Sud

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Per organizzare un lavoro congiunto di tipo scientifico e geografico, datemi Scott; per un viaggio d’inverno, Wilson; per una capatina al Polo e nient’altro, Amundsen; ma se mi trovo in un dannato buco e voglio uscirne, datemi Shackleton tutte le volte. Apsley Cherry-GArrArd Il PeggIor vIAggIo del mondo (prefazione)


ernest shackleton | sud | IsBN 978-88-95288-30-7 I edizione Novembre 2011 | Trad. Isabella pellegrini pagg. 368 | 14 x 21 cm | 17,00 euro | plancton 3 | Classici dell’avventura


plANCToN 3

sir ernest shackleton, spedizione Nimrod, 1908



esp lorAzIoNI / vIAGGI

l’endurance nella morsa del ghiaccio (foto di F. hurley)

ClAssICI

d e l l’ Av v e N T u r A


la prima edizione del libro, del 1920, edizione heinemann


SIR ERNEST SHACKLETON

SUD

lA sTorIA dell’ulTIMA spedIzIoNe dI shACKleToN 1914–1917

Introduzione di HUGH ROBERT MILL amico e primo biografo di shackleton con 10 cartine e 103 illustrazioni

Il volume contiene le immagini storiche scattate dal fotografo di bordo Frank Hurley, i disegni comparsi originariamente nella prima edizione americana del libro del 1920, in più nuove foto del viaggio dell’endurance, del Shackleton privato, e alcune relative all’avventura della nave Aurora.


Titolo originale dell’opera: South. The story of Shackleton’s last expedition 1914-1917 Il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 1920, negli usa. Traduzione dall’inglese di IsABellA pelleGrINI, dall’originale dell’edizione The MACMIllAN CoMpANy, New york, 1920, custodita alla Cornell university library. l’introduzione è tratta dal libro The life of ernest Shackleton di hugh robert Mill, pubblicata da WIllIAM heINeMANN lTd, londra, 1923, custodita alla university of Toronto. si tratta della prima biografia scritta su shackleton, ancora oggi ritenuta la più completa e autorevole. la traduzione dall’inglese è a cura di rosA GIovANNA orrI. le fotografie sono state tratte dalla collezione di immagini di Frank hurley, custodite e digitalizzate dalla National library of Australia; dal libro The life of ernest Shackleton di hugh robert Mill; dall’edizione heinemann del 1923; dal libro The Heart of the Antarctic, Being the Story of the British Antarctic expedition 1907-1909 by ernest Shackleton C.v.o., heinemann, londra, 1909; dalla collezione della state library of New south Wales, sydney, Australia. I disegni sono stati adattati all’italiano dagli originali pubblicati nell’edizione MacMillan del 1920. le cartine sono state estratte dalle stesse fonti sopracitate. Alcune provengono da adattamenti grafici eseguiti su fonti libere, su cui comunque l’editore resta a disposizione di eventuali richiedenti diritti. © 2011 GINGKo edIzIoNI Molinella, Bologna. I edIzIoNe Novembre 2011 Collana PlAnCTon IsBN 978-88-95288-30-7 progetto grafico di copertina: © 2011 ATAlANTe elaborazione grafica di ernest shackleton, 1908, spedizione Nimrod. Foto di James Murray, tratta da ‘‘The heart of the Antartic’’ di ernest shackleton, ediz. William heinemann, 1911, p. 288.

GINGKo edIzIoNI via luigi pirandello n° 29 40062 san pietro Capofiume, Molinella, Bologna Tel. 051.6908300 | Fax: 051.4598447 www.gingkoedizioni.it | www.fuggicalipso.net


INDICE

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Introduzione di huGh roBerT MIll

35 51 67 89 116 139 154 158 168 205 241 251 263 279 299 311 336 361 364

prefazione I Nel Mare di Weddell II Nuove terre III I mesi invernali Iv la perdita dell’endurance v ocean Camp vI la marcia intermedia vII patience Camp vIII la fuga dai ghiacci IX Il viaggio per mare X da un capo all’altro della Georgia del sud XI Il salvataggio XII l’isola dell’elefante XIII la squadra del Mare di ross XIv l’inverno nel canale di McMurdo Xv Il collocamento dei depositi XvI l’Aurora alla deriva XvII Gli ultimi soccorsi XvIII la fase finale



INTRODUZIONE

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di HUgH roBerT mIll

oiché entrambi i poli erano ormai stati raggiunti, uno dei grandi incentivi all’esplorazione geografica si era da tempo affievolito, ciononostante Shackleton aveva rimuginato per anni attorno al suo progetto di attraversamento del continente antartico da mare a mare, e sapeva che si sarebbe trattato di un’avventura abbastanza grande da mettere alla prova tutte le sue forze. Sapeva anche che dopo anni di delusioni trascorsi nel mondo degli affari, dove ogni sua impresa era fallita cagionandogli solo preoccupazioni e frustrazioni, egli doveva assolutamente liberare la sua anima tornando ai vecchi ideali. Il suo amico, il dottor Bruce,* non era riuscito ad ottenere degli appoggi per il suo piano di attraversamento dell’Antartide dal Mare di Weddell al Mare di Ross. Benché considerasse fondamentale per realizzare l’impresa promuoverla presso il pubblico, aveva fallito nella raccolta di fondi necessari per realizzarla, e questo durante i sei lunghi anni precedenti trascorsi ad illustrare il progetto. Tuttavia, con la generosità e l’energia con cui aveva speso il suo impegno a favore della causa, finì col offrire una grande opportunità di successo al sogno di Shackleton. E, del resto, bisogna dire che il dottore si profuse nel sostenere l’amico anche per via del fatto che aveva un diretto rivale in politica estera. Il dottor Konig, infatti, forte del sostegno della Vienna Geographical Society, nonché grazie all’assistenza del tenente Filchner, aveva proposto piani per una spedizione oceanografica ed esplorativa nella Georgia del Sud e nel Mare di Weddell, sotto la bandiera austro-ungarica. Né Bruce né Shackleton sopportavano l’idea di lasciare campo libero a uno straniero, e così Shackleton sfruttò proprio la paura della rivalità straniera per stimolare l’interesse verso la sua spedizione. * WIllIAM SPEIRS BRucE (1867-1921), scozzese, fu un naturalista, uno scienziato

polare e un oceanografo. Organizzò e guidò la Scottish National Antarctic Expedition (1902-1904) alle Isole Orcadi del Sud e nel Mare di Weddell, grazie alla quale fu instituita la prima stazione meteorologica permanente in Antartide. Il suo progetto di una marcia transcontinentale attraverso il Polo Sud, invece, non fu mai realizzato per mancanza di sostegno pubblico e finanziamenti. (N.d.T.) 11


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Il weekend sul Broads in compagnia di Frank Wild nell’estate del 1913 gli mostrò che il suo secondo in comando era pronto ad unirsi a lui nel momento dell’annuncio della partenza, e così Shackleton da quel momento in poi cominciò a profondere tutto se stesso nei preparativi per una nuova spedizione. cautamente gli amici cercarono di dissuaderlo. Sottolinearono che le iniziative polari intraprese da uomini che avevano pur guidato spedizioni di successo erano finite tutte in fallimento, a volte in un disastro. lo misero in guardia, come avevano messo in guardia Filchner, sulla follia di trasportare e di portarsi dietro delle attrezzature sofisticate per un viaggio via terra nel Mare di Weddell, dove nessun approdo sicuro era mai stato visto, e dove non c’erano due navigatori che avevano trovato condizioni simili di ghiaccio. Gli consigliarono, inoltre, che una spedizione preliminare finalizzata all’esplorazione della costa, via mare, sarebbe stata una cosa saggia. Si sarebbe potuti scendere a terra in una spedizione successiva, tenendo conto dei risultati raccolti. Ma era troppo tardi. Shackleton aveva preso la sua decisione e qualunque timore geografico gli si poteva prospettare come fonte di estremo rischio, su un solo punto si mostrava incrollabile: se un uomo poteva portare a termine una simile spedizione, lui, Shackleton, era l’uomo che poteva farlo. Non aveva dubbi su ciò che avrebbe dovuto fare. Il futuro lo aveva afferrato, e alla fine la sua fiducia e il suo entusiasmo avevano impressionato così profondamente un uomo ricco che i fondi erano già pronti, anche se non ancora trasferiti e disponibili in banca. Per la verità, si trattava solo di una promessa di sponsorizzazione, da parte di questo mecenate che si diceva uno Spiritualista e regolava la sua vita sulla base delle rivelazioni che gli comunicava un medium. Il fatto era che questo medium di mese in mese consigliava di aspettare per ‘vedere la luce’. Shackleton, intanto, affittò un ufficio al numero 4 di New Burlington Street e cominciò a fare molti passi importanti verso la definizione e il completamento dei piani relativi alla Spedizione imperiale transantartica. Durante l’estate e l’autunno i suoi impegni d’affari furono organizzati in modo tale da non interferire con il lavoro molto più allettante della spedizione. una grossa somma derivante da una delle sue imprese era lì lì per cadergli dritta in tasca, e siccome la casa a Putney Heath era troppo lontana dal fulcro dell’attività organizzativa, Shackleton decise di prendere in affitto una nuova abitazione, in Vicarage Gate, Kensington, fiducioso che alla lunga la differenza di denaro in più che pagava per la nuova sistemazione sarebbe stata più che compensata dalla riduzione delle tariffe per gli spostamenti in taxi. 12


