Il matrimonio del Viaggiatore

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I r I s h T r av e l l e r s



am Jone h a s Gr

lI m a t r i m o n i o

DEL V E R IAGGIATO Traduzione di ROSA GIOVANNA ORRI

romanzo


Titolo originale dell’opera: TRAVELLER WEDDING © Copyright 2012 Graham Jones Titolo dell’opera: Il maTrImonIo del vIaGGIaTore Traduzione dall’inglese: © 2012 rosa GIovanna orrI © Copyright 2012 GInGko edIzIonI san Pietro Capofiume (Bo) I edIzIone marzo 2012 Collana Le Bussole IsBn 978-88-95288-34-5

Progetto grafico di copertina: © 2012 aTalanTe In copertina: PsP (Per l’utilizzo dell’immagine riprodotta in copertina, l’Editore rimane a disposizione degli eventuali aventi diritto.) BIG GrouP of Travellers (Two famIlIes) aT Caravan In downPaTrICk Car-Park. © 1980 BoBBIe hanvey, BosTon ColleGe. John J. Burns lIBrary. Per ordini rivolgersi a: GInGko edIzIonI via luigi Pirandello n° 29 40062 san Pietro Capofiume, molinella, Bologna Tel. 051.6908300 fax: 051.4598447 www.gingkoedizioni.it www.fuggicalipso.net

Tutti i diritti dell’opera sono riservati. Nessuna parte di questo volume può essere riprodotta, o usata in alcuna forma, senza previo consenso degli aventi diritto. Ne è vietata la divulgazione a qualsiasi mezzo, senza previo consenso scritto accordato dall’Editore e dall’Autore.


INDICE

I vIaGGIaTorI d’Irlanda di Alessandro Pugliese 13

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CaPITolo 10



I vIaGGIaTorI d’Irlanda di Alessandro Pugliese

I viaggiatori d’Irlanda sono una minoranza etnica che fa parte della società irlandese da molti secoli. vivono prevalentemente nella repubblica d’Irlanda, nel regno unito e negli stati uniti. si definiscono Minceir Pavees o, nella loro lingua, Siúil Lucht, che significa letteralmente “la gente che cammina”. rappresentano, tuttavia, soprattutto in Irlanda, una minoranza ignorata, di cui la storiografia irlandese non ha scritto. Percepiti come il più infimo livello della scala sociale, soffrono di un vero e proprio atteggiamento di apartheid. Gli viene spesso negato l’ingresso nei club, nei pub e negli alberghi. In occasione delle feste di matrimonio si trovano nell’impossibilità di prenotare un albergo per un ricevimento. sono un popolo tradizionalmente nomade, con un proprio linguaggio, orale, che viene tramandato di generazione in generazione. spesso sono indicati come “zingari”, ma non sono di etnia rom, bensì irlandese, peraltro antichissima. Il loro senso di identità comune, la loro storia, il loro nomadismo o almeno il principio del nomadismo, il ruolo centrale della famiglia allargata e la loro lingua sono caratteristiche importanti della loro etnia. molti oggi vivono in roulotte dentro accampamenti non autorizzati (su strada), oppure in appositi siti. la carenza di questi spazi ha portato molti di loro a vivere in alloggi. hanno sempre viaggiato, ma la politica del governo irlandese dal 1960 li ha costretti pian piano a stanzializzarsi, minandone i valori tradizionali e lo stile di vita. Il lavoro autonomo è un’altra caratteristica comune delle famiglie di viaggiatori irlandesi. molti lavorano nell’ edilizia, come ambulanti nelle fiere e nei mercati, nel commercio dei cavalli, nel giardinaggio e nella potatura d’alberi. Per molto tempo sono stati chiamati Tinkers, riparatori della latta e dello stagno, armeggiatori. Questo termine, derivato dalle attività che tradizionalmente svolgevano, quando si spostavano a bordo di carrozze di villaggio in villaggio riparando padelle, pentole e utensili in rame o stagno, oppure commerciando in animali morti o vecchi cavalli I


destinati al macello, viene usato oggi come un’etichetta dispregiativa nei loro confronti. la loro resistenza al lavoro salariato non ha fatto altro che arricchire lo stereotipo di gente che vive di espedienti. stabilitisi nelle case, perdendo la mobilitĂ necessaria per i propri mestieri tradizionali, oggi una buona parte di loro conta sull’assistenza sociale. la maggioranza degli irlandesi stanziali non li ha mai riconosciuti come parte della propria nazione. Ciò ha fatto sĂŹ che i travellers restassero nei decenni una cellula chiusa. sono rarissimi i matrimoni tra membri della comunitĂ irlandese e persone stanziali. date le ristrette dimensioni della loro etnia, accade pertanto che i viaggiatori si sposino spessissimo tra parenti. solo a partire dal 1999 sono stati riconosciuti nel diritto inglese come un gruppo etnico e protetti ai sensi della legge sulle relazioni razziali.

II


I l matrimonio del Viaggiatore

per Naoise



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Capitolo

C

i siamo dovuti sedere tranquillamente nelle nostre roulotte per oltre un secolo mentre i nostri compagni irlandesi dicevano bugie sul nostro conto attraverso il gossip, i giornali, i libri e i film. Non abbiamo detto nulla nel corso degli anni quando un gran numero di persone ha camminato attraverso il fango ed è venuto a bussare alle nostre porte. Poliziotti, assistenti sociali, ufficiali sanitari, logopedisti, psicologi, consiglieri, rappresentanti di comunità e — i più infuriati di tutti — artisti. Tutti questi personaggi hanno una cosa in comune. Ti fanno fuori come stessero cercando di aiutarti, quando in realtà fanno questo per loro stessi. La nostra storia è stata tramandata di generazione in generazione con la parola, ma gli irlandesi stanziali non hanno mai capito quanto sia importante per loro la scrittura. Ho sempre ammirato il modo in cui usano le parole per intrappolare un significato e intrappolare noi mentre lo fanno. Se con un rapporto ufficiale, qualche tribunale ci domanda se noi ci muoviamo davvero o si tratta solo di un brutto nome, è tutto fatto con parole di sangue. Ed è questo ciò che ha reso la compilazione di questo taccuino così difficile eppure così inevitabile. Ho sempre sospettato che dentro di me ci fosse un romanzo. Da quando mi espulsero durante il concorso di ortografia alla Holy Child National School perché non volevano che un viaggiatore si portasse a casa la coppa. Man mano che gli anni passavano ho accumulato vecchi classici in edizioni tascabili nella mia roulotte e ho tentato di 13


