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Da Berna al mondo

Primo Virtual Live Surgery di Osteology-EFP Da Berna al mondo

Dr. Sonya Sharma e Dr. Heike Fania | Osteology Foundation

In diretta da Berna, oltre 1.000 partecipanti da più di 80 paesi hanno assistito al primo Virtual Live Surgery Day organizzato congiuntamente dall’Osteology Foundation e dalla Federazione europea di parodontologia (EFP). L’evento consisteva in due sessioni, una sulla copertura delle recessioni, l’altra sul trattamento della perimplantite. Prima sessione: copertura della recessione

Dopo il benvenuto e l’introduzione dei due presidenti, William Giannobile per l’Osteology Foundation e Lior Shapira per l’EFP, la sessione è iniziata con la relazione introduttiva di Martina Stefanini sul tema “copertura della recessione nella mandibola: possibilità e limiti”.

Martina Stefanini ha spiegato che il trattamento di copertura delle recessioni nella mandibola è spesso complesso a causa della condizione anatomica sfavorevole ed è influenzato da diversi fattori come, ad esempio, la posizione dei denti, la profondità del vestibolo e il fenotipo del tessuto. Il Vertically Coronally Advanced Flap (VCAF) e il Laterally Closed Tunnel (LCT) sono due nuove procedure che possono ottenere una copertura radicolare completa, una maggiore profondità vestibolare, una maggiore profondità dei tessuti molli, una minore morbilità dell’area di prelievo e un’estetica migliore. La relatrice ha aggiunto che, rispetto alle tecniche tradizionali, il punteggio di difficoltà della procedura CAF ottenuto sulla base di diversi parametri è elevato nel caso specifico della versione VCAF, ma ciò che è più difficile è la tecnica chirurgica in sé.

Dopo la relazione di Martina Stefanini, Mariano Sanz, moderatore, ha presentato il paziente. Anton Sculean ha eseguito l’intervento su un paziente con fenotipo sottile e una recessione RT2 (classe III di Miller) in regione 41. Il trattamento aveva lo scopo di migliorare l’igiene orale, alleviare il dolore e migliorare l’estetica. La tecnica indicata per trattare la recessione è stata la LCT o la Modified Coronally Advanced Tunnel (MCAT) in combinazione con un innesto di tessuto connettivo subepiteliale palatale (CTG). La tecnica LCT presenta, infatti, vantaggi in un fenotipo sottile con gengiva aderente limitata o assente. La mobilizzazione senza tensione dei tessuti molli può essere ottenuta senza alcuna incisione sulla papilla o sul lembo per ottimizzare la stabilità della ferita.

La procedura è iniziata con un debridement meccanico della radice seguito da incisione intrasulculare nella profondità della recessione per aprire il tunnel. In seguito, è stato eseguito il distacco del periostio e del frenulo. Dal palato si è poi prelevato 1 mm di innesto di tessuto connettivo, stabilizzato sull’area di recessione e chiuso con suture a materassaio.

Il pubblico ha posto molte domande durante l’intervento, che sono state affrontate sia dal vivo sia nel corso della successiva tavola rotonda. Mentre Anton Sculean terminava l’intervento, si è aperta la tavola rotonda con Martina Stefanini, Andreas Stavropoulos e Giovanni Salvi. Tra gli argomenti discussi, la verticalità, che viene ripristinata sia con la VCAF che con la LCT. Martina Stefanini ha spiegato che il ripristino è immediato con la VCAF, mentre richiede qualche tempo con la LCT.

Andreas Stavropoulos ha sottolineato che rispetto alla mascella, la mandibola ha un vestibolo poco profondo e una cresta alveolare più corta, che comporta una ferita meno stabilizzata. Le tecniche devono dunque essere adattate di conseguenza. Quando Anton Sculean si è unito al gruppo, ha sottolineato che l’80% dei giovani pazienti sviluppa una recessione dopo il trattamento ortodontico perché l’attivazione dei retainer durante il trattamento ortodontico spinge i denti sia labialmente che lingualmente. La sua raccomandazione è stata una CBCT per controllare la presenza di una quantità di osso sufficiente, sia labialmente che lingualmente, nell’ambito della fase di pianificazione antecedente al trattamento.

