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Da leggere (o rileggere)

— Io, invece, ci vado due volte l’anno: taglio estivo, taglio invernale. Non mi tingo più.

— Davvero?

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— Molto più pratico, soprattutto al mare, mi vedrai.

— Oh, certo! Con il peso come va? Io quasi non mi riconosco più. Porto la 56, e tu?

— Non saprei dirtelo, non so da quanto non mi compro vestiti. Indosso quelli che ho, quelli che mi vanno bene.

— Mi avevi detto di avere iniziato dei trattamenti di bellezza; ti mettevano sotto una specie di catafalco per sudare. Sei dimagrita?

— Sai che non mi ricordo?

— Cosa?

— Di essere andata sotto un catafalco per dimagrire e neanche di avertelo detto.

— Ti assicuro che me l’hai detto.

— Sarà…

— Ti ricordi Lorenza?

— Mi pare, sì. Era la tua vicina di casa quando abitavi in via… aspetta, che via era?

— Via… quella che passa dietro la stazione… possibile non mi ricordi dove ho abitato?

— Via Rombon!

— Brava, lo sapevo che tu ti ricordi tutto. Dicevo? Ah, sì, Lorenza.

— Mi raccontavi quello che combinava: gli schiamazzi erano la cosa più gradevole.

— Sai cosa le è capitato?

— No, cosa?

— Pare sia diventata muta.

— Ma dai?! Una bella legge del contrappasso, per una capace solo di sbraitare e dar fastidio. Una malattia?

— Stanno indagando: esami, controlli, persino uno psichiatra! Ma lei non parla; non si capisce cosa l’abbia provocata. I vicini, quelli rimasti là, dicono che si è alzata una mattina, muta. Pensavano fosse morta. Di solito svegliava tutti, a urla e strilli; da quel giorno è muta!

— Chissà che pace! Ha preso un colpo in testa, forse?

— Dai, non farmi ridere! Certo è strano il corpo umano… da un giorno all’altro, senza avvisaglie, può acca -

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