N 6 Anno 6 Generazione Over60

Page 1


Giugno 2024

Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Milano: n°258 del 17/10/2018 ANNO 6, n.6

Le rubriche

EDITORIALE

“Amoglianimali” Bellezza

Da leggere (o rileggere)

Da vedere/ascoltare

Di tutto e niente

Il desco dei Gourmet

Il personaggio

Il tempo della Grande Mela

Comandacolore

Incursioni

In forma

In movimento

Lavori in corso

Primo piano

Salute

Scienza

Sessualità

Stile Over

Volontariato & Associazioni

Generazione Over 60

DIRETTORE RESPONSABILE

Minnie Luongo

I NOSTRI COLLABORATORI

Marco Rossi

Alessandro Littara

Antonino Di Pietro

Mauro Cervia

Andrea Tomasini

Paola Emilia Cicerone

Flavia Caroppo

Marco Vittorio Ranzoni

Giovanni Paolo Magistri

Maria Teresa Ruta

DISEGNI DI

Attilio Ortolani

Sito web: https://generazioneover60.com/ Email: generazioneover60@gmail.com

Issuu: https://issuu.com/generazioneover60

Facebook: https://www.facebook.com/generazioneover60

Youtube: https://www.youtube.com/channel/generazioneover60

Generazione Over 60

MINNIE LUONGO DIRETTORE RESPONSABILE

Classe 1951, laureata in Lettere moderne e giornalista scientifica, mi sono sempre occupata di medicina e salute preferibilmente coniugate col mondo del sociale. Collaboratrice ininterrotta del Corriere della Sera dal 1986 fino al 2016, ho introdotto sulle pagine del Corsera il Terzo settore, facendo conoscere le principali Associazioni di pazienti.Ho pubblicato più libri: il primo- “Pronto Help! Le pagine gialle della salute”- nel 1996 (FrancoAngeli ed.) con la prefazione di Rita Levi Montalcini e Fernando Aiuti. A questo ne sono seguiti diversi come coautrice tra cui “Vivere con il glaucoma”; “Sesso Sos, per amare informati”; “Intervista col disabile” (presentazione di Candido Cannavò e illustrazioni di Emilio Giannelli).

Autrice e conduttrice su RadioUno di un programma incentrato sul non profit a 360 gradi e titolare per 12 anni su Rtl.102.5 di “Spazio Volontariato”, sono stata Segretario generale di Unamsi (Unione Nazionale Medico-Scientifica di Informazione) e Direttore responsabile testata e sito “Buone Notizie”.

Fondatore e presidente di Creeds, Comunicatori Redattori ed Esperti del Sociale, dal 2018 sono direttore del magazine online Generazioneover60.

Quanto sopra dal punto di vista professionale. Personalmente, porto il nome della Fanciulla del West di Puccini (opera lirica incredibilmente a lieto fine), ma non mi spiace mi si associ alla storica fidanzata di Topolino, perché come Walt Disney penso “se puoi sognarlo puoi farlo”. Nel prossimo detesto la tirchieria in tutte le forme, la malafede e l’arroganza, mentre non potrei mai fare a meno di contornarmi di persone ironiche e autoironiche. Sono permalosa, umorale e cocciuta, ma anche leale e splendidamente composita. Da sempre e per sempre al primo posto pongo l’amicizia; amo i cani, il mare, il cinema, i libri, le serie Tv, i Beatles e tutto ciò che fa palpitare. E ridere. Anche e soprattutto a 60 anni suonati.

Foto Chiara Svilpo

Chi siamo

DOTTOR MARCO ROSSI SESSUOLOGO E PSICHIATRA

è presidente della Società Italiana di Sessuologia ed Educazione Sessuale e responsabile della Sezione di Sessuologia della S.I.M.P. Società Italiana di Medicina Psicosomatica. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e come esperto di sessuologia a numerosi programmi radiofonici. Per la carta stampata collabora a varie riviste.

DOTTOR ALESSANDRO LITTARA ANDROLOGO E CHIRURGO

è un’autorità nella chirurgia estetica genitale maschile grazie al suo lavoro pionieristico nella falloplastica, una tecnica che ha praticato fin dagli anni ‘90 e che ha continuamente modificato, migliorato e perfezionato durante la sua esperienza personale di migliaia di casi provenienti da tutto il mondo

PROFESSOR ANTONINO DI PIETRO DERMATOLOGO

PLASTICO presidente Fondatore dell’I.S.P.L.A.D. (International Society of PlasticRegenerative and Oncologic Dermatology), Fondatore e Direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis, è anche direttore editoriale della rivista Journal of Plastic and Pathology Dermatology e direttore scientifico del mensile “Ok Salute e Benessere” e del sito www.ok-salute.it, nonché Professore a contratto in Dermatologia Plastica all’Università di Pavia (Facoltà di Medicina e Chirurgia).

DOTTOR MAURO CERVIA MEDICO VETERINARIO

è sicuramente il più conosciuto tra i medici veterinari italiani, autore di manuali di successo. Ha cominciato la professione sulle orme di suo padre e, diventato veterinario, ha “imparato a conoscere e ad amare gli animali e, soprattutto, ad amare di curare gli animali”. E’ fondatore e presidente della Onlus Amoglianimali, per aiutare quelli più sfortunati ospiti di canili e per sterilizzare gratis i randagi dove ce n’è più bisogno.

ANDREA TOMASINI GIORNALISTA SCIENTIFICO

giornalista scientifico, dopo aver girovagato per il mondo inseguendo storie di virus e di persone, oscilla tra Roma e Spoleto, collaborando con quelle biblioteche e quei musei che gli permettono di realizzare qualche sogno. Lettore quasi onnivoro, sommelier, ama cucinare. Colleziona corrispondenze-carteggi che nel corso del tempo realizzano un dialogo a distanza, diluendo nella Storia le storie, in quanto “è molto curioso degli altri”.

Chi siamo

PAOLA EMILIA CICERONE GIORNALISTA SCIENTIFICA

classe 1957, medico mancato per pigrizia e giornalista per curiosità, ha scoperto che adora ascoltare e raccontare storie. Nel tempo libero, quando non guarda serie mediche su una vecchia televisione a tubo catodico, pratica Tai Chi Chuan e meditazione.

Per Generazione Over 60, ha scelto di collezionare ricordi e riflessioni in Stile Over.

FLAVIA CAROPPO GIORNALISTA E AMBASCIATRICE DELLA

CUCINA ITALIANA A NEW YORK

Barese per nascita, milanese per professione e NewYorkese per adozione. Ha lavorato in TV (Studio Aperto, Italia 1), sulla carta stampata (Newton e Wired) e in radio (Numbers e Radio24). Ambasciatrice della cultura gastronomica italiana a New York, ha creato Dinner@Zia Flavia: cene gourmet, ricordi familiari, cultura e lezioni di vera cucina italiana. Tra i suoi ospiti ha avuto i cantanti Sting, Bruce Springsteen e Blondie

MARCO VITTORIO RANZONI GIORNALISTA

Milanese DOC, classe 1957, una laurea in Agraria nel cassetto. Per 35 anni nell’industria farmaceutica: vendite, marketing e infine comunicazione e ufficio stampa. Giornalista pubblicista, fumatore di Toscano e motociclista della domenica e -da quando è in pensione- anche del lunedì. Guidava una Citroen 2CV gialla molto prima di James Bond.

