Corriere del Po 08 - 2016

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Corriere del Po Anno III - n° 08 - Da 18 Aprile al 01 Maggio 2016

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Una storia a lieto fine

Il pubblico è avido di tragedie, ama la recita, il melodramma, la sceneggiata, la telenovela, ma stravede quando la tragedia è a lieto fine, come a dire: “La quiete dopo la tempesta è più suggestiva della bonaccia che la precede, cupa e satura di tristi presagi”. Lo spettatore s’identifica coi protagonisti, sta in ansia, scarica le tensioni interiori, se l’epilogo è a lieto fine esce rinfrancato, quasi felice. ANNA PERENNA, chi era costei? Una storia che s’intreccia con l’Eneide e la mitologia. Aveva un tempio sulla via Flaminia, appena fuori Roma, era sorella di Didone. La regina di Cartagine…. abbandonata da Enea, vittima di tetri rimorsi, s’era tolta la vita, aveva tradito per amore la memoria del marito Sicheo, di cui era vedova. N’era scaturito un vuoto di potere, i barbari avevano invaso la città. Anna era riuscita a fuggire su una nave. Inseguita, dopo un naufragio, aggrappata ad un relitto, aveva toccato terra alla foce del Tevere. La gente del posto la soccorse, pensò fosse una dea giunta d’oltremare. Sopraggiunse Enea! Fuggito da Troia in fiamme con una nave di valorosi, era sbarcato sulle coste del Lazio, in seguito, aveva sposato Lavinia, la figlia di re Latino. Dalle ceneri di Troia e dal popolo latino, sorgeva una nuova città, Roma ed iniziava una nuova era. Enea riconobbe Anna, udì la storia sua e la triste fine di Didone, si commosse fino alle lacrime, la portò a corte. La moglie Lavinia non gradì! “Ah sì? La gente afferma che sei una dea? Bene! Ti mando per serva sull’Olimpo”! Serva di chi? Di Atena, la dea dell’intelligenza e del sapere, bella quasi come Venere, regale quasi come Giunone, invincibile in battaglia. Entra in scena un altro personaggio…. Marte! Dentro e fuori l’Olimpo, godeva fama di sex simbol ma.... gli mancava una gemma, Atena, proprio lei, amletica, irraggiungibile…. Gli anni passavano, la sua verginità, un tempo tanto ambita, la faceva sentire sprecata, la viveva come un peso, più che una virtù. Altri pretendenti non ce n’erano.... decise d’accettare Marte, ad un patto: nulla avrebbe toccato in casa, né pentole né scopa né conocchia per filare…. onde sbrigare le faccende domestiche portava seco la sua serva, Anna Perenna. Giunse il fatidico momento! L’incontro doveva avvenire a lumi spenti, nemmeno Marte poteva ardire d’alzare lo sguardo sulle nudità della dea ma.... Atena fu assalita da un turbine di dubbi. “Proprio con Marte.... era stato amante di Venere.... “quella smorfiosa sempre discinta, a sculettare sull’Olimpo con l’ombelico di fuori, spesso senza nemmeno la foglia di fico....” Marte era di quella pasta, nemmeno disdegnava le sguattere d’osteria. Ritrarsi dalla promessa? Troppo tardi! Balenò un’idea! Anna si sarebbe presentata al posto suo, nel buio totale. Così avvenne. Ebbero la loro notte d’amore! Nel buio s’udì una voce: “Caro… togliti almeno l’elmo”! Anna s’alzò di buon’ora mentre Marte era ancora addormentato; che fare? Si mise a riassettare e a cucinare. Marte si destò verso mezzogiorno! Udì cantare nelle stanze: “Atena? Canta? Possibile? Ove sta Atena? Era corsa in pianto dalla vecchia nutrice: “La mia serva giace nel letto con il mio sposo, mi sento offesa, umiliata, tradita”! “Ma cara – ribatteva la governante – ma se sei stata tu..... Marte è greve di cervello, sempre con l’elmo con cimiero calato sul cranio che gli comprime le meningi e gli schiaccia persino i pensieri, quel gradasso da strapazzo, quel rubacuori di baldracche…. in fondo non ti merita”.... e le tergeva le divine lacrime. Marte non era un’aquila, nonostante, come vide Anna che sfaccendava, intuì d’esser vittima di un’oscura trama, s’avvide d’esser caduto in un turpe tranello! S’infuriò. Un affronto degno di morte! “Quella donna va giustiziata”! Nel mentre strolicava.... di che morte farla morire.... cominciò a piluccare qua e là, poi sedette a tavola. Maltagliati all’arrabbiata, abbacchio di capriolo, lepre alla cacciatora, torta fritta col salume, macedonia di more, lamponi e fragole di bosco, sbrisolona con uva passa e un boccale di falerno.... com’eran buoni certi cibi caserecci.... mai aveva mangiato tanto bene, altro che ambrosia e nettare tutti i giorni. Alla fine sbottò: “Farla morire? Sono dunque stolto? Sarebbe follia! Giammai”! I pensieri assassini s’erano dileguati.... al punto che.... si posero di nuovo in amorosi intenti, sì da riprendere ove avevano interrotto la notte precedente. Quasi quasi.... Anna era meglio di Atena, cerebrale, gelida e splendida come il marmo, mai paga, sempre a dibattersi tra mille dilemmi, mille sofismi, mille affanni filosofici, con un’ombra perenne di sufficienza e di velato sdegno dipinta sul viso. Con Anna, al contrario.... tutto era più allegro, più scorrevole…. ogni cosa, anche di letto, riusciva a meraviglia. Era iniziata una love story di lungo corso. Anna Perenna passò ai posteri come icona felice d’abbondanza e di prosperità “perenne”: ecco l’etimologia del nome passato alla storia. Atena proseguì la sua vita, casta come una vestale e solida come una roccia, la sua verginità non ebbe altri attentati. Anna fu venerata per secoli, ed ebbe il suo tempio, Lavinia al contrario, null’altro che una lapide al cimitero, mai andò oltre un oscuro anonimato. Enea ed il figlio Julo, furono venerati quali capostipiti della Gens Giulia, antenati di Giulio Cesare, di Augusto e, a seguire, di tutti i popoli di ceppo “latino”, Italiani Spagnoli, Francesi, Rumeni, Messicani e a tutto quanto il Sud America, da allora, sino ai tempi nostri. Giorgio Boldrini



