disegni di
Roberto Innocenti
Maggio 1944. Leda è una bambina di dieci anni che fa la staffetta partigiana. Un giorno, in bicicletta, è intercettata dai tedeschi. Mentre sta per essere raggiunta, un vecchio stravagante e ubriacone, che si fa chiamare il Mago, la trae in salvo. Leda sospetta che si tratti di una spia e gli vorrebbe nascondere il messaggio cifrato in suo possesso, ma l’uomo scopre la lettera e… Una bambina coraggiosa, un’avventura incalzante durante l’occupazione nazista.
Roberto Innocenti
Romanzo
disegni di
“Leda scendeva veloce in bicicletta e si sentiva felice. Era contenta del vento fresco del mattino sul viso e della forza che sentiva nelle gambe. Alla fine della discesa, dove la strada cominciava a diventare piana, Leda vide la pattuglia tedesca…”
Storia di Leda
Roberto Innocenti (Firenze, 1940) è uno tra i più grandi illustratori al mondo, unico disegnatore italiano ad aver vinto il Premio internazionale Ibby Andersen. Per Gallucci ha realizzato assieme ad Andrea Rauch l’edizione illustrata de L’Isola del Tesoro e, proprio con Ermanno Detti, Favole di campagna.
Ermanno Detti
Ermanno Detti
Ermanno Detti (Manciano, 1939) ha trascorso gran parte della sua vita professionale nella scuola. È anche autore di decine di libri per l’infanzia e animatore della rivista “Il pepe verde” dedicata alle letterature per ragazzi. Con Gallucci ha già pubblicato Favole di campagna, sempre con Innocenti, e I viaggi curiosi di Nico e Mina.
Storia di Leda La piccola staffetta partigiana
disegni di
Roberto Innocenti
Maggio 1944. Leda è una bambina di dieci anni che fa la staffetta partigiana. Un giorno, in bicicletta, è intercettata dai tedeschi. Mentre sta per essere raggiunta, un vecchio stravagante e ubriacone, che si fa chiamare il Mago, la trae in salvo. Leda sospetta che si tratti di una spia e gli vorrebbe nascondere il messaggio cifrato in suo possesso, ma l’uomo scopre la lettera e… Una bambina coraggiosa, un’avventura incalzante durante l’occupazione nazista.
Roberto Innocenti
Romanzo
disegni di
“Leda scendeva veloce in bicicletta e si sentiva felice. Era contenta del vento fresco del mattino sul viso e della forza che sentiva nelle gambe. Alla fine della discesa, dove la strada cominciava a diventare piana, Leda vide la pattuglia tedesca…”
Storia di Leda
Roberto Innocenti (Firenze, 1940) è uno tra i più grandi illustratori al mondo, unico disegnatore italiano ad aver vinto il Premio internazionale Ibby Andersen. Per Gallucci ha realizzato assieme ad Andrea Rauch l’edizione illustrata de L’Isola del Tesoro e, proprio con Ermanno Detti, Favole di campagna.
Ermanno Detti
Ermanno Detti
Ermanno Detti (Manciano, 1939) ha trascorso gran parte della sua vita professionale nella scuola. È anche autore di decine di libri per l’infanzia e animatore della rivista “Il pepe verde” dedicata alle letterature per ragazzi. Con Gallucci ha già pubblicato Favole di campagna, sempre con Innocenti, e I viaggi curiosi di Nico e Mina.