COMANDACOLORE è uno Studio di Progettazione Architettonica e Interior Design nato dalla passione per il colore e la luce ad opera delle fondatrici Antonella Catarsini e Roberta D’Amico. Il concept di COMANDACOLORE è incentrato sul tema dell’abitare contemporaneo che richiede forme e linguaggi mirati a nuove e più versatili possibilità di uso degli spazi, tenendo sempre in considerazione la caratteristica sia funzionale che emozionale degli stessi.

MONICA SANSONE VIDEOMAKER

operatrice di ripresa e montatrice video, specializzata nel settore medico scientifico e molto attiva in ambito sociale.

Sommario

-10-

Generazione F

Perché mai adottate un cane o un gatto se in estate ve ne disfate come se nulla fosse? Editoriale di Minnie Luongo

-14Versi Di...versi Pensando a Gaza Di Bruno Belletti

-16Foto d’autore Le cose che pensano di Francesco Bellesia

-18Stile Over Estate tra magia e tradizione di Paola Emilia Cicerone

Sommario

-22Salute

Gli italiani e la radioterapia:

-25-

Da leggere (o rileggere)

La cabina

Di Federico Maderno

-33Per ricordare

Ma che fai, parli con un cuscino?

Di Amelia Belloni Sonzogni

Generazione F

PERCHÉ MAI ADOTTATE UN CANE O UN GATTO SE IN ESTA -

TE VE NE DISFATE COME SE NULLA FOSSE?

EDITORIALE

Per il mese di giugno i collaboratori del nostro magazine sono stati invitati a scegliere un argomento a loro piacere. Via allora al “tema libero”! (che sembra facile, ma è tutt’altro). Per l’Editoriale io avrei voluto scrivere dell’abbandono estivo degli animali di casa. Per stare sul pezzo- è il caso di dirlo- mentre scrivo queste righe (è il 26 giugno 2024) leggo che proprio oggi, nei giardini di Parco San Sisto a Roma, è stata presentata una nuova campagna di comunicazione antiabbandono degli animali d’affezione con il sindaco Roberto Gualtieri, l’assessora all’ambiente Sabrina Alfonsi, assieme a Licia Colò, popolare conduttrice Tv che per il secondo anno consecutivo ha prestato il volto all’iniziativa. Tra i messaggi più significativi lanciati dalla campagna: “L’abbandono: come uccidono i vigliacchi”. Insomma, le scuse (che tuttavia non possono esistere in questi casi) sono finite!

Contemporaneamente, ho scoperto che compie quattro anni il libro “Io ho sempre parlato” della nostra collaboratrice Amelia Belloni Sonzogni , che abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare come grande paladina degli animali. Ecco perché, ancora una volta, giro a lei il compito di occuparsi dell’Editoriale, ringraziandola in anticipo per la disponibilità immediatamente dimostrata alla mia richiesta.

P.S. Per la copertina del mese di giugno non ho potuto fare a meno di pensare a un giugno di tanti anni fa: era il 24 giugno 1965 e io, ragazzina di quasi 14 anni, ero andata al Vigorelli di Milano al concerto dei Beatles. Momento storico!

E l’immagine della cover si riferisce a pochi anni fa, in trasferta a Bologna per vedere un’interessante mostra fotografica sui Fab Four.

Generazione F

UNA PICCOLA LUCE NELLA NOTTE

Compie quattro anni la pubblicazione di “ Io ho sempre parlato. Vita di un cane unico con umani normali .” Festeggiare ha un senso se può essere d’aiuto.

È stato il dolore la molla che ha dato vita a questo libro : Pedro non c’era più, Giatt – suo “fratello”, tolto da un canile – pareva ingestibile, io non mi rassegnavo e la depressione tornava a farsi sentire… scriverne mi ha aiutato; perciò, ho voluto aiutare a mia volta i cani che non hanno ancora avuto la possibilità di vivere come hanno vissuto Pedro e prima di lui Dog, e come vive Giatt ora con noi.

Generazione F

In alcuni canili – come quelli ai quali ho destinato tutto il ricavato delle vendite di questo e degli altri miei libri finora pubblicati – trovano amore, cure, pappe, una famiglia allargata. E sono ancora fortunati perché sono sopravvissuti all’abbandono, ma sono chiusi la maggior parte del tempo: dietro le sbarre senza aver commesso reati. D’altra parte, sono tante le difficoltà di chi organizza un rifugio.

Di fronte a certe terribili storie di vita vissuta, ricostruite dalle cicatrici che portano sui corpi e manifestano nel comportamento, il dolore si rinnova, ogni volta.

È giugno : in questo mese così bello (lasciamo stare il 2024), con l’arrivo dell’estate, in Cina, a Yulin in occasione del festival della carne di cane, che dura dieci giorni dal 21 giugno, la Human Society International stima che più di diecimila cani e gatti, randagi rastrellati per le strade o rubati ai legittimi proprietari (se hanno vissuto bene sono più gustosi), zampe e musi legati, ammassati in gabbie minuscole, aspettano di essere torturati: picchiati, scuoiati agonizzanti, macellati e bolliti vivi. E non si riesce a impedire questo orrore, come tanti altri.

Non credo che la latitanza di questa estate possa mettere cani e gatti al riparo dalla delinquenziale abitudine di disfarsi di loro come fossero pattumiera lasciata per strada, spesso in una discarica abusiva.

Sono e sono state tante, per fortuna, le campagne pubblicitarie contro questo fenomeno . Mi piace ricordarne una, di sicuro tra le prime, perché frutto della creatività di un amico che non c’è più ma resta impressa per le sue idee, solo in apparenza semplici, in realtà geniali. Si chiamava Maurizio D’Adda ed era suo lo spot del 1988 patrocinato dal WWF contro l’abbandono: Chi abbandona gli animali è una bestia. Sulle note di « Luglio, col bene che ti voglio» , un’auto carica di bagagli in viaggio per il mare, guidata da un gruppo di cani, abbandona un uomo in giacca e cravatta lungo una strada. Forse lo ricordate:

Generazione F

Più recente e colorita ma tanto significativa (ve la lascio però solo immaginare o cercare in autonomia) è quella pensata da Rocco Siffredi.

E l’abbandono – a cosa si arriva – riesce ancora a sembrare il male minore di fronte all’atrocità : penso ad Angelo (diventato un simbolo e protagonista di un film) seviziato da un gruppo di delinquenti, se non ricordo male all’epoca minorenni; ad Aron bruciato vivo dal proprio umano al quale – se non altro – è stato di recente interdetto di detenere altri animali; a Leone, il gattino scuoiato vivo l’anno scorso e non è stato l’unico; a Giorgio (la notizia è di questi giorni) indifeso cane di un clochard che, pare per vendetta, è stato ucciso a coltellate e buttato in un fosso a Roma.

