Storie di parole

Page 1

Giuseppe Pittàno

disegni di

Rosanna Bonafede

Alessandro Sanna


almanàcco

è una sorta di calendario ricco di notizie relative ai singoli mesi, che vanno dalle fasi lunari alle festività. “Almanacco” è una parola che arriva dal mondo arabo dove almanāh significa appunto “calendario”, “lunario”, con riferimenti di tipo astronomico e astrologico.

ciào

è una forma esclamativa di saluto che dal Veneto si è ormai diffusa un po’ ovunque. L’origine risale al latino medievale sclavu(m), una parola germanica latinizzata che indicava una persona ridotta in schiavitù. Da sclavu(m) deriva l’italiano “schiavo” che i veneziani trasformarono in “s’ciavo”, poi in “ciao” che significa quindi “schiavo”, “servo vostro”.

damigiàna pare derivi dal francese dame Jeanne (signora Gianna). Secondo la leggenda fu una procace ostessa, tale Jeanne, a dare questo nome a un grande contenitore di vetro, panciuto e rivestito di vimini. jeans in inglese significa “tela”, ma deriva dal nome della città di Genova, poiché questo tessuto è di probabile provenienza genovese. Genova in francese si scrive “Gênes”, che gli inglesi pronunciavano “Gins” e scrivevano “Jeans”. làser

è un dispositivo che emette fasci paralleli, concentrati e molto intensi di luce. La parola “laser” è nata nel 1960 come l’acronimo della locuzione inglese L(ight) A(mplification by) S(timulated) E(mission of) R(adiation) che significa “amplificazione della luce per mezzo dell’emissione stimolata di radiazioni”.

rubinétto deriva da Robin, diminutivo del nome proprio francese “Robert” (Roberto). In Francia, nella lingua popolare, è chiamato “robin” il maschio della pecora. In passato, in Francia, la chiavetta che re­gola la cannella dell’acqua nelle fontane era spesso ornata con una testa di montone. La si definì per questo “robinet”, cioè “piccolo montone”, italianizzato poi in “rubinetto”…



Giuseppe Pittàno Rosanna Bonafede Storie di parole disegni di Alessandro Sanna ISBN 978-88-3624-147-7 Prima edizione gennaio 2015 Seconda edizione rinnovata aprile 2021 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

anno 2021 2022 2023 2024 2025

© 2015 Carlo Gallucci editore srl - Roma per le illustrazioni © 2015 Alessandro Sanna g a l l u c c i e d i t o r e . c o m

Il marchio FSC® garantisce che la carta di questo volume contiene cellulosa proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. L’FSC® (Forest Stewardship Council®) è una Organizzazione non governativa internazionale, indipendente e senza scopo di lucro, che include tra i suoi membri gruppi ambientalisti e sociali, comunità indigene, proprietari forestali, industrie che lavorano e commerciano il legno, scienziati e tecnici che operano insieme per migliorare la gestione delle foreste in tutto il mondo. Per maggiori informazioni vai su www.fsc.org e www.fsc-italia.it Tutti i diritti riservati. Senza il consenso scritto dell’editore nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma e da qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, né fotocopiata, registrata o trattata da sistemi di memorizzazione e recupero delle informazioni.


Giuseppe Pittàno

Rosanna Bonafede

disegni di Alessandro Sanna



premessa

onostante l’incalzare delle immagini, le parole sono e restano il nostro strumento primario di comunicazione. Conoscerle, quindi, è davvero importante. La didattica ci insegna che l’arricchimento del lessico è alla base dell’apprendimento linguistico. Per questo negli anni passati sono stati pubblicati, anche in Italia, diversi dizionari elementari che supportano l’approccio dei ragazzi alla lingua. Sulla stessa matrice didattica si innesta la proposta di questo dizionario etimologico, che ha l’obiettivo di avvicinare i ragazzi della scuola dell’obbligo (dagli 8 ai 13 anni) alla storia delle parole. Non è un libro fatto con la mentalità del dizionario grande ridotto per i bambini, né del dizionario metalinguistico (che spiega cioè le parole usandone altre più difficili). Se è vero che l’apprendimento è esplorazione (Jean Piaget ce lo insegna nella sua Teoria del linguaggio infantile), bisogna allora che le parole diventino terreno da esplorare. Questo dizionario etimologico invita a intraprendere un viaggio attraverso le parole; a percorrere un itinerario costruito utilizzando i termini che più si prestano per far capire ai ragazzi che cos’è l’etimologia. Sapere che “sole” deriva dal latino solem non stimola la conoscenza della lingua. Prendiamo invece una paro-

