La voce dei biologi, N.17- Febbraio 2016

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ANNO III, N.17

LA VOCE DEI BIOLOGI COMMISSIONE GIOVANI BIOLOGI


La voce dei biologi Febbraio 2016 anno iii, n.17

direttore e responsabile scientifico dott. giovanni misasi

LA VOCE DEI BIOLOGI

Articoli a cura di giovanna basile Mariagrazia Felice Federica filice Rossella Lo Tufo

Progetto grafico francesca gallo francescagallo@outlook.com

lavocedeibiologi@associazionescientificabiologisenzafrontiere.it


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LA VOCE DEI BIOLOGI NUTRIZIONE Il diabete:una malattia che interessa anche i magri

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Fattori genetici e cambiamento antropologico dell'alimentazione

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AMBIENTE Adolescenti, diete e mestruazioni: una visione corretta del problema E' veramente acqua pura? Successo per il convegno della scuderia Kronoracing Il pilota alla guida sportiva: alimentazione e forma fisica La cultura della biodiversitĂ

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EVENTI Corso intensivo di microbiologia

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SanitĂ e scuola

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IL DIABETE: UNA MALATTIA CHE INTERESSA ANCHE I MAGRI Dott.ssa Rossella Lo Tufo Il Diabete Mellito di Tipo 2 è un disordine metabolico ad eziopatogenesi multifattoriale caratterizzato da una iperglicemia cronica conseguente ad una alterazione della secrezione o dell'azione dell'Insulina, ormone ipoglicemizzante. Molti sono i fattori di rischio per lo sviluppo del diabete, tra questi l'Alimentazione e la Genetica. Un recente studio danese ha dimostrato come l'alimentazione scorretta influenzi più del peso l'insorgenza del diabete. L’esperimento, pubblicato su FASEB Journal, ha coinvolto coppie di gemelli giovani e sani, identici geneticamente ma diversi per peso corporeo. Si è visto che, in seguito all'assunzione di un pasto da fast food, le variazioni di glicemia, insulina e altri componenti aventi un ruolo nella patologia, nel soggetto magro erano pressoché uguali a quelle del soggetto in sovrappeso. Il profilo genetico e la composizione della flora batterica intestinale (spesso alterata dall'alimentazione) incidono più del peso alla risposta metabolica al pasto. Certamente il sovrappeso e l'obesità sono tra i principali fattori di rischio che predispongono al diabete di tipo 2 e ne favoriscono le complicanze, ma è altrettanto vero che i soggetti magri non sono immuni dalla patologia se sono predisposti geneticamente e se seguono un'alimentazione scorretta ricca di alimenti ad alto indice glicemico e contenenti acidi grassi saturi. La prima regola dunque è quella di seguire un'alimentazione sana e bilanciata:

• ricca di fibre che rallentano l'assorbimento e la digestione di molti cibi e prolungano il senso di sazietà e l'utilizzo dei carboidrati, che sappiamo essere la primaria fonte di energia disponibile • povera di grassi saturi, presenti in carni rosse, formaggi a lunga stagionatura e dolci • povera di alimenti ad alto indice glicemico (pane bianco, pizza, patate fritte, alcuni frutti, ecc). La seconda regola è quella di svolgere un'attività fisica costante, va bene anche una semplice camminata di 40' a passo veloce tutti i giorni per aumentare la forza e la tonicità muscolare. La terza regola è quella di effettuare un esame clinico periodicamente per valutare i livelli di GLICEMIA e non solo. Molto spesso i livelli di glucosio nel sangue sembrano nella norma (<100 mg/dl a digiuno) ma i livelli di insulina nel sangue (INSULINEMIA), che raramente vengono considerati, sono alti è questa condizione risulta il più delle volte essere l'anticamera del diabete. Quello che succede è che le cellule non rispondono all'azione dell'insulina e il glucosio non entra in cellula per essere metabolizzato. Allora il pancreas, ghiandola deputata alla secrezione di insulina, ne produce di più nel tentativo di migliorare la resistenza insulinica da parte delle cellule. Quando il pancreas esaurisce la sua capacità di far fronte alla necessità di produrre grandi quantità dell’ormone i livelli di glucosio nel sangue aumentano fino a superare i 126 mg/ dl a digiuno e si parlerà di Diabete conclamato.

