Per il bene del paziente

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Capricci



Valter Santilli

Per il bene del paziente a cura di Paolo Pagliaro e Piero Schiavello


Valter Santilli Per il bene del paziente a cura di Paolo Pagliaro e Piero Schiavello

ISBN 978-88-9348-052-9 Prima edizione settembre 2016 © 2016 Carlo Gallucci editore srl - Roma ristampa 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2020 2019 2018 2017 2016 In copertina: Valter Santilli. Foto di Donatello Brogioni. Sullo sfondo, il logo dello studio riproduce la frase dell’Arcangelo Raffaele citata nel Libro di Tobia: «Et nunc misit me Dominus ut curarem te» (“Il Signore mi ha mandato per guarirti”).

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Il marchio FSC® garantisce che la carta di questo volume contiene cellulosa proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. L’FSC® (Forest Stewardship Council®) è una Organizzazione non governativa internazionale, indipendente e senza scopo di lucro, che include tra i suoi membri gruppi ambientalisti e sociali, comunità indigene, proprietari forestali, industrie che lavorano e commerciano il legno, scienziati e tecnici che operano insieme per migliorare la gestione delle foreste in tutto il mondo. Per maggiori informazioni vai su www.fsc.org e www.fsc-italia.it Tutti i diritti riservati. Senza il consenso scritto dell’editore nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma e da qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, né fotocopiata, registrata o trattata da sistemi di memorizzazione e recupero delle informazioni.


Dedico questo libro a mia moglie Maria e ai miei figli Fabio e Gabriele. Un ringraziamento particolare ad Anna Maria, che mi ha aiutato nella redazione. V.S.


Un particolare ringraziamento per i suggerimenti ricevuti nella stesura del libro va al professor Giuseppe Consolo, all’avvocato Franco Sotis, all’avvocato Ernesto MacrÏ.


Per il bene dei malati, secondo le mie forze e il mio giudizio. Giuramento di Ippocrate, circa IV sec. a.C.

Ama la verità, mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio. Giuseppe Moscati, Ama la verità, 17 ottobre 1922



Prefazione

La cura delle persone è diversa dalla cura delle malattie

Conosco da tempo Valter Santilli, professore ordinario di Medicina fisica e riabilitativa all’Università “La Sapienza” di Roma. Ultimamente la nostra frequentazione si è intensificata. Da quando anche io, oltre a quella per la musica, che non ho mai abbandonato, coltivo la passione per la cura delle persone obese. Non dell’obesità, sottolineo, ma delle persone la cui vita è complicata da questa malattia, diventata motivo di allarme per l’Organizzazione Mondiale della Sanità. La cura delle persone è cosa diversa dalla cura delle malattie. È molto di più. Cercherò di essere all’altezza anche ispirandomi alla maniera con cui l’amico Valter cura i suoi pazienti. Non è solo un valente fisiatra universalmente riconosciuto, ma è anche un uomo onesto che come pochi altri ama il nostro paese e cerca fattivamente di aiutarlo attraverso suggerimenti disinteressati, competenti e coraggiosi, nella speranza che giungano a chi può cambiare le cose. Mi auguro che il suo atto – scrivere questo libro sui difetti correggibili del nostro sistema sanitario – non venga frainteso e interpretato come una manifestazione di narcisismo mediatico, di cui alla sua età non credo proprio senta il bisogno, come non lo sento 9


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nemmeno io, che di anni ne ho molti più di lui. Ma venga accolto con un, sia pur silenzioso, pensiero di gratitudine per i contributi che ha cercato di indicare al fine di aggiustare un po’ la Sanità, senza bisogno di condividerli, ma almeno con l’interesse ad approfondirli, da parte di chi ha l’autorità e la competenza per farlo. Il nostro paese ha bisogno di critiche costruttive e di fiducia nelle istituzioni, le quali devono affrontare una montagna di problemi perché si possa raggiungere una qualità della vita migliore basata sulla trasparenza della gestione della cosa pubblica, la certezza del diritto, una efficiente azione contro l’evasione fiscale e una giusta valutazione di meriti e demeriti di ognuno di noi. Questo libro è un mattone per la ricostruzione morale della nostra Italia verso la quale abbiamo tutti, oltre al dovere di credere, anche quello di operare fattivamente per realizzare il sogno di chi la ama. Mogol

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introduzione

La sfida della concretezza

Nessuna delle 15 storie raccontate da Valter Santilli in questo libro si può concludere con la tradizionale avvertenza che ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale. Qui di casuale il lettore troverà ben poco. Sono vicende – inquietanti e opache, ma in qualche caso luminose e incoraggianti – in cui Santilli si è imbattuto negli anni trascorsi nelle corsie degli ospedali e nella aule dell’Università. Avevamo pensato di intervistare il professor Santilli dopo aver letto della sua frequentazione con Papa Bergoglio, ma alla fine su questo argomento – l’unico – il nostro interlocutore è stato di poche parole. Quelle poche, però, sono significative. Le troverete nelle ultime pagine. Dunque Santilli ci ha raccontato i suoi apologhi sulla Sanità malata e noi, dopo averli trascritti, ne abbiamo discusso con lui, cercando di dar voce ai dubbi e alle curiosità del pubblico a cui si rivolgono: pazienti, medici, personale sanitario, politici, ma anche e soprattutto cittadini interessati al bene comune. Il risultato è nelle pagine che seguono. L’ambizione era di rendere un buon servizio all’approfondimento e alla comprensione 11


