NOVEMBRE 2015
ANNO II, N.14
LA VOCE DEI BIOLOGI COMMISSIONE GIOVANI BIOLOGI
DELEGAZIONECSONB@GMAIL.COM
La voce dei biologi novembre 2015 anno ii, n.14 direttore e responsabile scientifico dott. giovanni misasi
LA VOCE DEI BIOLOGI
redazione - commissione giovani biologi Gloria Maria Barraco, Dina Basile, giovanna basile, Antonio Benenati, Barbara Ciccarelli, Santa Costanzo, Egilda Cupelli, Gabriella D’Alessandro, Davide De Cicco, Raffaella De Prezi, Anna De Rose, Jessica Falcone, Valerio Fontanella, Federica filice,Valentina Filice, Francesca Gallo, Teresa Gallo, Mariacarmela Guerrera, Armida Incorvaia, Maria Costanza Mangone, Maria Grazia Minervini, Serena Oliveto, Claudio Pecorella, Francesca Pisani, Valentina Pometti, Mario Ritacco, Rosaria Sansone, Massimo Sdanganelli, Isabella Solimeno, Ersilia Spallato, Livia Suriano, Maria Grazia Tripodi. Progetto grafico francesca gallo francescagallo@outlook.com
lavocedeibiologi@associazionescientificabiologisenzafrontiere.it
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LA VOCE DEI BIOLOGI AMBIENTE E NATURA Speciale Ambiente
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Inquinamento ambientale
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Disastro ambientale
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Traffico e abbandono di materiale ad alta radioattivitĂ
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Omessa bonifica
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SALUTE E BENESSERE Oms: le carni lavorate sono cancerogene
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Impedimento del controllo
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Oneri della gestione rifiuti
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I cibi anticancro e i modelli alimentari virtuosi
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Inquinamento terreni
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Ricciardi (Iss): allarme carni
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Il pesto danneggia l'ambiente?
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EVENTI Giornata mondiale dell'alimentazione
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Senior EXPO 2015
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La terra ai giovani
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Convegno Alimentazione e Sport
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Memorial Marco Rendace
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Evidence Based Cardiology
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AMBIENTE E NATURA
AMBIENTE
In Gazzetta Ufficiale n.122 del 28-5-2015 è stata pubblicata la Legge 22 maggio 2015, n. 68 "Disposizioni in materia di delitti contro l'ambiente" in materia di ecoreati. La Legge n.68/2015 entra in vigore dal 29 maggio 2015, e come già visto prevede (art. 1) l'inserimento nel Codice Penale del "Titolo VI-bis - Dei delitti contro l'ambiente" con 5 nuovi reati contro l'ambiente introdotti con gli articoli 452 bis-undecies). L'articolo 2 della Legge n.68/2015 apporta modifiche anche alla Legge 7 febbraio 1992, n. 150 "Disciplina dei reati relativi all'applicazione in Italia della convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione, firmata a Washington il 3 marzo 1973, di cui alla legge 19 dicembre 1975, n. 874, e del regolamento (CEE) n. 3626/82" aumentando le sanzioni per i reati previsti dal Regolamento UE che applica le disposizioni della Convenzione di Washington. In attesa dell'entrata in vigore della Legge, sul sito del Ministero dell'Ambiente arriva la notizia che già dall'inizio dello scorso anno il Ministero dell'Ambiente si è costituito parte civile in 45 processi penali relativi a reati contro l'ambiente di diversa gravità, la maggior parte dei quali legati alla gestione, al traffico e allo smaltimento illecito di rifiuti, e sono celebrati in divers zone d'Italia. Lo si apprenderebbe dalla relazione sul contenzioso in ambito penale redatta dall'Ufficio di Gabinetto del Ministero dell'Ambiente, in cui si riferisc che sono venticinque i processi in città del sud, dieci al centro e altrettanti al nord per un totale di 45 contenziosi. E sempre sul sito del Ministero è stata riportata l'intervista del ministro Galletti, pubblicata su settimanale Avvenire, dove il titolare del Dicastero ha rivelato come, a seguito dell'entrata in vigore della Legge Eco-Reati, salutata come una "svolta culturale" (nonostante alcune resistenze del mondo imprenditoriale), partiranno immediatamente le bonifiche,e lo stesso Ministero ha deciso di costituirsi parte civile al processo Eternit. Il ministro ha anche parlato delle verifiche su queste attività, che sono state garantite da un protocollo d'intesa firmato con Delrio, D'Angelis e Cantone per il controllo dell'Anac sugli appalti del dissesto idrogeologico. |
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ECO-REATI: IL DDL DIVENTA LEGGE 5 I NUOVI DELITTI CONTRO L'AMBIENTE Inquinamento ambientale (art.452 bis) Spiega il Senato che il delitto di inquinamento ambientale (articolo 452bis), che punisce con la reclusione da 2 a 6 anni e la multa da 10.000 a 100.000 euro chiunque, abusivamente, cagiona una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili dello stato preesistente: 1) delle acque o dell'aria, o di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo; 2) di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna (primo comma). Il secondo comma prevede un'ipotesi aggravata quando il delitto sia commesso in un'area naturale protetta o sottoposta a specifici vincoli, ovvero in danno di specie animali o vegetali protette. In caso di morte o lesioni come conseguenza del delitto di inquinamento ambientale (articolo 452ter), si prevede per l'inquinamento ambientale aggravato dall'evento un catalogo di pene graduato in ragione della gravità delle conseguenze del delitto ovvero:
-la reclusione da 2 anni e 6 mesi a 7 anni se dall'inquinamento ambientale derivi ad una persona una lesione personale (escluse le malattie di durata inferiore a 20 gg.: è il caso in cui la lesione personale è punibile a querela); -la reclusione da 3 a 8 anni se ne derivi una lesione grave; - la reclusione da 4 a 9 anni se ne derivi una lesione gravissima; - la reclusione da 5 a 12 anni in caso di morte della persona. Ove gli eventi lesivi derivati dal reato siano plurimi e a carico di più persone si applica la pena che dovrebbe infliggersi per il reato più grave aumentata fino al triplo, fermo restando tuttavia il limite di 20 anni di reclusione.
