Città di narni icsim ex spea pensare il dismesso catalogo della mos tra 2003

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Città di Narni - Assessorato alla Cultura

ICSIM - Istituto per la Cultura e la Storia d Impresa Franco Momigliano

Ex SPEA Pensare il dismesso Catalogo della mostra Locali restaurati dell ex Lanificio piazza Galeotto Marzio Narni 7 maggio 30 giugno 2003

catalogo della mostra realizzato con di contributo di CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI TERNI FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI TERNI E NARNI


Direzione mostra Gianni Bovini Ricerca iconografica, bibliografica e documentaria Gaia Cecca Testi Gianni Bovini Gaia Cecca Progetto esecutivo Centro Ricerche Ambiente Cultura Economia (CRACE) Acquisizione immagini ed elaborazioni cartografiche Cristina Saccia Segreteria ICSIM Andreina Santicchia - Città di Narni Stampa pannelli Abart, Terni Progettazione inviti, locandina e copertina catalogo Nadia Sforza, Terni Stampa catalogo Nobili Grafiche, Terni Trasporti Angeloni, Terni Foto di copertina e foto all oggi Marco Santarelli

Fonti iconografiche e documentarie Archivio della Commissione Edilizia del Comune di Narni Archivio di Stato di Terni Archivio Storico del Comune di Narni Biblioteca Comunale Giovanni Eroli , Narni Servizio Musei e Beni Culturali della Regione dell Umbria Unità Organizzativa Temporanea Tecnica del Comune di Narni Un ringraziamento per la collaborazione e la concessione del materiale documentario e fotografico a Federico Albini Francesca Ciarroni Moreno Ciavattini e lo Studio Chiaramondo Cosp Tecno Service, Terni Sandro Di Mattia, Mauro Fabbri e la Società FADI Duilio Duca Leo Emiri Giorgio Piantoni Giovanni Posati Provincia di Terni Roberto Traccheggiani un ringraziamento particolare a Francesco Bussetti


Gli ultimi centoventi anni della storia di Narni sono stati caratterizzati da un grande sviluppo industriale, che ha segnato l evoluzione economica e sociale del territorio. Lungo il corso del Nera, da Collestatte sino a Nera Montoro, a partire dalla fine dell Ottocento e con un espansione continua nel corso del Novecento, sono nati importanti insediamenti produttivi siderurgici e chimici. Grandi trasformazioni del paesaggio, repentino passaggio da una società agricola e mezzadrile ad una società modellata sui tempi, sui ritmi, sulle forme, anche mentali, della grande industria. Una lunga storia di produzione, di lavoro, di operai, di crescita complessiva del livello di ricchezza che l occupazione in fabbrica ha portato in un area da secoli bloccata in una sostanziale arretratezza. Una storia che, nel corso dei decenni, ha visto susseguirsi, emblematicamente, le tappe percorse dall industria italiana dalle origini sino ad oggi. Molte cose sono cambiate dal periodo giolittiano alla prima guerra mondiale, dal fascismo alla ricostruzione e poi il boom economico, le partecipazioni statali ed, infine, le privatizzazioni e l arrivo delle multinazionali. Luci e ombre di una storia lunga, storia economica, ma soprattutto storia di persone, di donne e di uomini, che con il loro lavoro hanno contribuito alla crescita complessiva della nostra comunità. La Linoleum, l Elettrocarbonium, la Spea, la Società Terni sono presenze che continuano ad essere, in modo diverso, elementi portanti dello sviluppo narnese. Alcune proseguono la loro attività nell ambito di un tessuto industriale ancora molto importante per l economia locale, anche se gli occupati del settore sono notevolmente diminuiti, nel tempo, a causa delle ripetute ristrutturazioni. Le aree industriali oggi in disuso, i nuclei storici delle aziende più antiche e gli archivi rappresentano una ricchezza culturale e patrimoniale di grandissimo interesse. Almeno due sono gli aspetti che possono inserirsi in un ruolo rilevan-

te nelle politiche di sviluppo economico del territorio. Il primo è la bonifica, il recupero e il riuso delle aree dismesse, destinandole ad attività produttive nei settori del terziario avanzato, delle alte tecnologie, del tempo libero, così come è previsto dal nuovo Piano Regolatore Generale recentemente approvato. Il secondo nucleo su cui operare è l ambizioso e complesso progetto dell archeologia industriale che può far diventare l area di Narni e di Terni uno dei siti, fruibili, di maggiore importanza su scala mondiale e per questo è preziosa la collaborazione con l ICSIM, istituto che è in grado di sviluppare ricerca e alta progettualità sul tema. Questi sono i diversi significati contenuti nella proposta di una mostra storico-documentaria sull ex SPEA, un occasione per far conoscere più a fondo il valore degli obiettivi che vogliamo raggiungere. L impegno dell Amministrazione Comunale per l acquisizione dell area dell ex SPEA, tuttora di proprietà dello Stato, è molto serrato e pensiamo di essere finalmente vicini alla soluzione di questo problema aperto da molti anni. Il sistema integrato di sviluppo che abbiamo pensato per Narni prevede la valorizzazione di tutte le risorse a disposizione, che, nel nostro caso, coprono una vasta gamma di settori: dai beni storico, artistici e archeologici a quelli ambientali, dall industria moderna all agricoltura, dall archeologia industriale all enogastronomia. Sono potenzialità enormi delle quali siamo consapevoli. La sfida è proprio includere nel progetto complessivo tutti questi segmenti che compongono l identità narnese nel divenire storico. In conclusione, vorrei ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questa mostra, con la certezza che molti visitatori resteranno affascinati dalle ricchezze che la lunga storia industriale ci ha lasciato.