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FATTORI GENETICI E CAMBIAMENTO ANTROPOLOGICO DELL’ALIMENTAZIONE UMANA: DUE ASPETTI DETERMINANTI NELLO SVILUPPO DELLA CELIACHIA. Dott.ssa Federica Filice

La celiachia definita anche sprue celiaca o enteropatia da glutine è una malattia immunomediata, scatenata dall’ingestione del glutine che in soggetti geneticamente predisposti, determina un processo infiammatorio nell’intestino tenue e conseguente malassorbimento e manifestazioni extraintestinali. La predisposizione genetica è di tipo poligenico, ossia sostenuta da più geni, mentre il fattore ambientale di primaria importanza è il glutine, contenuto nei grani di frumento e di altri cereali, in assenza del quale la malattia non si può realizzare. Nonostante questa dipendenza dai fattori ambientali, il peso dei fattori genetici è sicuramente maggiore, ciò è dimostrato dal fatto che la concordanza tra gemelli monozigoti è superiore all’85%; viceversa la concordanza tra gemelli dizigoti (20%) non è significativamente diversa da quella osservata in fratelli non gemelli, ciò suggerisce una moderata partecipazione dei fattori ambientali (fatta eccezione per il glutine) nella genesi della malattia. Più del 90% dei pazienti celiaci esprime HLA di classe II DQ2 o DQ8. Questi geni, essenziali per lo sviluppo della malattia, sono però presenti anche nel 20-30% della popolazione sana, indicando che nella malattia celiaca (MC) intervengono ulteriori geni.

I principali sintomi si manifestano nelle seguenti forme: intestinale, extraintestinale, silente. I primi sono caratterizzati principalmente da: diarrea, stipsi, alvo alterno, dolori addominali, meteorismo, dispepsia, vomito; i secondi da: anemia, bassa statura, afte del cavo orale, rialzo delle transaminasi, osteoporosi, alterazioni dello smalto dei denti, emorragie da carenza di vitamina K, alterazioni della sfera riproduttiva nella donna (menarca tardivo, menopausa precoce, aborti ricorrenti, nati pre-termine e sottopeso) e nell’uomo (anomalie degli spermatozoi), dolori articolari e muscolari; i terzi non presentano una sintomatologia che, occasionalmente, viene individuata in seguito ad uno screening sierologico in soggetti a rischio. Da un punto di vista epidemiologico la MC è una delle patologie permanenti più frequenti, in quanto colpisce circa l’1% della popolazione generale su scala nazionale e mondiale. La malattia è più frequente nel genere femminile (1.5-2 volte rispetto ai maschi), nelle popolazioni di origine indo-europea ed in alcuni gruppi a rischio. In Italia le regioni che ospitano più celiaci sono la Lombardia con 28.611, il Lazio con 16.576 e la Campania con 15.509 registrando rispettivamente il 17,4 %, il 10,1 % e il 9.4 %.

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FATTORI GENETICI E CAMBIAMENTO ANTROPOLOGICO DELL’ALIMENTAZIONE UMANA: DUE ASPETTI DETERMINANTI NELLO SVILUPPO DELLA CELIACHIA.

Cosa è cambiato rispetto al passato? Sicuramente l’alimentazione di oggi è ben diversa da quella seguita dai nostri progenitori. Il primo grano coltivato nella regione della Mezzaluna Fertile era il “Triticum monococcum”, un particolare tipo di grano che oltre a contenere una bassa quantità di glutine, era costituito da peptidi che almeno in parte, impedivano a quelli tossici di esplicare la loro azione lesiva a livello tissutale. Con l’avvento della rivoluzione agricola, avvenuta circa 10.000 anni fa, l’uomo ha iniziato a selezionare qualità di grano più redditizie, sia dal punto di vista della resa che della lievitazione e ha finito per produrre il grano attuale a chicco tenero, ma anche il grano duro, ricco in glutine e con frazioni tossiche per il celiaco. La tossicità consiste nella stessa costituzione del glutine, i suoi precursori infatti, gliadine e glutenine, sono ricche in prolina, un amminoacido che le rende poco digeribili a causa della mancanza di prolil-endopeptidasi nell’intestino umano e, facilmente attaccabili dal sistema di difesa HLA che nei soggetti predisposti alla celiachia è particolarmente efficiente.