Storia di Leda La piccola staffetta partigiana
UAO Universale d’Avventure e d’Osservazioni
Ermanno Detti disegni di
Roberto Innocenti
Storia di Leda La piccola staffetta partigiana
Ermanno Detti Storia di Leda. La piccola staffetta partigiana disegni di Roberto Innocenti degli stessi autori: Favole di campagna dello stesso scrittore: I viaggi curiosi di Nico e Mina dello stesso illustratore: L’Isola del Tesoro ISBN: 978-88-6145-972-4 Prima edizione Gallucci aprile 2017 (già apparso con il titolo Leda e il Mago nel 2002) ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2021 2020 2019 2018 2017 © 2017 Carlo Gallucci editore srl - Roma per i testi © Ermanno Detti per le illustrazioni © Roberto Innocenti g a l l u c c i e d i t o r e. c o m Il marchio FSC® garantisce che la carta di questo volume contiene cellulosa proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. ® L’FSC (Forest Stewardship Council®) è una Organizzazione non governativa internazionale, indipendente e senza scopo di lucro, che include tra i suoi membri gruppi ambientalisti e sociali, comunità indigene, proprietari forestali, industrie che lavorano e commerciano il legno, scienziati e tecnici che operano insieme per migliorare la gestione delle foreste in tutto il mondo. Per maggiori informazioni vai su www.fsc.org e www.fsc-italia.it Il bilancio dell’anidride carbonica generata da questo libro è uguale a zero. Le emissioni di CO2 prodotte per la realizzazione del volume, infatti, sono state calcolate da NatureOffice e compensate con progetti di rimboschimento, realizzati anch’essi da NatureOffice e finanziati in proporzione dall’editore. NatureOffice è una società di consulenza che studia e sviluppa strategie sostenibili per la salvaguardia del clima su base volontaria. È attiva in Europa e nel Nord e Sud America. Per saperne di più visita il sito www.natureoffice.com Tutti i diritti riservati. Senza il consenso scritto dell’editore nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma e da qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, né fotocopiata, registrata o trattata da sistemi di memorizzazione e recupero delle informazioni.
Storia di Leda
Messaggio segreto Leda scendeva veloce in bicicletta e si sentiva felice. Era contenta del vento fresco del mattino sul viso e della forza che sentiva nelle gambe. Alla fine della discesa, dove la strada cominciava a diventare piana, Leda vide la pattuglia tedesca e si spaventò. Provò a stare calma con tutte le forze, ma la sua bicicletta sbandò leggermente. La paura le aveva fatto perdere l’equilibrio per un momento. Doveva decidere cosa fare e doveva farlo subito: dirigersi verso la pattuglia tedesca con indifferenza, sperando che i tedeschi la lasciassero passare senza indagare su di lei e senza scoprire ciò che lei aveva con sé o tornare immediatamente indietro? Aveva solo pochi secondi per decidere. Se decideva di scappare avrebbe dovuto farlo subito, quando ancora c’era un po’ di distanza tra lei e i nemici. Cosa fare? Trovarsi faccia a faccia con i tedeschi o darsi alla fuga? Era il maggio del 1944. La lunga e terribile guerra era divenuta sempre più violenta. I soldati tedeschi, i nazisti, erano prima alleati con l’Italia e ora suoi nemici. Nello stesso tempo, sulle montagne, i partigiani si erano organizzati per combattere i tedeschi e cacciarli dall’Italia. E i bombardamenti e le cannonate sembravano non finire mai, come pareva non finire la guerra. Leda aveva dieci anni e praticamente ricordava soltanto la guerra; della pace aveva solo un vago ricordo, come se l’avesse conosciuta in un’altra vita. 7
Storia di Leda