Ci guardano, con dignità, e aspettano che ci si comporti in modo diverso.

Sono tante le citazioni di filosofi, scrittori, grandi uomini del passato che invitano a riflettere sull’atteggiamento di noi animali umani nei confronti degli animali non umani . Che posso dire io? Posso solo provare, con le mie storie e lo scopo al quale sono destinate, a portare un pochino di luce in questa notte terribile, funestata da questi e tanti altri orrori verso gli inermi . E ce lo hanno ricordato, con la forza di uno squarcio, i versi sulla guerra a Gaza in apertura di questo numero di giugno.

La mia luce è piccola, è fioca, è intermittente come quella delle lucciole . Chi ha letto il libro uscito quattro anni fa coglierà forse subito il nesso. Non lo svelo per non rovinare la sorpresa ai possibili futuri lettori. Vi racconto solo che l’altra sera, in un momento di sconforto, dalla finestra aperta è entrata una lucciola e si è posata sul davanzale. Ho pensato che non fosse solo una lucciola.

Versi Di...versi

PENSANDO A GAZA

Spari cruenti, fuochi di bombe, bambini straziati nel tempo crudele, freddati, ancora sorpresi da giochi di fiaba. Niente pietà, niente salvezza, brandelli di carne e urla smorzate. E dopo, il silenzio di tomba

Versi Di...versi

che spezza le ali.

Il tanfo di morte inghiotte anche noi vivi, sepolcri imbiancati da pavida neve.

Il canto si spezza in gole recise, mani amputate, disegni svaniti.

Ora i sorrisi hanno soltanto sembianze di teschi, mentre le stelle hanno perso la luce di chi s’innamora.

Foto d’autore

LE COSE CHE PENSANO

“Le cose che pensano” (Foto di Francesco Bellesia)

Può uno scatto fotografico trasformare un essere inanimato come un semplice cuscino in un essere pensante, con tratti ed espressioni umane? Evidentemente sì, se dall’altra parte dell’obiettivo c’è un grande professionista. Competente e, allo stesso tempo, creativo nell’usare al meglio la fantasia.

Foto d’autore

FRANCESCO BELLESIA

Sono nato ad Asti il 19 febbraio del 1950 ma da sempre vivo e lavoro a Milano. Dopo gli studi presso il liceo Artistico Beato Angelico ho iniziato a lavorare presso lo studio di mio padre Bruno, pubblicitario e pittore. Dopo qualche anno ho cominciato ad interessarmi di fotografia, che da quel momento è diventata la professione e la passione della mia vita.

Ho lavorato per la pubblicità e l’editoria ma contemporaneamente la mia attenzione si è concentrata sulla fotografia di ricerca, libera da vincoli e condizionamenti, quel genere di espressione artistica che oggi ha trovato la sua collocazione naturale nella fotografia denominata FineArt.

Un percorso parallelo che mi ha consentito di crescere e di sviluppare il mio lavoro, una sorta di vasi comunicanti che si sono alimentati tra di loro. Molte sono state le mostre allestite in questi anni e molte le manifestazioni alle quali ho partecipato con premi e riconoscimenti.

Continuo il mio percorso sempre con entusiasmo e determinazione… lascio comunque parlare le immagini presenti sul mio sito.

Stile Over

ESTATE TRA MAGIA E TRADIZIONE

I rituali più suggestivi della notte più corta dell’anno, da Stonehenge all’acqua di San Giovanni

Di Paola Emilia Cicerone – giornalista scientifica

L’estate si sta avvicinando a grandi passi. Manca davvero pochissimo al solstizio che segna nel nostro emisfero l’inizio della stagione e il giorno più lungo dell’anno, in cui il sole sembra fermarsi in cielo prima di continuare il suo percorso; la stessa parola “solstizio” viene dal latino sol , “sole” e sistere , “fermarsi”. Se oggi il pensiero va all’inizio delle vacanze, o almeno alle scampagnate domenicali, per le civiltà agricole dell’antichità, la cui sopravvivenza era legata all’andamento delle stagioni, la ricorrenza assumeva una particolare solennità ed era celebrata con falò, danze e cerimonie di cui ancora oggi si trovano segni nella tradizione popolare. Anche se all’epoca non si trattava di una data precisa – a proposito, quest’anno il solstizio astronomico in Italia cade il 20 giugno alle 22,51 – ma, indicativamente dei giorni che vanno dai 21 al 24 giugno, una tradizione che si mantiene in molte celebrazioni legate alla festa di San Giovanni Nella storia delle celebrazioni del solstizio, che attraversa i secoli e i continenti, gli elementi magici si associano all’osservazione dei fenomeni naturali e ai riti propiziatori per le coltivazioni . Secondo quanto ricordano alcune tradizioni esoteriche, nell’antica Grecia il solstizio d’estate apriva ‘la porta degli uomini’, mentre quello invernale ‘la porta degli dei’, due momenti di comunicazione tra dimensioni diverse, un tema che ritroveremo in altre tradizioni. Nell’antica Roma – dove il solstizio cadeva il 24 giugno – si celebrava invece Fors Fortuna , un’antica divinità italica che sovrintendeva al caso e al destino, ma nello stesso periodo cadevano anche celebrazioni dedicate alla dea Vesta.

Oggi la nostra idea di solstizio è legata soprattutto alla tradizione celtica e alle immagini di Stonehenge, il sito neolitico inglese – forse un antico calendario o un luogo di culto – dove ogni anno in questa ricorrenza si svolgono celebrazioni con la partecipazione di neopagani e moderni druidi .

Stile Over

E, in effetti, per secoli i giorni tra il 21 e il 24 giugno sono stati per i popoli celtici, gallici e germanici un periodo di festa in cui celebrare la fertilità e la rinascita. Non si tratterebbe esattamente dell’inizio dell’estate, che questa tradizione fa cadere a Beltane , intorno al primo maggio: la festa di fine giugno, chiamata Litha o L ithas è comunque, come altre ricorrenze, un momento in cui la separazione tra il mondo degli spiriti e quello degli uomini si fa più fragile E’ a questa tradizione che si ricollega il Sogno di una notte di Mezza Estate, la commedia magica di William Shakespeare : Midsummer – o Midsommar nelle lingue scandinave –è infatti un altro nome di queste ricorrenze .

Oggi molte celebrazioni sono legate alla festa di San Giovanni, il 24 giugno, e in particolare alla notte che la precede . Quella di San Giovanni è in diverse città- tra cui Roma, Firenze e Genova- una popolare festa patronale, in cui si riprendono antichi rituali con la tradizione dei fuochi d’artificio e dei falò che a volte vengono saltati per buon auspicio .