5


la come “ringhiera”: il percorso dell’autodromo si chiama anche “ring”, “anello”. L’arringa era in origine il discorso tenuto davanti a un cerchio di persone. Di qui il verbo “arringare” (parlare al pubblico) e “arringhiera” (tribuna dell’oratore, podio con parapetto), da cui deriva appunto il nostro vocabolo “ringhiera”. Prendiamo “letame” e “letizia”: queste due parole, apparentemente così lontane, vengono entrambe da laetus, “fertile”, “fecondo”, quindi “lieto”. “Egregio”, dal latino ex-grege, vuol dire “fuori dal gregge, fuori dal comune”; gregario è chi invece sta nel branco, nella squadra. “Rubinetto” deriva dal francese robinet che risale a Robin (Robertino), diminutivo dato al montone delle favole. Anticamente, infatti, i rubinetti erano ornati con teste di caproni: ecco spiegata l’origine di una parola che ha una storia bellissima... Come quella di tante altre parole che troverete raccontate in questo libro. Le parole sono state scelte con un’attenzione specifica a quelle che hanno dentro immagini, storie, sapori e umori, tenendo presente il lessico che i ragazzi incontrano nella vita quotidiana, attraverso i mass-media, e nell’esperienza scolastica, attraverso lo studio delle materie curricolari. I giovani lettori scopriranno così che esistono parole preziose con radici che affondano nel passato e altre appena nate; alcune che provengono da lontano e altre coniate in territori a noi vicini. Parole antichissime, anche se non sembra, che il tempo non ha corroso ma, al contrario, ha restaurato e reso ancora vitali. Parole che hanno viaggiato nello spazio e nel tempo e che oggi si offrono come materiali capaci di fornire preziose competenze linguistiche. Tutte hanno una storia: sono nate e cresciute. Se alcune di esse sono morte (come bellum o verbum), si dà conto di ciò che ha determinato la loro fine (in “guerra” e “parola”)

6


ma anche del fatto che sopravvivono in altri termini (come “bellicoso” e “verbale”). Le definizioni sono volutamente discorsive, per consentire una lettura facile e gradevole; contengono precisi riferimenti etimologici formulati in modo accessibile; sono calibrate in rapporto alle competenze di lettura dei ragazzi e, infine, sono prive di abbreviazioni e rimandi, che spezzano la linearità della lettura allentando l’attenzione. Un taglio divulgativo, dunque, che si pone come obiettivo la comprensione diretta, senza intermediari, e il potenziamento del patrimonio linguistico e culturale dei lettori.

Rosanna Bonafede

7



guida alla consultazione

bbiamo qui raccolto un’ampia scelta di parole della lingua italiana che “hanno una storia”. L’obiettivo degli autori è di raccontare il percorso etimologico dei vocaboli attraverso l’evolversi dei significati, dunque con finalità semantiche, dando conto di curiosità, migrazioni e intrecci. Ogni lemma è presentato in grassetto con l’accentazione italiana; a esso fa seguito un testo discorsivo che, bandite le abbreviazioni e le caratteristiche morfologicosintattiche, dà spazio alla definizione seguita o anticipata dalla parte etimologica. Nel testo sono sempre in corsivo le parole di origine. Le derivazioni greche sono trascritte in caratteri latini nelle loro accentazioni classiche; quelle latine presentano le indicazioni di quantità vocaliche per una maggiore valenza pratica e agevolazione della lettura, poiché indicano la pronuncia corretta. I sostantivi latini sono proposti nelle forme del nominativo o dell’accusativo, ma più spesso nella forma nata dall’accusativo che propone la lettera finale (m) tra parentesi, nei casi in cui questa consonante non veniva più pronunciata, per esempio: Cicerone(m) = Cicerone.

9


Si sono volutamente tralasciate le derivazioni in sanscrito dando invece spazio alle lingue arabe, ebraiche, slave, orientali e ai ceppi linguistici indoeuropei. Tutto ciò senza fare sconti alla scientificità, perché l’etimologia è una scienza rigorosa e, come la storia vera e propria, si basa su fonti intenzionali e preterintenzionali.

10



abàte

anche i frati di un convento hanno un padre tra loro, una persona ricca di esperienza e capace di guidare la comunità. Costui è l’abate, il padre superiore, colui che all’interno del monastero svolge lo stesso ruolo che nella famiglia è proprio del padre. “Abate” è una parola di provenienza aramaica dove ab significa appunto “padre”. Passato poi al greco come abbà, il vocabolo ha dato vita ad altre parole quali “abbazia” e “abbadessa”.

