Corriere del Po 21 - 2016

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Direttore Responsabile: Carlodaniele Caramaschi

Corriere del Po Anno III - n° 21 - Dal 24 Ottobre al 6 Novembre 2016

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LA MONETA E L’INDOVINO Neto il pescatore, un personaggio mitologico, era povero in canna ma allegro come un fringuello. Aveva pescato sino all’alba quella notte, le reti desolatamente vuote. Nulla di più triste, aveva gli abiti umidi, tremava per il freddo, lieto non era in tale circostanza ma erano nubi passeggere. D’un tratto s’imbattè in qualcosa che luccicava tra l’erba, guardò meglio.... Oh una moneta!.... D’oro!!! Una rarità, grande quanto un palmo, con l’effigie del monarca, una simile l’aveva vista soltanto una volta in vita sua, tra le mani d’un grande mercante di seta, perle e pietre preziose. Giunto alla sua casupola di legno la mostrò alla moglie. Un incanto! La fortuna aveva bussato alla porta.... finalmente! Ove nasconderla? Scavò una fessura nell’asse del letto, la inserì e richiuse con un po’ di fango. Posto più sicuro non v’era; come spenderla? Non certo a bottega! All’osteria? Tanto meno! Si lambiccava il cervello senza trovare soluzione. Passavano i giorni.... il timore che potessero rubargliela... quella moneta.... a volte lo teneva desto di notte, tastava il pertugio con le dita per veder se c’era ancora. Finalmente ebbe una trovata. L’arena della città di Tebe, la sera dei gladiatori, la confusione era tanta, entravano i ricconi, le monete d’oro, pur non di quella dimensione, circolavano a iosa. Il giorno stabilito mise gli abiti della festa e si diede cipiglio da ricco, giunse all’ingresso e pose la moneta sul banco dei cambiavalute. Si stupirono, lo guardarono con diffidenza, non era d’aspetto nobile, tale era il valore che non avevano di che cambiare. Rimase fuori. Salì sul ciuco per rientrare, lungo tutto il percorso ebbe l’impressione d’essere seguito. Qualcuno aveva visto? “Troverò pure il modo di cambiare questa dannata moneta”! Fantasticava.... quanti castelli in aria.... una barca nuova, la vecchia faceva acqua.... la sua casupola.... la moglie un poco ne soffriva... una casa decente.... ! Al paese la gente lo guardava di malocchio, come mai? Nessuno aveva parlato.... tutti sapevano.... quell’idea lo rodeva come un tarlo. Soltanto un malefico dubbio? Forse no! Tutte le volte che metteva il naso in strada era una sofferenza: “Neto ha comprato i calzari nuovi... Guarda un po’ che veste s’è fatta sua moglie....”, una serie d’ipotesi persecutorie, la moneta era ancora intatta. Si sentiva ricco.... ma la pesca andava male, sembrava che i pesci non abboccassero più, invero la trascurava. Il tempo passava ed i sospetti s’addensavano, chi poteva credere? Una tal moneta trovata in mezzo all’erba? Si faceva sempre più pressante l’ipotesi che fosse rubata. Qualcuno doveva averla perduta, per certo un potente, per riaverla la via più breve era accusarlo di furto. La prigione!.... Che fare? Meglio disfarsene. Un giorno di mercato la lasciò cadere appena fuori dalla folla, di certo qualcuno l’avrebbe raccolta. Fece qualche passo ed un fanciullo lo rincorse: “Signore, ha perduto una moneta”! Ebbe a dargli un soldino di mancia, il bambino lo guardò deluso. Balzò in mente un’altra soluzione. La notte andò a pescare, una volta al largo la buttò nel lago. Non erano passati dieci giorni, uscì di nuovo con la barca, la rete diede uno scossone. Meraviglia! Mai aveva visto un pesce tanto grosso, lo arpionò e riuscì a trarlo a bordo, quasi affondava. Giunto a riva lo mostrò a tutto il paese. “Ho rubato anche questo”? Sembrava voler chiedere alla gente. Una volta in casa lo squartò per togliere le interiora, d’un tratto un luccichio, la sua moneta era lì, come per un miracolo, il pesce l’aveva ingoiata! Ebbe un sussulto di gioia.... subito annientata da mille cupi pensieri.... come un’ossessione. Prima era angosciato all’idea che potessero rubargliela, ora tremava dal timore di non riuscire a liberarsene, quella moneta sembrava stregata. “L’oracolo di Apollo! Andrò a consultare il veggente”! Così fece. Entrò in un antro da eremita annesso al tempio, ecco l’aruspice! Esaminò le interiora d’un animale sgozzato, lesse nei fumi bluastri d’un calderone che bolliva, s’affacciò alla spelonca a consultare il volo degli uccelli..... Uno stormo di corvi neri neri.... strepitavano col loro verso sgraziato.... gah... gah.... gah..... traversarono il cielo e sparirono all’orizzonte. Lugubre presagio! Ecco il responso: “ Causa la maledetta moneta incombevano anni ed anni di sventure”. Neto stava per andarsene sconsolato.... il vate lo fermò, lo rincuorò: “Invero una soluzione esiste.... per disfarsene il posto più sicuro è il tesoro del tempio di Apollo”! Neto, a malincuore, obbedì. La moneta scivolò nella fessura, da tanto era larga passava a malapena, mandò l’ultimo bagliore e cadde con un tintinnio trascinando seco le estreme speranze. Era rotto l’incantesimo! “Rasserenati - gli sussurrò l’indovino – le tue ansie sono finite”! Neto tornò a vivere allegro come un fringuello? Niente affatto! Un’idea lo perseguitava: la moneta.... il vate.... la spelonca..... Proprio non se ne capacitava; che dire in conclusione? “Fammi indovino che ti farò ricco”!!!! Un dubbio gli percuoteva il capo: “Chissà.... ad Apollo di tutto quel tesoro.... non sarebbe giunto manco un nichelino”. Giorgio Boldrini