Seconda sessione: trattamento della perimplantite

La sessione, moderata da Giovanni Salvi, è iniziata con la relazione di Frank Schwarz sulle tecniche chirurgiche per il trattamento delle perimplantiti, il quale ha spiegato che la selezione dell’approccio dipende dalla classificazione del difetto, raccomandando anche un approccio non ricostruttivo per gli impianti con superficie lavorata, un approccio ricostruttivo per i difetti di classe 1 con quattro pareti presenti e un approccio combinato per i casi più difficili. Frank Schwarz ha aggiunto che l’approccio combinato consiste nel debridement a lembo aperto, nell’implantoplastica e nell’applicazione di un materiale di riempimento osseo. Per quanto riguarda i protocolli di decontaminazione, Frank Schwarz ha sottolineato che non esistono prove scientifiche a favore di nessun protocollo di decontaminazione. Si raccomanda pertanto di mantenere la semplicità. Il fattore più importante per il successo del trattamento è la superficie dell’impianto. Inoltre, il relatore ha illustrato l’importanza del concomitante innesto di volume dei tessuti

“Il pubblico ha posto molte domande durante l’intervento, che sono state affrontate sia dal vivo sia nel corso della successiva tavola rotonda.”

molli (CTG o matrice di collagene) per compensare lo spessore insufficiente della mucosa e superare la recessione post-operatoria dei tessuti molli.

Giovanni Salvi ha presentato il paziente del secondo intervento dal vivo, che è stato eseguito da Andreas Stavropoulos: una paziente donna di 34 anni sana dal punto di vista sistemico e parodontale, con denti mancanti congeniti 12 e 22 sostituiti da impianti. A causa di una perimplantite nella regione implantare 12, la corona cementata è stata rimossa un mese fa e sostituita con ponte provvisorio per permettere la guarigione della mucosa. Nella radiografia era visibile un difetto mesiale con componente infraossea. Era inoltre presente una deiscenza dell’osso vestibolare. Dopo l’apertura del lembo, la superficie è stata pulita con levigatrice ad aria ed è stata eseguita l’implantoplastica sul lato vestibolare dell’impianto. La situazione dei tessuti molli era fragile nella posizione centrale sopra l’impianto e molto difficile da gestire. Dopo l’implantoplastica, sono stati prelevati localmente frammenti di osso autologo per riempire il difetto, successivamente coperto con membrana di collagene tagliata su misura per coprire il difetto.

Mariano Sanz, Anton Sculean e Frank Schwarz si sono uniti a Giovanni Salvi per la tavola rotonda dopo l’intervento dal vivo. Anche Andreas Stavropoulos li ha raggiunti una volta concluso l’intervento. Tra gli argomenti discussi, l’opportunità di inserire impianti in pazienti ad alto rischio a causa di una storia di parodontite. Anton Sculean ha risposto affermativamente sottolineando che anche in quei pazienti si possono ottenere risultati predicibili. Ha tuttavia consigliato di non inserire mai un impianto in un paziente parodontalmente compromesso prima che la terapia parodontale sistemica sia stata completata, e solo se la quantità di osso e di tessuti molli è sufficiente per l’inserimento dell’impianto e la pianificazione protesica. È necessario un approccio terapeutico completo.

Alla domanda su quali fattori riducano al minimo il rischio di perimplantite, Anton Sculean ha spiegato che le protesi svolgono un ruolo essenziale per permettere la pulizia, oltre alla posizione dell’impianto, alla presenza di una quantità di osso sufficiente intorno all’impianto, alla quantità di mucosa attaccata e al suo spessore.

Grazie mille a tutti i relatori, ai partecipanti e all’EFP per aver reso possibile questo evento eccezionale.

OSTEOLOGY-EFP VIRTUAL LIVE SURGERY DAY /////////////////////////////////////////////////////////////////////// 17 GIUGNO 2021

Dopo la tavola rotonda

Mariano Sanz sul palco

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