Progetto fotografico dei ragazzi della scuola secondaria di Moglia “Il mezzo fotografico coglie luci, volti, gesti. Rappresentazione delle dinamiche sociali dei popoli, così come delle lacerazioni del singolo, ricucite da un filo rosso di speranza”

Come di consueto da anni si rinnova dal 28 Aprile al 20 Ottobre l’appuntamento con Notti di Risotti. Sotto le stelle in un piccolo paesino tra la confluenza dell’Oglio e del Po, il KioscoBar situato in Via Bonomelli, 1 a San Matteo delle Chiaviche vi aspetta alle ore 21.00 per offrirvi gratuitamente ogni giovedì un risotto sempre diverso, in una cornice semplice fatta di amicizia, simpatia e sorRISO.

di Arrighi Lisa e C. snc

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Aperto dal Lunedì al Sabato dalle 18,00 alle 01,00 cel.348.2708044

Via Bonomelli, 1 S. Matteo d/Ch. Viadana - MN

Così i ragazzi della scuola Secondaria di Moglia hanno sintetizzato il loro percorso di ricerca attraverso la fotografia. Un’indagine sul paese, sul territorio e sulle sue modificazioni avvenute negli ultimi anni. La ricerca nasce dal corso fotografico svolto dal fotografo Gianni Bellesia nelle ore del pomeriggio e sviluppatosi poi in uno spettacolo teatrale, in un concorso fotografico interno alla scuola e nella partecipazione allo “Speciale Samuela Solfitti” che prevede un concorso fotografico nella manifestazione “FOTOGRAFIA EUROPEA” che si terrà a Reggio Emilia a partire dal 6 maggio prossimo. Si è voluto indagare sui confini che si creano negli spazi e nelle menti delle persone e come questi confini possano essere superati. Il punto di partenza è stato la lettura di alcuni libri che hanno permesso di sviluppare un progetto, una linea di pensiero. Questa linea è diventata “un filo rosso” che ha delimitato spazi: la piazza del paese, lo spazio vuoto della scuola, la linea d’acqua della Bonifica e il ponte della Dogana con la sua antica stele di CONFINE. Una banda rosso-bianco, tristemente nota con il terremoto, simbolo di barriera, di zona non attraversabile diventa simbolo di confine, di limes-limite; si ripete e lega le immagini in un’ideale linea di confine tra realtà e fantasia, tra il singolo io e gli altri. Linea che attraversa muri, barriere, corsi d’acqua, confini reali (la dogana che divideva il territorio mantovano da quello modenese) lungo l’antica via Romana che congiungeva il nord Italia con la via Emilia. Si è voluto dare forza alla fantasia, alla voglia di ricostruzione di un tessuto sociale ora “vuoto” come lo spazio della piazza con i suoi buchi e il vuoto della scuola che non c’è più. Un’indagine fotografica che ha visto impegnati i ragazzi, con i loro insegnanti, in un’intensa giornata per le vie del paese, ad allestire il set fotografico e realizzando foto e riprese video anche con l’ausilio di un drone. Rielaborando una frase presente nel concept del concorso i ragazzi hanno concluso dicendo che: “ogni foto apparirà come errore in rapporto al sistema nel quale si introduce prima di diventare verità di un sistema trasformato” la NOSTRA CREAZIONE!” Un ringraziamento particolare va a Gianni Bellesia, a Matteo Roversi operatore del drone per le riprese aeree, alla Polizia Municipale e ai volontari per l’assistenza durante le riprese. Il servizio di realizzazione delle immagini è stato effettuato con il contributo dell’Ass. Campino del Prete di Moglia. Tutto il materiale prodotto verrà presentato alla fine dell’anno in un allestimento originale e proposto in diverse sedi, come risultato finale di un’ottima collaborazione tra scuola e professionisti locali che hanno messo a disposizione dei ragazzi professionalità ed entusiasmo. Gianni Bellesia


