OTTOBRE 2015
ANNO II, N.13
LA VOCE DEI BIOLOGI COMMISSIONE GIOVANI BIOLOGI
DELEGAZIONECSONB@GMAIL.COM
La voce dei biologi ottobre 2015 anno ii, n.13 direttore e responsabile scientifico dott. giovanni misasi
LA VOCE DEI BIOLOGI
redazione - commissione giovani biologi Gloria Maria Barraco, Dina Basile, giovanna basile, Antonio Benenati, Barbara Ciccarelli, Santa Costanzo, Egilda Cupelli, Gabriella D’Alessandro, Davide De Cicco, Raffaella De Prezi, Anna De Rose, Jessica Falcone, Valerio Fontanella, Federica filice,Valentina Filice, Francesca Gallo, Teresa Gallo, Mariacarmela Guerrera, Armida Incorvaia, Maria Costanza Mangone, Maria Grazia Minervini, Serena Oliveto, Claudio Pecorella, Francesca Pisani, Valentina Pometti, Mario Ritacco, Rosaria Sansone, Massimo Sdanganelli, Isabella Solimeno, Ersilia Spallato, Livia Suriano, Maria Grazia Tripodi. Progetto grafico francesca gallo francescagallo@outlook.com
lavocedeibiologi@associazionescientificabiologisenzafrontiere.it
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Sinergie tra Territorio e Benessere
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Educarsi al Ben........essere
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Valutazione stato nutrizionale e composizione corporea
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Nutrizione e supplementazione negli sport di squadra
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Nutrizione e supplementazione negli sport di endurance
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I filetti di orata
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Biodiversità
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Inquinamento
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Esposizione al piombo
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Energia solare dalle alghe
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Canapa può
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Riunione società giovanili
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Food for World
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Convegno Gift
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Corso di igiene alimentare
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SINERGIE TRA TERRITORIO E BENESSERE ALIMENTAZIONE E SPORT: ESPERIENZE E PRATICA Un'intera giornata dedicata al tema dello sport, per affrontare in maniera organica e completa gli aspetti legati all'alimentazione in relazione al mantenimento dello stato di benessere e salute ed al miglioramento della prestazione atletica. I temi trattati sono stati l’alimentazione, il benessere psicologico, il fabbisogno calorico di chi pratica lo sport, la valutazione della composizione corporea e dello stato nutrizionale , la corretta idratazione, la possibile o necessaria integrazione e la complessiva educazione alla salute. Una tavola rotonda a fine convegno tra esperti e sportivi ha aperto un confronto ed ha dato spazio a testimonianze dirette di atleti che praticano a livello amatoriale ed agonistico in discipline impegnative, che hanno raggiunto risultati di rilievo anche con il supporto di una corretta alimentazione concorrendo al miglioramento delle prestazioni atletiche. Sono intervenuti per L’ONB il presidente Dott. E. Calcatelli, il tesoriere e delegato regionale Dott. Pietro Sapia, il delegato nazionale per la nutrizione Dott. Pierluigi Pecoraro; per il CONI il Dott. M. De Simone Presidente Sezione Provinciale di Caserta ed il Dott. Giovanni Misasi – Consigliere del Consiglio Nazionale Biologi e Presidente Associazione “Biologi senza Frontiere”. Ha aperto i lavori la Dott.ssa Gessica Pisanelli, Consigliere del Consiglio Nazionale Biologi e Commissario della delegazione di Caserta.
CASERTA
Riportiamo di seguito una breve sintesi delle relazioni delle due sessioni, quella mattutina moderata dal Dott. Mario Parillo e quella pomeridiana moderata dalla. Dot.ssa Patrizia Zuliani. |
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EDUCARSI AL BEN…..ESSERE: “LA PRESCRIZIONE DELL’ESERCIZIO FISICO” DR. CLAUDIO BRIGANTI: Specialista in Medicina dello Sport, responsabile Centro Medicina dello Sport ASL . Caserta e FMSI CASERTA. E’ noto che l’assenza di esercizio e quindi l’inattività fisica porta di per se stessa ad una graduale perdita di capacità funzionale tant’è che è proprio la sedentarietà ad essere considerata una causa, se non la causa più potente, di inabilità (o di ipoabilità ) Sappiamo che purtroppo il nostro organismo, così come va incontro a una serie si adattamenti che ne aumentano le capacità di performance se sollecitato dall’esercizio fisico, se non sollecitato si adatta ad un livello sempre più basso di capacità funzionale. Se a questo si aggiunge uno stile di vita inadeguato relativamente alle abitudini alimentari lo stesso organismo va incontro ad alterazioni e a malattie. La sedentarietà è un fattore di rischio indipendente e negli USA è responsabile del 12% della mortalità totale e porta il rischio relativo di cardiopatia ischemica a 1,9.In realtà l’esercizio fisico può essere considerato a tutti gli effetti un farmaco, anzi il farmaco ideale, per prevenire le malattie croniche e la morte prematura. L’esercizio fisico (e questo è stato dimostrato ampiamente) infatti possiede tutte le caratteristiche ideali per una medicina: 1) Riduce il rischio di morire prematuramente per tutte le cause 2) Riduce il rischio di morire prematuramente per malattie di cuore 3) Riduce il rischio di sviluppare diabete e se già c’è ne riduce le complicanze
