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Stile Over

Fu dopo la più seria di queste malattie che calcolai di aver fatto in tre mesi circa 150 iniezioni tra intramuscolari, endovenose e ahimè punture lombari, senza dimenticare una fleboclisi durata giorni. Fu allora che giurai che di iniezioni non ne avrei fatte più, a costo di ingurgitare compresse gigantesche o disgustose . E in realtà sono andata avanti così per un bel po’ di anni, glissando sulla necessità di esami del sangue e contando su una dentatura invidiabile, con poche eccezioni tra cui una vaccinazione anti epatite. Poi, le cose sarebbero cambiate ma non di molto, ma ho continuato a chiedermi perché i progressi della ricerca non ci abbiano ancora assicurato un metodo più civile per assumere farmaci.

In effetti, l’idea di bucare gli esseri umani per infilarci dentro un medicamento è antica anche se le iniezioni come intendiamo oggi nascono intorno alla metà del diciannovesimo secolo, grazie soprattutto a un medico francese, Charles Pravaz , che perfezionando uno strumento messo a punto dal collega Dominique Anel aveva realizzato una siringa di tipo moderno che usava per cercare di curare gli aneurismi con farmaci coagulanti.

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