MARINA ZULIANI per colpa delle parole
MARINA ZULIANI per colpa delle parole
Fotografie: Paolo Jacob
Copyright Š 2012 Gaspari Editore via Vittorio Veneto 49 - 33100 Udine tel. (39) 0432 512567 tel/fax (39) 0432 505907 www.gasparieditore.it e-mail: info@gasparieditore.it ISBN 978-88-7541-266-1
Presentazione
a cura di Giulia Giorgi
La parola è un elemento fondamentale della nostra vita, è alla base della comunicazione. Può essere scritta o orale, ha normalmente uno o più significati, dati dalla sequenzialità degli elementi, le lettere, che la formano. Prese singolarmente le lettere, o grafemi, non hanno significato, sono soltanto caratteri, che possono però avere una valenza figurativa propria. Dall’inizio del ‘900, lettere o parole sono state aggiunte dagli artisti visivi nelle loro opere: inizialmente attraverso il collage cubista, poi anche nella pittura dello stesso periodo; infine sono state un elemento centrale nelle opere Bauhaus, nel Dada, nella Pop Art, fino al momento di massima espansione con le sperimentazioni verbovisuali degli anni Cinquanta. La parola in genere ha avuto un’enorme importanza nell’arte contemporanea: pensiamo anche alla diffusione dei manifesti programmatici, o alle discussioni filosofiche nate attorno alle parole usate da Duchamp, per esempio, o da Magritte. Nelle loro opere la parola veniva usata per la sua valenza grammaticale oppure fonetica, quindi andava letta ed interpretata; alcuni artisti invece l’hanno usata come pura forma: l’esempio più radicale è quello di Capogrossi; altri artisti ancora l’hanno sperimentata invece nel suo rapporto con la pittura astratta, come Cy Twombly. Marina Zuliani è diplomata in Arte della grafica e della fotografia, e l’inserimento professionale in questo campo ha dato l’avvio alla sua ricerca artistica imperniata sulla parola o meglio, sul suo segno grafico. Nel suo percorso la complessa elaborazione grafica del segno letterale ha inizio da un banale ma significativo episodio legato alla sua vita professionale: un errore di stampa di un testo redatto involontariamente nella sua impostazione grafica con l’“interlinea zero”. L’impatto visivo, benché probabilmente avesse provocato una sensazione fastidiosa e inaspettata tipica delle situazioni anomale o non programmate, produsse d’altra parte in Marina Zuliani una riflessione artistica sulla bellezza visiva ed estetica di quel risultato. Così cominciò la sua sperimentazione fatta di parole deformate,
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stampate, fotografate, incollate, elaborate fino ad ottenere un quadro visivo soddisfacente dal punto di vista emozionale ed estetico. La loro manifestazione è legata al bianco e nero, che mantiene la parola nella sua forma storica più antica. Nei primi anni della sua attività, lo studio dei possibili usi e riusi della parola come materiale visivo ha condotto l’artista ad un processo grafico fatto di collage, stampe e fotografie. Il processo e le tecniche si adattavano anche al grande formato e alla decorazione: è infatti stata chiamata anche a progettare ed allestire spazi pubblici, come il bar Blue Soda nel 1993, dove ha decorato con le sue serigrafie le colonne e le pareti del locale, o a partecipare ad eventi estemporanei, come la Mostra “Stanze della memoria” nel 1994, dov’è intervenuta sulle pareti dello spazio espositivo con dei graffiti. Ancora nel 1993, nella mostra bolognese “Patchworking”, l’artista ha ampliato la sua riflessione sulla parola, creando un’istallazione composta da una sua elaborazione grafica di un testo scomposto e ricomposto, e dalle fonti, un tempo abituali, della scrittura: due macchine per scrivere. In quest’opera le macchine per scrivere sembravano generare lunghi fogli pieni di lettere, allo stesso modo procedeva la sua attività creatrice: accumulando suoni, storie e pensieri e liberandoli poi sul supporto visivo. Dopo quest’inizio esplosivo, caratterizzato da interventi e decorazioni, spesso svolti in collaborazione con altri artisti o gruppi di cui ha fatto parte, il suo lavoro è proseguito su una linea più meditativa, personale, a volte intima. L’arte a cui è approdata negli ultimi anni è infatti un sunto della sua riflessione e dello studio quasi ventennale, ed è fatta di tecniche tradizionali usate in modo vario e innovativo. Le tele, ad esempio, sono composte da un’imprimitura nera e da uno strato molto spesso di acrilico bianco che ricorda il gesso, su cui l’artista incide le lettere come fossero graffiti preistorici, o incisioni di una lastra di metallo per un’opera grafica. Un lavoro fisico, insomma, che aiuta a far emergere la sua ispirazione tratta dal quotidiano, da una lettura o da uno stimolo sonoro: le notizie sentite alla radio, per esempio, o un articolo letto su un giornale. La parola così catturata e recepita non è usata però nella sua valenza originale, ma divisa, sezionata e resa irriconoscibile: perde quindi il suo significato per assumere una mera valenza grafica ed estetica, spinta verso una dimensione sia geometrico-figurativa, che astrattoformale. Una pratica simile, ma dai risultati molto diversi, è invece il suo lavoro su carta. I mezzi usati sono tantissimi, dal graffito al puro disegno, fino ad un processo composito che termina con il lavaggio della carta: l’effetto finale è di maggior immedia-
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tezza e spontaneità. Nelle carte Marina Zuliani ha infatti realizzato le sue creazioni più libere, in cui la materia nera e fluida si espande liberamente creando degli effetti ottici armoniosi, equilibrati e ampiamente espressivi. Colpiscono nei suoi lavori la pulizia e la precisione formale dei procedimenti, l’equilibrio e il bilanciamento compositivo, nonostante la stratificazione degli elementi si spinga fino al punto in cui la volontà espressiva è appagata, finché la mano naturalmente si blocca. La composizione è chiara fin dall’inizio nella mente dell’autrice, che ne dosa l’espressività: a volte è pacata e riflessiva fino a una compiutezza formale quasi rinascimentale, a volte è energica e quasi irruenta, con un’immediatezza tipica dell’arte informale. Sia nelle opere su tela, che in quelle su carta l’artista ha scoperto un altro modo compositivo che si adatta al suo tema: il gesto rapido e libero. Questo modo di procedere l’ha condotta a realizzare lavori monocromatici, o nero su bianco, caratterizzati da grande freschezza, quasi fossero in immediato contatto col pensiero: quasi