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© Federica Mafucci
Anselmo viene dalla Foresta Amazzonica, ha 12 anni, usa il computer e parla quattro lingue. Precoce? Beh, in fondo è un formichiere, mica un umano qualsiasi come Giuseppe, lo scrittore con cui divide l’appartamento. Il formichiere è anche un gran goloso, a volte diventa timido, ma ha buon senso e un’irresistibile simpatia. Lo frena però il complesso di non portare i pantaloni. Finché un giorno decide di vincerlo ed esce di casa. Da quel momento il mondo si spalanca davanti a lui e a chi gli sta vicino. E tutto diventa nuovo e stupefacente allo sguardo candido e pieno di ironica meraviglia di questo insolito viaggiatore nella società degli uomini. “Una storia che scivola leggera e fa riflettere divertendo” ANGELO GUGLIELMI
ISBN 978-88-6145-711-9
€ 12,00
A SPASSO CON ANSELMO
1965) è uno spirito curioso, come il suo amico formichiere. Ma soprattutto è una tra le voci più brillanti della narrativa italiana. Ha esordito nel 1990, ancora studente, con cinque racconti pubblicati da Pier Vittorio Tondelli. Tra i suoi romanzi: Tutti giù per terra, Brucia la città e Venere in metrò, tradotti in tutto il mondo. Lui, a sua volta, ha tradotto Mark Twain, Francis Scott Fitzgerald e Bret Easton Ellis. A spasso con Anselmo è il suo primo libro con Gallucci.
Giuseppe Culicchia
Giuseppe Culicchia (Torino,
Giuseppe Culicchia A spasso con
“Anch’io, come voi, ho sempre pensato che i formichieri si cibassero esclusivamente di formiche. Poi ho conosciuto Anselmo, e lui mi ha fatto capire che le cose non stanno proprio così. ‘Prova a pensarci’ mi ha spiegato una sera. ‘I cavalieri mangiano solo cavalli? I carpentieri si nutrono soltanto di carpe? E i ferrovieri, che cosa dovrebbero avere al posto della bocca? Un altoforno?’ Il ragionamento filava, non c’era motivo di mettersi a discutere. Poi, in questi anni di convivenza, ho scoperto che tra le tante cucine Anselmo apprezzava più di ogni altra quella siciliana…”
© Federica Mafucci
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Giuseppe Culicchia (Torino, 1965) è uno spirito curioso, come il suo amico formichiere. Ma soprattutto è una tra le voci più brillanti della narrativa italiana. Ha esordito nel 1990, ancora studente, con cinque racconti pubblicati da Pier Vittorio Tondelli. Tra i suoi romanzi: Tutti giù per terra, Brucia la città e Venere in metrò, tradotti in tutto il mondo. Lui, a sua volta, ha tradotto Mark Twain, Francis Scott Fitzgerald e Bret Easton Ellis. A spasso con Anselmo è il suo primo libro con Gallucci.
Anselmo viene dalla Foresta Amazzonica, ha 12 anni, usa il computer e parla quattro lingue. Precoce? Beh, in fondo è un formichiere, mica un umano qualsiasi come Giuseppe, lo scrittore con cui divide l’appartamento. Il formichiere è anche un gran goloso, a volte diventa timido, ma ha buon senso e un’irresistibile simpatia. Lo frena però il complesso di non portare i pantaloni. Finché un giorno decide di vincerlo ed esce di casa. Da quel momento il mondo si spalanca davanti a lui e a chi gli sta vicino. E tutto diventa nuovo e stupefacente allo sguardo candido e pieno di ironica meraviglia di questo insolito viaggiatore nella società degli uomini. “Una storia che scivola leggera e fa riflettere divertendo” ANGELO GUGLIELMI
ISBN 978-88-6145-711-9
€ 12,00
“Anch’io, come voi, ho sempre pensato che i formichieri si cibassero esclusivamente di formiche. Poi ho conosciuto Anselmo, e lui mi ha fatto capire che le cose non stanno proprio così. ‘Prova a pensarci’ mi ha spiegato una sera. ‘I cavalieri mangiano solo cavalli? I carpentieri si nutrono soltanto di carpe? E i ferrovieri, che cosa dovrebbero avere al posto della bocca? Un altoforno?’ Il ragionamento filava, non c’era motivo di mettersi a discutere. Poi, in questi anni di convivenza, ho scoperto che tra le tante cucine Anselmo apprezzava più di ogni altra quella siciliana…”
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UAO Universale d’Avventure e d’Osservazioni serie agile
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Giuseppe Culicchia
A spasso con Anselmo disegni dell’autore
© Federica Mafucci
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Giuseppe Culicchia (Torino, 1965) è uno spirito curioso, come il suo amico formichiere. Ma soprattutto è una tra le voci più brillanti della narrativa italiana. Ha esordito nel 1990, ancora studente, con cinque racconti pubblicati da Pier Vittorio Tondelli. Tra i suoi romanzi: Tutti giù per terra, Brucia la città e Venere in metrò, tradotti in tutto il mondo. Lui, a sua volta, ha tradotto Mark Twain, Francis Scott Fitzgerald e Bret Easton Ellis. Il mio amico Anselmo è il suo primo libro con Gallucci.