Stefano Bigaroni Sindaco di Narni


L Accordo di programma per gli interventi nel settore dell Archeologia industriale, stipulato tra la Regione dell Umbria, la Provincia di Terni, il Comune di Narni e il Comune di Terni, affida all ICSIM quale soggetto, tra l altro, da essi stessi partecipato il compito di promuovere azioni specifiche per la definizione di un progetto di recupero e valorizzazione della memoria dell industrializzazione nel territorio ternanonarnese. La proposta messa a punto dall ICSIM muove da un considerazione sostanzialmente unitaria dei fenomeni che, a partire specialmente dalla seconda metà dell Ottocento, hanno cambiato il volto della valle del Nera, fino ad allora celebrata per le sue acque e la sua ridente agricoltura, facendone un potente e moderno motore di sviluppo per questa parte dell Umbria, con una forte capacità di richiamo verso l esterno. Di conseguenza, ci sembra che altrettanto unitarie debbano essere la progettazione e la realizzazione di un grande museo a cielo aperto che da San Liberato e Nera Montoro, risalendo per la gola di Narni fino all area di insediamento dell Elettrocarbonium, della Linoleum e della SPEA, dovrebbe congiungersi con gli impianti del ternano fino a Papigno, Marmore, Collestatte e Piediluco. Non si tratta, evidentemente, di recuperare soltanto dei contenitori , ma di ricostruire in essi, con la presenza delle macchine e la descrizione dei processi che lì avvenivano, tutta una storia, con l atmosfera che vi si viveva dentro e con la descrizione della dura, ma esaltante esperienza di tante donne e uomini. Le proposte e le iniziative fin qui portate avanti dall ICSIM hanno mirato a fare ordine nella materia, connettendo le ipotesi di musealizzazione con il lavoro di formazione degli operatori e con quello di salvaguardia e riordino degli archivi d impresa. A Narni quest impegno si è tradotto nella promozione di corsi di qualificazione di giovani addetti, in un attività finalizzata alla sistemazione dell Archivio storico della Linoleum e, ora, in

questa mostra sull ex SPEA, in collaborazione con il Comune di Narni, per dare conto delle grandi possibilità sottese all utilizzazione dell area, in un ottica molto più vasta. Naturalmente l intero progetto necessita di consistenti risorse, segnatamente per le strutture destinate a ospitare le parti museali, e in tal senso bisognerà fare affidamento sull intervento di finanziamenti comunitari, statali, regionali e anche privati, sulla base di una visione concorde degli obiettivi da raggiungere. L area ternano-narnese si segnala infatti, nel panorama italiano ed europeo, per alcune specificità, quali la grande diversificazione delle tipologie industriali presenti dalla siderurgia all elettricità, dalla chimica alla meccanica, dal tessile alla stampa delle cartoline e per l ampiezza dei siti dismessi, che la collocano, di diritto, al centro di uno dei più significativi temi dell urbanistica contemporanea, fortemente connotata dai processi di trasformazione urbana. Valorizzare tali peculiarità è sicuramente doveroso, ma è anche coerente con le politiche istituzionali che puntano sull innovazione e sulla pluralità dell offerta territoriale umbra, in una dimensione che veda coesistere le più moderne realtà produttive con la cultura di un recente passato ancora portatore di sviluppo e di nuove opportunità.

Franco Giustinelli Presidente ICSIM


Indice 6

L industrializzazione

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La popolazione: gli imprenditori, i tecnici, gli operai

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L Elettrocarbonium

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La Linoleum

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Lo stabilimento di Nera Montoro

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Il villaggio di Nera Montoro

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L uso delle acque

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Dalla SIFE alla Valnerina fino alla Carburo

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Il carburo di calcio e la calciocianamide

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La SPEA

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La produzione del T4

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I fabbricati del processo produttivo del T4

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La SPEA oggi

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Il Piano Regolatore Generale e i progetti sull area dell ex SPEA


L industrializzazione Narni Scalo alla fine dell Ottocento: sono ben riconoscibili, nell assenza di insediamenti abitativi, oltre al ponte d Augusto e al ponte medievale, in primo piano, le fabbriche, sulla destra, il Nera e la confluenza in questo del canale industriale, la linea ferroviaria (con la stazione) e la via Tuderte (coll. Santarelli).

Quella di Narni è un industrializzazione incentrata su due nuclei principali: Narni Scalo (dal 1886) e Nera Montoro (dal 1915). In entrambi i casi la localizzazione delle attività industriali è favorita, oltre che dal favore con cui le classi dirigenti vedono lo sviluppo industriale, dalla presenza di una stazione ferroviaria (dal 1866), di un area pianeggiante, di forza lavoro a basso costo e, soprattutto, di forza motrice (idraulica prima, agli esordi dell industrializzazione, ed elettrica poi). Il caso di Narni Scalo è emblematico: inesistente nella toponomastica, anche dopo l arrivo della ferrovia, si è man mano sviluppato sotto la spinta della crescita delle attività industriali. Le prime due imprese sorgono per iniziativa di Alessandro Centurini alle spalle della stazione, a cavallo del canale ar-

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tificiale che le alimenta. Questo canale, progettato dall ingegnere (narnese) Tobia Isolani, deriva dalla sponda destra del Nera 12 metri cubi d acqua al secondo capaci di assicurare alla concia e alla fabbrica della guttaperca circa 212 cavalli vapore. Di quest opera rimane oggi solo la casa del custode della presa, utilizzata come rimessa di attrezzi agricoli. Nei decenni successivi, nonostante ricorrenti crisi, riconversioni, ristrutturazioni e nuovi assetti societari, le attività produttive industriali finiscono con il saturare l area compresa tra il fiume e la ferrovia. Anche quello del polo di Nera Montoro è un caso esemplificativo: alla fine degli anni venti, nei pressi dello stabilimento e della centrale idroelettrica, la Società Terni costru-


Gli impianti industriali di Narni Scalo tra gli anni dieci e gli anni venti del Novecento.

