RODOLFO ARICÓ 1965 - 1972 GERMINAZIONE DI UN IDEA
a cura di
ILARIA BERNARDI
EDIZIONI IL PONTE FIRENZE
À REBOURS di Ilaria Bernardi
Ogni artista utilizza un personale vocabolario fatto di stilemi, gesti, elementi concettuali e iconografici ricorrenti che rendono riconoscibile il suo lavoro. Quel lessico non si delinea completamente nel momento in cui egli disegna per la prima volta su una tela, ma è frutto di un processo di elaborazione che si sviluppa di esperienza in esperienza. Di conseguenza, fondamentale per comprendere il pensiero di un artista non è tanto analizzare la produzione basata su un vocabolario già ben definito, ma è andarne a scoprire i prodromi, volgendo lo sguardo à rebours. È lì, infatti, che si nascondono le valenze più profonde delle scelte successive, ed è lì che emergono gli elementi fondativi dell’intera sua poetica. La mostra Rodolfo Aricò. Germinazione di un’idea, esponendo lavori datati tra il 1965 e il 1972, si propone pertanto di ricostruire a posteriori il percorso attraverso cui l’autore è giunto all’ideazione delle tele sagomate (o shaped canvas). Un percorso che appare lineare e coerente, in quanto basato su due principi chiave - il tempo e lo spazio -, affrontati mediante altrettanti strumenti specifici - il colore vivace e la forma rigorosa -. Nato a Milano nel 1930, all’età di ventisette anni Rodolfo Aricò si avvicina al cosiddetto realismo esistenziale dalla pennellata fortemente emotiva e, in seguito, all’universo visionario di Arshile Gorky. Matura al contempo un interesse per la fenomenologia di Edmund Husserl, che postula il tempo quale contenitore del passato e protensione verso il futuro; origine perciò di un discretum tra i vari momenti del presente nonché di un continuum fra di essi. Assonometria simultanea (1965) sottende, già a partire dal titolo, il tema del tempo inteso sia come ritmo sia come continuità. Le forme ovoidali, reiterate in modo da apparire variate di posizione; poi campite e/o circoscritte da una pennellata vibrante, suggeriscono l’idea di movimento e di sviluppo in una dimensione spazio-temporale continua. Una dimensione che in Forma e campionario (1965) si esplicita quale serie di unità variabili e ripetibili dal punto di vista sia formale sia soprattutto cromatico-luminoso. La scelta di delineare un’immagine geometrico-astratta attraverso rapporti ritmici tra il colore, la luce da esso derivante, e il movimento (v. Aria luce arcobaleno, 1966; Cerchio arcobaleno, 1966; Generatore, 1966), fa eco senza dubbio al contrasto cromatico simultaneo e dinamico dell’Orfismo di Delaunay, rivelando così il desiderio di Aricò di farsi “portatore sano” dell’arte a lui precedente. Parallelamente emerge una spiccata attenzione per l’architettura; o meglio, per lo spazio geometricamente definibile. L’aver frequentato la Facoltà di Architettura induce l’artista a mutuare gli elementi archetipici (v. i cilindri del Senza titolo, 1966), il metodo assonometrico di rappresentazione e il carattere progettuale (v. il progetto di un’assonometria nel Senza titolo, 1968 e le due carte progettuali datate 1972) propri di tale disciplina. Associando il rigore geometrico a colori luminosi e a forme dai profili inclinati, Aricò dà luogo a un effetto di instabilità, a un dinamismo percettivo ed a una visione plurifocale, capaci di trasformare la superficie della tela in uno spazio pulsante, mutevole e in continua espansione. Nelle quattro varianti di Progetto Assonometria (1967) infatti, una neutra forma ovoidale, campita di bianco e/o di giallo e/o di verde, acquisisce virtualmente volume fino a sembrare un oggetto tridimensionale in procinto di staccarsi dal supporto. L’idea delle tele sagomate è la naturale conseguenza. Dai lavori precedenti esse mutuano sia il fattore tempo, che si configura come scansione modulare di forme geometriche (v. Tricromia, 1972), campite con colori sempre luminosi ma ora più compatti (v. Anomalia, 1969), sia la modalità architettonica di rappresentare lo spazio (v. Assonometria (esagonale), 1966), che ora si declina anche nella prospettiva rinascimentale di Paolo Uccello (v. Prospettiva blu, 1971 e le due visioni prospettiche del Senza titolo, 1969 e del Senza titolo, 1971). Sebbene affini alle ricerche d’oltreoceano del Minimal e dell’Astrazione Post-pittorica, le shaped canvas di Aricò risultano del tutto originali, in quanto sostituiscono alla certezza statunitense della struttura e della forma l’ambiguità dell’una e dell’altra. Si mantengono infatti sul confine tra emozione e ragione, tra colore e struttura, tra bi- e tri-dimensione, tra pittura, oggetto, architettura e spazio. Sono opere dialettiche, che includono il passato (la tradizione artistico-culturale che mutuano) e il presente (lo spettatore chiamato a inserirsi nella dimensione spazio-temporale che delineano). Guardando à rebours il percorso da cui hanno preso origine, ecco allora che appare, nella sua effettiva valenza, il vocabolario sotteso all’intera produzione di Aricò, da sempre concepita quale generatrice di spazio multiforme, mutevole e potenzialmente infinito.