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di questioni cruciali per la sopravvivenza della Sanità pubblica e, più in generale, dello stato sociale. Il fatto che per ciascuna delle 15 questioni sollevate Santilli proponga una o più soluzioni ci consente – crediamo – di uscire dalla sterminata pubblicistica del lamento e di accettare la sfida della concretezza. Paolo Pagliaro, Piero Schiavello

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CaPitolo Primo

La scomparsa del tradizionale medico di famiglia Fa bene qualche volta essere malato. Henry David Thoreau

Il signor Pasquale suonò alla porta dello studio medico. Venne ad aprirgli la portiera dello stabile, che dava una mano un po’ come segretaria, un po’ per le pulizie, a volte improvvisandosi infermiera. Pasquale entrò senza sapere chi sarebbe stato il medico che l’avrebbe accolto: quello infatti era lo studio della Medicina di gruppo. La Medicina di gruppo prevede che i professionisti operino in forma associata e si alternino così da garantire l’apertura dello studio da un minimo di sei a un massimo di nove ore giornaliere. Il signor Pasquale non sapeva se avrebbe potuto incontrare il suo medico di base oppure qualcun altro che lo sostituiva. In sala d’attesa c’erano altre persone. Quando venne il suo turno si fece avanti, aprì la porta e si trovò di fronte a un medico che non aveva mai visto prima. «Prego, si accomodi» disse questi gentilmente. Il signor Pasquale si sedette. Già immaginava quali sarebbero state le domande successive. Il dottore: «Mi dica il suo nome, così cerco sul computer la scheda che avrà compilato il suo medico, il dottor Biagini». La Medicina di gruppo prevede infatti che a ciascun paziente sia riservata una scheda informatica, contenente tutti i dati. I medici del gruppo possono 13


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attingere a quella fonte e garantire così la continuità assistenziale, anche senza aver mai visto prima quell’assistito. Il signor Pasquale accennò un sorriso, sapeva già come sarebbe finita. Il dottor Pisicchi aprì il file e sul suo viso comparve un velo di rassegnazione. Il medico aggrottò le sopracciglia e: «Mi sembra» disse «che la sua scheda non venga aggiornata da almeno un anno. Forse non è più venuto dal suo medico?» Entrambi sapevano la verità. Il dottor Biagini non era solito aggiornare le cartelle cliniche informatizzate. Di solito si giustificava dicendo che non aveva tempo: «Quando hai la fila dei pazienti davanti alla porta, non puoi pensare anche al computer». Pisicchi, in ogni caso, chiese al signor Pasquale di cosa avesse bisogno. «Vede, dottore, ho fatto la Moc per conoscere la salute delle mie ossa» rispose Pasquale. «E chi le ha detto di farla?» lo interruppe il medico. «Veramente ho letto su Internet che dopo una certa età è bene farla» «Capisco» sussurrò il dottor Pisicchi. «E qual è stato il risultato della Moc?» «Legga lei stesso, dottore» rispose Pasquale passando al medico il plico che aveva portato con sé. Il dottore lesse il dato riportato nel referto: “T-score -2,5”. «Beh, dal dato è chiaro che lei è affetto da osteoporosi» disse Pisicchi. «Veramente» replicò Pasquale «sono al limite tra osteoporosi e osteopenia» «E questo chi glie l’ha detto?» «Beh, l’ho letto su Internet» disse compiaciuto Pasquale. «Allora, sì, in effetti è come dice lei. Con valori inferiori al 2,5 possiamo dire che lei è sulla linea di confine con l’osteopenia. Forse è meglio rivolgersi a uno specialista, che so: un endocrinologo, un reumatologo, un ortopedico, un fisiatra. Lei cosa preferisce?» 14