Fonte: INSIC Quotidiano Online
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ECO-REATI: IL DDL DIVENTA LEGGE 5 I NUOVI DELITTI CONTRO L'AMBIENTE Disastro ambientale (art. 452-quater) Il delitto di disastro ambientale (articolo 452-quater), che, raccogliendo l'auspicio formulato dalla Corte costituzionale (Sentenza 327 del 2008) in ordine alla tipizzazione di un'autonoma figura di reato, punisce con la reclusione da 5 a 15 anni chiunque, abusivamente, cagiona un disastro ambientale. Il delitto è definito, alternativamente, come: un'alterazione irreversibile dell'equilibrio di un ecosistema; un'alterazione dell'equilibrio di un ecosistema la cui eliminazione risulti particolarmente onerosa e conseguibile solo con provvedimenti eccezionali; l'offesa all'incolumità pubblica determinata con riferimento sia alla rilevanza del fatto per l'estensione della compromissione ambientale o dei suoi effetti lesivi, sia al numero delle persone offese o esposte al pericolo. La definizione del delitto si avvicina a quella elaborata dalla Cassazione, che per la configurazione del disastro ambientale ha affermato che "è necessario e sufficiente che il nocumento abbia un carattere di prorompente diffusione che esponga a pericolo, collettivamente un numero indeterminato di persone" (Cass., Sez. V, sent. n. 40330 del 2006).
Successivamente, conformemente a tale orientamento, la Cassazione è pervenuta ad isolare alcuni requisiti che caratterizzano la nozione di disastro specificamente nella potenza espansiva del nocumento e nell'attitudine a mettere in pericolo la pubblica incolumità (Cass, Sez. III, sent. n. 9418 del 2008). La nuova disposizione codicistica reca infine una clausola di salvaguardia "fuori dai casi previsti dall'articolo 434", in materia di crollo di costruzioni o altri disastri dolosi (cd. disastro innominato) che finora, in assenza del delitto di disastro ambientale, ha assolto ad una funzione di supplenza e chiusura del sistema. Il disastro ambientale è aggravato ove commesso in un'area protetta o sottoposta a vincolo o in danno di specie animali o vegetali protette.
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ECO-REATI: IL DDL DIVENTA LEGGE 5 I NUOVI DELITTI CONTRO L'AMBIENTE Traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività (art.452- sexies) Il delitto di traffico ed abbandono di materiale ad alta radioattività (articolo 452- sexies), che punisce con la reclusione da 2 a 6 anni e la multa da 10.000 a 50.000 euro chiunque abusivamente cede, acquista, riceve, trasporta, importa, esporta, procura ad altri, detiene, trasferisce, abbandona o si disfa illegittimamente di materiale ad alta radioattività (primo comma).
Per la presenza di tale delitto nel provvedimento in esame, è stata espunto dal disegno di legge di Ratifica ed esecuzione degli Emendamenti alla Convenzione sulla protezione fisica dei materiali nucleari del 3 marzo 1980, adottati a Vienna l'8 luglio 2005 - approvato definitivamente dalla Camera il 22 aprile 2015 - l'art. 10, che prevedeva una corrispondente fattispecie e le relative aggravanti, all'interno del Titolo VI (Delitti contro la pubblica incolumità), capo I (Delitti di comune pericolo mediante violenza) del codice penale.
Si tratta di un reato di pericolo per il quale il secondo ed il terzo comma prevedono aggravanti: la pena è aumentata quando si verifica l'evento della compromissione o del deterioramento delle acque o dell'aria, o di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo; ovvero di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna; se dal fatto deriva poi un pericolo per la vita o l'incolumità delle persone, la pena è aumentata fino alla metà.
