Amore dispari

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Alta Definizione Gallucci



Divier Nelli

Amore dispari


Divier Nelli Amore dispari ISBN 978-88-6145-621-1 Prima edizione ottobre 2013 ristampa 7 6 5 4 3 2 1 0

anno 2013 2014 2015 2016 2017

© 2013 Carlo Gallucci editore srl - Roma © 2013 Divier Nelli, tramite Nabu International Literary Agency

Il marchio FSC® garantisce che la carta di questo volume contiene cellulosa proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. L’FSC® (Forest Stewardship Council®) è una Organizzazione non governativa internazionale, indipendente e senza scopo di lucro, che include tra i suoi membri gruppi ambientalisti e sociali, comunità indigene, proprietari forestali, industrie che lavorano e commerciano il legno, scienziati e tecnici che operano insieme per migliorare la gestione delle foreste in tutto il mondo. Per maggiori informazioni vai su www.fsc.org e www.fsc-italia.it Tutti i diritti riservati. Senza il consenso scritto dell’editore nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma e da qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, né fotocopiata, registrata o trattata da sistemi di memorizzazione e recupero delle informazioni.

Stampato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso CDC Arti Grafiche srl di Città di Castello (Pg) nel mese di settembre 2013


«Il pericolo non viene da quello che non conosciamo, ma da quello che crediamo sia vero e invece non lo è». Mark Twain


Questa è una storia di fantasia. Ogni riferimento a fatti, persone e luoghi è da considerarsi puramente casuale.


Parte prima



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Forza, guarda da questa parte, in alto. Dài, voltati. Avrebbe voluto urlare quelle parole, sbracciarsi per farsi vedere, ma non riusciva mai a trovare il coraggio necessario. Lo sai che sono qui, alla finestra. Lo fai apposta a ignorarmi. La giovane donna percorse il marciapiede a passo svelto e regolare, fino ad arrestarsi di fronte alla casa bianca e grigia. Ora fruga nella borsetta in cerca delle chiavi, pensò ancora Lorenzo. Non riesce a trovare nulla al primo colpo. Quella scena si ripeteva sempre uguale, come in certi film horror che aveva visto, in cui il protagonista è costretto a rivivere lo stesso avvenimento, compiere le medesime azioni giorno dopo giorno, all’infinito. La donna che gira tre volte la lunga chiave nella serratura blindata; poi spinge all’interno la piccola ancora allacciata al passeggino; lui che abbassa il binocolo nel momento esatto in cui la porta bianca 9


dai battenti dorati si richiude, lasciandosi sfuggire un sospiro. Solo qualche mese prima, quando ancora non poteva sospettare la brutta piega che avrebbero preso gli eventi, gli sarebbe bastato fissarla da lontano perché lei avvertisse l’occhiata e si girasse subito in ogni direzione per cercarlo. E la stessa cosa valeva per lui. Per quasi un anno erano stati come due animali selvatici che fiutavano nell’aria l’uno l’odore dell’altra, due animali che non potevano stare distanti, due animali che… Erano giunti a un tale livello di empatia che un solo sguardo era sufficiente per comunicare, trasmettersi un’intera gamma di emozioni quasi inesprimibili a parole per tutti gli altri esseri umani. Poi le cose erano all’improvviso cambiate. Tutta la sua vita era cambiata. Lorenzo chinò la testa dai corti capelli castani e incurvò le spalle, che aveva più larghe degli adolescenti della sua età, ma non ancora formate come quelle di un uomo. Al ricordo di quei giorni – vicini eppure così lontani – lo aveva assalito una cupa disperazione.

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«Devo finire la versione» «Copiala su Internet» «No, non mi va di uscire» «Dài, Lore, non fare il cazzone» «Ho detto che non mi va» «Ho capito. Sei sempre in paranoia per quella. Fa’ come ti pare. Ciao». Appena chiusa la comunicazione con Antonio, venne il turno di sua madre. Aveva ancora il cordless in mano. «Che fai?» «Studio» «Sicuro?» «Sì». Rispondeva a monosillabi ed era una vera fortuna che non potesse vederlo sbuffare. Perché non mi lascia in pace? si domandava ogni volta. «Devo crederci?» «Sì!» Che palle! Ma sua madre non aveva chiamato solo per quello. Voleva ricordargli che non sarebbe rincasata dopo il lavoro perché doveva incontrarsi con Loriana, faremo un giro per i negozi, poi mangere11


mo una pizza da qualche parte, forse in quel nuovo posto sul lungomare. «In frigo c’è dell’arrosto» aggiunse prima di riat­taccare. «Basta che lo scaldi nel microonde». Lorenzo si guardò bene dal dirle che l’idea di mangiare lo nauseava. Di fronte al cibo provava sempre più spesso un forte senso di repulsione. Questo valeva anche per i dolci, per cui andava pazzo. Con il passare del tempo era come se lo stomaco gli si stesse sigillando, centimetro dopo centimetro. Già in molti gli avevano detto che era dimagrito, compresa l’insegnante di educazione fisica. L’unica a non averlo ancora notato era proprio lei, sua madre, forse perché lo aveva sott’occhio di continuo. Tornò alle Res Gestae di Augusto. Ex quibus deduxi in colonias aut remisi in municipia sua stipendis emeritis millia aliquanto… Si mise a cercare delle parole sul vocabolario di latino. Girava le pagine con lentezza, con fatica, neanche pesassero una tonnellata. Ogni tanto rileggeva una frase e scuoteva la testa con aria rassegnata. Non riusciva a concentrarsi. …plura quam trecenta et iis omnibus agros adsignavi aut pecuniam pro praemis militiae dedi. Dopo un po’ consultò l’orologio: erano le sei meno qualche minuto. L’ennesimo pomeriggio senza concludere nulla. Tanto valeva se uscivo. Mandò mentalmente affanculo il Divi Augusto e le sue imprese, chiuse il quaderno e con una smor12


fia di disgusto lo buttò di lato sul tavolo. Fanculo i professori. Fanculo tutto e tutti! Lorenzo rimase ad ascoltare i rumori familiari che salivano dalla strada al di là del canale che divideva in due la città. Il traffico intenso dell’ora di punta, il clacson di qualche automobilista che andava di fretta. Ogni tanto, il passaggio di un mezzo pesante faceva vibrare i vetri della finestra. Infine andò in camera sua, sedette alla scrivania e accese il portatile. Non gli restava che cercare la versione su Internet, come aveva suggerito Antonio. Finiva sempre allo stesso modo, ogni volta la copiava. Doveva cercare di impararla alla meglio, visto che l’indomani la prof di latino lo avrebbe di sicuro interrogato. Ma immaginarsi la brutta figura che avrebbe fatto davanti alla classe – bisbigli e risatine sommesse alle sue spalle – lo lasciava del tutto indifferente. Quando Lorenzo guardò di nuovo l’orologio, erano le sei e dieci. Ancora venti minuti, pensò. Ancora venti interminabili minuti.

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Nella collana Alta Definizione:

Andrea Emo La voce incomparabile del silenzio Federico Platania Il Dio che fa la mia vendetta Alberto Bellini Niente che sia al suo posto Grazia Verasani Accordi minori Divier Nelli Amore dispari




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