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Il primo annuncio pubblico della spedizione fu fatto in una lettera al Times, il 29 dicembre 1913, nella quale si affermava che la generosità di un amico aveva reso possibile la missione. l’effetto immediato di quella notizia fu l’offerta dei propri servigi da parte di quasi cinquemila persone, di cui solo cinquanta alla fine sarebbero state scelte. Poco dopo un amico curioso notò nell’ufficio di Shackleton tre grandi cassetti etichettati rispettivamente ‘‘Fuori di testa’’, ‘‘Senza speranza’’e ‘‘Possibile’’, dentro cui erano state classificate le lettere. Tuttavia, agli inizi del 1914, quando il ritorno della Australasian Antarctic Expedition al comando del dottor Mawson* risvegliò l’interesse dell’opinione pubblica per le regioni del Sud, Shackleton si ritrovò impegnato con gli accordi che aveva ormai sottoscritto senza però disporre dei quattrini necessari per onorarli, non potendo così più andare avanti con i preparativi del suo viaggio. Era successo che l’amico generoso che avrebbe dovuto finanziarlo, infatti, aveva scoperto che il suo ‘consigliere spirituale’ non approvava affatto il suo sostegno economico all’impresa. * la AuSTRAlASIAN ANTARcTIc ExPEDITION esplorò una grande parte della costa dell’Antartide tra il 1911 e il 1914. Fece dettagliate descrizioni degli aspetti geologici e biologici e definì in modo più preciso il polo sud magnetico. Partita dal sud dell’Australia a bordo della nave ‘‘Aurora’’, che in seguito fu impiegata anche nella spedizione di Shackleton, la spedizione fu condotta dal geologo Douglas Mawson. Godette del sostegno e fu finanziata fortemente dall’Associazione Australiana per l’Avanzamento della Scienza. usufruì anche di fondi ricavati da una sottoscrizione pubblica e da altre donazioni aggiuntive. Gli uomini stabilirono il loro campo base a capo Denison, nella Baia del commonwealth (le baracche-rifugio sono ancora oggi in piedi e sono gestite come un sito storico), ed effettuarono non solo viaggi costieri ma anche interni a bordo di slitte. Proprio a causa di uno di questi viaggi la spedizione diventò tristemente famosa. Registrò infatti una delle storie più strazianti di sopravvivenza di tutti i tempi. Dei tre uomini, Mawson, Mertz e Ninnis, che erano partiti, solo Mawson fece ritorno al campo. Ninnis fu inghiottito da un crepaccio, insieme a una squadra di sei cani e alla slitta che conteneva la maggior parte delle provviste. I due sopravvissuti iniziarono un incredibile viaggio di ritorno, durante il quale furono costretti a mangiare i cani rimanenti, ma Mertz morì a causa di un’intossicazione alimentare e Mawson, anche lui, ad un certo punto, precipitò in un crepaccio riuscendo miracolosamente a salvarsi perché la sua slitta rimase impigliata. Arrivato a capo Denison poco dopo che l’‘‘Aurora’’ aveva lasciato la baia, insieme ad altri cinque uomini che erano rimasti volontari per cercare gli scomparsi, fu costretto a trascorrere un secondo inverno nella capanna. Documentò tutto questo nel suo libro Home of the Blizzard. (N.d.T.) 13


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A quel punto Shackleton avrebbe desiderato volentieri che qualcuno gli insufflasse una o due idee notevoli con cui trovare il denaro che gli mancava, oppure poter fornire solide garanzie che gli consentissero di procedere tranquillamente come nel caso del viaggio del Nimrod. la realtà però era che poteva far affidamento solo su due grandi somme, non sufficienti, e sulla fede incrollabile nelle sue convinzioni, e così alla fine i rimborsi gli furono richiesti e lui si trovò nella condizione inderogabile di coprirli. la situazione in cui si venne a trovare, insomma, era estremamente seria. Doveva racimolare 50.000 sterline in poche settimane, oppure riconoscere il fallimento della sua spedizione. Il piano della spedizione era in sintesi questo. Shackleton, con un piccolo gruppo, doveva approdare nel sud della Terra di luitpold, nel Mare di Weddell, e marciare verso il Polo Sud, continuando da lì verso il ghiacciaio di Beardmore e fino al Mare di Ross, dove la seconda nave della spedizione sarebbe rimasta in attesa di riportarlo a casa. l’itinerario proposto è mostrato nella mappa.

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Erano state assicurate due navi. l’Aurora della spedizione di Mawson, che si credeva fosse in buone condizioni per tenere il mare, e sarebbe stata disponibile in Australia per la partenza verso il Mare di Ross (eliminando così la spesa del viaggio di quasi ventimila chilometri dall’Inghilterra), e poi la nave per giungere al Mare di Weddell, che era stata trovata in Norvegia, dove era stata costruita pochi anni prima per le esplorazioni polari. Disponeva di alloggi per una decina di passeggeri e di attrezzature speciali per la ricerca scientifica. Era costata 14.000 sterline, si chiamava Polaris e misurava dimensioni intermedie tra il Nimrod e l’Aurora. Si decise che doveva essere rinominata Endurance, ‘‘Resistenza’’, in riferimento al motto della famiglia di Sir Ernest ‘‘con la resistenza si vince’’.

l’Aurora

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un centinaio di grandi cani da slitta canadesi erano stati selezionati nel selvaggio nord del canada, e una slitta con un moderno motore a propulsione simile a quello di un aereo era stato progettata, così come nuove tende più spaziose e più facili da alzare rispetto ai vecchi modelli, ancora razioni nuove e una serie di altri miglioramenti in dotazione. con tutti questi impegni finanziari e la crescente insistenza da parte del dottor Konig, secondo il quale il Mare di Weddell doveva essere riservato come lago austriaco per la prossima estate antartica, la posizione di Shackleton era diventata molto difficile. Era stanco, con mesi di intenso lavoro alle spalle, tormentato dalla malattia della sua bambina, e addolorato per la morte del fratello favorito di sua moglie, con il quale aveva trascorso tanti tranquilli e felici weekend a Hinton charterhouse nei giorni della grande popolarità. Ma si sollevò dalle difficoltà.

sir ernest shackleton, 40 anni, con la figlia più giovane, di 3 anni

In un brevissimo lasso di tempo diede alle stampe un elegante prospetto della proposta di spedizione, sotto forma di un grande pamphlet in cui, tra l’altro, era leggibile un dettagliato elenco di diverse centinaia di persone fa16


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coltose e sensibili alle grandi imprese, finalizzate non al mero profitto ma alla gloria e all’onore della patria. Il risultato fu soddisfacente. Shackleton scrisse una nota personalizzata per ciascun destinatario dell’opuscolo, chiedendo una sottoscrizione di cinquanta sterline a fondo perduto, e chiedendo anche un incontro per spiegare i suoi progetti ulteriormente. In questo modo ottenne una quantità sufficiente di denaro che consentì alla spedizione di andare avanti, e cosa non meno importante si guadagnò molti nuovi amici in grado di capire e condividere i suoi ideali e le sue ambizioni, i quali stimarono la sua amicizia a lungo, anche dopo l’audace avventura che sarebbe finita nel nulla. Robert Donald, per esempio, allora direttore del Daily Chronicle, lo sostenne con consigli e gli mise a disposizione entrature che erano del massimo livello. Il grande produttore di juta a Dundee, Sir James caird, la cui austera semplicità di vita non avrebbe certo incoraggiato un visitatore ad aspettarsi molto in termini di assistenza morale, chiese un colloquio con Sir Ernest e lo interrogò molto in dettaglio sul progetto della spedizione, non solo sui suoi piani di viaggio, ma anche sulla modalità di finanziamento, dichiarando che non avrebbe offerto alcun aiuto se la spedizione non fosse iniziata scevra da qualunque debito. Shackleton gli disse che il suo libro e le future conferenze che avrebbe tenuto per il mondo sarebbero stati impegnati a garanzia per gli anticipi concessi da alcuni garanti, e allora Sir James gli disse molto tranquillamente e con grande partecipazione: « crede, Sir Ernest, che quei signori le rilascerebbero tali obbligazioni se fosse in grado di dire loro che c’è un uomo in Scozia che troverà le rimanenti 24.000 sterline a questa condizione? ». Shackleton quasi cadde dalla sedia per lo shock della sorpresa, perché si trattava di mettere fine a tutte le sue ansie, in un colpo solo. Si impegnò a che la condizione fosse soddisfatta, e se ne andò da Dundee non come un candidato respinto questa volta, ma come un esploratore libero. Quando la promessa fu mantenuta, all’assegno era acclusa la seguente lettera: Caro Sir Ernest Shackleton, la spiegazione, il motivo che lei mi ha dato del suo piano di andare da mare a mare, è così interessante che ho il piacere di offrirle il mio assegno di 24.000 sterline senza condizioni, nella speranza che altri possano porgerle i loro doni per questo viaggio imperiale anch’essi liberi da ogni condizione. Sinceramente vostro, James Caird. Miss Janet Stancomb-Wills (ora Dame Janet Stancomb-Wills, D.B.E.)

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contribuì anche lei generosamente al finanziamento della spedizione e mostrò un profondo interesse personale per le sue sorti. Shackleton fu sempre suscettibile di simpatia e comprensione da parte delle donne, e nei giorni difficili prima di lasciare l’Inghilterra per imbarcarsi sulla Endurance, lui e lady Shackleton furono spesso ospiti di Miss Stancomb-Wills, la cui gentilezza verso la famiglia dell’esploratore non si affievolì mai nemmeno durante il lungo periodo di incertezza e di ansia che seguì. Miss Elizabeth Dawson lambton, che aveva aiutato la Discovery e il Nimrod, non fu meno interessata alla Endurance, e mai vacillò nella sua fiducia verso il suo capitano. Poiché gli aspetti finanziari dei preparativi non devono rimanere senza registrazione, c’è da annotare che il Governo diede un contributo di 10.000 sterline e la Royal Geographical Society, seppure le sue risorse erano state già quasi prosciugate a causa di donazioni di grandi entità ad altre spedizioni, e anche dal trasloco in una nuova sede, testimoniò la sua buona volontà con una sovvenzione di 1.000 sterline. Nel mese di maggio Shackleton trascorse alcune settimane in Norvegia con una mezza dozzina dei suoi uomini, campeggiando su un ghiacciaio a Finse, vicino Bergen, per testare il nuovo modello di tende e le nuove slitte a motore. Sfortunatamente, anche se il ghiaccio e la neve erano presenti in grande quantità, e le difficoltà potevano essere paragonate a quelle polari, ci fu la complicazione di forti precipitazioni che sono sconosciute nelle regioni antartiche, e rispetto alle quali la marcia non era preparata a far fronte. una volta di ritorno a casa, il lavoro di equipaggiamento si svolse a ritmo sostenuto. Il personale della spedizione fu definito al completo all’inizio dell’estate. Il capitano Aeneas Mackintosh sarebbe stato al comando della Aurora e sarebbe stato in testa fino a raggiungere il Mare di Ross, con il compito di tracciare una linea di depositi verso il ghiacciaio di Beardmore che avrebbe assistito la marcia transcontinentale, per poi passare l’inverno nel canale di McMurdo, mantenendo lì l’Aurora nei quartieri d’inverno. l’Endurance invece trovò un navigatore esperto con l’esperienza del ghiaccio di Terranova, il capitano Frank A.Worsley, la cui personalità allegra e il vivace sprezzo del pericolo facevano di lui una persona propriamente adatta al suo compito. Parecchi ufficiali dell’esercito che erano stanchi della inazione sorda della loro professione, e ansiosi di vedere il pericolo e l’eccitazione, si assicurarono il proprio posto nella spedizione. Wild, naturalmente, era al suo posto, e altri due veterani della Discovery, crean e cheetham (quest’ultimo era stato uno degli ufficiali del Nimrod), entrarono come secondo e terzo ufficiale. la maggior parte degli altri erano 18


