Spedizione in abb. postale 45% art.2 comma 20/B legge 662/96 Roma anno XVIII - ISSN 1594 -123X
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AVVENIMENTI SETTIMANALE DELL’ALTRITALIA
A OCCHI APERTI
Nuova serie 2-8 dicembre 2005 - 2 EURO
La straordinaria testimonianza di Francesco Zizola, uno dei più grandi fotoreporter del mondo
sommario
2-8 gennaio 2006
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AVVENIMENTI SETTIMANALE DELL’ALTRITALIA
Anno XVIII - nuova serie - 2-8 gennaio 2006 - n. 01
DIRETTORE RESPONSABILE Adalberto Minucci CONDIRETTORE Giulietto Chiesa COMITATO DI DIREZIONE Paolo Beni, Rosy Bindi, Valerio Calzolaio, Luciano Canfora, Paolo Cantelli, Paolo Cento, Giulietto Chiesa, Maura Cossutta, Nando dalla Chiesa, Elettra Deiana, Tana de Zulueta, Antonio Di Pietro, Angelo d’Orsi, Claudio Fava, Alfiero Grandi, Nerio Nesi, Diego Novelli, Gianpaolo Ormezzano, Marina Sereni GARANTE DEI LETTORI Diego Novelli CAPOREDATTORE Marco Romani REDAZIONE Simona Maggiorelli, Paola Pentimella Testa, Daniela Preziosi AMMINISTRATORE DELEGATO Luca Bonaccorsi PROGETTO GRAFICO Gianluca Rivolta COPERTINA Gianluca Rivolta FOTO Ansa REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Via Varese 52 int. 11 - Roma (00185) Tel. n° 06490879. Fax: 06490943 E-mail: segreteria@avvenimentionline.it PUBBLICITÀ Franco Pietrantoni: 06-490879 pubblicita@avvenimentionline.it Editrice dell’altritalia - Via Varese 52 Roma Società cooperativa a r.l.
straordinaria testimonianza 42 diLaFrancesco Zizola, uno dei più grandi fotoreporter del mondo espressione 14 8 PRO Paga il prossimo governo di Vittorio Alfieri
CONTRO Bobbio e la sua Spagna di Sergio Chiamparino
esteri REPORTAGE Zizola, la notizia a occhi aperti di Stefano Snaidero, foto di Francesco Zizola
FRANCIA Scontri al ribasso di Eloisa Covelli
BANLIUEU Il nichilismo in periferia di Benoit Jardin
BIBLIOTECHE Liberi libri di Pierpaolo De Lauro
IRAN Parla il regista Makhmalbaf di Simona Maggiorelli
italia INTERVISTA Il giudice e il Cavaliere di Daniela Preziosi
IL
CASO
La seconda svolta
di Marcantonio Lucidi
CAMPANIA Intervista a Bassolino di Giulio Gargia
LEGGE194 I raccattavoti
Left settimanale del movimento dell’altritalia
di Antonio Di Pietro
CORRUZIONE Tesoretto mio Una copia 2 euro. Abbonamento annuale euro 52. Sostenitore euro 104. Estero: Europa euro 104 fuori Europa euro 155 Versamenti sul c/c postale n° 84332022. Indicare: “causale abbonamento annuale rivista Left editrice dell’altritalia Soc. coop. arl”
di Elio Veltri
Stampa: Union Printing S.p.a. Via Monte Bianco 72, Roma tel. 068719631, fax 0687196333 Distribuzione: Parrini & C. S.p.A. Via Vitorchiano 81, 00189 Roma tel. 06334551, fax 0633455488 Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 357/88 del 13/6/88 Chiuso in tipografia il 28 dicembre 2005
di Simona Maggiorelli
SOCIETÀ Regali di classe di Daniela Preziosi e Paolo Tosatti
cultura&scienza ITALIA2005 Aborto clandestino NUOVE
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ARTI
Consultori da primato
di Eloisa Covelli
DNA: IL FUTURO Firmiamo per fermare Storace di Federico Tulli
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MICROCHIP Si allarga la nuova sperimentazione
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La Regione guidata dal centrosinistra è stata la prima a firmare per abrogare la nuova legge costituzionale. Intervista al presidente Bassolino
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REPORTAGE Zizola, la notizia a occhi aperti di Stefano Snaidero, foto di Francesco Zizola
FRANCIA Scontri al ribasso di Eloisa Covelli
CONFLITTI Il nichilismo in periferia di Benoit Jardin
BIBLIOTECHE Liberi libri di Pierpaolo De Lauro
IRAN Parla il regista Makhmalbaf di Simona Maggiorelli
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REPORTAGE
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«Ho visto i più deboli e spaventati. Ho visto che non ce la fanno». Straordinaria testimonianza di Francesco Zizola, uno dei più grandi fotoreporter del mondo 21
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REPORTAGE
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{di Stefano Snaidero} Poche volte si ha l’impressione di essere toccati dalla verità. Poche volte si squarcia il velo di apatia che addormenta le nostre coscienze.