Giuseppe Culicchia A spasso con Anselmo disegni dell’autore ISBN 978-88-6145-711-9 Prima edizione rinnovata luglio 2014 Pubblicato per la prima volta nel 2001 ristampa 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2018 2017 2016 2015 2014 © 2014 Carlo Gallucci editore srl - Roma galluccieditore.com Il marchio FSC® garantisce che la carta di questo volume contiene cellulosa proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. L’FSC® (Forest Stewardship Council®) è una Organizzazione non governativa internazionale, indipendente e senza scopo di lucro, che include tra i suoi membri gruppi ambientalisti e sociali, comunità indigene, proprietari forestali, industrie che lavorano e commerciano il legno, scienziati e tecnici che operano insieme per migliorare la gestione delle foreste in tutto il mondo. Per maggiori informazioni vai su www.fsc.org e www.fsc-italia.it Il bilancio dell’anidride carbonica generata da questo libro è uguale a zero. Le emissioni di CO2 prodotte per la realizzazione del volume, infatti, sono state calcolate da NatureOffice e compensate con progetti di rimboschimento, realizzati anch’essi da NatureOffice e finanziati in proporzione dall’editore. NatureOffice è una società di consulenza che studia e sviluppa strategie sostenibili per la salvaguardia del clima su base volontaria. È attiva in Europa e nel Nord e Sud America. Per saperne di più visita il sito www.natureoffice.com Tutti i diritti riservati. Senza il consenso scritto dell’editore nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma e da qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, né fotocopiata, registrata o trattata da sistemi di memorizzazione e recupero delle informazioni.
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a Babilla
‌E se tu scruterai a lungo dentro un formichiere, anche il formichiere scruterà a lungo dentro di te. Friedrich Nietzsche, Frammenti apocrifi
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d Grazie a chi sa e a Walter, Ada, Pier Vittorio, Papà. Un ringraziamento particolare a Gabriele Ferraris, che su “TorinoSette”, settimanale con cui esce il supplemento quotidiano “La Stampa”, ha ospitato i primi vagiti di Anselmo.
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Ferragosto
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erragosto è l’unico giorno della settimana, anzi del mese, anzi dell’anno, in cui il mio amico formichiere Anselmo e io usciamo insieme di casa. Dondolandoci lentamente (lui sostiene di avere imparato da me, io sono certo di essere stato influenzato da lui) ci concediamo quelle passeggiate che altrimenti, a causa della sua timidezza, non riusciamo mai a fare. «Hai presente come mi guarderebbe, la gente, per strada?» protesta quando cerco di convincerlo a prendere una boccata d’aria nei giorni normali. Anselmo è molto timido. Di solito preferisce inforcare i suoi occhiali, infilarsi le pantofole e leggere qualcosa, piuttosto che fare quattro passi in centro. «In quanto formichiere» afferma lui «mi sentirei a disagio». Devo ammettere che questa sua ritrosia a mostrarsi in pubblico di tanto in tanto mi dà un po’ fastidio. «Anselmo» gli dico «fregatene una buona volta e andiamo a prendere un gelato. In fin dei conti sei un formi5
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chiere educato e simpatico. Parli quattro lingue e hai una laurea in filosofia. E in vita tua non hai mai fatto nulla di cui ti debba vergognare». Ma insistere è inutile. Non c’è niente da fare. «Aspetterò Ferragosto» mi ripete ogni volta. Poi, finalmente, Ferragosto arriva. E, anche se lui cerca in tutti i modi di dissimularlo, all’idea di mettere il naso fuori di casa Anselmo si emoziona come un bambino. Già solo per lavarsi, pettinarsi, profumarsi e scegliere nel-
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l’armadio che cosa indossare, impiega in media non meno di sei ore. Tutti gli anni lo sento alzarsi alle quattro del mattino in maniera da essere pronto per le dieci. Prima di avventurarsi giù per le scale, controlla e ricontrolla davanti allo specchio del bagno se la camicia è adatta alla giacca e le calze sono intonate alla cravatta. I pantaloni, malgrado tutti gli sforzi, non riesce a infilarseli. Ma tanto è un formichiere, e tutto sommato non importa. Per le dieci comunque si esce. E siccome è Ferragosto e fuori le strade sono deserte Anselmo si sente perfettamente a suo agio. Le zampe anteriori dietro la schiena, fischietta felice, e si diverte a sciabolare a colpi di lingua i piccioni di passaggio (non li sopporta proprio: «Trovo che siano degli animali assai sporchi e maleducati» sostiene. «Hai mai visto un formichiere fare la cacca in testa a qualcuno?») Insieme andiamo a zonzo per vie e piazze. Poi, verso mezzogiorno, come ogni Ferragosto ci sediamo su una panchina dei giardini pubblici e pranziamo. Io, con due o tre panini. Lui, con due o tremila formiche. Da quelle parti, giura il mio amico, si trovano le migliori di tutta la città.