Stile Over

Falò di San Giovanni a Torino

Quella prima della festa è una notte magica, in cui si raccolgono le noci per fare il nocino e anche le erbe per preparare l’acqua di San Giovanni: si fanno macerare in una bacinella petali di fiori ed erbe aromatiche e medicinali – tra cui spesso l’iperico, chiamato anche erba di San Giovanni – lasciandola per tutta la notte all’aperto in modo da metterla in contatto con la rugiada, e poi si usa per lavarsi il viso allo scopo di preservare la bellezza e allontanare le malattie

Acqua di San Giovanni

Stile Over

Un’altra tradizione legata alla ricorrenza è quella della Barca di san Giovanni : in questo caso, un albume d’uovo viene colato in una brocca d’acqua e lasciato riposare all’aperto tutta la notte perché si rapprenda in forme fantasiose – tra cui assai comune quella di una nave a vele spiegate – che possono essere interpretate per ricavarne auspici per il futuro (in alcune regioni lo stesso rito è ribattezzato Barca di San Pietro e proposto il 28 giugno)

Che cosa ci resta oggi di tutto questo? Il fascino di alcune cerimonie e di alcuni luoghi fa ancora risuonare memorie antiche: io stessa ricordo con emozione la mia visita a Stonehenge, e ogni 21 giugno a Roma i turisti si affollano al Pantheon a mezzogiorno, quando i raggi di sole entrano nel foro della cupola disegnando sul pavimento un cerchio luminoso . Il fascino del sole che percorre un sentiero di pietra per mostrarsi nel suo splendore è tale che a New York è stata coniata la definizione Manhattanhenge per descrivere il fenomeno del sole che al tramonto, in alcuni giorni, si allinea perfettamente con le strade che attraversano Manhattan : il prossimo appuntamento per ammirare il fenomeno è il 12 luglio . Ma forse c’è anche altro: la ruota dell’anno che gira ci ricorda che facciamo tutti parte di un ciclo naturale e che siamo anche noi, come tutte le creature viventi, ospiti di questo pianeta.

“Barca di San Pietro”

Salute

GLI ITALIANI E LA RADIOTERAPIA:

Chi pensa che renda radioattivi (52%) o limiti la routine (64%) o che a somministrarla non sia un medico (41%). Presentato l’identikit di chi ha vissuto questo iter (50%) ma ne ha visto anche le evoluzioni (8 su 10).

Quasi tutti ne hanno sentito parlare (95%), la metà (50%) ha avuto esperienza diretta o indiretta, ma solo il 64% degli italiani intervistati dice di essere ben informato sulla radioterapia. Si tratta però di conoscenze confuse, come emerge dalla ricerca AstraRicerche-AIRO in cui solo il 41% pensa che a somministrarla sia sempre un medico oncologo e più della metà che si diventi radioattivi dopo un trattamento (52%), precludendo anche la possibilità di svolgere le abituali attività quotidiane, sesso incluso.

Quella degli effetti collaterali della radioterapia è un’eredità difficile da scalfire e che gli italiani portano con sé da molto tempo .

Lo confermano i risultati dell’indagine AstraRicerche per AIRO 1 presentati durante il 34°Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Radiologia e Oncologia Clinica (AIRO) nell’ambito del 1° Congresso Congiunto delle Società Scientifiche nell’Area Radiologica in corso a Milano (21-23 / 6) .

Salute

Colpisce che poco più della metà degli intervistati (50,5%) abbia avuto un’esperienza diretta o indiretta con la radioterapia, chi per malattia di familiari (25%) o di amici e conoscenti (22%), ma, nonostante questo, la percezione del trattamento è poco chiara e gravata da numerosi falsi miti, da cui AIRO vuole partire per intervenire con un processo di educazione e formazione sulle persone.

“L’identikit emerso rafforza la necessità di un’informazione corretta e capillare sui benefici e sulle modalità della radioterapia che hanno subito un’incredibile evoluzione. Il Congresso Nazionale attualmente in corso rappresenta un momento di confronto su temi cruciali per il futuro della radioterapia in Italia, con l’obiettivo non solo di migliorarne gli obiettivi di cura, ma anche di rafforzare il legame con l’oncologo radioterapista. Potremo dichiararci soddisfatti – precisa Marco Krengli , Presidente AIRO, Professore Ordinario di Radioterapia all’Università degli Studi di Padova e Direttore della UOC di Radioterapia dell’Istituto Oncologico Veneto, IOV – quando verrà superata la percezione distorta del nostro ruolo emersa nell’indagine. Sebbene il 77% creda che il radioterapista lavori a stretto contatto con medici oncologi, solo il 41% sa che non è sempre un medico oncologo e lo identifica con un tecnico altamente specializzato. Questa confusione può portare a sottovalutare l’importanza del radioterapista e il suo fondamentale contributo nel percorso di cura del cancro. È pertanto essenziale promuovere una migliore comprensione e riconoscimento delle competenze e dei ruoli specifici per valorizzarne appieno il valore e migliorare la fiducia e l’efficacia del sistema sanitario”.

FALSI MITI: DIVENTI RADIOATTIVO (52%), NO CIBO (48%), NO AUTO (65%), NO SEX (67%)

La paura più diffusa riguarda la persistenza di radioattività nel corpo dopo il trattamento: solo 1/3 degli intervistati (38,2%) sa che la radioterapia non lascia traccia di radioattività, mentre oltre la metà (51,8%) crede erroneamente che il trattamento possa rendere il paziente radioattivo per un certo periodo. Numerosi anche i timori riguardo alle possibili limitazioni alla vita quotidiana dovute alla radioterapia. Solo il 52,2% pensa che dopo una seduta di radioterapia si possa mangiare normalmente, mentre percentuali più basse ritengono di poter continuare a lavorare (41,5%), guidare (35,5%), fare attività fisica (32,7%), o avere una vita sessuale normale (32,6%) senza restrizioni, indipendentemente dal distretto trattato.

“Queste false credenze possono causare inutile ansia e isolamento sociale per i pazienti sottoposti a radioterapia. È fondamentale educarli sul fatto che, salvo indicazioni cliniche specifiche – prosegue Antonella Ciabattoni , segretario alla Presidenza AIRO, radioterapista oncologo dell’Ospedale San Filippo Neri, ASL Roma 1 – la radioterapia non limita significativamente la loro vita quotidiana ed eventuali modifiche alle abitudini saranno raccomandate solo se strettamente necessarie in base alla risposta individuale al trattamento. Per questo motivo è essenziale ricordare che la comunica -

Salute

zione, specie in una disciplina altamente tecnica come la nostra, va considerata tempo di cura”.

PER L’80% C’E’ STATO MIGLIORAMENTO E RIDOTTI EFFETTI COLLATERALI (PER IL 30%)

Nonostante i timori e le lacune di conoscenza, c’è un consenso generale (81,5%) che la radioterapia moderna sia migliorata rispetto a 15-20 anni fa. I principali miglioramenti indicati includono una maggiore precisione nel trattamento delle cellule tumorali (50%) e una riduzione degli effetti collaterali (30%).