àbaco (o àbbaco) è uno strumento per il calcolo che ha più di duemila anni; il suo nome deriva dalla parola ebraica ābāq che significa “polvere”. L’abbaco consisteva infatti in una tavoletta ricoperta di sabbia sulla quale, con un’asticciola appuntita, venivano tracciati segni per indicare numeri e figure. Passata attraverso il greco ábakos e il latino abăcus, la parola è giunta fino a noi e oggi sta a indicare, oltre che la calcolatrice preistorica, una tavoletta per il calcolo a mano usatissima particolarmente in Russia e in Giappone per eseguire rapidamente conti di estrema precisione. Si chiama “abaco”, in architettura, la lastra quadrangolare che forma la parte superiore del capitello di una colonna su cui poggia l’arco o l’architrave. accènto questa parola nasce da due termini latini, ăd che significa “vicino” e căntu(m) cioè “canto”. L’accento è dunque un’intonazione della voce molto simile al canto. Ma la ad latina viene anche interpretata come “per” e dunque la traduzione letterale potrebbe essere “per servire al canto”. Qualunque sia l’interpretazione, l’accento sta comunque a indicare un’elevazione della voce quando si pronuncia una sillaba. Esso non è soltanto un segno grafico, ma una precisa indicazione che permette di cogliere la musicalità delle parole. Si chiama per questo anche “accento ritmico”.

12


acùleo

è il pericoloso pungiglione con cui api, vespe e altri insetti si vendicano di chi le tormenta. Il pungiglione è infatti molto acuto e inietta nella pelle dell’uomo una sostanza tossica che può essere anche mortale. “Aculeo” viene dal latino aculĕu(m), derivato dall’antica radice indoeuropea ac che indicava qualcosa di appuntito, sia in caso concreto sia figurato, come per esempio nelle parole “acuto”, “acume”, “acido” o “ago”. Anche la parola “aceto” (condimento con un sapore un po’ pungente) rientra in questa famiglia di parole.

achillèa

è una piantina dai minuscoli fiori bianchi o rosa pallido. Conosciuta come “pianta di Achille”, deve il suo nome proprio a uno dei più celebri eroi greci. Il giovane Achille aveva infatti appreso dal virtuoso e saggio centauro Chirone che la piantina possedeva alti poteri disinfettanti e vi ricorse spesso per curare le ferite dei suoi amici guerrieri, durante le sanguinose battaglie narrate da Omero. Passata alla storia con un nome così altisonante, questa umile piantina è tuttora ampiamente usata in erboristeria come ricostituente e curativo per le ferite.

addìo quando salutiamo un amico che parte per un lungo viaggio gli diciamo addio. Lo stesso saluto rivolgiamo con tristezza a chi lascia questo mondo. “Addio” è un po’ una benedizione che ci scambiamo allontanandoci da qualcuno che non vedremo per un po’ di tempo o mai più. La parola nasce dalla contrazione della frase “vi raccomando a Dio”. Anche l’inglese “goodbye” altro non è che la contrazione di “God be with you” che vuol dire “Dio sia con te”; così il saluto tedesco “Grüss Gott” esprime un concetto identico, “Dio ti protegga”, come lo spagnolo “adiós” (da “va a Dios”) e il francese “adieu” (da

13


“va à Dieu”), tutte formule beneauguranti di cui si fa largo uso presso i popoli cristiani.

agènda

è quel libricino in cui si segnano giorno per giorno le note relative agli appuntamenti e agli impegni. Il suo nome risale al latino agenda (da agĕre, fare) che significa letteralmente “le cose che devono essere fatte”. Dal latino agĕre sono derivate le nostre parole “agire”, “agente” (colui che fa), “agevolare” (facilitare, rendere agile) e “reagire” (fare il contrario).

agósto l’ottavo mese dell’anno fu così chiamato in onore dell’imperatore romano Augusto il cui nome era in realtà Ottaviano Caio Giulio Cesare. Il titolo di “Augustus” gli venne dato in quanto giudicato dai suoi contemporanei “consacrato dagli àuguri”, i sacerdoti che nell’antica Roma avevano il compito di interpretare la volontà degli dèi e prevedere il futuro. Anticamente questo mese era il sesto del calendario astronomico, per cui si chiamava sestile. I mesi seguenti si chiamano infatti “settembre”, “ottobre”, “novembre” e “dicembre” (rispettivamente il settimo, ottavo, nono e decimo mese). agrùme sono agrumi il limone, l’arancio, il cedro, il mandarino e il pompelmo, tutte piante che producono frutti succosi dal sapore aspro. “Agrume” è una parola che nasce dal latino ācer, ācris (acre, agro); dagli agrumi si estrae infatti l’acido citrico, di sapore aspro e pungente. La radice latina ac presente in ācer indica acutezza. alabàrda

è un’arma ad asta che termina con la caratteristica scure da un lato. Parola di origine tedesca, risale a helmbarte, da helm (impugnatura) e barte (ascia), per cui letteralmente significa “ascia con impugnatura”.