4) Riduce il rischio di sviluppare ipertensione e concorre a ridurre la pressione arteriosa in chi già soffre d’ipertensione 5) Riduce il rischio di sviluppare tumori del colon e del seno 6) Riduce le sensazioni d’ansia e di depressione e promuove il benessere psicologico 7) Aiuta a controllare il peso 8) Aiuta a costruire e mantenere ossa, muscoli ed articolazioni sani 9) Aiuta le persone anziane a diventare più forti e maggiormente in grado di muoversi senza cadere 10) Se ben somministrato è privo di effetti collaterali 11) Permette un notevole risparmio alla comunità per la spesa sanitaria. Anche in ambito di prevenzione secondaria è stato quantificato il beneficio derivante dall’esercizio fisico che riduce 1) il rischio di morte prematura, e il rischio di morte per infarto o per malattie cardiache: soggetti, normali o cardiopatici, in grado di sviluppare dopo l’allenamento una capacità di esercizio di 8 MET (i MET equivale al consumo di 3,5 ml di O2/Kg/min.) presentano un rischio relativo di morte pari a circa il 50% (che si riduce ulteriormente fino a circa un terzo per capacità di 10-13 MET) rispetto a quelli capaci di 3-5 MET
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EDUCARSI AL BEN…..ESSERE: “LA PRESCRIZIONE DELL’ESERCIZIO FISICO”
2) riduce fino al 50%, rischio di sviluppare malattie cardiache riduzione della comparsa di tumori del colon e della mammella 3) riduce fino al 50% il rischio di sviluppare Diabete di tipo 2 4) previene e riduce l’osteoporosi , con diminuzione fino al 50% del rischio di frattura dell’anca nelle donne 5) concorre alla riduzione del peso e del rischio di obesità, con benefici del 50% rispetto a chi ha uno stile di vita sedentario 6) la prevenzione o la riduzione dell’ipertensione di circa 10 mmHg (cioè pari a quella che mediamente si ottiene con un farmaco antipertensivo). Naturalmente anche per questo “farmaco” vale in principio del “primum non nocere” e perciò la eventuale somministrazione in presenza di patologie particolari dovrà farci porre maggiore attenzione sul se e come somministrarlo. Come è dimostrato dai dati statistici la popolazione più difficile da raggiungere è proprio quella di età adulta: per gli adulti, infatti, non è sempre facile trovare tempo libero per fare attività fisica e le attività lavorative, che sono spesso sedentarie, non aiutano certo a mantenere un buon livello di efficienza fisica. Gli effetti benefici sarebbero comunque numerosi, anche limitandosi a fare movimento con tempi e intensità moderati.
Piccoli accorgimenti come fare le scale invece che prendere l’ascensore, o non usare la macchina e andare a piedi, possono già essere utili per incominciare e se diffusi a tutta la popolazione porterebbero ad un miglioramento della “salute pubblica”. Genericamente i livello di esercizio raccomandati sono: 1)Almeno 30 minuti di attività fisica moderata per la maggior parte dei giorni della settimana (45-60 minuti x 3/5 volte a settimana). Sotto questa soglia non vi sarebbe un effetto protettivo, mentre un aumento dei tempi o dell’intensità dovrebbe garantire un effetto protettivo maggiore 2) I 30 minuti non devono essere effettuati possibilmente tutti in una volta 3) Il cammino (almeno 10.000 passi/die) deve avere una intensità sufficiente ad aumentare moderatamente la frequenza cardiaca, per un periodo di 10 minuti o più . Ma per ottenere vantaggi più significativi cioè il miglioramento della “performance” fisica sia per l’individuo che, nel medio - lungo periodo, per la società l’esercizio fisico deve essere personalizzato dopo una attenta valutazione clinico – funzionale da parte di figure professionali che devono avere le conoscenze teoriche per promuoverlo. |
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VALUTAZIONE DELLO STATO NUTRIZIONALE E COMPOSIZIONE CORPOREA IN FUNZIONE DELLO SPORT PRATICATO DR. CLAUDIO PECORELLA: Biologo - Nutrizionista dello Sport Una valutazione accurata dello stato nutrizionale è essenziale per mantenere uno stato di salute ottimale, ottimizzare le prestazioni, la composizione corporea e il recupero dell'atleta. Negli atleti spetti specifici, che differiscono dalla popolazione generale, devono essere considerati come: tipo di sport, specialità o ruolo, programma di allenamento, il calendario competizioni, categoria e obiettivi specifici. La stesura dunque di un piano nutrizionale in una atleta di elite non può prescindere da una attenta valutazione anamnestica seguita da una anamnesi nutrizionale che sia volta a valutare le abitudini alimentari dell’atleta. Ci sono diversi metodi per valutare lo stato nutrizionale di un individuo e spesso risulta utile combinarli tra loro per ottenere una più completa e accurata valutazione. L’esecuzione di una buona valutazione nutrizionale dovrebbe essere basata su un colloquio con l’atleta e non con questionari autosomministrati e interviste semistrutturate.