Gli impianti industriali di Narni Scalo all inizio degli anni sessanta (M.R. Petre Pedrini, Umbria, Torino 1963).

isce ex novo un villaggio dotato anche di scuola, chiesa, spaccio, dopolavoro e infrastrutture sportive (piscina). Anche nel caso di Nera Montoro, ma solo in anni recenti, agli insediamenti originari se ne aggiungeranno altri che determineranno un incremento significativo delle aree occupate dalle attività industriali. Le foto di queste pagine, scattate alla fine dell Ottocento, tra gli anni dieci e venti del Novecento e negli anni sessanta, evidenziano

bene lo sviluppo di Narni Scalo e la crescente occupazione di territorio da parte delle industrie. Nonostante il passare del tempo e, soprattutto, il mutare delle tecniche e dei processi produttivi, non è difficile individuare i fabbricati che sono giunti fino a oggi intatti o con poche trasformazioni: alcuni di quelli dell Elettro, una parte significativa di quelli della Linoleum e la quasi totalità di quelli dell ex SPEA.

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La popolazione: gli imprenditori, i tecnici, gli operai

Aldo Netti, narnese, ingegnere, progetta la prima centrale idroelettrica che nel 1892 alimenta l impianto di illuminazione pubblica della città, sfruttando le acque delle sorgenti naturali che si gettano nel Nera a Stifone, suo paese natale. Nel 1898 costituisce la A. Netti & C. , piccola impresa che a Sugano di giorno produce e commercia carburo di calcio utilizzando l energia resa disponibile dalla centrale progettata dallo stesso Netti per l illuminazione elettrica di Orvieto. Successivamente entra a far parte dei consigli di amministrazione della Società Romana di Elettricità, della Società Volsinia e della Società Carburo.

Quello narnese è un modello specifico di industrializzazione: capitali e imprenditori provenienti da circuiti esterni si integrano con tecnici e forza lavoro locale dando luogo a un sistema in cui i salari industriali integrano i redditi agricoli ma ciò nonostante consentono una crescita che, sebbene discontinua, porta il tasso di industrializzazione (numero di addetti all industria ogni 100 residenti) su valori superiori a quelli di molte città umbre, Terni compresa. Inoltre, proprio a differenza di quanto avviene nello stesso arco di tempo in quella città, a Narni l arrivo dell industria non provoca traumi notevoli, pur modificando il paesaggio non sconvolge antichi equilibri territoriali e anche il trend demografico è equilibrato. Del resto, a Narni si insediano e si sviluppano industrie chimiche ed elettrochimiche che non richiedono una manodopera numerosa o particolarmente qualificata o specializzata e che, quindi, possono utilizzare in buona parte la forza lavoro liberata, anche stagionalmente, da un sistema mezzadrile che pure è mediamente più ricco di quello regionale. I 1.145 ammessi alla Linoleum tra il 1899 e il 1920 confermano questo schema di funzionamento del sistema economico locale: il 10,4% indica il luogo di nascita ma il 58,4% è nato a Narni, il 9,7% nel circondario di Terni e il restante 21,5% in altre zone dell Umbria o d Italia; il 74,8% abita a Narni e il 4,5% nel circondario; buona parte ha meno di 25 anni e il 76,3% di essi non indica una professione precedente molto probabilmente perché non ne ha avuta alcu-

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Uno dei turni di lavoro (in alto) e il gruppo dei dirigenti (in basso) dell Elettrocarbonium all inizio del 1917 ( Le Industrie Italiane Illustrate , marzo 1917).

na; la scarsità di qualificati e specializzati e il livello delle retribuzioni fa pensare che la maggior parte svolga mansioni generiche: il 65,1% ha un salario che va da 0,05 a 0,20 lire/ora, il 19,7% percepisce da 0,20 a 0,30 lire/ora; un terzo degli assunti si licenzia volontariamente e il 51,7% abbandona il lavoro nel corso del primo anno di ammissione; le assunzioni sono più frequenti nel corso dei mesi invernali, cioè quando l attività agricola è meno intensa. Luogo di nascita degli operai ammessi alla Linoleum dal 1899 al 1920


L Elettrocarbonium Il 3 aprile 1887 viene ufficialmente posta la prima pietra dell area industriale convenzionalmente nota come Elettro. Ad avviare l impresa, operativa dall ottobre 1888, è la Società Italiana per la Concia delle Pelli, costituita a Roma il 5 giugno 1886 per iniziativa della Banca Industriale e Commerciale (BIC), fondata nello stesso anno da Alessandro Centurini, che nel 1884 aveva costituito a Terni l omonimo Jutificio. A un anno dalla sua costituzione la BIC risulta promotrice, oltre che della Concia, anche della Società Metallurgica, della Società Generale per l Illuminazione (che riunisce la Società del Gas di Civitavecchia con quella di Perugia, entrambe fondate dal belga Cassian Bon) e della Società per la Fabbricazione e il Commercio di Oggetti in Caoutchouc Guttaperga e Affini. Di lì a poco la liquidazione della BIC, coinvolta nelle scandalo della Banca Romana, e forse anche il sovradimensionamento degli impianti, mettono in crisi la Concia. Alla fine del 1895 l impianto viene ceduto dalla Banca d Italia al Banco Manzi (di Milano), che nel 1897 lo conferisce alla neocostituita Società Italiana dei Forni Elettrici (SIFE), impresa sorta per sfruttare i forni elettrici per la produzione del carburo di calcio brevettati dall ingegner Ferdinando Lori. Sebbene nel 1898 si accordi con la Società Veneziana di Elettricità per gestire un nuovo stabilimento in Carinzia e poi l anno successivo partecipi alla costituzione della Società Industriale Elettrochimica di Pont Saint Martin, una serie di controversie legali, la scarsa energia disponibile (la domanda di derivazione per la centrale di Nera Montoro viene accolta soltanto nel 1908 e ultimata nel 1916) e la forte concorrenza nel mercato del carburo, inducono i suoi amministratori (tra i quali si distingue il ragioniere Vittorio Imperatori) a cessare l attività produttiva diretta: nel 1900 viene costituita la Società Italiana dell Elettrocarbonium (che utilizzerà lo stabilimento di Narni), nel 1901 la Fabbrica Italiana di Carburi e Derivati (a Foligno) e la

