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Da vedere/ascoltare

Nata nel 1929 in una famiglia benestante nella cittadina di Matsumoto, Kusama ha cominciato giovanissima a disegnare nonostante le opposizioni della famiglia, traducendo in immagini le allucinazioni visive che la spaventavano: si racconta che si sia dedicata ai pois e ad altri pattern ripetitivi e rapidi da eseguire, per riuscire a completare un disegno prima che la madre intervenisse per strapparle i fogli . In seguito si trasferì a Kyoto per studiare arte, nonostante la sua insofferenza per i metodi tradizionali di insegnamento, e cominciò a esporre le proprie opere.

A segnare la svolta fu l’incontro casuale con un libro dedicato all’arte di Giorgia O’Keeffe, moglie di Alfred Stieglitz. Colpita da quei lavori la giovane artista decise di scrivere a O’Keeffe e l’artista americana rispose dicendo che aveva mostrato i suoi lavori a un gallerista, e proponendole di venire a New York.

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Nel 1957 cominciò così l’esperienza americana di Yayoi Kusama, prima a Seattle e poi a New York. Lì l’artista giapponese si affermò come uno dei pionieri della pop art , lavorando senza sosta fino a cadere vittima di una crisi psicotica. I suoi disturbi non le impedirono però di inserirsi nella vita artistica e politica degli anni ’60 insieme a celebrità come Andy Warhol o Roy Lichtenstein, dando vita a performance in cui ricopriva di pois il proprio corpo nudo o quello di attori reclutati per l’occasione, o partecipando alle manifestazioni contro la guerra del Vietnam.

E non solo: nel 1966 portò scompiglio alla Biennale di Venezia, presentandosi senza aver ricevuto un invito ufficiale per proporre la sua installazione Narcissus Garden, che consisteva nel gettare 1.500 sfere galleggianti nei canali della città.

La copertina dell’autobiografia di Yayoi Kusama, con parrucca rossa e abito rigorosamente a pois

Nel corso degli anni le sue opere hanno attirato l’attenzione di critici e appassionati e sono oggi esposte in importanti musei e gallerie tra cui il Museum of Modern Art di New York, la Tate Modern a Londra - dove si trovano le Infinity Mirror Room - e il National Museum of Modern Art di Tokyo.

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