Club di territorio
notiziario dei Volontari di Roma anno II – numero 2- marzo/aprile 2017
14 maggio 2017
APPIA DAY è ANCHE LA NOSTRA FESTA NON MANCATE!
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i luoghidei pellegrini
il più antico
ospedale d’Europa Vi raccontiamo la storia dell’Arcispedale Santo Spirito in Sassia, uno dei principali luoghi di accoglienza e assistenza incontrati nelle passeggiate realizzate nel 2016 insieme ai Volontari del Touring Club di Simonetta Mariani
Il complesso monumentale dell’Arcispedale S. Spirito in Sassia è il più antico ospedale d’Europa; infatti le sue origini
risalgono al 727 quando il re dei Sassoni istituì la “Schola Saxonum” (da cui deriva la parola “Sassia”), quale centro di accoglienza per i propri connazionali che giungevano in pellegrinaggio a Roma presso la tomba
dell’Apostolo Pietro. è situato sull’area occupata in epoca romana dalla villa di Agrippina Major (moglie di Germanico e madre di Caligola) di cui ancora oggi, nei locali sottostanti la Corsia Sistina, sono visibili resti di muri ad opus reticulatum, pavimenti in mosaico, frammenti di marmi scolpiti e resti di affreschi. Il complesso devastato più volte da incendi e saccheggi (un violento 2 unotiziario 2, Marzo/Aprile 2017
incendio avvenuto nell’847 è stato reso celebre dalla pittura di Raffaello, “L’incendio di Borgo”, nelle Stanze Vaticane), venne ricostruito poi da Marchionne D’Arezzo nel 1198 sotto il pontificato di Innocenzo III che affidò all’Ordine degli Ospedalieri di S. Spirito, fondato da Guido di Montpellier, l’istituzione di un nosocomio destinato all’assistenza degli infermi, dei poveri e dei “proietti” (trovatelli).
Qui a fianco, la corsia sistina. A sx, Giovanni Battista Falda, Arcispedale di S. Spirito in Sassia, 1665. Nella pagina accanto, Sandro Botticelli, Le Tentazioni di Cristo-La purificazione del Lebbroso, 1480/82, affresco della Cappella Sistina
Nel 1471 l’ospedale fu, di nuovo, preda di un imponente incendio che lo ridusse in uno stato fatiscente. Così Sisto IV, in previsione del Giubileo del 1475, ne decise l’immediato rifacimento ed ampliamento, che venne realizzato presumibilmente dall’architetto Baccio Pontelli. Il Papa volle che venisse costruita la “Corsia Sistina” che fu l’edificio principale dell’ospedale. La corsia è un’immensa aula lunga 120 m e larga 12 m, divisa in due sezioni distinte da un Tiburio ottagonale, essa poteva contenere 300 letti distribuiti lungo le pareti ma negli anni giubilari venivano anche aggiunti al centro altri letti chiamati “cariole”. Fece decorare la corsia con un ciclo di affreschi che illustra la storia dell’antico ospedale innocenziano, la rifondazione sistina ed episodi della vita del famoso papa francescano. Accanto al portale di ingresso posto sotto al Tiburio troviamo la “Ruota degli esposti”, voluta da Innocenzo III per accogliere i neonati abbandonati.
Il 25 marzo 1478 il Pontefice, che aveva già notevolmente incrementato le proprietà della confraternita, si iscrisse nel “liber fraternitatis” con tutta la corte pontificia, e nominò il nipote cardinale Giuliano della Rovere protettore dell’istituzione. Si poté assistere ad una vera e propria rifioritura del nosocomio, che divenne il più importante luogo della ricerca scientifica: basti ricordare che al suo interno si avvicendarono medici illustri (come Giovanni Tiracorda, medico di Clemente X, Giovanni Maria Lancisi, Giorgio Baglivi), i quali furono protagonisti di importati studi medici. Inoltre non bisogna dimenticare che all’interno dell’Antica Spezieria fu sperimentato l’utilizzo della corteccia di china nel trattamento della malaria. Dal punto di vista religioso è importante ricordare che l’ospedale poté godere della presenza di personalità come San Filippo Neri e San Camillo De Lellis (fondatore quest’ultimo dell’Ordine dei Camilliani che notiziario 2, Marzo/Aprile 2017 u3
a tutt’oggi prestano la loro opera in Ospedale), e neanche si può dimenticare l’importanza del “Teatro di Anatomia” che fu di richiamo per artisti e scienziati come Michelangelo, Leonardo Da Vinci e Sandro Botticelli, che riprodusse la facciata dell’ospedale nello sfondo dell’affresco “ La purificazione del lebbroso” della Cappella Sistina. Un ulteriore ampliamento edilizio si ebbe durante il pontificato di Pio V (1566-1572) con la costruzione, ad opera dell’architetto Giovanni Lippi detto Nanni di Baccio Bigio, del “Palazzo del Commendatore” voluto da Bernardino Cirillo, il più celebre tra i commendatori del Santo Spirito, quale sua abitazione. La notte di Natale del 1598 vi fu la più alta piena del Tevere mai registrata a Roma, di m. 19,56, come indicato dalla targa marmorea posta lungo il muro del porticato su via Borgo di Santo Spirito. Dovettero essere portati via tutti i malati presenti nella Corsia Sisti- uu
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del grande ospedale: i cronisti dell’epoca riportano il grande impegno profuso da S. Camillo de Lellis: “esso non fece mai altro che salvare i poveri infermi portandone molti sopra le spalle proprie non curandosi che l’acqua gli andasse fino al ginocchio”. Presso il Museo di Roma è conservato il dipinto di Pierre Hubert Subleyras, eseguito nel 1746 in occasione della canonizzazione di Camillo de Lellis, che rappresenta tale avvenimento. Alla fine del ‘600 tale era la sua importanza che veniva così raccontato da un viaggiatore russo inviato a Roma da Pietro il Grande: “Passai ad un ospedale, dove visitai dapprima le sale del piano inferiore, al centro delle quali si trova una cappella, cioè una chiesa cattolica per gli ammalati, dotata di uno splendido organo molto grande. In questa sala vidi molti ammalati che giacevano su letti forniti di piumini e lenzuola candide.
