Il racconto impietoso di un prigioniero polacco — tra i primi ad arrivare ad Auschwitz e l’ultimo ad abbandonarlo — dei suoi cinque anni trascorsi in un campo di concentramento nazista. Il duro lavoro, la fame, le malattie, il congelamento, i pidocchi, le percosse, le selezioni, le gasazioni, le fucilazioni. Una lettura tanto tagliente e senza risparmi che si può quasi sentire il sapore di quello che mangiavano, l’afrore nauseante dei corpi bruciati e di quelli in decomposizione accatastati davanti ai blocchi, le grida di coloro che venivano ingannati nelle camere a gas. Kielar non omette nessun dettaglio, fino a quando le truppe americane arrivano a liberare quelle ombre superstiti dalle rovine dei campi. Kirkus Reviews