ITINERARI SEGRETI DELLA GRANDE GUERRA NELLE DOLOMITI - Vol.7 - Ezio Anzanello, Paolo Gaspari

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Lo sviluppo delle opere italiane dopo la conquista del “montucolo italiano”, con le ridotte “San Pietro” e Calabria”. (Aussme)

In copertina:

Il Sief dal Col di Lana Trincee sulla cresta verso la Sella del Sief I salti rocciosi e la linea italiana sotto il Sief. (Aussme)

13,50

Ezio Anzanello Paolo Gaspari

Ludwig Goiginger

ITINERARI SEGRETI DELLA GRANDE GUERRA NELLE DOLOMITI

“Il momento di massimo splendore di tutta la difesa delle Dolomiti e ad un tempo una delle più belle pagine di gloria del nostro vecchio, valoroso esercito, è rappresentato dagli eroici, sanguinosi combattimenti per il Col di Lana, ormai largamente noto per le numerose citazioni negli scritti sulla nostra stampa e su quella italiana”.

Gaspari

ITINERARI SEGRETI DELLA GRANDE GUERRA NELLE DOLOMITI MARMOLADA COL DI LANA-SIEF 2°

Ezio Anzanello Paolo Gaspari

Col di Lana Monte Sief Sentiero 21 e Teriol Ladin Volume settimo

L’evoluzione del cratere sulla cresta del Sief, con le date delle tre mine. Nel Dente del Sief si nota l’andamento della galleria di contromina italiana, che non venne completata. Il disegno è datato 23 ottobre 1917, due giorni dopo l’esplosione della mina austriaca. (Aussme)

in collaborazione con Uff. Storico Esercito Italiano

Guide Gaspari


Marmolada-Col di Lana-Sief 2째 Col di Lana - Monte Sief


Ezio Anzanello Paolo Gaspari

Itinerari Segreti della Grande Guerra nelle Dolomiti Marmolada-Col di Lana-Sief 2째

COL DI LANA - MONTE SIEF Sentiero 21 e Teriol Ladin Volume settimo

Guide Gaspari


Rileggiamo la Grande Guerra www.rileggiamolagrandeguerra.it

In collaborazIone con l’UffIcIo StorIco dell’eSercIto ItalIano

Copyright © 2010 Gaspari editore via Vittorio Veneto 49 - 33100 Udine tel. (39) 0432 512 567 tel/fax (39) 0432 505 907 www.gasparieditore.it e-mail: info@gasparieditore.it ISBN 88-7541-193-X


INDICE

Introduzione

7

Sintesi storica

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Il primo periodo

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L’offensiva di luglio e agosto

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I fratelli Garibaldi di Paolo Gaspari

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L’offensiva di ottobre-novembre-dicembre 1915

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I preparativi per la mina

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La conquista del Col di Lana

31

I giorni dopo la mina

38

La conquista del caposaldo di cresta

40

La lotta di mine nel Sief

41

Dopo Caporetto

52

Una visita a Pieve di Livinallongo

54

Il monumento a Caterina Lanz

54

Cenni storici

54

Il monumento

55

Altre memorie

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Il Museo presso il “Centro Dolomiti - Cèsa de la Cultura Fodoma”

57

Il monumento ai caduti di Livinallongo

60

La caverna Delcroix

60

Carlo Delcroix

61

I Sacrari:

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Il Sacrario di Pian di Salesei

65

Il Sacrario del Passo Pordoi

66


Itinerari:

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Percorso n° 1 Da Palla al Panettone sul sentiero n° 21

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Percorso n° 2 Da Agai al Panettone sul Teriol Ladin

76

Percorso n° 3 Dal Panettone-Infanteriestellung a Cima Lana sul sentiero 21

82

Qualche informazione sulle opere della cima

86

Percorso n° 4 Da Cima Lana alla Sella del Sief sul sentiero 21

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Il Sief e le medaglie d’oro del I e II/45° della brigata Reggio nel combattimento del 20 settembre 1917 di Paolo Gaspari

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Percorso n° 5 Dalla Sella del Sief ad Agai sul Teriol Ladin (lato est)

134

Percorso n° 6 Dalla Sella del Sief al Panettone sul Teriol Ladin (lato ovest)

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Gelasio Caetani

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Bibliografia e note

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Salvo diversa indicazione le foto sono di proprietà dell’autore. L’editore ringrazia Lagiralpina di Fagagna per la cartina gentilmente concessa.


INTRODUZIONE

7

La valle di Livinallongo del Col di Lana1 potrebbe essere descritta come una grande conca, delimitata a sud dalla cresta del Padon, della Mesola e dal Sasso Cappello, a Ovest dal valico del Pordoi e dal gruppo del Sella, a nord dal passo di Campolongo, dal Pralongià e dal gruppo del Settsass che all’estremità orientale si raccorda al Sasso di Stria, a est dalla cresta del Col Gallina, dall’Averau e dal Pore. La mole del Col di Lana e Monte Sief si sviluppa di traverso alla vallata, e si presenta come una barriera naturale. Dalla cima del Col di Lana è facile controllare il transito lungo la strada che da Alleghe risale verso Caprile, via di comunicazione obbligata per le truppe italiane, e va infine notato che il Col di Lana esibisce dei pendii relativamente dolci, diversamente dalle montagne circostanti che spesso presentano pareti verticali e quasi inaccessibili. Fra la sua condizione di barriera naturale, il fatto che si trattava di un osservatorio privilegiato e l’apparente facilità


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d’accesso, è difficile stabilire quale fattore abbia avuto maggior peso nel determinare l’ostinazione con cui gli italiani tentarono di strappare ai difensori il controllo del massiccio; è invece una certezza quanto scrisse il generale Viktor Schemfil: “Per il monte si accese una battaglia che, per la durata, la tenacia dei difensori, la risolutezza degli attaccanti e l’immane sacrificio di sangue da ambo le parti, non trova paragone sul fronte tirolese”2.