Per il cibo, le medicine e l’alloggio dei ricoverati provvede interamente il papa a sue spese. Salii quindi alle sale del piano superiore dove sono ricoverati gli ammalati di nobile stirpe, che per la loro povertà non sono in grado di farsi seguire da un dottore personale. In un altro lato di questo reparto sono state ricavate sale stupende, sistemate con particolare gusto. I letti sono assai belli, dorati, riparati da cortine di damasco, ben preparati con lenzuola pulitissime e di buona qualità. Quando, dunque, una persona appartenente ad una grande famiglia, o un principe o un senatore si ammalano e non sono in grado per la loro indigenza di procurarsi un medico, possono venire in questo ospedale papale”.
Roma, la ruota degli esposti. Sotto, Pierre Hubert Subleyras, S. Camillo de Lellis salva gli ammalati dell’ospedale Santo Spirito, 1746
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Nel 1750 venivano ultimati i lavori di ulteriori ampliamenti voluti e finanziati da Benedetto XIV su progetti di Ferdinando Fuga oggi non più visibili in quanto demoliti per la costruzione dei muraglioni, realizzati dopo la piena del Tevere (alta 17 m) che inondò Roma il 28 dicembre 1870, iniziati nel 1876 e durati quasi mezzo secolo. L’ultimo intervento di restauro risale al 1926 in cui venne ricostruita la facciata quattrocentesca con le bifore marmoree. Dal 2000 il complesso monumentale è sede di un importante centro congressi mentre l’ospedale di S. Spirito in Sassia continua la sua secolare tradizione di assistenza ai malati nella nuova struttura in via Lungotevere in Sassia 1, adiacente all’antico nosocomio. Disegnato dagli architetti Gaspare e Luigi Lenzi negli anni 1920-33, oggi fa parte dell’ ASL E di Roma.
confraterniteromane
ANTICHI PRIVILEGI
DELLE CONFRATERNITE ROMANE
Bolla dell’8 marzo 1606 con la quale Paolo V concede all’Arciconfraternita di Santa Maria Odigitria dei Siciliani in Roma il privilegio di liberare ogni anno un condannato a morte
di Alberto Castagnoli
Tra i privilegi in capo alle Confraternite Romane, un elemento di sicuro interesse è quello rappresentato dalla possibilità di chiedere la liberazione di un condannato a morte in occasione della Festa Titolare.
Ma perché concedere una tale prerogativa ad un sodalizio laicale, dal momento che a qualunque latitudine l’esercizio della grazia è sempre stato un privilegio sovrano? Va sottolineato che a Roma l’unione nel Papa-Re, tra sovranità temporale e sovranità religiosa, consentiva di concedere al devoto e fedele popolo cristiano la possibilità di effettuare tale scelta, affinché il sovrano potes-
se esercitare più serenamente quella clemenza che gli era propria, per volontà di Dio come Papa e per diritto naturale come re. Tra i privilegi concessi alle varie Confraternite, va ricordato in particolare quello attribuito alla trasteverina Arciconfraternita di S. Maria dell’Orto con Breve di Sisto V datata 20 marzo 1588. Ma quali erano le modalità per poter esercitare il nobile diritto? Nel più vecchio Statuto sociale conosciuto, quello datato 1676, erano riportate alcune semplici procedure. Le prescrizioni cominciavano col dire che “due mesi avanti la Festa - quindi non oltre l’8 luglio di ogni anno - doveva essere convocata la Congregazione Generale “per trattare la liberatione” ma anche per decidere la nomina di due “deputati” notiziario 2, Marzo/Aprile 2017 u5
incaricati di visitare le carceri e “intendere le qualità de’ casi”. Individuato il soggetto adatto – il quale poteva essere “un condannato, o da condannare” o addirittura “fuora di prigione in esilio” – occorreva stendere l’apposita supplica da rivolgere “a Nostro Signore” (ossia il Papa regnante) pregando nel contempo il Cardinale protettore dell’Arciconfraternita di farsi interprete dell’istanza. Da notare l’eventualità che il soggetto potesse essere in realtà ancora “da condannare”: ciò indicherebbe un “detenuto in attesa di giudizio”, evidentemente imputato di un reato così grave, da risultare molto probabilmente già destinato al boia. Poteva addirittura un Confratello trovarsi in questa situazione. In tale evenienza, questi doveva essere pre- uu
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ferito a qualunque altro soggetto. L’unico requisito richiesto è che fosse comunque “un huomo da bene e meritevole di essere liberato”. Ma in dettaglio quali erano i reati per i quali si poteva essere presi in considerazione? Lo Statuto cita in particolare la “rissa e omicidio fatto” (escluso quindi il semplice tentativo) quali fossero gli unici reati presi in esame. Ecco allora spiegate due circostanze altrimenti non ben comprensibili. In primo luogo, una persona perbene e onesta in fondo rimaneva tale – agli occhi dei contemporanei – anche se casualmente coinvolta in una rissa con esito mortale (fatto, a quel tempo, non infrequente). In secondo luogo, di conseguenza, la “persona” da respingere assolutamente e non prendere in considerazione era colui che si era macchiato di delitti odiosi ed efferati, tali comunque da presupporre una premeditazione o una innata malvagità d’animo oppure ancora una abituale confidenza con il crimine. A questo punto si rendono opportune alcune considerazioni. Sembra fuor di dubbio che le liberazioni potevano, più o meno palesemente, essere contrattate in denaro sonante come fosse un’asta, ed assegnate al miglior offerente. Del pari, si può affermare che lo stesso perdono della parte lesa, altra condizione essenziale per essere salvati dal capestro, poteva essere acquisito pagando profumatamente.