Società Romana di Elettricità, nel 1903 la Società Catanese di Elettricità; infine, nel 1905 si accorda con il Crédit Général Liégeois e la Pont Saint Martin per contrastare la supremazia della Carburo in questo settore facendo costruire alla Società Valnerina (che a Terni sta costruendo le centrali di Cervara) un nuovo stabilimento a Narni (l ex SPEA). Soltanto l Elettrocarbonium continua a utilizzare l area dell ex Concia, rimanendo per molti anni la sola fabbrica italiana in grado di produrre elettodi per l industria siderurgica ed elettrochimica. Proprio questo nel 1917 consente allo stabilimento di essere dichiarato ausiliario per lo sforzo bellico: un ampio servizio fotografico pubblicato subito dopo da Le Industrie Italiane Illustrate documenta in maniera puntuale il processo produttivo e consente di individuare i fabbricati che, nonostante variazioni nella destinazione d uso, cambi negli assetti societari e azionari, nonché crisi, ampliamenti e ristrutturazioni, conservano elementi costruttivi originari.

Pressa da 1.300 tonnellate per la trafilatura dei grossi elettrodi, la filettatura degli elettrodi e la trafilatura dei carboni per lampade ad arco ( Le Industrie Italiane Illustrate , marzo 1917).

Le veduta di queste due foto documentano come tra il 1917 (in basso; Le Industrie Italiane llustrate , marzo 1917) e il 1959 (a lato; Terni nella tradizione umbra nel lavoro moderno, a cura della Cassa di Risparmio di Terni, Terni 1959), alcuni fabbricati siano rimasti sostanzialmente immutati.

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La Linoleum A sinistra, in basso, le cinque case realizzate dalla Linoleum lungo la strada per Capitone alla fine degli anni trenta. I fabbricati si aggiungono all abitazione operaia realizzata nel 1925 lungo la via Tiberina. Ognuno di essi ha quattro appartamenti ed è situato al centro di un area verde di pertinenza, utile a riproporre il modello dell economia degli orti cara al regime fascista.

Lo stabilimento per la lavorazione della gomma viene costruito nell area industriale convenzionalmente nota come Linoleum (poco dopo quello della concia ) dalla Società per la Fabbricazione e il Commercio di Oggetti in Caoutchouc Guttaperga e Affini, ed entra in funzione nel maggio 1889. Con lo stabilimento vicino condivide, oltre al canale che gli assicura la forza motrice, promotori, azionisti e sorte: neanche questa impresa riesce ad assicurare l occupazione prevista nei progetti e promessa dagli imprenditori, ma anche dagli amministratori locali, in lettere, documenti e manifesti. Anche in questo caso, però, sebbene la produzione cessi dopo pochi anni l avvio, in breve tempo gli impianti trovano un nuovo utilizzo. Alla fine del 1894 vengono rilevati da Giovan Battista Pirelli, imprenditore milanese titolare della concorrente Società per la Lavorazione della Gomma Elastica; nel 1898 questi li apporta alla neoco-stituita Società Italiana del Linoleum, per molti anni l unica fabbrica italiana di questo prodotto. Proprio questa condizione di monopolio, affiancata da un continuo miglioramento del processo produttivo e dalla diversificazione del prodotto, assicura uno sviluppo crescente e consente, nel

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Fasi della lavorazione agli inizi del Novecento.

1904, di dare vita a un nuovo stabilimento a Giubiasco, in Svizzera (che dal 1921 sarà gestito da una società autonoma). Durante il periodo fascita la Linoleum istituisce degli orti modello , e costruisce un dopolavoro , provvisto di biblioteca [...] di cinematografo, radio e tutto quanto serve a educare e mantenere in spirito le proprie maestranze . A questi interventi fa seguito quello per la costruzione di una serie di abitazioni operaie lungo la strada per Capitone. Nel corso del tempo si alternano periodi di sviluppo e di crisi, accompagnati sempre da una costante iniziativa in campo tecnologico e nella messa a punto di nuovi prodotti, anche sotto la spinta di una concorrenza che, dagli anni cinquanta, si fa sempre più agguerrita. Nonostante le inevitabili modifiche e i cambi societari (nel 1975 lo stabilimento viene ceduto dalla Pirelli alla Montefibre, che nel 1980 lo passa alla Fakta) che precedono la chiusura del 1985 buona parte dei fabbricati conservano la loro struttura originaria. Dopo la ripresa produttiva operata dalla Sommer a partire dal 1988, grazie anche alla conservazione dell archivio e della memoria dello stabilimento in cui si è impegnata da subito la dirigenza della fabbrica, una parte di essi ben si presterebbe ad esposizioni museali.


Lo stabilimento di Nera Montoro L area nei pressi della stazione di Nera Montoro, pianeggiante e vicina al fiume, già nel 1888 era stata individuata dall Amministrazione Comunale di Narni come potenzialmente adatta ad ospitare industrie: in quella data viene infatti offerta all ingegnere metallurgico Ciriaco Helson, che chiede la possibilità di avere mezzo ettaro di terreno e una forza motrice di 50 cavalli vapore. Il primo impianto industriale sorge però solo nel 1915 per iniziativa della Società Idroelettrica di Villeneuve (costituita a Torino nel 1913). Il personale tecnico e direttivo dello stabilimento, così come circa un terzo degli operai, è di nazionalità francese: l impianto, dichiarato ausiliario all inizio del 1917, è impegnato nella fornitura di clorato di sodio ai governi italiano e francese. Con la fine della prima guerra mondiale questa fornitura cessa e lo stabilimento passa alla Società per l Alluminio Italiano. L attività produttiva riprende però solo a partire dalla fine del 1922, quando la Socie-