Particolare attenzione andrà posta alla conoscenza dell’atleta sull’importanza dell’idratazione ai fini del corretto svolgimento dell’attività agonistica e su come un uso smodato di bevande alcoliche possa influenzare negativamente sulla performance. Negli atleti è essenziale una valutazione biochimica dello stato nutrizionale con scadenze precise ai fini dell’idoneità sportiva . La valutazione del dispendio energetico nell’atleta risulta difficile, può essere valutata sia con misurazioni di base come la calorimetria indiretta, sia a riposo che sotto sforzo, che con equazioni di predizione. Il limite di calcolo del dispendio energetico rimane la grande variabilità individuale in relazione al livello di idoneità, abilità, coordinamento, efficienza, adattamento e/o condizioni ambientali, l'intensità o la natura dello sport praticato. Invece è di grande utilità nello Sport la valutazione antropometrica e della composizione corporea utilizzabile, tra l’altro, come specchio fedele di un corretto stato nutrizionale durante tutta la stagione sportiva.
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VALUTAZIONE DELLO STATO NUTRIZIONALE E COMPOSIZIONE CORPOREA IN FUNZIONE DELLO SPORT PRATICATO Risulta intuitivo quanto sia importante avere la possibilità di stimare in modo accurato idratazione, la massa libera dal grasso e quella grassa per poter definire esattamente lo stato di forma di un atleta. Attualmente le metodiche più utilizzate sono la (DEXA) e la (BIVA). Inoltre, dati recenti mostrano come, sia nella fase preparatoria che nella fase competitiva, la BIVA possa essere una metodica pratica e utile a valutare eventuali variazioni dovute a cause individuali, come affaticamento non controllato, sovrallenamento, infortuni muscolari e disidratazione. La valutazione dello Stress Ossidativo completerà un approccio metodologico e metterà nelle migliori condizioni il nutrizionista e lo staff medico di valutare lo stato nutrizionale dell’atleta ed il suo “livello d’infiammazione” indotto dall’attività fisica ad alta intensità e ripetuta nel tempo, permettendo la stesura di un piano nutrizionale e di supplementazione/ integrazione.
L’obiettivo primario sarà la preservazione dello stato di salute dell’atleta, l’ottimizzazione dei rapporti tra massa grassa e massa magra, il mantenimento di un corretto stato d’idratazione e il controllo dello stato infiammatorio; la conseguenza di questo approccio è mettere l’atleta nelle migliori condizioni per esprimere le proprie qualità genetiche e psico-fisiche nella performance, di garantire un buon recupero muscolare dopo lo sforzo, di controllare i livelli di stress e di mantenere durante l’attività una buona lucidità psicofisica
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NUTRIZIONE E SUPPLEMENTAZIONE NEGLI SPORT DI SQUADRA DR. CLAUDIO PECORELLA: Biologo - Nutrizionista dello Sport Generalmente per Sport di Squadra si intendono gli sport a carattere misto aerobici/anaerobici, dove si alternano scatti, movimenti esplosivi e/o di forza a fasi di recupero. Negli di sport di squadra esiste una differenziazione nei ruoli degli atleti, ciascuno con caratteristiche più o meno peculiari in funzione di un obiettivo. La nutrizione, supplementazione e l’eventuale integrazione deve essere personalizzata considerando che gli atleti Top Level affrontano una serie di impegni agonistici di una certa rilevanza che rendono necessaria una corretta programmazione anche della loro alimentazione (alimentazione durante le diverse fasi di allenamento, recovery meal, periodo gara, giorno precedente la gara, pre-gara, razione d’attesa, postgara, recupero). Il tipo di attività fisica, l'intensità, durata e la frequenza degli allenamenti e delle gare avrà un ruolo determinante nella stima del fabbisogno energetico-nutrizionale giornaliero. Vari studi hanno dimostrato che molti atleti d'elite non bevono sufficientemente per soddisfare la perdita di sudore durante l'allenamento. La disidratazione è direttamente correlata alla ridotta capacità di esercizio, maggiore percezione di sforzo, e decremento delle prestazioni mentali e di abilità del gesto atletico.
L’apporto di Carboidrati invece, una volta considerata la "spina dorsale" della nutrizione sportiva, è diventato negli ultimi anni un tema di dibattito e con opinioni divergenti. In molte discipline sportive, bassi livelli di carboidrati sono un fattore determinante per l’affaticamento e riduzione della prestazione. Le esigenze di carboidrati dell'atleta sono strettamente legati alla variazione di carico negli allenamenti di giorno in giorno, i vari microcicli e macrocicli nel calendario, e al diverso livello dell'atleta. Pertanto, il nuovo messaggio è che invece di avere una dieta statica, gli atleti dovrebbero variare il loro apporto di carboidrati secondo gli obiettivi e l'aumentata o diminuita esigenza muscolare. Ci sono evidenze sulla tempistica di assunzione dei nutrienti e che il consumo di carboidrati e proteine dopo l'esercizio può contribuire a ridurre il DOMS (indolenzimento muscolare a insorgenza ritardata) presente nei giocatori in molti sport di squadra (Cockburn et al., 2010). Anche se questo non è un punto di vista sempre condiviso (Pasiakos et al., 2014). Però, c'è un accordo generale che l'ingestione di proteine dopo l'esercizio fisico fornisce supporto per un aumento della sintesi proteica (Pasiakos et al, 2014; Phillips, 2011). |
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NUTRIZIONE E SUPPLEMENTAZIONE NEGLI SPORT DI SQUADRA
Proteine del siero del latte si inseriscono in questo profilo grazie alla presenza di leucina e alla rapida digeribilità, il che spiega la sua popolarità per il recupero post-workout. Ha senso, tuttavia, per ottimizzare il recupero distribuire le proteine nei pasti e spuntini consumati nel corso della giornata soprattutto nelle 24 ore dopo un allenamento intenso. Per molti anni c'è stato un dibattito sul fabbisogno totale di proteine per gli atleti, di sicuro rispetto al sedentario i livelli di assunzione per gli atleti sono più alti e negli sport di squadra sono stati fissati genericamente tra circa 1,2-1,6 g / kg massa corporea al giorno. Nello Sport lo scopo principale dell’uso degli integratori è quello di aiutare gli atleti a mantenere un ottimale stato di salute nell’ottica di prevenire gli infortuni. I supplementi e sports foods, invece, sono utilizzati per tollerare e/o ottimizzare un livello maggiore di allenamento, portando ad un miglioramento del recupero e delle prestazioni fisiche. Spesso per lo sportivo rappresentano una comoda fonte di nutrienti facili da consumare quando in alcuni giorni gli alimenti non sono disponibili o c’è poco tempo per mangiare. Questo è spesso il caso appena prima, durante o dopo una sessione di allenamento. .