Era comunque necessaria una particolare attenzione nell’amministrare tale prerogativa, in quanto non era infondato il timore che il sovrano privilegio potesse essere perfino re-
vocato a fronte di una gestione troppo disinvolta. Tuttavia è da considerarsi che - nonostante gli ammonimenti e le prescrizioni - abusi di ogni sorta dovettero essere divenuti, ad un certo momento, piuttosto la regola anziché l’eccezione, atteso che papa Innocenzo X (regnante dal 1644 al 1655) si risolse a decretare illic et immediate la decadenza di tutti i privilegi di capacità liberatoria detenuti dalle Confraternite a qualunque titolo. Più tardi papa Pio VII, facendo restar ferma la riforma innocenziana, conservò tuttavia il privilegio alla sola Arciconfraternita di S. Giovanni Decollato (particolarmente distintasi per l’assistenza e conforto dei condannati a morte), così dichiarando nella Costituzione Apostolica Post diuturnas del 30 ottobre 1800: “non saranno giammai ammessi a composizione pecuniaria i rei d’omicidi e di furto, ai quali inoltre non potranno suffragare le nomine delle Confraternite fuor che di quella di S.G. Decollato di Roma”. Tratto da uno studio di Domenico Rotella. Pubblicato nella “Strenna dei Romanisti” del 2016 Frontespizi di statuti di alcune confraternite romane
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fugadalla città
tivoli,
villa gregoriana Con l’avvicinarsi della primavera e la voglia di passeggiate “fuori porta” riprendiamo il nostro racconto di questo splendido centro della provincia romana di Elena Cipriani
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Quando sentiamo parlare di Tivoli, di solito pensiamo subito a Villa Adriana e a Villa d’Este, e magari pochi conoscono le suggestive Cascate di Tivoli. Si trova-
no all’interno della Villa Gregoriana, terza meta turistica di Tivoli, inaugurata da Papa Gregorio XVI nel 1835, meno famosa delle altre due straordinarie Ville, ma non per questo meno affascinante. Villa Gregoriana si trova in una valle assai scoscesa, detta anticamente «Valle dell’inferno», scavata dall’Aniene ai piedi della famosa Acropoli Romana di Tivoli, nel luogo in cui il fiume entra nella campagna romana. Il Parco di Villa Gregoriana possiede un grande valore storico, archeologico e naturalistico, che poi è quello che salta di più all’occhio del visitatore; è un’area naturale di grande valore storico e paesaggistico, nella valle scoscesa tra la sponda destra dell’Aniene e l’antica acropoli romana. Il sito è noto soprattutto per ospitare la Grande Cascata, e si può considerare un particolarissimo esempio di giardino romantico, per la sua conformazione e per la corrispondenza con il gusto dell’estetica del sublime, tanto caro ai romantici. L’intero percorso all’interno dell’area è stato restaurato ed è stato riaperto al pubblico nel 2005.