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ECO-REATI: IL DDL DIVENTA LEGGE 5 I NUOVI DELITTI CONTRO L'AMBIENTE Omessa bonifica (art. 452-terdecies)
Il delitto di omessa bonifica (articolo 452-terdecies) punisce, salvo che il fatto costituisca più grave reato, con la reclusione da 1 a 4 anni e con la multa da 20.000 a 80.000 euro chiunque, essendovi obbligato, non provvede alla bonifica, al ripristino e al recupero dello stato dei luoghi. L'obbligo dell'intervento può derivare direttamente dalla legge, da un ordine del giudice o da una pubblica autorità. La nuova fattispecie non pare sovrapporsi a quella di cui articolo 257 del Codice dell'ambiente, che prevede una contravvenzione (arresto da sei mesi a un anno o ammenda da 2.600 euro a 26.000 euro) per chiunque cagiona l'inquinamento del suolo, del sottosuolo, delle acque superficiali o delle acque sotterranee con il superamento delle concentrazioni soglia di rischio, se non provvede alla bonifica. Inoltre, l'articolo 257 del Codice come modificato dal disegno di legge prevede la salvaguardia delle più gravi fattispecie di reato.
Il Senato ricorda poi la soppressione dell'articolo 452quaterdecies del codice penale, volto a punire con la reclusione da 1 a 3 anni l'illecita ispezione di fondali marini: si sanzionava, in particolare, l'utilizzo della tecnica dell'air gun o altre tecniche esplosive per le attività di ricerca e di ispezione dei fondali marini finalizzate alla coltivazione di idrocarburi. Tale tecnica di ispezione finalizzata all'analisi della composizione del sottosuolo marino, riporta il Senato, consiste in spari di aria compressa ad alta intensità sonora, esplosi a determinata distanza l'uno dall'altro e tecnica genera onde riflesse da cui estrarre dati sulla composizione dei fondali marini.
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ECO-REATI: IL DDL DIVENTA LEGGE 5 I NUOVI DELITTI CONTRO L'AMBIENTE Impedimento del controllo (art. 452-septies)
l delitto di impedimento del controllo (articolo 452-septies), punisce con la reclusione da 6 mesi a 3 anni, sempre che il fatto non costituisca più grave reato, chiunque impedisce, intralcia o elude l'attività di vigilanza e controllo ambientale e di sicurezza e igiene del lavoro ovvero ne compromette gli esiti. L'impedimento deve realizzarsi negando o ostacolando l'accesso ai luoghi, ovvero mutando artificiosamente lo stato dei luoghi. Questa fattispecie non costituisce un semplice corollario di quanto disposto dagli articoli precedenti perché è destinata a trovare applicazione ogniqualvolta sia ostacolato un campionamento o una verifica ambientale. Laddove l'ostacolo sia posto, ad esempio, con mezzi meccanici, in base al successivo articolo 452-undecies deve esserne disposta la confisca.
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ONERI DELLA GESTIONE RIFIUTI, SPETTANO ALL’APPALTATORE O AL COMMITTENTE?
Normalmente gli oneri della gestione “Si è così osservato come il rifiuti gravano sull’appaltatore ma ci sono committente non abbia alcun potere casi in cui gli oneri pesano anche sul giuridico di impedire l’evento del committente. “L’appaltatore, in ragione reato di abusiva gestione rifiuti della natura del rapporto contrattuale, checommesso dall’appaltatore, poiché ha lo vincola al compimento di un’opera o alla diritto di controllare lo svolgimento prestazione di un servizio con dei lavori nel suo interesse ai sensi organizzazione dei mezzi necessari e con dell’articolo 1662 cod. civ., ad esempio gestione a proprio rischio è di regola il verificando la conformità dei materiali produttore del rifiuto; su di lui gravano i utilizzati a quelli pattuiti o relativi oneri, pur potendosi verificare, l’esecuzione delle opere a regola d’arte, come osservato in dottrina, casi in cui, perma non gli è consentito di interferire la particolarità dell’obbligazione assunta osullo svolgimento dei lavori a tutela per la condotta del committente, detti degli interessi ambientali, salvo nel oneri si estendono anche a tale ultimo caso in cui questi coincidano col suo soggetto. interesse contrattuale. Ha la facoltà di La verifica delle singole posizioni controllare la qualità dei materiali costituisce, peraltro, un accertamento in utilizzati per il riempimento del fatto demandato al giudice del merito”. terreno, ma non il potere di chiedere È la sentenza della Corte di Cassazione n. all’appaltatore se è abilitato allo 11029/2015 depositata il 16 marzo che smaltimento dei rifiuti e di impedire fornisce chiarimenti sul ruolo all’appaltatore di smaltire i rifiuti che dell’appaltatore nelle attività di gestione lui utilizza per lo svolgimento rifiuti, sui suoi obblighi e sulle dell’appalto. Conclusioni analoghe responsabilità da distinguere rispetto alle anche nel caso in cui il committente diverse figure del committente e del dei lavori sia proprietario dell’area su subappaltatore. cui i lavori sono eseguiti, poiché egli Nessuna fonte legale individua non ha potere giuridico specifico verso committente e subappaltatore come l’appaltatore, posto che i rapporti gravati da un obbligo di garanzia in reciproci sono regolati dal contratto di relazione all’interesse tutelato e il correlato appalto. Pertanto normalmente gli potere giuridico di impedire che oneri della gestione rifiuti gravano l’appaltatore commetta il reato di abusiva sull’appaltatore, produttore del rifiuto, gestione rifiuti. ma in alcuni casi tali oneri pesano anche sul committente.