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nuovi dell’Antartide, ma tutti furono comunque ingaggiati sulla base di ottime referenze e soprattutto per la manifesta passione per l’avventura che era la qualità fondamentale e indispensabile, nonché il primo requisito, per ogni membro della spedizione. Tutto quindi finalmente cominciava ad andare bene, e Shackleton andava qua e là attraverso il paese offrendo conferenze e tenendo pubbliche letture per mantenere alto l’interesse pubblico, e di tanto in tanto per aiutare un ente di beneficenza. Fu nominato presidente della Browning Settlement a Walworth, dove assicurò all’assemblea che l’ottimismo allegro di Browning era sempre stato per lui fonte di ispirazione e sostegno, promettendo di dare il nome del poeta a una montagna, se gli fosse capitato di scoprire nuovi picchi nella futura spedizione. A Glasgow, a giugno, ricevette la laurea honoris causa di dottore in legge presso l’università, e durante una cena nel corso della serata fu chiamato a rispondere alle domande dei nuovi laureati. Per quella giornata era prevista una conferenza commemorativa su lord lister, e Shackleton riferì che il Monte lister è stata la più alta vetta finora trovata sul continente antartico, e che il grande chirurgo aveva apprezzato l’onore di mettere il suo nome così in alto in quel clima assolutamente privo di germi. lord Rosebery, che seguiva la celebrazione, contestò l’affermazione secondo cui non vi fosse alcun germe nella pura aria antartica, al contrario, spiegò che lui era convinto che un’analisi accurata avrebbe senz’altro portato alla scoperta di un germe, un’infezione che aveva costretto Sir Ernest a compiere atti eroici e a condurre una vita piacevole nelle tenebre e nella società dei pinguini. Non poteva, infatti, non pensare che non vi fosse almeno un bacillo, e dei più virulenti, vista l’ostinazione di un uomo nel voler ritornare ad affrontare condizioni di vita così difficili per la seconda volta. A proposito di questo, la supervisione della gestione della spedizione era stata affidata alle cure di uno studio di eminenti avvocati, e il signor Alfred Hutchison, uno dei soci, si gettò anima e cuore nel lavoro, ed è rimasto un amico fidato e disponibile di Sir Ernest fino alla fine. l’Endurance raggiunse il Tamigi a giugno, e le provviste furono caricate a bordo. I cento cani canadesi furono ricoverati in un rifugio rurale vicino per farli riprendere dal loro lungo viaggio, e Shackleton stava diventando nel frattempo l’ultimo componente della sua stessa squadra scientifica, elettrizzando i giovani studenti dell’università che si recavano da lui per la rapidità con cui egli giudicava la loro idoneità, e la velocità con cui permetteva a quei giovani di adoperare le apparecchiature scientifiche 19


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necessarie per raccogliere dati utili ai loro rispettivi dipartimenti. In verità, dobbiamo ammetterlo, poche spedizioni come quella di Shackleton hanno avanzato così ampiamente sul terreno di diverse branche della scienza. Egli stesso aveva poca simpatia per il metodo scientifico, e quindi non avrebbe mai potuto comprendere la necessità di una lunga preparazione per la ricerca nelle nuove condizioni. Però, dato che era stato stabilito che la sua spedizione sarebbe stata una spedizione scientifica di alto livello, selezionò gli uomini migliori allo scopo, giovani, pieni di ambizioni e determinazione, e lasciò loro una mano abbastanza libera per fare il loro meglio. Il metodo fu un po’ come insegnare a un cucciolo a nuotare gettandolo in acqua, e in un primo momento, in effetti, tolse il respiro dei giovani universitari che erano stati abituati ad avere i loro modi preparati e sorvegliati da una provvidenza professorale. Ma più tardi risposero positivamente al metodo, e non furono secondi ai veterani della Discovery e del Nimrod nella devozione al ‘‘capo’’. Il lavoro di preparazione fu intensificato mano a mano che si avvicinava la data fissata per issare la vela. Era stato stabilito che l’Endurance doveva lasciare il Tamigi in tempo per essere a cowes nel corso della Regata settimanale per un controllo finale e per avere commiato dal re, così come suo padre aveva ispezionato e ordinato addio alla Discovery e al Nimrod. una buona parte delle attrezzature doveva ancora essere consegnata dalla Norvegia, e diverse centinaia di sterline di apparati scientifici non erano ancora giunte da Berlino e Parigi, ma la parte più consistente delle scorte alimentari era sistemata sul molo a lato, o già allocata a bordo dalla metà di luglio. Il 16 luglio la regina Alexandra, il cui interesse per l’Antartide e le spedizioni non era diminuito, fece visita alla Endurance ai West India Docks,* accompagnata dall’imperatrice Maria di Russia e dalla principessa Vittoria. Sua Maestà chiese di poter visitare i cento cani, ma udendo che essi erano condannati a non tornare mai più, indietreggiò dichiarando di non poter sopportare la vista di quelle povere creature. controllata ogni parte della nave, offrì dei doni, tra cui una grande Bibbia con un autografo e una dedica per l’equipaggio, e un’altra per la squadra di svernamento, una miniatura del Queen Mother’s Royal Standard, con un medaglione smaltato ritraente San cristoforo patrono dei traghettatori. Quando a suo tempo la nave salpò, la regina Alexandra inviò un toccante telegramma di saluto e di augurio per il successo della spedizione. * I WEST INDIA DOcKS sono una serie di tre bachine commerciali costruite a londra, la prima delle quali inaugurata nel 1802. (N.d.T.)

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Intanto il dottor Konig stava spingendo con la sua spedizione e ancora chiedeva che il Mare di Weddell fosse suo. Il tenente Filchner invece scrisse a Shackleton e gli propose di andare a Berlino nell’ultima settimana di luglio per incontrarsi con Konig, ma Shackleton non poteva lasciare i suoi preparativi proprio in quel momento di frenetiche operazioni finali e suggerì che Konig andasse da lui a londra. Non aveva avuto il tempo di seguire gli oscuri sviluppi del firmamento politico, ma se lo avesse fatto, semplicemente come tutti, avrebbe capito che quelle nere nuvole all’orizzonte facevano presagire per la nostra civiltà tempeste davvero terribili. Se si fosse recato a Berlino non c’è dubbio che la sua ‘resistenza’ sarebbe stata messa a dura prova per i successivi anni, ma non nel ghiacciato Sud, bensì nel campo di internamento di Ruhleben. l’Endurance lasciò londra sabato 1 agosto, sventolando la bandiera blu con il guidone del Royal Yacht Clyde Club, caricando le mascotte di buon auspicio per un viaggio fortunato. Si allontanò dal molo al suono di una melodia di un suonatore di cornamusa delle Highlands, in omaggio al contributo che la Scozia dava in denaro e uomini. l’allegria della scena però era solo superficiale perché il comandante era preoccupato. la guerra era scoppiata coinvolgendo tutta l’Europa, e anche se non si seppe più nulla della spedizione di Konig, la mobilitazione universale sul continente aveva creato una situazione molto difficile. la consegna dell’apparecchiatura scientifica da parte della Germania era ormai fuori discussione, e anche dalla Francia non arrivò nulla. Il re telegrafò che probabilmente non sarebbe potuto andare a cowes quell’anno. l’Endurance si fermò a Margate la domenica, e il lunedi mattina Shackleton scese a terra e lesse l’ordine di mobilitazione generale sui giornali. Molti ufficiali che erano pronti a salpare dovettero ritirarsi subito al servizio della propria bandiera. Shackleton ritornò alla nave, radunò tutto l’equipaggio e comunicò la sua decisione di mettere a disposizione dell’Ammiragliato la nave, l’equipaggio e le provviste in caso di guerra. Tutti furono d’accordo e fu spedito un telegramma all’Ammiragliato, ma dopo solo un’ora arrivò la risposta, offensivamente laconica — così sembrò all’equipaggio di una nave patriottica — ‘‘Procedete’’. un’ora più tardi, un lungo e cortese telegramma da parte del primo ministro, Sir Winston churchill, arrivò, in cui si ringraziava il comandante e l’equipaggio per la loro generosa offerta, ma rifiutandola in quanto, dappoiché la spedizione era stata organizzata con l’autorizzazione e il supporto delle più alte autorità geografiche, l’Ammiragliato riteneva che non dovesse essere disturbata e dovesse proseguire. 21


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Per cui la nave salpò per Plymouth, ma si fermò a Eastbourne dove Shackleton scese a terra, in uno stato mentale di grande confusione circa la decisione giusta da prendere. Il re lo ricevette nel pomeriggio del 4 agosto, ringraziandolo per la sua offerta di abbandonare la spedizione, ma assicurandogli anch’egli che avrebbe potuto procedere alla sua missione e anzi porgendogli gli auguri. Sua Maestà poi gli consegnò un gonfalone dell’Union Jack da portare nel viaggio transantartico. Shackleton acconsentì, ma non era felice. l’ultimatum alla Germania scadde a mezzanotte, e l’Inghilterra scese in guerra. Tutti dichiararono che sarebbe stata una guerra breve; le modalità della moderna guerra infatti erano tali da lasciar prevedere che la vittoria sarebbe giunta in sei settimane, o per resa sul campo di battaglia o per fame. con questa speranza l’Endurance salpò da Plymouth alla fine della settimana, ma Shackleton e la maggior parte del personale scientifico rimasero a terra per cercare di procurarsi quelle apparecchiature essenziali che non erano state consegnate in tempo. una consegna dalla Norvegia giaceva sepolta sotto una montagna di scorte di guerra, presso una delle banchine, e gli sforzi necessari per superare gli ostacoli di natura finanziaria e fisica prima di poterla ottenere furono strazianti. I passaggi liberi e i pedaggi in Sud America e Australia, inoltre, furono improvvisamente revocati; le partenze dei battelli a vapore modificati e non si poteva farle più valere. l’oscurità delle prospettive di guerra accrebbe sempre di più nei giorni immediatamente successivi. Si trattava di sforzi che pochi riuscivano a sopportare, e Shackleton trovò relax in rare visite alla sua famiglia, quando si trovava a Eastbourne, dove solo per un pomeriggio ritornò ad essere un ragazzo, giocando con Ray e cecily sugli scogli e in acqua. Questo gli diede del sollievo per un poco, anche se in più di una occasione Shackleton, che manteneva il suo spettacolare coraggioso ottimismo davanti ai giornalisti, riconobbe in confidenza di essere quasi ‘‘sul punto di abbandonare la spedizione e diventare un cuoco per avere un lavoro’’. Ma proprio come sul Nimrod, lontano dalla Terra di Re Edoardo, il pensiero della responsabilità che aveva verso coloro che aveva imbarcato e che avevano iniziato la loro avventura con lui, nonché verso coloro che avevano trovato i fondi per la spedizione, lo spinse a superare i suoi sentimenti personali. Prima sedò la turbolenza dei suoi pensieri, poi con sua moglie lady Shackleton viaggiò fino in Scozia e andò a parlare con Sir James caird, i cui consigli lo aiutarono a superare il suo desiderio di servire il suo paese in guerra, e così decise di andare avanti con la spedizione, anche se aveva dovuto vincere una dura lotta. 22


