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e Marche hanno regalato così tante gioie allo Sport olimpico italiano, che ci sarebbe da scrivere un libro. Già, un libro. Perché non c’è un libro che sia lì a raccontare le imprese dei nostri atleti? Eppure Mazzarocchi, Rossini, Cerioni, Trillini, Lo Iacono, Gallucci, Vezzali e tutti gli altri nostri campioni olimpionici, e giudici, e tecnici e dirigenti, medici, fisioterapisti e giornalisti lo meriterebbero. Dicembre 1998, dirigo il settimanale “Sport Marche News”. Chiamo al telefono Terzo Censi, presidente del CONI regionale. Mi conosce dal 1965, quando da Segretario nella Palestra di via Persiani, ad Ancona, mi iscrisse ai Pulcini del CONI, dicendo a mia madre: “Se corre sempre così, può diventare un buon velocista”… Gli chiedo un appuntamento e tre giorni dopo sono nel suo Ufficio. “Fra poco entreremo in un secolo nuovo: vorrei scrivere un libro sui 100 anni dello Sport marchigiano …”. Il presidente m’interrompe e con quella sua aria ferma e decisa mi dice: “Ma dove hai sbattuto la testa prima di venire qui?”. “E perché?”, faccio io. “Non c’è un libro che parli degli sportivi marchigiani, magari c’è qualcosa in ogni provincia, ma non uno che unisca nel racconto tutte le Marche. Possibile che ci si metta tutto alle spalle, senza lasciare ai giovani alcuna traccia delle imprese dei marchigiani che si fanno onore in tutto il mondo?”. E lui: “Ma come pensi di fare a trovare il materiale? Guarda che il volontariato – vero motore del nostro Sport – sta sempre più diminuendo e le raccolte dei dati richiedono passione, cuore e tanto tempo. Non ci sono molte pubblicazioni da poter consultare …”. “Ma insomma mi aiuti o no?”, gli feci. “Sentiamoci fra una settimana”, mi disse nel congedarmi. Dopo tre giorni mi chiamò lui. “Vieni al CONI, ti sto preparando una trentina di libri, ma sappi che il più dovrai andartelo a cercare”. Quella pubblicazione uscì, nei primi mesi del 2000. Ma, come aveva previsto Censi, parlava dei primi anni del Novecento come dei primi successi di Valentino Rossi, ma era parziale, nonostante l’impegno. Agosto 2004. Sto guardando le Olimpiadi di Atene in tivù. Giocano i nostri dell’Italvolley, a caccia di medaglia. Nei sei abbiamo Papi e Tofoli. Durante un time out la telecamera stacca sul pubblico e fa un primo piano sul sindaco di Ancona, Fabio Sturani. Lo chiamo al telefono. Mi chiede in quale settore io sia seduto. Gli rispondo quello della sala di casa. Sembra incredulo. Gli chiedo cosa si provi a stare lì. Una gioia che non si può descrivere, mi risponde. Gli chiedo cosa farà nei prossimi giorni. Ricorda che ci sono così tanti atleti marchigiani a quei Giochi (record di partecipazioni con 15 convocati ad Atene) che non saprebbe dove andare. Il time out è finito e prima di salutarci sussurra, “le imprese di tutti gli olimpionici bisognerebbe raccontarle in un libro”… Dal 2006, trenta anni dopo l’insediamento di Francesco D’Alessio a Delegato regionale del CONI, a pochi mesi dalla scomparsa prima di Luciano Fagnani (altro indimenticabile promotore dei valori dello sport) e poi di Censi, Sturani diviene presidente del CONI. Passa qualche anno e quel libro è qui, davanti ai nostri occhi. Racconta che in 115 anni di Olimpiadi le Marche hanno visto convocati (nati o vissuti nella nostra regione): 100 atleti, 13 giudici, 11 tecnici, 13 dirigenti, 6 fra medici e terapisti, 3
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