tà Italiana per l Ammoniaca Sintetica (SIAS) ne avvia la ristrutturazione. La SIAS era stata costituita nl 1921 dalla Carburo, da Luigi Casale e dalla IDROS. Quest ultima, costituita nel 1916, avvia nella Ferriera di Terni la produzione industriale dell ammoniaca sintetica secondo il metodo Casale. L ammoniaca sembra godere di un mercato in forte espansione assicurato dalla produzione di esplosivi e concimi azotati più efficaci della calciocianamide. In Germania viene prodotta fin dal 1912 mediante un sistema che necessita di alte pressioni e grandi quantità di carbone. Il metodo Casale, invece, è molto più semplice ed economico, richiedendo soltanto energia elettrica da utilizzare per separare l idrogeno dall acqua ed estrarre l azoto dall aria: per produrre 1 kg di azoto ammoniacale occorrono soltanto 13,2 kwh, mentre per produrre 1 kg di azoto cianamidico occorrono 20 kwh e 4 kg di carbone. Alla fine del 1923 lo stabilimento di Nera A sinistra lo stabilimento all inizio degli anni trenta (Terni Società per l Industria e l Elettricità. Anonima. Sede in Roma. 1884-1934, Genova 1934). È evidente l ampliamento rispetto alla foto scattata tra il 1915 e il 1916, durante la costruzione della fabbrica da parte della Società Idroelettrica di Villeneuve.

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A sinistra: contadini al lavoro nei pressi della nuova fabbrica all inizio degli anni venti. Sopra: disegno pubblicitario che ipotizza la spedizione, verso i mercati di consumo, dei fertilizzanti chimici prodotti dallo stabilimento di Nera Montoro grazie alla progettata navigabilità del Nera (Italo Ciaurro, Lo sviluppo idroelettrico in Italia. Le grandi opere della Società Terni, in L Industria Umbro Sabina , II, 7, ottobre 1929, p. 229).

In basso a destra, il piano di carico del magazzino per fertilizzanti in cumuli , riconoscibile anche nel disegno sopra, all inizio degli anni quaranta (Terni Società per l Industria e l Elettricità, Relazione sull attività tecnicaamministrativa-assistenziale degli stabilimenti sociali..., Terni 1941) e oggi (foto Marco Santarelli, 2003).

Montoro è in grado di produrre circa 6 tonnellate al giorno di azoto, utilizzate per fabbricare solfato ammonico. Tramite la Ammonia Casale il sistema messo a punto viene esportato nel mondo: già nel 1924 vengono attivati stabilimenti ananaloghi in Giappone, Spagna, Svizzera e Stati Uniti d America. Nel 1925 lo stabilimento passa alla Società Terni. Questa, costretta da un accordo con la Montecatini, ne limita la potenzialità e avvia la produzione di nitrati. Superate le difficoltà indotte dalla seconda guerra mondiale, lo stabilimento non riesce a fronteggiare la continua riduzione dei prezzi di vendita dei fertilizzanti e la concorrenza delle fabbriche del Nord che possono usare gas naturale. Dopo la costituzione

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dell ENEL (1962) e lo scorporo del settore elettrico della Società Terni, nel 1964 passa alla Terni Industrie Chimiche (TIC) e dal 1965 può utilizzare il metano estratto a Vasto. Inizia quindi anche la produzione di urea, un fertilizzante poco costoso. Dal 1970 viene gestito dall ANIC, che nel 1977 mette in funzione un impianto per la produzione di policarbonati (dismesso nel 200). Anche in questo caso, nonostante i continui potenziamenti, ampliamenti e riconversioni e cambi societari (nel 1996 viene costituita la Nuova Terni Industrie Chimiche), diversi fabbricati hanno mantenuto il loro aspetto originario, soprattutto quelli realizzati dalla Società Terni. A partire dagli anni settanta del Novecento, l area industriale di Nera Montoro ha registrato un notevole sviluppo determinato dagli impianti produtti realizzati dall Alcantara (ex Iganto, 1975), dalla Fibres (1981-1997) e dalla Carbolux (1981; Macroform dal 2000).


Il villaggio di Nera Montoro Alla fine degli anni venti il continuo incremento dell attività produttiva dello Stabilimento di Nera Montoro pone alla Società Terni il problema della disponibilità di alloggi per la sempre più numerosa forza lavoro necessaria. Nel 1929 chiede al Comune di Narni l autorizzazione a trasformare gli uffici dell ex SPEA in abitazioni operaie e ad ampliare il refettorio e le scuole elementari di Nera Montoro per ospitarvi servizi sociali. Queste si rivelano subito soluzioni di ripiego e inducono già nel 1930 a costruire un vero e proprio villaggio operaio (nel 1911 era rimasto inattuato il progetto di villaggio operaio a Pentima e nel 1929 rimane sulla carta la trasformazione in villaggio dell oramai dismesso stabilimento di Collestatte). Il 14 agosto 1931 il villaggio di Nera Montoro, probabilmente progettato dagli architetti Fossati e Ginatta (di Genova), è ultimato: dispone di 14 costruzioni residenziali con 41 appartamenti (26 per operai e capiturno, 12 per capireparto e impiegati, 3 per dirigenti e capiservizio), nonché di 2 fabbricati per i servizi e 1 scuola (a cui poi si aggiungono la chiesa, il dopolavoro e la piscina). I fabbricati, dislocati in tre distinte zone, destinate alle abitazioni operaie, ai servizi e alle abitazioni per i dirigenti, sono tutti orientati in modo da assicurare locali salubri e bene illuminati; inoltre, ogni alloggio è indipendente, con ingresso autonomo, accessori e orto con lavatoio. Il villaggio di Nera Montoro (preso a modello dalla stessa Società Terni per il più impegnativo villaggio Balbo) mette così in pratica la filosofia delle imprese industriali durante il fascismo: procurare agli operai abitazioni confortevoli inserite in un contesto agricolo capace di fornire integrazioni di reddito e di tenerli lontani dalle città.