Insieme al cambiamento antropologico delle abitudini alimentari vi sono sicuramente altre cause che contribuiscono alla diffusione della MC quali, l’inquinamento ambientale e/o della filiera alimentare. Oggi il solo trattamento provato per la celiachia è la dieta permanente, strettamente priva di glutine. L’ impostazione del nuovo regime dietetico richiede conoscenza degli alimenti che in natura sono naturalmente privi di glutine: carne, pesce, uova, latte e derivati, verdura, frutta, riso, miglio, mais, patate, grano saraceno, legumi, soia, tapioca, sesamo, sorgo, castagne; una serie di alimenti che permette ai celiaci di seguire una dieta ricca, varia, equilibrata, semplice ed economica. Oltre alla conoscenza di questi alimenti, bisogna essere al corrente dell’attuale legislazione che regola la distribuzione dei prodotti per celiaci da parte delle farmacie e degli esercizi commerciali e dei mezzi a disposizione per riconoscere le fonti nascoste del glutine (etichettatura degli alimenti, prontuario curato dall’Associazione Italiana Celiachia (AIC), mappa delle ristorazioni pubbliche).

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FATTORI GENETICI E CAMBIAMENTO ANTROPOLOGICO DELL’ALIMENTAZIONE UMANA: DUE ASPETTI DETERMINANTI NELLO SVILUPPO DELLA CELIACHIA. Per poter riportare l’indicazione “senza glutine” in etichetta, un prodotto alimentare deve avere un contenuto di glutine inferiore a 20 parti per milione (ppm). Il Registro Nazionale dei prodotti senza glutine erogati gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale sotto forma di assistenza sanitaria integrativa, di cui all’art. 7 del DM 8 giugno 2001, comprende una lista di alimenti con un residuo massimo di glutine inferiore a 20 mg/kg. Tale diritto spetta ai soggetti intolleranti al glutine previa diagnosi di

celiachia effettuata secondo i criteri e le modalità indicati dallo stesso DM del 2001. Le raccomandazioni dietetiche consigliate ai soggetti celiaci sono: maggiore utilizzo di legumi, massima variabilità nell’utilizzo di cereali e tuberi permessi, buon apporto di fibra tramite frutta e verdura, moderato uso di dolciumi, buon apporto di latte e derivati, preferenza per i grassi vegetali, aumento del consumo di pesce e soprattutto non dimenticare mai di variare la dieta il più possibile e mantenere uno stile di vita attivo.

Bibliografia: Di Sabatino A, ecc. “Coeliac disease”. Lancet 2009; 373:1480-93. Thomas HJ, ecc. “Contribution of histological, serological, and genetic factors to the clinical heterogeneity of adult-onset coeliac disease”. Scand J gastroent. 2009;10:1-8. Auricchio S, ecc. “Documento di inquadramento per la diagnosi ed il monitoraggio della MC e relative complicanze. Gazz. Uff. 7 Febbraio 2008. Catassi C, ecc. “ The coeliac iceberg in Italy”. Acta Pediatr Suppl 1996;412:29-35. Farrell RJ, ecc. “Celiac Sprue”. N Engl J Med 2002;346:180-8. Silano M,ecc. “Diversity of oat varieties in eliciting the early inflammatory events in celiac disease”. Eur J Nutr. 2014; 53: 1177-86. Maglio M, ecc. “Immunogenicity of two oat varieties, in relation to their safety for celiac patients”. Scand J Gastroenterol. 2011; 46: 1194-205. Gibert A, ecc.“Might gluten traces in wheat substitutes pose a risk in patients with celiac disease? A population-based probabilistic approach to risk estimation”. Am J Clin Nutr. 2013; 97:109-16. Catassi C,ecc. “A prospective, double-blind, placebo-controlled trial to establish a safe gluten threshold for patients with celiac disease”. Am J Clin Nutr. 2007; 85:160-6. Biagi F, ecc.“A Gluten-free diet score to evaluate dietary compliance in patients with coeliac disease”. Br J Nutr 2009; 102:882-7. Ministero della Salute 2013.