Sintesi storica. Sulla storia della Grande Guerra sul Col di Lana e Monte Sief molto è stato scritto, durante la guerra e dopo. Ristretta ai fatti essenziali per motivi di spazio, la sintesi storica non va quindi considerata esaustiva degli argomenti trattati.

Il Col di Lana da sud. Fra Digonera e Pian di Salesei, lungo il corso del Cordevole, si snodava il confine Italia-Austria.


Vista dalla Croda Negra: 1) La frazione di Palla 2) Agai 3) PanettoneInfanteriestellung 4) Cappello di Napoleone 5) Cima Lana 6) quota 2387 7) Dente del Sief 8) cratere delle mine 9) Cima Sief 10) castello di Andraz 11) Sella del Sief

Il primo periodo. Alla 4ª Armata italiana era stato assegnato il tratto di fronte dalla Croda Grande al Peralba, diviso nei settori Cadore-Maè, affidato al I corpo d’armata, e il settore Cordevole dove operava il IX corpo d’armata. Compito della 4ª Armata era di opporsi a un’eventuale avanzata austriaca, mantenere il possesso delle posizioni circostanti il Cordevole e della zona fortificata dell’alto Piave e infine, una volta completato lo spiegamento delle forze, procedere con l’azione offensiva oltre confine per intercettare le linee di comunicazione con il Tirolo, isolandolo dal resto dell’Impero, e concorrere verso oriente all’azione delle truppe nella zona Carnia3. La valle di Livinallongo veniva a trovarsi


nel settore Cordevole, quindi nella porzione di fronte assegnata al IX corpo d’armata che impiegava la 18ª divisione (brigate Alpi e Calabria)4 contro il Col di Lana vero e proprio, mentre la Sella del Sief e il Settsass erano obiettivi della brigata Torino, appartenente alla 17ª divisione. La valle era difesa dallo “sbarramento Buchenstein”5, a ovest del Col di Lana, che impediva l’accesso ai passi Pordoi e Campolongo e più a ovest, a guardia del valico di Valparola, il forte Tre Sassi6 precludeva il passaggio verso la Val Badia. Si trattava di opere inadatte a sopportare l’urto delle artiglierie moderne, ma i piani italiani prevedevano inizialmente di neutralizzare i forti e per raggiungere lo scopo si rese necessaria la costruzione di strade per il trasporto dei cannoni, piazzole per la

12) Wasserwache 13) piccolo Settsass 14) selletta del piccolo Settsass.


Vista da sudovest: 1) Santuario di Corte - 2) Salto roccioso n° 1 - 3) la frazione di Sief - 4) Salto Roccioso n° 2 - 5) Cima Sief 6) cratere delle mine - 7) Dente del Sief - 8) Rothschanze - 9) 2387 - 10) Cima Lana - 11) Montucolo italiano - 12) Cappello di Napoleone 13) Infanteriestellung -Panettone

loro collocazione e una serie di opere conseguenti. Tali esigenze, sommate a una serie di difficoltà nelle operazioni di radunata delle truppe, determinarono un ritardo di circa un mese e mezzo fra la dichiarazione di guerra e l’inizio dell’avanzata vera e propria. Ne seppero approfittare i difensori della divisione Pustertal, che nei primi giorni del conflitto erano carenti di truppe e di opere difensive: i forti erano affidati ai Landesschützen del III reggimento con alcune compagnie di artiglieria da fortezza, mentre nelle opere occasionali si trovavano gli Standschützen, i Landstürm del 165° battaglione e unità di Gendarmeria e Guardia di Finanza, a cui solo nella prima metà di giugno si sarebbero aggiunti i tedeschi del II battaglione Jäger bavaresi e X Jäger prussiani7 che


Livinè

contribuirono efficacemente allo sviluppo delle opere difensive prima di impegnarsi nei combattimenti. Si venne quindi a creare una situazione anomala, con le truppe italiane e tedesche che si fronteggiavano nonostante fra i due paesi non fosse dichia-

Transito di carriaggi e costruzione di baraccamenti. (AUSSME)


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Lavori alla strada per Digonera. (Archivio Andrea De Bernardin)

Posti avanzati a Col di Lana. (AUSSME)

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rato lo stato di guerra. Per questo motivo agli Jäger dell’Alpenkorps fu espressamente vietato di intraprendere qualsiasi azione offensiva, limitandosi alla difesa in caso di attacco. A partire dal 13 giugno, forti dell’esperienza acquisita sul fronte occidentale, realizzarono opere che in seguito si rivelarono fondamentali per la difesa del Col di Lana8. Nel frattempo, nei giorni immediatamente successivi alla dichiarazione di guerra, le avanguardie dell’esercito italiano, costituite da battaglioni di Alpini, avevano occupato il monte Pore e il passo Padon dove, dopo alcune scaramucce, i difensori si ritirarono. In seguito la 18ª divisione completò l’occupazione del monte Pore e di alcune frazioni intorno al Col di Lana, cominciando ad avvicinarsi al capoluogo della vallata9.

