Cinema Black Hole

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Ognuno di noi vuole diventare una star, recitare la parte dell’eroe e salvare il mondo.

Ma gli eroi sono finiti: resti solo tu.

E la fine del mondo è vicina.

C’è un’unica speranza: questa missione impossibile.

L’ultima occasione per cambiare il finale.

Ti abbiamo calato nel buio, ma ora è necessario che tu veda la luce.

Avrai diverse vite da vivere.

Ripetiti che è solo un film.

Potrebbe aiutarti a sopravvivere.

Vivi come se non ci fosse un domani.

Impara affinché il domani non abbia mai fine. È ora di avviare il programma.

Preparati a farti travolgere.

Science, Technology, Engineering, Mathematics

L’acronimo (Science, Technology, Engineering and Mathematics) indica l’insieme dei saperi cruciali per l’innovazione e lo sviluppo.

Chiamiamo libri STEM i testi di narrativa o non-fiction pensati per accrescere le conoscenze dei ragazzi in queste discipline e per abbattere lo steccato che in Italia ancora separa la cultura scientifica e quella umanistica.

Christopher Edge

Cinema Black Hole traduzione dall’inglese di Giovanna Scocchera

dello stesso autore:

La lunga notte di Charlie Noon

Le vite infinite di Maia

Aida nell’Escape Room

ISBN 979-12-221-0466-9

Prima edizione italiana agosto 2024

ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

anno 2028 2027 2026 2025 2024

© 2024 Carlo Gallucci editore srl – Roma

Titolo dell’edizione originale inglese:

Black Hole Cinema Club

Pubblicato in accordo con Nosy Crow Ltd

Testi © Christopher Edge, 2024

Copertina e disegni in apertura dei capitoli © David Dean, 2024

Gallucci e il logo sono marchi registrati

Se non riesci a procurarti un nostro titolo in libreria, ordinalo su:

galluccieditore.com

Il marchio FSC® garantisce che questo volume è realizzato con carta proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile e da altre fonti controllate, secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. L’FSC® (Forest Stewardship Council®) è una Organizzazione non governativa internazionale, indipendente e senza scopo di lucro, che include tra i suoi membri gruppi ambientalisti e sociali, proprietari forestali, industrie che lavorano e commerciano il legno, scienziati e tecnici che operano insieme per migliorare la gestione delle foreste in tutto il mondo. Per maggiori informazioni vai su https://ic.fsc.org/en e https://it.fsc.org/it-it

Tutti i diritti riservati. Senza il consenso scritto dell’editore nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma e da qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, né fotocopiata, registrata o trattata da sistemi di memorizzazione e recupero delle informazioni.

Christopher Edge Cinema Black Hole

traduzione di Giovanna Scocchera

A Chrissie, Alex e Josie

“…la velocità della luce, quella materia baluginante di cui è fatto il cinema, è l’unica costante universale”

Mark Cousins, La storia

del cinema

L’appuntamento è al Black Hole. Io sono in anticipo di cinque minuti, Ash invece è già lì, all’ombra della pensilina del cinema. Le lettere rosse che campeggiano vivaci tra il bianco e nero delle righe orizzontali dell’insegna mi ricordano ciò che ci attende all’interno.

CINEMA BLACK HOLE

SABATO 25 GIUGNO – ORE 11

MARATONA NON-STOP

Un tempo l’insegna recitava “CINEMA BLACK HILL”, ma la “I” di “HILL” è caduta anni fa, e il resto è opera di

un graffitaro che aveva voglia di divertirsi ed evidentemente non soffriva di vertigini. Adesso tutti lo chiamano il Black Hole, compresi i nuovi proprietari.

Ash mi saluta dandomi il cinque mentre mi lascio la luce del sole alle spalle.

«Puntuale come sempre, Lucas» dice. «Ce li hai i biglietti?»