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ADOLESCENTI, DIETE E MESTRUAZIONI: UNA VISIONE CORRETTA DEL PROBLEMA Fonte: AIDAP - Domenico Filardo

In questi giorni, numerose testate giornalistiche, in vista del congresso della società internazionale di ginecologia endocrinologica, che si tiene in questi giorni a Firenze, hanno riportato un articolo, che si rifà alle dichiarazioni del suo Presidente, dal titolo “L’allarme dei ginecologi: teenager senza ciclo a causa di stress e diete”, all’interno del quale, è indicato come trattamento per l’amenorrea, la soluzione farmacologica ovvero la terapia ormonale sostitutiva affiancata da un supporto psicologico. Questo dimostra, che spesso un problema visto, dal punto di vista di uno specialista di una branca settoriale della medicina può portare a delle soluzioni in grado di “risolvere” il sintomo ma a non affrontare la causa del problema stesso. In realtà, già nell’articolo “Caro ginecologo…” della Dr.ssa Maria Grazia Rubeo pubblicato nel 1999 sul primo numero della newsletter “Emozioni e Cibo” dell’Aidap (Associazione Italiana Disturbi dell’Alimentazione e del Peso), è messa in correlazione l’amenorrea con la dieta ferrea e conseguentemente con il peso.

Nella lettera-articolo, è evidenziato che le ragazze che soffrono di anoressia nervosa presentano una persistente amenorrea secondaria alla perdita di peso e alla restrizione alimentare, che spesso è riconosciuta come primo segno di “anormalità” da parte delle ragazze e delle loro famiglie. L’amenorrea, prima del DSM-V faceva parte dei criteri diagnostici dell’anoressia nervosa. Una delle conseguenze più temibili dell’ipoestrogenismo è l’osteopenia da ridotta apposizione corticale, tanto più temibile quanto più è precoce l’insorgenza del problema. La riduzione della massa ossea, inoltre, è direttamente correlata con la durata dell’amenorrea e con il BMI (indice di massa corporea) e quindi più in generale con la durata del problema stesso.

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Il riconoscere, infatti, che è secondaria alla restrizione alimentare e al dimagramento, e che un intervento sui fattori di mantenimento (tra cui la dieta) sia il primo obiettivo della terapia, può essere una risposta corretta in grado di orientare le ragazze verso un trattamento adeguato. Al contrario, la somministrazione di estrogeni come cura dell’amenorrea, oltre a non tenere in considerazione il sintomo amenorrea, nel contesto di un più complesso problema, funge da rinforzo di negazione del problema, e non tiene in considerazione i fattori psicopatologici del disturbo. Gli estrogeni, inoltre, non aumentano la formazione dell’osso; essi, infatti, sopprimono sia la formazione sia la perdita di osso e quindi possono impedire il recupero della massa ossea perduta e negli adolescenti che non hanno ancora completato l’accrescimento, l’uso di estrogeni, può causare una fusione prematura delle epifisi e l’arresto della crescita. In conclusione, per una corretta soluzione del problema, bisogna tener presente che la somministrazione di estrogeni in una ragazza con amenorrea conseguente all’eccesiva perdita di massa grassa, non è consigliata, mentre l’indicazione terapeutica migliore è l’eliminazione della restrizione alimentare e il ristabilimento della quota fisiologica della massa grassa.

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È VERAMENTE ACQUA PURA? Fonte SHIMADZU

Sterilizzazione dell'acqua potabile mediante ozonizzazione può portare alla formazione di bromato, che è un potenziale cancerogeno anche a basse concentrazioni. Shimadzu ha introdotto un nuovo sistema Prominence per l'analisi di bromati, utilizzando la cromatografia ionica con rivelazione post-colonna dell'assorbanza. Il sistema è dotato di un percorso di flusso del tutto privo di metallo al fine di ridurre l'assorbimento e la decomposizione di bromato causato dal contatto con parti metalliche.