L’offensiva di luglio e agosto. A parte qualche episodio di scontri fra pattuglie la situazione si mantenne relativa-


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mente stabile fino al 4 luglio, poi il 5 iniziò il bombardamento dei forti e il 7 le fanterie mossero contro il Col di Lana. Organizzati con un avamposto presso la frazione di Agai e alcuni appostamenti per tiratori dislocati nel bosco intorno a Plan de la Chiccia, i difensori respinsero i tentativi di avvicinamento riuscendo a smorzare lo slancio offensivo degli italiani, poi si ritirarono spontaneamente sull’Infanteriestellung. L’accesso al Col di Lana risultava quindi stabilmente interdetto dai tre capisaldi dislocati alla sommità dei costoni di Salesei (InfanteriestellungPanettone)10, Agai (Felsenwache - Cappello di Napoleone)11 e Castello (quota 2.221 – collina/altura della banderuola)12. Il 9 luglio iniziarono gli attacchi che proseguirono fino agli inizi di agosto senza esiti apprezzabili. Al termine delle operazioni l’avvallamento fra il costone di Agai e il costone di Salesei, terreno d’attacco delle truppe italiane lanciate verso il Panettone, era già diventato il “vallone della morte” e il Col di Lana aveva assunto il sinistro nomignolo di Col di Sangue-Blutberg. Unico successo italiano del primo periodo d’attacchi in grande stile fu la conquista della cupola di “quota 2.221”13, all’estremità orientale del costone di Castello, che in seguito sarebbe diventata la “ridotta Lamarmora” in onore del fondatore del Corpo dei Bersaglieri. I difensori non abbandonarono il costone di Castello, ma arretrarono verso il Col di Lana attestandosi sulla posizione di “quota 2.250-fortino austriaco”14, da dove continuarono a difendere l’accesso al monte. Del primo periodo di assalti viene spesso evidenziata la sostanziale mancanza di coordinamento fra i vari reparti che si trovarono a operare in modo inorganico, quasi abbandonati a sé stessi. Fra gli avvenimenti del periodo luglio-agosto che vale la pena di ricordare c’è l’arrivo – a metà luglio – dei fratelli Garibaldi, reduci da esperienze di combattimento sul fronte francese15. Al tenente colonnello Giuseppe II Garibaldi (comunemente: Peppino Garibaldi), venne successivamente affidato il comando dell’intera “regione Lana”, e sotto il suo comando si svolsero le battaglie di ottobre, novembre e dicembre.


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I fratelli Garibaldi di Paolo Gaspari Peppino Garibaldi con i fratelli Ricciotti, Sante ed Ezio, superstiti delle Argonne, e Menotti, arrivarono il 15 luglio a Ronc al Comando del 52° Reggimento fanteria. “Il Governo del tempo – narra Ricciotti –, aveva ritenuto prudente assegnargli il grado di tenente colonnello, dimentico delle prove che egli aveva sostenuto sui campi di battaglia che gli avevano ben meritato il grado di maggior generale. Comunque, la questione del grado non aveva importanza per lui, poichè, conclusasi la lotta per l’intervento contro i neutralisti, che mal si adattavano al risveglio d’Italia, nel timore di veder sommersa l’autorità che si erano attribuiti con piccole manovre furbesche, Peppino Garibaldi, opponendo uno sdegnoso silenzio alla calunniosa campagna che continuava a imperversare contro di lui, accorreva con i fratelli e alcuni dei suoi Ufficiali delle Argonne, ad arruolarsi volontario come semplice soldato nei ranghi della brigata Alpi a Perugia”. Nelle Argonne erano morti Bruno e Costante. Peppino, figlio di Ricciotti e di Costanza Hopcraft, non era il primogenito, prima di lui erano nate Rosa Costanza nel 1876 e Anita Italia nel 1878; come le sue sorelle era nato a Melbourne nel 1880, nei sobborghi, dove il padre faceva lo scaricatore di porto. Poi, quando Garibaldi si avvicinava alla fine, i fratelli gli pagarono il viaggio in Italia e gli altri figli di Ricciotti: Menotti jr, Ricciotti jr, Sante, Bruno e Costante nacquero a Roma, mentre Giuseppina ed Ezio a Riofreddo in occasione dei ritorni di Ricciotti da viaggi e spedizioni militari. Peppino era stato colonnello in Messico contro Porfirio Diaz, aveva partecipato alla campagna greco-turca, poi era stato nel Transvaal e in Venezuela. Dal novembre 1914 era a capo della Legione garibaldina in Francia inquadrata nella Legione straniera. Menotti, era nato a Roma nel 1884 e aveva giurato fedeltà al Re a Tabia Palazze il 19 luglio 1915, appena due settimane dopo esser diventato tenente del 51° e un mese dopo che si era arruolato volontario. Menotti era di tem-