Fonte Edil Tecnico Maggioli Editore
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INQUINAMENTO TERRENI, L’OPERATORE NON È PER FORZA RESPONSABILE: CHI INQUINA PAGA
La Corte di Giustizia Europea si è espressa La Corte analizza i presupposti della sulla normativa dell’Italia a proposito della responsabilità ambientale della responsabilità dell’operatore Direttiva e si sofferma in particolare sull’inquinamento terreni. In Italia non si sulla nozione di «operatore» e sulla impongono misure di prevenzione e di necessità della sussistenza di un riparazione a carico dei proprietari non nesso causale tra l’attività responsabili dell’inquinamento dei loro dell’operatore e il danno terreni. ambientale: le persone diverse dagli Questa normativa italiana, secondo la Corte di operatori non rientrano nell’ambito Giustizia Europea, è compatibile con il dirittodi applicazione della direttiva e, dell’Unione. quando non può essere accertato Per giungere a tale conclusione la Corte alcun nesso causale tra il danno ricorda la costante giurisprudenza italiana in ambientale e l’attività base alla quale il principio “chi inquina paga”dell’operatore, tale situazione non (articolo 191, paragrafo 2, TFUE) si rivolge rientra nel diritto dell’Unione, bensì all’azione dell’Unione e non può essere nel diritto nazionale. invocata da privati o da autorità La direttiva consente comunque agli amministrative. Stati membri di adottare norme più La Direttiva 2004/35/CE sulla responsabilità severe. ambientale in materia di prevenzione e Per inquinamento terreni, a loro riparazione del danno ambientale dice che carico, gli Stati membri UE sono l’operatore che gestisce un sito deve, in linea liberi di di prevedere, allorché tali principio, sopportare i costi delle misure di misure sono adottate dalle autorità, prevenzione e di riparazione adottate in una responsabilità solo risposta al verificarsi di un danno ambientale.patrimoniale. Questi costi però non sono a suo carico nel caso in cui l’operatore possa provare che il danno è stato causato da terzi.
Fonte: Edil Tecnico Maggioli Editore
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OMS: LE CARNI LAVORATE SONO CANCEROGENE fonte: Popular Science
Il messaggio è chiaro: un consumo eccessivo di carni rosse lavorate ha evidenti legami con l’insorgenza di tumori colorettali e tumori allo stomaco. Wurstel, carne in scatola e insaccati sono così finiti nella lista nera come certamente cancerogeni di gruppo 1. Meno pericolose le carni rosse non lavorate, ma comunque “probabilmente cancerogene”. La condanna arriva dalla più alta istituzione sanitaria mondiale, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e precisamente dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) dell’Oms dopo l’analisi di oltre 800 studi sul tema. Come si legge nel rapporto dell’Oms , ogni 50 grammi di carne lavorata mangiati al giorno aumenta il rischio di cancro colorettale del 18%. Le carni lavorate includono le carni che sono state trasformate ”attraverso processi di salatura, polimerizzazione fermentazione, affumicatura, o sottoposte ad altri processi per aumentare il sapore o migliorare la conservazione”. Esempi di carni lavorate includono quindi anche hot dogs, prosciutto, salsicce, carne in scatola e preparazioni e salse a base di carne.
Lo studio, pubblicato su Lancet Oncology include nel gruppo 2A, probabilmente cancerogene, le carni rosse non sottoposte a lavorazione. “Per un individuo, il rischio di sviluppare il cancro del colon-retto a causa del consumo di carne rimane piccolo, ma questo rischio aumenta con la quantità di carne consumata”, spiega Kurt Straif. “In considerazione del gran numero di persone che consumano carne, l’impatto globale sull’incidenza del cancro è di grande importanza per la salute pubblica”. L’invito a tornare a stili di vita più salutari e a ritornare ad un consumo moderato di carne arriva dall’ Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom). “La Iarc conferma dati che conoscevamo da tempo, ovvero che la presenza di conservanti o di prodotti di combustione in questi alimenti è legata ad alcuni tipi di tumore. Il suggerimento, quindi, è quello di tornare alla dieta mediterranea”.