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SUCCESSO PER IL CONVEGNO DELLA SCUDERIA KRONORACING

Fonte: www.cronosalite.it

l dibattito, tenutosi presso la sede cosentina del Coni, ha raccolto appassionati e addetti ai lavori per raccogliere le nozioni tecniche ottimamente illustrate dagli autorevoli relatori. A moderare l’incontro ci ha pensato Giovanni Mastro di “Salita Stile di Vita” che ha subito ceduto la parola al presidente Kronoracing Alex Franzisi. All’apertura dei lavori la platea ha dedicato un minuto di raccoglimento per ricordare il glorioso pilota cosentino Domenico Scola. Dopo i saluti e i ringraziamenti del presidente kronoracing, l’evento ha raccolto gli elogi del presidente Aci Cosenza Sergio Aquino che ha anche illustrato le attività future dell’automobilclub della città dei Bruzi. Subito dopo l’intervento del delegato Coni Francesca Stancati che ha manifestato tutto il suo entusiasmo per la manifestazione e auspicato a collaborazioni future. La relazione tecnica è stata affidata al componente della giunta sportiva Aci Sport Oronzo Pezzolla il quale ha dettagliato al meglio tutte le news regolamentari 2016 dando spazio anche al pubblico per suggerimenti o chiarimenti. Pezzolla ha concluso cedendo il passo a Giancarlo Minardi, presidente della commissione velocità ed ex team menager di Formula 1. Minardi inizialmente ha risposto a qualche quesito, dando dimostrazione del bagaglio tecnico da lui posseduto,infine ha entusiasmato la platea con delle considerazioni da grande sportivo sul suo passato in formula 1 e considerazioni molto interessanti sul mondo delle cronoscalate. A concludere i lavori ci ha pensato il biologo Giovanni Misasi che con la collaborazione della Dott.ssa Mariagrazia Felice hanno dato un contributo scentifico alla discussione parlando dell’importanza dell’alimentazione di un pilota. Subito dopo il convegno sono state consegnate delle targhe ricordo ai relatori e premiato i piloti che hanno rappresentato la Scuderia Kronoracing nella stagione sportiva 2015. Una platea entusiasta ha lasciato la sala conscia di aver assistito ad un evento di grande valore tecnico e sportivo. | |

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Fonte: www.cronosalit


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IL PILOTA ALLA GUIDA SPORTIVA: ALIMENTAZIONE E FORMA FISICA A cura della d.ssa Maria Grazia Felice

Molti di voi si staranno chiedendo cosa c’entri una sana alimentazione ed una buona forma fisica in uno sport così apparentemente statico, dove il soggetto (i pilota) deve stare obbligatoriamente fermo e seduto e non deve far altro che concentrarsi a guidare… e invece c’entra e come! Perché, come tutti gli sport, anche la guida sportiva comporta un esaurimento sia psichico che fisico, e questo a causa di diversi fattori. Uno di questi è sicuramente lo stress, in quanto la continua concentrazione, stato d’allerta e riflessi sempre pronti sono elementi altamente stressogeni; ma anche la durata delle competizioni, tenendo conto che in genere le gare durano alcune ore, ma spesso addirittura per diversi giorni consecutivi. Senza tralasciare l’importanza di un buon livello d’idratazione dell’organismo, che il pilota deve impegnarsi a mantenere costante per tutta la durata della gara (soprattutto per quanto riguarda i Sali minerali, i quali a volte, proprio in sport come questo, vengono somministrati attraverso una cannuccia direttamente collegata al casco, per evitare distrazioni e possibili movimenti bruschi. Risulta essenziale quindi, che alla base ci sia, per il pilota di cronoscalate, come per qualsiasi altro sportivo, un adeguato supporto nutrizionale.

In chi pratica la guida sportiva è bene considerare 3 aspetti determinanti: LA VISTA: appare chiaro come sia importante per il piota mantenere la vista in buon stato di salute e si può aiutare scegliendo alimenti ricchi di B-carotene, vit. A (contenuti in carote, zucca, spinaci, cavoli, mirtilli), ma anche acidi grassi polinsaturi omega3, dei quali se ne conoscono i benefici per il cuore, ma pochi sanno che mantengono in salute anche la retina, contrastando i processi d’invecchiamento a carico degli occhi. Essi sono contenuti in pesci grassi come il salmone, ma anche nei semi (di canapa, di lino, di chia) e nella frutta secca, soprattutto le noci. LA RESISTENZA ALLA FATICA: si raggiunge ricreando le giuste fonti energetiche già a partire dagli allenamenti in vista di una gara. Per la resistenza fisica è determinante il lavoro muscolare continuo degli arti (braccia e gambe) impegnati nella guida in posizione seduta costretta e non sempre corretta. Proprio per questa ragione il pilota professionista dovrebbe essere ben allenato sotto il punto di vista della resistenza muscolare, con allenamenti mirati come flessioni, esercizi addominali e di rinforzo delle braccia, affinchè la forza fisica regga al meglio le fatiche della competizione. ||

