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— C’era un motivo, però.

— Sì, temeva ancora le conseguenze di quanto aveva patito in prigionia, ma dopo decenni era diventata una forma di ipocondria, secondo me.

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— Vuoi dire che io sono ipocondriaca?!

— Ma no! Fai bene a tenerti controllata. Come si dice, quando c’è la salute, c’è tutto.

— È così; banale ma vero. Stare bene è anche non aver pensieri brutti. La malinconia è un pensiero brutto persistente, e io ne soffro. Sarà depressione?

— Non dirmelo, anch’io ne soffro, con l’aggravante del rimpianto; dico sempre «se solo…» e mio marito me lo rimprovera, sempre. Brontolo per ciò che non è stato, per ciò che non ho fatto: ho rimandato, e rimandato, e rimandato.

— Allora è tua la responsabilità.

— Dici?

— Dico!

— Senti, Piera, ora ti devo proprio lasciare. Ci risentiamo presto.

— Speravo di sentirti dire: ci vediamo presto…

— Al mare, di sicuro. Ciao, Piera.

— Ciao, Nella.

Mia la responsabilità, dice Piera? No, mio il sacrificio! Per mio marito, mia figlia, la casa, il lavoro, il risparmio. Come sto, mi chiedono; come sto? E chi lo sa? L’aspetto è florido, non sono mai stata cagionevole di salute, quando mi prende un raro malanno, guarisco ancora alla svelta. E la salute dell’anima? Di quella non abbiamo parlato. Sarà per la prossima telefonata. Intanto, ho un sacco di cose da fare.

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