Sulla base della letteratura scientifica i supplementi che hanno una solida letteratura si possono elencare facilmente (creatina, proteine, amminoacidi essenziali e ramificati in particolare la leucina, acqua e sport drink, carboidrati nelle diverse forme, caffeina e beta alanina). Tuttavia anche se alcuni nutrienti possono avere scarso valore ergogenico gli stessi possono avere alcuni benefici potenziali per la salute di alcuni atleti. Pertanto, solo perché un nutriente non sembra influire sulle prestazioni e / o allenamento, non significa che non ha possibili benefici per la salute per l’atleta. In definitiva, anche gli atleti di sport di squadra, vanno educati ad una buona e regolare alimentazione qualitativa che rispetti anche la tempistica di assunzione dei nutrienti. Integrare diventa necessario in alcuni casi per evitare carenze nutrizionali e la supplementazione adeguata e supportata dalla letteratura scientifica può aiutare la dieta dell’atleta ad ottimizzare le prestazioni e migliorare il recupero
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NUTRIZIONE E SUPPLEMENTAZIONE NEGLI SPORT DI ENDURANCE DR. DOMENICO DI MATTIA: Biologo - Nutrizionista dello Sport Con il termine Endurance vengono definite quelle attività sportive di lunga durata, effettuate con sforzi submassimali. In queste discipline sportive, la nutrizione e l’integrazione vanno personalizzate a seconda degli impegni agonistici tenendo conto della durata e delle condizioni di esercizio (temperatura esterna, altitudine ecc) rendendo perciò indispensabile una corretta programmazione dell’ alimentazione nelle fasi di allenamento. Il tipo di attività fisica, l'intensità, la durata, la frequenza degli allenamenti e delle gare avrà un ruolo determinante nella stima del fabbisogno energeticonutrizionale giornaliero. Test e studi hanno dimostrato che molti atleti d'elite non bevono sufficientemente per soddisfare la perdita di sudore durante l'allenamento. Il reintegro idrico dopo l’esercizio deve essere pari al 150 % del peso perso durante la prestazione e la reidratazione dovrà protrarsi nelle ore successive allo sforzo. Dal punto di vista nutrizionale, è fondamentale prevenire l’esaurimento delle scorte di glicogeno muscolare, anche se in questo tipo di atleti di alto livello, vi è una forte capacità di risparmio di glicogeno a scapito degli acidi grassi, utilizzati come energia. L’apporto di Carboidrati, considerato un tempo il fulcro della nutrizione sportiva, è oggetto, negli ultimi tempi di dibattito all'interno del quale trovano spazio opinioni divergenti.
Nelle discipline endurance, bassi livelli di carboidrati corrispondono ad aumento dell’affaticamento e alla riduzione della prestazione. Quando si diventa anemici, vanno assunti integratori contenenti ferro, per il tempo necessario a far tornare i valori nella norma che vanno poi mantenuti con un’adeguata alimentazione. Recenti studi hanno dimostrato che l'assunzione di olio di pesce, in particolare EPA e DHA, permette di ridurre lo stato infiammatorio dell’organismo migliorando l’assimilazione del ferro e velocizzando contemporaneamente il recupero. Altri integratori e supplementi utilizzati (con buone evidenze scientifiche) per migliorare la prestazione e ridurre la fatica possono essere oltre agli aminoacidi ramificati e la leucina già menzionata, la beta-alanina, che è un aminoacido precursore della carnosina. L’attività della carnosina è quella di tamponare l’eccessiva quantità di ioni H+ presenti nel muscolo durante l’esercizio (causati dall’accumulo di lattato). La carnosina favorisce la biogenesi mitocondriale nei muscoli scheletrici (Watanabe et al., 2014) e nel cuore (Panneerselvam et al., 2013), con un conseguente e importante incremento di utilizzo dell’ossigeno. |
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NUTRIZIONE E SUPPLEMENTAZIONE N EGLI SPORT DI ENDURANCE
Negli sportivi di endurance si traduce con un incremento del flusso ematico periferico e con un aumento dell’efficienza energetica. (Allgrove J et al, Int J Sport Nutr Exerc Metab, 2011), (Grassi et al. 2015) Anche i flavanoli del cacao, oltre ad essere antiossidanti molto efficaci, aumentano l’espressione della NO sintasi endoteliale (eNOS), favorendo la produzione di NO e quindi la vasodilatazione (Karin et al., 2000). In definitiva, l’atleta di endurance, come tutti gli atleti, vanno educati ad una buona e regolare alimentazione di qualità non solo in prossimità dell’evento agonistico, ma anche nelle fasi di preparazione.