14


Diffusasi in Europa nel 1300, quest’arma fu introdotta in Italia dagli svizzeri nel secolo successivo. L’alabarda fu l’arma caratteristica dei Lanzichenecchi ed è oggi portata ancora dalle guardie svizzere che prestano servizio in Vaticano.

alàre

gli alari sono attrezzi che sostengono la legna nel focolare. Infatti la parola latina larem, da cui “alare” deriva, significa proprio “focolare”. Larem risale ai Lares, gli spiriti che, secondo gli antichi Romani, nelle abitazioni incarnavano le anime degli antenati insieme ai Penati. Lari e Penati vegliavano quindi, secondo queste antiche credenze, sul focolare domestico e a loro erano dedicati appositi riti.

alàno

è una razza di cani di grande taglia, dal caratteristico pelo raso a macchia, conosciuta anche con il nome di “gran danese”. Non si sa con esattezza da dove sia nata questa parola; secondo alcuni sarebbe abbreviazione di “catalano”, ossia “(cane) della Catalogna”, regione della Spagna.

àlba

è la prima luce del giorno, quella che stempera le tenebre e precede l’aurora; deriva dal latino lucem albam (luce bianca). Dallo stesso aggettivo latino albus sono nate molte altre parole della nostra lingua che hanno questa comune matrice nel colore bianco: “albume”, che è la parte chiara dell’uovo; “albino”, un individuo di carnagione pallidissima con gli occhi chiari e i capelli bianchi; “albana”, una varietà di uva bianca con la quale in Romagna si produce un buon vino da pasto; “domenica in albis (depositis)” che è la prima domenica dopo la Pasqua, giornata in cui secondo la liturgia dell’antico cristianesimo, i neofiti deponevano la veste bianca che avevano indossato nella cerimonia della domenica precedente, dopo il battesimo.

albèrgo

è l’edificio in cui si soggiorna in occasione di viaggi o vacanze. Deriva dal gotico ed è parola

15


Stampato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso Grafica Veneta spa (Trebaseleghe, PD) nel mese di marzo 2021


Scrittore e linguista, Giuseppe Pittàno (Casola Valsenio, 1921-Bologna 1995) ha dedicato la vita all’insegnamento delle materie letterarie – dalla scuola media all’università – e alla scrittura. Sui suoi vocabolari, che hanno venduto milioni di copie e sono stati a lungo in testa alle classifiche, si sono formate generazioni di italiani. Uno dei più celebri resta Il grande dizionario dei Sinonimi e dei Contrari. Dopo la scomparsa di Pittàno, il suo progetto di un dizionario etimologico narrato è stato portato avanti da Rosanna Bonafede, stretta collaboratrice del professore, che ha curato l’edizione di Storie di parole. Alessandro Sanna è nato nel 1975 nella pianura tra Verona, Modena e Mantova, città dove attualmente vive. Da quando aveva 11 anni la sua passione è stata disegnare, disegnare e ancora disegnare, dimenticando che nella vita ci sono anche altre cose. Adesso che disegna per lavoro, può continuare a giocare con pennelli, matite, mani sporche e gocce d’acqua indomabili. Per Gallucci ha illustrato Nidi di note, Storie di giocattoli, Storie di giochi, Lettori, Il gallo bello e Crescendo.


Le parole hanno storie avventurose e affascinanti, a volte del tutto inaspettate: conoscerle aiuta a capire meglio la nostra lingua e a usarla con più consapevolezza. Nato in collaborazione con Giuseppe Pittàno – che per tutta la vita si è divertito a costruire vocabolari senza timore di sporcarsi le mani anche con i dialetti, le lingue straniere, gli errori grammaticali – questo innovativo dizionario etimologico si rivolge ai ragazzi dagli 8 anni in su. Non è infatti un libro da grandi ridotto per i più piccoli, ma un viaggio tra le parole in compagnia del grande linguista e della sua storica collaboratrice Rosanna Bonafede, alla ricerca delle storie che le hanno originate. “Il vocabolario” diceva Pittàno “è un grande romanzo d’appendice da leggere in mille puntate”.

Le radici, le origini, le storie

Dall’autore del celebre Grande dizionario dei Sinonimi e dei Contrari!

Con oltre 140 disegni di Alessandro Sanna!

Per imparare a scrivere consapevolmente

Con 336 lemmi


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.