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Alla fine fuggì da liverpool il 25 settembre diretto a Buenos Aires, per unirsi alla sua nave. Era assolutamente stanco, i nervi a fior di pelle, e gravato dai nuovi problemi che la guerra gli poneva sul suo cammino. Scrisse a casa: ‘‘Mi piace la lotta, e quando le cose sono facili io lo odio, anche se quando le cose vanno male mi preoccupo. [...] Sento che sto andando a fare il mio dovere in quest’occasione. [...] Non credo che dopo questa potrò mai più prendere parte a una lunga spedizione. Sarò troppo vecchio’’.

lady emily shackleton e i suoi tre figli, 1914

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l’Endurance lungo il viaggio incappò in diversi incovenienti. Alcuni membri dell’equipaggio si rivelarono inadatti all’adempimento della propria mansione, e fu difficile rimpiazzarli, ma ci furono anche difficoltà per quanto riguardava la quantità di provviste e altri problemi venutisi a creare con le autorità portuali che non erano ben disposte ad accelerare la partenza della nave. Gli ufficiali facevano del loro meglio attraverso i formali canali, ma erano persi nella terra di mañana! Quando Shackleton arrivò, tutto cambiò. Si recò subito a conferire con una delle più alte autorità del luogo, fu ricevuto e spiegò il caso. Il fascino del suo appeal riuscì a far breccia in quella testa dura di cinico uomo d’affari. Al funzionario argentino intriso di idealismo spagnolo il comandante risultò assolutamente irresistibile. Tutte le porte gli furono aperte, tutte le ruote si misero a rigirare come dovevano e ogni pratica fu sbrigata celermente, e con un’aria di grazia castigliana. Il connazionali di cervantes, insomma, riconobbero e fecero onore allo spirito del cavaliere della Mancia in questo accattivante e determinato straniero. E così il 26 ottobre l’Endurance, con ‘‘il Boss’’ e tutti i suoi complementi di uomini e cani, si allontanò dalla River Plate e in tempo utile gettò l’ancora al largo della stazione baleniera norvegese di Grytviken, nel Sud della Georgia. Qui Shackleton rimase per un mese organizzando il lavoro finale e riprendendosi da un attacco acuto di quello che lui ha chiamato ‘‘influenza’’. I tristi crinali innevati delle montagne che erano destinati a mettere alla prova il suo coraggio e custodire la sua memoria in seguito, erano quotidianamente davanti ai suoi occhi, e la sua mente era piena di brutti presentimenti circa i suoi compagni di viaggio. Scrisse: ‘‘A parte il fatto di essere un esploratore, non sono bravo in nient’altro. Voglio vedere la mia famiglia confortevolmente sistemata e poi le bobine delle mie corde ordinate come tutto il resto. Non penso nulla del mondo e del pubblico. Loro ti incoraggiano un minuto prima e ti urlano addosso il minuto dopo. Quello che uno fa di se stesso e della propria vita è tutto ciò che conta’’. I balenieri segnalarono pessime condizioni del ghiaccio nel Mare di Weddell, e dopo aver avuto l’occasione di testare i suoi compagni nel viaggio attraverso l’Atlantico del Sud, Shackleton decise di non riportare la nave indietro dal punto più a Sud in cui si trovava, bensì di cercare per l’Endurance quartieri d’inverno e rimandare il grande viaggio via terra fino all’anno successivo. Questa decisione fu inviata a casa in tempo per raggiungere l’Aurora prima che navigasse per il Mare di Ross. Nel frattempo, un nuovo e insospettato pericolo si avvicinava; ma passò. l’ammiraglio tedesco von Spee, con il suo incrociatore, aveva preso un 24


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collier britannico dopo la battaglia di coronel e aveva trasferito il carico di carbone per navi da guerra nel canale Beagle, vicino capo Horn, da cui l’incrociatore era salpato il 6 dicembre diretto al suo destino nella battaglia delle Falkland. correva voce di una flotta britannica che stava raggiungendo le Falkland, e von Spee, non era improbabile, avrebbe senz’altro trovato rifugio nella Georgia del Sud dove avrebbe potuto stroncare la Spedizione imperiale transantartica sul nascere. Proprio sulla base di queste notizie l’Endurance lasciò Grytviken il 5 dicembre, e con il suo convoglio di attenti albatri a scortarla si fece strada attraverso le isole Sandwich del Sud, quando, a poche centinaia di chilometri di distanza, l’ammiraglio Sturdee stava giusto affondando gli incrociatori tedeschi l’8 dicembre. l’equipaggio a bordo della Endurance contava ventotto uomini in tutto. Oltre al leader, cinque uomini avevano avuto precedenti esperienze dell’Antartide. Erano Frank Wild, T. crean, secondo ufficiale, e A. cheetham, terzo ufficiale, i quali erano stati sulla Discovery e su diverse spedizioni successive; G. Marston, l’artista, era stato sul Nimrod, e infine F. Hurley, il fotografo, che era stato con Mawson sull’Aurora. c’erano anche A. Frank Worsley, lo skipper, H. Hudson, navigatore ufficiale, l. Greenstreet, primo ufficiale, l. Rickinson, ingegnere capo. Poi A. Kerr, ingegnere di macchina, J. A. McIlroy e A.H. Macklin, chirurghi e membri del personale scientifico, insieme con R.S. clark, biologo, l.D.A. Hussey, meteorologo, J.M. Wordie, geologo, e R.W. James, fisico (questi ultimi due provenienti da cambridge), e infine T. Orde-lees, esperto di motori. l’equipaggio comprendeva anche dieci uomini con varie specializzazioni. l’intenzione originale era stata quella di dividere l’equipaggio in squadra di bordo e squadra di terra. Ma il mare era coperto da una densa massa di pack a nord fino alla latitudine di 58° 30’ Sud, e l’avanzata controllata verso sud in queste latitudini temperate era del tutto anormale; l’estate sembrava aver abbandonato il calendario. Il tentativo di penetrare nel pack a una longitudine di 22° Ovest fallì, e l’Endurance costeggiò il margine del ghiaccio verso est, come tanti suoi predecessori avevano fatto nel Quadrante Weddell dell’Antartide. l’11 dicembre una via di passaggio fu trovata tra i banchi a 8° 22’ Ovest, ma la stagione era così fredda che anche in quel periodo, una quindicina di giorni prima della mezza estate, il mare era ghiacciato, con ghiaccio nuovo attraverso il quale il potente motore a tripla espansione forzò l’acciaio rivestito di archi della robusta nave. Il progresso fu lento, il ghiaccio cresceva e diventava sempre più spesso giorno dopo giorno, e lo spessore della banchisa arrivò a una dimensione che mai nessuno a bordo aveva 25


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visto nei numerosi viaggi attraverso il Mare di Ross. Natale venne e fu celebrato con la solita allegria, ma senza che alleviasse l’ansia che cominciava a pesare sulla mente di Shackleton, e non fino all’ultimo giorno dell’anno in cui egli raggiunse e attraversò il circolo polare antartico. l’Endurance aveva forzato la sua strada nel pack per quasi 800 chilometri, ma aveva impiegato venti giorni per farlo, con una velocità media di un chilometro e mezzo all’ora, verso sud, e questo sebbene le torsioni e gli avvolgimenti su se stessa lungo la strada avessero reso la distanza percorsa molto maggiore. l’8 gennaio 1915 la nave aprì il pack a 70° Sud, e per 160 chilometri procedette a vapore attraverso il mare aperto, evitando 500 grandi iceberg in un solo giorno. Il 10 le tristi cime avvolte di neve della terra di coats furono avvistate, e la navigazione seguitò parallela rispetto alle scogliere di una barriera di ghiaccio che si allungava in mare dalla terraferma. la nave si trovò spesso a meno di un miglio dalla barriera di ghiaccio, e gli scandagli mostrarono una profondità di meno di 180 metri, cosa che significava, anche se la nuda terra non si vedeva, che la terra era certamente molto vicina. Il biologo, da parte sua, era felice nell’esaminare animali e piante marine che venivano issati a bordo dal dragaggio di quelle acque poco profonde, oppure venivano catturati con le reti da traino. Il geologo, anche lui, aveva da sbrigare un piacevole lavoro perché trovò campioni molto interessanti di roccia nelle draghe, materiale che era stato portato giù in mare dall’acqua che si scioglieva dai ghiacciai e che proveniva da strati profondamente sepolti sotto la neve. Pinguini e foche poi erano tutt’attorno, e il buon uomore invase subito i nuovi arrivati in Antartide, quel buon umore che è sempre il risultato di una conquista di un campo libero dove lavorare, e di terre vergini e selvagge, dopo settimane di lotta sconcertante attraverso il ghiaccio. Gli occhi del leader, invece, erano fissi sull’orizzonte, e guardavano in avanti quel ghiaccio scintillante che era l’avviso di prossime difficoltà, e speravano in acque libere lungo la barriera che avrebbero potuto continuare a far navigare libera la nave. Passarono il capo estremo che Bruce aveva scoperto nel 1904, e la terra sulla loro sinistra era terra nuova, anche se così fittamente sepolta nella neve che le sue caratteristiche restarono nascoste alla vista, proprio come un arredo potrebbe esserlo sotto un cuscino. Ma c’era ancora una nuova terra più in là, e Shackleton la chiamò ‘‘costa caird’’, in onore del suo principale sostenitore. Il 15 gennaio un grande ghiacciaio, o un traboccamento di ghiaccio ter26