La nutrizione si costruisce programmandola nello sviluppo temporale, esattamente come succede per l’allenamento senza il quale, non si possono ottenere risultati e raggiungere obiettivi fissati. Integrare, diventa necessario nei casi dove la semplice alimentazione non riesce a soddisfare le esigenze nutrizionali (vegani e vegetariani), e in situazioni come trasferte, viaggi, spostamenti nelle quali il recupero psicofisico è molto condizionato e ridotto.
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SINERGIE TRA TERRITORIO E BENESSERE ALIMENTAZIONE E SPORT: ESPERIENZE E PRATICA Al ternine della sessione pomeridiana la tavola rotonda “Dalla teoria alla pratica : atleti agonisti varie discipline” presieduta dal dott. Briganti a cui hanno partecipato la Dott.ssa Laura Rossi,Ricercatrice Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione; Il dott. V. Savino Presidente FIDAL ; l’atleta Borowa Ewa, già nazionale di scherma per il suo paese la Polonia con rilevanti risultati a livello nazionale, europeo e mondiale e poi in Italia, più volte campionessa mondiale individuale e bronzo a squadre di spada ai Campionati del Mondo Maestri di Scherma con l'ultimo risultato conseguito in Germania nel 2015 dove ha vinto il Campionato Europeo; l’atleta Alfredo Tocco, atleta delle Fiamme Oro della Polizia di Stato, pluricampione d'Europa di karate, specialità kata, e vicecampione del mondo juniores, più volte campione italiano e nel 2015 argento a Istanbul ai campionati europei seniores. COMITATO SCIENTIFICO Dott.ssa Gessica Pisanelli Dott.ssa Patrizia Zuliani Dott.ssa M. Pia Mollica Dott. Claudio Briganti Dott.Giovanni Misasi
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FILETTI DI ORATA: VALORI NUTRIZIONALI E PROPRIETA’ fonte: Greenstyle
I filetti di orata sono un alimento, in genere servito come secondo piatto, gustoso e semplice da preparare. Per la delicatezza del gusto, questo pesce si presta a essere condito in diversi modi: ciò lo rende molto apprezzato sia da chi ama i sapori semplici e al naturale, sia da chi preferisce condimenti importati. L’orata, la cui denominazione scientifica è Sparus aurata, è un “pesce osseo” molto diffusa nelle acque del Mar Mediterraneo, dell’Oceano Atlantico orientale, dei mari che toccano le coste italiane e anche nelle acque lagunari vicino alle foci dei fiumi. Si tratta di un pesce di medie dimensioni: di solito sono in vendita esemplari della lunghezza di 25-30 cm e del peso di circa 400 g, tuttavia in natura un esemplare adulto può raggiungere anche i 70 cm. Il nome “orata” è stato attribuito perché l’esemplare ha una caratteristica e ben visibile linea dorata fra gli occhi. L’orata che si acquista fresca nei banchi delle pescherie e dei supermercati della grande distribuzione di solito proviene dagli allevamenti in acquacoltura, particolarmente diffusi in Italia lungo le coste adriatiche.
Più raro è trovare in vendita l’orata “pescata”, più pregiata, soprattutto perché ha carni più magre. Vediamo quali sono le caratteristiche nutrizionali dei filetti di orata a come cucinarli con una ricetta facile e che ne mantenga ed esalti le caratteristiche benefiche. L’orata pescata e di allevamento è un pesce magro, consigliato anche a chi sta seguendo un regime dietetico a scopo dimagrante: una porzione da 100 g apporta in media 135 kcal. I filetti di orata sono una ricca fonte di proteine ad alto valore biologico, ossia ricche di amminoacidi essenziali e di grassi, per la maggior parte monoinsaturi e polinsaturi. Piuttosto contenuto è l’apporto di colesterolo, solo 65 mg in una porzione del peso di 100 g. In merito all’apporto di micronutrienti, i filetti di orata si possono considerare una buona fonte di sali minerali, soprattutto calcio e fosforo, e di vitamine – niacina, PP, e riboflavina e B2 – in particolare.
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COME SERVIRE I FILETTI DI ORATA La carne dell’orata si presta a diverse preparazioni, tuttavia il modo migliore per servire questo pesce è tenere anche conto delle sue caratteristiche nutrizionali. L’orata, infatti, pur essendo un’ottima fonte di proteine, ha carni povere di leucina, uno degli aminoacidi essenziali per la salute del nostro organismo: questo limite può essere integrato con gli altri ingredienti della ricetta. I semi di sesamo, ad esempio, costituiscono una buona fonte di leucina, pertanto i filetti di orata al sesamo sono una preparazione gustosa e salutare. La ricetta per 4 persone: o 4 filetti di orata del peso di 100 g ognuno; o semi di sesamo; o 4 cucchiai di olio extravergine di oliva. Lavate i filetti di orata e ungeteli con un paio di cucchiai di olio extravergine di oliva, quindi passateli nei semi di sesamo. Nel frattempo, mettete in una padella i restanti due cucchiai di olio extravergine di oliva, scaldate leggermente e adagiatevi i filetti ricoperti di semi. Cuocete con il coperchio chiuso, a fuoco medio dieci minuti per lato, sfumando con un cucchiaio di vino bianco secco.