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scrivere racconti. Non sono mai riuscita a ricavarne un lavoro, però. A scuola pensavano che fossi feccia, mentre in casa una snob. Mi sentivo come avessi dovuto scegliere e non avrei mai trovato la mia strada. Tuttavia, qualcosa è successo in questa settimana, qualcosa che considero molto peggio del solito. Quest’ultimo insulto è di certo il limite. Come se avessero oltrepassato una linea. Per farla breve, un violento videogame dal titolo Il matrimonio del Viaggiatore è stato rilasciato per il mercato natalizio. Ciò potrebbe essere benissimo l’esempio più forte in assoluto degli stereotipi che ho dovuto sopportare lungo tutta la mia vita, o forse il disagio è maggiore perché proprio uno di noi è stato pagato come consulente per il gioco. In fondo, però, credo che sia il fatto che proprio noi, in realtà, lo abbiamo aiutato. Io, prima di tutti, ho aiutato Michael a piantare un coltello alle spalle della sua gente. Il che è semplicemente troppo da sopportare. Dopo trentasei anni, questa ragazza è finalmente esasperata. Ha raggiunto un punto di frustrazione nel quale qualcosa di profondo dentro di lei è pronto a diventare un libro di storia poggiato sullo scaffale della libreria che dice la verità per i bambini stanziali. Loro devono capire la nostra storia. Sapere chi siamo. Chi non siamo. Altrimenti continueranno a credere a quello che i genitori dicono loro. Che siamo immondizia. Che siamo emarginati o vagabondi. Questo non è accettabile per me. Determinata, dunque, vado a cominciare. Forse dovrei farlo con lo spiegare che Michael — il consulente pagato a cui ho accennato — non era stato visto in giro da queste parti per sedici anni quando, improvvisamente, riapparve lo scorso inverno. Infatti, in tutto il nostro campo e in altri campi nei dintorni egli era diventato quasi un mistero divertente. I primi a notare il suo ritorno furono i miei due nipoti di undici anni, Paddo e Christopher. Stavano bruciando un piccolo pezzo di moquette dietro le sbarre verdi appuntite che costeggiano la strada a doppia corsia, e il loro fumo poteva essere 14


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visto senza dubbio attraverso gli alberelli dagli automobilisti del mattino. C’era un varco tra le sbarre, nel punto in cui si trovavano, e chiunque vi si fosse sporto avrebbe intravisto Paddo strofinarsi le mani convulsamente per tenersi caldo. La primavera non inizia fino alla metà di marzo — nel giorno di San Patrizio ad essere precisa — quando le pietre rotolano in acqua e il freddo dell’inverno sta per finire. Ci vuole molto tempo affinché quel giorno arrivi e, nel mentre, Paddo e Christopher stavano aspettando che il governo si degnasse di costruire strade, muri e case da intonare al cielo grigio. Almeno questo era ciò che facevano lì, sulla strada per l’aeroporto di Dublino — un’area violata dalla nebbia e dagli sbuffi delle auto, non un luogo reale, semplicemente il margine di una strada. Entrambi i ragazzi riferirono come Michael improvvisamente fosse salito attraverso il varco tra le sbarre e brevemente si fosse fregato le mani in segno di rispetto per il loro fuoco, incamminadosi subito dopo sull’erba dietro di loro. Altri tre membri del nostro campo lo notarono negli istanti che seguirono. Uno era Trigger, il nostro pony bianco strigliato e macchiato di fango, che se ne stava al margine più lontano del campo ma che pareva potesse volare con la stessa facilità con cui gli aerei planano sopra la testa. Trigger sollevò lo sguardo mentre masticava le erbacce. Il secondo fu Planet, un cane color fieno addormentato nel bel mezzo dell’ingresso del nostro vialetto d’asfalto, il quale studiò attraverso le palpebre socchiuse lo sconosciuto che si avvicinava. Infine, io stessa. Ero seduta in cima alla discarica e guardavo tutto il campo come sono solita fare. Se era improbabile che Michael mi vedesse, io non ci pensai nemmeno a perderlo di vista mentre lentamente si faceva strada dentro il nostro sito, composto da ventidue case mobili, sette roulotte, sei cupi capanni, cinque automobili e due furgoni. A sinistra dell’ingresso egli superò con cautela uno tozzo palo di legno a cui era legata una parabola satellitare e una ban-

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diera americana, sotto il quale una sconclusionata catasta di legna tagliata era sparpagliata su un tumulo erboso. Ricordo che Michael scalciò la legna al suo passaggio. Tenendo una mano nella tasca della giacca, con l’altra spalancò la porta di un gabinetto mobile di colore verde con su incisa la scritta ‘‘Fottiti Mic’’, come fosse alla ricerca di qualcuno all’interno. Poi si fermò, studiò le roulotte immobili e i rimorchi e i capanni. Esaminò anche il terreno dove i resti di quell’antica battaglia tra ciottoli e vetri continuava e, fatto in modo che entrambe le mani ritornassero dentro le tasche della giacca, continuò a camminare morderdosi il labbro. Pensai che fosse ancora bello, anche se per alcune ragazze del giorno d’oggi sarebbe potuto essere invisibile per via dei suoi capelli radi. I suoi penetranti occhi azzurri non erano più aperti come quando era stato più giovane e la sua bocca non era meno marcata da una placida sicurezza e determinazione. Manteneva una calcolata quantità di spuntoni di barba sul viso e indossava scarpe da corsa, jeans e un maglione grigio scuro con una maglietta verde che faceva capolino da sotto il collo. Pensai di correre giù per salutarlo ma la rabbia mi ordinò di non farlo. E mi disse di tenere duro e di osservare questo lungo dramma stappando una birra — e così semplicemente raddrizzai il mio vestito e rimasi a guardarlo mentre continuava ad aggirarsi per il campo. Alcune delle nostre porte erano aperte, anche se quasi tutto era immobile. Tra l’una e l’altra delle nostre case c’erano dei tavoli in legno, qualche sedia da giardino o panchine. A volte, sottili tubi di gomma attraversavano i nostri lotti. Ci sono sempre un sacco di scenari qui. Il decorativo e la roba da discarica. Piante di yucca e scacciaspiriti. Cavi metallici. Strisce di legno. Lattine di birra. Schedari e metri quadrati di pannelli truciolari che giacciono sul fianco della vicina collinetta erbosa come se sperassero nel sole. Ancora, bombole gialle di butano con i tubi di collegamento inseriti. Qualche generatore, non del tipo che 16


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si trova in una bottiglia, ma di quelli che forniscono energia elettrica.* Non sapendo cosa fare dopo sedici inverni, Michael prese il pacchetto di Johnny Blue e se ne accese una. Passò davanti alla roulotte di Missy. Come fosse stato un turista, ad essere onesti. Missy teneva due carrellini di legno all’esterno nella sua veranda — uno dipinto di un verde brillante e uno rosso. Le ruote erano di gomma e sul pianale di entrambi c’era ogni genere di pianta che si muoveva al vento. Nella parte posteriore di uno c’erano due secchielli di stagno per il latte che il nonno di Missy aveva fatto orgoglioso. Nessuno per il momento era emerso dalla propria roulotte — sebbene adesso i cani meno riguardosi stavano abbaiando e gli si stavano avvicinando. Goffamente, Michael indietreggiò e si nascose dietro la Vergine Maria che suo cugino quindicenne Francie non aveva mai completato. Francie si era ispirato per la sua Vergine Maria ad Angelina Jolie. C’erano due bambini ai suoi piedi e un altro in braccio e tutti e tre erano di diverso colore. Blu, arancione e rosa. Maria Angelina indossava uno scialle bianco e una fascia d’oro sui capelli. Io risi di come Michael usasse la sua mano da non fumatore per tenersi in equilibrio al collo della statua. Il braccio che aveva libero si allungava verso l’esterno e al suo fianco. Missy ci aveva incollato su una foto che rimaneva esposta alle intemperie, che ritraeva il suo ultimo nipote, Paul, che aveva quattro dita. Il mignolo non c’era più. Una lacrima disegnata dall’occhio alla guancia con un pennarello nero sembrava del trucco andato di traverso anche se l’alone verde del neon attorno alla testa aggiungeva un tocco di classe. Michael incenerì la sigaretta e, mentre nervosamente guardava i cani, lanciò una rapida occhiata in basso, al vaso di Scacciadiavoli che stava ai piedi di Maria. * In italiano si perde il gioco di parole. L’autore usa infatti l’espressione A few genies. (N.d.T.)