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«Senta, dottore» rispose Pasquale con una certa fermezza, senza riuscire a nascondere un accenno di fastidio «sono venuto qui per avere un parere e una cura da lei, non mi mandi in giro per ospedali» «Beh, allora proviamo con un farmaco della classe dei bifosfonati. Prima però faremo delle radiografie della colonna e quindi cominceremo con…» Stava per pronunciare il nome del farmaco quando Pasquale lo interruppe: «Eh no, i bifosfonati no! Vede, dottore, possono provocare necrosi della mandibola, i dentisti li sconsigliano e io sto per cominciare delle cure odontoiatriche» «Giusto!» disse il dottore con tono autorevole. «Avremmo tra l’altro dovuto valutare con le radiografie se lei ha diritto al rimborso di questi farmaci. Scusi però, mi tolga una curiosità: a lei chi glie l’ha detto della necrosi della mandibola?» «L’ho letto su Internet» ripeté Pasquale con malcelata soddisfazione. Il dottore voleva chiudere velocemente la partita, ma capiva che Pasquale era davvero un osso duro. Pensò di fargli una proposta che non avrebbe potuto rifiutare. «Vede, signor Pasquale, per il suo caso la soluzione migliore è una buona terapia con vitamina D ad alti dosaggi». Pasquale chiese se poteva cominciare subito, ma il dottore sospettò che in quella domanda si nascondesse una trappola. «Sì, beh sì, sono vitamine…» «Scusi» replicò Pasquale «ma perché non fare prima il dosaggio della vitamina D nel sangue? E caso mai anche la calcemia, prima della terapia». Il dottor Pisicchi sbiancò: «Lo penso anch’io, glielo stavo per dire» rispose con prontezza mentendo spudoratamente. «Comunque, scommetto che anche questo l’ha letto su Internet, vero?» «Esattamente» confermò Pasquale aggiungendo che alti dosaggi di vitamina D assunti senza averne bisogno potevano produrre gravi 15


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complicazioni. «E chi se la prende la responsabilità se dovesse accadermi qualcosa, come complicanza della terapia?» Pisicchi interpretò quest’ultima frase come una minaccia e gli bastò questa sensazione per battere in ritirata. «Bene, facciamo così: lei si faccia l’analisi del sangue per accertare i livelli di vitamina D e di calcemia, poi torni dal suo medico, il dottor Biagini, che saprà come impostare la terapia». Pisicchi cominciò a scrivere, immaginando con grande soddisfazione di aver finalmente dribblato un paziente così petulante e troppo bene informato. “Maledetto Internet!” pensò. Pasquale prese la ricetta, si alzò e si diresse verso la porta. Ma non era finita lì. «Lei» disse mentre usciva «non l’ha potuto leggere sul computer perché Biagini non l’ha scritto, ma io per quattro mesi ho assunto cortisonici per un’asma allergica, una terapia prescrittami dallo specialista pneumologo. Ma non saranno stati i cortisonici a ridurre la massa ossea?» Il medico cominciò a sentire uno strano malessere, qualche goccia di sudore gli imperlava la fronte. «Anche questo l’ha letto su Internet, vero?» disse stizzito. «Certamente: i cortisonici riducono la massa ossea, ma io adesso non li prendo più, forse tra qualche mese migliorerà anche la mia massa ossea senza bisogno di una terapia» replicò sorridendo Pasquale. «Credo anch’io» rispose Pisicchi «lasci perdere» «Cosa dice, dottore, soprassediamo anche per quanto riguarda le analisi del sangue?» «Sì, certamente». Pisicchi sperava che di lì a pochi secondi il signor Pasquale sarebbe finalmente uscito dalla sua vita, e quando finalmente uscì almeno dalla porta il dottore tirò un sospiro di sollievo. Ma un attimo dopo la porta si riaprì e Pasquale si affacciò 16


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pronunciando la frase che poteva essere il colpo di grazia, il colpo che il torero assesta al toro agonizzante: «Dottore, lo può scrivere sul computer che per lei non è necessaria alcuna terapia per la mia osteoporosi? Sa, potrebbe succedere che per una banale caduta io mi fratturi qualcosa, che so, il femore. In quel caso, mia moglie potrebbe chiedermi perché non mi sono curato per l’osteoporosi, nonostante sapessi di essere fragile vista la Moc che avevo effettuato. Io allora potrei rispondere: il mio dottore l’ha detto e l’ha anche scritto che sarei potuto migliorare con la sospensione dei cortisonici. Sa, è meglio essere guardinghi con le mogli, non vorrei essere accusato di negligenza. Potrò sempre dire di aver seguito le indicazioni del medico». Il dottore scrisse quanto avevano stabilito con Pasquale, così anche Biagini sarebbe stato informato della decisione presa. Per uno strano evento fortuito, o chissà se voluto, nelle settimane successive Pasquale riuscì a cadere tre volte. Per due volte si recò al Pronto Soccorso e fece le radiografie senza che risultassero fratture, ma la terza finalmente rovinò in maniera esagerata sulla spalla. Risultato: frattura scomposta dell’omero. Per il povero Pisicchi accadde l’irreparabile. Pasquale chiese i danni per non essere stato curato in maniera adeguata per la sua osteoporosi. Le indagini della Magistratura accertarono che sulla sua cartella clinica computerizzata c’era scritto che non doveva effettuare alcuna cura per l’osteoporosi. Il resto lo fecero l’avvocato di Pasquale e un ligio magistrato che quantificò in 30mila euro il danno da risarcire. Pasquale quell’anno perse alcuni mesi per guarire, ma finalmente poté pagare il mutuo senza patemi d’animo. Pisicchi maledisse il giorno in cui era entrato a far parte della Medicina di gruppo, dove non si conoscevano i pazienti degli altri colleghi e dove non sempre questi aggiornavano le schede dei loro assistiti. 17


Stampato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso Print on Web a Isola del Liri (Fr) nel mese di settembre 2016




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