Storia Fin dall’età arcaica l’area si rivelò strategicamente importante per le comunicazioni tra i popoli pastori della Valle dell’Aniene e la piana del Tevere: il percorso della transumanza, che scendeva dall’Abruzzo lungo i tratturi che nel III secolo a.C. sarebbero divenuti la Via Valeria, procedeva lungo la riva destra dell’Aniene fino a Tivoli, dove passava sulla riva sinistra, da cui più agevolmente si poteva proseguire verso la pianura. Era qui che, a monte della grande cascata e soggetto alla sorveglianza (e ai pedaggi) dell’acropoli tiburtina, era stato costruito il primo ponte, e
la valle furono costruite varie ville, tra cui in particolare quella detta di Manlio Vopisco, celebrata da Publio Papinio Stazio nelle sue Silvae, e poco dopo devastata dall’alluvione del 106 d.C. In questa pagina, le cascate in due quadri dell’800. Nella pagina accanto, l’Acropoli
la nascita dell’antica Tibur in questo luogo si deve proprio alla posizione strategica del sito, uno sperone roccioso naturalmente difeso sul quale sorsero l’acropoli e l’abitato antico. Ed era così importante, questa posizione, che benché geologicamente e idrologicamente assai difficile, il territorio mostra segni di antropizzazione almeno dal II secolo a.C.: vi si conoscono infatti 12 manufatti idraulici, tra fossati, canali, chiuse e rami di acquedotto, senza contare i resti di ponti e mulini, destinati a derivare, governare e utilizzare la pressione variabile delle acque, gran parte dei quali ancora in uso o comunque accessibili. In età repubblicana, lungo 8 unotiziario 2, Marzo/Aprile 2017
I lavori di Gregorio XVI Il particolarissimo ambiente della Villa Gregoriana nacque dalla necessità di difendere la città di Tivoli dalle piene rovinose dell’Aniene e dal desiderio di un Papa camaldolese severamente conservatore ma assai colto, Gregorio XVI, di unire l’utile al dilettevole, senza badare a spese. Già per l’alimentazione delle fontane di Villa d’Este era stato scavato nella seconda metà del XVI secolo un “Canale Estense”, le cui acque di risulta venivano poi usate per irrigazione, nella valle dell’Aniene sottostante le mura cittadine (ancor oggi esiste un fosso che le canalizza, e vengono utilizzate negli orti circostanti). Quest’opera non era però destinata - né era sufficiente - a smaltire le acque di piena del fiume, in situazioni di emergenza.
VILLA GREGORIANA Largo Sant’Angelo, 1 00019 Tivoli Orario Marzo, novembre e dicembre: 10.00 - 16.00 Da aprile a ottobre: 10.00 - 18.30 Dal 16 dicembre al 28 febbraio apertura solo su prenotazione. Ultimo ingresso: un’ora prima della chiusura serale. Giorno di chiusura: lunedì. Aperto tutti i lunedì festivi. Prezzi biglietti Intero 6,00 euro Ridotto 2,50 euro Prezzi speciali per gruppi e famiglie. Gratuito per iscritti al FAI e al National Trust. Cani ammessi al guinzaglio
La Villa Gregoriana - che prese appunto il nome dal Papa che aveva voluto e cofinanziato i lavori - nacque semplicemente come “accessorio” dell’opera primaria: la deviazione e la canalizzazione in due cunicoli artificiali delle acque dell’Aniene, che Gregorio XVI fece realizzare sotto il monte Catillo dopo l’alluvione del 1826, in modo da allontanare dall’abitato il corso del fiume e il punto di caduta delle acque dell’Aniene. A ciò si aggiunse la costruzione del Ponte Gregoriano, a cavallo dell’antico letto del fiume, che, in seguito alla deviazione del suo corso, rimase vivo soltanto come letto di deflusso delle acque in sovrappiù, che venivano peraltro utilizzate a scopi civili e industriale (lavatoi, irrigazione, stabilimenti industriali). La realizzazione dei lavori fu affidata al cardinale Rivarola, e nel 1835 avvenne la solenne inaugurazione. Per l’occasione, e in sintonia con il gusto dell’epoca, venne recuperato il «costruito» della villa di Manlio Vopisco, che non era più stato abitato
dall’inizio del II secolo. I ruderi degli edifici di età romana inselvatichiti nei secoli vennero accuratamente ripristinati per poi essere integrati nel giardino dove furono piantate nuove essenze e attrezzati percorsi, vialetti, scale, ambienti di servizio.
La centrale idroelettrica Nel 1886 venne realizzato il primo imbrigliamento dell’Aniene all’ingresso dei cunicoli della grande cascata in un bacino artificiale, allo scopo di produrre elettricità tramite una condotta forzata. Nel tempo, il potenziamento del bacino da una parte, e la diminuita portata dell’Aniene dall’altra, hanno molto ridotto il contributo dell’acqua alla fisionomia del sito. La potenza del fiume di un tempo è oggi riconoscibile solo dalle concrezioni calcaree che si incontrano nel percorso del parco, e dalle tracce di grotte e gallerie scavate dalle acque nella gola. L’altezza complessiva che il fiume supera in quella valle oggi, tramite due salti (originariamente erano 4), è di circa 130 metri. notiziario 2, Marzo/Aprile 2017 u9
L’acropoli L’itinerario di visita percorre l’intera Valle dell’Inferno: si parte dal ponte Gregoriano, si discende lungo la valle, arrivando con una piccola deviazione alla terrazza di fianco alla grande cascata (ormai però raramente visibile nella sua antica portata, per via dei lavori di cui s’è detto), e poi si continua a scendere nell’ombra della forra, incontrando lungo il sentiero la grotta di Nettuno e quella delle Sirene, e vari esempi di paesaggio carsico, su uno sfondo di fitta vegetazione. Arrivati in fondo si risale dal lato opposto del letto antico del fiume fino all’acropoli, sulla cui spianata sono collocati due templi databili attorno al I secolo a.C., uno rettangolare, detto della Sibilla ma in realtà di incerta attribuzione, l’altro rotondo, detto di Vesta. Questo insieme è ricorrente nell’iconografia paesaggistica su Tivoli fin dal XVIII secolo, e fu una delle mete canoniche del Grand Tour romantico, come ancora mostrano le memorie di illustri visitatori affisse nell’antica locanda che sorgeva sull’acropoli (oggi un ristorante).