Angelo Ferraro, 97 anni, sopravvissuti alla più grande tragedia navale Italiana, incontra il figlio di un suo amico scomparso (di Firenze) e il presidente Marinai di Suzzara Angelo Ferraro, classe 1919, residente a Moglia è l’ultimo, se non l’unico sopravvissuto all’affondamento della nave Laconia avvenuto la sera del 12 settembre 1942. che portava a bordo 2700, molti i prigionieri italiani. Il bilancio alla fine è di 1400 vittime Persona lucida, ricorda tutto. Una storia di contraddizioni, dolore e orrore. Donatello Bellomo, giornalista e scrittore che ha scritto il libro “Prigionieri dell’Oceano” viene a conoscenza della storia di Angelo. Assieme al fotografo Gianni Bellesia e tanti altri collaboratori viene composto un CD per raccontare la storia di vita dei prigionieri. Dopo 70 anni, nel sett. 2012 il comune di Quistello ha ricordato, con una cerimonia solenne e partecipata il quistellese Arturo Bellintani, morto nel naufragio. Alcune settimane fa dalla Toscana è arrivato a Moglia Alessandro Caratelli figlio di Tiberio (già scomparso) classe 1920 che era fra i prigionieri che si salvarono. Una visita per farsi raccontare la storia di un amico del papà e sentirselo ancora più vicino. Angelo nonostante i suoi 97 anni racconta ogni particolare a coloro che chiedono notizie sulla terribile tragedia. Una tragedia tenuta nascosta alla storia per i gravi errori commessi e portata alle luce dopo più di 70 anni. E’ possibile avere in omaggio il CD sulla vicenda, info 346-0905483. All’incontro a Moglia ha partecipato anche Sergio Ganzerla di Suzzara presidente dell’Associazione Marinai d’Italia, che non conosceva la storia di Angelo. Attilio Pignata

Nella foto da sx: Il nipote Mario Sala (quello che più si è appassionato alla sua storia), Angelo Ferraro 97 anni, Alessandro Caratelli di Firenze e Sergio Ganzerla presidente Ass.ne Marinai di Suzzara

La solitudine del portiere Il portiere, appoggiato a un palo della propria porta, in un momento di quiete, osserva da lontano la partita. E' un ruolo strano, dove a volte sei spettatore, altre protagonista, in un insieme di emozioni che possono fare di te l'eroe di giornata o il capro espiatorio, Pur essendo componente della stessa squadra, in realtà rappresenti un corpo estraneo. Ti alleni a parte, giochi in modo diverso, ti lasciano sempre solo e sei costretto a fidarti di compagni di reparto che per difendersi utilizzano i piedi, mentre tu, di norma, ti affidi alle mani. Due mondi, distanti tra loro, che vivono in simbiosi inseguendo lo stesso obiettivo. Quando sbagli e il pallone finisce in rete, avrai sempre i testimoni del misfatto poco inclini a perdonarti, certi che senza quell'errore anche una squadra di brocchi si sarebbe potuta trasformare in una irresistibile armata. Valentino Berni (Moglia)