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pra pari a suo padre che aveva conquistato a Digione nel 1870 la bandiera del 61° reggimento prussiano, l’unica che i tedeschi persero nella guerra con la Francia, e che poi combatté nel 1897 a capo di una brigata contro i Turchi a Domokos. Menotti il 6 dicembre 1915 fu promosso capitano per merito di guerra e il 23 dello stesso mese a maggiore “per meriti eccezionali”. Ricciotti era nato a Roma nel 1881, anch’egli tenente del 51°, diventerà capitano per merito di guerra solo nell’agosto del 1916 e maggiore nel 1917. Ezio, nato a Riofreddo nel 1894, era il più giovane dei fratelli e fu nominato sottotenente del 51°, ma Ezio, come i suoi fratelli, aveva combattuto nel 1912 nella legione garibaldina in Grecia e nel 1914 nelle Argonne. Quel 22 ottobre sul Pescoi Ezio, comandante di plotone, fu ferito come lo era stato nelle Argonne Costante: una pallottola gli era entrata in gola ed era uscita dalla spalla “Ezio cade nel sangue – narra sua figlia Anita. Dopo alcune ore un soldato, passandogli accanto, vede il corpo che ancora si muove, se lo carica in spalla e lo porta all’ospedale di Digonera, dove Ezio arriva quasi dissanguato. Dopo aver lottato con la morte diversi giorni, è operato e la trachea perforata è sostenuta da un tubo d’argento. Incredibilmente riesce a sopravvivere.

I fratelli Garibaldi appena giunti in Val Cordevole.


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4a Armata Ten. gen. Luigi Nava I Corpo d’Armata Ten. gen. Ottavio Ragni 1a Divisione Ten. gen. Alfonso Petitti di Roreto Brigate: Parma (49° e 50° e Basilicata (91° e 92°) 25° Artiglieria da Campagna (5 batterie) e 2 batterie someggiate 5a Campagna del 2° Reggimento del Genio

2a Divisione Ten. gen. Saverio Nasalli Rocca Brigate: Como (23° e 24°) e Umbria (53° e 54°) 17° Artiglieria da Campagna (8 batterie)

10a Divisione Ten. gen. Giovanni Scrivante Brigate: Marche (55° e 56°) e Ancona (69° e 70°) 11a Compagnia del 1° Reggimento del Genio 14a Compagnia del 2° Reggimento del Genio Truppe Supplettive: 21° Reggimento Cavalleggeri di Padova 8° Reggimento Artiglieria da Campagna (8 batterie) 21a compagnia Minatori e metà della 7a - 12a Compagnia Telegrafisti

IX Corpo d’Armata Ten. gen. Pietro Marini 17a Divisione Ten. gen. Dimede Saveri Brigate: Reggio (45° e 46°) e Torino (81°e 82°) 13° Artiglieria da Campagna (8 batterie) - 5a Compagnia del 1° Reggimento del Genio

18a Divisione Ten. gen. Vittorio Carpi Brigate: Alpi (51° e 52°) e Calabria (59° e 60°) 33° Artiglieria da Campagna (8 batterie) - 8a Compagnia del 1° Reggimento del Genio

Truppe Supplettive: Battaglioni Alpini: Fenestrelle, Pieve di Cadore, Belluno, Val Chisone, Val Piave, Val Cordevole Gruppi di Artiglieria da Montagna: Torino-Susa (2a e 3a batteria), Belluno (batterie: 22a-23a-24a-58a), Como (batterie: 34a-35a-36a) 3° Reggimento Bersaglieri 9° Reggimento Lancieri di Firenze 1° Reggimento Artiglieria da Campagna 5a Compagnia Telegrafisti

Truppe Supplettive d’Armata: XVI Battaglione R. Guardia di Finanza di Frontiera Un reggimento - su tre battaglioni - di Milizia Territoriale Gruppi V - VI del 2° Reggimento Artiglieria Pesante Campale (batterie 11a-12a-13a-14a) Compagnie Minatori 12a-16a-20a 21a- 1a Compagnia Pontieri – 22a Compagnia Telegrafisti Una stazione radiotelegrafica – 2a Squadra Telefotografica da Montagna


L’offensiva di ottobre-novembre-dicembre 1915. A metà del mese di ottobre va registrato un cambio di organico nelle file dei difensori del Col di Lana: grazie al miglioramento della situazione sul fronte russo si resero disponibili i Tiroler Kaiserjäger, che sostituirono l’Alpenkorps germanico. Sul Col di Lana il cambio avvenne il 14 ottobre, con il II battaglione del 3° reggimento Kaiserjager16 che prendeva posizione nel settore Col di Lana - Sief pochi giorni prima della nuova offensiva italiana. A partire dal 18 ottobre furono bombardati e attaccati più volte i capisaldi dei costoni di

I luoghi delle battaglie di luglio e agosto 1915.


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Progetti per la sistemazione delle posizioni sui costoni di Agai e di Salesei, probabilmente posteriori al periodo della prima grande offensiva. (AUSSME)


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Vista da sud-ovest: Cappello di Napoleone e Panettone; riconoscibili i fienili nei pressi del Villaggio Austriaco.