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I CIBI ANTICANCRO E I MODELLI ALIMENTARI VIRTUOSI fonte: Nutri&Previeni
Cavoli e broccoli, aglio e cipolla, sedano e prezzemolo. Ma anche soia, carciofo, pomodoro, melograno, frutti di bosco e noci. Ecco alcuni cibi che contengono sostanze con potenzialità anticancro, emerse in laboratorio e da verificare sull’uomo. Li elenca Gridelli, direttore del Dipartimento di Oncoematologia dell’Ospedale Moscati di Avellino e autore del libro “In cucina contro il cancro”. “Cavoli e broccoli contengono glucosilati, con una spiccata attività antitumorale in alcuni tumori (del colon retto o cerebrali); aglio e cipolla contengono quercetina, la cui attività antitumorale è stata provata per colon retto e mammella; sedano e prezzemolo hanno il falcarinolo, attivo nella prevenzione dei tumori dell’intestino”. “Il carciofo, che ha varie sostanze tra cui la cinarina, è caratterizzato da una spiccata attività contro il mesotelioma pleurico; la soia a bassi dosaggi previene i tumori di mammella ed endometrio; il pomodoro ha il licopene, antiossidante e antitumorale”. E ancora “il melograno, contro il carcinoma della prostata, i frutti di bosco, contro tumori di mammella e intestino, noci e nocciole, con omega 3 e acido ellagico, attivi contro tumori di mammella, intestino e prostata”.
Le spezie, in particolare il curry e la curcuma ( la curcumina è un potente antitumorale in fase di studio in laboratorio)e le erbe aromatiche come l’origano con il carvacrolo, attivo contro il carcinoma della prostata. Facendo riferimento all’allarme dell’Organizzazione Mondiale Sanità su carni lavorate e insaccati, Gridelli spiega che “la prevenzione passa per la riduzione di carni rosse, più frutta e verdura, cereali, legumi e olio extravergine di oliva, facendo attenzione a sale e alcol”. Esistono quattro modelli di alimentazione, aggiunge Gridelli: “il carnivoro scorretto, che più volte a settimana consuma insaccati e carne rossa; la dieta mediterranea (poche carni rosse ma proteine da pesce e carni bianche, frutta e verdura, cereali e legumi e olio extravergine di oliva); il regime vegetariano con vegetali, latte e derivati e uova; il regime vegano, in cui si consumano esclusivamente vegetali. Tra questi, i tre regimi virtuosi sono gli ultimi tre, ma non vi è dimostrazione che uno sia migliore dell’altro”. Bisogna infine fare attenzione anche alla cottura dei cibi, in particolare quella alla griglia: ”La parte ‘nera’ dei cibi, cioè bruciata, risulta cancerogena. Quanto alle fritture – conclude Gridelli – meglio mangiarle sporadicamente”.
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RICCIARDI (ISS): ALLARME CARNI, IL PUNTO È QUALI MANGIARE E QUANTA fonte: Nutri&Previeni
”Selezionare attentamente i cibi e le quantità”. E’ questo il principale messaggio che deriva dallo studio dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che ha definito le carni rosse e lavorate come a rischio cancro per l’uomo. Ad affermarlo è il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Walter Ricciardi. ”Ciò che questo studio indica è che è fondamentale selezionare i cibi che ingeriamo, tenendo ben presente il fatto che più i cibi sono lavorati e trattati, più sono pericolosi, e minore, quindi, dovrà essere la loro quantità nella nostra dieta”. Tuttavia, aggiunge, ”è sbagliato creare panico generalizzato”. Certamente, precisa il presidente Iss, lo studio dell’Oms è importante: ”Rappresenta la fase finale di una ricerca durata molti anni, con l’esame di 800 lavori.
Ciò che si conferma è che se si assumono giornalmente grandi quantità di carne lavorata, si è esposti ad un rischio notevole di cancro al colon retto. Ma questo – precisa – vale soprattutto per i Paesi dove si fa grande consumo di tali prodotti, come ad esempio in Gran Bretagna. Oltre i 50 grammi giornalieri si va, infatti, incontro a rischi”. Per la carne rossa l’Oms parla invece di ”probabile rischio cancerogeno, se è consumata in quantità importanti”. Insomma, ”dal punto di vista scientifico nulla di nuovo – rileva Ricciardi – ma l’Oms ha ora ufficializzato un allerta relativo soprattutto alle quantità di consumo per tali prodotti”. Infine, conclude il presidente Iss, ”non va dimenticato il ruolo centrale della Dieta Mediterranea, che si conferma uno dei migliori regimi alimentari”.