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Lo Scacciadiavoli è altrimenti noto come ‘‘Fiore di Maria’’ o ‘‘Sudore di Maria’’. Sotto, una targa recitava: ‘‘La Vergine Maria — la più bella e fiera tra tutte le vergini’’. I cani cominciarono a ringhiare e gli si avventarono alle caviglie, e così Micheal fu costretto a mantenersi in equilibrio sul muretto dietro la statua e a guardarli dall’alto fino a quando la mia cugina di dieci anni, Winona, venne fuori dalla sua roulotte. Quella ragazza era lo stampo di sua madre, con gli occhi bovini e gli stivali di gomma. « Qualcuno degli uomini è in giro? ». Michael la guardò e sbuffò una nuvoletta di fumo. « Sì » annuì lei e fece un gesto indicando la strada verso la più grande e pulita roulotte del campo. « C’è Jimmy lì dentro ». I tetti oleosi e lisci delle nostre case erano disposti su tre strade e così Michael coraggiosamente saltò giù dal muro e si diresse verso la prima strada che Winona gli aveva indicato. Dovetti spostarmi di qualche metro alla mia sinistra per tenerlo d’occhio. Dopo aver calcolato il percorso Micheal si diresse a ovest. C’era Jimmy che gli faceva smorfie da dietro le sue tendine di pizzo e Michael adesso si trovava sulla veranda del portico di Sinead. « Come va? » disse Michael sorridendo non appena la porta si aprì. Jimmy semplicemente lo fissò e annuì. Nei suoi oltre cinquant’anni, così magro com’era, Jimmy quasi sembrava un ritaglio bidimensionale, le sopracciglia grigio scuro che sembravano sempre guardare oltre la sua bocca circospetta. Non era qualcuno che poteva essere sorpreso senza preavviso. « Jimmy? » Michael si rivolse a lui con il tono gentile di un assistente sociale. « Sono io, Michael! ». Jimmy appena annuì. « Lavoro in una società di Dublino ora » continuò. « Facciamo videogiochi. I miei capi hanno deciso che vogliono fare un gioco su di noi. Ti andrebbe di discutere la cosa? ».

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« Vai a bussare a qualche altra roulotte nella strada successiva » disse Jimmy, e chiuse la porta. « Ti ringrazio » fece Michael alzando la voce e sollevando il braccio scompostamente a quella che era già una figura che stava preparando il te’ all’interno. Lentamente se ne uscì dalla veranda. Io lo vidi gironzolare nelle vicinanze della porta cigolante sul retro del camper del vecchio Joseph che a quel tempo non era certo fonte di interesse per nessuno, con la sua cassettiera di legno spalancata all’interno. Salty, il coniglio, grufolava profondamente accanto a un piatto di fegato color mattone che stava al centro del suo pavimento. Noi ricordiamo il camper di Joe solo come un luogo per mettere le scarpe all’aria — o quando di tanto in tanto portavamo a Salty una padella di verdure senza maniglie. Ai vecchi tempi si poteva sempre dire se si trattasse di un poliziotto o di un medico o di un infermiere o di una suora semplicemente studiando il suono dei passi che producevano camminando nel campo. Dovevi essere in grado di farlo. Come Michael saltò dalla veranda atterrando quasi per gioco su una valigia nera piena di cassette VHS, le quali schizzarono fuori e si sparsero a terra, io lo squadrai e non lo persi d’occhio perché non mi piaceva quello che vedevo. Non è che dovessi sapere quello che aveva in serbo quel primo giorno. La verità è che lo sapevo. Quando si affacciò sulla seconda strada, degli altri cani fecero la stessa cosa di quegli altri, ovvero gli si misero alle calcagna. E la stessa cosa fece anche Michael, ovvero, anche se non ne ero sicura, si tenne in piedi saggiamente su un barilotto di birra alla spina intanto che quattro ragazzi gli si avvicinavano. Ebbene, è necessario che faccia subito una premessa prima di descrivere questi ragazzi, e cioè che non esiste ormai più, davvero, un cosiddetto ‘‘look del viaggiatore’’. È nelle teste dei nostri genitori. Come il frutto di una combinazione di influenze diverse. 19


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Prima di tutto, alcuni di noi sono stati abituati ad avere un look diverso. Come per offendere o rendere giusto il nostro apparire. Il dono del dolore, lo chiamiamo. In secondo luogo, perché noi a volte ci sposiamo tra di noi, in modo chiuso, e i nostri figli possono avere una visuale alquanto ristretta rispetto a questo. Infine, il vizio del bere che ha colpito alcuni di noi duramente, combinato con la vita all’aria aperta, ci ha reso alcolizzati. Allora questo è tutto — e così oggi non c’è molto da vedere. I nostri uomini rimangono un poco più tozzi nelle braccia e nelle gambe, così come anche noi donne siamo un po’ più rotonde nella faccia. Siamo forti. Ma, in sostanza, sembriamo esattamente come gli irlandesi stanziali. Sono un viaggiatore e sono riconosciuta solo per via di questo nome. Anche se ci fu qualche beffa da parte dei ragazzi, nessuno di loro chiese a Michael apertamente quello che voleva. Stettero ad ascoltarlo, viceversa, quando lui ripetè il suo breve discorso sulla compagnia che progettava videogame. Anche dal mio lontano punto di osservazione potei vedere la cosa più incredibile mai accaduta. Letteralmente, quei ragazzi non capivano se Michael fosse un viaggiatore o una persona stanziale. Bisogna sapere che anche i viaggiatori gay tornano a casa per Natale. E questo individuo era svanito nel nulla. Mio zio John fu il primo a rendersene conto, con i suoi cinquant’anni, ma con tutta la stupidità selvaggia della sua tarda adolescenza e con la faccia stirata come il cuoio dalla più grande sbornia di liquore. Ruppe il silenzio immediatamente quando intese il gioco come ‘‘I viaggiatori contro il Fingal County Council’’.* Con combattimenti sanguinolenti.

* Il ‘‘Fingal County Council’’ è l’autorità locale della contea di Fingal

in Irlanda. Il capo del Consiglio ha il titolo di sindaco. Il Consiglio è composto da vari membri, le cui cariche sono scelte mediante elezione ogni cinque anni. (N.d.T.)