un’action painting. Le linee sono fluide e leggere, calibrate delicatamente, altre volte sono ricche, pastose, ampie, e sulla tela creano quasi un effetto di bassorilievo. Tutt’altro rispetto alle composizioni calibrate e raffinate delle carte, in cui le lettere assumono le sembianze di studi architettonici o di disegni geometrici. Ai suoi lavori l’artista per lo più non attribuisce titoli, essendo già essi stessi pieni di parole, di suoni, non sempre percettibili, ma evidentemente già abbastanza comunicativi. L’introduzione del colore, l’uso di trasparenze o di concentrazioni differenti della materia pittorica sono stati alla base delle ultime produzioni. Queste tecniche realizzate su carta e tela fanno sì che la sua arte ritorni alle esperienze iniziali di sperimentazione con mezzi fotografici, con l’uso di pellicole e della luce come mezzo espressivo. Forse è un modo per ampliare le possibilità di strumenti intesi generalmente come bidimensionali, ai quali l’artista tenta di dare maggior profondità aprendoli alla terza dimensione. Questo pensiero la ricollega nuovamente al Movimento Spaziale, anche per l’uso del grattage, che rimanda alle opere più interessanti di un artista come Mario de Luigi. Con queste nuove opere l’artista conferma e innova i caratteri essenziali della sua arte: la capacità costruttiva sempre nuova e diversa, la fantasia compositiva che mantiene un rigore quasi geometrico e la fedeltà al suo tema: la parola. La strada che ha intrapreso la porterà probabilmente a mantenere la linea della sperimentazione legata a questo tema, variando le tecniche espressive che già usa e introducendone delle altre.
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Nella testa tutto si srotola senza difficoltĂ . Ma, una volta scritti, i pensieri si trasformano, si deformano, e tutto diventa falso. A causa delle parole. “Ieriâ€? Agota Kristof
Opere
Senza Titolo misure tecnica
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cm 40 x 40 acrilico su tela
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cm 40 x 40 acrilico su tela
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cm 40 x 40 acrilico su tela
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cm 40 x 40 acrilico su tela
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cm 40 x 40 acrilico su tela
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Senza Titolo misure tecnica
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cm 40 x 40 acrilico su tela
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cm 40 x 40 acrilico su tela
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cm 40 x 40 acrilico su tela
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cm 40 x 40 acrilico su tela
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cm 40 x 40 acrilico su tela
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Senza Titolo misure tecnica
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cm 40 x 40 acrilico su tela
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cm 40 x 40 acrilico su tela
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cm 40 x 40 acrilico su tela
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cm 20 x 20 acrilico su tela
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cm 20 x 20 acrilico su tela
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Senza Titolo misure tecnica
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cm 50 x 60 acrilico su tela
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cm 20 x 20 acrilico su tela
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cm 20 x 20 acrilico su tela
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Senza Titolo misure tecnica
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cm 20 x 20 acrilico su tela
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cm 25 x 35 acrilico su tela
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cm 25 x 35 acrilico su tela
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cm 25 x 35 collage su tela
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cm 25 x 35 collage su tela
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Senza Titolo misure tecnica
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cm 25 x 35 collage su tela
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cm 30 x 40 collage su tela
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cm 30 x 40 collage su tela
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cm 40 x 30 collage su tela
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cm 30 x 40 collage su tela
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cm 80 x 100 collage su tela
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cm 80 x 100 collage su tela
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Senza Titolo misure tecnica
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cm 20 x 30 acrilico su tela
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cm 60 x 60 acrilico e gesso su tela
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cm 80 x 80 acrilico e gesso su tela
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Senza Titolo misure tecnica
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cm 60 x 60 acrilico e gesso su tela
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cm 60 x 90 acrilico e gesso su tela
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Carte
cm 35 x 50 acrilico su carta torchon
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cm 35 x 50 acrilico su carta torchon
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cm 35 x 50 acrilico su carta torchon
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cm 35 x 50 acrilico su carta torchon
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cm 35 x 50 acrilico su carta torchon
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cm 29,7 x 42 matita su carta bouffant
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cm 29,7 x 42 matita su carta bouffant
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cm 29,7 x 42 matita su carta bouffant
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cm 29,7 x 42 matita su carta bouffant
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Senza Titolo misure tecnica
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cm 29,7 x 42 matita su carta bouffant
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Finito di stampare nel mese di Aprile 2012 Tipografia: La Tipografica s.r.l. - Udine