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Corriere del Po Anno III - n° 04 - Da 22 Febbraio al 06 Marzo 2016
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Tutta la storia del collegio degli infermieri/e di Mantova in un libro Venerdì 19 Febbraio ore 17.00 la presentazione in Sala Civica di Suzzara con una mostra fotografica e strumenti usati dagli infermieri nel passato. Il libro si intitola “La Storia del Collegio IP.AS.VI. di Mantova 1955-2015. Cosa vuol dire IP.AS. VI.? vuol dire Infermieri Professionali, Assistenti Sanitarie e Vigilatrici d'Infanzia. Sarà presente il presidente del Collegio Infermieri di Mantova Andrea Guandalini, l’Assessore ai servizi alla persona e alla famiglia Alessandro Guastalli, le ex presidenti, le segretarie e il Consiglio Direttivo. Al collegio di Mantova sono iscritti 2729 infermieri. Il libro Edito da grafica e stampe BMG Immagine, consta di 115 pag, di cui 98 foto a colori e 19 inedite in bianco e nero degli anni ‘60. Costo 5 euro. "Sono passati 60 anni e un segno nella storia della sanità mantovana, ci voleva, ha scritto l’autore Attilio Pignata. Si parte con le Assistenti Sanitarie Visitatrici e Vigilatrici d’infanzia, poi arrivano le prime suore infermiere e dopo quelle laiche. Oggi l’infermiere è un professionista, autonomo e moderno, laureato in Scienze infermieristiche. E’ un libro di “fatti e persone” che hanno cambiato il ruolo infermieristico nell’assistenza e si parla, o meglio parlano, le persone che hanno governato o vissuto questo cambiamento; molte le fotografie. Sono invitati anche gli infermieri/generici, professionali e laureati ma anche tutti quelli collocati in pensione per una rimpatriata di ricordi. La presentazione del libro è aperta a tutti. Per l’occasione verrà esposta una piccola mostra di foto ma anche degli oggetti e presidi che usavano gli infermieri/e nel passato. Al termine chi vuole unirsi si va in pizzeria da Gerry (a 200 mt) ma serve la prenotazione al cell 346-0905483. Attilio Pignata
Nella foto gli infermieri della Croce Rossa di Via Piave a Mantova negli anni ’70
Mantova festeggia il 150° anniversario dell'Unione al Regno d'Italia: 1866-2016 I Mantovani sempre partecipi a un fermento Unitario Italiano
La battaglia decisiva della seconda guerra d'indipendenza si combattè il 24 giugno a Solferino e a San Martino, in territorio in buona parte mantovano. Alla campagna garibaldina del 1860 parteciparono molti mantovani. La città virgiliana aveva sempre preso parte nelle varie stagioni eversive ai moti contro la dominazione austriaca, in favore dell'Unità d'Italia. Già dal 1821 con il Conte Giovanni Arrivabene, liberale che aspirava ad una patria unita, poté ospitare nel 1820, nella sua Villa fuori Mantova, il Conte Porro e Silvio Pellico. Nel 1831 i mantovani non restarono estranei e il fratello, conte Giuseppe Arrivabene collaborò con Ciro Menotti, alla preparazione dei moti per l'insurrezione di Febbraio. Anche nel mantovano si affermarono i primi movimenti della 'Giovine Italia' di Mazzini. Ai congressi degli scienziati italiani, che si ripromettevano di essere la testimonianza attiva di una partecipazione unitaria italiana, prese parte, negli anni '40, don Enrico Tazzoli, prete animato da forte spirito patriottico e da acuta sensibilità sociale. Attorno a lui, nel Seminario di Mantova si formò un nutrito gruppo di sacerdoti aperti alle idee di progresso e di nazione. In seguito, la battaglia di Curtatone e Montanara del 29 maggio 1848, i combattimenti di Goito dell'8 aprile e del 30 maggio 1848 riportano a luoghi del nostro Risorgimento. Il sacrificio dei martiri di Belfiore con la condanna a morte e l'esecuzione, il 7 dicembre 1852, di Bernardo de' Canal, Carlo Poma, Angelo Scarsellini, don Enrico Tazzoli e Giovanni Zambelli; il 3 marzo 1853 di don Bartolomeo Grazioli, Carlo Montanari e Tito Speri; il 