“Questi progressi sono frutto di notevoli sviluppi tecnologici e di una maggiore comprensione dei meccanismi alla base delle neoplasie. La tecnologia oggi permette di colpire con precisione i tumori, risparmiando al contempo i tessuti sani circostanti e riducendo così significativamente gli effetti collaterali. Lavorare su questa percezione positiva che è emersa – conclude Ciabattoni – è cruciale per aumentare la fiducia dei pazienti nei confronti della radioterapia che può incidere anche sull’aderenza ai trattamenti”.

1 Indagine AstraRicerche per AIRO realizzata a fine maggio 2024, su un campione di 854 intervistati in Italia (tra i 18 e i 70 anni)

Da leggere (o rileggere)

LA CABINA

Storia surreale di una votazione misteriosa alla maniera di Achille Campanile, mentre il titolo- se ancora ci piazzo questo inutile inciso- è alla maniera di Lina Wertmüller

Il 9 giugno 2024, appena prima delle ore 23, i coniugi Gaetano Farigliulo e la di lui moglie Elisabetta Mastronardi, in compagnia del carissimo Ubaldo IV D’Hannover si recarono presso il seggio n°56 della seconda circoscrizione per compiere il loro dovere di elettori. Facevano così ogni volta, in occasione di qualsiasi tornata di votazioni ed era ormai tradizione pluridecennale che sfruttassero gli ultimi minuti utili per compiere il loro dovere civico. A tal punto che gli scrutatori consideravano sostanzialmente concluse le operazioni di voto quando vedevano giungere presso i locali della scuola elementare “Giovanni Verga, non lo scrittore, l’altro” la piccola comitiva con in mano, in bella vista, le tessere elettorali e i documenti di identità. Naturalmente, la presenza di Ubaldo IV D’Hannover costituiva una complicazione minimale alla quale si poneva facilmente rimedio . Il piccolo cane, infatti, aveva un carattere incredibilmente mansueto, così che molto volentieri lo si lasciava arrivare fin sulla soglia del seggio dove veniva tenuto al guinzaglio da uno dei due coniugi mentre l’altro si recava nella cabina a compilare l’apposita scheda . Poi, la cosa s’invertiva : chi aveva votato a quel punto prendeva in consegna l’animale e invece l’altro consegnava i documenti… Lo tenevano a turno, insomma (questa mania di descrivere le cose in maniera barocca ! ) .

Da leggere (o rileggere)

Anche quella volta, dunque, si mise in atto il semplice stratagemma . Elisabetta Mastronardi impiegò non più di due minuti per compiere l’operazione. Uscita dalla cabina n° 1, riconsegnata la matita copiativa e recuperata la sua carta d’identità, dopo aver salutato con modi garbati gli scrutatori diede il cambio al marito prendendo in mano il guinzaglio e regalando una carezza al cane, che rimase impettito e non perse di vista il signor Gaetano, impegnato nelle brevi operazioni di identificazione. – Cabina numero due – disse con una certa soddisfazione la Dottoressa Bagolaro, esperta Presidentessa, convinta che quello fosse l’atto conclusivo della fase aperta al pubblico e ormai certa che ancora una volta le operazioni di voto si fossero compiute, nel suo seggio, senza il più piccolo contrattempo . Gaetano Farigliulo scomparve dietro la spartana struttura prefabbricata e più d’uno, nella stanza, lanciò d’istinto uno sguardo al grande orologio da parete che segnava, con elettronica precisione, le 22.57 e 25 secondi. 26, 27, 28 eccetera.

Da leggere (o rileggere)

Passarono, in quella attesa ormai rilassata, una mezza dozzina di minuti . La Dottoressa Bagolaro, alle 23 . 03, lanciò uno sguardo cortese verso la donna che era rimasta, con il cane al guinzaglio, poco oltre la soglia della stanza . Elisabetta Mastronardi rispose con uno sguardo imbarazzato e Ubaldo IV D’Hannover emise un mugolio nervoso, forse impaziente di poter tornare a sgambettare (o zampettare?) verso casa.

Tre minuti dopo, la Presidentessa si avvicinò alla cabina numero 2 e con voce ferma ma gentile chiamò un paio di volte il Signor Farigliulo.

Non ottenendo risposta e già comprensibilmente agitata, prima assestò alla parete di legno alcuni colpetti con le nocche, quindi, preconizzando una tragedia, si avventurò essa stessa dietro il paravento della struttura .

Trascorsero cinque secondi in un silenzio irreale . Neppure il piccolo cane osò emettere il più flebile verso .

Quando Anna Bagolaro ricomparve dopo la breve ispezione, il suo volto tradiva più stupore che disperazione

A chi s’era aspettato di sentirla annunciare una qualche improvvisa tragedia (Gaetano Farigliulo era cardiopatico, ma non avendo mai fatto accertamenti il suo cuore funzionava benissimo) le sue parole suonarono come la più incredibile delle sorprese.

– Ma qui non c’è nessuno ! – disse, guardando ora uno ora l’altro dei presenti, e massimamente la moglie dell’uomo, come se la poveretta potesse essere al corrente di dove si fosse nascosto il coniuge .

– Avrà capito male il numero della cabina – propose il Ragionier Molino, che teneva in mano i documenti dell’elettore pronto a riconsegnarli e a chiudere il registro delle presenze

Furono controllate le altre due cabine, ma di Gaetano Farigliulo non v’erano tracce, se si esclude la presenza, proprio nella cabina numero 2, della scheda elettorale, ancora intonsa, della matita copiativa e dei suoi occhiali da miope che certamente l’uomo si era tolto accingendosi a scrivere.

– Ma stiamo scherzando? – sbottò la Dottoressa Bagolaro, a quel punto più indispettita per la situazione paradossale che aveva colpito il suo seggio che per le sorti dell’uomo, certo in vena di attuare uno scherzo di cattivo gusto

– Ha guardato bene? – domandò il Ragionier Molino, non considerando che tre cabine elettorali sono meno adatte a sottrarsi alle ricerche di quanto lo sia la Reggia di Caserta

Pur tuttavia furono ricontrollate per ben quattro volte (uno degli scrutatori arrivò perfino a saltare ripetutamente, per vedere se l’uomo potesse essersi arrampicato sul tetto dei box) .

Ci si chinò sotto le scrivanie e sempre Molino propose di controllare l’urna, avanzando l’ipotesi che il ricercato avesse rare doti di contorsionista .

Niente. Gaetano Farigliulo era incontestabilmente scomparso, svanito.

Alle 23 . 21, dopo un’ultima disperata perlustrazione, si decise di chiamare la Questura .

Da leggere (o rileggere)

– Come, “scomparso?” – esclamò il Vicequestore Modica, socchiudendo gli occhi mentre premeva all’orecchio la cornetta del telefono. Si trattava, in effetti, di una segnalazione più che singolare, inconcepibile.