Gelasio Caetani Don Gelasio Caetani, duca di Sermoneta, nacque a Roma il 7 marzo 1877, e ricevette il nome del suo avo Gelasio II che nella prima parte del XII secolo era Papa della Chiesa Romana. Dopo aver conseguito la maturità presso il Reale Ginnasio E. Q. Visconti si iscrisse alla Facoltà di ingegneria dell’Università di Roma, e nel 1901 si laureò con lode in Ingegneria civile. Frequentò quindi la Scuola Mineraria di Liegi, in Belgio, e la Scuola Mineraria della Columbia University di New York, arrivando nel giugno 1903 a specializzarsi come ingegnere minerario. Lavorò nelle miniere d’argento dell’Idaho, nelle miniere d’oro della Grass Valley in California, nell’isola di Douglas e a Kensington in Alaska, e per un periodo operò anche in Messico. Nel 1912, 1913 e 1914 fu invitato a tenere conferenze alla Harvard University Engineering School, e fino al 1914 continuò a sviluppare i suoi studi, ottenendo una lunga serie di successi e riconoscimenti. Tornato in Italia nell’inverno del 1914 svolse importanti attività in favore delle vittime di guerra belghe ricevendo le croci di Leopoldo II e della Corona del Belgio. Volontario, il 26 giugno 1915 lasciò Roma con il grado di sottotenente di milizia territoriale,


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per raggiungere la direzione d’aviazione a Torino e poi di Taliedo, vicino a Milano. Chiese di essere trasferito al fronte, e agli inizi di settembre era già in zona di guerra, assegnato all’8ª compagnia che si trovava alle dipendenze della 18ª Divisione. Ben presto assunse la responsabilità dei lavori sui costoni di Agai e Salesei, punto nevralgico dei combattimenti per il Col di Lana, e si distinse per l’efficacia del suo operato. Il suo battesimo del fuoco è datato 26 ottobre 1915, quando partecipò ai combattimenti per la conquista del Cappello di Napoleone; in seguito sarà responsabile dei lavori in Cima Lana, dapprima per dare la possibilità alla truppe di sopravvivere all’inverno ormai imminente e poi, a partire dal 13 gennaio 1916, per realizzare l’opera di mina che lo consegnerà alla storia. Continuò a operare sul Col di Lana e Sief fino all’agosto del 1916, quando la sua compagnia fu trasferita in Macedonia dove rimase fino al gennaio 1917. Nel marzo del ’17 era sul Carso, da dove scrisse a casa: “il mio lavoro si estende dal Podgora al mare”. Partecipò alla demolizione dei ponti a Casarsa della Delizia durante la ritirata e alla realizzazione della nuova linea sulla destra del Piave. Nel giugno del 1918 era sul Montello per la battaglia del Solstizio e in settembre si ammalò per “esaurimento generale”. Ancora convalescente, non potrà partecipare alla fase conclusiva della guerra. Terminato il conflitto si dedicò alle proprietà di famiglia: iniziò a occuparsi di bonifiche nell’area delle paludi Pontine, scrivendo due articoli sull’argomento (nel 1924 e 1934) sul National Geographic Magazine di Washington. Nel 1921 era membro del Parlamento e nel 1922 si dimise per assumere l’incarico di ambasciatore del Regno d’Italia negli Stati Uniti, carica che mantenne per tre anni. Nel 1925, al rientro in Italia, venne nominato ambasciatore onorario del regno; anche in seguito si impegnò in numerose attività, sempre concluse con successo. Si spense il 24 ottobre 1934, a soli 57 anni. (Da: Lettere di Guerra di un ufficiale del Genio, Fondazione Camillo Caetani e Comune di Livinallongo del Col di Lana, Perugia, 2007; R. Peele, Gelasio Caetani, - Un ricordo biografico, New York, 1936)


BIBLIOGRAFIA E NOTE

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1 Possiamo trovare diversi nomi per la stessa vallata: Fodom (ladino), Buchenstein (tedesco), Livinallongo del Col di Lana (italiano). Per quanto riguarda la dizione attuale va ricordato che “…del Col di Lana” venne aggiunto nel 1933 in ricordo dei fatti di guerra, e confermato il 27 novembre 1983 con referendum indetto dalla Regione del Veneto. Fodom potrebbe derivare da Fodinae homo, ed effettivamente i Livinallonghesi lavoravano nelle miniere (fodine) di ferro di Colle Santa Lucia, ma un’altra possibile radice del nome sembra essere Fedom (confederato), in riferimento alle antiche alleanze con i Fassani. Da non trascurare la possibilità che il termine derivi da feda, pecora, oppure da fagus (faudus/fodus – om), faggio. Rimane infine feudo-homines, uomini del feudo. Anche sull’origine del nome Livinallongo ci sono diverse ipotesi: potrebbe derivare da Livinalli Longo, dove “livina” va inteso come slavina, valanga, fenomeno piuttosto frequente nella vallata. Un’altra possibilità è legata al nome Nivinal-longo a indicare un posto dove la neve permane a lungo, e anche questa ipotesi rispecchia la realtà locale. Rimane quindi Finallis longi (confine lungo), che andrebbe riferito alle lunghe catene montuose a confine fra le diocesi di Trento e Belluno. In quanto a Buchenstein, sembra derivi da Bok (becco), simbolo che si trova nell’arma del Castello e del Comune, o forse da Buche (faggio), ma si tratta di una pianta che non cresce nella valle. Un’ultima ipotesi fa risalire il termine a Puochenstein, cognome di una nobile famiglia che risiedeva nella valle. Col di Lana: “Lana” potrebbe essere una storpiatura di lane, valanga (in tedesco). Nell’XI secolo veniva chiamato Lanaga. (Isidoro Vallazza, Livinallong - memorie storiche e geografiche, Comune di Livinallongo del Col di Lana e Regione del Veneto, pp. 10, 32, 33. Luciana Palla, I Ladini fra tedeschi e italiani, Livinallongo del Col di Lana: una comunità sociale 1918-1948, Union dei Ladins da Fodom, Marsilio 1986, pp.11, 18. Franco Deltedesco, Livinallongo Fodom, aspetti storico-geografici, Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali, serie “quaderni” n. 24, p. 18.) 2 Viktor Schemfil, Col di Lana 1915 / 1917, Mursia, p. 16 3 Basilio Di Martino e Filippo Cappellano, La Grande Guerra sul fronte Dolomitico, la 4ª Armata italiana, Rossato, 2007, pp. 32-34. 4 In conformità al Regio Decreto del 22 luglio 1897 ogni brigata era formata da due reggimenti, e ognuno dei due reggimenti era composto da uno stato maggiore e tre battaglioni su quattro compagnie di 250 uomini ciascuna, per un totale di circa 3.000 uomini. Ogni battaglione, come previsto dalla riorganizzazione conseguente alla legge del 17 luglio 1910, avrebbe dovuto disporre di una sezione mitragliatrici su due armi, ma la dotazione di armi automatiche venne completata solo più tardi, durante il 1916. (Basilio Di Martino, La guerra della Fanteria 1915-1918, Rossato, 2002 (5ª rist.), p. 14. 5 Con il termine “sbarramento Buchenstein” si intende il sistema formato dal forte di Corte e dal forte (oppure: tagliata stradale) di Ruaz.