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LO STRESS: anche lo stress può essere determinante, come abbiamo visto, per compromettere la performance del pilota (massima concentrazione alla guida, lucidità e grande tempismo giocano un ruolo cruciale nella gara, considerando, come già accennato, che a volte gli allenamenti durano anche diversi giorni consecutivi. Quindi, la vera difficoltà d’affrontare è il tono neuro-vegetativo del pilota. Tuttavia, anche lo stress si può prevenire a tavola. Le proteine sono importanti in quest’ottica, se assunte correttamente con gli alimenti. Non solo carne rossa, ma anche “proteine verdi” , ne sono un ottimo esempio i legumi (ceci, fagioli, lenticchie, lupini), ricchi di lisina, un amminoacido che stimola lo sviluppo di anticorpi e contribuisce a fissare il calcio nelle ossa. Accanto alle proteine, da assumere 2-3 ore prima dell’allenamento, dobbiamo affiancare i carboidrati, meglio se cereali integrali. Un recente studio* ha individuato nei fagioli e nei cereali integrali il giusto apporto di nutrienti nell’ambito di una dieta a prova di stress e che le proteine del gruppo B sono in grado di alleviare le ansie e i nervosismi. Il dispendio calorico del guidatore è di circa 2 calorie per Kg di peso ogni ora, di cui, 1,30 calorie per il metabolismo basale(cioè riposo assoluto) e 0,70-0,80 calorie per l’impegno fisico che la guida richiede: pochissimo in confronto ad altre discipline sportive quali il rugby, il nuoto, il pugilato. Quindi il consumo calorico di un pilota di cronoscalate è relativamente basso, e corrisponde per un uomo dal peso medio di 70 Kg, circa 150 calorie all’ora!

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L’essere sacrificato al chiuso in una macchina non facilita sicuramente la digestione, allora il problema non sarà sicuramente di tipo quantitativo, in quanto il dispendio calorico è basso, ma QUALITATIVO. Sarà fondamentale quindi: • eliminare cibi pesanti e difficili da digerire per non sovraccaricare l’apparato gastro entero epatico ed evitare problemi digestivi (gonfiore, pienezza, reflusso); • fare più pasti o spuntini per non incorrere in crisi ipoglicemiche durante la gara. Cosa deve mangiare il pilota il giorno della gara? Prima della partenza (almeno 2 ore prima) il pilota deve fare un’abbondante prima colazione, un cocktail ideale prima di partire è rappresentato da: yogurt magro con mùsley, noci e semi, una centrifuga di frutta fresca e carote. L’atleta infatti ha bisogno di vitamine del gruppo B e D per rafforzare il sistema immunitario, delle fibre, per regolarizzare le funzioni digestive, antiossidanti e vit. A per i noti apporti all’apparato visivo! Se ne ha la possibilità, assumerà poi una piccola “razione d’attesa”, come ogni sportivo, prima del via. Durante la guida, deve consumare ogni 3 ore uno spuntino iperproteico con prosciutto magro, bresaola, uova o formaggio. Questo spuntino dev’essere accompagnato con una bevanda, un centrifugato di frutta e verdure, oppure un thè leggero o in alternativa un caffè zuccherati. Questo per assumere 500-600 calorie ogni 3 ore di guida

* “The effect of 90 day administration of a high dose vitamin B-complex on work stress”, Con Stough, Andrew Scholey, Jenny Lloyd, Jo Spong, Stephen Myers and Luke A. Downey, Human Psychopharmacology: Clinical and Experimental, Volume 26, Issue 7, October 2011, Pages: 470-476, Article first published online : 8 SEP 2011, DOI: 10.1002/hup.1229 Matteo Clerici http://www.newsfood.com http://www.gosalute.it ||

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LA CULTURA DELLA BIODIVERSITA'

Nota stampa a cura del Direttore dell’azienda annessa all’Istituto Tecnico Agrario – Rossano dr. Giovanni F. Mastrangelo

La biodiversità è al centro della vita: spesso più vicina a noi di quanto non crediamo, è una straordinaria risorsa anche per la vita quotidiana dell’uomo, un patrimonio inestimabile da conoscere, proteggere e conservare. La difesa della biodiversità richiede la diffusione di competenze e conoscenze, come anche di valori e sensibilità, che non possono prescindere da un impegno forte da parte della scuola, dell’università e di tutte le sedi della formazione e della cultura. Questo è il messaggio contenuto nella Dichiarazione "La cultura della biodiversità", presentata in occasione della Giornata della “Biodiversità: presentazione olio ottenuta dalla Leucocarpa” promossa dall’Istituto Tecnico Agrario, facente parte dell’IIS E. Majorana di Rossano, diretto dalla Dirigente Dott.ssa Pina De Martino, con la collaborazione delle principali organizzazioni per l’Educazione allo Sviluppo Sostenibile: Coldiretti, Associazione Scientifica Biologi Senza Frontiere, CREA-OLI Università della Calabria, ARSAC, Ordine degli Agronimi di Cosenza. La Dichiarazione vuole ricordare l’urgenza di arrestare la perdita di biodiversità facendo leva in primo luogo sul mondo dell’educazione e della cultura, chiamato a orientare le scelte professionali come quelle politiche, quelle imprenditoriali come quelle più semplice e quotidiane dei cittadini, e a diventare così un alleato indispensabile nella costruzione di società più lungimiranti e armoniose, rispettose delle diversità tutte, siano esse biologiche o culturali. ||