19 marzo di Pietro Frattini, è uno degli episodi di maggiore commozione di tutta la storia del Risorgimento. Allorché nel 1859 si fece certa la prospettiva di una nuova guerra contro l'Austria da parte del Piemonte, molti patrioti si arruolarono nei Cacciatori delle Alpi, un corpo sotto il comando di Garibaldi. Vi militarono tra gli altri Giovanni Chiassi, Achille Sacchi e Ippolito Nievo. La battaglia decisiva della seconda guerra d'indipendenza si combattè il 24 giugno a Solferino e a San Martino, dunque in territorio in buona parte mantovano. Alla campagna garibaldina del 1860 parteciparono molti mantovani. Nel 1866 la Terza Guerra per l'Indipendenza Italiana, malgrado il suo esito militarmente sfavorevole (battaglie di Custoza e Lissa), portò alla liberazione del Veneto, del Friuli e di Mantova (e altre città del Quadrilatero). Nel mese di luglio 1866, dopo la vittoria dei Prussiani a Sadowa sugli austriaci, quest'ultimi si ritirarono per difendere Vienna, la capitale dell'Impero. L'Esercito Italiano (alleato con la Prussia) poté cosi occupare quasi tutto il Veneto. Solo Palma, Venezia e le fortezze del "Quadrilatero" (Verona, Legnago, Peschiera e Mantova) rimasero austriache e dovettero aspettare che fosse firmato il trattato di Pace di Vienna nel mese di ottobre 1866, per diventare italiane (3 ottobre 1866), In una stanza dell'Hotel Europa lungo il Canal Grande, il Veneto e le 4 città del Quadrilatero erano passate dalla Francia all'Italia. Il generale francese Leboeuf consegnò il Veneto a tre notabili: il conte Luigi Michiel, veneziano, Edoardo de Botta, veronese, Achille Emi-Kelder, mantovano. Questi a loro volta lo lasciarono nelle mani del Commissario del Re, il Conte Genova Thaon di Revel. Il 21 - 22 ottobre si svolse il Plebiscito nel Veneto per sancire l'unione al Regno d'Italia. Il 7 novembre 1866, a elezioni concluse, Vittorio Emanuele II entrò in Venezia. A Mantova l'esercito italiano, circa 6000 soldati, entrò al comando del Generale Paolo Franzini. Mantova era finalmente liberata!!! (Tratto da Enciclopedia Universale) Luigi Mignoli
Brescello
Nel 1965 tra i 90 candidati al Nobel della letteratura oltre a Pietro Ubaldi, Alberto Moravia e Giuseppe Ungaretti ci fu anche Giovannino Guareschi, e a candidarlo fu Mario Manlio Rossi, lo rivela l’Accademia Reale Svedese. Il Nobel fu poi assegnato allo scrittore russo Mikhail Sholokhov. Aperti gli archivi della Cia: nonostante il successo anche negli Usa, nel 1953, un complotto, impedì al film "The Little World of don Camillo” di essere candidato all’Oscar per il migliore film straniero, i documenti confermano che per ottenere l’esclusione si mobilitò la Cia. «Caro Owen, credo che siamo riusciti a lasciare fuori Peppone e Don Camillo. Mi sono mosso contro», scrive Luraschi. In pratica, questo Oscar non deve andare al sindaco comunista e al prete di quel paesino, in Italia. Faranno anche a pugni, ma alla fine si bevono un bicchiere di vino in compagnia. Il film incassò un miliardo e mezzo di lire e l’Oscar lo diedero a Jeux Interdits del regista René Clément. Ingredienti perfetti per una Spy story a fumetti. Foto: i disegnatori dei personaggi guareschiani Marco Cagnolati (1989) e Alberto Locatelli (2011)
Grande evento storico per ricordare il centenario della scomparsa del medico dei poveri Dott. Romeo Romei “Nella memoria l’esempio, nell’impegno la pratica”, questo lo slogan ben visibile sullo striscione per commemorare il centenario della scomparsa (1916-2016) del Dott. Romeo Romei, il Medico dei poveri di Portiolo, frazione di San Benedetto Po. Avvolti da una nebbia grigia, camminando a fianco dell’argine maestro del grande fiume Po, un nutrito corteo di persone, bandiere e striscioni, giovani e anziani, donne e autorità, amministratori, storici e volontari, si sono recati verso il cimitero per ricordare l’anima ardente d’amore e