Nella giungla di Sandokan

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Fulco Pratesi (Roma, 1934) nel 1966 fondò con

pochi amici il Wwf Italia. Lasciato il mestiere di architetto, da più di cinquant’anni si dedica alla salvaguardia dell’ambiente e delle specie selvatiche. Scrittore e artista, ritrae con passione solo ed esclusivamente animali. Con Gallucci ha già pubblicato Sulla rotta di Darwin e Mangiacolori.

“La fauna e la flora poggiano sulla passione di uno studioso che è anche un prosatore accattivante; e si rispecchiano nei disegni a colori – usciti anch’essi dalla sua penna” Nello Ajello, la Repubblica

Consigliato dai ai anni

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Nella giungla di Sandokan

Tra tigri, coccodrilli e sanguisughe, il grande naturalista Fulco Pratesi ci guida alla scoperta dell’aspetto più attuale delle leggendarie avventure salgariane: l’incredibile ricchezza dell’ambiente naturale indiano.

Fulco Pratesi Fulco Pratesi

La giungla è fitta di misteri, creature e fenomeni straordinari: il gaviale, la morsa del pitone, le Sunderbunds, il volo dei pavoni, l’albero del pane…

Sandokan



UAO Universale d’Avventure e d’Osservazioni 8



Fulco Pratesi

Nella giungla di Sandokan


Fulco Pratesi Nella giungla di Sandokan disegni tratti dai taccuini di viaggio dell’autore

ISBN 88-88716-63-7 Prima edizione marzo 2006 © Carlo Gallucci editore srl Roma

ristampa 4 3 2 1 0 anno 2011 2010 2009 2008 2007 2006 7

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galluccieditore.com

Stampato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso la tipografia Tibergraph di Città di Castello (Pg) nel mese di marzo 2006 Tutti i diritti riservati. Senza il consenso scritto dell’editore nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma e da qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, né fotocopiata, registrata o trattata da sistemi di memorizzazione e recupero delle informazioni.


Il mio Sandokan La prima tigre

pagina 7 9

Sull’haudah

15

La Jungla Nera

21

L’animalaccio

25

I segni del duello

33

Vendetta nelle Sunderbunds

41

Gli elefanti gentili

47

Bufali nel Brahamaputra

51

Il profumo della mussenda

57

Le Sunderbunds

59

Il balzo del coccodrillo

65

In volo sul delta

69

Nella giungla del Borneo

71


Sanguisughe

75

L’uomo dei boschi

77

Il pitone di Tremal-Naik

83

Tutti i frutti della foresta

91

Glossario

97

Emilio Salgari

6

101


Il mio Sandokan Per noi ragazzi del secolo scorso, Salgàri (non Sàlgari, per carità!) era l’avventura. In tempi in cui non esistevano Tex Willer e Superman e la televisione era di là da venire, i pirati e gli elefanti, i corsari e i pellerossa ci riempivano le giornate. La nostra passione per gli eroi salgariani era tale che, a dieci anni, decisi di battezzare “Sandokan” il mio primo gatto. Fu un Sandokan piuttosto singolare se è vero che un certo giorno decise di mettere al mondo quattro gattini nel letto di mio fratello, svelando così il suo vero sesso. Nonostante tutto, il nome piratesco le rimase e lo onorò con fulminee rapine di bistecche dal tavolo della cucina e stragi di topi e lucertole. In quegli anni i diamanti grossi come noci, lo “sniff sniff” dei rinoceronti, il “roarr” delle tigri, i kriss e gli yatagan ci accompagnavano nei viaggi della fantasia sui mari della Malesia e le lagune di Maracaibo, nelle Sunderbunds bengalesi e nelle praterie del West. Lo scenario più affascinante, per me ragazzino, era quello della giungla. E i personaggi che l’abitavano, tigri a due e a quattro zampe. 7


Nella giungla di Sandokan

Giurai a me stesso che un giorno sarei andato fin laggiù, proprio per vedere nel suo ambiente naturale la signora indiscutibile delle giungle asiatiche: Sua Maestà la Tigre del Bengala. Presente in diverse sottospecie dall’India fino alla Siberia e alla Cina, estinto ormai in Iran e in Turchia, questo splendido felino, che pesa quanto una piccola automobile ed è lungo oltre tre metri, sopravvive in meno di 5.000 esemplari in tutto il mondo. Oltre ad essere vittime dei cacciatori di frodo per la pelliccia e per molte altre parti del loro corpo (che vengono utilizzate per certi medicamenti tradizionali in Cina e in Corea), le tigri sono minacciate anche dalla distruzione delle foreste e dall’espandersi delle popolazioni che vivono nel loro stesso ambiente. Per chi ama la natura, la vista di una tigre nel suo ambiente naturale costituisce un’emozione indimenticabile. Il brano che segue, tratto dai “Misteri della Jungla Nera” del 1895, può servire a introdurre questo meraviglioso carnivoro.