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restre, fu avvistato in lontananza allungarsi fino in mare formando una baia riparata dove la nave avrebbe potuto essere ormeggiata accanto a un solido banco di ghiaccio, ideale molo naturale, da cui sarebbe stato facile lungo i suoi pendii innevati raggiungere la sommità della barriera. Questo era un posto di approdo perfetto, tuttavia si trovava solo a 75° Sud e a quasi 320 chilometri di distanza dalla baia di Vahsel di Filchner a cui Shackleton voleva arrivare, e così il comandante l’aveva passato, trattandosi di un’opportunità offerta troppo presto ma che non si sarebbe nuovamente riproposta. Il ghiaccio sulla terra era ora visto chiaramente salire ad altezze da 350 a 700 metri, alcuni chilometri dal mare. Buoni progressi erano stati fatti verso sud, fino a colmare 200 chilometri in un solo giorno, tenendo la nave oltre 76° Sud. le condizioni del ghiaccio diventarono difficili di nuovo il 16, e una grande tempesta sorse da est costringendo l’Endurance a posizionarsi velocemente sul lato sottovento di un grosso iceberg incagliato, mentre iceberg più piccoli e lastre di ghiaccio venivano trascinate come schegge davanti ad essa dalla tempesta. Il giorno dopo la nave procedette sottovela, seguendo la sua rotta verso sud-ovest tra i banchi, di tanto in tanto forzando un passaggio attraverso estensioni di ghiaccio vischioso misto a neve, virando ora a destra ora a sinistra, a seconda di come le aperture le si presentavano — proprio nello stesso modo in cui il Nimrod si era aperto la sua strada verso la Terra di Re Edoardo sette anni prima, seguendo sempre le deviazioni che portavano alla salvezza e, infine, indietreggiando appena prima fosse troppo tardi. Ora, il 19 gennaio 1915, che la mente di regia fosse di una gradazione più lenta nel compimento del proprio lavoro, o che i segnali di pericolo o di salvezza si trovassero a una tonalità inferiore in quanto a evidenza, o ancora che la mano del Fato rapisse il timone dell’Endurance, sta di fatto che essa seguì una certa rotta e rimase imprigionata dentro il ghiaccio e non poté più liberarsene. la nave fu assediata a 76° 34’ Sud e longitudine 31° 30’ Ovest. All’inizio l’inconveniente non fu grave, perché c’era ancora un mese buono d’estate a venire, e un forte vento avrebbe potuto frantumare il pack e liberarla in poche ore. Inoltre, si scoprì ben presto che il pack, e la nave con esso, andava alla deriva costante verso sud-ovest, e cioè proprio la direzione in cui l’Endurance voleva andare, sicché non c’era motivo di allarme per nessuno. Ma nel decimo giorno di incertezza i fuochi della caldaia vennero spenti per risparmiare carburante. In un’occasione apparve un canale di acque libere non lontano, e fu fatto un disperato tentativo per rompere la superficie congelata di un cavo e far in modo così 27


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di liberare la nave, ma lo sforzo fu vano. un giorno il trattore cingolato venne scaricato sulla banchisa e provato con successo. Si trattava di una specie di mezzo motorizzato adattato per superare il ghiaccio ruvido, un prototipo derivato dai mezzi motorizzati utilizzati in guerra che la gente conosceva a causa del nome del serbatoio, dotato di un argano di avvolgimento con il quale, quando il motore era ancorato nel ghiaccio, una slitta poteva essere trainata mediante un lungo filo d’acciaio. Funzionò bene, e poteva essere utile anche per la nave che era alla deriva verso sud. Dunque, le cose andarono così per un mese. Poi, il 22 febbraio (anniversario della partenza del Nimrod da capo Royds, sette anni prima), una latitudine di 77° Sud fu registrata a 53° Ovest. Significava che si era distanti dalla costa luitpold, e si era a circa 90 chilometri dalla baia di Vahsel a cui Shackleton aveva mirato, però la nave era fissata nella banchisa come un castello su un’isola, e non c’era alcun modo di indirizzarla verso la terra, né possibilità alcuna di portare la grande quantità di scorte e materiale attraverso il ghiaccio ruvido. Nulla si poteva fare se non rimpiangere l’occasione perduta di baia Glacier, e questo certo non era di alcuno aiuto. Shackleton era deluso, ma non abbattuto, perché aveva deciso in Georgia del Sud di non tentare il grande viaggio via terra se non in estate, ed era più facile trascorrere l’inverno sulla nave piuttosto che in una capanna. Aveva visto che l’Endurance era stata veloce durante l’inverno, e sperava che sarebbe rimasta alle alte latitudini che aveva raggiunto. Allora tutto sarebbe andato bene per l’estate seguente. le caldaie furono svuotate per evitare danni da congelamento. un cerchio di rifugi per i cani fu approntato sulla banchisa tutto intorno alla nave, rifugi nei quali gli animali avrebbero avuto più spazio, e soprattutto i loro compagni umani sarebbero stati esonerati dalla loro piuttosto discutibile vicinanza. Il freddo certo era molto intenso, ma poiché la banchisa era sempre in movimento e la sua tendenza era sempre verso nord, entro la fine di aprile si sarebbero trovati a un grado intero, oppure a 96 chilometri a nord del punto sud più lontano in cui si trovavano, e la banchisa di ghiaccio li stava guidando verso una lontana massa di terra contro la quale il ghiaccio galleggiante si vedeva rincalzarsi e accumularsi. Senz’altro c’era una certa ansia per quello che sarebbe potuto accadere alla nave se essa gli fosse andata troppo vicino, ma l’Endurance a poco a poco si allontanava dal pericolo. Il sole doveva tramontare per l’ultima volta attorno agli inizi di maggio, ma tornò ancora in una, due occasioni, e la sua immagine proiettò sopra l’orizzonte miraggi che indicavano l’acqua aperta e aria più calda, non molto lontano. 28


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l’inverno passava, la nave andava alla deriva di qua e di là insieme alla banchisa, principalmente a nord, a volte più velocemente (una volta fece 60 chilometri in tre giorni), a volte più lenta, e il primo luglio si trovava a 74° Sud, ovvero a 290 chilometri dal suo punto più lontano a sud, mentre alla fine di agosto aveva raggiunto i 70° Sud, ovvero circa 240 chilometri più a nord. Il sole ritornò il 26 luglio. Durante tutto questo tempo Shackleton fu ansiosamente teso nel cercare di tenere alto lo spirito dei suoi uomini, e non era molto difficile dal momento che li teneva occupati, ben nutriti, e relativamente riposati. un rudimentale impianto elettrico fu improvvisato e un derby antartico fu organizzato sulla superficie liscia del ghiaccio in cui le squadre rivali si fronteggiarono. In settembre le foche iniziarono a riapparire e ci furono battute di caccia e feste e banchetti di carne fresca. Ma a primavera inoltrata lo stato del ghiaccio peggiorò. Fu soggetto a improvvisi e allarmanti sommovimenti, a volte a fratture con forti fusioni e accumuli di creste di pressione annunciati da orrendi clangori derivanti dalle abnormi spinte. ci furono frane quando la superficie cedeva alle pressioni formidabili causate dal vento che si abbatteva contro un lastrone, o l’intero sistema veniva spinto contro l’ostruzione della terra lontana verso ovest. la tendenza generale della deriva [vedi mappa alla pagina seguente (N.d.T.)] fu parallela a quella della Deutschland nel 1912, e in agosto l’Endurance oltrepassò il punto più a ovest del confine della Terra di Morrell, come Filchner aveva fatto ad est di esso. Scandagli mostrarono una profondità di 3.110 metri, praticamente smentendo l’esistenza di terra laddove Morrell l’aveva collocata e dove Bruce aveva creduto che fosse. Questo era un contributo definitivo alla geografia, e il lavoro di scandaglio e le osservazioni meteorologiche gettarono nuova luce sulle condizioni fisiche del mare ricoperto di ghiaccio. Settimana dopo settimana la pressione dei ghiacci si fece più forte, il gemito e il tremore della nave che, in ceppi sul banchisa, scambiava con essa la sua prigionia erano orribili e allarmanti. Qua e là la bruma risalente dal ghiaccio si vedeva innalzarsi in lontananza come il fumo di un fuoco in una prateria, laddove si erano formate pozze d’acqua libera provocate dalla lacerazione dei banchi. Il 18 ottobre l’Endurance fu sollevata al di sopra della superficie del ghiaccio per effetto dell’emersione di una cresta di pressione. Dopo un forte colpo ricadde nuovamente dentro una pozza d’acqua libera.Venne spinta a tutto vapore, il motore borbottò qualche giro avanti e indietro ma 29


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la speranza di fuga si volatilizzò. la pozza si gelò subito, i lastroni tutto intorno si ricongiunsero di nuovo e il 24 la nave fu catturata in mezzo a tre grandi masse in movimento a cui il sottile strato ghiacciato in superficie della pozza non aveva offerto alcuna resistenza. un lastrone premette contro il lato di dritta, un secondo contro il port quarter,* torcendo la nave e facendo scricchiolare le assi, mentre un terzo lastrone la colpì a prua sollevando il castello di prua, e forzandola da sotto a sopra. cominciò a vedersela male: le pompe furono azionate. Per due giorni ogni uomo lavorò al difficile compito di mantenere l’acqua a bada verso il basso e salvare la nave.

* Il lato sinistro di una barca a poppa di mezza nave. (N.d.T.) 30


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Shackleton dice in Sud: ‘‘Le creste di pressione, grandi e minacciose, altro non erano che il segno evidente dell’inarrestabilità delle forze in gioco. Degli enormi banchi di ghiaccio di svariate tonnellate di peso venivano sollevati in aria e scaraventati da un lato nel momento in cui altri blocchi si facevano strada sotto di loro. Noi eravamo come degli intrusi indifesi in un mondo strano, con le nostre vite che dipendevano dall’azione di spietate forze elementari che si prendevano gioco dei nostri deboli sforzi. A quel punto quasi non osai sperare che l’Endurance ce la facesse, e durante tutto quel giorno, trascorso in balia dell’ansia, passai nuovamente in rassegna i progetti fatti tanto tempo prima per il viaggio su slitta che avremmo dovuto affrontare nel caso di una fuga tra i ghiacci. Per quello che potevamo fare, potevamo dirci preparati contro ogni evenienza: le provviste, i cani, le slitte e l’attrezzatura erano pronti per essere trasferiti dalla nave al primo cenno’’. Il giorno dopo era luminoso e bello, ma il pandemonio infuriava sulla banchisa. Nuove creste di pressione emergevano e si precipitavano in avanti verso la nave con un rumore scoppiettante, e l’Endurance era al limite della tensione e in più punti già spaccata. Il timone poi fu strappato via dalla spinta di una lastra, i ponti si ruppero e precipitarono in acqua. la fine era vicina. l’Endurance non avrebbe mai potuto galleggiare di nuovo. Gli alberi scoppiettarono e il 27 ottobre le pressioni ricominciarono, e alle 4 del pomeriggio fu dato l’ordine di abbandonare la nave. le provviste di emergenza, le scialuppe, i cani e gli uomini ripararono su una dura, ininterrotta parte del lastrone vicino. Furono alzate le tende sul ghiaccio e allestito un campo. la spedizione, così come era stata prevista secondo i piani, era giunta al termine, non ci sarebbe stata una marcia transantartica, nessun incontro con il Mare di Ross, persino nessun ritorno con l’Endurance. la nave era andata alla deriva per 917 chilometri in 281 giorni, anche se aveva a zigzagato per circa 2.400 chilometri da quando era stata presa nella morsa del ghiaccio. Ora era un relitto, a 290 chilometri di distanza dalla terra più vicina ad ovest e a 580 dall’isola di Paulet, dove la capanna in pietra in cui l’equipaggio dell’Antarctic aveva svernato dopo lo schiacciamento della nave nel 1903 era ancora in piedi, piena di viveri ivi depositati dalla nave argentina Uruguay nello stesso anno. la distanza via mare dalla Georgia del Sud era pari a 1.610 chilometri, per le Falkland 1.690, e questi erano i più vicini avamposti occupati da uomini. Il personale scientifico e l’equipaggio, sfiniti da un giorno di fatica incessante, si rincattucciarono nei loro sacchi a pelo dentro le tende, sdraiandosi sopra poco meno di due metri di ghiaccio che galleggiava al di sopra di un oceano di poco 31


