Un’avventura ipercalorica
Tutti questi anni di lotte e solo una droga siamo riusciti a legalizzare: lo zucchero. Non lo avevamo neanche chiesto, è che conveniva.
Ci ha fregato l’amore per la tradizione: nel sedicesimo secolo stavamo già là a comprare schiavi in Africa per portarli a lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero in Sud America.
Con una storia così, ma come fai a rinunciarci?
Quattromila anni fa credevamo fosse un medicinale, oggi lo abbiamo ricominciato a usare come tale.
Allora lo usavamo per curare il corpo, adesso per aggiustarci l’anima: l’ansia per il lavoro che manca, lo stress per il mondo che crolla, le paranoie per le tasse che aumentano.
Sai quante merendine dobbiamo mangiare ancora, per essere felici?
Dalla prefazione di Lorenzo PRATT Prattico
Grazie a Thierry Mary e a Stéphanie Ladouceur, per il supporto fornito durante la realizzazione del progetto. Grazie alla Regione Grand Est per il sostegno finanziario.
N. W.
Noémie Weber
Junk Food. Un’avventura ipercalorica
traduzione dal francese di Alessandra Faggiotto e Francesco Ferrone a cura della FUSP - Fondazione Unicampus San Pellegrino
ISBN 979-12-221-0576-5
Prima edizione italiana settembre 2024 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2028 2027 2026 2025 2024 © 2024 Carlo Gallucci editore srl - Roma
Titolo dell’edizione originale francese: Junk Food Book © 2018 Gallimard
Lettering e impaginazione di Maria Letizia Mirabella
Quest’opera fa parte della collana YEA (Young & Adult), direzione artistica di Lorenzo La Neve
Stampato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso BALTO print, Utenos g. 41B, Vilnius LT-08217, Lithuania nel mese di agosto 2024
Gallucci è un marchio registrato
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Il marchio FSC® garantisce che questo volume è realizzato con carta proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile e da altre fonti controllate, secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.
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Un’avventura ipercalorica Un’avventura ipercalorica
PREFAZIONE
di Lorenzo PRATT Prattico
Tutti questi anni di lotte, e solo una droga siamo riusciti a legalizzare: lo zucchero.
Non lo avevamo neanche chiesto, è che conveniva.
Ci ha fregato l’amore per la tradizione: nel sedicesimo secolo stavamo già là a comprare schiavi in Africa per portarli a lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero in Sud America.
Con una storia così, ma come fai a rinunciarci?
Quattromila anni fa credevamo fosse un medicinale, oggi abbiamo ricominciato a usarlo come tale.
Allora lo usavamo per curare il corpo, adesso per aggiustarci l’anima: l’ansia per il lavoro che manca, lo stress per il mondo che crolla, le paranoie per le tasse che aumentano.
Sai quante merendine dobbiamo mangiare ancora, per essere felici? Ogni volta che ingurgitiamo zucchero la dopamina esplode, il nostro cervello riceve quei bocconi come una ricompensa, li usa come una coperta sotto cui nascondersi dai mostri nell’armadio.
Ma poveraccio lo zucchero poi, mica è colpa sua: è che abbiamo bisogno di abbuffarci, dobbiamo sentirci pieni.
Arrivi ai trenta in pieno sballo lisergico da abuso di carboidrati semplici, la produzione di leptina deragliata da anni: lei ci prova a regolare la tua fame, ma affoga ad ogni all you can eat che svuoti.
Mangiamo quello che troviamo, quello che costa poco e che è pronto in due minuti.
Alleniamo il nostro cervello a sopportarci, lo convinciamo che questa alimentazione è la normalità.
Lui, stanco come noi, risponde nel modo più comodo: si abitua. Nessuno ci aveva avvertito che l’ignoranza di ritorno colpisse anche la pancia.
Scordiamo di sperimentare, di mischiare, di vagare da un sapore all’altro: non sono il cibo industriale o i fast food che ci fregano, ma il pensiero unico alimentare.
Prova a cucinare nepalese oggi, vai a un fast food filippino settimana prossima, prenota un ristorante stellato marocchino il mese dopo.
Prova a passare più tempo ai fornelli, riscopri il suono della scintilla che infiamma il gas e bagnati con l’acqua che schizza ovunque quando scroscia su un cucchiaio.
Pensa, riappropriarci di una parte della nostra natura che ormai vediamo come un privilegio che non abbiamo il tempo di riscuotere: la curiosità.
Ashley Gearhardt, psicologa dell’Università del Michigan, finì un po’ dovunque sui social quando nel 2022 accostò i cibi ultraprocessati al fumo e all’alcool.
Disse che non ce ne rendevamo conto.
Il punto forse è che neanche ci importa. Se il mondo brucia, dove lo trovi il tempo per allungare la strada fino al fruttivendolo calabrese, che ha il finocchio dell’isola di Capo Rizzuto?
Ma chi me lo fa fare, me ne resto qui col mio cheeseburger.
Questo cinismo imperante lo sento tanto anche mio, nonostante il bel discorso illuminato che ti sto facendo, e cerco di combatterlo ogni giorno. Le persone da cui prendere esempio esistono: hanno posato il cheeseburger e, davanti alle fiamme, hanno alzato l’estintore.