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rancesco Zizola, fotogiornalista di fama mondiale, c’è riuscito. Born Somewhere, il suo libro sulla condizione dell’infanzia nel mondo (Fusi Orari, 200 pagine, 35 euro), ne è una testimonianza viva, drammatica. Percorrendo 27 paesi in tredici anni, ha preso su di sé il compito di raccontare un altro volto dell’infanzia. Bambini sfruttati, esuli, martoriati dalle guerre. Malati di Aids, venduti, drogati. Occhi grandi, mangiati dalla fame, che parlano di un pianeta che ha già segnato per sempre il suo futuro, come le cifre dell’Unicef anche quest’anno ricordano, e che Zizola è andato a verificare sui luoghi. Com’è nato questo progetto? Intanto da una mia visione etico-politica, maturata negli anni. Viaggiando, per la mia professione di fotoreporter, mi avevano colpito i bambini che incontravo, soggetti più esposti agli stravolgimenti degli anni. Sono stato a Mosca, ho seguito il crollo dell’Europa dell’Est, in Germania per la caduta del muro, in Albania per la
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TUTTE LE FOTO SONO TRATTE DAL LIBRO BORN SOMEWHERE (FUSI ORARI). SARANNO ESPOSTE ALLA LIBRERIA FELTRINELLI DI BARI FINO AL 5 DICEMBRE E DAL 5 A QUELLA DI BOLOGNA
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fine del regime, in Corea del Nord, uno dei Francesco primi reporter occidentali. Ogni volta sentivo Zizola, che i bambini raccontavano più dei protago- romano, nisti stessi di quelle rivoluzioni che annota- è l’unico vo. Quando tornavo, nella mia coscienza si italiano sedimentavano più le foto non fatte che quel- ad aver vinto il le fatte. C’erano immagini molti più forti. Un World secondo motivo non riguarda direttamente i Press bambini, ma i media. Da giovane fotografo, Photo quale ero all’inizio, avevo il privilegio di andare all’estero per seguire gli avvenimenti, ma dovevo lavorare con i ritmi dell’informazione quotidiana, oraria, in tempo reale. Lo facevo, perché era la condizione per poter lavorare a quel livello. Ma ne ero profondamente insoddisfatto, sentivo di rimanere sulla superficie delle cose. Allora mi sono fermato a pensare ad un grande approfondimento, su un unico tema che sentivo fortemente. E mano a mano è diventato un progetto globale. All’inizio mi sono autoprodotto. Nel 2001 mi sentivo pronto a chiudere il progetto, ma poi c’è stato l’11 settembre e ho deciso di andare avanti. In Iraq. Hai percorso il pianeta in lungo e in largo raccontando i drammi dei figli dell’Africa, Asia, America Latina. Non meno brutale però è il passaggio nel nostro Occidente. Racconti un unico dramma planetario? Ho cercato di avere uno sguardo non solo sui paesi dove le tragedie sono all’ordine del giorno, ma anche sul 23 mondo dei paesi ricchi. Sono stato negli Stati Uniti, in
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Giappone, ho fatto qualche incursione in Italia. Per da- Il fotogiornalismo ha il ruolo importante della testire il segnale di quello che avviene anche da noi. Per in- monianza. Paradossalmente nell’epoca dell’accesso vitare a guardarsi allo specchio. globale alle notizie, subiamo una contrazione di inforIn questi anni hai lavorato con le più importanti mazione. Più siamo in grado di vedere, e meno vediaagenzie del mondo. Com’è lo stato di salute mo perché c’è un problema di selezione e di scelta podell’informazione? litica. E di investimenti. Solo per esempio, una cosa è I giornali hanno oltrepassato un punto di non ritorno. mandare in giro per il mondo una troupe televisiva, Anche prima c’era il controllo politico dell’informazio- con giornalista, cameraman, fonico, assistente, prone. Ma