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meno di 2.500 metri di profondità, ma come il loro capo dice in Sud: ‘‘Per quanto mi riguarda, però, non riuscii a chiudere occhio. La distruzione e l’abbandono della nave non erano stati uno shock improvviso. La minaccia di una possibile sciagura era annidata nella mia mente da mesi e, per questo, avevo già rivisto un centinaio di volte i piani contro ogni tipo di emergenza. Ma i pensieri che mi frullavano per la testa mentre nell’oscurità camminavo in su e in giù, non erano proprio confortanti. Ciò che andava fatto, in quel momento, era garantire la sicurezza della squadra ed era a quello che dovevo rivolgere tutte le mie energie, fisiche e mentali, mettendo in pratica ogni lezione che l’esperienza antartica aveva saputo insegnarmi. Era probabile che il compito si sarebbe rivelato lungo e faticoso e, per avere successo senza perdite umane, dovevo rimanere lucido e poter contare su un programma ben definito. L’uomo deve essere in grado di passare direttamente a un nuovo obiettivo non appena quello precedente viene in qualche modo superato’’. E non aveva finito di dirlo che vide una crepa improvvisa attraversare la banchisa e farsi largo nel campo tra le tende. Fece esplodere un fischietto e portò fuori gli uomini ruzzolanti; le tende e gli attrezzi furono spostati dal più piccolo dei due pezzi in cui la banchisa si era divisa e risistemati su quello più grande. Gli uomini tornarono a riposo, se non proprio per dormire, e Shackleton in preda al tormento andò e venne e girovagò da solo in muto ascolto del clamore e delle strida provocate dalle creste di ghiaccio in aumento, e gli strazianti suoni di collasso e distruzione dell’Endurance dal cui corpo emanava un bagliore indistinto. un altro spasmo della nave morente ruppe i collegamenti elettrici e la luce si spense, ma l’anima di Shackleton brillò e riguadagnò la propria libertà, il dubbio e l’ansia scivolarono da lui ed egli si prefisse con tutto se stesso, con ogni sua forza, il semplice e genuino obiettivo della lotta per la salvezza della sua gente, mettendosi alle spalle la frantumazione delle proprie ambizioni. HuGH ROBERT MIll (28 maggio 1861 - 5 aprile 1950) fu un geografo e metereologo scozzese che esercitò una grande influenza nella riforma dell’insegnamento della geografia e dello sviluppo della meteorologia come scienza. Nel 1892 fu nominato bibliotecario alla Royal Geographical Society di Londra, carica che ricoprì durante l’intero periodo in cui la Società fu coinvolta nelle spedizioni esplorative britanniche dell’Antartide del diciannovesimo e ventesimo secolo. Fu un amico e confidente di Scott, Shackleton e, soprattutto, di William Speirs Bruce, che condusse la Scottish National Antarctic Expedition negli anni 1902-1904. Nel 1923 scrisse la prima biografia completa di Shackleton ‘‘The life of Sir Ernest Shackleton’’. 32


SUD SIR ERNEST SHACKLETON Comandante dell’Ordine Reale Vittoriano

Traduzione di Isabella Pellegrini


sir ernest shackleton, secondo da sinistra, con sua moglie emily shackleton (in bianco), durante l’estate del 1914, poco prima della partenza sulla endurance e lo scoppio della Grande Guerra. subito a destra, dopo lady shackleton, si vede Frank Wild. le due signore tra lei e suo marito sono la regina Alexandra e sua sorella, la principessa Maria Feodorovna (South West India dock, londra, 16 luglio 1914)

Frank Worsley, a sinistra, con shackleton e sua moglie


PREFAZIONE di Sir ernest Shackleton

opo la conquista del Polo Sud da parte di Amundsen,* che aveva D preceduto di soli pochi giorni la spedizione britannica guidata da Scott,** all’esplorazione antartica non rimaneva che un unico, grande

obiettivo: la traversata del continente da mare a mare. una volta tornato dalla spedizione Nimrod — quando, sconfitti dalle circostanze a meno di centosessanta chilometri dall’obiettivo, fummo costretti a rinunciare al nostro proposito di piantare la bandiera britannica al Polo Sud — cominciai a pensare alla traversata del continente, essendo virtualmente sicuro che né Amundsen né Scott sarebbero arrivati al Polo sui nostri stessi passi, né seguendo una rotta parallela. una volta appresa la notizia del successo norvegese diedi inizio ai preparativi per intraprendere un ultimo grande viaggio, affinché la prima traversata del continente antartico fosse portata a termine da una spedizione britannica.

* ROAlD ENGElBREGT GRAVNING AMuNDSEN (1872 – 1928), norvegese, fu il primo

esploratore che raggiunse il Polo Sud, il 14 dicembre 1911, ovvero 35 giorni prima di Robert Falcon Scott. (N.d.T.) ** ROBERT FAlcON ScOTT (1868 – 1912), britannico, è forse il più famoso tra tutti gli esploratori polari. Nel 1901 guidò la prima missione esplorativa britannica diretta verso le regioni antartiche. la spedizione, denominata British National Antarctic Expedition, o Discovery, alla quale partecipò anche Shackleton, prese il nome dalla nave che fu impiegata, un veliero in legno di 172 metri costruito appositamente per la spedizione, che ancora oggi può essere ammirato a Dundee, dove fu costruito e da dove partì alla volta dell’Antartide. Dopo aver raggiunto la barriera di Ross, Scott stabilì il campo base a capo crozier esplorandone i dintorni. Quando scoprì una sterminata distesa pianeggiante che si estendeva fino all’orizzonte, valutando erroneamente che si estendesse senza rilievi e creste fino al Polo Sud, decise di attraversarla fino a raggiungere il Polo stesso. Gli uomini trascorsero l’inverno sulla nave, costruendo anche una capanna di legno nel caso in cui la nave fosse stata distrutta dalla banchisa (la località è nota come Hut Point), e partirono nel novembre 1902. la marcia fu intrapresa da Scott, Wilson e Shackleton. Dopo varie peripezie furono costretti a rinunciare. Viaggiarono 482 chilometri più a sud di chiunque altro prima di loro, e si trovarono a soli 772 chilometri dal Polo, restando via per 93 giorni e coprendo circa 1.544 chilometri. Nel 1910 Scott partì una seconda volta per l’Antartide, a bordo della nave Terra Nova, una ex baleniera. Ancora una volta il fulcro della missione era raggiungere il Polo Sud. Stavolta Scott lo raggiunse, insieme ad altri quattro uomini, partendo da Hut Point e coprendo a piedi ben 2.858 chilometri, purtroppo però rimanendo deluso nel trovare la bandiera norvegese lasciata da Amundsen. Non fu il peggio. Il rientro fu una tragedia. Morirono tutti a causa di condizioni climatiche eccezionalmente avverse. (N.d.T.) 35


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Abbiamo fallito nell’intento, è vero. Ma sono dell’opinione che, pur essendo doveroso prendere atto del risultato generale dell’impresa, alcune pagine di questo libro — incentrato sulla storia del nostro viaggio — raccontino comunque di grandi avventure, di giorni difficili e notti solitarie, di esperienze uniche nel loro genere e, soprattutto, di una determinazione irremovibile, di lealtà suprema e di generosa abnegazione da parte dei miei uomini. E anche in questi giorni, teatro dei sacrifici delle nazioni e del coraggio dei singoli, questi capitoli sapranno comunque catturare l’interesse di quanti, voltando felicemente pagina dall’orrore rosso della guerra e dalla fatica degli ultimi cinque anni, vorranno leggere, con un animo forse più indulgente, la storia della ‘guerra bianca’ del Sud. le lotte, le delusioni e la resistenza di questo ristretto gruppo di britannici — imprigionati per quasi due anni tra i ghiacci polari — che hanno combattuto per portare avanti il compito che si erano prefissi, ignari della crisi che il mondo stava attraversando, rendono questo racconto unico nella storia delle esplorazioni antartiche. A causa della perdita dell’Endurance e della cattiva sorte di cui è stata vittima l’Aurora, alcuni documenti riguardanti soprattutto l’organizzazione e i preparativi per il viaggio sono andati perduti; comunque sia, non era mia intenzione descrivere qui in dettaglio la fase preliminare del viaggio, quella relativa alla raccolta dei materiali o anche altre questioni per noi fondamentali ma irrilevanti per il lettore. Anche perché ogni libro sulle esplorazioni antartiche pubblicato a partire dall’inizio di questo secolo si è soffermato su questi aspetti in modo più che scrupoloso. Perciò ho deciso di sottoporre solo brevemente alla vostra attenzione il racconto dell’inizio e dell’organizzazione del viaggio, riportando di seguito la copia del programma che avevo preparato con l’obiettivo di suscitare l’interesse del pubblico nei confronti della spedizione. lA SQuADRA TRANScONTINENTAlE