Quella mattina, appena lasciato il paese, aveva pedalato con forza per provare il gusto della velocità. Le era sembrato di volare sulle strette stradine fiancheggiate dai castagni. «Vai sicura, che a te i tedeschi non ti toccano» le avevano detto i suoi zii dopo averle legato un cestino davanti al manubrio. Leda non aveva mai incontrato i tedeschi durante lo svolgimento del suo lavoro. Venendo giù, lungo i fianchi del monte Amiata, aveva scelto sempre stradine secondarie, sentieri che conosceva solo lei. Nel giro di poche ore era di ritorno al piccolo villaggio dopo aver portato a destinazione il cesto. Un lavoro semplicissimo, le sembrava. «Devi fare attenzione soprattutto alle Quattro strade» le aveva però detto la zia quella mattina. «I tedeschi ogni tanto si mettono lì e controllano quelli che passano». Perché la zia era così preoccupata quella mattina? Forse perché la missione era più delicata e importante delle altre volte? Quel lavoro, prima di lei, lo aveva svolto Rufo, un ragazzo di 13 anni. Quello non era il vero nome, glielo aveva messo zio Vanni. «Ti chiamerai Rufo» gli aveva detto. «Di questi tempi e con il lavoro che facciamo, è meglio non usare il nostro vero nome». A Leda, chissà perché, zio Vanni non aveva cambiato il nome. Peccato, le sarebbe piaciuto. Il nome però avrebbe voluto sceglierlo lei: era sempre stata così, non amava che altri le imponessero qualcosa. Si sarebbe chiamata col nome di un bell’animale, Volpe per esempio. Anzi, Volpe Azzurra sarebbe stato ancora più bello. 8
Messaggio segreto
Non sapeva se esistessero o meno le volpi azzurre, ma non aveva alcuna importanza: Volpe Azzurra suonava bene, le piaceva, era come unire la volpe delle favole col principe azzurro dei suoi sogni. Rufo portava uno zaino invece di un cesto. E anche Rufo, come Leda, non aveva genitori, perché erano scomparsi sotto i bombardamenti; i due ragazzi vivevano nel villaggio, a casa degli zii che però non erano loro zii e nemmeno loro parenti. Un giorno Rufo non era più tornato e allora zio Vanni aveva detto: «Andrai tu, Leda, a portare le uova» «Le uova?!» «Sì, le uova. Rufo portava le uova nel bosco, non lo sai? E ora le porterai te! Tutto qui!» «E Rufo? Perché non è più tornato?» Zio Vanni aveva risposto a mezza voce: «Tornerà, tornerà» «Ma quando? Gli è successo qualcosa?» «Eh, quante domande! Gli è successo che per ora non può tornare» era stata la laconica risposta. Leda era rimasta in silenzio. Più di una volta le era successo di essere stata richiamata perché faceva troppe domande. D’altra parte lei era fatta così: aveva bisogno di capire, di sapere, sia per una sua naturale curiosità, sia per poter fare le cose con convinzione. Ma da qualche tempo tutti tendevano a risponderle in maniera evasiva. Perché? C’era qualcosa di strano in tutto questo. E anche rispetto alla scomparsa di Rufo non era difficile capire che sotto quella storia c’era del mistero. Nel cesto legato davanti al manubrio c’erano davvero uova. Sotto le uova c’era la paglia, ma sotto la paglia potevano 9
Nel cesto legato davanti al manubrio c’erano davvero uova. Sotto le uova c’era la paglia…
Storia di Leda
esserci cartucce, pistole, pezzi di ricambio per fucili, a volte aveva trasportato anche esplosivo. Le uova servivano per mascherare il tutto. E forse anche per fare in modo che quello che stava sotto le uova venisse trattato con una certa delicatezza. «Mi raccomando le uova, non le rompere, non le urtare…» le dicevano infatti ogni volta. Ma si capiva che delle uova non importava niente a nessuno. Quel giorno sotto le uova c’era qualcosa di molto leggero: una lettera. «È un messaggio segreto, molto importante» le aveva detto zio Vanni. «È un messaggio cifrato e nessuno può capirlo. Però se finisse in mano a quei maledetti mangiapatate… Bene non sarebbe!» I mangiapatate erano i tedeschi, questo Leda lo sapeva come lo sapevano tutti. “Ecco” pensò “forse Rufo l’hanno fermato i tedeschi, forse l’hanno preso prigioniero, forse l’hanno ucciso!” Gli occhi, a quel pensiero, le si erano riempiti di lacrime e aveva cercato di pensare ad altro. Leda voleva bene a Rufo e pregava Iddio di rincontrarlo un giorno o l’altro. Lo considerava il suo fidanzato, anche se lui non le aveva mai detto niente. “Da grande sposerò Rufo” pensava sempre. E la cosa le pareva più che sicura perché sapeva che anche lui le voleva bene. La teneva per mano, le carezzava i capelli, una volta le aveva dato anche un bacetto sulla guancia e da quel momento Leda era stata sicura che ormai si sarebbero sposati. Leda doveva portare il cesto sulle pendici della montagna, vicino a un vecchio castagno, e nasconderlo tra le felci. Poi qualcuno veniva a prenderlo. Difatti ogni volta che tornava con il nuovo cesto, quello della volta precedente non 12