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Si esce
È
stata dura, ma alla fine l’ho convinto. Dopo lunghissime discussioni, Anselmo (il formichiere con cui da dieci anni a questa parte vivo in un appartamento di quaranta metri quadri nel quale il soggiorno contiene le stanze da letto, che a loro volta contengono la cucina, che a sua volta contiene lo studio, anche se poi il tutto è contenuto nel bagno) mi ha autorizzato a raccontarvi di lui e di me. Ovvero, in due parole, di noi. Prima soltanto in pochi erano a conoscenza della nostra amicizia. Poi ho scritto le righe che avete appena letto a proposito della nostra tradizionale passeggiata di Ferragosto, e naturalmente gliele ho mostrate. Lui si è offeso, tenendomi il muso a colazione, pranzo e cena per parecchi giorni. Un formichiere che ti tiene il muso fa sempre una certa impressione, credetemi. E nel vederlo così abbattuto (non andava più nemmeno a caccia di formiche tra le piante del soggiorno o sui due balconi, se ne stava tutto il tempo in pigiama e trascurava persino di lavarsi, lui che è un maniaco dell’igie8
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ne e che vivrebbe sempre sotto la doccia) mi sono davvero sentito in colpa. Così l’altra sera ho aspettato che finisse di guardare E.R. – Medici in prima linea accovacciato sulla sedia a dondolo dell’Ikea davanti al televisore, e gli ho parlato. «Anselmo, ci conosciamo da dieci anni ormai, e da dieci anni non esci di casa, convinto come sei che, se lo facessi, tutti per strada ti guarderebbero. Adesso però ho scritto come passiamo il giorno di Ferragosto, e della tua esistenza è al corrente un mucchio di persone. Perché non ne approfitti per fare una vita normale?» Lui ha continuato a giocare con il telecomando senza dire una parola. Si vedeva benissimo che era ancora offeso per quello che considerava una specie di tradimento. «In fin dei conti, se ci pensi, che cosa c’è di strano nell’essere un formichiere?» gli ho chiesto. Lui allora mi ha risposto: «Niente». Anselmo è sempre un po’ laconico, quando è di cattivo umore. «E che cosa c’è di strano se tu e io viviamo insieme?» gli ho domandato. «Niente» ha ripetuto. «Quindi che problema c’è se, piuttosto che uscire di casa soltanto quando ti senti meno in imbarazzo perché la 9
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città è vuota, vieni con me al supermercato o dal panettiere, o a prendere l’aperitivo da qualche parte, una sera ogni tanto?» A quel punto lui è sbottato: «Facile dirlo, per te. Ti rendi conto che tu almeno te ne vai in giro con i pantaloni? Sai benissimo che io riesco a indossare camicia, giacca e cravatta, mentre i pantaloni proprio non mi entrano». Ora, dovete sapere che questa storia dei pantaloni va avanti da un bel po’. Anselmo adora i blue jeans e ne ha diverse paia, ma non riesce in nessun modo a infilarseli. Dato che lui si è sempre rifiutato di uscire di casa salvo che a Ferragosto, non abbiamo mai potuto entrare insieme in un negozio, di modo che li potesse provare. Così tutte le volte mi tocca comprarglieli da solo, e quando le commesse o i commessi mi chiedono per chi sono, non so mai bene che cosa rispondere. Alla fine sono costretto a dire la verità. «Ecco, sarebbero per un formichiere, ma le cosce mi sembrano troppo strette e il cavallo troppo alto». Dato che a quella risposta segue un silenzio imbarazzato, cerco di sdrammatizzare. «Beh» dico «in fin dei conti esistono i cappotti per cani». Ma non serve granché. Continuano a guardarmi con un’aria turbata. L’altra sera comunque per l’ennesima 10
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Giuseppe Culicchia
© Federica Mafucci
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A SPASSO CON ANSELMO
Giuseppe Culicchia (Torino, 1965) è uno spirito curioso, come il suo amico formichiere. Ma soprattutto è una tra le voci più brillanti della narrativa italiana. Ha esordito nel 1990, ancora studente, con cinque racconti pubblicati da Pier Vittorio Tondelli. Tra i suoi romanzi: Tutti giù per terra, Brucia la città e Venere in metrò, tradotti in tutto il mondo. Lui, a sua volta, ha tradotto Mark Twain, Francis Scott Fitzgerald e Bret Easton Ellis. A spasso con Anselmo è il suo primo libro con Gallucci.
ISBN 978-88-6145-711-9
€ 12,00
Giuseppe Culicchia A spasso con
“Anch’io, come voi, ho sempre pensato che i formichieri si cibassero esclusivamente di formiche. Poi ho conosciuto Anselmo, e lui mi ha fatto capire che le cose non stanno proprio così. ‘Prova a pensarci’ mi ha spiegato una sera. ‘I cavalieri mangiano solo cavalli? I carpentieri si nutrono soltanto di carpe? E i ferrovieri, che cosa dovrebbero avere al posto della bocca? Un altoforno?’ Il ragionamento filava, non c’era motivo di mettersi a discutere. Poi, in questi anni di convivenza, ho scoperto che tra le tante cucine Anselmo apprezzava più di ogni altra quella siciliana…”