oggi la novità risiede nelle proprietà dei giorna- duttore, più il team per la trasmissione via satellite, li. Dagli anni 90 in poi sono stati acquistati da impren- più le attrezzature. Un’altra cosa è pagare un fotograditori che sono anche proprietari di automobili, certe fo. Uno, con una macchina fotografica. Logica vuole volte sono grandi industriali e allo stesche dovrebbe vincere, in terso tempo politici di rilievo. Niente a mini di costi, la convenienza che vedere con l’informazione, il “chi del fotografo. Ma un fotogracome quando perché”. Per questo il fo è meno controllabile di prodotto, l’informazione, è cambiato. una troupe. Il fotogiornaliLa priorità non è più informare, ma smo oggi è maturo per giocavendere i prodotti, un modello di vita, re un ruolo di primo ordine con questo dei prodotti adatti a sostenell’informazione mondiale, nerlo. Ormai il meccanismo si è raffima si scontra con la censura nato. Le pubblicità dentro i giornali direttamente sui contenitori cercano di convincere il lettore a come un’autocensura ormai molprare un prodotto. Qualunque realtà to forte. estranea a questo meccanismo lo inE tu come fai? ceppa, lo mette in pericolo. Ecco qua Viaggiando, vedendo e vivenche il giornale abdica la sua funzione di do tante realtà diverse, ho informazione onesta per diventare funscoperto il mondo dei più dezionale a questo sistema e alla vera proboli esposti più degli altri alprietà del giornale, cioè gli inserzionile trasformazioni di questo sti. Se compriamo qualsiasi settimanatempo. Ho dovuto cercare di le in Italia e nel mondo, escluso pochi calarmi nella loro visione, asgiornali militanti, in realtà stiamo comsumere una prospettiva più FRANCESCO ZIZOLA prando un catalogo di pubblicità. Tra spaventata perché più sensiuna manchette e l’altra bile. Questo mi ha aiutato ad inseriscono informazioni, avere una visione più drammatica, più forte, purché rispondano al mopiù consapevole, più lucida. Per me è stata dello di governo che la anche una grande disillusione, vedere come pubblicità vuole. in realtà ci sia poco di positivo nell’avanzaQuesto discorso vale mento. Non posso dire “progresso”, perché anche per l’Italia? le trasformazioni avvengono senza avere Faccio un esempio. Qui presente la realtà ultima, la più importante, ho ricevuto un no da tre la vita umana. Com’è possibile chiudere gli media, legati al centrosiocchi ed ignorare i crimini che si stanno nistra, con queste moticommettendo in nome della globalizzazione vazioni: «Le sue sono e del presunto allargamento della democrastorie troppo tristi». Un zia? Io sono un testimone privilegiato. Per la che giornale, quando vita che faccio, per le scelte che ho fatto, posportai le foto sui “meniso vedere più di altri cosa accade fuori dalla nos de rua” in Brasile, mi porta di casa nostra. Ho visto che le persone suggerì di portare foto di non ce la fanno. Mi piacerebbe che leggendo ragazze di Copacabana. le mie fotografie scattasse un meccanismo di Ma altri colleghi hanno identificazione. Che chi ha figli provasse per ricevuto uno stop proprio sulle notizie. Per esempio un momento a pensare ai suoi figli in quelle realtà. quella della carestia in Niger, migliaia di persone av- Non per scioccare e scappare, ma per aprire qualche viate verso un’ecatombe. Neanche un trafiletto, troppo porta di comprensione. Una comprensione razionale, triste. E ogni fotografia o notizia “triste” fa perdere va- non solo emotiva. Nessuno ha una soluzione in tasca, lore alla pagina pubblicitaria. le cose continueranno a succedere. Ma questo mi Cosa ti spinge a continuare a fare questo lavoro? sembrerebbe già un grande successo.