Quando Il Parmigiano Reggiano diventa una attrattiva turistica E' iniziato da pochi giorni l'anno di Mantova Capitale italiana della cultura, e molti sono i turisti che fin da domenica scorsa sono venuti e verranno in gran numero, a visitare le nostre bellezze artistiche. Ma vi sono anche turisti che si spostano verso le nostre zone non solo per l'arte e la storia ma pure per i suoi prodotti enogastronomici, primo fra tutti il nostro formaggio di eccellenza, il Parmigiano Reggiano. Domenica scorsa infatti una nutrita comitiva di turisti provenienti da Pistoia, dopo una visita turistica alla città dei Gonzaga ha trascorso l'intero pomeriggio a visitare un piccolo caseificio di Bondeno di Gonzaga, e successivamente anche l'innovativa azienda agricola di Giancarlo Bigi, che è anche uno dei soci di questo caseificio, per conoscere ed apprezzare la filiera di produzione del famoso formaggio. Ovviamente tutti i partecipanti si sono portati a casa dell'ottimo Parmigiano stagionato, e, dopo aver assistito anche alle fasi della lavorazione e della precedente mungitura presso l'azienda Bigi di Corte Vallicella, hanno partecipato ad una gustosissima merenda contadina, offerta dal Signor Giancarlo e dalla signora Maria, presso la loro azienda a base di salame nostrano, lambrusco,Parmigiano e sbrisolona. L'evento è stato preparato come una vera e propria attrattiva turistica, arricchito e per cosi dire "mantovanizzato" accompagnandolo con le canzoni della nostra tradizione del Cantastorie Wainer Mazza e dalle battute dialettali dell'attore Roberto Guaiumi, e vari accenni storico culturali facenti riferimento alla vita nei campi e ai metodi di produzione dei prodotti agricoli che stavano guatando. . Anche questo è stato un modo interessante ed apprezzato dagli oltre cinquanta ospiti pistoiesi di fare turismo. Da questa esperienza ne consegue che si potrebbe sviluppare ulteriormente proprio un tipo di turismo parallelo a quello storico-artistico, che non coinvolga solo gli agriturismi, ma anche le stesse aziende agricole, i caseifici, e altre realtà produttive locali, arricchendo la fase prettamente lavorativa con un corollario di situazioni "fotogeniche" , come in questo caso di Bondeno, la spettacolarizzazione della merenda o la storicizzazione delle fasi di lavorazione del latte, e molto altro, che creino una vera e propria attrattiva turistica che non si conclude con il semplice acquisto del formaggio, del vino, o della frutta, ma che può andare ben oltre, ma per fare ciò ci vuole una intensa e continuativa sinergia fra le associazioni di categorie agricole ed i vari promotori turistici. (G.B.)

Nella foto Bellesia: la comitiva di Pistoia durante la visita turistica all’azienda Agricola Bigi di Bondeno

Zanna Bianca

di Vanna Bozzolini Forse era domenica, perché ancora al collo portava un fularino annodato di fianco, oppure solamente glielo avevan messo perché sapevano ove si sarebbe recato e per quello voleva sembrare più carino. Poco tempo era trascorso e lui non riusciva proprio a rassegnarsi, senza le sue carezze, le sue coccole, non si sentiva nessuno. Annalisa, la sua padroncina, lo aveva abbandonato e lui, Zanna Bianca, non poteva fare a meno di lei, quando il giorno era sorto da un po' si incamminava a passo lento raggiungendo un piccolo chioschetto in cui vendono fiori, con educazione sosta sulle due zampe anteriori, attendendo che la ragazza finisca di confezionare un delicato bouquet, poi Zanna Bianca inizia a fissarla mettendosi ritto sulle zampe e guardandola cercando di farsi capire. La ragazza del chiosco cerca di impegnarsi ma fatica ad intuire col solo gesticolare della testa, pensa di offrirgli un fiore ma Zanna Bianca volge il capo dall'altra parte, un secondo ed un altro ancora, pensa bene poi di cambiare gusto, proponendogli un candido giglio bianco, azzeccato, lo stringe fra i denti e pian piano s'incammina imboccando la strada del cimitero fermandosi di scatto quando scorge la Foto della sua amata Annalisa. Lascia cadere il giglio che va a posarsi sul ciglio della tomba, con la zampa lo spinge leggermente in avanti quasi accarezzandone la foto. Piange, poi in silenzio le si corica di fianco magari parlandole, facendole capire la propria sofferenza. Se avessero la parola questi amici a quattro zampe esprimerebbero con maggior tenerezza tutto il loro amore.