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Johnny aveva vissuto la maggior parte della sua vita nella contea di Fingal e ripetè questa piccola precisazione più e più volte nel corso della discussione successiva, quando gli altri ridevano e ci scherzavano su allo stesso modo per via del fatto che ciascuno conosceva ‘‘Grand Theft Auto’’* e roba simile. « Questo è il genere di cose che i miei capi vogliono fare » Michael fece una faccia lunga. « Sarà una merda! ». « Perché sarà una merda? » chiese il govane avvenente cugino Marto, con la sua estremamente datata acconciatura alla Beckham e il tatuaggio del nome della sua famiglia, Ward, che faceva capolino dalla sua t-shirt bianca. « L’anno scorso hanno fatto un gioco ambientato nella giungla » Michael lo guardò e si morse il labbro di nuovo. « Ma loro non ci vanno nella giungla ». « Stai dicendo che hai intenzione di rendere questo luogo simile alla giungla? ». Marto scosse sfacciatamente il suo taglio di capelli, anche se gli altri fecero a Michael cenno di continuare. « Vogliono fare un videogioco violento ambientato in Irlanda » spiegò Michael. « Così hanno pensato... i viaggiatori! Ma gli ho detto di aspettare. Ho una certa influenza in ufficio. Ho detto di sospendere. Io conosco questa comunità. Non ho detto che vengo da qui. Ho detto: lasciatemi andare a parlare con loro per prima cosa ». « Questa è merda, ecco cos’è » Marto se ne uscì come fosse spaventato. « Farci fuori come se fossimo tutti violenti ». « Be’» il vecchio Johnny scoprì i denti in un saggio, ostinato sorriso, « la violenza è la risposta. I tuoi boss ti hanno mandato qui. Loro ti hanno mandato in un punto di morte! ». Tutti ridacchiarono. * Abbreviazione: GTA, letteralmente Grande Furto d’Auto, è il nome di una serie di videogiochi multipiattaforma che simulano la vita criminale. Il protagonista di ogni episodio è un criminale esperto che accumula punti quanti più furti d’automobili riesce a compiere. È una delle serie di giochi più vendute al mondo, con quasi 100 milioni di copie. (N.d.T.)

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« Sarai portato sulle montagne di Dublino! » gridò Clean Christy e tutti scoppiarono a ridere. « Ah, smettila » Michael sembrava offeso. « Sono il nipote di Ape io. Il videogame sarà sugli scaffali per il prossimo Natale e tutti i bambini ci giocheranno. Voglio solo sapere la vostra opinione prima ». « Io so chi sei » Johnny gli affibbiò una pacca sulla spalla per rassicurarlo, perché era abbastanza vecchio per ricordare. « Tu vieni qui e dovresti veramente avere i tuoi combattimenti sanguinolenti e i coltelli e le pistole. Metti pure i viaggiatori nel gioco che corrono dietro al Fingal County Council... ». Dopo questa rapida chiaccherata i miei quattro parenti tennero d’occhio Michael con grande attenzione con i loro colli prominenti, tralasciando però di circondarlo completamente. Non avrebbero mostrato così il collo e non lo avrebbero circondato a quel modo se avessero deciso che era un viaggiatore. Questo è certo. « Bene » sospirò lui a disagio, mentre offriva il suo pacchetto di Johnny Blue in giro. « In questo momento stanno pensando di chiamarlo ‘‘Il matrimonio del Viaggiatore’’. Un viaggiatore si sposa. Ha un combattimento con suo cugino — totalizza molti punti per questo. Distrugge completamente il posto e anche per questo ottiene molti punti ». Gli uomini mimarono uno scoppio e uno o due finsero di controllare il fumo. « È fottutamente brillante! ». Clean Christy ribolliva e tentennava nell’infilare la sua Johnny Blue in bocca, tenendola sospesa sulla punta della lingua. « Ucciderò te oggi » Francie, il fratello quattordicenne di Marto, lo interruppe. « Ti farò a pezzi con la mia spada!». Con questo improvvisamente si allontanò dal gruppo per andarsene nella sua tuta color erba e i capelli ingellati, spingendo tutti, compreso Michael e io stessa , a morir dal ridere. Più o meno nello stesso momento, il mio muscolare cugino Bernie fluttuò lentamente al volante della sua impeccabilmente 22


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linda auto sportiva, nella sua giacca da Formula Uno — questo strambo cugino, di circa vent’anni, che porta due catene appese al collo con ‘‘Ward’’ e ‘‘Libertà’’ placcate in lettere d’argento. « E così tu stai cercando di far soldi mancandoci di rispetto » disse, piantandogli un pugno davanti alla faccia, dopo aver appreso la situazione dagli altri, i quali lo fissavano con reverenza al suo posto di guida. Michael ancora una volta assunse un’espressione di dolore e stava per protestare quando improvvisamente il piccolo Francie ritornò alla carica verso di lui con una spada, come promesso. Michael decise di non mollare, si scostò appena un po’. Non penso che la spada lo toccò, ma sentì almeno un po’ Francie — quel ragazzo ha un’aggressività quasi sessuale. Johnny afferrò la spada e gliela tolse dalle mani e, grazie a Dio, se ne andò portandosela dietro. « No, sul serio » Clean Christy scosse la testa quando le risate cessarono. « Devi fare attenzione ritornando qui dopo tutto questo tempo, Michael. Non ci sono solo i pugni. Una volta o l’altra potresti avere due ragazzi che ti puntano le pistole contro! Puoi startene tranquillo qui per mesi e mesi e poi, tutto ad un tratto — senza alcun preavviso — due ragazzi verranno a puntarti delle cazzo di pistole addosso ». « Ma se si lascia correre tutta questa violenza » Michael arcuò il collo ed espirò fumo. « Be’, tutta quella merda... quello che scrivono su di noi i giornali continuerà ad essere avvalorato, non è così forse? ». « Come no, quello che fa il viaggiatore causa un mucchio di problemi » gemette Bernie ottusamente dalla sua auto sportiva. « Il novanta per cento della vita del viaggiatore è creare problemi. Produciamo problemi tutto il tempo! ». « Davvero? » Michael guardò in basso verso di lui, cercando di individuarlo attraverso gli anni che erano passati. « Tu pensi questo su di noi? ». « Certo » rispose Bernie annuendo con la massima serietà e fissandolo negli occhi. 23


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« Quand’è così » teorizzò Michael, « per il novanta per cento del tempo tu saresti violento? ». « Lo sono » sorrise Bernie e tutti scoppiarono a ridere di nuovo. « Io speravo di bazzicare da queste parti e ricordare cosa vuol dire » si lamentò Michael. « Poi poter tornare dai miei capi e dire: scordatevi la vostra idea sul matrimonio del viaggiatore. Ho un’idea migliore! ». « I viaggiatori contro il Fingal County... ». « Che ne dici dei cavalli? » intervenne Clean Christy. « I bambini sono pazzi per le corse ». « È merda » Bernie scosse la testa dal sedile. « Dovrà renderlo pur violento ». L’ambizione portò Michael lungo la nostra terza e più lunga strada dove i cani iniziarono la stessa routine non appena lui virò verso la sua impassibile, rotonda vecchia nonna Rosie. Sulla sessantina, Rosie se ne stava fuori dalla roulotte raccogliendo i vestiti appesi al filo. La capigliatura color albicocca strusciava su uno sbiadito grembiulino color arancio e su un bel maglione di lana gialla — mentre grappoli di calzini blu marino erano tenuti stretti tra le sue gambe come trofei. Non indossava le scarpe e sorrise con cautela. « Ciao nonna » disse Michael. « Ape è qui? ». « Entra dentro » rispose lei, guardando il suo ventiseiesimo nipote, o giù di lì. « Grazie » annuì Michael e rischiò un rapido bacio sulla sua guancia prima di sbattere la porta. Io avvoltolai qualcuno dei miei vestiti sotto di me e mi misi a sedere sulle mie mani che erano troppo in ansia al pensiero che quello che sarebbe accaduto sarebbe stato molto interessante. I nonni di Michael e la madre non erano contenti di come era andata la sua vita. A loro sarebbe piaciuto vederlo sposato con uno di noi. Stare qui con la sua famiglia. Fare un lavoro nei dintorni e alla sera ritornare al campo. Hanno sempre visto l’intero mondo dei videogiochi come qualcosa adatto alla gente 24