A sinistra: planimetria catastale (Archivio di Stato di Terni, Archivio Storico della Società Terni, primo versamento, b. 205, fasc. 1); in basso: il villaggio negli anni trenta (Terni Società per l Industria e l elettricità, Dopolavoro. Assistenza di fabbrica. Assistenza sanitaria, Terni 1937).

A destra il villaggio oggi (foto di Marco Santarelli, 2003).

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L uso delle acque Lo stabilimento dei Bagni di Recentino (sotto) nel 1875. Nel 1888 Giuseppe Chiodi, possidente, negoziante e impresario che si impegna in vario modo per favorire l industrializzazione, ottiene gratuitamente l area di proprietà del Comune in cambio del suo impegno a ricostruire l edificio per la balneazione . Il progetto non vedrà mai la luce, come molti altri di Chiodi, a causa delle sue difficoltà finanziarie. In alto a destra, la centrale idroelettrica di Nera Montoro negli anni venti e oggi (in basso a destra; foto di Marco Santarelli, 2003).

Anche a Narni lo sfruttamento delle acque per scopi produttivi, oltre che idropotabili e irrigui, ha origini antiche: molini da grano e da olio si trovano in diverse parti del territorio comunale ma soprattutto lungo il Nera, nel tratto tra il ponte d Augusto e Nera Montoro. A Stifone, in particolare, si sono concentrate le attività più numerose e varie, che utilizzavano l acqua per la produzione di forza motrice o più semplicemente nel processo produttivo; nel corso del tempo vi si sono insediati molini da grano, da olio e da potassa, una ferriera, una conceria, uno sfogo della calce e ben due centrali idroelettriche. Nei pressi, a Recentino, si registra un altro interessante uso delle acque, quello termale e curativo: per un breve periodo vi sorge anche uno stabilimento per l imbottigliamento. Come nel caso della vicina Terni, il salto di qualità nell uso delle acque è però rappresentato dal loro sfruttamento per la produzione di energia elettrica. La prima centrale idroelettrica di Narni, progettata nel 1891 da Aldo Netti, è però oggi sommersa dalle acque del Nera invasate dalla diga rea-

lizzata nella metà degli anni cinquanta dalla Società Valdarno per potenziare la centrale di Nera Montoro; della seconda, costruita sempre a Stifone e intitola proprio a Netti, rimangono più evidenti resti dopo la dismissione avvenuta nella metà degli anni venti. Nel 1916 viene infatti ultimata la centrale di Nera Montoro, progettata dalla Società Italiana dei Forni Elettrici già nel 1905, per alimentare gli stabilimenti di Narni Scalo, ma di fatto entrata dal 1910 nella disponibilità della Società Carburo. Quest ultima, d intesa con le principali banche italiane interessate al settore della distribuzione di energia elettrica, nel 1917 la cede alla neocostituita Società Elettrica dell Italia Centrale, che la utilizza per rifornire la rete della Società Volsinia e poi la cede alla Società Valdarno. Nel 1962 la centrale viene passata all ENEL, che all inizio degli anni novanta ultima una ristrutturazione impiantisca che porta alla demolizione di una parte della costruzione informata allo stile monumentale progettata nel 1929 dall architetto Alfredo Palazzesi.


Dalla SIFE alla Valnerina fino alla Carburo Il primo stabilimento sull area dell ex SPEA viene avviato nel 1908 dalla Società Industriale della Valnerina, costituita a Terni nel 1886 dall ingegnere belga Cassian Bon per eseguire lavorazioni metallurgie e gestire il servizio di illuminazione pubblica e privata della città. Nel 1903 inaugura la prima centrale di Cervara e nel 1906 la seconda. In base ad accordi stipulati tra il 1905 e il 1906 con la Società Italiana dei Forni Elettrici, la Società Industriale di Pont Saint Martin e le banche loro finanziatrici, la Valnerina si impegna a utilizzare l energia elettrica di Cervara produrre carburo in un nuovo stabilimento da costruire a Narni (in attesa della definizione della domanda di derivazione avanzata dalla Forni Elettrici per quella che sarà poi la centrale di Nera Montoro). L impresa Pallotta (di Terni) inizia i lavori di costruzione nel giugno 1906; l impianto viene inaugurato il 3 dicembre 1908 sotto la direzione dell ingegner Paoloni, che vi installa 9 forni monofase da 1.000 kW, capaci di una produzione annua di 8.000 tonnellate di carburo. Lo stabilimento entra in funzione pro-

La linea telefonica che nel 1909 collegava gli stabilimenti per la produzione di carburo di calcio (Collestatte, Papigno, Narni) con la centrale elettrica di Cervara, con le abitazioni dei direttori (Bartoli e Serafini), degli amministratori delegati della Società Carburo (Morani) e della Società Italiana dei Forni Elettrici (Imperatori), nonché con le abitazioni di alcuni azionisti di queste due imprese e della Società Valnerina testimonia quanto forte e diretto fosse il controllo sul processo produttivo.

prio quando una forte crisi di sovrapproduzione investe quel mercato e induce la Società Carburo a diversificare la sua attività iniziando la produzione di calciocianamide e la cessione alle società distributrici dell energia elettrica eccedente il fabbisogno delle sue fabbriche di Collestatte e Papigno, capaci da sole di soddisfare fino al 75% della domanda del mercato italiano. Nel 1911, divenuta operativa la fuzione tra la Valnerina e la Carburo, l impianto entra a far parte del patrimonio di quest ultima. Durante la prima guerra mondiale viene affittato alla Fabbrica Italiana di Carburi e Derivati, intenzionata ad avviarvi la produzione di ferroleghe, e poi convertito alla produzione di calciocianamide. Nel 1922 la Carburo confluisce nella Società Terni; quest ultima, nell ambito di un programma industriale di potenziamento e razionalizzazione degli impianti, concentra la produzione di carburo e calciocianamide a Papigno (che dispone di tutte le materie prime), nel 1929 chiude gli impianti di Collestatte e di Narni.