Suzzara e i Suzzaresi: Come sono cambiati in Trent’anni

Nostra intervista al presidente della Pro Loco di Suzzara Franco Bigi

Nel 1998 sulla Voce di Mantova a firma di Vanni Buttasi apparve una intervista al parroco dell’Immacolata” di Suzzara Don Lino Boselli, il quale analizzava la vita sociale, politica e culturale della città. Don Lino dichiarò che questa viveva umanamente e socialmente due percorsi paralleli che solo di rado si incontravano. Si trattava della lettura di un parroco presente nella sua città da 30 anni. Presidente Bigi, dopo quasi vent’anni dalla scomparsa di don Lino, conferma i due percorsi paralleli o Suzzara è cambiata? Beh, intanto grazie per questa opportunità. Certo mi fa un po’ paura confrontarmi con Don Lino, personaggio importante per i 30 anni vissuti a Suzzara, certamente più adatto e preparato di me ad affrontare questi temi. Venendo allo specifico della tua domanda. L’attualità mi sembra totalmente lontana da quella vissuta da Don Lino fino a 18 anni fa. Anche se leggendo l’intervista sembra molto attuale, mi viene da dire che questi ultimi anni hanno visto la nostra società travolta da una crisi economica senza precedenti ma, fatto ancora più grave, ha visto e vissuto il trionfo del personalismo sfrenato e l’ossessiva e quasi compulsiva voglia di fare sempre e solo polemica su tutto spacciandola per critica costruttiva quando, critica (e tantomeno costruttiva) non è. Il mio timore è che i binari, purtroppo, si siano moltiplicati. Franco, Don Lino diceva che i rapporti politici erano sempre improntati a grande tensione. E’ passata una generazione, come sono oggi i rapporti politici? Aveva ragione. Allora, grandi tensioni e grandi passioni. Oggi, magari buona preparazione scolastica ma poca passione, assoluta mancanza (capacità?) di confronto e tanta presunzione. Segno inequivocabile di mancato disegno complessivo, o se si vuole, di un obiettivo a cui tendere oltrepassando la semplice contingenza. Alcuni decenni fa - tra gli anni ’60 e gli anni ’70 - dal punto di vista culturale vi era una molteplicità di offerte culturali con una discreta risposta da parte della comunità. Qual è lo stato della cultura oggi a Suzzara? A mio avviso l’offerta culturale oggi è più ampia e articolata. Mi sembra che soffra di una malattia insita cioè tenda comunque a “voler” essere esclusiva, per pochi. Forse manca una programmazione divulgativa valida in grado di coinvolgere. Don Lino disse che non accettava di avere una parrocchia che cammina su binari paralleli con due comunità che non si incontrano: << Spero, diceva, che nel futuro questi due binari si incontrino >>. Secondo Lei a cosa si riferiva? Dopo 30 anni i binari stanno ancora lì e di che tipo sono? Il mio pensiero in merito ai binari l’ho espresso in partenza e, consentimelo, mi pare che il pensiero di Don Lino là dove afferma “Che a Dio, il quale potrebbe senza tanta fatica fare andare le cose diversamente, le cose tutto sommato vadano bene cosi come sono” dica già tutto. Torniamo ancora più indietro: nel 1986 in una intervista a cura di Maurizio Guandalini, Don Lino disse che a Suzzara manca l'entusiasmo, la voglia di fare, la fiducia nel futuro; era pure scomparso il senso della gratuità del fare, il mettersi a disposizione degli altri. Franco, tu che sei un suzzarese super impegnato, in piena libertà di pensiero, come vedi i suzzaresi di oggi? (lasciamo fuori gli stranieri, parliamo dei suzzaresi) Noi suzzaresi siamo cittadini come tutti gli altri e viviamo la quotidianità con le preoccupazioni di tutti i giorni come in tutte le altre comunità. D’altronde la presenza di oltre 70 associazione di volontariato presenti a Suzzara sono a dimostrazione che la voglia di fare non manca. Quello che sembra mancare di più è quel senso di appartenenza che si trova di più in altre piccole realtà e l’entusiasmo che l’appartenenza stessa dovrebbe creare. Inoltre mi sembra di poter dire che esiste un po’ di confusione tra volontariato reale disinteressato e un volontariato che altro non è che una professione. Infine, la domanda più difficile: come sarà Suzzara fra una o più generazioni, comprendendo in tal caso anche i numerosi stranieri, di diverse culture e religioni che saranno ormai abitanti stabili della città? Sarei alquanto presuntuoso se mi permettessi di dare una risposta chiusa su un argomento come questo. Sono convinto che la multiculturalità sia un fatto oramai indiscutibile anche se serviranno alcuni scossoni di assestamento (anche pericolosi) alla fine prevarrà l’intelligenza, la preparazione, la nostra storia e la nostra cultura. I nostri ragazzi possono farcela perché queste doti e queste capacità le hanno tutte. Attilio Pignata



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