In dodici al ritrovo scolastico dopo cinquantasei anni Anche dal basso mantovano hanno partecipato al ritrovo scolastico. Si tratta di compagni dell’Istituto Professionale “Leonardo Da Vinci-Mantova” che si sono ritrovati dopo cinquantasei anni sulle colline gardesane. Con la regia di Roberto Tibaldi e alcuni complici, in dodici con le consorti, hanno abbracciato la storia dei tempi. Forti le sensazioni e emozioni, da compagni di scuola e amici. Ecco i loro nomi: Gilberto Tibaldi di Volta Mantovana, Francesco AzzIni di Casaloldo, Luciano Cortellazzi Povegliano Veronese, Cesare Falavigna di Mantova, Gino Ghelfi di Mozzecane, Cristiano Grazioli di Monza, Bruno Mazzacani di Pegognaga, Rino Stocchero di Borgo Virgilio, Remo Miorali di Cinisello-Balsamo, Giovanni Papa di Rivalta S.M., Luigi Taffelli e Terenzio Perini di Ospitaletto Marcaria. Bella compagnia in un ottimo ristorante di Cavriana, gradito menù della casa, brindisi, saluti e promesse di ritrovarsi presto. Attilio Pignata

Se cinquantasei vi sembran pochi… Nel cassetto di vecchi ricordi, un foto quasi sbiadita. Immagini che piano piano emergono nella visiva nitidezza. Eravamo giovani vivaci e birbantelli nel fiore della gioventù. In un dì, nubi grigiastre e tanta ansia, emozioni per un incontro, poi, occhi a ricercar volti invecchiati dal tempo. Improvvisi raggi a illuminare i ricordi. Bocche ridenti, abbracci nell’emotivo sguardo. Mani ritrovano l’improvvisa forza per esprimere le emozioni di sensazioni tremolanti. Sensazioni che volano tra passato e presente con la complicità delle gentili compagne di vita, maturate nel paziente volger del tempo. Bianchi capelli e saggezza femminile hanno conservato le virtù degli esuberanti compagni di scuola. Ci hanno dato con la loro saggezza, la possibilità di essere, nel passato nel presente. Compagni di scuola che in un giorno, dopo cinquantasei anni hanno provato un sacco di emozioni. Anche le parole bene e amore il tempo le ha conservate, erano scritte in bella calligrafia. Un pensiero a chi dal cielo Per un giorno è sceso sulla terra tra noi. Grazie Gilberto A tutti un abbraccio e un arrivederci Bruno Mazzacani

Nebbia Oggi è scesa la nebbia tanti comignoli salgono al cielo come bottiglie vuote dal fosso, da un casolare un tubo più alto dice a tutti: Oggi tu nebbia che copri tutti i mali perché non fai risaltare il bene che è unica forza umana d'amore? Bottiglia che sei nel fosso tu sai tutto del marciume che oggi circonda l'uomo il quale non sa cosa vuol dire una rosa in mezzo a un campo d'erba. tratto da "Passione di un fiore" di Carlo Cassiani, in sua memoria.