assetata di giustizia sociale del Dott. Romei. Organizzato dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso di Portiolo e dall’Associazione eQual, la cerimonia si è tenuta presso l’accogliente Teatro Soms. Ha aperto i lavori con i saluti e i ringraziamenti il presidente del SOMS Guido Ongari dando poi la parola al Prof. Luigi Gualtieri, storico, membro del Centro Studi Ivanoe Bonomi che ha fatto un excursus storico definendo il Dott. Romei il Medico dei poveri e pioniere del socialismo mantovano, una figura centrale della storia delle lotte per l'uguaglianza e la giustizia sociale del nostro territorio ed un esempio per il nostro agire quotidiano. Una relazione tenuta con passione e professionalità per ricordare non solo il medico ma un socialista e un Uomo. Poi la parola al giovane Oscar Porcelli che ha dato subito grande valore alla forte attualità del messaggio. "Oggi abbiamo perso la capacità di rapportarsi con il passato, abbiamo bisogno di una riconciliazione, ha detto il giovane di fronte ad un teatro gremitissimo. Qui a Portiolo esiste un bagaglio straordinario di umanità e di valori. E’ come attingere ad una miniera di diamanti. Portiolo e San Benedetto Po hanno una storia che merita di essere riscoperta. RICORDARE IL PASSATO PER AGIRE NEL PRESENTE, questo vuole essere il messaggio di oggi”. Attilio Pignata
Ragazza 23enne si propone per fare pulizie, commessa, cameriera e barista. Cell 346.6755225 Ipotesi
Vento di Febbraio
Amo, Il vento che sferza e pulisce, questo silenzio inquietante, che trascina e stordisce, distante dagli uomini risucchia la foglia secca e dalla frenesia della corsa. che di sparire non ha fretta, Sola, la rincorre e l’allontana, incontro il totale equilibrio della mente. la sbriciola e la sbrana. Sogno, Il vento di febbraio: freddo, un popolo festoso, eppure vivo, lucido e netto, che ride nelle oasi verdi della felicità, cavalca l’onda verde del prato, da pregustare con la speranza fulgida della solletica quel fiore appena nato, serenità. rivela la cima di un monte lontano, Piango, in un tramonto rosso… di rosso tiziano. sull'altare del fiore reciso Questo vento… tra le fiamme di lamiere contorte e carni triturate ha il nuovo dentro, dalla fretta di conoscere il mondo. il nuovo che avanza, Cerco, in un’alchimia i misteri principali dell'essere che sa di speranza. nel punto di partenza, Marina Lombardi dalla nascita alla fine, non c'è certezza di un domani aperto alla soluzione del creato. Il cielo splende e noi siamo ciechi alla ricerca della verità.
Un fiore per Teresa Nel giardino di Teresa cresceva solo erba mai un fiore a sorpresa, seminava, concimava, ma niente spuntava, passò di lì un contadino e gettò un catino, c'era acqua scura puzzolente da paura, dopo tre giorni interi nel giardino di Teresa: fiori veri! tratto da "Brevi Racconti in Rima" di Mariangela Corradini
tratto da "Poesie sulla punta della lama" di Onelia Maccari
Stazione ad E. Scheggia nel piccolo parcheggio, -fanali, tangram d'auto, autobus in Via Crucisaspetto al volante. Conto d'avvistarti subito, oltre il vetro: stivali (forse valigia) cuffia nera vigore pendolare. E intanto lo ammetto: temo ogni volta di ritrovarti diversa, di me più navigata: come se di settimana in settimana il lontano avesse modellato l'anima tua quale ogiva perfetta, già in canna pronta allo sparo. A differenza della mia, semplice e con poca spinta. Emanuele Marazzini
Povertà vidi. Uomo grezzo osservai. Tu creatura che dal divino discendi rispecchi la pochezza dell'imperfetto. Grande grazia ti fu donata. Legge d'amore infinito fu imposta. Incapace dell'amor dell'essere, ti rifugi in alveo di certezze, speranze di fumo che al soffio muoiono mai nate. Profumo d'incenso diviene olezzo terreno. Ricordo d'infinito in te non alberga più, sfrattato dal furor dell'essere. tratto da "Perché no?" del Dott. Dario Anzola.
