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Sommario
-25Da leggere (o rileggere) Come stai?
Di Amelia Belloni Sonzogni
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-32Per approfondire
“Jolly & Jolly Blue – C’era una volta la sala giochi” Di Danilo Ruggeri
-36Benessere
Tatuaggi e sole: come prendersene cura con l’arrivo dell’estate dalla Redazione
-38Il desco dei Gourmet
La dispensa del turista goloso dalla Redazione
SALUTE: MA NON È CHE PRETENDIAMO TROPPO NOI OVER?
Editoriale
Neanche a farlo apposta, mentre mi stavo dedicando a questo numero incentrato sulla Salute, ho dovuto sottopormi a una visita medica, il cui resoconto illustra esattamente come non deve mai essere fatta una visita da parte di un medico.
Inutile dire a quale specializzazione appartenga il prof da cui sono andata. L’esempio di come un medico non deve comportarsi vale per ogni camice bianco, di qualsiasi patologia si occupi. Ecco il riassunto della mia esperienza.
Sotto un sole cocente (com’è giusto sia a fine giugno) mi avvio alla struttura ospedaliera in cui il rinomato prof (intervistato di recente per telefono, dove aveva egregiamente fatto sfoggio delle peculiarità della malattia di cui è esperto) ha avuto la grande disponibilità di ricevermi. Questo penso mentre mi avvicino al suo studio, quasi emozionata e comunque certa che, nonostante il dottor Gregory House sia solo lo splendido protagonista di una serie televisiva, l’esimio specialista che mi attende sarà in grado di ipotizzare una diagnosi che risponda finalmente al mio problema.
Con la mia cartellina sotto il braccio, ricolma di tutti gli ultimi esami del sangue, le ecografie, ricette e prescrizioni effettuate negli ultimi due mesi, lo incontro sull’uscio del suo studio, mi presento con il mio sorriso più sincero e mentre entriamo (già avevo intuito che non aveva realizzato chi fossi… del resto come mi avrebbe fatto notare nei minuti seguenti “ Non ci sei mica solo tu; sai quanta gente vedo ?), lui mi chiede a bruciapelo: “Quanti anni hai detto che hai? E che pretendi alla tua età?”. Testuale.
Entro e cerco di dirgli che non voglio fare la fighetta supersana, ma gli ricordo che anche la genetica ha la sua importanza: mio padre ancora a 74 anni giocava quattro ore consecutive a tennis, stracciando rivali quarantenni e, inoltre, portava occhiali con lenti fasulle, ovvero semplici pezzi di vetro, perchè…si vergognava con i suoi coetanei di dire che aveva 11/10 di vista e non aveva mai avuto bisogno di occhiali, né per leggere né per altro, così come- all’opposto dei suoi amici- prendeva pillole per alzare, invece che per abbassare, la pressione. Al di là di questo, mi siedo speranzosa davanti a lui mentre gli sento dire che probabilmente il laboratorio dove ho (sempre) fatto esami del sangue deve aver sbagliato qualcosa. Lo interrompo per esporgli il problema di sua competenza per cui sono lì, e a questo punto ecco la seconda chicca: “ Ma io non ho mica la bacchetta magica!”
Certo che no, ma magari una visita potrebbe farmela? A malincuore mi concede di spogliarmi esenza toccarmi in alcun punto (“Che volgarità”, commenterebbe Fiorello, come ai tempi della sua esilarante imitazione di Madame Carla Bruni- mi guarda e mi prescrive… un antidolorifico. Stizzita