À REBOURS by Ilaria Bernardi
Every artist uses a personal vocabulary made of motifs, gestures, conceptual and iconographic elements that make their work recognisable. That lexicon is not completely outlined the moment they draw on a canvas for the first time, but it is the fruit of a process of elaboration that develops from one experience to the next. As a consequence, in order to understand an artist’s thought it is fundamental not so much to analyse their production on the basis of a ready-defined vocabulary, but to go to discover its premonitory signs, by turning the gaze à rebours, backwards. Indeed, it is there that the deepest meanings of the subsequent choices hide, and it is there that the founding elements of their whole poetics emerge. The exhibition Rodolfo Aricò. Germinazione di un’idea (Rodolfo Aricò, Germination of an Idea) displays works dating from between 1965 and 1972, and hence proposes a reconstruction a posteriori of the path along which the author came to devise the idea of the shaped canvases. A path that seems linear and coherent, since it is based on two key principles – time and space – dealt with using the very same number of specific tools – bright colour and rigorous form. Born in Milan in 1930, at the age of twenty-seven Rodolfo Aricò approached so-called existential realism with its highly emotional brushstrokes and, after that, the visionary universe of Arshile Gorky. At the same time, he became interested in the phenomenology of Edmund Husserl, who postulates time as a container of the past and extension towards the future; hence as the origin of a discretum, as well as a continuum, between the various moments of the present. The very title of Assonometria simultanea (Simultaneous Axonometry, 1965) gives away its underlying theme: time, understood both as rhythm and continuity. The ovoid shapes, reiterated so as to appear in varying positions, then fielding and/or circumscribed by a vibrant brushstroke, suggest the idea of the movement and development of a continual space-time dimension. A dimension that in Forma e campionario (Shape and Samples, 1965) takes on the form of a series of units that can be varied and repeated both in terms of shape, and above all of colour and brightness. The choice to create a geometric-abstract image through rhythmic relations between colour, the light deriving from it, and movement (see Aria luce arcobaleno – Air light Rainbow, 1966; Cerchio arcobaleno, Circle Rainbow, 1966; Generatore, Generator, 1966), is without doubt an echo of the simultaneous and dynamic colour contrast in Delaunay’s Orphism, thus revealing Aricò’s desire to become a “healthy carrier” of the art that preceded him. In parallel, there emerges an accentuated attention towards architecture, or rather, geometrically definable space. His attendance of the Faculty of Architecture caused the artist to borrow from this discipline archetypical elements (see the cylinders of Untitled, 1966), the axonometric method of representation and the project design characteristic (see the project of an axonometry in Untitled, 1968 and in two paper projects, 1972). By associating geometric rigour with bright colours and forms with inclined profiles, Aricò gave rise to an effect of instability, a perceptive dynamism and plurifocal vision, capable of transforming the surface of the canvas into a beating, changeable and continually expanding space. Indeed, in the four variants of Progetto Assonometria (Axonometry Project, 1967) a neutral ovoidal form, fielded in white and/or yellow and/or green, virtually acquires