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stanziale. Ricordo che una volta Ape si lamentò dell’hobby di suo nipote dicendo che la gente stanziale aveva fortuna con i giochi perché anche dietro quelli più difficili c’era sempre un problema ricorrente, e la gente stanziale doveva avere sempre un qualche tipo di problema ricorrente. Disse anche che solo noi viaggiatori, i veri irlandesi, sappiamo che i problemi ricorrenti sono i nemici della felicità. Perché noi abbiamo capito che se davvero si vuole vivere, si deve lasciare che la vita scorra come viene. Così facendo, si comprende il solo vero ritmo di Dio. Gli uomini non possono imitarlo. E gli stanziali neppure vi riescono, disse Ape, perché hanno voltato le spalle a Dio. Perché sono morti. Con un tempismo perfetto, quello stesso vero uomo aprì la porta del suo capanno da giardino di due stanze e sorrise dolcemente a Michael. Quasi settantenne, indossava un distinto cardigan di lana grigio e aveva occhi beige grandi e assolutori, e le sue guance si accaloravano quando raccontava storie. « Michael » disse, e prese un profondo respiro. Io improvvisamente sentii che era ora di andare a salutare Michael e corsi giù dalla discarica. Ma, mentre mi avvicinavo al capanno di Ape, la stanchezza mi avvinse e sentii di avere le vertigini. Sia a causa della ripulsa che avevo fabbricato e accumulato nel corso degli anni, sia per l’amore che non si era dissipato durante quel processo. Esitai appena fuori, sperando di controllare i miei fremiti mentre lo guardavo attraverso la finestra, intanto che lui esaminava le fotografie in bianco e nero incorniciate sul muro di suo nonno. Ritraevano Gable, Presley, Kelly, Grant, Monroe, Wayne e O’Hara. L’unico accenno di colore lo dava una cornice di vero legno attorno al ritratto più grande dei suoi nonni. In questa immagine Joe McDonagh indossa un lungo cappotto grigio su un elegante abito stampato, e appoggia la mano sulla spalla della moglie che è vestita con un maglione nero e un foulard legato attorno al collo. Il suo nome è Bernie. Entrambi fissano il fotografo con dura profondità, non mi25


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tigata da alcuna forma di indulgenza. Pallide e robuste facce che scandagliano storie di viaggiatori fantasma. « Vieni su, Christine » Rosie rise di me quando si piegò per abbracciarmi. « Dai, sgangiati da lì e dici ciao ». Il passare del tempo mi tratteneva. Stando in piedi il più vicino a Rosie non riuscivo a strappare gli occhi non solo da Michael, ma anche da ciò che stava guardando — ovvero quello che dopo tutto quel tempo lui fissava: la cornice fotografica di legno economico che celebrava il suo grande nonno e che si accordava al legno della credenza lì vicina, sul cui ripiano era adagiata una Madonna in porcellana posta sopra una confezione rosa di salviettine umidificate Johnson. Dietro gli sportellini vetrati della credenza, tazze illustrate immergevano e umiliavano in falsi miti l’Irlanda e, per giunta, riflettevano il nostro modo di vita. C’era persino una vecchia malmessa tazza di metallo da campeggio. Michael fece scorrere il dito lungo la superficie del comò, vicino allo stereo portatile di Ape e a una maxi lattina Premium di Gerodog. « No, aspetterò che lui esca » sussurrai e iniziai ad aiutare Rosie con i vestiti. « Fagli vedere Ape prima ». Le mie mani tremavano perché era stato abbastanza difficile guardare gli ultimi sedici anni attraverso i miei occhi e, adesso, a quanto pareva, era tempo di guardarli attraverso i suoi. Viste dal mondo esterno le nostre case assomigliano a decadenti e sparpagliate pillole. Mentre dall’interno, con i boschi a disposizione e non ancora sfruttati davanti a ogni finestra, si è da qualche altra parte. Da fuori i nostri rimorchi sembrano fermi ma dentro è evidente che il tuo mondo non lo sarà mai veramente. Quando piegai i piccoli jeans del pronipote di Rosie e sbirciai all’interno la strana scena, capii dal comportamento di Michael che gli stanziali gli avevano in realtà insegnato a dimenticare tutto questo. Il che mi rese triste. Notai che guardava verso l’angolo in cui una stufa dipinta di nero era collegata con un tubo d’argento al soffitto. Un ca26


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valluccio in ottone e un carretto, un bollitore di metallo e un secchiello giacevano sulle piastrelle nere e Ape se ne stava lì tutto solo. Rosie improvvisamente mi lasciò i vestiti, andò dentro e aprì gli sportelli dell’armadio sotto il lavello dove teneva il succo d’arancia e il latte in mancanza di un frigorifero. Possedeva un fornello, però, sul quale fumavano delle pentole. Alcune patate annegavano in una, delle rape in un’altra. C’era anche del pollo sotto, nel forno, a giudicare dall’odore. Rosie non sapeva mai quanta gente le sarebbe venuta in casa per cena. Feci un altro cauto passo all’indietro per assicurarmi di essere fuori dal suo campo visivo e continuai a piegare i panni. Nella mia nuova adattata posizione potevo scorgere il paffuto ispido adolescente zio Seamus seduto sul divano e due altri smilzi cugini di Michael di nove anni che erano mezzi ubriachi nelle loro divise sportive blu e grigie. « Voi, ragazzi, amate i giochi per computer? » chiese Michael come per introdurre l’argomento. « Sì » soffiò Seamus educatamente, mentre lasciava correre un dito sotto il mento. « Non qui » disse Ape, levando le mani dalle tasche del suo cardigan e sedendosi. « Qui non li lascio fare. Per un po’ va bene. Qualche volta uno strano gioco di boxe o qualche altra roba del genere! ». Io sapevo che la voce di suo nonno ricordava a Michael il tono di un vecchio viaggiatore — quel bello, addomesticato ringhio che rotola via attraverso le frasi assieme all’assorbimento degli urti di una ruota del carro. « Tu sai che la maggior parte delle volte non è così » disse Ape a proposito dell’idea del matrimonio del Viaggiatore. « La violenza è molto rara! La tua famiglia è tranquilla. Non ricordi? ». Ci fu un attimo di silenzio e mi chiesi se loro due ricordassero i vecchi rancori circa i videogiochi. « Da quanto tempo siamo qui? » chiese Michael, cercando di restaurare il loro rapporto, intanto che studiava il soggiorno. 27