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IL PESTO DANNEGGIA L’AMBIENTE SECONDO UN BIOLOGO USA fonte: Greenstyle
Arriverebbe nientemeno che dal pesto una nuova minaccia per l’ambiente. A sostenerlo un biologo statunitense, Jonathan Slaght, secondo il quale la responsabilità di tale pericolo ricadrebbe sulla “raccolta selvaggia” di pinoli, tra gli ingredienti principali della celebre salsa. Secondo Slaght, membro della Wildlife Conservation Society, il consumo di pesto starebbe minacciando la sopravvivenza molti boschi ora popolati di pini, esponendoli quindi al rischio deforestazione. L’allarme sulla raccolta senza criterio di pinoli è stato lanciato dal biologo sulla pagine del quotidiano statunitense The New York Times. Il problema ruoterebbe intorno alle ingenti importazioni di pinoli soprattutto per quanto riguarda gli USA, provenienti dalle foreste russe e asiatiche. Un mercato che esporrebbe a gravi rischi per la loro stessa sopravvivenza orsi, scoiattoli striati,
cervi reali e orsi neri, che questi piccoli alimenti ricavano preziose calorie per l’inverno. Un problema che mette a rischio però anche i boschi coreani, come spiega Slaght, l’intero ecosistema dei pini coreani potrebbe collassare se la raccolta selvaggia di pinoli prosegue. Una possibile alternativa all’utilizzo di pinoli per la realizzazione del pesto viene proposta dallo stesso Slaght, che suggerisce l’impiego di anacardi, noci, pistacchi e mandorle. Una proposta però subito rifiutata da alcuni chef liguri, legati alla ricetta tradizionale del pesto alla genovese. Una soluzione non particolarmente gradita neanche a Slow Food, che attraverso la portavoce Paola Nano fa sapere come ritenga accettabile l’utilizzo di pinoli, a patto però che provengano da raccolte sostenibili locali e non da importazioni massive dall’est.
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GIORNATA MONDIALE DELL'ALIMENTAZIONE
Dott.ssa Giovanna Basile, Biologa Nutrizionista
Venerdì 16 ottobre dalle ore 15:00, nella sala stampa dell’Università della Calabria si è tenuto il convegno "La sana alimentazione: Nutrire il benessere, rispettare il pianeta". L'evento, celebrato in occasione della Giornata mondiale dell'alimentazione (in oltre 150 Paesi) è stato organizzato dall’ “Associazione Scientifica Biologi Senza Frontiere”, dal Centro Biomedico e Nutrizionale “Health Center” assieme all’Associazione "Nutrizionisti senza frontiere", con il Patrocinio del ministero della Salute. Quest’anno molto importante ha commemorato il 70° anniversario della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l’agricoltura) fondata nel 1945, il cui intento è quello di aiutare ad accrescere i livelli di nutrizione, aumentare la produttività agricola, migliorare la vita delle popolazioni rurali e contribuire alla crescita economica mondiale. La Giornata Mondiale dell’Alimentazione,
celebrata per la prima volta il 16 ottobre del 1981, organizzata dalla FAO con lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema della fame e malnutrizione nel mondo. I temi trattati durante il convegno hanno permesso ai presenti di riflettere sugli attuali modelli di consumo alimentare, la tutela delle risorse naturali e della biodiversità, la garanzia della sicurezza alimentare e la qualità della vita, per contrastare lo spreco alimentare. Il Dott. Giovanni Misasi, Presidente dell’Associazione Scientifica Biologi Senza Frontiere ed il Dott. Ennio Avolio, Responsabile del settore Nutrizione del Centro Health Center hanno introdotto l’evento ringraziando tutti i partecipanti e gli ospiti presenti al convegno, l’Onorevole Giuseppe Graziano, Consigliere Segretario – Questore del Consiglio Regionale Calabria e il Prof. Giovanni Sindona, Direttore del Dipartimento di Chimica e Tecnologie Chimiche dell’Università della Calabria. ||
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LA VOCE DEI BIOLOGI
Durante l’evento, coordinato dal Dott. Corrado Rossi, Manager in Green Economy e Dieta Mediterranea sono intervenuti relazionando sugli argomenti della giornata il Dott. Francesco Pungitore, Dottore in filosofia e giornalista professionista, nonché Direttore responsabile della testata online Essere & Pensiero; la Dott.ssa Armida Incorvaia, Maria Grazia Felice e la Dott.ssa Giovanna Basile, Biologhe Nutrizioniste dell’Associazione Scientifica Biologi Senza Frontiere. Dall’incontro è emerso che oltre un terzo del cibo prodotto nel pianeta si spreca, allo stesso tempo, però sarebbe necessario aumentare la stessa produzione del 60-70% per soddisfare le esigenze del pianeta: un paradosso eliminabile attraverso uno stile alimentare più consapevole e un riavvicinamento alla Dieta Mediterranea. La Dieta Mediterranea rappresenta un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, includendo le colture, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione e, in particolare, il consumo di cibo. Essa promuove l'interazione sociale, poiché il pasto in comune è alla base dei costumi sociali e delle festività condivise da una data comunità, e ha dato luogo a un notevole corpus di conoscenze, canzoni, massime, racconti e leggende.