nataledi roma
S.P.Q.R. Sono molte a Roma le Associazioni Culturali senza scopo di lucro. Un nostro collega ci illustra l’interessante attività sul territorio, e non solo, di una di queste
di Omero Chiovelli
Il Gruppo Storico Romano è un’Associazione Culturale, senza scopo di lucro, sorta nel 1994, costituita da soci accomunati dalla passione per il mondo dell’antica Roma.
La finalità del Gruppo è lo studio e la divulgazione degli usi e costumi della civiltà romana, nonché l’ effettuazione di ricostruzioni e rievocazioni storiche, intese a far rivivere lo spirito, le emozioni ed i fasti della Roma imperiale. Il G.S.R. svolge attività in Italia e all’estero, anche in collaborazione 10 unotiziario 2, Marzo/Aprile 2017
con Enti statali, comunali, culturali, scuole, TV ed altri. Le principali attività sono: cortei storici; rievocazioni storiche; esibizioni dei soldati legionari e pretoriani; combattimenti di gladiatori; riti sacri delle vestali; spettacoli; scene della famiglia imperiale; scene di matrone e popolane; danze dell’ antica Roma. A tale scopo il G.S.R. ha costituito tra le varie figure (Gladiatori, Pretoriani, Senatori, Famiglia imperiale, Vestali, Danzatrici, Matrone, Donne del popolo) la LEGIO XI CLAUDIA, che ricopre un ruolo importante ed attivo in seno al Gruppo.
Associazione Culturale Gruppo Storico Romano Via Appia Antica, 18 00179 Roma Tel.: +39 06 51607951 Fax: +39 06 51605431 Cell: +39 3382436678 www.gruppostoricoromano.it info@gruppostoricoromano.it
PROGRAMMA EVENTI PROMOSSI DAL G.S.R. PER IL NATALE DI ROMA VENERDI 21 APRILE (Circo Massimo)
ORE 09,00 - 18,00 Mostra fotografica delle edizioni del Natale di Roma a cura dell’ass.ne “Fotografiamo” ORE 09,00 - 16,00 Banchi didattici presso il Castrum con la XXX ULPIA e GSR: 1. La Scuola Romana nell’antica Roma - 2. La medicina - 3. L’alimentazione 4. La Religione nell’antica Roma 5. La donna romana: abbigliamento e maquillage 6. Legionari e Pretoriani - 7. Gladiatori: armi e tecniche di combattimento - saggio di gladiatura per tutti nell’area esibizioni. ORE 12,00 - 13,30 Incontro con lo scrittore Andrea Frediani “Un eroe per l’impero romano” ORE 13,30 - 15,00 Incontro con lo scrittore Santiago Posterguillo “L’Ispanico” ORE 14,00 - 16,00 Giochi dell’antica Roma per bambini nell’area esibizioni ORE 15,00 Rievocazione storica Fondazione di Roma “TRACCIATO DEL SOLCO” ORE 16.00 Cerimonia delle PALILIA ORE 17,00 Rappresentazioni varie
SABATO 22 APRILE (Circo Massimo)
ORE 09,00 - 18,00 Mostra fotografica delle edizioni del Natale di Roma a cura dell’ass.ne “Fotografiamo” ORE 09,00 - 16,00 Banchi didattici presso il Castrum con la XXX ULPIA e GSR: 1. La Scuola Romana nell’antica Roma - 2. La medicina - 3. L’alimentazione 4. La Religione nell’antica Roma - 5. La donna romana: abbigliamento e maquillage 6. Legionari e Pretoriani - 7. Gladiatori: armi e tecniche di combattimento - saggio di gladiatura per tutti nell’area esibizioni. ORE 12,00 - 16,00 Incontro con l’Ordine degli Ingegneri di Roma e Università ROMA TRE e ACEA: “Le Costruzioni nell’antica Roma all’epoca dell’imperatore Traiano” ORE 14,00 - 16,00 Giochi dell’antica Roma per bambini nell’area esibizioni ORE 17,00 Rappresentazioni varie
DOMENICA 23 APRILE (Circo Massimo e via dei Fori Imperiali)
Qui sopra, il nostro collega volontario nelle vesti di Legatus Legionis. In queste pagine, alcuni momenti delle rievocazioni
ORE 09,00 - 18,00 Mostra fotografica delle edizioni del Natale di Roma a cura dell’ass.ne “Fotografiamo” ORE 10,00 - 11,00 Cerimonia d’apertura: “COMMISSIO FERIARUM” ORE 11,00 Partenza corteo ORE 12, 15 Deposizione di una corona d’alloro alla statua di Traiano su via dei Fori Imperiali ORE 15,00 - 17,30 Esibizioni presso il Circo Massimo dei gruppi di ricostruzione storica ORE 17,30 - 18,30 Rievocazione della conquista romana della Dacia nell’area esibizioni