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BIBLIOGRAFIA E NOTE

6 Si trova anche nominato: n’tra i Sass. 7 Holger Jaruschek, Il Deutsche Alpenkorps sul fronte Dolomitico nel 1915, quaderni della Società Storica per la Guerra Bianca n° 6, Gaspari, pp. 58 e 59 8 Realizzarono il sentiero conosciuto come Jägerweg (sentiero dei cacciatori, operativo già dal 20 giugno, costruito inizialmente per il trasporto degli obici sul Sief) che dal passo Incisa si sviluppava attraverso le malghe meridionali di Pralongià fino alla posizione sul Sief, in seguito integrato dalla realizzazione della teleferica, e il camminamento che proteggeva l’avvicinamento dal Col de la Roda verso l’Infanteriestellung, dove vennero sviluppate le opere difensive che gli austriaci avevano cominciato a costruire. 9 Fra i primi episodi: il 6 giugno, in seguito a ricognizioni compiute da ufficiali del 52° reggimento fanteria, Pieve di Livinallongo sembrava sgombra dal nemico, ma il 9 giugno una pattuglia del III battaglione 52° fanteria, spintasi nuovamente in ricognizione, venne accolta dal fuoco avversario. Il giorno successivo una pattuglia di 12 uomini comandati dal sottotenente Luigi Ottino, un plotone di rinforzo e protezione di 47 uomini comandati dal sottotenente Fabio Scaramucci (tutti della 12ª compagnia 52° fanteria) compirono un’altra ricognizione e furono bersagliati da Pieve, dai pressi dell’ospedale e da Salesei di sopra. Caddero 10 austriaci fra cui un graduato, mentre fra le file dei fanti italiani ci furono 3 feriti. (A.U.S.S.M.E., Diario Storico del 52° reggimento fanteria). 10 Ciadiniéi – Infanteriestellung – Panettone – Stützpunkt Elferich: Si sviluppava sul cocuzzolo identificabile come “la cima” del Costone di Salesei, ed era il più consistente fra i tre capisaldi realizzati a difesa del Col di Lana. La posizione venne conquistata il 29 ottobre 1915 dal II battaglione del 91° fanteria (brigata Basilicata). 11 Spiz de Ciamplacˇ – Cappello di Napoleone –Felsenwache – Felsenstellung oppure Felsenfeldwache: Si tratta della posizione posta poco sotto alla sommità del costone di Agai, che insieme alla “quota 2.250-Fortino austriaco” e “Panettone” difese l’accesso al Col di Lana fino all’ottobre 1915. Fu conquistata il 26 ottobre 1915 dai fanti della 10ª compagnia - 52° fanteria (brigata Alpi), mentre la sella fra il Cappello di Napoleone e il Col di Lana veniva occupata dalla 15ª compagnia - IV battaglione del 50° fanteria (brigata Parma). 12 Costone di Castello – Castellorücken – Costone dei Bersaglieri – raramente: montagna di Agai: È il costone che dal Col di Lana si sviluppa in direzione est prima di biforcarsi verso le frazioni di Castello e di Franza (costone di Franza) Vi si riconoscono due zone interessate dagli eventi bellici: la cupola al limite orientale (quota 2.221) e il “vassoio” vicino al Col di Lana, all’estremità occidentale del costone (quota 2.250). 13 17 luglio 1915, 2ª compagnia XX battaglione 3° reggimento Bersaglieri. 14 Quota 2.250 – Stützpunkt 2.250 – Fortino austriaco – ex Fortino