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REPORTAGE
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Vorrei aprire uno spazio di comprensione. Vorrei che chi ha figli pensasse per un attimo: potrebbero essere i miei bambini
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Le polemiche sulla 194 e sulla Ru486 utilizzate per recuperare consensi. Sulla pelle delle donne
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INTERVISTA Il giudice e il Cavaliere di Daniela Preziosi
IL
CASO
La seconda svolta
di Marcantonio Lucidi
CAMPANIA Intervista a Bassolino di Giulio Gargia
LEGGE194 I raccattavoti di Antonio Di Pietro
CORRUZIONE Tesoretto mio di Elio Veltri
SOCIETĂ€ Regali di classe di Daniela Preziosi e Paolo Tosatti
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INCHIESTA
ittalia
PINOCHET HA COMPIUTO 90 ANNI IL 25 NOVEMBRE. 11 MARZO 2004, MADRID, LA STRAGE DI ATOCHA.
[di Daniela Preziosi]
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«Oggi, quando ormai ha 90 anni, le perizie hanno riconosciuto ufficialmente che Pinochet non è né infermo né matto. E che quindi può essere sottoposto ad un processo. Cosa posso dire?
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o sosteniamo da anni. Dispiace che si sia perso tanto tempo prima di poter mettere il generale davanti alla giustizia». Il sorriso aperto, i modi cordiali, una pennellata di bianco sulla fronte fra i capelli. Visto a distanza, non è facile riconoscere in que-
st’uomo Baltasar Garzón, senza dubbio il giudice più famoso al mondo dopo quello celeste. Poi, quando ci si avvicina, si scopre uno sguardo dritto e determinato, si indovina un parlare misurato che sorveglia ogni emozione. Per esempio quando ammette «la soddisfazione che il processo spagnolo contro Pinochet abbia propiziato le indagini successive. Ora, grazie all’Usa Patriot Act, la legge antiterrorismo che ha permesso di investigare sui conti dei dittatori di tutto il mondo, si è potuto scoprire che la famiglia Pinochet si sarebbe appropriata di più di 27 milioni di dollari. Benché a me il Patriot Act non piaccia affatto, debbo riconoscere che in questo caso, forse solo in questo, ha avuto un buon effetto». Cinquant’anni appena compiuti, figlio di una famiglia di contadini dell’Andalusia, Garzón è uno dei “supergiudici” dell’Audiencia Nacional, il supremo tribunale penale spagnolo. Ha un curriculum professionale che, senza esagerare, è un pezzo della storia contemporanea. Lo racconta nel libro-autobiografia Un mondo senza paura, da mesi bestseller in Spagna e ora pubblicato in Italia da Baldini Castoldi Dalai (305 pagine, 16 euro). È, ovviamente, un resoconto appassionato delle sue inchieste e dei suoi processi, scritto in forma di lettere ai tre figli. L’inchiesta sul terrorismo di Stato dei Gal, i gruppi che negli anni Ottanta condussero la “guerra sporca” contro presunti terroristi baschi. Le inchieste, viceversa, contro il terrorismo dell’Eta. Quelle sui desaparecidos argentini di origine spagnola e contro i militari, fino alle clamorose rivelazioni del capitano Adolfo Scilingo, che confessò di avere buttato settanta prigionieri dagli aerei sull’Atlantico, dopo averli torturati e drogati; Scilingo è stato condannato a 640 anni. L’altrettanto clamorosa
«Dico no all’immunità quando si trasforma in impunità». L’appoggio ai pm italiani. La lotta al terrorismo senza mai rinunciare allo stato di diritto. Un mondo senza paura. Parla Baltasar Garzón
MICHELE SANTORO, DANIELE LUTTAZZI E ENZO BIAGI
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Il giudice e il cavaliere
INCHIESTA