La leggenda di Adone Tempo di miss! Il concorso parte da lontano, in pieno inverno, tutte in pista dunque le bellezze nostrane per il grande circuito. Sono partiti in parallelo, pur in tono minore ma in forte recupero, i concorsi di mister muscolo legati al body building, null’altro che un revival del mito di Adone. Chi era costui? “Il più bel figo del paese”, così s’esprimerebbero le ragazze d’oggi, meglio ancora, non solo del paese, di tutto il Peloponneso. Sua madre, rea d’incesto, per castigo, era stata trasformata da Giove in un albero di mirra. Uno strano albero, in primavera s’era gonfiato, al punto che la corteccia ebbe a squarciarsi e ne uscì un bambino. La notizia giunse sull’Olimpo! Tanto era bello che Venere si commosse, corse in affanno da Giove a chiedere di salvarlo. In tali situazioni nemmeno Giove osava decidere senza interpellare il “Destino”. Trasse a sé la bilancia del FATO, mise vita e morte del bambino sui due piatti, il piatto della morte cadde sino agl’inferi! Doveva morire! Venere non si diede per vinta, lo portò seco e si pose alla ricerca di un luogo ove nasconderlo. Le venne in mente l’Ade, non v’era posto più remoto. Lo affidò a Persefone, la dea misericordiosa, ma…. il bimbo cresceva.... come ebbe vent’anni se ne innamorò pazzamente, al punto da divenirne l’amante. La notizia giunse a Venere. Piombò dall’Olimpo come un’aquila, le due dee tanto s’accapigliarono a graffi e a morsi, tante se ne diedero che dovette intervenire Giove. Fare in modo che Adone, il pomo della discordia, giungesse a morte com’era scritto nel destino? Non ebbe cuore, impose un compromesso. Quattro mesi l’anno sarebbe rimasto con Persefone che l’aveva allevato, altrettanti con Venere che l’aveva salvato, i quattro rimanenti era libero di passarli ove meglio gli aggradava. Quanto era magnanimo Giove! Il menage procedeva senza scosse ma il dubbio, si sa, è corrosivo. Soprattutto Persefone era ansiosa di sapere ove Adone passasse “il tempo libero”.... che fare? Convocò le tre Arpie, le spie infernali, le mandò a svolazzare qua e là a mo’ di passerotto, in cerca di notizie, maldicenze, avvistamenti e carognate varie. Le tre sorelle, onde agire nell’anonimato, chiesero d’esser trasformate in colombe. Giove borbottava: “Guarda un po’ quelle canaglie spennacchiate.... subdole, luride, assassine.... vogliono camuffarsi da colombe”! Le trasformò in cornacchie! Oltre non poteva. L’indagine fu breve, andarono a becchettare proprio sul davanzale di Venere.... quanto a pornoshow ne videro d’ogni sorte, pur essendo lingue perfide, non bastavano a descrivere…. Chiarito ogni mistero! Ecco il verdetto: Adone, i mesi liberi, li passava da lei, tuttavia, nell’anno bisestile, nel giorno in più.... faceva visita a Persefone.... così, come contentino. Dagli Inferi all’Olimpo era un tour, Adone viaggiava a mo’ di pendolare, Venere gli inviava Pegaso, il cavallo alato, a mo’ di AIR TAXY, al ritorno invece, saliva sul carro solare.... Fetonte, con un verricello, calava dal cielo una fune con uno scranno. Venere ovviamente, di tanto in tanto, provvedeva a sdebitarsi col divino cocchiere, a modo suo naturalmente. Il “contentino” bisestile dunque, aggiunto a quanto segue, fu la goccia che fa esplodere il barile. Adone aveva un hobby, andava a caccia per i boschi a saettare daini e capre selvatiche, s’imbatteva in belle ninfette, tanto era attraente che rimanevano colpite e gli concedevano i loro favori. Non di rado tuttavia, erano amiche di Diana, talmente “intime” che la dea divenne furibonda. Per pudore…. incombeva il silenzio, inoltre non osava intromettersi tra Venere e Persefone..... ma era scattata la molla. Intervenne un altro personaggio. Marte! Ex amante di Venere.... quel damerino cascamorto d’Adone.... da tempo gli stava sul gozzo, per non dire altrove. Persefone andò a cercare Diana, giunse anche Marte, N’uscì una condanna a morte! S’avverava l’oracolo! Gli dei intrallazzano, muovono le cose a loro favore ma nulla possono contro il fato e il fato non paga il sabato. Chi troppo vuole.… Adone, in contemporanea, era amante di miss mondo…. e della regina dell’altro mondo, viaggiava sul carro solare e sul cavallo alato, non gli bastava, si pose pure a molestare le amichette di Diana, come a dire: “Chi troppo vuole.... va a finire in bocca al porco”! Nei boschi s’aggirava un cinghiale, feroce, smisurato, devastava i raccolti, terrorizzava tutta la regione, nessun cacciatore era riuscito a stanarlo, molti pastori avevano perso la vita. Marte, Diana e Persefone, trasformarono il cinghiale in una bella fanciulla. Il giovane la intravide mentre si bagnava nuda alla sorgente. Tutta pudica si rivestì ed iniziarono a conversare, dopo breve passarono ad amorosi intenti. Marte da lontano, con la bacchetta magica, mandò un input come di telecomando ed Adone si ritrovò, avvinto come l’edera, al feroce cinghiale, orrido, irsuto, puzzolente, in breve ne fu dilaniato. Uno dei fattori scatenanti tuttavia, fu il contentino bisestile, tuttora corre voce che l’anno bisesto porti iella ma non è vero, se le cose non vanno nel 2016 non è certo per il contentino di Persefone. Venere? Affranta, privata del suo amante, volle vendicarsi, soprattutto di Marte, l’idea del cinghiale era stata sua….. e qui comincia un’altra storia! Giorgio Boldrini
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