– Ho capito… – disse alla fine . – Mi attivo subito .

– Serve una macchina? – gli chiese il Sovrintendente Codogno, che era presente nell’ufficio al momento della telefonata .

– Meglio di no, grazie Ne approfitto per fare quattro passi

Giunse presso il seggio verso le 2 e 20, neppure troppo provato da quei 15 chilometri di sterrato che separavano la Questura dalla “Giovanni Verga, non lo scrittore, l’altro” . Per fortuna, aveva indossato un impermeabile marrone che lo aveva discretamente protetto da un improvviso scroscio di pioggia .

Sul posto, si era radunata una piccola folla di curiosi Innanzi tutto, c’era una coppia di poliziotti fatti intervenire quando, trascorsa un’ora, non si avevano ancora notizie del vicequestore . Inoltre erano accorsi gli scrutatori degli altri 5 seggi collocati nell’istituto scolastico . Alla comitiva si erano aggiunti alcuni giornalisti locali (proditoriamente chiamati dai soliti amici) e perfino s’era intrufolata, tra il pubblico eterogeneo, una coppia di ladri convinti che a quell’ora i seggi risultassero ormai chiusi e si potesse sottrarre alcuni computer dei laboratori .

La Signora Elisabetta Mastronardi, dopo un primo momento di semplice meraviglia era piombata in una comprensibile disperazione.

Fatta sedere su una delle sedie nell’atrio della scuola, aveva accettato di buon grado di sostenersi con qualcosa di discretamente alcolico che potesse darle un po’ di sana “scossa”, e siccome ognuno di quelli che sopraggiungevano le propinava il medesimo consiglio, all’arrivo del poliziotto appariva ormai in preda

Da leggere (o rileggere)

ad un discreto stato di ubriachezza .

– Dunque, si tratta di suo marito… ! ? – le domandò il vicequestore, mentre si assestava vigorose manate sul petto, per liberare dal suo impermeabile qualche ultima goccia di pioggia

– Quale marito? – rispose la donna, con voce impastata – Ah, sì, mio marito !

– È sicura che sia venuto con lei qui a votare? Non è che che all’ultimo minuto ha deciso, che so io, di restare a casa…?

– Ma Dottor Modica ! Lo abbiamo visto tutti ! – esclamò la Dottoressa Bagolaro .

– Ah, sì? – sibilò il poliziotto, voltandosi di scatto e fulminandola con uno sguardo di bragia . Non si sa mai, cara Signora, non si sa mai… Due mesi fa, tre ciclisti hanno perso una sacca sportiva contenente alcuni effetti personali, tra cui un borsello marrone di finta pelle e fibbia di metallo, con dentro custoditi quasi tremila euro Non è mai stata ritrovata

– E allora? – chiese il Ragionier Molino – Questo cosa c’entra?

– Niente, – sentenziò il Vicequestore stizzito – ma mi andava di dirlo

– Saranno le nuove tecniche investigative della Questura – mormorò la Dottoressa Bagolaro, cercando di non farsi sentire .

Si fece un tentativo con Ubaldo IV D’Hannover . Portarono la bestiola presso la cabina elettorale .

– I cani hanno una capacità impressionante di seguire le tracce umane – affermò il poliziotto . – Le statistiche dicono che nel 98 8 per cento dei casi sono in grado di ritrovare i loro proprietari

Invece, il cagnetto sembrava più confuso di tutti . Per un po’ fiutò distrattamente le pareti del prefabbricato, poi alzò la gambetta e lasciò la sua firma indelebile sul legno, con relativo rivolo giallognolo sul pavimento .

– Questo è significativo – commentò il vicequestore con espressione convinta .

– Di come sia scomparso l’uomo? – chiese uno degli scrutatori

– Di quanto siano false le statistiche – commentò Modica

– E allora, cosa possiamo fare? – chiese Qualcuno (uno dei poliziotti, ci eravamo scordati di dire, si chiamava Egidio Qualcuno) .

– Voglio provare a ricostruire l’accaduto – intimò Modica, passandosi una mano sul mento . – Fuori quelli che non c’entrano con l’accaduto !

Furono fatti allontanare quasi tutti La coppia di ladri chiese il permesso di andare a trafugare i computer dei laboratori .

– Purché non disturbiate, con rumori molesti, le operazioni di indagine – concesse Modica .

La scena assunse la stessa geometria di qualche ora prima . La signora Mastronardi fu piazzata appena oltre la soglia della stanza, seduta su una sedia, ché stentava davvero a mantenersi dritta. Ai suoi piedi, il piccolo

Da leggere (o rileggere)

Ubaldo IV D’Hannover sembrava ormai rassegnato a rimandare la sua passeggiata notturna verso casa.

– Io, naturalmente, interpreterò lo scomparso – dichiarò il poliziotto con aria furba, facendosi consegnare una scheda e una matita copiativa

Sparì dietro la paratoia della cabina numero 2 Per cinque lunghissimi minuti l’unico rumore che si sentì furono i singhiozzi regolari della signora Mastronardi (non di pianto).

Alla fine, la Presidentessa del seggio si avvicinò alla cabina e provò a chiamare Modica . Non ricevendo risposta entrò nella struttura e vi rimase pochi secondi Quando ne venne fuori, guardò i presenti con un’aria sconcertata .

– Sparito anche lui? ! – gridò quasi terrorizzato il Ragionier Molino .

– No: se ne sta appiattito contro la parete, cercando di mimetizzarsi grazie all’impermeabile color del legno. Modica venne fuori poco dopo. Pareva soddisfattissimo:

– Molto bene, mi sento di dire.

– Lei trova?

– Almeno abbiamo dimostrato che non può essersi nascosto qui dentro

– Bella scoperta ! – mormorò Molino

– Lei non faccia il furbo ! – lo apostrofò il poliziotto Poi, con un sorriso beffardo disegnato sul volto gli si avvicinò e gli puntò un dito contro . – A proposito : lei dov’era ieri sera dalle 20 alle 22 circa?

Tutti guardarono, con stupore, il ragioniere . L’uomo aveva cambiato espressione e sembrava volersi fare piccino piccino. A tal punto l’abilità del poliziotto era già giunta alla soluzione del caso? Quella mente apparentemente assopita, francamente contorta, indubitabilmente confusa sapeva così bene ingannare chi era indotto a sottovalutarlo?

– Naturalmente, ero qui al seggio ! – rispose lo scrutatore con una certa titubanza

– Peccato Sto cercando qualcuno che abbia visto per intero il Gran premio di Formula uno

– No, mi dispiace, io non…

In quel preciso istante, un telefono iniziò a squillare

Cercarono in ogni dove . Operazione assai semplice e rapida perché in quella stanza c’erano pochissimi dove .

La Signora Mastronardi riuscì finalmente ad avvicinare il cellulare all’orecchio e iniziò a socchiudere gli occhi, come se avesse davvero difficoltà a capire qualcosa di una conversazione precaria.