Infilo la mano nella tasca posteriore e tiro fuori tre biglietti. Su ognuno sono stampate le stesse parole affisse in cima all’insegna:

CINEMA BLACK HOLE

INGRESSO SINGOLO

«Dov’è Finn?» chiedo.

«È già entrato a saccheggiare il bar» risponde Ash.

«Dice che non vuole commettere lo stesso errore della volta scorsa».

Sorrido. La prima regola del Black Hole è: portare scorte a sufficienza. L’ultima volta hanno proiettato uno dopo l’altro tutti i film della saga di Star Wars, e prima

che L’Impero colpisce ancora giungesse al termine, Finn aveva già esaurito tutti i suoi viveri. Quando siamo usciti dal cinema si era fatto buio e Finn aveva ormai accumulato un bel debito con noi per tutto il cibo che gli avevamo “prestato”. Quindi stavolta offre lui.

Ash mi sfila un biglietto dalle dita e si dirige verso l’ingresso. Come al solito è vestito di nero dalla testa ai piedi – felpa, pantaloni cargo e scarpe da ginnastica – e mentre lo seguo intravedo il nostro riflesso sul vetro fumé delle porte. Per un attimo Ash è incorniciato da una delle finestre a oblò, e il suo fisico atletico assomiglia a quello di James Bond. Poi spinge la porta e il suo riflesso scivola via mentre noi entriamo nel cinema.

L’atrio è inondato di luce, un luminosità al neon che mi fa correre un brivido euforico lungo la schiena. Sulla destra, uno schermo enorme occupa la metà superiore della parete. Sul display scorrono i trailer: scene adrenaliniche che si susseguono rapide in un turbinio di astronavi, inseguimenti d’auto ed esplosioni a catena. Sotto lo schermo è posizionata una fila di sportelli automatici, ma non c’è nessuno in coda per comprare biglietti all’ultimo minuto. In effetti, l’atrio appare deserto. La lucida distesa del pavimento a piastrelle geometriche riflette il verde e poi il rosso delle luci a LED che dominano dall’alto.

Scuoto la testa. Ogni volta che veniamo al Black Hole è sempre la stessa storia. Questo posto dovrebbe rappresentare il futuro del cinema – ogni schermo è dotato di tecnologia all’avanguardia – ma a quanto pare oggi molta gente preferisce guardare i film a casa. Proprio non capisco perché. Penso che ci sia qualcosa di magico nelle proiezioni sul grande schermo.

«Ehi, gente!»

Al richiamo squillante di Finn, ci giriamo e lo vediamo davanti al chiosco self-service. Proprio come gli sportelli della biglietteria, qui anche il bar è completamente automatico. Finn regge tra le braccia tre sacchetti di carta a strisce bianche e rosse, e l’insegna al neon sopra la sua testa descrive esattamente ciò che contengono.

SNACK E BIBITE

Io e Ash facciamo a gara per raggiungerlo, entrambi impazienti di reclamare la nostra parte di bottino.

«Ve l’avevo detto che mi sarei fatto perdonare, no?» dice Finn sorridendo mentre mi consegna un sacchetto. Ash ha già iniziato a frugare nel suo. Io sbircio dentro e vedo pop-corn, nachos, barrette di cioccolato e pa-

tatine, e c’è anche un bel bicchierone di Coca-Cola per mandare giù tutto quanto.

«Dolce, salato, burroso, croccante e frizzante» elenco, passando in rassegna i singoli acquisti. «A quanto pare hai coperto tutti i principali gruppi alimentari»

«Comunque stavolta non comincerò subito a mangiare» dichiara Finn toccandosi la pancia coperta da una maglietta di Tomb Raider. «Per riuscire a regolarmi ho fatto una colazione doppia»

«La mia colazione invece è questa qui» risponde Ash, prendendo una manciata di pop-corn e ficcandoseli in bocca. Mentre sgranocchia indica il display che mostra gli orari degli spettacoli. Oggi è in programma un’unica proiezione.