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vicenda dell’arresto di Pinochet a Londra, nell’ottobre del ’98, su mandato di cattura internazionale proprio di Garzón, per la morte di cittadini spagnoli durante la dittatura cilena. Dopo una travagliata vicenda giudiziaria, nel marzo del 2000 il Regno Unito decise di liberare Pinochet e di permettere il suo ritorno in Cile, negando l’estradizione per ragioni umanitarie e di salute (ma il generale sbarcò all’aeroporto di Santiago sulla sedia a rotelle e, dinanzi all’accoglienza del capo delle Forze armate e di un gruppo di fedelissimi, scattò in piedi a salutare; l’immagine fece il giro del mondo e inchiodò l’arzillo ex dittatore alle sue menzogne). Le indagini sull’emittente Telecinco, di cui Silvio Berlusconi fu azionista, e sulla sua rete finanziaria radicata in diversi paradisi fiscali. Venendo ai nostri giorni, le indagini che hanno portato allo smantellamento della cellula spagnola di Al Qaeda; ancora, le sue parole contro la guerra in Iraq, e la netta condanna contro le violazioni dei diritti umani alla prigione di Guantanamo, perché «quando si travalicano i limiti dello stato di diritto tragicamente ci si trasforma in chi sta violando la legge». Naturalmente, un curriculum del genere lo ha esposto a pesanti critiche e all’accusa di protagonismo. Da Santiago alle città della Spagna, il suo nome è stato osannato e il suo ritratto bruciato. Giudice Garzón, Pinochet compie in questi giorni 90 anni. Lei è stato fra i primi a svolgere indagini sull’ex dittatore cileno. Cosa pensa oggi di lui? Su Pinochet non ho espresso giudizi in questi anni, e tanto meno penso di farlo ora. Ogni persona è innocente prima di essere giudicata e merita rispetto. Un essere umano merita rispetto anche quando viene riconosciuto colpevole. In un caso come questo, l’unica cosa che posso dire è che spero che la giustizia cilena vada avanti come sta facendo e che questa persona risponda dei crimini che gli si imputano, come qualsiasi cittadino. Nessuno sta al di sopra della legge, lo diceva Voltaire molto tempo fa ed è ancoEX SOCIALISTI ra un principio basilare in qualsiasi stato di diritto.A maggior ragione quando il potere e la responsabilità esercitati da quel cittadino sono grandi. Lei ha detto: si è perso tempo. Intendeva dire che c’è il rischio che i crimini vadano in prescrizione, che i processi si fermino? I crimini contro l’umanità non possono e non debbono andare in prescrizione. Diverso discorso è che li si definisca in un’altra maniera. In ogni caso, quando si tratta di desaparición forzate, i
«Ho studiato tanto, ma ho imparato di più dalle vittime. Pinochet? Non è malato, noi lo avevamo detto da subito»
termini per la prescrizione non partono prima che si sappia dove sta la vittima, che si abbia una notizia certa della sua esistenza o del suo domicilio. Quanto ai crimini economici che si imputano al generale Pinochet e alla sua famiglia, pare proprio che non siano andati prescritti. Vede, non sono contro le immunità, sono contro l’impunità. Certo, quando l’immunità si confonde con l’impunità sono contro anche l’immunità. Ma sembra che la vicenda di cui stiamo parlando ormai sia avviata verso un giudizio. Nel marzo 2002 tutto il mondo ha visto Pinochet, di ritorno in Cile, alzarsi dalla sedia a rotelle e ringraziare chi lo accoglieva. L’infermità era la ragione
Telecinco, un processo sospeso Se Berlusconi non sarà confermato premier dalle prossime elezioni politiche si riaprirà per lui anche il fronte della giustizia spagnola. Il Cavaliere, infatti, insieme a Dell’Utri, ex presidente di Publitalia, concessionaria di pubblicità di Telecinco, e ad altri manager Fininvest ex responsabili dell’emittente spagnola, è indagato per frode fiscale, violazione della legge antitrust spagnola, e per avere detenuto occultamente il controllo di Telecinco, proibito dalle leggi antimonopolio. L’inchiesta era partita il 23 luglio 1997. Gli imputati, che sono stati interrogati anche a Madrid, hanno sempre negato ogni responsabilità. Garzón ha chiesto l’annullamento dell’immunità di Berlusconi, nel frattempo eletto eurodeputato. Ma il procedimento è stato sospeso dal Tribunale costituzionale spagnolo finché egli manterrà la carica di presidente del Consiglio in Italia. Il giudice Garzón lo accusa di aver compiuto, fra il ‘90 e il ’93, irregolarità fiscali per oltre 80 milioni di euro nella gestione di Telecinco, primo canale televisivo privato spagnolo, sotto controllo Mediaset.