Il carburo di calcio e la calciocianamide 1 abitazione meccanico 2 magazziniere 3 uffici 4 scuderia 5 magazzino 6 spogliatoio operai 7 magazzino 8 officina meccanica 9 cabina di elettrica 10 sala trasformatori 11 sala forni 12 macinazione carburo 13 deposito calce 14 fossa per la calce 15 forni da calce 16 magazzino carbone 17 sala Claude 18 forni per la calciocianamide 19 magazzino infiammabili 20 macinazione calciocianamide 21 carbonili

Il carburo di calcio è un prodotto chimico che dall ultimo decennio dell Ottocento si impone all attenzione degli industriali per la facilità e la convenienza con cui può essere impiegato per l illuminazione (pubblica e privata). Per la sua preparazione occorre infatti soltanto calce (ottenuta dalla cottura del calcare in apposite fornaci), carbone ed energia elettrica: utilizzando un forno elettrico per portare una miscela di calce e carbone a una temperatura di circa 2.000 °C, la calce fonde e viene ridotta dal carbone, liberando il calcio che si combina con il carbonio a formare, appunto, il carburo di calcio. Questo, messo a contatto con l acqua mediante appositi apparecchi, anche portatili, libera acetilene, un gas la cui fiamma ha un potere rischiarante superiore a quello del gas da illuminazione. In Italia la prima fabbrica per la produzione del carburo di calcio su scala industriale viene costruita nel 1896 a Collestatte Piano dalla Società Carburo.

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Oltre a quella del petrolio e del gas, il carburo deve sostenere la concorrenza di un altro sistema che viene messo a punto nello stesso periodo: l energia elettrica. Questa si imporrà ben presto per la sua economicità e praticità d uso, soprattutto dopo la messa a punto del trasporto a grande distanza. Dopo la prima guerra mondiale lo stabilimento dell ex SPEA viene riconvertito alla produzione di calciocianamide, un concime azotato la cui produzione viene messa a punto agli inizi del Novecento dagli scienziati tedeschi Frank e Caro. Ancora una volta la Società Carburo assume un ruolo pioneristico, promuovendo, nel 1905, la costituzione della Società Generale per la Cianamide, per gestire i brevetti mondiali per la produzione e il commercio della calciocianamide. La fabbricazione di questo concime non modifica sostanzialmente il processo produttivo messo a punto per il carburo di calcio: quello non destinato alla vendita viene polverizzato e quindi posto all interno di forni di azotazione, recipienti, ermeticamente chiusi dove viene fatto reagire con un atmosfera di azoto alla temperatura di circa 1.000 °C assicurata da una resistenza elettrica. Dopo alcune ore si crea un blocco, la calciocianamide, appunto, contenente circa il 20% di azoto. Il blocco può essere estratto dal forno mediante un carroponte per essere poi triturato e polverizzato mediante appositi molini. L azoto necessario viene prodotto da macchine Claude che liquefano l aria e la distillazione per separare l ossigeno dall azoto. Come il carburo di calcio, anche la calciocianamide subirà ben presto la concorrenza di un nuovo prodotto, l ammonicaca sintetica, che consente di avere a minor costo concimi a maggiore contenuto di azoto (cioè con più alto potere fertilizzante).


La SPEA Dopo dieci anni di inattività, lo stabilimento viene rilevato dalla Società Prodotti Esplodenti Autarchici (SPEA), che lo riconverte alla produzione di pentrite, per il caricamento di proiettili, torpedini e bombe per la Marina Militare. La SPEA viene costituita a Milano il 19 ottobre 1939 dalla Società Terni, dalla Società Anonima Acetati e Derivati e dalla Società Italiana Prodotti Esplodenti. In seguito a quella riconversione, e a un ampliamento operato nel corso del 1942, lo stabilimento raggiunge l attuale superficie, ma le commesse si mantengono sempre inferiori alle sue capacità produttive. L occupazione cresce in maniera significativa tanto che la SPEA si pone il problema di trovare un adeguato alloggio alle sue maestranze: nel 1941 progetta la costruizione di quattro baracche, da 50 posti ciascuna ( del tipo smontabile, estetiche e confortevoli ). Forse non soddisfatta dalla qualità di quella soluzione, nel 1942 chiede all Istituto Autonomo per le Case Popolari (di Roma) di progettare un villaggio operaio capace di ospitare più di 1.000 persone e dotato dei necessari servizi, sul modello di quelli realizzati a Nera Montoro e a Terni dalla Società Terni. Il gruppo di progettazione, formato da Giorgio Calza-Bini, Mario De Renzi e

Luigi Piccinato, delinea un piano urbanistico moderno: 26 fabbricati di diverse dimensioni sarebbero dovuti sorgere in un ampio spazio verde posto lungo la strada per Capitone e dotato di un efficace viabilità interna, di spazi attrezzati per attività sportive e culturali, di negozi e luoghi di incontro. Purtroppo gli eventi bellici bloccarono la realizzazione del villaggio. Nel 1943, le truppe tedesche in ritirata asportano una parte significativa dei macchinari (poi rispediti a Narni nel 1952). Lo stabilimento cessa così la sua attività produttiva e viene utilizzato dalla Marina Militare come deposito e per apprestamenti. Nel 1946 la SPEA vede respinto un suo progetto di riconversione a produzioni di pace elaborato nell intento di mantenere l occupazione; nel 1962 viene quindi sciolta (dopo aver recuperato solo in parte i crediti vantati nei confronti dell amministrazione militare). Nel 1957 la Marina Militare riconverte il complesso della SPEA alla produzione di T4, che però non viene mai avviata (anzi, nel 1985 tutti i macchinari vengono alienati). Nel 1979 iniziano le pratiche per la sdemanializzazione dell area, bonificata nel 1990.