SALA 1

MARATONA NON-STOP (4D)

ORE 11

«Che significa 4D?» chiede Ash con la bocca piena di pop-corn.

«Mi sembra di averlo letto online» risponde Finn con un sorriso che si fa ancora più grande. «Hai presente gli occhiali 3D? Be’, dimenticateli: il cinema in 4D ha tutta

un’altra dimensione in più. Immersiva. Interattiva. Iperreale. A quanto pare, quando guardi un film in 4D ti sembra di esserci dentro».

Abbasso lo sguardo sul mio orologio e vedo che la lancetta dei minuti si sta avvicinando all’orario di inizio.

«Promette bene». Consegno a Finn il biglietto e mi giro verso le scale che portano agli schermi. «Però dobbiamo sbrigarci. Il primo film inizia tra poco».

La particolarità delle maratone al Black Hole è che non sai mai che cosa proietteranno. Potrebbe essere l’ultimo campione d’incassi della Marvel o un classico intramontabile come E.T.: ogni film è scelto appositamente secondo un tema prestabilito, che però si scopre solo quando si è seduti in sala. Ash dice che è un’astuta strategia di marketing, perché a quel punto è troppo tardi per reclamare.

«Secondo voi, che cosa daranno oggi?» chiede Finn camminando al passo con me.

«Non saprei» rispondo, alzando di nuovo gli occhi verso i trailer sul maxischermo mentre attraversiamo l’atrio. «Fantascienza e supereroi ci sono già stati, quindi escluderei viaggi nel tempo, esplorazioni spaziali e multiverso»

«Be’, io sono in vena di un po’ di horror» si intromette Ash, barcollando con le braccia allungate in avanti a

mo’ di zombi. «Non c’è niente di meglio di un bel film di mostri».

Sotto i nostri piedi le piastrelle si accendono creando diversi motivi colorati, come a volerci indicare la strada verso il controllo biglietti. Ma non c’è nessun addetto ad aspettarci, solo una serie di tornelli automatici a fare da barriera. Capisco che vogliano risparmiare, ma a volte mi chiedo se ci lavori qualcuno, in questo cinema. Dopo aver passato i biglietti sotto il lettore ottico, i tornelli scattano in sincrono e ci lasciano entrare, pronti per salire le scale.

Alle pareti sono appese locandine incorniciate: un enorme squalo bianco che spalanca le fauci, la sagoma di un astronauta alla deriva nello spazio, due sgommate fiammeggianti sull’asfalto con Marty McFly che controlla l’ora. Mentre Ash e Finn continuano a discutere animatamente sulla possibile proiezione di oggi, io tengo il conto dei film già visti tra quelli delle locandine che superiamo: Ghostbusters, La città incantata, Avengers: Endgame.

È più buio, ora che siamo lontani dalle luci accecanti dell’atrio, e l’oscurità aumenta a ogni curva delle scale. Sul soffitto, fasci di soffusa luce viola sfumano in blu notte. È come se ci stessimo lasciando il mondo alle spal-

le e poi, girato di nuovo l’angolo, ecco che le scale giungono al termine e lo spazio si apre in un ampio corridoio che si allunga dritto davanti a noi. Le luci si riflettono in uno scintillio che va dal pavimento al soffitto, strisce blu indaco che fanno assomigliare questo posto a un’astronave in avaria. Subito alla mia destra, però, un numero 1 retroilluminato accanto a una doppia porta nero lucente mi ricorda che siamo ancora all’interno del cinema.

«Eccoci» dice Finn, facendosi avanti per spingere il battente di destra. «Andiamo a prendere i posti migliori».

Finn ha una teoria tutta sua al riguardo: se ti siedi troppo avanti rischi il torcicollo, se invece sei troppo in fondo va a finire che lo schermo sembra grande quanto quello della tv di casa. Secondo lui il posto ideale è quello al centro esatto della sala, perché così lo schermo ti riempie completamente la visuale. Per questo motivo Finn occupa ogni volta lo stesso identico sedile: J13.