[Berlusconi chiede una sanzione contro
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BEPPE GRILLO IN UNO DEI SUOI COMIZI. SOTTO SABINA GUZZANTI AL DEBUTTO COME REGISTA CON VIVA ZAPATERO. NELLA PAGINA A FIANCO, DE MICHELIS E BOBO CRAXI
scritto. Credo che l’unica forma di sentire il diritto è emozionarsi quando esso viene applicato. Significa credere in ciò che si fa e avere la coscienza del servizio pubblico che si svolge. Oggi il problema di molti servitori dello Stato, fra cui i giudici e i politici, è che perdono la prospettiva nella quale operano, trasformandosi in meri funzionari che aspettano uno stipendio a fine mese e sperano che non ci siano problemi. Quando, nel periodo in cui mi sono dedicato alla politica, ho detto che secondo me questo non è politicamente accettabile, mi hanno risposto che in politica sarei durato poco. Avevano ragione, sono durato solo undici mesi. Ma continuo a credere nell’etica della responsabilità, quella dei politici nell’essere coerenti, e quella dei cittadini nel non consentire l’incoerenza dei politici. È vero che esistono meccanismi di manipolazione delle persone, soprattutto da chi ha nel proprio potere i grandi mezzi di informazione. Per non fare l’esempio italiano, guardiamo agli Stati Uniti dove c’è un gran numero di media, ma si è diffuso, fortunatamente non in tutti, un curioso riCerto, quanspetto per quello che il potere politi- do l’immunico dice. Fa paura il potere politico tà si confonche usi la sensibilità delle persone de con l’imper sequestrare l’informazione. In punità sono questo paese voglio rendere omag- contro anche l’immunità. gio ai colleghi italiani che non solo Ma sembra fanno il loro lavoro con dignità ma che la vicendebbono sostenere i permanenti atda di cui tacchi che tendono a limitare l’indistiamo parpendenza del potere giudiziario. Solando ormai no stato accusato, proprio con alcusia avviata ni colleghi italiani, di far parte della verso un “repubblica dei giudici”. È grave giudizio che si sostenga che fare bene il proprio dovere, ovvero proteggere i cittadini, inclusi i loro rappresentanti, non è in realtà un lavoro da giudici. Lei ha fatto indagini anche contro il premier italiano Silvio Berlusconi, a proposito della vicenda dell’emittente Telecinco. A che punto è quel procedimento? Durante la mia attività professionale ho avuto la responsabilità di svolgere indagini su personaggi molto noti, fra i quali Silvio Berlusconi. In questo caso, il Tribunale costituzionale spagnolo ha deciso di sospendere la mia richiesta alle autorità italiane perché continuassero le indagini. Come ho già detto, mi preoccupa che il tempo trasformi l’immunità in impunità. Il che permette di far scattare la prescrizione dei presunti reati. Ora, in questi ultimi mesi ho seguito alcuni progetti sul terrorismo a New York. Lì, quando il mio libro è stato pubblicato, mi ha raggiunto la notizia che Berlusconi mi aveva denunciato al Consiglio generale del potere giudiziale in Spagna. In sostanza ha chiesto una sanzione disciplinare contro di me per le cose che ho scritto sul suo caso, e sulla sua persona. Poi ho saputo anche che, non contenti, i suoi avvocati. e
“umanitaria” in base alla quale il governo inglese lo aveva fatto tornare, anziché concedere l’estradizione alla Spagna, come lei chiedeva. Cosa ha pensato in quel momento? Non ho voluto pensare niente di particolare. Le dirò che sono rimasto piuttosto freddo. Che Pinochet stesse bene era una cosa nota. Più che altro mi ha addolorato l’offesa che significava per le vittime ricevere l’espressione di un tale disprezzo, di una tale prepotenza. Quando si è sottoposti alla giustizia, si dovrebbe mantenere un atteggiamento umile. Ma evidentemente ci sono persone che non hanno un briciolo di umiltà. Ho studiato molto, ma se dovessi dire da chi ho imparato di più direi dalle vittime. Una volta sono stato criticato perché in una risoluzione giudiziaria ho scritto che bisognava