La festa di santa Barbara, protettrice dei minatori e degli addetti agli esplosivi. La messa viene officiata davanti al fabbricato inizialmente costruito per ospitare la macinazione della calciocianamide e poi destinato negli anni cinquanta a deposito di metanolo (coll. Leo Emiri, Fondo Giovanni Posati).

Pianta del lotto previsto per il villaggio operaio dell ex SPEA, disposizione delle quattro baracche lungo la strada per Capitone, prospetto, pianta e la sezione di una baracca (Archivio della Commissione Edilizia del Comune di Narni. b. 1941, fasc. 11/4/41 , n. 44).

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La produzione del T4 Sebbene la pentrite potesse essere fabbricata con metodi più semplici e con maggior rendimento, nella metà degli anni cinquanta lo stabilimento della SPEA viene riconvertito alla produzione di T4, un esplosivo più potente (noto anche con il nome di Esogeno ). Il ciclo di produzione messo a punto a Narni, ma mai attivato (addirittura all inizio degli anni ottanta sono stati alienati i macchinari), prevedeva quattro fasi di lavorazione: 1) conversione del metanolo in formaldeide (mediante un processo misto, cioè accoppiando deidrogenazione e ossidazione); 2) trasformazione della formaldeide in esametilentetrammina (o urotropina); 3) nitrazione dell esametilentetrammina, mediante il processo K , affinché tutta la formaldeide proveniente dall urotropina sia trasformata in T4; 4) recupero dell eccesso dell acido nitrico (molto costoso), mediante distillazione dalle acque madri . A supporto dei vari reparti direttamente impegnati nelle complesse e numerose fasi del processo produttivo (riprodotti all oggi in questa pagina e nelle due seguenti; foto di Marco Santarelli, 2003), lo stabilimento disponeva, oltre che di una portineria (contraddistinta con il numero 17 nella pianta qui a lato), di uffici e foresteria (18), ufficio tecnico (19), magazzino (20), spogliatoi,

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mensa, laboratorio chimico, pronto soccorso (21), officine (22), cabina elettrica (23), centrale termica (24), pompe per sollevamento acque (25), serbatoi (26-27), pesa a bilico (28), magazzino lubrificanti, abitazioni di servizio (29), casa del custode (30), villino del direttore (31), officina meccanica (32) e laboratorio chimico (33). Le linee che nella pianta qui a lato entrano ed escono dai vari fabbricati, a partire dall ingresso, per arrivare all area prevista per la spedizione dell esplosivo, indicano il percorso messo a punto per le materie prime necessarie alla produzione del T4:


I fabbricati utilizzati per la produzione del T4

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I fabbricati del processo produttivo del T4

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(le foto di queste due pagine sono di Marco Santarelli, 2003).

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La SPEA oggi

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Qui a sinistra uno dei reparti in cui si conservano, alle pareti e sulle colonne, disegni a carboncino, recanti date comprese tra il 1943 e il 1946. Fonti orali li attribuiscono a prigionieri di guerra russi, angloamericani e della Repubblica Sociale Italiana.

(le foto di queste due pagine sono di Marco Santarelli, 2003).

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Il Piano Regolatore Generale e i progetti sull area dell ex SPEA Sull area ex SPEA sono stati presentati progetti di recupero e riutilizzo da parte dell architetto Moreno Ciavatti (Centro per la produzione cinematografica) e da parte della direzione di Mirabilandia (archittetto Sandro Di Mattia, ingegnere Mauro Fabbri).

L intervento nell area ex SPEA può essere diviso in tre parti: recupero dei manufatti esistenti, valorizzazione dell'area inedificata, interventi ai margini. Il primo intervento interessa l area posta in adiacenza agli stabilimenti industriali di Narni Scalo ed occupata dalla porzione più consistente di capannoni e manufatti di-smessi. Il progetto di recupero prevede la creazione di un Centro per la produzione cinematografica. Il programma prevede il recupero degli edifici esistenti. In collegamento ai programmi che interessano il settore cinematografico, ma non necessariamente legati a questo per quanto riguarda i rapporti con il pubblico, è

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previsto l inserimento all esterno ed ai limiti dell'area di una multisala per lo spettacolo, oppure di un palazzetto per lo sport. Il secondo intervento interessa la porzione dell ex SPEA di maggiore estensione e pregio ambientale, parallela alla ferrovia fino ad includere il percorso delle casematte nella quale si prevede la realizzazione di servizi per l università all interno di un parco naturalistico ambientale. Su parte dell area, meno interessata allo stato attuale dalla vegetazione, è prevista l ubicazione di attrezzature per lo sport e per il divertimento (parco tematico) ad esempio un campo da golf inizialmente a nove buche che possa nel tempo estendersi lungo il fiume per raggiungere le 18 buche. Il recupero, infine, delle aree esterne alla SPEA investe anche i margini dell area: verso Narni Scalo, in primo luogo, si prevede un collegamento pedonale che utilizzi l attuale sovrappasso viabilistico: nelle ipotesi del nuovo Piano Regolatore esso sarà declassato per non caricare di traffico in modi eccessivi la via Tuderte. Il programma funzionale non deve essere inteso come rigido ed univoco, ma piuttosto come aperto a soluzioni anche diverse che nel tempo dovessero maturare e presentarsi come nuove occasioni. Ciò che è più importante è stabilire quale sarà il carattere dell area e dei suoi spazi: in questo senso il progetto propone la realizzazione di un parco chiaramente contemporaneo, che pur rispettando le preesistenze ambientali, si proponga come uno spazio adeguato ai caratteri della società contemporanea ed alle sue pratiche (fonte: ing. Bernardo Sechi, arch. Paola Viganò, Narni: il nuovo Piano Regolatore, Norme tecniche di attuazione, Parte strutturale 83, Art. 6.1.2.2 PN 1.2 Area ex SPEA, Obiettivo).


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