volume until it comes to look like a three-dimensional object about to tear itself off the medium. The shaped canvases idea is the natural consequence. Of the previous works, they change both the time factor, which appears as a modular scansion of geometric shapes (see Tricromia, Tricolour, 1972) fielding colours that, while still bright, are now compact (see Anomalia, Anomaly, 1969), and the architectural manner of representing space (see Assonometria (esagonale), Axonometry (Hexagonal) 1966), which is now also wrought in the Renaissance perspective of Paolo Uccello (see Prospettiva blu, Blue Perspective, 1971 and two perspective visions of Untitled, 1969 and Untitled, 1971). Albeit similar to the research of the Minimal and Post-painterly currents across the Atlantic, Aricò’s shaped canvases appear wholly original, since the US certainty of structure and form is replaced by the ambiguity of one and the other. Indeed, they lie on the border between emotion and reason, colour and structure, two and three dimensions, between painting, object, architecture and space. They are dialectic works, which include the past (the artistic-cultural tradition that they borrow from) and the present (the spectator called to come into the space-time dimension that they delineate). It is when looking à rebours at the path giving rise to them that we can see the effective worth of the vocabulary underlying all of Aricò’s oeuvre, from the outset conceived of as generating multiform, changeable and potentially infinite space.
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INDICE DELLE OPERE 1. Assonometria simultanea, 1965 Olio su tela, 135 x 100 cm Provenienza: Salone Annunciata, Milano, n. archivio 04526 2. Generatore, 1966 Olio su tela, 76 x 120 cm Provenienza: Salone Annunciata, Milano, n. archivio 04629 3. Forma e campionario, 1965 Olio su tela, 80 x 160 cm (quattro tele progressive 80 x 40 cm cad.) Provenienza: Salone Annunciata, Milano, n. archivio da 04641 a 04644 4. Aria luce arcobaleno, 1966 Nitro e smalti su carta, 70 x 100 cm Provenienza: Salone Annunciata, Milano, n. archivio 04824 5. Cerchio arcobaleno, 1966 Tempera e smalti su cartoncino, 70 x 100 cm Provenienza: Salone Annunciata, Milano, n. archivio 04823 6. Senza titolo, 1966 Olio su tela, 150 x 150 cm Provenienza: Salone Annunciata, Milano, n. archivio 04604 7. Assonometria (esagonale), 1966 Olio su tela, 118 x 120 cm Provenienza: Salone Annunciata, Milano, n. archivio 04583 8. Progetto Assonometria-A, 1967 Olio e collage su tela, 100 x 80 cm Provenienza: Salone Annunciata, Milano, n. archivio 04539 9. Progetto Assonometria-B, 1967 Olio e collage su tela, 100 x 80 cm Provenienza: Salone Annunciata, Milano, n. archivio 04540 10. Progetto Assonometria-C, 1967 Olio e collage su tela, 100 x 80 cm Provenienza: Salone Annunciata, Milano, n. archivio 04541
11. Progetto Assonometria-D, 1967 Olio e collage su tela, 100 x 80 cm Provenienza: Salone Annunciata, Milano, n .archivio 04542 12. Senza titolo (blu), 1971 Acrilico su cartone sagomato, 70 x 100 x 6 cm Provenienza: Galleria Ferrari, Verona 13. Senza titolo, 1968 Acrilico su cartone sagomato in box di plexiglas, 69,5 x 99,5 x 3,4 cm Provenienza: Salone Annunciata, Milano n. archivio 04403 14. Anomalia, 1969 Olio su tela sagomata, 145 x 205 x 5,5 cm Provenienza: Salone Annunciata, Milano, n. archivio n. 4398 Pubblicazioni: G.M. Accame, Aricò, Milano, Electa, 1990, p. 49, fig. 44, p. 50, fig. 50; Lucidamente, catalogo mostra, Fortezza da Mare, Isola Della Palmaria, 2004, pp. 12,13; Rodolfo Aricò, catalogo mostra, Institut Mathidenhohe Darmstadt, 2005, pp.101, 113, 115 Esposizioni: Rodolfo Aricò, Deson-Zaks Gallery, Chicago 1969; Rodolfo Aricò, Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano, 1984; LucidaMente, Fortezza da Mare, Isola della Palmaria, luglio 2004; Pittura in Progress, Grossetti Annunciata Arte Contemporanea, Milano, 28 settembre - 10 novembre 2005