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La prima tigre “L’elefante si rimise in marcia, con molta precauzione, facendosi prima largo colla proboscide, che si affrettava però a ritirare subito. Fece altri cento metri, preceduto dai cani che andavano e venivano cercando la pista


Nella giungla di Sandokan

del felino, poi fece alto (si bloccò, Ndr) piantandosi solidamente sulle gambe. Tornava a tremare e a sbuffare fragorosamente. Davanti a lui, a meno di venti metri, stava un gruppo di canne da zucchero. Un buffo d’aria impregnata d’un forte odore di selvatico, giunse fino ai cacciatori. – Guarda! Guarda! – gridò il capitano. La tigre s’era slanciata fuori dalle canne movendo con rapidità fulminea verso il pachidermo il quale s’era affrettato a presentare le zanne. Vi giunse quasi sotto, sfuggendo alle carabine dei cacciatori, si raccolse su se stessa e piombò in mezzo alla fronte dell’elefante cercando con un colpo d’artiglio d’afferrare il mahut, che s’era gettato all’indietro urlando di terrore. – Fuoco! – urlò il capitano Macpherson, scaricando la carabina. Il felino mandò un ruggito tremendo, cadde, si rialzò, varcò la macchia e ricadde dall’altra parte, rimanendo immobile”.


Nella giungla di Sandokan

Questo famoso brano mi tornava continuamente alla mente quando, nel dicembre del 1970, organizzai una spedizione nell’India centrale per esaudire il mio sogno di ragazzo e per rendermi conto di persona dello stato in cui si trovavano allora le tigri del Bengala. Secoli di persecuzioni, di cacce accanite, di bracconaggio, di taglio e distruzione delle foreste, avevano portato il loro numero a non più di 2.500 esemplari in tutta l’India. Il WWF, il Fondo Mondiale per la Natura di cui avevo contribuito a fondare qualche anno prima la sezione italiana, si era impegnato a salvarle. Così, una mattina presto, mi trovai con altri naturalisti, armati solo di macchine fotografiche, a procedere nella giungla in cerca di questo leggendario animale. C’era stato detto che nella notte una tigre aveva ucciso un bufalo e che non avrebbe dovuto essere molto lontana. Girammo tutta la mattina, in groppa a un flemmatico elefante, nella foresta e nelle radure, disturbando pavoni insonnoliti, cervi axis nervosi, langur prudenti e pappagallini schiamazzanti. Il sole era già alto. L’elefante avanzava sfrascando nella giungla tra i bambù e le alte erbe dominate dalla mole di immensi alberi di sal (Shorea robusta, una essenza tipica delle foreste di questa regione) e dai fiori rosati della Lagerstroemia flosreginae. Ad un tratto il richiamo gracidante di numerosi corvi mise in 11


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allarme il mahut che, con rapidi colpi del suo pungolo, prese a incitare il pachiderma. Giunti in una radura aperta tra il folto, scoprimmo i resti sanguinolenti del bufalo, circondati, sui rami più bassi degli alberi, da un nero coro di avvoltoi e di corvi. Il conducente, emozionato ma non spaventato, c’indicò con il pungolo un grande cespuglio a poca distanza. Stemmo qualche minuto a scrutare con tutta l’attenzione possibile. Niente. Non vedevamo nulla di particolare. Fino a che, come un’immagine emergente dalla nebbia, la faccia enorme di una tigre si materializzò nelle frasche tra le quali era perfettamente mimetizzata.


Invece della carabina del capitano Macpherson, furono le nostre macchine fotografiche a crepitare. La tigre, sazia e leggermente annoiata, lasciava fare. Anche l’elefante era per nulla turbato dalla vicinanza della belva. Si dava da fare abbrancando con la proboscide mannelli di fronde di bambù che sgranocchiava con gusto. Dopo un po’ la tigre, seccata di essere oggetto di tanto interesse, si alzò, c’indirizzò un soffio annoiato e s’immerse nel folto. Cercammo di inseguirla tra i cespugli ma fece presto a seminarci. Negli anni successivi, l’opera del WWF, coadiuvata da quel personaggio eccezionale che fu la presidente dell’India, Indira Gandhi, riuscì a far crescere il numero delle tigri. Ora vivono nella regione circa 5.000 esemplari, ospitati e protetti nelle numerose riserve e nei parchi nazionali di cui il Paese si è dotato negli ultimi 30 anni.

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Fulco Pratesi (Roma, 1934) nel 1966 fondò con

pochi amici il Wwf Italia. Lasciato il mestiere di architetto, da più di cinquant’anni si dedica alla salvaguardia dell’ambiente e delle specie selvatiche. Scrittore e artista, ritrae con passione solo ed esclusivamente animali. Con Gallucci ha già pubblicato Sulla rotta di Darwin e Mangiacolori.

“La fauna e la flora poggiano sulla passione di uno studioso che è anche un prosatore accattivante; e si rispecchiano nei disegni a colori – usciti anch’essi dalla sua penna” Nello Ajello, la Repubblica

Consigliato dai ai anni

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Nella giungla di Sandokan

Tra tigri, coccodrilli e sanguisughe, il grande naturalista Fulco Pratesi ci guida alla scoperta dell’aspetto più attuale delle leggendarie avventure salgariane: l’incredibile ricchezza dell’ambiente naturale indiano.

Fulco Pratesi Fulco Pratesi

La giungla è fitta di misteri, creature e fenomeni straordinari: il gaviale, la morsa del pitone, le Sunderbunds, il volo dei pavoni, l’albero del pane…

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