I legionari effettuano marce, manovre militari di difesa e d’attacco, ricostruiscono battaglie, con ordini impartiti in latino. Per la legione vengono organizzati campi estivi e invernali, con le tende, dove si può rivivere l’esperienza di vita d’ accampamento dei legionari dell’antica Roma. I legionari si addestrano tutti i giovedì sera, normalmente con: - lezioni teoriche, conferenze dalle ore 20,00 alle ore 20,40; - esercitazioni pratiche, con scudo, pilo e gladio dalle ore 20,45 alle ore 21,30. notiziario 2, Marzo/Aprile 2017 u11
romasparita
i mulini
sul tevere Di Alessia De Fabiani
Accidenti! che bbuggera de mola! Averanno impicciato tutt’er fiume Co li rotoni de sta mola sola! [G. Gioacchino Belli]
Questi versi del Belli sono, naturalmente, ambientati a Roma, lungo il corso del Tevere, dove erano situati centinaia di mulini o mole per maci-
nare il grano o il sale, in passato fonte primaria nell’alimentazione e nella conservazione dei cibi. Le prime notizie sui mulini risalgono al II secolo a. C. e vennero probabilmente inventati in Oriente. Per quanto riguarda l’Italia, Antipatro di Salonicco, al tempo di Augusto scriveva: “Lascia macinare il grano, o donna, che fatichi il mulino, resta a dormire”, questo perché con una mola sola si potevano produrre fino a 150 kg all’ora, contro i 7 kg macinati da una mola a mano! La loro posizione era strategica, poiché i carichi di grano provenivano dal Granaio d’Italia, ovvero l’Egitto, tramite le imbarcazioni che approdavano ad Ostia, da qui le derrate venivano spo-
Un mulino all’isola Tiberina, 1870 circa. Sullo sfondo si intravedono il Gianicolo e alcuni edifici di Trastevere (Collezione Museo di Roma). Sotto, lapide situata nella Cappella dei molinari, San Bartolomeo all’Isola
state su altre imbarcazioni che risalivano il Tevere fino a giungere in città, per poi essere finalmente lavorate nei mulini ad acqua posti lungo il fiume o in prossimità degli acquedotti. La loro importanza è testimoniata da scritti antichissimi risalenti al 537, anno dell’assedio di Roma da parte dei Goti di Totila, i quali tagliarono gli acquedotti che alimentavano le mole del Gianicolo, provocandone l’arresto. Belisario, comandante bizantino al tempo dell’Imperatore Giustino I (518-527), per fronteggiare la situazione fece collocare sul fiume delle coppie di barche, unite fra di loro, con una grossa ruota azionata dalla corrente del fiume mediante la quale far girare le macine ospitate nelle barche stesse. I Goti, vista la mancata riuscita del loro piano, cercarono di fracassare i molini facendo scendere lungo le acque del fiume dei tronchi di albero, ma Belisario fece costruire numerose palafitte a monte delle mole, così che i tronchi passasse12 unotiziario 2, Marzo/Aprile 2017
ro senza distruggerle. Grazie a questo espediente i mulini sono rimasti sulle sponde per 1300 anni. Il più famoso era la mola del Fiorentini, vicino alla Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini all’inizio di via Giulia, ma ce n’erano più o meno ovunque, uno era anche nei pressi della Cloaca Maxima. Fino al 1871 era possibile vederli in azione, ma a seguito della piena del 1870 alta 17 m., che inondò la città, fu distrutta la maggior parte di questi apparati produttivi che vennero demoliti per far posto alla realizzazione dei muraglioni. Le mole hanno dato anche il nome al Ponte Ferrato, in riferimento alle catene di ormeggio che li tenevano ancorati alla banchina, inoltre erano dei veri e propri punti di riferimento, infatti spesso ci si dava appuntamento alla mola di San Francesco, San Nicola, ovviamente nomi religiosi perché connessi agli ordini religiosi che li gestivano.
attivitàsul territorio
di b u l C territorio
© auro di falco
Nel mese di febbraio è iniziata la serie di conferenze e passeggiate aventi per tema il Grand Tour. Vi riportiamo un breve resoconto dei primi tre eventi a cura di Elisa Bucci
Un momento del convegno
Conferenza del 17 febbraio 2017
In viaggio verso Roma all’epoca del Grand Tour: esperienze, emozioni e imprevisti La prima iniziativa del mese di febbraio riguardante il nostro Progetto sul “Grand Tour” si è svolta nella prestigiosa cornice della Biblioteca Angelica. Il nostro socio Volontario Vittorio Gamba ci ha intrattenuto come relatore. Matteo Bolognini, Bargrave, Raymond e Chapman davanti ad una carta dell’Italia, 1647.