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Testimonial d’eccezione dell’iniziativa l’olio ottenuto dalle piante di olivo Leucocarpa. Quest’olio risulta ricavato da esemplari di ulivo conservati nell’Azienda agraria annessa all’Istituto Tecnico Agrario, che producono una varietà di olive i cui frutti a maturazione ultimata diventano bianchi. L’apertura del convegno è stata curata dalla Dott.ssa Pina De Martino e coordinato brillantemente dal direttore dell’azienda prof. Mastrangelo. Dopo i saluti di rito tenuti dai partner dell’evento: per Coldiretti Rossano dal Presidente Ranieri Filippelli, per l’ARSAC il dott. Saverio Filippelli e per l’associazione scientifica biologi senza frontiere dal presidente Dott. Giovanni Misasi. Dal primo intervento del dott. Gino Vulcano, Agronomo responsabile di zona della coldiretti di Rossano è emersa l’idea del progetto “LA CULTURA DELLA BIODIVERSITA” che riunisce le ricerche più attuali e innovative, per riscoprire e tutelare il patrimonio genetico di tutte le varietà locali presenti nella zona, quindi non solo olivo, ma anche agrumi, pere e tante altre colture arboree ed erbacee. Il progetto prevede il coinvolgimento diretto degli agricoltori chiamati a segnalare le eventuali piante da loro coltivate suscettibili di attenzione in quanto posseggono caratteristiche particolari, toccherà poi al mondo scientifico di Biologi e Agronomi caratterizzarne il DNA e stabilire se siamo in presenza di ecotipi particolari geneticamente o solo variazioni dovute a particolari condizioni ambientali, coinvolgendo anche gli alunni dell’Istituto Tecnico Agrario. A questo istituto le stesse piantine saranno donate perché le custodisca, fungendo da banca del DNA locale, in modo che la ricerca effettuata abbia quello scopo di bene comune che è alla base dell’ intero progetto.

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Il dott. Enzo Muzzalupo ricercatore del CREA-OLI dell’Università della Calabria ha esposto l’importanza della caratterizzazione genetica delle piante di olivo e nello specifico i fondamenti genetici che giustificano la caratteristica colorazione bianca della leucocarpa e le proprietà chimico-fisiche dell’olio ottenuto. Dall’intervento dei tecnici ARSAC dott. Saverio Filippelli e dott. Lamanna che hanno eseguito il panel test si sono acquisite importanti informazioni organolettiche sull’olio ottenuto da queste piante. Presenti in sala anche molti imprenditori del settore olivicolo e vivaistico, il docente del Tecnico Agrario prof. Giuseppe Rosati ha illustrato le diverse tecniche di propagazione di questa pianta. Da un’indagine approfondita illustrata dal dott. Arcovio Luigi, gli alunni hanno appreso che anticamente tale specie era conosciuta come Ulivo del Krisma ossia dell’unzione o anche leucolea e oliva di Caso. Ad arricchire il quadro della giornata, importantissima è stata la collaborazione dell’Associazione Scientifica Biologi senza Frontiere rappresentata dal presidente dott. Giovanni Misasi e dalla commissione scientifica dott. Claudio Pecorella che hanno chiarito le qualità nutrizioanali dell’olio ed esposto il progetto “Ridiamo SENSO alla Dieta Mediterranea”. Le conclusioni sono state affidate al Presidente dei Dottori Agronomi della provincia di Cosenza Francesco Cufari che ha evidenziato l’importanza delle sinergie e delle competenze delle diverse figure coinvolte. Il presidente si è rivelato fiducioso per la diffusione della biodiversità sull'intero territorio calabrese e dell’attività imprenditoriale anche grazie ai futuri bandi regionali di prossima pubblicazione . ||

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