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« Trentasette anni » Ape allungò il labbro inferiore con i denti e poi guardò Michael. « Cominciavo a pensare che stavi per morire in qualche fosso da solo. Sei tornato adesso, o cosa? ». Michael guardò il film in bianco e nero che andava silenziosamente sullo schermo del loro televisore posto nell’angolo e poi, lentamente, sedette sul divano. Mi poteva vedere, in senso stretto, ma non sorrise con sorpresa o fece altro. « Una tazza di caffè, Michael? » chiese Rosie ora che l’acqua bolliva. « Solo un po’ d’acqua calda sarebbe meravigliosa, Rosie » disse Michael. « Grazie ». « Acqua calda? » lo interrogò lei stiracchiandosi verso il basso il suo maglione giallo. « Acqua bollita » precisò Michael. « Acqua bollita raffreddata? » Ape si voltò lentamente verso suo nipote con uno sguardo confuso. « No » sorrise Michael. « Proprio acqua calda, grazie. Che tipo di lavoro stai facendo? » domandò. « Nessuno in questo momento » rispose Ape e si volse verso il film. « Potatura d’alberi, un po’ di PVC. Mi piace fare cose diverse. Impegnare il corpo in modi differenti. Fare esercizio ». « Già » fece Michael. Si voltò poi a guardare i suoi giovani cugini. « Avete sentito parlare del Nintendo Wii? ». « Sì » uno di loro fece un cenno, con il mento sul pugno. « È molto meglio » Michael si voltò a guardare suo nonno. « Si deve stare in piedi per giocarci... muoversi ». « Non fa ingrassare » disse Ape, annuendo lentamente come se stesse valutando la questione con attenzione. « Un sacco di giochi per la Wii si fanno da seduti » sibilò Seamus, l’adolescente. Improvvisamente Brian e Martin McDonagh mi passarono davanti e mi superarono nel loro modo da duri, con le braccia piegate sui fianchi e il viso affabile, i cellulari che spuntavano fuori e sottilineavano il sedere dei loro jeans. 28


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Michael si tirò su quando entrarono e ci fu una riunione tra cugini di primo grado. « Sei tornato?» chiese a Michael uno di loro. « No » rispose lui. « Non per starci ». « Hai solo intenzione di andartene qui in giro » sospirò Ape. « Può andar bene? » chiese Michael. « Certo! » Ape si alzò in piedi. « Questa è casa tua. Vieni al mio capanno dopo l’acqua calda, e ti mostrerò la ruota che sto aggiustando. Vai a trovare tua madre prima, però, per l’amor di Dio ». Con questo Ape se ne andò, alzando gli occhi al cielo mentre mi passava davanti. A quel punto presi un profondo respiro, perché anche Michael rapidamente venne fuori e, con grande shock, mi superò senza dire una parola! La rabbia che avevo così duramente cercato di reprimere ritornò in tutta fretta non appena cominciai lentamente a seguirlo attraverso gli gnomi e il colorato omino di legno che guidava il suo carro trainato da cavallucci intagliati. Nel mezzo del cortile si fermò davanti a due grandi e vecchi cerchi provenienti dal telaio della copertura della carrozza che era appartenuta molte estati fa al mio bisnonno. Vidi che Michael fissava tutto quel materiale poggiato al suolo. Qualcosa di ceroso, o oleoso, e in quella stagione anche una catasta di gomme di bicicletta se non ricordo male. D’un tratto, poi, si salutò con Christopher-Angel stringendogli la mano. Allargando così la notizia del suo ritorno. Bighellonai fuori dalla roulotte dove Michael incontrò la prima volta i suoi due fratelli adolescenti, Christopher e Jason, e Denise, la sorella sedicenne. Insomma, quei bambini dai capelli color sabbia che la madre di Michael aveva avuto con un uomo con cui si era sposata poco dopo la partenza di Michael. Il suo primo marito, il padre di Michael, si era suicidato. Dio lo abbia in cura! « Penso che sia un matrimonio davvero grandioso » sentii sua sorella sospirare quando il suo ritrovato fratello rapidamente le raccontò l’idea per il gioco. « Posso essere io la sposa dai fianchi larghi? ». Tutti risero. 29


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« Non fraintendermi » sentii Christopher dire a Michael. « Ma ci sono un sacco di combattimenti anche nei matrimoni fra razze diverse oggigiorno. Non solo da noi. I Quinn Ward sono piuttosto cattivi ». « Nel gioco » intervenne Denise. « Al matrimonio, avresti diversi nomi, tutta la varietà di nomi dei viaggiatori ». « Sarebbe il massimo » disse entusiasta Chris. « Hai i Ward e i Joyce e i McDonagh, i Maughan. Come in un tabellone segnapunti. Puoi scegliere qualsiasi famiglia all’inizio del gioco, nelle opzioni ». « Ma davvero sono ancora violenti i matrimoni? » chiese con tono serio Michael. « Dipende dal matrimonio » mormorò Jason. « A quanti matrimoni sei stato l’anno scorso? » domandò Michael. « Quindici » rispose Jason. « In quanti c’è stata violenza? » Michael incrociò le braccia. « Sette » sottolineò Jason. « Esatto » Michael sospirò. « Il cinquanta per cento ». « Sì » concordò Christopher. « Mi sembra sia giusto ». « Ma a volte non è grave come violenza » riferì Denise. « Appena a mani nude. Al matrimonio a cui abbiamo partecipato il mese scorso è iniziato un combattimento e io sono stata spedita a casa da mia zia che mi ha detto che avrei potuto essere colpita con una bottiglia ». « A volte hanno dei fucili » Christopher annuì. « Solo se arrivano al matrimonio con giacche lunghe fino a qui » Denise all’improvviso mi venne davanti per un istante perché si sporse piegandosi a toccarsi lo stinco. « Se c’è un problema allora li aprono» spiegò Chris, mimando di prendere i fucili con ciascuna mano. « Pop... Pop! ». « Questo lo so » disse Michael a bassa voce. « Lo so bene. Ai miei tempi un bambino è stato sparato al piede ed è morto. A una donna hanno sparato in faccia ». « Dici sul serio? » esclamò Denise. 30


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« È una cosa terribile » lui scosse la testa. « Ho detto ai miei boss che non siamo più così! Ma non so cosa farò. E voi ragazzi andate a scuola? ». « No » disse Christopher. « Denise ci andava ». « No, io non ci andavo » scattò Denise, come fosse stata offesa. « Io andavo alla scuola primaria ». « Che lavoro fate adesso? » Michael batté le nocche sul frigorifero come se incontrasse fratelli sconosciuti che erano solo parte di una seduta d’affari. « Potatore d’alberi » spiegò Chris. « Abbiamo lasciato volantini in tutte le case con le nostre iniziali sul retro. C’è scritto ‘‘CM’’ sul mio. Se ricevo una chiamata, faccio quel lavoro e proprio grazie a questa sigla. Avevo un lavoro fino a pochi giorni fa. Una donna era lì lì per darmi ventimila bigliettoni per un acro ». « Ventimila? » chiese Michael. « Per la potatura? ». « No, no » disse Christopher. « Per ogni altro genere di lavoro. Avrebbe dovuto assumerci tutti insieme. Pagare centinaia di euro al giorno. Ma non ha mai chiamato ». « Che cosa fa la maggior parte degli uomini oggi? » chiese Michael. A giudicare dalla spazzola dei capelli Jason stava proprio ridendo volgendosi verso Christopher. « Qualunque cosa » disse quest’ultimo. « Vendono. Comprano. Usano noi per raccogliere rottami, ma questo è troppo faticoso ». « E tu » Michael si rivolse a Denise, « cosa fai? ». « Cucino, pulisco » trillò lei con ironia. Teresa, la loro sorella più giovane, con gli stessi capelli color sabbia, mi passò davanti nella sua divisa da scolara. Entrò, fissò Michael e si rivolse a Denise. « Bernadette ti ucciderà per aver portato un uomo sconosciuto nella roulotte! » disse. « È tuo fratello » scattò Denise. « Sta facendo un gioco per la PSP sui viaggiatori ». Teresa rimase ancor più contrariata e poi guardò verso di me che stavo in piedi fuori. Io misi un dito davanti la bocca. 31