proteggere le vittime anche prima che si identificassero i responsabili dei crimini. L’accusa era che con queste parole dimostravo di aver perso la mia imparzialità. Credo che ciò che effettivamente fa perdere al giudice l’imparzialità è considerarsi una specie di extraterrestre, e non stare dentro la società di cui è a servizio. Non siamo eroi, studiamo per essere giudici, non per diventare eroi, siamo persone normali, ordinarie che cercano di fare il proprio lavoro. Perché ha deciso di scrivere un libro? Non teme l’accusa di eccesso di protagonismo? Questo libro era un debito che avevo verso i miei figli per averli privati in troppe circostanze della mia funzione di padre. Ho approfittato di un’operazione chirurgica che mi ha costretto a due mesi senza poter parlare, per mettere ordine alle riflessioni e alle lettere che avevo scambiato con loro per trasmettere, a loro e ai giovani in generale, la mia visione di quello che sta succedendo in Spagna, in Europa e nel mondo. Una visione che si è formata nei 27 anni della mia professione di giudice specializzato in crimine organizzato, terrorismo e corruzione. Nel libro ho scritto, come si dice in aula, la verità e nient’altro che la verità. Ovviamente ogni verità è relativa se a raccontarla è uno dei suoi protagonisti. Ma di fronte ai lettori mi appello alla sincerità di quello che ho
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di me. Lo ringrazio, non potevo chiedere di meglio]
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La Regione guidata dal centrosinistra è stata la prima a firmare per abrogare la nuova legge costituzionale. Intervista al presidente Bassolino
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DNA: IL FUTURO Firmiamo per fermare Storace di Federico Tulli
MICROCHIP Si allarga la nuova sperimentazione
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Tutti i colori della Palestina Una nuova storia di resistenza, firmata Rula Jebreal
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a pagina più bella e ispirata del romanzo di Rula Jebreal La sposa di Assuan (Rizzoli, 255 pagine, 16 euro) è quella in cui ai fuggiaschi dall’Egitto appare sul fare della sera la città di Gerusalemme: «un miraggio bianco con riflessi dorati disteso sull’altopiano, circondata dal verde cangiante degli ulivi e già scintillante sotto la luce calda del tramonto con il suo rosa, il giallo intenso, il violetto che sfumava in una promessa di blu». Forse una visione del genere, di una città che pulsa di energia millenaria e che traspira il sacro da ogni suo luogo, è un’utopia radiosa che può nascere solo dall’estremo della disperazione. La Jebreal ci propone una specie di esotico, avvincente feuilleton, in cui ritroviamo puntualmente gli ingredienti tematici classici del romanzo, e cioè l’amore, la guerra, i bambini. Un libro straripante di eventi e colpi di scena (soprattutto l’ultimo: una autentica agnizione). Una dolorosa saga famigliare lungo tre generazioni, tutta ambientata nel Medio Oriente, la terra lacerata da cui proviene la stessa autrice, palestinese e cittadina israeliana. Si tratta anche di un romanzo storico, che racconta in modo preciso le vicende della Palestina, prima e dopo la nascita dello Stato di Israele, nel 1948. Un “pezzo” di storia novecentesca, vorrei sottolinearlo, che di solito si conosce in modo sommario, presi Dolorosa saga più dalla smania di schierarsi con una famigliare lungo parte. Il nuovo Stato prende le mosse da tre generazioni, un groviglio così fitto di violenze (reciprotutta ambientata che), stragi, rappresaglie, eccetera che, in nel MedioOriente, questo caso, si è tentati di raccomandare non un di più di memoria collettiva ma la terra lacerata anzi una sorta di tregua della memoria, un da cui proviene oblio fatto di pietas e desiderio di pace. la stessa autrice, Si comincia ad Assuan con un sanguinoso palestinese episodio legato al colonialismo inglese (che ha modernizzato