15. Senza titolo, 1969 Olio su tela sagomata, 141 x 190 x 8 cm Provenienza: Salone Annunciata, Milano, n. archivio 04803 16. Senza titolo, 1971 Olio su tela sagomata, 110 x 210 x 8 cm Provenienza: Salone Annunciata, Milano: n .archivio: 04465 17. Prospettiva blu, 1971 Acrilici su tela, telai sagomati, 180 x 217,5 x 5 cm Provenienza: Salone Annunciata, Milano: n .archivio 04443 Pubblicazioni: Rodolfo Aricò, catalogo della mostra, Centro Internazionale delle Arti e del Costume, Palazzo Grassi, Venezia, 1974; Rodolfo Aricò, Salone Annunciata, Milano, 1972 Esposizioni: Rodolfo Aricò, Centro Internazionale delle Arti e del Costume, Palazzo Grassi, Venezia, 25 maggio-23 giugno 1974
18. Senza titolo, 1972 Tecnica mista su cartoncino, 73 x 51 cm Provenienza: Salone Annunciata, Milano, n. archivio 04826 19. Senza titolo, 1972 Tecnica mista su cartoncino, 73 x 51 cm Provenienza: Salone Annunciata, Milano: n .archivio: 04825 20. Tricromia, 1972 Acrilico su tela, 227 x 110 x 6 cm Provenienza: Salone Annunciata, Milano, n. archivio 04429
NOTA BIOGRAFICA
Rodolfo Aricò nasce a Milano nel 1930 e, dopo aver frequentato il Liceo Artistico di Brera, si iscrive all’Accademia e poi alla Facoltà di Architettura al Politecnico di Milano. La sua prima personale risale al 1959, presso il Salone dell’Annunciata di Milano; mentre la sua prima partecipazione alla Biennale di Venezia è del 1964, seguita da una seconda nel 1968. Nel 1974 si tiene l’importante antologica a Palazzo Grassi a Venezia e nel 1980 la mostra Rodolfo Aricò. Mito e architettura nella casa del Mantegna a Mantova. Nel 1986 Aricò partecipa alla collettiva itinerante 1960/1985 Aspetti dell’arte italiana al Kunstverein di Francoforte, Berlino, Hannover, Bregenz e Vienna, per poi prendere parte alla mostra Emotion und method, curata nel 1987 da Eberard Simons alla Galerie der Kunstler a Monaco. Dagli anni Novanta fino al 2002, anno della sua scomparsa, espone in numerose mostre in Italia e all’estero tra cui quelle di Milano, Stoccolma, Schwaz, Venezia, Urbino e Roma.
Rodolfo Aricò was born in Milan in 1930 and after attending art school in Brera enrolled at the Academy and then at the Faculty of Architecture at Milan Polytechnic. His first solo exhibition dates from 1959, at the Salone dell’Annunciata in Milan; while his first participation in the Venice Biennial was in 1964, followed by a second time in 1968. In 1974 an important anthological exhibition was held at Palazzo Grassi in Venice and in 1980 Rodolfo Aricò. Mito e architettura (Rodolfo Aricò, Myth and Architecture) at Casa del Mantegna in Mantua. In 1986 Aricò took part in the group exhibition 1960/1985 Aspetti dell’arte italiana (1960/1985 Aspects of Italian Art) at the Kunstverein in Frankfurt, Berlin, Hannover, Bregenz and Vienna, to then take part in the exhibition Emotion und Method, curated in 1987 by Eberard Simons at the Galerie der Kunstler in Munich. From the 1990s to 2002, the year of his death, he exhibited in numerous shows in Italy and abroad, amongst which in Milan, Stockholm, Schwaz, Venice, Urbino and Rome.
Questo volume a cura di Andrea Alibrandi è stato stampato dalla Tipografia Bandecchi & Vivaldi di Pontedera, per i tipi delle Edizioni Il Ponte Firenze Firenze, ottobre 2014