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« La ragazza che ti piace nella mia scuola, Christopher » Teresa recuperò rapidamente, « ha detto... be’, tu conosci quello lì con i capelli biondi appuntiti, quello che è la bellezza di sua madre! ». « Come si chiama? » domandò Christopher. « Amy » disse Teresa, lentamente, mentre si sedeva tra i suoi fratelli. « Vi è permesso di avere fidanzate e fidanzati a quest’età? » li interrogò Michael. « Per noi era impensabile ». « Anche per noi, in realtà » sospirò Teresa. « Be’, voi non siete fidanzati in modo serio » sbottò Denise verso di lei. « Chi c’è nella mia roulotte? » mi chiese Bernadette superandomi proprio in quell’istante, con i suoi fragranti capelli biondi tirati su con i bigodini. Entrò e si mise a urlare. « Gesù di Nazaret! ». Furono queste le parole che scelse. Michael si alzò in piedi e io potei vederlo di nuovo con chiarezza. « Figlio! » urlò la madre, ridendo, come se in qualche modo spazzasse via con un soffio tutti quegli anni. « Non ho la forza di credere che tu sia tornato! ». « Ciao ma’ » disse lui. Fu a quel punto che vidi un’auto entrare nel campo con dentro l’enorme cugino di secondo grado di Michael, e davvero a quel punto cominciai a sentirmi un’intrusa e indietreggiai dalla roulotte. Michael era a casa da meno di un’ora, ma viaggiatori in lungo e in largo per l’Irlanda — e anche un numero considerevole in Inghilterra — già sapevano della notizia. Christopher-Angel aveva telefonato a Patrick Ward, il quale aveva subito illuminato della faccenda Barney Maughan, il quale a sua volta aveva telefonato alla sua ragazza che a sua volta aveva mandato un sms a zia Chrissy. Quest’ultima aveva poi informato Francie Joyce e il clan di Kerry che, naturalmente, lo avevano detto ai loro cugini di secondo grado a Tullamore. In altre parole, i Connor a Drogheda erano stati 32


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istruiti al riguardo. E ciò significava che lo erano tutti a Carlow. Ogni famiglia aveva abbellito la storia via via. Michael era tornato, ma aveva trascorso così tanto tempo in Africa che era diventato nero. Michael era tornato con i suoi figli stanziali. Michael era tornato, ma da uomo rovinato. In genere, una notizia circolava a quel modo se qualcuno si sposava o aveva un combattimento o in caso di simili scandali. Il ritorno di Michael era stato scelto come la notizia del giorno. Senza fiato per la vista di sua madre, nella consapevolezza che tutti sapevano che lui era tornato e accorgendosi che il campo si era leggermente più popolato e animato da un minuto, Michael uscì fuori e si infilò tra le roulotte di Francie e Ciaran per incontrare suo nonno nel capanno, come concordato. Un tempo quel capanno era stato costruito con del legno trovato nei paraggi del campo, allo scopo di tenerci dentro una carrozza, prima che fosse venduta. Il pavimento di feltro color vinaccia adesso era un accumulo di biciclette scassate e la parete un posto dove appendere imbracature, fruste e cavezze. Nell’angolo in fondo c’erano cesti di vimini, carrozzine per bimbi e vecchi scatoloni accatastati. Ai loro piedi, porzioni di una ruota che un tempo era stata dipinta di un bellissimo blu. « Mi hanno dato questa » disse il nonno di Michael con una naturalezza che faceva pensare che fossero da soli, « per risolvere il problema. Ma era rotta. E così sto iniziando da zero ». Michael tamburellò sul cuore in solido legno massello della nuova ruota di Ape, e sfiorò l’anello di ferro che lo circondava. « È bello rivederti, Michael » sospirò suo nonno mentre lavorava. « Sono stato sempre molto preoccupato per te. Non mi piacciono i miei nipoti che se la vedono con quei giochi. Il calcio finto e tutto il resto. Due di loro avevano quegli affari e noi ce ne siamo sbarazzati ». « Delle console? » Michael spremette dei trucioli di legno arricciati risalenti a pochi giorni prima e si appoggiò al bancone. « Come hai fatto a farglielo accettare? ». « Ah, ho continuato a lavorarci tutto il tempo » disse Ape e 33


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iniziò ad armeggiare sul blocco di olmo con uno scalpello. « Dicendo loro che non mi piacciono. Ricordando cosa è successo a te. E poi, Jimmy non ha mai ricevuto molti soldi per quei giochi elettronici. Tu ti sei slogato il braccio ». « Sono sorpreso che tu sia riuscito a tenere le console lontano dai bambini » mormorò Michael. « In realtà, sono state le loro mamme » Ape sorrise. « Io ho parlato con loro. Sono state sempre a staccargli i fili. Fuori questo filo una volta, fuori quell’altro l’altra volta. E presto quegli aggeggi non hanno più funzionato. Alla fine le hanno gettate via. Perché non uscire e giocare a calcio sull’erba tra di loro? È ridicolo... ». Ape mise giù lo scalpello, afferrò una lima e guardò Michael. « Questo è il problema con la vita sedentaria » disse. « È sempre la simulazione di qualcosa. Anziché l’attuazione di qualcosa di reale. Per la TV è stato lo stesso ». Michael attese che lui distogliesse lo sguardo prima di levare gli occhi al cielo. « I giovani sono diversi, però » suggerì. « Sì, lo sono » Ape iniziò a muovere la lima. « Alcuni di loro sembrano avere pregiudizi contro di noi! » disse Michael. « Contro la loro stessa gente ». « È vero ». « Che cosa pensi di questo? ». « Semplicemente che non sono mai stati sulla strada » Ape mise giù l’attrezzo e accarezzò il legno con la mano. « Ci siamo trasferiti qui nel ’72. Il primo mese abbiamo lasciato il sito quattro volte. C’era una buona discarica nelle vicinanze. Andavamo quando dovevamo, ritornavamo quando dovevamo. Ma questi giovani non conoscono la strada. Io sì che vorrei essere sulla strada ». « Ancora? ». « Oh, sì » il nonno sorrise. « Io sono stanziale adesso, ma vorrei ancora essere in movimento. Sai, ho conosciuto un sacco di gente sulla strada. Ma i ragazzi — si tenta di portarli da qualche parte. Li abbiamo portati in Inghilterra e tutto ciò che 34