Lasciando la parola ai protagonisti che per più di due secoli hanno scelto l’Italia come meta del Grand Tour, sono stati analizzati gli aspetti pratici e logistici dei loro viaggi. Nei loro diari ci sono spesso tracce di questi argomenti, talvolta nascosti fra le righe, talaltra messi bene in evidenza a monito o consiglio per i viaggiatori futuri. Partendo dalla preparazione dei bagagli ed in particolare del guardaroba femminile, sono stati illustrati i mezzi di trasporto utilizzati lungo le strade, dalle carrozze private o pubbliche alle “sediole”, per mare o lungo fiumi e canali. Sono stati descritti anche gli aspetti riguardanti i documenti necessari per il viaggio: le “bollette” per i controlli alle frontiere e quelle di sanità. “Senza le bollette de la sanità avute a Trento e confermate a Rovereto, non sarebbero mai entrati in città; e sì che non c’era la minima voce in giro d’un pericolo di peste. Ma è l’abitudine, oppure è fatto per truffare quel po’ di quattrini che costano”. [Montaigne, 1581]
Auguste Xavier Leprince, Arrivo della diligenza alla stazione di posta (particolare), s.d.
Incisione da Gianfrancesco Costa, Le delizie del fiume Brenta, 1750.
L’ospitalità ed il ristoro sono certamente fra gli argomenti più citati, dopo la descrizione dei monumenti e delle località, e ci forniscono un quadro ben preciso dello stato dell’accoglienza nelle varie zone d’Europa, dagli alberghi delle grandi città alle sperdute locande in mezzo ai monti. “Anche qui, però, ci sforzammo invano di trovare una locanda decorosa. Per i muli vi sono bellissime stalle a volta, i servi dormono sul trifoglio destinato alle bestie, ma il forestiero deve provvedere a ogni sua occorrenza. Nel caso che trovi una stanza disponibile, deve prima pulirla; non vi sono seggiole né panche, ci si siede su bassi trespoli di legno grezzo, e di tavoli neppure l’ombra”. [Goethe, 1786/88] Rassegnazione, sdegno, curiosità sono solo alcuni degli stati d’animo di costoro di fronte ai problemi di un viaggio del genere: dall’incontro con i briganti alle mance continue per i doganieri, ma anche alle novità della “cucina” in Europa ed in Italia uu notiziario 2, Marzo/Aprile 2017 u13
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di b u l C territorio come, ad esempio, la scoperta dei “maccheroni”. “I maccheroni sono il cibo tipico dei napoletani, il riso quello dei veneziani, mentre molte città hanno generi di pasta talmente caratteristici che di rado travalicano le rispettive cinte murarie. C’è tuttavia un elemento d’unione nazionale: è il parmigiano che incorona tutti i piatti.” [William S. Rose, 1819] Bolletta di Sanità
La Biblioteca Angelica, in occasione di questo evento, ha allestito una mostra di libri antichi di viaggio, curata dagli studenti del liceo classico “Gaetano De Sanctis” di Roma nell’ambito del progetto Alternanza Scuola Lavoro.
George Morland, Stalla, s.d.
© massimo marzano
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Qui a fianco, una vetrina della mostra allestita dagli studenti. A sx, Michela De Vito, Venditore e mangia maccheroni, s.d.
Passeggiata del 19 Febbraio
Da piazza del Popolo a piazza Barberini nei luoghi frequentati dai viaggiatori del Grand Tour Proseguendo le iniziative riguardanti il nostro Progetto sul “Grand Tour”, il Console per Roma Andrea Portante ci ha accompagnato attraverso le strade che hanno visto il passaggio dei “Grand Tourist”. Antonio Acquaroni, Piazza del Popolo, 1820
La nostra passeggiata è iniziata da Piazza del Popolo, porta di ingresso alla città per molti viaggiatori. “Allo sbarco un chiasso di vetture, un gridio di cocchieri, di conduttori, di guide che s’appropriano il vostro bagaglio e la vostra persona a viva forza, un’onda di figure eteroclite, Inglesi, Tedeschi, Americani, Francesi, Russi che s’urtano, si pigiano, si informano con tutti gli accenti ed in tutte le lingue”. (I. Taine, 1864)
Julius Kriedlaender, Trinità dei monti, 1813
Proseguendo lungo Via del Corso e Via del Babuino abbiamo raggiunto Piazza di Spagna e Via Condotti. “Mi sento diverso: sono felice e in buona salute come mai da lungo tempo, provo una tale gioia e sento una tale energia per quanto concerne il mio lavoro che penso di portare a compimento qui molte cose che avevo iniziato, poiché mi sento veramente in forma. Immaginate una piccola casa con due finestre al n° 5 di piazza di Spagna, che per l’intero giorno è illuminata dai caldi raggi del sole la mattina me ne sto alla finestra e guardando verso la piazza vedo come ogni cosa alla luce del sole si stagli nitidamente contro il cielo azzurro”. (F. Mendelsshon, 1830) 14 unotiziario 2, Marzo/Aprile 2017
Siamo quindi saliti sulla scalinata di Trinità dei Monti per proseguire lungo via Gregoriana e Via Sistina fino a Piazza Barberini.