Messaggio segreto
c’era più. Chi avesse preso il cesto, Leda non lo sapeva: zio Vanni le aveva semplicemente detto che era meglio che non lo sapesse. Però Leda aveva capito che si trattava di persone che stavano combattendo contro i tedeschi e contro i fascisti. E siccome aveva capito, aveva smesso di fare le sue interminabili e insistenti domande. I suoi zii davano molta importanza a questo lavoro. Per lei invece era solo una volata in bicicletta e tutto era fatto. Ma ora c’era la pattuglia dei tedeschi. Eccoli lì, in fondo alla discesa. Se la zia quella mattina non le avesse detto niente, Leda sarebbe andata avanti a testa alta. Ma la zia era così preoccupata! Erano tre, immobili come statue lì in mezzo alla strada. Era un posto di blocco e Leda certamente sarebbe stata fermata, l’avrebbero interrogata. E se avessero guardato bene avrebbero trovato anche la lettera. Le tornarono in mente le parole di zio Vanni: «Se il messaggio finisse in mano ai tedeschi… Beh, bene non sarebbe!» Due secondi e Leda aveva già deciso: sarebbe tornata indietro e avrebbe preso un’altra strada, una strada solo leggermente più lunga. Svoltò e cominciò a pedalare verso la salita. “Forse non mi hanno nemmeno vista” sperò. Udì invece dietro di sé delle voci, delle urla. I tedeschi le intimavano di fermarsi. Poi ci fu il rombo di un motore. La stavano inseguendo con una camionetta! Leda capì che in pochi minuti l’avrebbero raggiunta. Pedalò forte ancora per un attimo, poi si fermò, sciolse rapidamente il cesto dal manubrio, abbandonò la bicicletta nella siepe e si gettò nel folto dei boschi di castagni. Altre voci 13
Storia di Leda
Se lo trovò davanti quando ormai si sentiva al sicuro. Il tedesco, giovanissimo, indossava la nota uniforme delle SS e, sotto la tesa del cappello, il suo viso esprimeva un ghigno di soddisfazione. Era un bel giovane, ma non esprimeva niente di rasserenante, solo forza fisica, potenza e prepotenza. Leda conosceva bene i tedeschi e sapeva che potevano essere violenti e crudeli. Era nata e vissuta, fino a pochi mesi prima, in un paesino del litorale toscano, un porticciolo dell’Argentario, ove i tedeschi si erano stanziati e ogni tanto facevano un rastrellamento, arrestavano un po’ di gente e la spedivano in Germania. Che fine avesse fatto quella gente non si sapeva, perché non era mai tornato nessuno. Poi erano arrivati i bombardamenti degli americani. L’obiettivo dei bombardamenti era il porto, ma anche la sua casa era stata abbattuta e i suoi genitori erano scomparsi. Così almeno le avevano detto prima di mandarla lassù, in montagna. Dove, le avevano detto ancora, la guerra non sarebbe mai arrivata. Qui aveva trascorso un periodo tranquillo e felice: aveva conosciuto Rufo e per mantenersi aveva svolto tutti i lavori che zio Vanni le aveva chiesto. Ma poi la guerra era giunta anche lassù, insieme ai tedeschi. Leda, come paralizzata, si appoggiò a un albero. Il soldato aveva una pistola in mano, ma la teneva abbassata, come se fosse un oggetto qualunque. Evidentemente non la considerava pericolosa. O forse non ce l’aveva con lei? «Tu venire con me». Era fatta. In preda al terrore, Leda pensava alla lettera che aveva in seno. Certo, il tedesco l’avrebbe portata al coman16
Messaggio segreto