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hanno saputo dire è stato che non era Longcommon! Non è Longcommon. Li hanno portati fino a Tullamore e piangevano per tornare a casa. Non sono cresciuti per fare questo. Non sono viaggiatori più di quanto lo sei tu ». « Noi siamo viaggiatori nel sangue » disse lentamente Michael. « Ah » Ape sospirò. « Se tu parli con uno di questi giovani del tuo gioco per computer, loro probabilmente penseranno che tu sei un tipo brillante. Io ho avuto otto figlie, compresa tua madre, e due maschi. Non so quanti nipoti mi abbiano dato ma sono più di cinquanta. Si stima che ho venti pronipoti. Anche due o tre pro-pronipoti. Mi preoccupo di ognuno di voi. Ho paura per il vostro futuro su questa terra ». « Di cosa stai parlando? » chiese Michael. « Droga? ». Suo nonno lo guardò, ma non rispose subito. « Be’, c’era un ragazzo, ma gli fu detto di andarsene » finalmente si tranquilizzò. « Gli dicemmo che non era nostro desiderio che lui restasse. Tu non sei il benvenuto. Non ti vogliamo qui. Vattene via ». « E lo ha fatto? ». « Sapeva di avere... » disse il nonno ma rifletté un istante. « Sai cosa sarebbe un bene per un gioco? L’altra mattina degli uomini sono venuti dal canile a prendere i cavalli. I giovani si sono messi a correre in giro come pazzi provando a nascondere i loro pony. Chiudendoli nei capanni e ovunque. Il Consiglio aveva ricevuto notizia circa il fatto che i cavalli erano andati nel verde pubblico e avevano danneggiato una chiesa. Non so di quale chiesa parlavano. Ecco, tu potresti fare così! L’uomo del canile prova a catturare i cavalli e il nome del gioco è ‘‘Nascondere i cavalli’’». « Michael » dissi. I due si voltarono di scatto e mi guardarono mentre stavo sulla porta nella mia veste stampata di tela con forme di tarassaco e stivali di pelle. Mi sforzai di stare il più dritta possibile mentre Michael annuiva e sorrideva nervosamente. Cercai di respirare. Avevo tra35


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scorso tante estati allenando me stessa allo scopo di non sentirmi come mi sentivo quel giorno d’inverno. In modo da sentire il sole su di me come la maggior parte dei viaggiatori sente la pioggia. Eppure Michael McDonagh era tornato a casa in inverno. Era venuto a casa. Il terreno della discarica era una poltiglia uniforme di schegge e tagli di mattoni rossi, sassi e rottami affogati nelle pozzanghere. Ai piedi di Michael c’era un tubo nero dello spessore di un pollice che fuoriusciva dal terreno e spruzzava un fiotto d’acqua in corrispondenza di una giuntura. Michael lo oltrepassò, prese a calci una lattina Heinz e iniziò a salire a piccoli passi su per la collina. Superò diverse traversine di cemento sgretolate e macchiate, blocchi forati e resti di pietre di un muretto a secco sbriciolato. Nei pressi nella cima era cresciuti sottili cespugli. Mi avvicinai a lui e mi sedetti sul mio ciuffo d’erba. Fissammo la grotta di Ellis e una lavatrice e ogni cosa che era stata spinta a forza dai bulldozer. « Come vanno gli affari? » gli chiesi. « È dura » parlò più lucidamente ora. « In questi giorni sono solo una scimmia ammaestrata che scrive codici. Non ci sono molte opportunità per i progettisti di giochi o per i programmatori in Irlanda, davvero ». « Proprio così » annuii. « Per molto tempo sono stato un tester » scosse le spalle. « Sono stato licenziato a causa della mia ortografia. È necessario averne una chiara e pulita perché, in realtà, devi scrivere tutto ciò che pensi di un gioco. Aiutarli a tarare il gioco negli ultimi pochi mesi prima che esca in commercio. È una cosa semplicissima scrivere il fottuto codice, ma non è quello che voglio fare ». « No? ». « Voglio scrivere i miei giochi, in realtà » sospirò e mi guardò. « E sarai in grado di farlo? » gli chiesi. « Non so » rispose. « In passato ci volevano solo poche persone per fare un gioco. Ora ci vogliono delle squadre enormi ». « Davvero? » chiesi. 36


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« È come fare un grande film » si mise a ridere. « Gente lavora sulla grafica, sulla luminosità, sui toni. Poi ci sono i fisici. Il gruppo di fisici è una squadra che sa il fatto suo. Sono miei amici. Sono grandi! ». Io stavo guardando la piccola collina sul lato opposto, dove due sottili alberelli verdi erano inclinati allo stesso modo, come se stessero invocando lo spirito della discarica. Dietro di loro c’era il complesso residenziale. Molti viaggiatori si erano stabiliti lì. Sembrava un qualsiasi quartiere popolare irlandese — eccetto che per un qualche occasionale cavallo che brucava l’erba tra noi e loro. Sapevo che ci stavano osservando e che la pressione di sposarci sarebbe stata di nuovo di ritorno. « È un sacco di lavoro » sospirò. « Come essere un operaio. Si può andare in ogni sorta di posto e fare lavori di costruzione di mondi che la gente andrà a vedere dentro i giochi per computer. Se è questo ciò che vogliono... ». « Scommetto che non è abbastanza per te, Michael » gli sorrisi e iniziai a sfiorare con la mia mano i fiori gialli in mezzo ai cespugli. « Sei ancora molto bella » mi guardò. Io ricambiai il suo sguardo per un momento e poi casualmente raccolsi un piccolo triangolo di vetro che giaceva lì vicino. Smossi i miei capelli biondi e studiai la mia faccia come una ragazzina. « Molto diversa da una scultura » feci notare. « Per quanto riguarda i soldi, è ok » non reagì affatto al mio commento sull’aspetto fisico. « La scorsa estate ho trascorso tutto il tempo rintanato nel seminterrato di una società per la quale lavoravo a codificare un gioco chiamato ‘‘Mercurial’’. Ci ho messo dentro tanti di quei dettagli, Christine. I tappeti. Sotto i tappeti. Quali libri stavano sugli scaffali ». Mi graffiai il dorso di una mano con lo specchio. Michael guardò nervosamente verso l’altro lato della discarica, dove i miei cugini per bene vivevano. Esaminò il loro furgone bianco, il colorato rimorchio Koala, due piccole roulotte e una di quelle case temporanee di legno che si vedono 37


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nei cantieri. Era una disposizione molto ordinata. Quasi come una raccolta di giocattoli di persone stanziali. « Sei sposato? » volsi lo sguardo verso di lui. « Sono stato impegnato » mi guardò di sbieco. « Ci siamo separati ». Io annuii lentamente. « Per l’esattezza me ne sono andato lunedì » aggiunse. « E ora sono qui ». « Be’ » dissi senza esitazione. « Questa è la tua vera casa, Michael. Non bisogna dimenticarlo ». Sorrise. « Giocavi troppo con i videogiochi per lei? » sospirai. « Era così? ». « Ah » non era in grado di ridere. « In realtà, non gioco così tanto al momento ». « Ah, no? ». « A volte lo faccio » sorrise. « Ma non mi piacciono tanto. I primi anni Ottanta sono stati un’età d’oro. Un mucchio di giochi al giorno d’oggi sono merda. Non hanno cuore ». Sapevo che era lui che non aveva un cuore e che lo stava semplicemente cercando nell’ultimo posto in cui l’aveva visto. Che diavolo gli era successo? Che diavolo era successo ad entrambi! Per la prima volta dopo anni sentii la mancanza di un accendino tra le mie dita. Così nascosi le mani dentro le maniche, poggiai il mento sulle ginocchia e cominciai a ripensare a un lontano passato, prima che nascessimo — quando le nostre strade cominciavano appena ad incrociarsi.

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