L’Associazione M. Bianchi termina la sua attività e chiude ma inizia una nuova storia Il 2016 è il 30° compleanno della nostra associazione. Trent’anni di attività ininterrotta, organizzata in forma volontaria, continuativa, appassionata per centinaia di persone in lutto, di operatori professionali, di volontari di altre associazioni. E, probabilmente non a caso proprio ora, questo traguardo così importante ha portato, dopo mesi di intense, appassionate, approfondite discussioni e scambi tra i volontari, una decisione che cambierà la nostra storia associativa, e non solo. L’associazione termina la sua attività e chiude. Una chiusura che non è la fine ma l’inizio di una nuova storia. Ripartiremo con un nuovo statuto, una nuova organizzazione, un ripensamento globale dei servizi, degli obiettivi e delle strategie. Vorremmo essere ancora più efficaci, più preparati, più disponibili nel sostenere le persone nei loro percorsi di riprogettazione esistenziale dopo un decesso. Cambiare per qualificare e potenziare la nostra per-passione (non com-passione!) . Vuoi esserci? Vuoi collaborare? Dobbiamo ripensare lo statuto, cioè l’anima del nostro agire, rifare il sito, gestire il personale, analizzare strategie d’intervento, approfondire tematiche specifiche, attivare formazione in Italia e all’estero, produrre ricerche e tanto altro ancora. Abbiamo bisogno di cuori pensanti, di forza, di entusiasmo perché le storie d’amore interrotte dalla morte possano ancora svilupparsi. Si può diventare soci fondatori, collaborare a distanza, attivarsi per specifici aspetti, proporre nuove attività o servizi, fornire contributi continuativi o su tempi limitati, a livello teorico, informatico, relazionale, esperienziale e chissà quanto altro. Questo è un momento assolutamente unico, un’occasione irripetibile per chi crede che il dolore della perdita non deve avere l’ultima parola. Mai. Nicola Ferrari, sostegno gratuito alle persone in lutto Attilio Pignata

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Il Vino Barolo

Un vino Piemontese dal profumo fruttato con suggestivi di Cannella e Vaniglia

Vino di grande struttura che esprime un bouquet complesso ed avvolgente, in grado di svilupparsi nel tempo senza perdere le sue affascinanti caratteristiche organolettiche: il colore granato pieno ed intenso, il profumo fruttato e speziato insieme, che ricorda i piccoli frutti rossi, lampone e fragolina di bosco, le ciliegie sotto spirito e la confettura, ma regala anche suggestioni di rosa e viola appassita, di cannella e pepe, di noce moscata e vaniglia e talvolta di liquirizia, cacao, tabacco, cuoio ed altre ancora. Il periodo minimo di invecchiamento previsto dal Disciplinare è di 36 mesi, di cui 24 mesi in botti di rovere o di castagno. Il Barolo sottoposto ad un periodo di invecchiamento non inferiore a cinque anni può portare come specificazione aggiuntiva la dizione "riserva". La gradazione alcolica minima è di 13 gradi !! Le bottiglie in cui è confezionato il "Barolo" per la commercializzazione devono essere di forma albeisa o corrispondente ad antico uso o tradizione. (Fu introdotta all'inizio del 1700 dai produttori albesi per contraddistinguere i propri vini). L'area di produzione: comprende per intero il territorio amministrativo dei comuni di: Barolo, Castiglione Falletto e Serralunga d'Alba e parzialmente il territorio dei comuni di Diano d'Alba, Grinzane Cavour, Monforte d'Alba, Novello, Cherasco, La Morra, Roddi e Verduno. Le vigne del Barolo, uno dei più importanti vini italiani, si estendono a sud-ovest della città di Alba, che è il cuore pulsante delle Langhe, la più rinomata zona vitivinicola del Piemonte. La strada dei grandi vigneti del Barolo, che tocca i paesi di La Morra, Castiglione Falletto, Serralunga d'Alba e Monforte d'Alba, si snoda attraverso paesaggi superbi, dolci e riposanti, sorvegliati da imponenti castelli medioevali. È proprio in quello di Barolo, che gli avrebbe poi dato il nome, che il vino oggi così universalmente apprezzato e conosciuto prese le sue caratteristiche attuali. Questo vino sontuoso è legato alla grande tradizione gastronomica piemontese, a sua volta intensa e ricca di profumi e sapori, dal tartufo bianco d'Alba ai brasati di carne, dalla "bagna caoda" di acciughe alla finanziera, ma sa stare da sempre con eleganza sulle tavole di tutto il mondo. Se è diventato "il vino dei re" facendosi amare dai sovrani, tanto che sia Carlo Alberto che Vittorio Emanuele II di Savoia comprarono tenute e vigne nelle Langhe, "re dei vini" lo è diventato perché la sua fama ed il suo apprezzamento sono enormi, perché ha saputo vincere i favori momentanei delle mode alimentari per diventare universale e prezioso, nelle Langhe come in qualsiasi contrada del mondo. Fu grazie a Giulia Colbert Falletti, ultima marchesa di Barolo, che cominciò a far produrre, agli inizi dell'800, il Nebbiolo locale come vino completamente secco, fatto "alla moda dei vini di Bordeaux" secondo le indicazioni del conte Oudart, grande enologo francese chiamato in Italia dal giovane Camillo Benso conte di Cavour per risollevare le sorti delle sue cantine. Il risultato fu tanto apprezzato che il vino ottenuto venne denominato con il nome della residenza della marchesa e delle sue tenute: Barolo, appunto. Un vino eccezionale, destinato a diventare, nel Piemonte dei Savoia, "ambasciatore " nelle corti di tutta Europa. Da subito il Barolo dimostrò infatti di essere "conservatico ed atto alla esportazione". Nelle cantine, proprio dove la marchesa Giulia battezzò il primo Barolo, ha sede l’Enoteca Regionale. Nel 1982 venne costituita l'Enoteca Regionale del Barolo con sede nella splendida cornice del Castello Falletti a Barolo, con la finalità di promuovere e tutelare l'immagine del vino Barolo e del suo territorio. (Tratto da Consorzio Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero) A cura di Luigi Mignoli


