / number 14 anno / Year V febbraio / February 2015 free magazine della Galleria civica di Modena registrazione del Tribunale di Modena n. 2017 del 24.11.2010 direttore responsabile / editor in chief Marco Pierini progetto grafico / graphic design Greco Fieni traduzioni / translations Bennett Bazalgette-Staples ufficio stampa esterno / off-site press office CLP Relazioni Pubbliche, Milano hanno collaborato a questo numero / in collaboration with Cristian “Cinci” Canfailla, Daniele De Luigi, Serena Goldoni, Cristiana Minelli, Francesca Mora, Claude Nori, Martina Resconi, Gabriella Roganti crediti fotografici / photo credits foto Pincelli (p. 63)

Galleria civica di Modena coordinamento generale / executive manager Gabriella Roganti curatori / curators Daniele De Luigi, Serena Goldoni responsabile allestimenti / exhibition design manager Fausto Ferri amministrazione / administration Raffaella Bulgarelli ufficio stampa / press office Cristiana Minelli

Strip a cura di

archivio fotografico e documentazione / photo archive and records Francesca Mora

pre-press e stampa / printed by Eurotipo, Verona

segreteria generale / general secretary Daniela Rinaldi

si ringraziano / thanks to Cristian “Cinci” Canfailla, Giulia Lucchi, Alessandra Magnani, Claude Nori, Martina Resconi, Chiara Righi, Irene Toscani

segreteria / secretary Oletta Tarabusi

Come tributo alla ricchezza e alla straordinarietà del materiale iconografico disponibile questo numero è pubblicato con tre differenti copertine Philippe Antonello, Paolo Sorrentino durante le riprese del corto La partita lenta, 2009 © Philippe Antonello Marcello Geppetti, Raquel Welch e Marcello Mastroianni a Roma per le riprese del film Spara forte, più forte... non capisco, 1966 © Marcello Geppetti Media Company srl Giovanni Cozzi, Elliott Gould, 1998 © Archivio Giovanni Cozzi © 2015 Galleria civica di Modena © gli autori per i testi © gli artisti e i fotografi per le immagini L’editore è a disposizione degli eventuali detentori di diritti che non sia stato possibile rintracciare

allestimenti / exhibition design Sandro Cirilli Giuseppe De Bartolo Daniele Diracca Matteo Orlandi

Galleria civica di Modena corso Canalgrande 103 41121 Modena ITALIA tel. +39 059 2032911 fax +39 059 2032932 www.galleriacivicadimodena.it galcivmo@comune.modena.it

museo associato AMACI www.amaci.org


civico 103 è una rivista pubblicata dalla Galleria civica di Modena civico103.net

in collaborazione con Intersezione

ebookeditore.it

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