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“L’esperienza del paziente è fondamentale per noi.”
Esiti riferiti dai pazienti “L’esperienza del paziente è fondamentale per noi.”
Dr. Drew Rossi | Stati Uniti Periodontal Health Professionals LLC, Houston
Intervista a cura di Verena Vermeulen
Per i pazienti non è solo il risultato che conta, ma anche il comfort. Il Dr. Drew Rossi ci spiega come educa i pazienti, perché è passato agli innesti non autologhi e perché investe tempo in convegni e mentoring.
Quando ha bisogno di un trattamento medico od odontoiatrico, lei è uno che vuole sapere tutto sulla terapia o che si fida completamente dell’operatore sanitario?
Dr. Rossi: Tendo ad essere molto esigente, è la mia personalità. Tendo a fare ricerche, parlare con i miei colleghi medici e studiare.
Cerca su Google diagnosi e trattamenti?
A volte. Ma quello che mi piace davvero fare è parlare con i colleghi. Non credo che ci si possa fidare di tutto ciò che si trova su Internet.
Che mi dice dei suoi pazienti? Hanno aspettative specifiche?
Molti di loro sì. Tanti vengono da noi mandati da altri. Spesso i loro odontoiatri di base hanno già spiegato cosa faccio e cosa probabilmente raccomanderò. E molti sono loro stessi professionisti competenti. Non mi piace che vedano i trattamenti su YouTube perché questo tende a spaventarli. Ma lo fanno comunque.
Potrebbe farmi un esempio?
La tecnica del foro stenopeico è molto conosciuta negli Stati Uniti. Molti richiedono questo trattamento perché l'hanno visto in TV o su Internet. E lo stesso vale per altre procedure di incremento dei tessuti molli. Sono sempre onesto con i miei pazienti. Se non sono convinto di una pro-
cedura o di un biomateriale perché non è sostenuto dalla ricerca, non lo propongo.
Cosa è fondamentale per lei quando spiega i trattamenti ai suoi pazienti?
Essere consapevoli dei loro desideri e della loro reazione. Possiamo parlare di letteratura scientifica o della quantità di tessuto cheratinizzato necessaria, ma a questo tendono a non reagire. La maggior parte dei pazienti reagisce alle emozioni, come le foto prima e dopo. Ad esempio, se si sottopongono a un trattamento dei tessuti molli, vogliono ottenere un aspetto migliore e raggiungere l'obiettivo con una procedura che garantisca il comfort del paziente. A volte hanno anche paura. La paura è un problema frequente negli studi odontoiatrici, quindi dobbiamo occuparcene. L'esperienza del paziente è fondamentale per noi.
Gli esiti riferiti dai pazienti stanno diventando sempre più importanti. Lei misura sistematicamen-
“Ciò che conta per i pazienti, a parte il risultato del trattamento, è il tempo che passano sulla sedia operatoria e il dolore post-operatorio.”
te la soddisfazione dei pazienti?
Lo facciamo per le nostre ricerche al fine di valutare quantitativamente le loro opinioni. Non lo facciamo invece nella nostra pratica quotidiana. Ci preoccupiamo molto dell'esperienza del paziente, ma non la analizziamo in modo scientifico. La soddisfazione dei pazienti rispetto a trattamenti e risultati è quella che determina la nostra reputazione e ci permette di acquisire nuovi clienti grazie al passaparola.
Il suo approccio è cambiato nel tempo?
Sì, sicuramente. Ciò che conta per i pazienti, oltre al risultato del trattamento, è il tempo che passano sulla sedia operatoria e il dolore post-operatorio. Quando ho iniziato a praticare, usavo ogni volta tessuto autologo perché era la tecnica di riferimento. Quando però ho aperto il mio studio, mi sono accorto che i pazienti tendono a essere molto più soddisfatti quando usiamo tessuto non autologo, e ancora otteniamo risultati eccellenti. Oggi tendo a usare più tessuto non autologo e proporre un approccio che non prevede il prelievo dal palato.
A volte i trattamenti rigenerativi non mirano a correggere un difetto, ma piuttosto a prevenire la perdita di tessuto o ridurre la vulnerabilità. Negli Stati Uniti viene chiamata “terapia di modifica del fenotipo”. I trattamenti rigenerativi proattivi e preventivi sono più difficili da vendere e spiegare?
Sì, perché i pazienti in genere non ci chiedono questo tipo di terapia. Educhiamo i pazienti che si rivolgono a noi illustrando tali trattamenti con l’ausilio di casi clinici. Spesso i pazienti non si rendono nemmeno conto di avere un problema. Inoltre, quando gli odontoiatri generici si laureano non sono consapevoli, ad esempio, dell’importanza del tessuto cheratinizzato. Se è difficile trasmettere questa idea agli odontoiatri, è ancora più difficile trasmetterla al pubblico. Questi trattamenti possono richiedere un investimento iniziale ma ripagano nel tempo...
Se ci stiamo occupando di un caso di impianto complesso, sappiamo che aumentare il tessuto cheratinizzato migliorerà la riuscita a lungo termine. Stiamo eseguendo una terapia di modifica del fenotipo per salvaguardare i nostri risultati. Non vogliamo poi doverci occupare anche di perimplantite o mucosite perimplantare.
Qual è il futuro dell’odontoiatria rigenerativa?
Sono sicuro che le terapie preventive diventeranno sempre più importanti, ma ciò implica un gran lavoro di educazione del paziente. E l’attenzione agli esiti riferiti dal paziente aumenterà, anche in letteratura. Non ci preoccuperemo più di guadagnare mezzo millimetro di tessuto molle, ma dell’esperienza e del comfort del paziente.
Quali sono le maggiori sfide in questo senso?
Sicuramente la formazione. Dopo aver concluso gli studi, la maggior parte degli odontoiatri ha solo conoscenze di base. Un argomento come la modifica del fenotipo è trattato molto brevemente, ammesso che lo sia. Dobbiamo dunque formare i colleghi, ad esempio in occasione dei congressi o attraverso il mentoring. Tengo lezioni magistrali e mi occupo continuamente di mentoring. La formazione non si conclude tra i banchi di scuola.