do, dove sarebbe stata perquisita. E avrebbero trovato il plico. Ah, se avesse potuto distruggerlo o nasconderlo! D’improvviso Leda si accorse che il tedesco guardava verso il crepaccio. Perché? Poi capì, il tedesco stava guardando il cesto che si trovava proprio sul ciglio del burrone. “Se andasse a prendere il cesto potrebbe scivolare e cadere nel crepaccio” pensò con la rapidità del fulmine. Avvenne proprio quello che Leda voleva: il tedesco si avviò verso il cesto, incuriosito da quell’oggetto. Prima di allontanarsi però la prese per mano e sollevò anche la pistola puntandogliela contro. «Tu venire con me». Leda non si spaventò di vedersi puntare contro la pistola. Anzi, con sua stessa sorpresa, le venne da pensare a tutt’altro: “È la seconda volta che dice ‘Tu venire con me’. Forse conosce solo queste parole italiane”. Lo seguì docilmente, tanto che lui, rassicurato, le lasciò la mano e riabbassò la pistola. E quando fu quasi vicino al cesto, come Leda aveva previsto, il tedesco scivolò sul terreno umido e argilloso. Ma non cadde. Il giovane tedesco era agile e ritrovò rapidamente l’equilibrio. Ci pensò però Leda a farglielo perdere di nuovo: con una rapidità incredibile, gli si gettò contro con tutto il corpo e poi, con tutte le forze, lo spinse verso il precipizio. Lui cercò di resistere e avrebbe resistito se la terra scivolosa non lo avesse tradito. Scivolò e volò oltre il ciglio del burrone con una facilità straordinaria, come se stesse sciando. Leda lo sentì per un attimo annaspare mentre scompariva ai suoi occhi. Poi ci fu il silenzio. 17
Storia di Leda
Con orrore immaginò il tedesco che stava precipitando, poi che stava rotolando lungo la scarpata. Sentì un senso di nausea, quasi un bisogno di rimettere, ma cercò di riprendersi. Leda stava per fuggire da lì, quando qualcosa di luccicante tra l’erba attirò la sua attenzione. La pistola! Il tedesco cadendo l’aveva abbandonata, evidentemente per cercare di aggrapparsi a qualcosa. Raccolse l’arma e la guardò. Ne aveva viste molte di armi, ma quella le sembrava molto più bella delle altre. Era nuova e lucente! Si soffermò a osservarla. Stava per infilarla nella tasca del giacchetto e riprendere la fuga, quando un rumore improvviso la fece voltare sulla sua destra. Si trovò nuovamente di fronte il tedesco, lo stesso che solo qualche istante prima aveva spinto nel burrone. Lacero, insanguinato, scarpe fangose, senza berretto, con i capelli spettinati… Ma era lì e aveva l’aspetto feroce e il fiato grosso. Leda si sentì perduta. E intuì la verità: nella caduta il tedesco era riuscito ad aggrapparsi a qualche sporgenza, un masso o la radice di un albero forse. Ed era risalito in silenzio, senza che Leda lo avesse sentito. Per lei era la fine! Dopo quanto era accaduto, lui l’avrebbe portata al comando e l’avrebbe fatta fucilare. Non sarebbe mai più tornata al villaggio, come non era più tornato Rufo. E i tedeschi avrebbero trovato e decifrato il messaggio. Fu il pensiero del messaggio a farle prendere la decisione che le sembrava estrema: non si sarebbe fatta portare al comando tedesco, a costo di morire. «Tu venire…» 18
Allora provò a tirare il grilletto e, con sua sorpresa, partÏ uno sparo.
Storia di Leda
Senza pensarci, senza rendersi bene conto di quello che faceva, la ragazza sollevò la pistola e la puntò contro il tedesco. Quello parve non spaventarsi. «…con me!» «Col cavolo! Non ci vengo manco per niente con te!» replicò risolutamente Leda. Il tedesco restò per un attimo sorpreso di quella reazione decisa. Poi riprese ad avanzare verso di lei e disse: «Maledetta! Fermare…» «Fermare tu!» urlò Leda decisa, agitando l’arma. «Cosa fare tu, donnicciola?» rispose quello con sarcasmo. «Dare pistola…» «Donnicciola? A me? Stammi lontano o…» Le era sembrato curioso sentirsi chiamare donnicciola. Tutti le dicevano sempre che il suo principale difetto era quello di sembrare un maschiaccio. «O cosa?» «O ti ammazzo! Ti ammazzo, hai capito?» «Tu donnicciola, tu non capace di sparare!» Il giovane ansimava di rabbia e si avvicinava, sia pure in maniera indecisa. Leda sentì salirle un’irritazione profonda. Era vero, non aveva mai sparato, non sapeva bene nemmeno come si faceva. Per un attimo pensò che quella pistola era solo un inutile pezzo di ferro e che le conveniva arrendersi. «Vattene! Vattene o ti sparo!» disse facendosi coraggio. Ma quello si avvicinava, deciso a strapparle l’arma. Allora provò a tirare il grilletto e, con sua sorpresa, partì uno sparo. Leda urlò di spavento, mentre il tedesco portava una mano al braccio e la ritraeva sporca di sangue. 20