Oltre 50 tra ex dipendenti e Proprietari dell’azienda Carla Carini Abbigliamento di Moglia si ritrovano per una Cena conviviale.

L’azienda d’abbigliamento “Carla Carini” di Moglia, per tanti anni un brand molto conosciuto ed apprezzato nel panorama europeo e non solo della produzione di capi d’abbigliamento per donna, ha avuto come testimonial personaggi come Catherine Spaak, o l’ex presidente della Camera Irene Pivetti. Da alcuni anni l’azienda ha chiuso definitivamente i battenti, ma i dipendenti, in buona parte di Moglia, hanno deciso di riunirsi tutti insieme per una cena conviviale alla quale sono stati invitati anche gli ultimi proprietari, Carla ed Elleno Gasparini. Come hanno sottolineato i partecipanti, è stata una serata molto intensa di emozioni, ricordi, di un tempo in cui la professionalità e la serietà erano un vanto ed una costante. Molti gli aneddoti ricordati nel corso della cena, che si è protratta fino a notte inoltrata. Quante altre aziende con centinaia di dipendenti rendevano, Moglia un centro produttivo assolutamente unico ed invidiabile. Di quelle realtà produttive ora restano solo i ricordi, e le persone che in quelle fabbriche hanno passato parte della loro vista. Foto scattata da Gianni Bellesia

E’ bello vedere le coppie sposate dopo tanti anni di matrimonio Al mattino la Santa Messa celebrata da Don Mauro Zenezini poi il pranzo, la lotteria per il restauro della Chiesa, gli auguri e la foto di gruppo a ricordo. E' stato davvero bello rivedere coppie che si sono sposati a San Prospero 10-20- 25-30- 4045 anni fa. Un centinaio le persone che hanno partecipato, bravi i giovani volontari e gli organizzatori dell'oratorio parrocchiale che ogni anno organizzano questa festa che merita tutti nostri elogi perchè il valore della famiglia è importante. In una frazione dove ancora esiste il senso della comunità, queste piccole cose fanno grandi gli uomini che a sua volta trasmettono una bella lezione di vita ai giovani del nostro tempo. Attilio Pignata