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BIODIVERSITA’: NECESSARI OBIETTIVI PIU’ AMBIZIOSI SECONDO DATI UE fonte: Greenstyle
Secondo l’indagine annuale promossa dalla Commissione UE intitolata Eurobarometer la strategia messa in atto dall’Unione Europea in materia sembra stia dando frutti. Risultati che potrebbero però non essere sufficienti per arrestare la perdita di biodiversità al 2020, così come previsto dagli obiettivi UE UE. Un danno che riguarderebbe anche l’economia continentale secondo gli analisti, nell’ordine del 3% del PIL dell’UE ovvero di circa 450 miliardi di euro all’anno derivati dall’assenza di cibo, aria pulita, acqua e terreni coltivabili. Alla revisione dell’operato dell’UE è stato affiancato un sondaggio condotto tra i cittadini europei in merito alla biodiversità e all’impegno delle istituzioni europee al riguardo. Diffusa è purtroppo la coscienza di questo delicato tema e di cosa rappresenti davvero, appena una percentuale minore dei 28.000 intervistati. Per quanto riguarda i dati nazionali l’89% degli italiani intervistati ritengono che l’Unione Europea sia chiamata a occuparti dei temi legati alla biodiversità al momento della pianificazione dell’investimento di fondi in campo infrastrutturale. Il 90% ritiene invece che maggiore attenzione alla biodiversità e all’ambiente debba essere riservata dal legislatore europeo.
A giustificare tale interesse anche i dati relativi all’occupazione nei siti di interesse di “Natura 2000″, dove risultano occupati 12 milioni di individui nei settori forestale, agricolo, ittico e ricreativo. Località che occupano circa il 20% del territorio UE e il 4% della sua superficie marina. Una maggiore consapevolezza dell’importanza della biodiversitàè il tema portante di un nuovo progetto nel quale è impegnata la Commissione UE: si tratta del TEEB, volto a diffondere e far comprendere l’importanza di tutelare i patrimoni naturali e i valori a essi legati. Secondo quanto ha dichiarato il Commissario responsabile per l’Ambiente, Karmenu Vella: Possiamo trarre numerosi insegnamenti da questa relazione – abbiamo compiuto progressi e ci sono esempi validi da seguire, ma resta tanto da fare per colmare le lacune e raggiungere gli obiettivi in materia di biodiversità all’orizzonte 2020. Non c’è motivo di autocompiacersi – perdere biodiversità significa perdere il nostro sistema di sostegno alla vita. Non possiamo permettercelo, né può permetterselo la nostra economia.
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INQUINAMENTO, WWF: MINACCIA PER I PATRIMONI NATURALI fonte: Greenstyle
A lanciare l’allarme è un recente report stilato dal WWF in collaborazione con Aviva Investors e Investec Asset Management. L’analisi si è concentrata sullo stato di conservazione dei 229 siti naturali tutelati dall’organizzazione internazionale. I dati raccolti dagli ambientalisti nello studio “Safeguarding Outstanding Natural Value” sono allarmanti: circa il 31% dei siti naturali patrimonio dell’umanità è pesantemente danneggiato dall’ inquinamento. A minare l’integrità di barriere coralline, parchi naturali e riserve dal valore inestimabile sono soprattutto la deforestazione, le attività estrattive minerarie e le esplorazioni dell’industria fossile. Secondo il WWF dallo scorso anno il quadro ha subito un rapido peggioramento, con un incremento del 24% dei siti naturali in pericolo. Il rischio è più alto nei Paesi in via di sviluppo dove normative meno rigide e governi instabili consentono spesso alle multinazionali di inquinare impunemente. In Africa 25 patrimoni su 41 sono interessati da attività estrattive. Tra questi figurano grandi parchi ricchi di biodiversità come la riserva Selous in Tanzania, il parco nazionale del Virunga in Congo e il Lago Malawi. In Asia i patrimoni naturali a rischio inquinamento sono 24 su 70, in America Latina 13 su 41. La situazione è meno preoccupante in Europa e in Nord America dove solo 7 siti su 71 sono minacciati dalle attività umane.