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Garantisce inoltre il rispetto per il territorio e la biodiversità, la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all'agricoltura nelle comunità del Mediterraneo. Descritta negli anni ’50 per la prima volta da Ancel Keys ( ricercatore americano), la dieta mediterranea è salubre ma anche sostenibile, qualità che hanno portato l’Unesco a riconoscerla nel 2010 come patrimonio intangibile dell’umanità. I benefici della Dieta Mediterranea per la salute, la qualità e la durata della vita sono legati alla composizione dei suoi alimenti caratteristici, che sono prevalentemente di origine vegetale e cereali integrali, nonché al loro consumo diversificato e bilanciato. Sulla base dei principi della dieta mediterranea, citati si sono integrati negli ultimi anni nuovi concetti, frutto di scoperte recenti in ambito endocrino e si è deciso di associare i concetti base di questo regime alimentare alle nuove evidenze scientifiche, in ambito di crononutrizione ed endocrinologia dietetica, portando alla produzione della dieta MEMO. Con il termine dieta “MEMO” si definisce la classica dieta mediterranea, rivisitata in chiave moderna, sulla base di nuovi risvolti scientifici. Tra i principi della dieta MEMO ritroviamo la stagionalità e la territorialità, sinonimo di sostenibilità, tutela della salute e dell’ambiente.
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LA VOCE DEI BIOLOGI
I prodotti di stagione, oltre ad avere gusti e profumi più intensi e gradevoli, hanno avuto il tempo e la forza di sintetizzare i principi nutritivi che li rendono indispensabili all’organismo, perché ci sono le condizioni favorevoli che lo permettono, quindi mangiarli ha un senso. Consumare prodotti di stagione, insomma, è un modo per salvaguardare la propria salute e l’ambiente. Bisogna preferire prodotti locali, prodotti a km O che coprono un range di 70 km, perché si riduce l’emissione di CO2, di inquinanti, in più il tempo che intercorre dalla raccolta di questi prodotti, fino ad arrivare nelle nostre case è più breve, quindi vi è una maggiore conservazione delle proprietà nutrizionali. Preferire la cosiddetta Filiera corta con il vantaggio di: ridurre lo spreco di energia e l'inquinamento prodotti dal trasporto; conoscere direttamente e sostenere i piccoli produttori che sappiamo essere rispettosi dell'uomo, degli animali e dell'ambiente, piuttosto che le multinazionali dell'industria alimentare. In questo modo possiamo contribuire ad alimentare un'economia
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a servizio delle persone piuttosto che un sistema in cui le persone sono ridotte a strumenti dell’economia. Possiamo notare come si può creare un circolo virtuoso e contribuire alla tutela della salute, dell’ambiente e di conseguenza portare ad un miglioramento della qualità della vita per l’intero pianeta. Di fondamentale importanza risulta quindi educare e conoscere i vantaggi che si possono trarre nel seguire la stagionalità, perché come possiamo vedere sono moltissimi. Salvare il pianeta e combattere lo spreco alimentare e le sue conseguenze ambientali dovrebbe essere obiettivo di tutti, ma anche incoraggiare le persone, a livello globale, ad agire contro questi problemi. Il convegno si è concluso con un salotto interattivo tenuto dal Dott. Claudio Pecorella, Biologo Nutrizionista, Ennio Avolio e Emanuele Manes, Nutrizionista, dove è stato possibile porre domande ed esporre la propria opinione riguardo i temi trattati, seguito infine da un buffet offerto dalla Famiglia Barbieri. ||
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SENIOR EXPO 2015
Dott.ssa Giovanna Basile, Biologa Nutrizionista
Presso l’Hotel Europa, nel cuore della città di Rende, il 23, 24 e 25 ottobre si è tenuta la II edizione firmata “Senior & junior expo 2015, manifestazione rivolta ai senior e alle famiglie ricca di appuntamenti, incontri, dibattiti, degustazioni e momenti ludici. Un evento per riflettere e sensibilizzare sui temi della terza età, della famiglia e del rispetto per la vita e per la salute che mira inoltre all'inclusione sociale e a sostenere la divulgazione medico scientifica. Si riconfermano al fianco dell'evento: ASP, INRCA, UNICAL, UNi Magna Graecia, Simmas, Slow Food al quale si sono aggiunti la ASSAPLI e il CONI che, insieme all’ Associazione Benessere bambino della Dott.ssa Chiara Lolly hanno curato il salone Junior. Giorno 23 Ottobre a presiedere il taglio del nastro, all’inaugurazione dell’evento, l’assessore comunale Ida Bozzo, l’assessore Regionale Calabria al Welfare e Politiche Giovani Servizi Sociali Federica Roccisano,
il Sindaco di Rende Marcello Manna, il Presidente della Provincia e Sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, il Consigliere Nazionale dei Biologi e Presidente dell’Associazione Scientifica Biologi Senza Frontiere il Dott. Giovanni Misasi, il Presidente Nazionale Senior Italia Federanziani Roberto Messina e Maria Brunella Stancato, Presidente FederAnziani Calabria. Una nuova edizione, dunque, ricca di novità illustrate da Maria Brunella Stancato, Pres. Ass. Volare a S. Stefano di Rende Pres. Federanziani Calabria nonché ideatrice dell’evento: “Ho scelto di realizzare questa manifestazione con lo scopo di porre al centro dell’attenzione la popolazione della terza età; è importante che dimostrino il loro valore e la loro voglia di essere partecipi all’interno di una società civile che considera i senior in maniera diversa rispetto al passato e li vuole valorizzare. ||
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Ulteriore contributo scientifico è stato dato dall’Associazione Scientifica Biologi Senza Frontiere che nella giornata del 24 Ottobre ha presentato un convegno su: Sarcopenia e Nutrizione, in cui sono stati illustrati gli aspetti generali di questa condizione fisiologica che insorge generalmente attorno ai 50 anni, le implicazioni nell’anziano e l’approccio nutrizionale nella prevenzione della stessa. Inoltre i presenti sono stati invitati a sottoporsi a diversi test per valutare l’eventuale stato e grado di sarcopenia, quali: rilevazione di dati antropometrici, Handgrip strenght (forza del braccio), Gait speed (funzionalità motoria) e valutazione Bioimpedenziometrica ( massa muscolare). Il Dott. Giovani Misasi, Consigliere Nazionale dei Biologi di Cosenza nonché Presidente dell’Associazione Scientifica Biologi Senza Frontiere, sposa a pieno la causa di promozione di uno stile di vita sano e corretto rivolto specialmente a quella fascia di popolazione più adulta: “Gli anziani sono la memoria storica di un paese, ragion per cui l’Ordine Nazionale dei Biologi ha stilato un protocollo d’intesa a livello Nazionale volto a salvaguardare e tutelare il diritto alla salute degli anziani”.