Nina l’Ostetricadei poveri In occasione di un convengo sul ruolo dell’Ostetrica organizzato dal periodico di informazione sanitaria “Cronache Sanitarie” alla Corte fabbrica di Torricella (Motteggiana), è stata ricordata l’ostetrica “Nina Sassi” di Pegognaga e presentata la “borsa dei ferri” di una volta ovvero tutti i suoi strumenti che usava a domicilio per far nascere i bambini. Ma chi era Grazia Sassi? A Pegognaga ha lavorato per 40 anni nell’intero territorio comunale in veste di libera professionista. Era l’Ostetrica dei poveri, classe 1906, soprannominata “la Nina”, si era diplomata nel 1935. Era stata segretaria dell’OMNI. Ha collaborato con la Dott.ssa Angela Fermi, il Dott. Alcide Lasagna, il Dott. Aladino Rizzi ed infine il Dott. Athos Angeli. Il suo lavoro lo ha affrontato con grande passione, dedizione affrontando grossi sacrifici e cambiamenti. Infatti dai parti a domicilio ai parti in ospedale ma anche il nome Ostetrica subì cambiamenti culturali dalla “cumana” alla levatrice e adesso Ostetrica. La “nina” ha visto nascere diverse generazioni e ha sempre conservato anche durante gli ultimi anni della sua vita una serenità ben radicata. Nel 1990 in occasione di una intervista disse: durante gli anni della guerra e dopoguerra, c’era tanta miseria, povertà e ricordo le lunghe pedalate in bicicletta per raggiungere le corti di campagna e aiutare la donna a partorire. Poi ritornava per consigliare e spiegare come si alleva un figlio. Quanta povertà che ho visto, ci disse, abbassando gli occhi e rimanendo in silenzio. Al termine di quell’intervista le chiesi cosa ci può dire della sua vita vissuta a far nascere tantissimi bambini, me compreso? “scriva che ho dedicato tutta la mia vita professionale con spirito di amore e sono contenta di aver vissuto per gli altri”. L’Ostetrica Grazia Sassi è scomparsa il 21 gennaio del 1991 all’età di 85 anni ed è sepolta a Pegognaga. Nella foto Nina aveva 77 anni. Attilio Pignata Nella foto l’Ostetrica Grazia Sassi detta “Nina” e la borsa dei ferri che usava per i parti a domicilio Si ringrazia il nipote Rinaldo Guastalli e la moglie Virgina Faustinoni, proprietari della borsa dei ferri, per la gentile collaborazione

CHE DIRE DEL DOPO DELL'OGGI? QUANDO SOVVIEN L'ULTIMO ANELITO DI VITA OGNUNS'AFFIDA. COME GREMBO UMANO LA MORTE, TI RIPORTA DALL'ESSERE PRINCIPIO. LA PIOGGIA CADE SUL CORPO MORTALE, IN CUI VITA NON ALBERGA PIÙ. UMANE CERTEZZE SVANISCONO DI FRONTE AL PENSIERO D'INFINITO CHE ATTENDE LE STANCHE SPOGLIE DEL GIOVINE COME DEL CORPO CHE ANCORA ODORA DI VITA SPESA Viaggio. Meta. Solo il domani lo sa. Uomo, non accarezzar la vita terrena, rubala, assaporala, cibati di essa Perché non vi è peggior condanna della fame infinita. tratto da "Perché No?" del Dott. Dario Anzola.


La Disoccupazione E' una noia la disoccupazione per un giovane una frustrazione non sentirsi indipendente è la vergogna prevalente, si spera si apran quelle porte e per ognuno: Buona sorte! di Mariangela Corradini

Il tempo e l'uomo Silenzio, battiti ritmai di un orologio a muro. Nella mente i numeri si susseguono, poi i pensieri cancellano il tempo, nessun rumore tra l'avanzare dei silenzi. Solo con te stesso ad accompagnare il tempo passato e presente, qualche speranza nel futuro. Una voce interrompe l'incanto, l'orologio ricomincia a scandire i battiti. Hai già vissuto nel passato, ora devi convivere con quei battiti scandire ogni istante mentre fuori per le strade succedono tante cose. Il tempo sa cancellare il passato sa farti vivere il presente. Quello trascorso fa parte solo dei ricordi, il futuro, delle speranze. Un orologio al polso da consultare, frette, ritardi, appuntamenti arrivi e partenze. Le lancette non si fermano mai, la vita dell'uomo ha un tempo limitato. Ogni attimo va scandito in consapevolezza per creare gioie e dolori, odi e amori. Il tempo è spazio sempre uguale basta saperlo usare. tratto da "Canto Quotidiano" di Bruno Mazzacani.

L'inverno del fiume E' tornata la brina. Ho mangiato la brina, ho giocato con la brina, ho vissuto la brina, ho giocato come un bambino. Ho passeggiato nell'inverno ho visto il fiume gelato, immobile, ho camminato sul fondo, ho gettato le ceneri della vita. Ho ammirato gli alberi dalla bianca corteccia, strade bianche, siepi bianche, prati bianchi; tutto intorno gelo bianco. brina bianca, dimenticata nelle mani gelate, negli uomini dai baffi bianchi. Dott. Paolo Mantovani.



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