Tengo la porta aperta per far entrare Ash che è subito dietro di me, e insieme varchiamo la soglia della sala 1.

Le luci sono ancora accese, evidentemente il primo film non è ancora iniziato. Tiro un sospiro di sollievo. Appena in tempo.

Dal fondo della sala, vedo file su file di morbidi sedili cremisi che scendono verso un enorme schermo cine-

matografico. La sua candida superficie, che va dal pavimento al soffitto e misura due volte tanto in larghezza, è incorniciata ai lati da eleganti tende di velluto rosso. Le pareti sono dipinte in uno scuro motivo a spirale, mentre il soffitto spiovente sembra trapuntato di stelle. E a quanto pare ci siamo solo noi.

Finn è già tre passi più avanti, intento a controllare le lettere che contrassegnano le file. D’un tratto si blocca e Ash va a sbattergli contro. Finn si gira verso di noi ed emette una specie di ringhio.

«Si è presa il mio posto!»

Solo allora la vedo, al centro esatto della sala, i capelli cortissimi quasi dello stesso rosso del sedile. È Caitlin. E accanto a lei c’è Maya, che si gira a guardarci con uno scintillio negli occhi, incorniciati da una spessa montatura trasparente.

«Ehi ragazzi, non credevo che ce l’avreste fatta».

Finn ha l’aria di voler litigare, io invece sotto sotto sono contento. Da quando abbiamo iniziato a partecipare a queste maratone, Maya e Caitlin non se ne sono persa neanche una. Prima non ci frequentavamo mai. È stato il Black Hole ad avvicinarci.

«Sta per cominciare» dice Caitlin, indicando lo schermo con un cenno del capo. «Sedetevi»

«Sei al J13» protesta Finn. «Quello è il mio posto»

«Come hai detto, scusa?» chiede Caitlin, accigliata. Si gira e fa finta di controllare lo schienale. «Non vedo il tuo nome da nessuna parte».

Finn mi guarda sperando nel mio aiuto. «Diglielo anche tu, Lucas».

Alzo le spalle. «Sono arrivate prima loro».

Con un sorriso soddisfatto, Caitlin torna a girarsi verso lo schermo, mentre Finn mi lancia un’occhiataccia da amico tradito.

«Lascia perdere» dice Ash, tirando Finn per un braccio. Gli indica la sala vuota, la distesa di sedili liberi dalla fila A alla T. «Abbiamo tutto il resto del cinema a nostra disposizione».

E così optiamo per dei posti vicini qualche fila più indietro, ovviamente dopo aver verificato che la visuale dello schermo sia ancora buona. Infilo il bicchiere di Coca-Cola nell’apposito portabevande e sistemo la scorta di snack sul lato della poltroncina, per potermi servire facilmente.

«Ve l’avevo detto che saremmo dovuti arrivare prima» brontola Finn da una parte, agitandosi sul sedile, mentre dall’altra Ash beve un sorso della sua bibita.

Prima che possa ribattere qualcosa, però, comincia-

no ad abbassarsi le luci e la sala si riempie del suono familiare di una fanfara. Affondo nella poltroncina e rivolgo lo sguardo allo schermo, mentre le pesanti tende rosse scorrono lentamente fino a nasconderlo. Sento il cuore battermi più forte nel petto per l’emozione. È il rituale che precede l’inizio del film.

Quando le tende arrivano a toccarsi, la musica tace e le luci si spengono del tutto, lasciandomi solo al buio.

Stampato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso Rotolito spa (Pioltello, MI) nel mese di agosto 2024

CHRISTOPHER EDGE

è un autore di romanzi per ragazzi tradotti in più di venti lingue e un divulgatore scientifico pluripremiato. Vive nel Gloucestershire, in Inghilterra, con la moglie e due figli e passa gran parte del tempo in biblioteca, a inventare storie.

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