– Come…? Come? – continuava a dire – Non sento bene

– È lui? – domandò il Vicequestore Modica, anticipando a parole la legittima domanda che tutti si stavano facendo .

Da leggere (o rileggere)

– Non so, non capisco . La linea è molto disturbata…

– Ma cosa dice? Dove si trova?

La donna fece cenno di stare in silenzio e si mise di nuovo in ascolto .

– Come “al mare”? Ma da dove chiami? Si sente malissimo…

Modica le strappò letteralmente il telefono dalle mani :

– Sono il vicequestore Modica ! – avvertì, gridando nell’apparecchio

Qualcuno è pronto a giurare che dall’altra parte giunse una sonora pernacchia, ma la cosa non è confermata

– Come dice? In che senso “sembra che qui sia il primo pomeriggio”… “In riva al mare” ha detto?

Trascorsero così un paio di minuti . Anche Modica cercava con grande difficoltà di interpretare quello che giungeva dal capo opposto del collegamento . Ogni tanto, sembrava riuscire a comprendere qualche frase più completa, ma poi scrollava il capo e faceva segno che si era al punto iniziale

– Australia? Ho sentito bene : ha detto Australia? ! – strillò ad un certo punto Improvvisamente, qualcosa di inaspettato congelò il sangue nelle vene di tutti i presenti . Dalla cabina numero 2, un lieve scricchiolio cominciò a percepirsi sempre più distintamente . Nessuno osò andare a sincerarsi di cosa stesse accadendo Nel giro di un minuto, il flebile rumore si trasformò in un lugubre cigolio e dopo pochi secondi, da dietro il paravento della struttura comparve un giovane aitante di forse venticinque anni, agghindato in maniera molto sportiva, a cominciare dai bermuda a fiori e da una maglietta rossa sulla quale campeggiava la scritta “Surf school”. Esibiva un’espressione stupita, anzi francamente sbigottita.

Da leggere (o rileggere)

– Where am I, damn ? Where the hell I ended up ?! – disse il giovane, guardandosi attorno con aria sconcertata. – Are we always in Sydney, or where ?

Per inciso, teneva tra le mani una scheda elettorale di aspetto molto esotico ed una matita copiativa

Scoppiò un putiferio La Signora Mastronardi sembrava improvvisamente molto più lucida. Iniziò a dire che poteva trattarsi di suo marito assai ringiovanito e che in ogni caso era disposta a portarlo a casa così com’era.

La Dottoressa Bagolaro quasi svenne per la sola eventualità che la presenza di un estraneo nel seggio e addirittura nella cabina conducesse all’annullamento delle operazioni di voto .

Quanto al ragionier Molino, cercò di convincersi che potesse trattarsi di un semplice disguido . Non conoscendo una parola di inglese insisteva perché si considerasse il nuovo arrivato alla stregua di un lavoratore transfrontaliero, tornato per l’appuntamento elettorale I due agenti, mano alle pistole d’ordinanza, aspettavano solo un cenno del superiore per procedere all’arresto del ragazzo .

Nel mezzo di quel putiferio, la coppia di ladri si affacciò alla porta della stanza :

– Noi si avrebbe finito – dissero all’unisono (erano gemelli) – Abbiam ciulato solo roba bona, perché un si frigge mi’a coll’acqua! (erano toscani).

– Ma andate, andate pure a… ! – li incoraggiò Modica, indicando loro con la mano una generica direzione di connotazione piuttosto volgare .

– Ma allora, per la miseria ! Cosa sta succedendo, qui dentro? – disse alla fine la Dottoressa Mastronardi, che lasciatasi cadere su una sedia era sull’orlo di una crisi di nervi. – Qualcuno ha capito cosa è accaduto qui, questa notte?

Fu a quel punto che il Vicequestore Modica attirò l’attenzione di tutti, con la sua voce baritonale :

– È sostanzialmente semplice e comprensibilissimo – disse, sorprendendo i presenti .

– Semplice? – domandò Molino .

– Addirittura comprensibile? – aggiunse uno dei suoi poliziotti Non Qualcuno, l’altro

– Comprensibile e sfortunatamente più frequente di quanto si possa credere – considerò il vicequestore con l’aria di saperla lunga e annuendo col capo .

Tutti si fecero muti . Nel silenzio carico di aspettativa che si era creato, il solo Ubaldo IV D’Hannover emise un unico lievissimo mugolio Si sarebbe sentita volare una mosca, ma l’ultima era uscita dalla stanza alla 1 e 54 .

– Ebbene, cari signori, – disse Modica con tono trionfale – si tratta di un malauguratissimo sebbene evidentissimo caso di “voto di scambio” .

Lo portarono via in trionfo

Per ricordare

MA CHE FAI, PARLI CON UN CUSCINO? Sì, se si personifica… Ricordi in libertà, “futuristi”

Il tema libero è peggio del tema lampo . Cos’è il tema lampo? Forse qualche mio alunno se lo ricorderà. Di sicuro me lo ricordo io: era una pratica della mia insegnante di lettere alle medie, frequentate nell’Istituto delle Suore di Maria Bambina, in via Amadeo a Milano. Suor Maria – che non chiamavamo «prof», guai al mondo – piccola, minuta e terribile, che pronunciava Schliemann – sbagliando – con il “ch” duro, entrava in classe e, dopo l’appello, annunciava: – Oggi, tema lampo.

Così, senza preavviso e senza alcun rispetto dell’orario interno. Era prevista un’ora di italiano? Sì; bene, si faceva quel che le saltava in mente, anche se avevi riempito la cartella di pesantissimi tomi di antologia, grammatica italiana e primi rudimenti di latino, tanto pesante da costringere uno dei genitori, a turno, ad accompagnarti, a piedi perché nessuno dei due guidava. L’addetto era papà, prof pure lui alle superiori, perché poteva chiedere di modulare il proprio orario in modo da potermi accompagnare e venire a prendere all’uscita. Mamma, invece, alla Leonardo da Vinci aveva orari rigidi: 8:20 – 12:40.

I temi lampo variavano dalla descrizione alla fantasia, dal ricordo all’argomentazione. Fu proprio in uno di questi ultimi che sostenni la mia certezza della presenza di un’anima nei corpi degli animali. Suor Maria sobbalzò sulla cattedra e mi rifilò un votaccio motivandolo con l’assurdità del concetto espresso, ma si ritrovò di fronte a papà determinato a ribadire il principio che non si potesse valutare un tema sulla base della discordanza dalla «morale dominante» delle idee di una ragazzina. Va bene tutto, va bene aver dovuto rinunciare alla scuola pubblica per ragioni logistiche, va bene doversi sobbarcare la retta e pure la cartella, va bene anche la S. Messa del giovedì mattina, ma questa no, non si poteva accettare: nel tema si

Per ricordare

devono poter esprimere le proprie idee liberamente, lampo o non lampo. Oh! Non ricordo che fine fece il votaccio, ma la musica cambiò e si respirò maggiore libertà di espressione .