Accettando che sì, a forza di sequestrare tigri dal Bengala per nasconderle in ufficio, abbiamo trasformato questo mondo in quello che è oggi. Ma, nonostante tutto, sta ancora a te scegliere di te. E, in base al momento tuo e del mondo, scegliere tra l’estintore, il cheeseburger o il finocchio di Isola Capo Rizzuto.
Ma questa era una cit di questo fumetto, lo vedi poi.
Buona lettura!
Lorenzo Prattico 31 maggio 2024
Berlino, seduto fuori da un fast food
Abbuffalo City: la città dai 500.000 fast food...
Una sera, in città...
Mi scusi tanto. Tutto bene? il bambino si è fatto male?
Tutto ok.
Shhhh!
io sono Auguste Asparagus. Sono a sua completa disposizione...
Da Hungry Tiger, facciamo tutto il possibile per soddisfare i nostri adorati clienti...
Ehm... cer... cercavo il bagno...
Sono in trappola! Ah, che stupida!
Una soluzione... mi serve una soluzione...
Signora...
Stiamo chiudendo... deve andare via.
Ancora un minuto, per favore... Signora?
Maurice! Alza il volume, c’è il tg!
Gentili telespettatori, buonasera!
Una retata senza precedenti nell’ambiente dei verduro-trafficanti...
Un’estesa rete di orti clandestini è stata completamente smantellata...
Ricorderete il caso dei pomodori giganti: dopo un errore nel dosaggio di un enzima potentissimo...
...una coppia di pensionati aveva scoperto attività illecite sotto la loro abitazione...
Coltivazioni di verdure nel cuore della città! Un fenomeno molto più preoccupante delle semplici importazioni!
Sempre nello stesso luogo erano state scoperte piantagioni di carote, nonché una varietà particolarmente nociva di topinambur...
Da far gelare il sangue!
Per fortuna, dopo un cruento interrogatorio, i delinquenti hanno finito per denunciare i loro complici...
Al momento tutta la rete si trova dietro le sbarre, ad eccezione del capo...
Comunque, raga...
...ho delle cipolline... certificate 100% bio!
...e le forze dell’ordine hanno distrutto decine di orti, neutralizzando così ogni rischio di proliferazione...
...che sono riusciti a scappare. Si teme che abbiano lasciato la città...
Ma dai! Figurati! Non dirmi che non te lo sei mai fatto!
Che guastafeste!
Guarda che ho un cugino tossico, e non c’è niente da ridere!
...Youssouf Ralatouf e di sua moglie Azelma...
Vi andrebbe un soffrittino dopo il lavoro?
Non si scherza con queste cose!
Oh yeah!
...e che abbiano raggiunto una delle tribù di contadini selvaggi che popola le nostre campagne...
Ma serio? E di cosa si fa? Carote? Broccoli?
Ceci. Pesante!
...abbiamo un’ospite speciale, Heloise Lebulbe, presidente della Lega Anti-Verdure...
Forza, al lavoro! Velocità, produttività, redditività!
Ehi, bello, scialla! Rilassati!
Che palle, il Gus, da quando è diventato direttore...
...mi dicono che Azelma Ralatouf è appena stata fermata all’uscita di un fast food, ironia della sorte.
...bablabla... contadini selvaggi... blablabla... minaccia per la sicurezza...
Ah, scusi se la interrompo, è arrivato un lancio d’agenzia...
Ehi, Gus, vieni a vedere!
Quanto a Youssouf, è ancora a piede libero, ma le ricerche della polizia continuano...
Gu?
Noémie Weber (Ginevra, 1971) a 36 anni decise di cambiare vita, lasciò l'insegnamento del francese e si iscrisse alla scuola di fumetto L’iconograf di Strasburgo.
Vincitrice del concorso Giovani Talenti di Angoulême nel 2011, ha pubblicato un albo per ragazzi, diverse illustrazioni e nel 2018 ha rmato il suo primo graphic novel, Junk Food, selezionato come Miglior libro nella categoria BD al Salone del libro di Montreuil. Vive a Tolosa.
L’e e o persiste anche quando vengono tritati?
A iungete un po’ di colorante rosa ne a carne, ed è fa a!
Prendo questo qui...
No.
Ma certamente!
Lo mangia subito?
A ora non è un problema.
Visto che gli hamburger non volano via dai panini...
No, è un regalo.
In un mondo schiavo del cibo spazzatura, un cucciolo d’uomo, Pepito, viene abbandonato in un fast food e i dipendenti del ristorante lo adottano. il bambino assimila le più malsane abitudini alimentari e impara a procacciarsi ogni schifezza necessaria alla sopravvivenza. Finché, un giorno, si ritrova a fare i conti con le proprie origini.
Una spassosa avventura che strizza l’occhio al Libro della giungla, ai biglietti d’oro di Willy Wonka e al linguaggio della pubblicità.
Una satira che non risparmia nessuno - i lavoratori oppressi e il consumismo alimentare, l'informazione e i nuovi guru - e che ci invita a riflettere su cosa mangiamo e perché decidiamo di farlo.
Traduzione di Alessandra Faggiotto e Francesco Ferrone