Messaggio segreto
«Maledetta» disse indietreggiando «mi hai ferito!» Leda era contenta di non averlo ucciso. Però voleva che se ne andasse, altrimenti era decisa a sparargli di nuovo. «Bucato braccio! Tu maledetta…» Si sentiva molto sollevata, perché negli occhi di lui aveva visto la paura. Strinse la pistola. Quell’oggetto non le sembrava più un inutile pezzo di ferro. «Ma guarda! Non so nemmeno bene a cosa avevo mirato. Se non te ne vai subito però ci riprovo. E questa volta voglio mirare al cuore…» «Al… Come? Al cuore?» «Certo. Voglio vedere che effetto fa!» Leda aveva parlato con tono duro, con sarcasmo. Di fronte a quell’atteggiamento così deciso, il tedesco si allontanò minacciando: «Rivedere me! Ah sì, rivedere me!» Curiosamente a Leda era venuta voglia di scherzare. «Ti rivedrò con piacere! Sei invitato al mio compleanno!» Non appena il tedesco scomparve nel bosco, Leda riprese la corsa. Aveva il cuore in tumulto. Conosceva il comandamento “non ammazzare”. Invece lei aveva tentato di uccidere un uomo, per ben due volte! Più il tempo passava e più si rendeva conto di quello che aveva fatto. Un lacerante senso di colpa aveva cominciato ad assalirla. Correre le faceva bene, la fatica le toglieva le forze che altrimenti alimentavano il rimorso. Infine, convinta di essere abbastanza lontana, si fermò ai margini di una radura. Attorno a sé aveva solo le montagne, coperte di verdi boschi. Era sudata e cercò un po’ di fresco all’ombra di un castagno. 21
Nella stessa collana: Fulco Pratesi Nella giungla di Sandokan (seconda edizione) Ernesto Ferrero Il giovane Napoleone (seconda edizione) Gianni Rodari La storia degli uomini (quarta ristampa) Federico Bini Il gatto non fa miao e altre 199 scoperte… (seconda edizione) Federico Bini Caccia ai tesori Mark Twain Uno yankee alla corte di Re Artù (seconda edizione) Furio e Giacomo Scarpelli Estella e Jim nella meravigliosa Isola del Tesoro Franco Cardini Storie di Re Artù e dei suoi cavalieri (seconda edizione) Annie Barrows, Sophie Blackall Ely + Bea (quinta edizione) Hans-Georg Noack Benvenuto Roger McGough Bestiario immaginario (serie agile) Annie Barrows, Sophie Blackall Ely + Bea e il fantasma della scuola (quinta edizione) Fulco Pratesi Sulla rotta di Darwin (seconda edizione, serie agile) Annie Barrows, Sophie Blackall Ely + Bea amiche da record (quinta edizione) Ellis Weiner, Jeremy Holmes I gemelli Templeton hanno un’idea (terza edizione) Furio Scarpelli Opopomoz Gianluca Morozzi Marlene in the sky Annie Barrows, Sophie Blackall Ely + Bea. Occhio alla babysitter! (terza edizione) Annie Barrows, Sophie Blackall Ely + Bea buone per forza (prima ristampa) Giuseppe Culicchia A spasso con Anselmo (serie agile) Roger McGough Storia di un ruttino e altri versi (serie agile) Pierre Riches David (serie agile) Annie Barrows, Sophie Blackall Ely + Bea ballerine a tutti i costi (prima ristampa) Ellis Weiner, Jeremy Holmes I gemelli Templeton danno spettacolo Annie Barrows, Sophie Blackall Ely + Bea ma che bella pensata! Age & Scarpelli, Monicelli Brancaleone (seconda edizione) Laura Ingalls Wilder La casa nella prateria (seconda ristampa) Sergio Parini, Jacopo Fo Le fatiche di Ercole Annie Barrows, Sophie Blackall Ely + Bea. Nessuna notizia, buona notizia! Annie Barrows, Sophie Blackall Ely + Bea dettano le regole Laura Ingalls Wilder Sulle rive del Plum Creek. La casa nella prateria 2 (prima ristampa) Richard Matheson, William Stout Abu e le sette meraviglie (seconda edizione) Luca Di Fulvio I ragazzi dell’Altro Mare Annie Barrows, Sophie Blackall Ely + Bea. Mistero a Pancake Court Laura Ingalls Wilder Sulle sponde del Silver Lake. La casa nella prateria 3 Eraldo Affinati L’11 settembre di Eddy il ribelle (seconda edizione) Lene Kaaberbøl Wildwitch. La prova del fuoco Roberto Piumini, Cecco Mariniello io, pi Laura Ingalls Wilder Il lungo inverno. La casa nella prateria 4 Rita Levi-Montalcini Le tue antenate (sesta edizione) Roberto Piumini, Enzo Boschi Non sta mai ferma (nuova edizione) Laura Ingalls Wilder Piccola città del West. La casa nella prateria 5 Ermanno Detti, Roberto Innocenti Storia di Leda