In realtà, come compresi con il tempo, l’evento inaspettato era parte fondamentale del metodo di suor Maria, per allenarci a una scrittura pronta, immediata, su qualsivoglia argomento le saltasse in mente e in un tempo ridotto, concentrato in quell’ora. Il quaderno dei temi lampo restava in classe, riposto in un armadio, distribuito alla bisogna, a ciascuno il suo. Era questa l’unica certezza che avevamo, perché non c’era una cadenza, non c’era un senso, nulla si poteva prevedere sull’argomento. Dovevi solo essere pronta a scrivere. Diventata docente, a mia volta ho adottato il metodo, con l’unica agevolazione di stabilire nell’orario delle mie materie un giorno e un’ora per il tema lampo, con i quaderni, depositati nell’armadio della classe, che fossero a righe e senza anelli. Ognuno ha le proprie fisime…

Ricordo che qualche mia compagna all’epoca avrebbe preferito rompere le catene dell’argomento lampo a favore del tema libero. Io no; con il tema libero mi sentivo persa. È un paradosso, mi rendo conto, forse meritevole di approfondimenti e, chissà, di analisi, ma tant’è. Preferivo e preferisco scrivere con un tema anche oggi, da pensionata; perciò, se non c’è va trovato. E questo è il caso dell’argomento del mese di giugno per Generazione Over60 che mi lascia libertà di scelt a.

Ho provato – come un amico mi ha suggerito – il metodo casuale del dito puntato su una parola del dizionario: imbalsamatore… ma anche no. E non potevo certo riprovare finché l’indice fosse caduto su un lemma gradito. Dove sarebbe andato a finire il caso?

Per ricordare

Alla fine, è stata in questo numero di giugno l’immagine del cuscino di Francesco Bellesia a catturarmi per una sorta di sintonia con un mio racconto breve che dice così: Vecchio cuscino. Dialogo

Chi ti ha spostato dal solito posto?

Tu, immagino. O forse Giatt, che mi si era appoggiato addosso: è un bel botolo, pesantuccio direi.

E queste piumette in giro per casa?

Piano! Ho una certa età, non mi puoi più lanciare per aria . Perdo le piumette come certune perdono i capelli, bianchi per giunta.

Questa federa è lisa, andrebbe cambiata, ma non mi decido. Dove trovo un altro tessuto e un disegno così?

Eh! Non ci sono più le stoffe di una volta.

Purtroppo, le federe cucite dalla nonna sono finite. Non importa. Basta non escano più le piumette .

Eh, no! Deve starti a pennello!

[È sempre stata testarda, da quando la conosco o, meglio, da quando mi si appoggia contro. Era bambina e si rannicchiava sulla poltrona al cui schienale stavo appoggiato, davanti a un televisore che suo nonno guardava ogni tanto. La seduta era tanto grande da contenerla tutta: si arrotolava lì sopra, mi abbracciava e si addormentava].

Ora ti misuro bene, così ho un’idea più precisa di cosa cercare.

[ Credo esista una fotografia in cui lei aveva un paio d’anni e stava seduta sul divanetto dei nonni, appoggiata a me. Ero molto più sodo all’epoca… quando, ereditandomi, sono diventato del tutto suo, mi ha portato al mare con lo stesso divanetto e le ho sorretto il capo durante tutti i pisolini del pomeriggio – a volte vere e proprie dormite – schiacciati al fresco di una stanza confortevole. Che subbuglio di sogni e pensieri mi lasciava addosso! ]

Ti deve contenere tutto: con gli abbracci, le dormite, i ricordi, le impronte, le notti… È vero! Quando di notte non riuscivi a dormire, venivi a prendermi e mi portavi a letto con te.

… con tutto il passato lasciato su di te.

Mi sono svuotato, negli anni. Prima o poi mi dovrai buttare.

Mai! Sei e sarai sempre il mio cuscino morbido e caldo: mi copri, mi nascondi, affondo ancora in te come una bambina e ti terrò stretto, sempre, avvolto in una federa adatta. La troverò, a qualunque costo.

Per ricordare

Federa nuova… con immancabile piumetta

L’ho trovata. Complice il provvidenziale trasloco di fine anno, che ha spostato e migliorato tutta la nostra vita, la nuova federa – dai toni moderni e stilizzati –avvolge il mio vecchio amato cuscino, imbottito di piumette. Una vocina pestifera mi chiede se oggi, con tutte le mie convinzioni sul benessere animale, non sarebbe il caso di poggiare il capo altrove e abbracciare qualcosa di natura diversa, non animale. Le rispondo che non ho altri cuscini imbottiti di piumette, non ne ho mai acquistati né mai ne acquisterei. Lui è un reperto, testimone di un mondo prima di me che è diventato mio, e come tale va rispettato, conservato e tutelato. Prima o poi troverò il destro per scrivere qualcosa sugli oggetti più cari, quelli che esistevano prima di me e sono ancora con me, che mi hanno visto – forse osservato– per tutta la vita e che tengo a portata di mano e di occhi perché mi fanno sentire a casa ovunque io sia. Guarda, senza volere avrei trovato il tema per il tema libero. Vietato copiare, eh.

P.S.: la scrittura breve che ho riportato fa parte del mio Estemporanea. Scritture brevi con quadri d’autore

Per ricordare

Ne approfitto per suggerirne la lettura. Si tratta di un librino lieve, ma a suo modo intenso, adatto all’estate che parrebbe in questi giorni arrivare. Si trova facilmente in rete; è disponibile anche per chi possiede un abbonamento ad Amazon Kindle Unlimited. Come tutto quello che scrivo, ha finalità benefica. L’ho legato all’Associazione A…Fido di Campobello di Mazara : un pugno di meravigliose e miracolose persone capaci di accudire, curare, ridare dignità e vita felice a tante povere anime quadrupedi, maltrattate o abbandonate. Di seguito la copertina e il suo retro.

Estemporanea. Scritture brevi con quadri d’autore (copertina)

Per ricordare

Qui sotto la retrocopertina

Immagini e fotografie

Copyright

Dove non espressamente indicato le foto o le immagini presenti attualmente nella rivista sono situate su internet e costituite da materiale largamente diffuso e ritenuto di pubblico dominio.

Su tali foto ed immagini la rivista non detiene, quindi, alcun diritto d’autore e non è intenzione dell’autore della rivista di appropriarsi indebitamente di immagini di proprietà altrui, pertanto, se detenete il copyright di qualsiasi foto, immagine o oggetto presente, oggi ed in futuro, su questa rivista, o per qualsiasi problema riguardante il diritto d’autore, inviate subito una mail all’indirizzo generazioneover60@gmail.com indicando i vostri dati e le immagini in oggetto.

Tramite l’inserimento permanente del nome dell’autore delle fotografie, la rimozione delle stesse o altra soluzione, siamo certi di risolvere il problema ed iniziare una fruttuosa collaborazione.

ILLUSTRAZIONE DI ATTILIO ORTOLANI

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.