A parte per il suo valore storico, la prima traversata del continente antartico, da mare a mare, passando per il Polo, sarà un viaggio di grande importanza a livello scientifico. la distanza da percorrere è di circa duemilanovecento chilometri, di cui la prima metà, dal Mare di Weddell al Polo, avverrà su terre sconosciute. Ogni singolo passo sarà un passo in avanti per le scienze geografiche. Scopriremo così se la grande catena montuosa Victoria — la cui estensione è stata mappata dal Mare di Ross fino al Polo — in realtà si sviluppa da una parte all’altra del continente ricongiungendosi quindi (a parte per l’interruzione data dall’oceano) con le Ande del Sud America e, infine, se il grande altopiano intorno al Polo si affievolisce gradualmente verso il Mare di Weddell oppure no. Nel corso del viaggio verranno effettuate continuamente delle osservazioni di tipo magnetico: la rotta, infatti, punterà verso il polo magnetico e il calcolo dell’inclinazione dell’ago della bussola sarà importante ai fini delle conoscenze sul magnetismo stesso. Anche le 36


preFAzIoNe

condizioni meteorologiche verranno annotate con cura, e questo dovrebbe aiutare a risolvere molte delle questioni legate al tempo. Di grande interesse scientifico, poi, saranno i dati raccolti dal glaciologo e dal geologo sulle formazioni di ghiaccio e sulla natura delle montagne. lAVORO ScIENTIFIcO DA PARTE DI AlTRE SQuADRE

Mentre la squadra transcontinentale porterà avanti, sotto la bandiera britannica, il più grande viaggio polare mai intentato, le altre squadre saranno impegnate in importanti attività di tipo scientifico. Dalla base sul Mare di Weddell, due squadre si sposteranno a bordo di slitte. una si dirigerà verso ovest, in direzione della Terra di Graham, con l’obiettivo di fare osservazioni, raccogliere campioni di tipo geologico e dimostrare o meno l’esistenza in quella regione di montagne che si ricongiungono a quelle scoperte all’altro lato del Polo. l’altra, invece, si spingerà verso est, in direzione della Terra di Enderby, portando avanti un programma simile, mentre una terza squadra, che rimarrà alla base, si occuperà dello studio della fauna terrestre, di quella marina e delle condizioni meteorologiche. Dalla base sul Mare di Ross, al lato opposto del Polo, un altro gruppo si dirigerà verso sud e probabilmente aspetterà l’arrivo della squadra transcontinentale in cima al ghiacciaio di Beardmore, nei pressi del monte Buckley, in quella parte dell’Antartide dove sono stati scoperti i primi strati di carbone. Si tratta di un’area di grande importanza per il geologo, che nelle rocce potrà leggere buona parte della storia del continente. le due navi della spedizione saranno attrezzate per il dragaggio, lo scandaglio e qualsiasi altro tipo di operazione idrografica. la nave al Mare di Weddell tenterà di tracciare la linea costiera della Terra di Graham, ad oggi sconosciuta. Dallo staff scientifico, presente su entrambe le navi, sono attesi risultati importanti. Tanto le squadre a terra quanto l’equipaggio a bordo delle due navi, quindi, si dedicheranno ad attività di tipo geografico e scientifico. Si tratta di un lavoro di dimensioni uniche, che verrà portato avanti su un’area che, prima d’ora, nessuna spedizione ha mai neppure tentato di esplorare. È la prima volta che il Mare di Weddell viene sfruttato come base esplorativa, e ogni squadra aprirà una nuova finestra su vaste distese di terra finora sconosciute. È giusto che tutto ciò si compia sotto la bandiera della Gran Bretagna, dal momento che l’intera area verso sud, in direzione del Polo, è appunto territorio britannico. Nel luglio del 1908 sotto il sigillo del governo sono state emanate delle lettere patenti che conferiscono al governatore delle isole Falkland il controllo sulla Terra di Graham (la regione che circoscrive la parte occidentale del Mare di Weddell). un altro paragrafo delle stesse, poi, definisce area di dominio britannico anche quella ‘‘situata a sud del 50° parallelo di latitudine Sud, tra i 20° e gli 80° di longitudine Ovest’’. consultando una cartina si potrà vedere come questa zona includa l’area su cui si muoverà la spedizione. 37


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IN cHE MODO SI SVOlGERà lA TRAVERSATA DEl cONTINENTE

Nell’ottobre del 1914 la nave diretta al Mare di Weddell lascerà Buenos Aires con a bordo tutti i membri della spedizione che opereranno da quella base, e tenterà di sbarcare il mese successivo a 78° di latitudine Sud. Se le cose andranno per il verso giusto, la squadra transcontinentale intraprenderà subito il viaggio di duemilanovecento chilometri, nella speranza di portare a termine la marcia da un lato all’altro del Polo e di raggiungere la base al Mare di Ross nel giro di cinque mesi. Qualora l’approdo avvenisse troppo tardi nella stagione, il gruppo si dirigerà verso i quartieri d’inverno, sistemerà i depositi durante l’autunno e la primavera seguente e quanto prima, nel 1915, si metterà finalmente in viaggio. la squadra transcontinentale, formata da sei uomini, sarà guidata da Sir Ernest Shackleton. Saranno necessari cento cani da slitta e due slitte a motore. l’attrezzatura, poi, includerà qualunque cosa l’esperienza del comandante e dei suoi uomini più esperti saprà suggerire. una volta raggiunta l’area intorno al Polo, dopo aver percorso quasi mille e trecento chilometri di terre sconosciute, questa squadra si dirigerà verso la cima del ghiacciaio di Beardmore. E qui, si spera, si incontrerà con la squadra proveniente dal Mare di Ross. I due gruppi, poi, si dirigeranno insieme verso la base su questo stesso mare, dove la spedizione precedente aveva i suoi quartieri d’inverno. In tutto saranno quattordici gli uomini che dall’Endurance sbarcheranno sul Mare di Weddell: sei intraprenderanno il viaggio transcontinentale, tre si dirigeranno a ovest, tre a est e due rimarranno alla base per svolgere il lavoro già menzionato. Dall’Aurora, invece, approderanno alla base sul Mare di Ross sei uomini, che collocheranno i depositi sulla rotta della squadra transcontinentale e si dirigeranno verso sud, sia per assistere quest’ultima che per fare osservazioni geologiche e di altro genere, come descritto in precedenza. Se, come si spera, la squadra transcontinentale riuscirà nella traversata durante la prima stagione, il suo ritorno alla civiltà potrebbe avvenire intorno al mese di aprile del 1915. Per le altre squadre, invece, il rientro è previsto dodici mesi dopo. lE NAVI DEllA SPEDIzIONE

le due navi per la spedizione sono state scelte. l’Endurance — la nave che condurrà la squadra transcontinentale fino al Mare di Weddell, per poi recarsi in esplorazione lungo una linea costiera ad oggi sconosciuta — è un’imbarcazione nuova, realizzata appositamente per le attività nei mari glaciali sotto la supervisione di un comitato di esploratori polari. la nave è stata costruita a Sandefjord dal norvegese christensen, famoso costruttore di imbarcazioni per la caccia alle foche. corredata a goletta, è dotata di motore a tripla espansione, che le con38


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ferisce una velocità a vapore dai nove ai dieci nodi. Per consentirle di tenere il mare più a lungo, oltre al carbone l’Endurance trasporterà anche olio combustibile. Realizzata con legno scelto di pini, querce e altre piante, raggiunge un peso di circa trecentocinquanta tonnellate. l’imbarcazione e il suo equipaggiamento sono costati alla spedizione quattordicimila sterline”. l’Aurora, la nave che accompagnerà la squadra del Mare di Ross, è stata acquistata da Mawson. È simile in tutti gli aspetti alla Terra Nova, l’imbarcazione utilizzata durante l’ultimo viaggio del capitano Scott. la nave — che in Australia aveva subito notevoli modifiche su richiesta delle autorità governative, al fine di risultare idonea alla spedizione dello stesso Mawson — si trova ora a Hobart, in Tasmania, dove la squadra del Mare di Ross arriverà il prossimo ottobre.

Diedi inizio ai preparativi a metà del 1913, ma fino al 13 gennaio dell’anno successivo la notizia non fu resa pubblica. Nel corso degli ultimi sei mesi del 1913, quindi, mi occupai dei preliminari necessari per la partenza: un lavoro davvero faticoso, niente di particolarmente interessante per il lettore, ma comunque essenziale per una spedizione che, come la nostra, prevedeva due navi — una su ogni lato del continente — e un viaggio via terra di duemilanovecento chilometri, di cui i primi mille e quattrocentocinquanta attraverso una distesa di terra del tutto sconosciuta. Nel gennaio del 1914, dopo aver ricevuto la promessa di un finanziamento sufficiente a garantire il via alla spedizione, diedi pubblicamente l’annuncio. la prima reazione fu una valanga di richieste — provenienti da ogni classe sociale — per poter prendere parte all’avventura: ne ricevetti quasi cinquemila e tra quelle furono scelti cinquantasei uomini. Ma, con mio grande disappunto e preoccupazione, a marzo l’aiuto finanziario promesso non si materializzò e io mi ritrovai ad affrontare il fatto di aver già sottoscritto un contratto per una nave e delle provviste, oltre ad aver ingaggiato degli uomini. E ora non avevo più fondi. Perciò non esitai a chiedere aiuto in giro, riscontrando reazioni generose da ogni dove. Non mi è possibile elencare qui i nomi di tutti coloro che appoggiarono la mia richiesta ma, approfittando di questa opportunità per ringraziare tutti per il sostegno — arrivato fin dall’entroterra della cina, del Giappone, della Nuova zelanda e dell’Australia — non posso non menzionare la generosa donazione di ventiquattromila sterline da parte del compianto Sir James caird, e una di diecimila dal governo britannico. Devo anche ringraziare Dudley Docker, che mi ha permesso di portare a termine l’acquisto dell’Endurance, ed Elizabeth Dawson lambton che, dal 1901, è sempre stata fedele sostenitrice dell’esplorazione antartica e che, anche in questa occasione, ha scelto di dare un grande contributo; la Royal Geographical Society, che ha concesso un sussidio di mille sterline; infine, vorrei cogliere l’occasione per porgere i miei ringraziamenti alla signora Janet Stancomb Wills, la cui generosità mi ha permesso di attrezzare in modo efficiente l’Endurance, soprattutto per quanto con39