La casa nella prateria 192 pagg. ISBN 978-88-6145-838-3 euro 13,90
Sulle rive del Plum creek
La casa nella prateria 2
220 pagg. ISBN 978-88-6145-946-5 euro 13,90
Sulle sponde del silver lake La casa nella prateria 3
240 pagg. ISBN 978-88-9348-014-7 euro 13,90
il lungo inverno
La casa nella prateria 4
265 pagg. ISBN 978-88-9348-043-7 euro 13,90
piccola città del west La casa nella prateria 5
256 pagg. ISBN 978-88-9348-130-4 euro 13,90
“Alla fine ogni episodio diventa una magnifica avventura dove sono i valori dell’amicizia, del rispetto e della solidarietà a far superare le difficoltà e dove prevalgono i gesti semplici e genuini” Francesca De Sanctis, l’Unità
Stampato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso Longo spa (Bolzano) nel mese di marzo 2017
disegni di
Roberto Innocenti
Maggio 1944. Leda è una bambina di dieci anni che fa la staffetta partigiana. Un giorno, in bicicletta, è intercettata dai tedeschi. Mentre sta per essere raggiunta, un vecchio stravagante e ubriacone, che si fa chiamare il Mago, la trae in salvo. Leda sospetta che si tratti di una spia e gli vorrebbe nascondere il messaggio cifrato in suo possesso, ma l’uomo scopre la lettera e… Una bambina coraggiosa, un’avventura incalzante durante l’occupazione nazista.
Roberto Innocenti
Romanzo
disegni di
“Leda scendeva veloce in bicicletta e si sentiva felice. Era contenta del vento fresco del mattino sul viso e della forza che sentiva nelle gambe. Alla fine della discesa, dove la strada cominciava a diventare piana, Leda vide la pattuglia tedesca…”
Storia di Leda
Roberto Innocenti (Firenze, 1940) è uno tra i più grandi illustratori al mondo, unico disegnatore italiano ad aver vinto il Premio internazionale Ibby Andersen. Per Gallucci ha realizzato assieme ad Andrea Rauch l’edizione illustrata de L’Isola del Tesoro e, proprio con Ermanno Detti, Favole di campagna.
Ermanno Detti
Ermanno Detti
Ermanno Detti (Manciano, 1939) ha trascorso gran parte della sua vita professionale nella scuola. È anche autore di decine di libri per l’infanzia e animatore della rivista “Il pepe verde” dedicata alle letterature per ragazzi. Con Gallucci ha già pubblicato Favole di campagna, sempre con Innocenti, e I viaggi curiosi di Nico e Mina.
Storia di Leda La piccola staffetta partigiana
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Maggio 1944. Leda è una bambina di dieci anni che fa la staffetta partigiana. Un giorno, in bicicletta, è intercettata dai tedeschi. Mentre sta per essere raggiunta, un vecchio stravagante e ubriacone, che si fa chiamare il Mago, la trae in salvo. Leda sospetta che si tratti di una spia e gli vorrebbe nascondere il messaggio cifrato in suo possesso, ma l’uomo scopre la lettera e… Una bambina coraggiosa, un’avventura incalzante durante l’occupazione nazista.
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“Leda scendeva veloce in bicicletta e si sentiva felice. Era contenta del vento fresco del mattino sul viso e della forza che sentiva nelle gambe. Alla fine della discesa, dove la strada cominciava a diventare piana, Leda vide la pattuglia tedesca…”
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Roberto Innocenti (Firenze, 1940) è uno tra i più grandi illustratori al mondo, unico disegnatore italiano ad aver vinto il Premio internazionale Ibby Andersen. Per Gallucci ha realizzato assieme ad Andrea Rauch l’edizione illustrata de L’Isola del Tesoro e, proprio con Ermanno Detti, Favole di campagna.
Ermanno Detti
Ermanno Detti
Ermanno Detti (Manciano, 1939) ha trascorso gran parte della sua vita professionale nella scuola. È anche autore di decine di libri per l’infanzia e animatore della rivista “Il pepe verde” dedicata alle letterature per ragazzi. Con Gallucci ha già pubblicato Favole di campagna, sempre con Innocenti, e I viaggi curiosi di Nico e Mina.
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