In Europa a essere minacciata è una delle aree umide più importanti del Vecchio Continente: il parco nazionale del Coto Donana, situato nel sud della Spagna. L’associazione ambientalista mette in guardia gli investitori invitandoli a non finanziare attività a rischio nelle aree protette che ricoprono appena l’1% del Pianeta. Il WWF lancia poi un appello alla comunità internazionale per tutelare i siti naturali patrimonio dell’umanità, i programmi di tutela sono necessari per preservare aree con flora e fauna uniche e garantire la sopravvivenza delle comunità locali, fondata sul turismo e sulla ricerca. L’associazione ricorda inoltre che nelle aree minacciate dall’industria dei combustibili fossili vivono alcuni degli animali più a rischio estinzione: dai gorilla di montagna agli elefanti africani; dai leopardi delle nevi alle tartarughe marine. Queste specie fanno fatica a ripopolarsi proprio a causa di attività umane invasive, come le estrazioni minerarie e petrolifere e la deforestazione, che disturbano la fauna selvatica privandola dell’habitat e delle fonti di sostentamento. Come dichiarato dall’amministratore delegato del WWF britannico David Nussbaum: L’umanità sta andando fino agli angoli più remoti della Terra alla ricerca di risorse naturali come i minerali, il petrolio e il gas che sono sempre più difficili e costose da estrarre. Alcuni dei luoghi più preziosi del mondo oggi sono minacciati da attività industriali devastanti. |
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L'ESPOSIZIONE DELLE DONNE AL PIOMBO PUÒ INFLUIRE SUI NIPOTI fonte: Greenstyle
Esiste già una bibliografia scientifica che dimostra come anche una bassa esposizione a metalli pesanti della madre possa influire sullo sviluppo del feto, ma una recente scoperta ha trovato correlazioni anche con i nipoti. Era già un assunto della scienza il fatto che anche basse esposizioni delle donne, in particolare al piombo, persino precedenti al periodo della gravidanza, influenzano il nascituro, che può assorbire queste sostanze tossiche dalla placenta e depositarle nelle ossa e negli organi. Le concentrazioni registrate nella madre possono inoltre andare a incidere anche sul funzionamento del cervello, in modo tale da portare a problemi di sviluppo durante la crescita e oltre. Dalla Wayne State University di Detroit arriva però la scoperta, pubblicata on line la scorsa settimana su Scientific Reports, che queste influenze riuscirebbero a farsi sentire anche nei nipoti, quindi a distanza di due generazioni. Quello che accade è la variazione della metilazione di alcuni gruppi metile all’interno della catena di DNA, ovvero del legame di questi gruppi con una base azotata. Si tratta di modificazioni epigenetiche, che creano cioè cambiamenti nel fenotipo senza influenzare il genotipo.
Lo studio è stato guidato da Douglas Ruden, professore presso il Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia alla Wayne State University. Con il suo team ha rilevato cambiamenti nella metilazione del DNA in campioni di sangue essiccato anche nei nipoti di madri esposte al piombo. Come egli spiega però: I profili di metilazione del DNA alterato del sangue dei nipoti si sono apparentemente normalizzati durante lo sviluppo postnatale. Inoltre, l’esposizione della linea germinale del feto al piombo, a quanto pare ha diverse conseguenze epigenetiche rispetto all’esposizione acuta durante l’infanzia. I dati provenivano dalla Michigan Neonata Biobank, che contiene campioni essiccati del sangue di tutti i bambini nati in Michigan dal 1984 in poi. Ruden ha spiegato come questa sia la prima volta che viene dimostrata una correlazione che continua al di là delle generazioni e ritiene che la scoperta potrebbe essere interessante anche per l’identificazione di geni che facciano da biomarcatori per valutazioni di altri rischi simili in termini transgenerazionali.
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ENERGIA SOLARE DALLE ALGHE GRAZIE A MICROCELLE FOTOSINTETICHE fonte: Greenstyle
Un’équipe di ricercatori della Concordia University di Montreal in Canada ha messo a punto una nuova tecnologia capace di generare energia verde dalle alghe. Gli scienziati hanno inventato delle microcelle in grado di sfruttare la fotosintesi e la respirazione vegetale per produrre elettricità pulita. L’energia solare secondo i ricercatori è un’alternativa ecologica ed economica ai combustibili fossili responsabili del riscaldamento globale. Ogni ora il sole invia sulla Terra una quantità di energia che potrebbe soddisfare i consumi globali per un anno. Riuscire a sfruttare in modo più efficiente l’enorme potenziale della fonte solare permetterebbe all’umanità di ridurre l’impatto ambientale della produzione energetica, mitigando i cambiamenti climatici. Per conseguire questo obiettivo occorrono nuove tecnologie più economiche ed ecologiche. Le microcelle fotosintetiche sviluppate dai ricercatori canadesi potrebbero soddisfare entrambi i requisiti. I dispositivi energetici sfruttano la fotosintesi e la respirazione delle cellule vegetali, due processi che generano un passaggio di elettroni.
Gli scienziati hanno cercato di catturare gli elettroni rilasciati dalle alghe realizzando una cella fotosintetica composta da un anodo, un catodo e una membrana a scambio protonico. L’anodo composto da ciano batteri trasmette gli elettroni alla superficie dell’elettrodo tramite un agente riducente contenuto nel catodo. Gli elettroni vengono poi estratti grazie a una connessione esterna. li scienziati sperano di riuscire a incrementare ulteriormente le prestazioni della cella energetica riducendo gli spazi tra i due elettrodi nella membrana a scambio protonico e migliorando la struttura del dispositivo. La microcella fotosintetica potrebbe essere impiegata con successo nei dispositivi wireless biomedici e militari, a patto di riuscire a produrre anodi e catodi di dimensioni così ridotte a costi competitivi. I dettagli della sperimentazione sono stati pubblicati sulla rivista specializzata TECHNOLOGY.
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CANAPA PUÒ Dott.ssa Giovanna Basile
Parliamo di “Canapa Può“, prima fiera italiana interamente dedicata alla canapa industriale che si è tenuta a Crotone dal 24 al 27 settembre, organizzata dall’associazione “Il Punto Verde, filiera corta della canapa“, creata dal coltivatore Antonino Chiaramonte che da anni si batte per la reintroduzione della canapa come coltura agroindustriale, nella pratica con la creazione di diversi campi ed iniziative. La fiera ha visto protagoniste diverse aziende che si affacciano al settore sia come coltivatori e produttori che come trasformatori, toccando tutti i diversi settori interessati: dalla bioedilizia all’artigianato passando per le energie rinnovabili, il settore alimentare e la cosmetica. Le quattro giornate sono state divise richiamando quattro parti della pianta di canapa e quattro distinte filiere.