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cerne le scialuppe (che furono poi lo strumento estremo della nostra salvezza). la signora Stancomb Wills non solo ha offerto il suo sostegno finanziario all’inizio del viaggio, ma ha continuato a farlo anche durante i giorni bui, quando eravamo in ritardo con i pagamenti e avevamo bisogno di fondi per venire incontro alle esigenze dei membri della spedizione. l’unico privilegio che un esploratore ha come segno di gratitudine per il sostegno ricevuto è quello di dare alle terre scoperte i nomi di coloro a cui la spedizione deve la sua esistenza. A causa dell’emergenza della guerra, la pubblicazione di questo libro ha subito un forte ritardo e le carte dei luoghi esplorati saranno pubblicate nelle monografie scientifiche. Ho però l’onore di conferire alle nuove terre i nomi di coloro che ho menzionato in precedenza e di altri generosi donatori: ai trecentoventi chilometri circa di nuova linea costiera ho dato il nome di ‘‘costa di caird’’; a titolo più personale, poi, alle tre scialuppe — a bordo delle quali alla fine siamo sfuggiti alla morsa del ghiaccio — ho dato il nome dei tre finanziatori principali: la ‘‘James caird’’, la ‘‘Stancomb Wills’’ e la ‘‘Dudley Docker’’. Queste ultime due si trovano ancora sulla lingua di terra sabbiosa dell’isola dell’Elefante, dove per quattro mesi e mezzo ventidue dei miei compagni hanno condotto una vita di stenti. la ‘‘James caird’’, invece, si trova a liverpool, riportata a casa dalla Georgia del Sud dopo l’avventuroso viaggio attraverso l’oceano subantartico. la maggior parte delle scuole private inglesi e scozzesi ha contribuito all’acquisto delle squadre dei cani, tanto che ad ognuno di essi ho dato il nome di una delle scuole. Ma, a parte queste donazioni specifiche, vorrei rivolgere nuovamente un ringraziamento generale alle tante persone che ci hanno sostenuto. I preparativi riguardanti l’attrezzatura e l’organizzazione del viaggio andavano avanti. Acquistai l’Aurora da Sir Douglas Mawson e mi organizzai affinché Mackintosh andasse in Australia per occuparsene, inviando da qui le slitte, l’attrezzatura e la maggior parte delle provviste, ma confidando anche nella comprensione e nell’aiuto della stessa Australia e della Nuova zelanda per il carbone e per qualche altra necessità, conscio del fatto che in passato questi due paesi avevano sempre dato un contributo generoso all’esplorazione di quello che potrebbe essere considerato il loro entroterra. Verso la fine di luglio era tutto pronto quando, all’improvviso, l’Europa fu oscurata dalle nubi di guerra. Avevo dato disposizioni affinché l’Endurance procedesse verso cowes per essere ispezionata da Sua Maestà il lunedì della settimana di cowes. Il venerdì, però, ricevetti un messaggio dove si diceva che il re non sarebbe stato in grado di presenziare all’evento. I miei lettori si ricorderanno di quanto la minaccia della guerra sia stata improvvisa. Ovviamente, sia io che i miei compagni fummo molto turbati da quel pericolo che stava minacciando la pace nel mondo. Salpammo da londra venerdì 1 agosto 1914, rimanendo ancorati al largo di Southend per tutta la giornata di sabato. la domenica pomeriggio, in un’ansia che aumentava di ora in ora a causa delle voci che si rincorrevano sempre più numerose, portai la nave al largo di Margate; il lunedì mattina scesi a terra e appresi dal giornale dell’ordine 40


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di mobilitazione generale. così salii immediatamente a bordo, chiamai tutti a raccolta proponendo di inviare un telegramma all’Ammiragliato per offrire le navi, le provviste e, qualora fossero stati d’accordo, il nostro servizio alla nazione nel caso in cui fosse scoppiata la guerra. Dal momento che tutti acconsentirono subito, inviai un telegramma in cui mettevamo tutto a disposizione dell’Ammiragliato. l’unica cosa che chiedemmo fu che, in caso di dichiarazione di guerra, la spedizione fosse considerata come un’unità singola, in modo da conservarne l’omogeneità. Tra di noi c’erano abbastanza uomini esperti e addestrati da formare l’equipaggio di un cacciatorpediniere. In meno di un’ora ricevetti un laconico telegramma dall’Ammiragliato che diceva “Procedete”. Due ore più tardi, però, ne arrivò un altro, più lungo, da parte di Winston churchill, in cui venivamo ringraziati per la nostra offerta e dove si diceva che era desiderio delle autorità che la spedizione — che godeva dell’appoggio e dell’approvazione da parte delle società scientifiche e geografiche — andasse avanti. così, tenendo conto di queste precise disposizioni, l’Endurance partì alla volta di Plymouth. Il martedì fui mandato a chiamare dal re, che mi consegnò la bandiera britannica da portare con noi durante la spedizione. Quella notte, a mezzanotte, scoppiò la guerra. Il venerdì seguente, l’8 agosto, obbedendo all’ordine diretto dell’Ammiragliato, l’Endurance salpò da Plymouth. Mi sto soffermando su questa fase della spedizione perché sono consapevole delle critiche che circolarono sul fatto che la spedizione avesse lasciato il paese. A tale proposito vorrei aggiungere che i preparativi andavano avanti da oltre un anno e che erano già state spese ingenti somme di denaro. ci offrimmo di rinunciare alla spedizione senza neppure consultare chi ci aveva sostenuto economicamente e poi erano in pochi a pensare che la guerra sarebbe durata quasi cinque anni, coinvolgendo il mondo intero. Inoltre, la spedizione non stava andando a fare una tranquilla crociera nelle isole dei mari del Sud; l’obiettivo era di quelli estremamente pericolosi, difficili ed estenuanti, che avevano quasi sempre comportato una certa percentuale di perdite umane. Alla fine di tutto, poi, coloro che fecero ritorno sani e salvi dai pericoli dell’Antartide diedero il loro contributo su campi di battaglia ancora più grandi e la percentuale di vittime fu alta. Il viaggio per Buenos Aires fu tranquillo e il 26 ottobre salpammo diretti verso la Georgia del Sud, l’avamposto più meridionale dell’Impero Britannico dove, per un mese, fummo impegnati nei preparativi finali. l’ultima notizia che ci giunse della guerra fu quando, appunto, partimmo da Buenos Aires: l’esercito russo stava avanzando. Secondo molti, la guerra sarebbe terminata nel giro di sei mesi, quindi partimmo, non senza il rimpianto di non poter dare il nostro contributo, ma consapevoli che stavamo prendendo parte a una faticosa campagna che avrebbe conferito onore alla nostra patria. A parte i singoli individui e le istituzioni, vorrei qui esprimere tutta la mia gratitudine per l’assistenza fornita dal Dominion della Nuova zelanda e dal governo del commonwealth dell’Australia al momento della partenza della squadra del Mare di Ross; alla popolazione neozelandese e al loro Dominion vanno i miei più sentiti ringraziamenti per

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la costanza dei loro aiuti, impagabili durante i giorni cupi prima che la squadra fosse soccorsa. Nei confronti di James Allen (Primo Ministro in carica), del compianto McNab (Ministro della Marina), di leonard Tripp, Mabin, Toogood e di molti altri ho un debito di gratitudine che non potrà mai essere estinto. Vorrei cogliere l’occasione per ringraziare anche il governo uruguaiano per aver messo a disposizione il motopeschereccio a strascico Instituto de Pesca in occasione del secondo tentativo di soccorrere i miei uomini sull’isola dell’Elefante. Infine, al governo cileno va riconosciuto il merito di essere stato direttamente responsabile del salvataggio dei miei compagni. Questa repubblica del Sud America ha fatto il possibile affinché tutto andasse a buon fine e a loro va la gratitudine da parte dell’intera squadra. Vorrei ricordare in particolar modo la solidarietà dimostrata dall’ammiraglio Muñoz Hurtado, capo della Marina Militare cilena, e dal capitano luis Pardo, comandante dello Yelcho durante la nostra ultima impresa vittoriosa. Sir Daniel Gooch è venuto con noi fino alla Georgia del Sud. A lui devo un ringraziamento speciale per l’aiuto che ci ha fornito con i cani; quando poi siamo partiti per il Sud è dispiaciuto a tutti dover fare a meno della sua allegra presenza.

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Il vIAGGIo dell’endUrAnCe e dell’AUrorA

1 ● 5 4●

3●

2● A

II B● III

●IV

I●

1-2 vIAGGIo dellA endUrAnCe 2-3 derIvA dellA endUrAnCe INTrAppolATA NellA BANChIsA 3-4 derIvA dellA BANChIsA dopo l’AFFoNdAMeNTo dellA endUrAnCe 4-5 vIAGGIo dellA JAmeS CAIrd A-B vIAGGIo vIA TerrA prevIsTo dA shACKleToN, MAI reAlIzzATo I-II vIAGGIo dI ANdATA dellA AUrorA III-Iv vIAGGIo dI rITorNo dellA AUrorA


una pagina del diario di shackleton




sINTesI dI CIò Che ACCAdde AllA endUrAnCe e Al suo equIpAGGIo


AI MIeI CoMpAGNI CAduTI NellA GuerrA BIANCA del sud e suI CAMpI dI BATTAGlIA dellA FrANCIA e delle FIANdre


l’equIpAGGIo dellA ENDURANCE sIr erNesT heNry shACKleToN (1874-1922), comandante - Irlanda FrANK WIld (1873-1939), comandante in seconda - Inghilterra FrANK Worsley (1872-1943), capitano - Nuova zelanda FrANK hurley (1885-1962), fotografo - Australia huBerhT hudsoN (1886-1942), ufficiale di rotta - Inghilterra lIoNel GreeNsTreeT (1889-1979), primo ufficiale - Inghilterra ThoMAs CreAN (1877-1938), secondo ufficiale - Irlanda AlFred CheeThAM (1867-1918), terzo ufficiale - Inghilterra leWIs rICKINsoN (1883-1945), ingegnere capo - Inghilterra AleXANder Kerr (1892-1964), ingegnere - Inghilterra JAMes MCIlroy (1879-1968), chirurgo - Irlanda AleXANder MACKlIN (1889-1967), chirurgo - Inghilterra roBerT ClArK (1882-1950), biologo - scozia leoNArd hussey (1891-1964), meteorologo - Inghilterra JAMes WordIe (1889-1962), geologo - scozia reGINAld JAMes (1891-1964), fisico - Inghilterra GeorGe MArsToN (1882-1940), artista - Inghilterra ThoMAs orde-lees (1877-1958), meccanico - Inghilterra heNry MCNIsh (1874-1930), carpentiere navale - scozia ChArles GreeN (1888-1974), cuoco - Inghilterra perCe BlACKBoroW (1894-1949), cambusiere - Galles WIllIAM sTepheNsoN (1889-1953), fuochista - Inghilterra AlBerT holNess (1892-1924), fuochista - Inghilterra JohN vINCeNT (1879-1941), marinaio - Inghilterra TIMoThy MCCArThy (1888-1917), marinaio - Irlanda WAlTer hoW (1885-1972), marinaio - Inghilterra WIllIAM BAKeWell (1888-1969), marinaio - usA ThoMAs MCleod (1869-1960), marinaio - scozia




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