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Tra le altre novità di quest’anno, indetto un concorso fotografico in cui il miglior “selfie nonno&nipote” si aggiudicherà un premio. Diversi i comuni coinvolti e che si sono resi disponibili per supportare i centri associativi presenti all’interno degli stessi: Castrolibero, Acquappesa, Fuscaldo, San Vincenzo la Costa, Aprigliano, Rossano, Corigliano, Conflenti, Trebisacce, Mormanno, Cropalati, Castrovillari, Piane Crati, San Mauro Marchesato,Rota Greca, Parenti, Trenta, Rende. La manifestazione nasce dunque con l’intento di creare uno spazio di incontro e un momento ricreativo dedicato a senior e famiglie all’insegna del divertimento, del relax ma soprattutto della prevenzione della salute fisica e mentale atta a responsabilizzare la terza età su un processo di invecchiamento attivo, a dispetto dell’immagine di disfacimento che molto spesso si ha dell’anziano. L’evento inoltre mira a far emergere le eccellenze del territorio, sia che possano offrire soluzioni, consigli, risposte legate a tematiche della salute ma specialmente per invitare i cittadini e le persone ad adottare corretti stili di vita per migliorare principalmente la loro qualità di vita.
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La terra ai giovani Venerdì 30 ottobre 2015 si è svolto, a Serra Pedace, presso la gremita sala polifunzionale, un pubblico incontro sulla proposta di legge “La Terra ai giovani” per quanto riguarda la dismissione e la locazione dei terreni agricoli abbandonati ed incolti di proprietà della Regione Calabria. Questo dibattito, su un tema così importante ed attuale quale appunto l’occupazione giovanile, è stato organizzato dall’Associazione politico-culturale “Progetto Presila”. Il ruolo di moderatore è spettato al prof. Cesare Pitto. Erano presenti il Sindaco del Comune di Serra Pedace, l’avv. Andrea Parise, la Presidente sella suddetta associazione, la dott.ssa Francesca Pisani, il Presidente dell’ASBSF, il dott. Giovanni Misasi, l’on. Franco Laratta, consigliere Ismea. A concludere è stato, invece, l’on. Carlo Guccione, primo firmatario della proposta di legge insieme ad altri consiglieri regionali. Guccione, come del resto tutti gli altri relatori, hanno sottolineato l’importanza e la rilevanza del progetto. Far ripartire il settore agricolo e favorire l’ingresso dei giovani nel comparto agricolo, quindi garantire il continuo ricambio generazionale, permetterebbe di far decollare l’intera economia regionale
Del resto, in una regione come la nostra, dalla vocazione prettamente agricola e turistica, sarebbe sconsiderato non puntare sull’agricoltura nonché, per esempio, sull’olivicoltura, sull’agrumicoltura, sulla zootecnia, etc. L’idea è quella, non solo di dare la possibilità ai giovani calabresi di fare impresa e/o potenziare eventualmente quelle già presenti sul territorio, bensì di rilanciare le filiere puntando sull’innovazione, sulla ricerca scientifica, favorendo l’accesso al credito, valorizzando i prodotti tipici calabresi, rendendo competitive le nostre aziende non solo sul mercato nazionale ma anche su quelli internazionali. Diversi spunti di riflessione sono stati forniti anche dal dott. Misasi che nel suo intervento ha evidenziato l’importante lavoro svolto, quotidianamente, dall’Associazione Scientifica Biologi Senza Frontiere che sta portando avanti una serie di ambiziosi progetti che mirano appunto a favorire l’occupazione giovanile sempre però nel rispetto dell’ambiente, avvalendosi della ricerca e dell’innovazione tecnologica e valorizzando le eccellenze locali.
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