Giovedì 24 alle ore 16:00, Filiera del Fusto “ FIBRA TESSILE”, Workshop organizzato da FILI e TRAME SOLIDALI Associazione di Promozione Sociale partner dell’ATS “TERRE e FILI di CALABRIA”; alle ore 18:00 Convegno organizzato dall’Associazione “IL PUNTO VERDE” in collaborazione con EDILCANAPA. Venerdì 25 alle ore 17:00 Filiera del SEME “ La canapa in ambito SCIENTIFICO e ALIMENTARE”, Convegno organizzato dall’Associazione Scientifica Biologi Senza Frontiere in collaborazione con Health Center Centro Biomedico e Nutrizionale di Cosenza. Sabato 26 alle ore 17:00, Filiera delle FOGLIE e delle INFIORESCENZE “CANNABIS, la cura possibile”, intervento della Dott.ssa Elena Sodano, Ragi Onlus Socio Sanitaria. Per concludere, domenica 27 alle ore 17:00 Filiera delle RADICI “ La CANAPA tra Fitodepurazione e Bio-Risanamento” a cura del Dott. Francesco Santopolo, agronomo Ricercatore. ||
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All’interno del PalaMilone, oltre all’esposizione dei vari stand è stato possibile assistere a diversi convegni e dibattiti che hanno visto protagonisti gli esperti del settore. A tal proposito non poteva mancare la professionalità “ dell’Associazione Scientifica Biologi Senza Frontiere” e del Centro Biomedico e Nutrizionale “Health Center” di Cosenza che in occasione della giornata dedicata “all’utilizzo della canapa in ambito scientifico e alimentare” hanno tenuto un convegno illustrando tutti gli utilizzi e le proprietà della canapa, coordinato dal Dott. Corrado Rossi, Manager in Green Economy Dieta Mediterranea e Sostenibilità Ambientale, nonché direttore di “Health Magazine”, rivista scientifica di salute e benessere. Durante il convegno hanno relazionato: la Dott.ssa Maria Grazia Felice, Biologa Nutrizionista, che ha esposto le proprietà nutrizionali dei semi di canapa, mettendo in evidenza i benefici che l’uomo può trarne dal suo utilizzo. Diversi studi infatti dimostrano come l’utilizzo dei semi di canapa apporta acidi grassi essenziali in un ottimale rapporto per l’organismo, riduce il rischio di diabete e migliora il processo metabolico, rinnova i tessuti del corpo, rinforza le difese immunitarie e molto altro; a seguire, la Dott.ssa Giovanna Basile, Responsabile Web Site dell’Associazione Scientifica Biologi Senza frontiere, nonché Biologa Nutrizionista ha ampiamente illustrato le “ caratteristiche nutrizionali dell’olio e della farina di canapa” soffermandosi sui grandi risultati ottenuti in diversi studi grazie all’assunzione dell’olio di canapa. Difatti, molti lavori dimostrano come questo alimento possa agire sia nella prevenzione, sia nel trattamento delle malattie alla cui origine c’è la reazione infiammatoria. Per concludere l’incontro il Dott. Ennio Avolio, Responsabile Settore Nutrizione Health Center Cosenza è intervenuto sugli “effetti della canapa sul Sistema Nervoso Centrale”; e il Dott. Antonio Papalia, Farmacista Consigliere A.Gi.Far.Cosenza su “ La legislazione farmaceutica della canapa”. Gli argomenti trattati hanno suscitato grande interesse e curiosità nei partecipanti al convegno, dimostrato dal fatto che diverse domande sono state poste ai professionisti, che hanno prontamente risposto chiarendo ogni dubbio. La canapa può essere una risorsa illimitata, pulita ed ecosostenibile per la realizzazione di migliaia di prodotti differenti, che in molti settori possono sostituire quelli che oggi vengono creati a partire dalle materie plastiche, fibre di vetro e altri materiali inquinanti. Nel corso della giornata inoltre è stato consegnato il gagliardetto dell’Associazione Scientifica Biologi Senza Frontiere al Presidente dell’Associazione “Il Punto Verde”, Antonino Chiaramonte, con l’intento di stipulare un protocollo di intesa tra le due associazioni, al fine di collaborare al meglio. |
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RIUNIONE DELLE SOCIETÁ DEL SETTORE GIOVANILE E SCOLASTICO
Si è svolta giovedì 8 Ottobre 2015 presso la Sala Convegni dell’Hotel Majorana la riunione delle società del settore giovanile e scolastico. All’evento erano presenti il Dott. Giovanni Misasi, Presidente dell’Associazione Scientifica Biologi Senza Frontiere; il Dott. Claudio Pecorella- Biologo Nutrizionista e Consigliere dell’Associazione Scientifica Biologi Senza Frontiere; il Presidente Regionale FIGC Calabria Saverio Mirarchi e l’Avv. Francesco Ripoli - Delegato Provinciale della FIGC-LND.
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Convegno Gift
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