© Sergio Petrelli
Edifici e monumenti hanno fatto da illustrazione al racconto dei principali personaggi che, in epoche diverse, hanno fatto di questa città una meta fondamentale del loro viaggio di formazione. Abbiamo così avuto modo di conoscere il “Grand Tour”, e la sua evoluzione, attraverso le storie e le testimonianze dei protagonisti: da Montaigne a Goethe, da Byron a Keats fino a Gogol ed altri artisti e intellettuali russi, che formano una meno nota ma ricca compagine. Lungo il percorso abbiamo incontrato i luoghi dove abitavano (dagli alberghi più conosciuti, quali le Locande Serny, gli Alberghi de Russie, d’Alemagne e d’Angleterre, alle case abitate da Goethe, Byron, Keats, Hansen, Gogol), i locali dove mangiavano (dalla Locanda Lepre al Caffè Greco e al Caffè Nuovo), i laboratori di artigiani (i micromosaicisti Raffaelli e Ciuli) e dei più famosi artisti fra il 700 e l’800 (Piranesi, Batoni, Ivanov, Canova, Thorvaldsen), inquadrandone il contesto storico ma anche cercando gli aspetti meno noti e curiosi. “...Quello che fanno i pittori russi qui lo sai per esperienza diretta. Fra mezzogiorno e le due sono alla Lepre, poi al caffè Greco, poi al Monte Pincio, poi al caffè del Buongusto, dopo di che di nuovo alla Lepre e per finire al biliardo”. (Gogol, 1838) Ha “dato voce” ai racconti dei viaggiatori il nostro socio Volontario Claudio Carlucci. I partecipanti alla passeggiata
Ettore Roesler Franz, Piazza Barberini, 1885
Carl Heinrich Bloch, Un’osteria romana, 1866
Constantin Hansen, Pittori danesi a Roma nell’abitazione del pittore, 1837
Conferenza del 25 Febbraio
Il Grand Tour e i suoi Protagonisti Nella splendida sede dell’Oratorio di S. Caterina da Siena, ospite dell’omonima Arciconfraternita, il nostro socio Volontario Giorgio Levantesi ha analizzato in tutti i suoi aspetti il tema in oggetto in modo puntuale e approfondito.
Johann Heinrich Wilhelm Tischbein, Goethe nella Campagna Romana, 1787
Il viaggio di scoperta nel nostro paese ha esercitato sugli uomini e le donne europee del XVII e XVIII secolo un fascino irresistibile. Il Grand Tour ha radici lontane. I Pellegrinaggi alla Città Santa del ‘300 e ‘400 ne sono il Prologo e l’attrazione che le Scholae religiose e gli Studia laici, sparsi in tutta Italia, hanno esercitato sui giovani studiosi europei del ‘500, ne hanno costituito un impulso e aperto la strada. Il Grand Tour ha scansioni temporali precise: inizia all’alba del XVII secolo e termina con la tempesta Napoleonica, che si abbatte sull’Europa all’inizio dell’’800. Una sintesi degli accadimenti storici, che hanno influenzato in senso negativo o positivo lo svolgimento dei viaggi, aiuta a capire in quale clima essi si siano svolti. notiziario 2, Marzo/Aprile 2017 u15
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Di particolare interesse l’accenno al cosmopolitismo del Grand Tour. La seconda parte è dedicata a chi ha scritto la storia di questa istituzione cioè ai suoi protagonisti. Il desiderio di conoscere l’Italia ha catturato la mente e il cuore di uomini e donne di ogni nazionalità, ma non vi è dubbio che il maggiore contributo a questa epopea del viaggio lo abbiano dato Inglesi, Francesi e Tedeschi. Tra i molti viaggiatori di questi paesi, sono stati brevemente illustrati i viaggi di coloro che con i loro resoconti e diari, ci hanno tramandato nel modo più affascinante la loro esperienza di viaggio. La conferenza si è conclusa con una illustrazione più ampia dei viaggi di cinque illustri protagonisti J. Addison, R. Boyle, C.L. de Montesquieu, J.W. Goethe e J. Gottfried Seume, che hanno visitato l’Italia dagli albori del secolo dei Lumi al suo tramonto.
Carl Spitzweg, Inglesi nella campagna romana, 1845
© massimo marzano
© Auro Di Falco
In occasione della Conferenza è stato possibile ammirare l’esclusiva esposizione di alcuni preziosi Album originali di ricordi di viaggiatori del Grand Tour, appartenenti alla collezione “Antichità Grand Tour”, che gentilmente ci è stata messa a disposizione dal proprietario Alessandro. (Vedi illustrazioni dell’articolo “Gli scrapbook, ritagli del cuore e della memoria” - n. 1/2017 del Notiziario).
Sepolcro di Matteo Gandoni, studenti a Bologna durante una lectio del giurista Matteo Gandoni, 1330
Alcuni dei partecipanti al convegno. A sx, il relatore Giorgio Levantesi
Itinerario di Wolfgang Goethe, elaborazione Giorgio Levantesi, 2017
In Redazione: Alessia De Fabiani e Massimo Romano Grafica e impaginazione: Gianluca Rivolta Hanno collaborato a questo numero: Simonetta Mariani, Alberto Castagnoli, Elena Cipriani, Omero Chiovelli, Alessia De Fabiani, Elisa Bucci SEGRETERIA ORGANIZZATIVA APERTI PER VOI ROMA: Via Spallanzani, 1 - Villa Torlonia - Roma Apertura: dal martedì al venerdì, dalle 9,30 alle 12,30 Tel.: 06 45548000 apertipervoi.roma@volontaritouring.it 16 unotiziario 2, Marzo/Aprile 2017