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austriaco (dopo il 22.10.1915) : Caposaldo austriaco che difese il fianco orientale del Col di Lana dopo la caduta di “quota 2.221”. Venne conquistato, dopo pesanti bombardamenti, il 22 ottobre 1915. 15 I cinque fratelli Garibaldi giunti in zona erano Sante, Menotti, Ricciotti, Ezio e Giuseppe II (Peppino). 16 Robert Striffler, Col di Lana Guerra di mine nelle Dolomiti, Panorama, pag.49 17 Il S. ten. Don Gelasio Caetani, Duca di Sermoneta, aveva il comando dell’8ª compagnia Zappatori del 1° reggimento del Genio, tuttavia si trovò a dirigere l’operato di altre unità, fra cui la 12ª compagnia Minatori del 5° reggimento del Genio. 18 Il plotone n° 14 del battaglione zappatori piazzò la carica, composta di 80 Kg. di dinamite e 30 Kg. di ecrasite e intasata con 1100 sacchi di sabbia. (Robert Striffler, Col di Lana Guerra di mine nelle Dolomiti, op. cit., pag.129.) 19 Dal 15 marzo le due compagnie si alternavano nella difesa di Cima Lana, con turni di due giorni. 20 Nei piani erano previsti 5 minuti di bombardamento dopo l’esplosione della mina, ma furono ridotti a tre minuti su richiesta del maggiore Mezzetti che temeva una reazione da parte dei Kaiserjäger. 21 Ci furono 4 ufficiali morti e 5 feriti, oltre a 30 soldati morti, 141 feriti e 1 disperso. (A.U.S.S.M.E. Diario storico del 59° reggimento fanteria, 18 aprile 1916.) 22 Ci sono particolari mai chiariti a proposito degli espedienti escogitati dagli italiani nella notte del 17 aprile: pare che poco prima dell’esplosione della mina fosse stato finto un attacco (usando delle sagome) per richiamare in trincea quanti più Kaiserjäger possibile, allo scopo di ottenere il massimo risultato dallo scoppio (Robert Striffler, Col di Lana Guerra di mine nelle Dolomiti, op.cit., p. 150). Inoltre gli occupanti avrebbero dovuto sparare con fucili austriaci per illudere l’avversario che ci fosse ancora resistenza sulla cima, sperando così di ritardare l’azione delle artiglierie austriache. (Damiano Badini, La conquista del Col di Lana, U.S.S.M.E., Roma 1925, p. 41) 23 A.U.S.S.M.E. Diario Storico del 59° reggimento 24 Rothschanze – Montucolo Devio (opp.: De Vio) – Montucolo (ex) austriaco (dopo il 21.04.1916): Esisteva dall’ottobre del ’15 come settore inferiore della Hangstellung, e a partire dal 4 gennaio 1916 prese la denominazione di “trincea Roth”, dal cognome di un generale di fanteria. Luigi Devio era un capitano del 60° fanteria, caduto il 21 aprile 1916, a cui gli italiani dedicarono la posizione dopo averla conquistata. Questa non corrispondeva esattamente al 6° avamposto della linea austriaca “Rode” che si trovava più in basso sul pendio, ma ne viene normalmente considerata “l’erede”. Cadde dopo del Col di Lana, conquistata il 21 aprile 1916 dal II battaglione del 60° fanteria, mentre secondo altre versioni fu evacuata spontaneamente e poi occupata dagli italiani. Dopo l’occupazione italiana fu rinominata


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“Lanaschanze”, non risultando opportuno mantenere l’associazione fra il cognome di un generale e una posizione perduta. 25 La sera del 21, alle 20,10, una granata cadde sul campo Alpenrose uccidendo il maggiore Walterskirchen, il tenente Fischel, un telefonista e il capitano Gleißenberger. Privato dei vertici del comando il settore di combattimento del Sief entrò in crisi e, forse in conseguenza di un ordine male interpretato, i difensori arretrarono credendo che gli italiani avessero sfondato. All’una del 22 l’ordine era ristabilito, e alle 7 del mattino, poche ore dopo la morte degli ufficiali, il maggiore Von Bilimek assunse il comando del Settore di combattimento Nello stesso giorno in cui morirono gli ufficiali nell’Alpenrose il XVIII battaglione del 3° reggimento Bersaglieri, che aveva ricevuto l’ordine di attaccare la posizione del Sief, si ammutinò e s’incamminò sulla strada verso Alleghe. Era così perduta un’occasione irripetibile di attaccare il Sief durante la temporanea crisi dei difensori. (Robert Striffler, Col di Lana Guerra di mine nelle Dolomiti, op. cit., pp. 179-180). 26 Gratstützpunkt 2387 – punto d’appoggio sulla cresta – cocuzzolo – caposaldo di cresta – Paul: Caposaldo austriaco costruito sulla cresta che unisce il Col di Lana al Sief. Trattenne per circa un mese l’avanzata italiana dopo la caduta del Col di Lana, consentendo lo sviluppo della linea difensiva sul Sief. “Paul” era il nome di copertura austriaco per il caposaldo che cadde il 21 maggio 1916, conquistato dai fanti della brigata Reggio (46° reggimento con reparti speciali del 45°). 27 Dente del Sief – Knotz: Molto raramente lo troviamo come “primo Dente del Sief” oppure, nel periodo compreso fra fine maggio e inizio agosto del 1916, “caposaldo di mezzo”. Knotz deriva dal cognome di un tenente della riserva che il 4 agosto 1916, durante le operazioni per la riconquista del “Gratstützpunkt 2387”, vi fu ferito e in seguito morì. 28 Piramide nevosa – Spiz de le Selaghe – Monte Sief: La denominazione “piramide nevosa” venne attribuita al Sief dagli italiani, che si riferivano alla vista da est. “Spiz de la Selaghe” è invece il toponimo ladino. Potrebbe capitare (raramente) di trovarlo citato con il nome di copertura austriaco “Leopoldsberg”. 29 Il tenente Camillo Traube, 2ª Compagnia zappatori/XIV Battaglione, che dal febbraio dirigeva i lavori di mina sul Sief, il giorno successivo venne decorato dall’imperatore Carlo I che la sera del 21 si trovava a Passo Gardena. (Robert Striffler, Monte Sief 1916-1917 Guerra di mine nelle Dolomiti, Panorama, p. 216) 30 La consuetudine di inviare i giovani a “imparare la lingua tedesca” era finalizzata, più che all’intento dichiarato, ad alleviare l’economia di famiglia da una bocca da sfamare, con l’ulteriore vantaggio – per il giovane – rappresentato dall’apprendimento di un mestiere. 31 Le informazioni sulla vita di Caterina Lanz e sulle opere a lei dedicate sono tratte da: Sergio Masarei, Caterina Lanz - l’eroina di Spinges,