l’Egitto ma che lo ha anche umiliato), quasi un Kipling alla rovescia. Mazen, commerciante copto, è costretto a lasciare l’Egitto accusato di collusione con gli inglesi (di lì comincia la persecuzione contro la sua gente da parte dei mussulmani estremisti) e anche per una promessa di matrimonio della figlia Salua con un palestinese. La famiglia si trasferisce così a Gerusalemme. Ma qui viene ucciso per un presunto tradimento. Poi ci spostiamo ancora, ad Haifa, dove Salua si sposa con il pescatore Alì, che morirà a causa di una bomba israeliana. La città sprofonda presto nella spirale terroristica. In seguito Salua, che perderà
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appuntamenti
(di Filippo La Porta)
libri
ultura&s scienza cu
dal 2 all’8 gennaio
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Si può scrivere la biografia di una canzone? Sì, secondo il musicologo Greil Marcus, se la canzione è “Like a Rolling stone” e l’autore Bob Dylan. Collaboratore della rivista Rolling stone e del New York Times, Marcus fa rivivere a distanza di 40 anni le aspirazioni, i sogni dei ventenni che fecero di quella canzone la loro bandiera. Like a Rolling stone, Donzelli, 204 pp., 13,50 euro
2 Il 12 novembre del 2003 la strage di Nassirya. Diciannove i morti italiani e , fra i feriti, il re-
gista Aureliano Amedei che in questo libro, scritto con Francesco Trento, ripercorre la storia di quei giorni, denunciando la follia di una guerra in Iraq nata dalla menzogna dell’uso di armi di distruzione di massa da parte di Saddam. Venti sigarette a Nassirya, Einaudi, 182 pp., 12,50 euro
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Una messe di insulti, censure, linciaggi e aggressioni a mezzo stampa, da un’Italia bigotta che vedeva in Pasolini il nemico della propria inamovibilità. Franco Grattarola ne ha fatto una ricognizione certosina, in pagine c Pasolini, una vita violentata, Coniglio editore, 347 pp., 21,50 euro
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Si può scrivere la biografia di una canzone? Sì, secondo il musicologo Greil Marcus, se la canzione è “Like a Rolling stone” e l’autore Bob Dylan. Collaboratore della rivista Rolling stone e del New York Times, Marcus fa rivivere a distanza di 40 anni le aspirazioni, i sogni dei ventenni che fecero di quella canzone la Like a Rolling stone, Donzelli, 204 pp., 13,50 euro
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Una messe di insulti, censure, linciaggi e aggressioni a mezzo stampa, da un’Italia bigotta che vedeva in Pasolini il nemico della propria inamovibilità. Franco Grattarola ne ha fatto una ricognizione certosina, in pagine cruciali di storia. Pasolini, una vita violentata, Coniglio editore, 347
UN MIRAGGIO BIANCO CON RIFLESSI DORATI DISTESO SULL’ALTOPIANO, CIRCONDATA DAL VERDE CANGIANTE DEGLI ULIVI SOTTO LA LUCE CALDA DEL TRAMONTO
anche la madre e un figlio, viene cacciata dalla sua casa, espropriata dai coloni ebrei. Infine tenterà di riprendersi la casa e grazie alla sua ostinazione, e a una sorta di “miracolo” conclusivo, ce la farà. Non che la Jebreal sia politicamente equidistante a proposito del conflitto medioorientale (l’accento è messo più sulla prepotenza degli israeliani, che comporta lo spopolamento dei villaggi arabi), ma il solo fatto che la protagonista potrà riavere la sua proprietà, dopo aver intentato una causa, testimonia anche di una “civiltà” profonda dei suoi nemici storici. A tratti ci sembra un romanzo fin troppo “carico”, e che si affida più o meno consapevolmente a retoriche narrative da grande intrattenimento popolare, tra melodramma e patetismo. Difficile immaginare un tale concentrato di catastrofi, collettive e disgrazie individuali. Eppure la scrittura della Jebreal risulta spesso abbagliata dalla misteriosa “luminosità” di quei luoghi; e poi si tratta a ben vedere di un apologo morale sulla resistenza - irriducibile - dell’individuo ai soprusi della Storia.