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Union Ladins da Fodom, 1997. 32 Capita spesso, in merito al bombardamento di Pieve del 18 agosto 1915, di trovarlo attribuito alle artiglierie del forte di Corte, ma in agosto il forte era già stato disarmato. L’errore potrebbe essere dovuto al fatto che la direzione di tiro era praticamente identica. 33 “Cèsa de la Cultura Fodoma” significa “Casa della cultura di Livinallongo”. 34 Le informazioni sul “Centro Dolomiti - Cèsa de la Cultura Fodoma” sono tratte dall’opuscolo Recuperi Architettonici nelle Dolomiti Venete Livinallongo del Col di Lana. 35 Franco Deltedesco, Livinallongo Fodom aspetti storico-geografici, Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali, “quaderni” n. 24, p. 107. 36 In uno di questi, una raccolta dei suoi discorsi intitolata “I dialoghi con la folla”, a p. 210 troviamo il passaggio: “Non questo insegnamento è venuto dalle trincee dove un bisogno di solidarietà scaturiva dall’orrore della battaglia e, più della contesa dell’uomo contro l’ uomo, era la lotta dell’umanità intera colla necessità del sacrificio nell’estasi totale che la trasfigurava e, avvolti nelle tuniche grigie in abito di umiltà e preghiera, i fanti salivano a morire e tutti avevano la faccia del Cristo nella livida aureola degli elmetti e portavano l’insegna del supplizio nella croce della baionetta e nelle tasche il pane dell’ultima cena e nella gola il pianto dell’ultimo addio”. (Roma, agosto 1921). 37 Le informazioni sulla vita di Carlo Delcroix sono tratte da: Carlo Delcroix, Guerra di popolo, Vallecchi, Firenze, 1938. Idem, I dialoghi con la folla, idem, 1925 Idem, Val Cordevole poesie, Cappelli, Bologna, 1968 Idem, Viaggio in Terra Santa, fuori commercio, 1978 Giano Accame, Carlo Delcroix, Circolo Carlo Delcroix, fuori commercio, 1988 Perondino, Carlo Delcroix mèsse di vita, Vallecchi, Firenze, 1929 38 Tratto da: Sacrari Militari della 1ª Guerra Mondiale Pocol e Pian di Salesei, Ministero della Difesa, Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra, 1994, e da: Franco Del Tedesco, Livinallongo Fodom aspetti storico-geografici, op. cit., p. 203 39 Gelasio Caetani, Lettere di guerra di un ufficiale del Genio, Fondazione Camillo Caetani e Comune di Livinallongo del Col di Lana, Perugia U.T.C., 2007, p. 15, 16, 17. 40 Robert Striffler, Col di Lana Guerra di mine nelle Dolomiti, op. cit., p. 31. 41 A.U.S.S.M.E., Diario Storico del 52° reggimento, periodo: 3 maggio 1915 – 30 novembre 1915. 42 Gelasio Caetani, Lettere di guerra di un ufficiale del Genio, idem, 2007, p. 79. 43 Gran parte delle informazioni sulla cappella votiva e sulla croce della cima sud-occidentale sono tratte dalla guida: Recupero della Cappella del Col di Lana, Comune di Livinallongo del Col di Lana.


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44 A.U.S.S.M.E., Minuta del Diario Storico del 60° reggimento fanteria. 45 La Siefsattelstellung iniziava originariamente poco a nord di Cima Sief, e si sviluppava fino alla selletta del Piccolo Settsass dove si trovava il quinto caposaldo.

Pare impossibile come il Col di Lana, che ha solo l’altezza di 2465 m.ed è di sì facile ascesa, abbia sì stupenda vista. Don Fortunato Verocai (Guida per Livinallongo, 1889)


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Lo sviluppo delle opere italiane dopo la conquista del “montucolo italiano”, con le ridotte “San Pietro” e Calabria”. (Aussme)

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L’evoluzione del cratere sulla cresta del Sief, con le date delle tre mine. Nel Dente del Sief si nota l’andamento della galleria di contromina italiana, che non venne completata. Il disegno è datato 23 ottobre 1917, due giorni dopo l’esplosione della mina austriaca. (Aussme)

in collaborazione con Uff. Storico Esercito Italiano

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