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Il gioco della vita, la battaglia per la libertà/ Pier
INTERVISTE
Una vita lunga e appassionante. Sia quella di Elena, la protagonista di ”Confessioni spudorate. Le quattro stagioni di una donna italiana” (libro edito da Bertoni) che quella di chi gliel’ha data con la sua penna, lo scrittore (e molto altro!) Pier Francesco Pingitore. Il “papà” dal Bagaglino, ospite dei Martedì letterari del Casinò di Sanremo, si sofferma con Gioco News a parlare della sua ultima opera, partendo dalla più stringente e drammatica attualità. In confessioni spudorate racconta le quattro stagioni di Elena, comprensiva ovviamente della penultima pagina della storia collettiva, quella della pandemia. Ovviamente manca la parte relativa alla guerra. Come la pandemia ci ha cambiato, a quanto pare non in meglio, e quale valutazione dà della guerra tra Ruccia e Ucraina? “Il romanzo si ferma appunto alla pandemia, in quanto la vienda ucraina è arrivata successivamente. Tuttavia in esso io faccio un parallelo tra l’atteggiamento degli italiani durante la seconda guerra mondiale e quello, invece, durante la pandemia. Ecco, durante la seconda guerra, quando c’erano i bombardamenti, si creava una certa solidarietà tra le persone dello stesso palazzo, che scendevano assieme in cantina. La pandemia ha invece creato un sentimento opposto. Ha portato a vedere nel vicino di casa, nel parente, nella persona che incontri al bar, un possibile portatore di virus, che ti ispira un sentimento tutt’altro che amichevole. Io mi auguro che si porta tornare a una serenità maggiore nel rapporto tra le persone. Quanto al fatto terribile che sta accadendo, c’è da dire che l’Ucraina è stata vittima di un’aggressione spudorata che non ha nessuna giusti-
Il gioco della vita la battaglia per la libertà
Pier Francesco Pingitore, ospite del Casinò di Sanremo, racconta ottant’anni di storia italiana, con lo sguardo attento sulla più stringente attualità, tra pandemia e guerra in Ucraina
di Anna Maria Rengo
ficazione se non la brama di potere del signor Putin, cui corrisponde una presa di posizione formidabile da parte degli ucraini che stanno mostrando un coraggio e una determinazione che il presidente russo non aveva immaginato. Non possiamo che essere solidali, come lo si può essere con Davide che combatte contro Golia. La negoziazione è l’unica strada per obbligare il signor Putin a tornare sui suoi oassi dopo la distruzione che ha causato della vita decente e della democrazia”. Da dove nascono la voglia e lo spunto di raccontare la storia di Elena, dipanandola nella sua intera esistenza? “Nella mia vita ho conosciuto tante donne, non perché io sia un Casanova, ma perché sono regista e augore. Donne di spettacolo, di cui ho potuto conoscere la psicologia e con le quali sono sempre riuscito a stabilire un rapporto amichevole e di confidenza. Ho dunque pensato di poter interpretare lo stato d’animo di una donna la cui età si avvicina alla mia e che potesse avere un vissuto di cui poter raccontarei dettagli”. Nel suo romanzo scrive: “Quante piccole cose a cui non diamo la minima importanza, quando poi ci vengono tolte ci appaiono preziose, impagabili irrinunciabili. E quella cosa impalpabile, che diamo sempre per scontata, come diamo per scontate l’aria, il sole, il giorno e la notte:la libertà”. Che valore assume il concetto di libertà non solo per Elena, la protagonista del libro, ma per lei personalmente? “Noi siamo abituati alla libertà. La diamo per scontata. Ma la vicenda dell’Ucraina ci riporta a un’altra realtà, nella quale non c’è nulla da dare per scontato. Basti vedere che questi ottanta anni di pace non sono stati sufficienti a farci stare tranquilli. Bisogn vigilare sempre, ed evitare di girare la testa dall’altra parte. L’Ucraina siamo noi, può essere il tuo vicino, e può capitare di essere obbligare a batterci per una cosa che davamo per scontata”. Con Mario Castellacci, lei è il fondatore della Compagnia del Bagaglino. Quanto ha contato e conta nella sua vita personale e professionale, e quanto ha contribuito alla storia del varietà in Italia? “Il Bagaglino è la mia vita. Sono stati cinquant’anni di successi, abbiamo fondato un cabaret che non ha mai subito pressioni o ricevuto inanziamenti, e che è il frutto dell’impegno di alcuni uomini liberi”. Qual è il futuro della compagnia nello scenario culturale, sociale e politico attuale? “Chi lo sa. La Banca d’Italia ha ripreso il Teatro Salone Martherita, che è un teatro storico, tra i più belli di Roma, che non si presta a usi diversi”. La Compagnia ha mai preso spunto dal tema del gioco? “No, per la verità”. Come vede l’accoppiata letteratura-gioco proposta dal Casinò di Sanremo? “Benissimo. Non sono tra quelli che demonizzano il gioco ed è giusto che si possa giocare. Un casinò può agire con pulizia e onestà, dando vita a iniziative culturali”.
Lui chi è?!?
Pier Francesco Pingitore è nato a Catanzaro il 27 settembre 1934. Ha iniziato la sua carriera come giornalista di politica e costume, lavorando come capo redattore del settimanale Lo Specchio (in attività dal 1958 al 1975). Nel 1965 ha dato vita alla celebre compagnia del “Bagaglino”, che ha rinverdito il genere teatrale del varietà e da cui hanno mosso i primi passi nel mondo dello spettacolo molti attori noti, come Enrico Montesano, Leo Gullotta, Pippo Franco e Oreste Lionello. Dopo le difficoltà del “Bagaglino” nei primi anni del Duemila, si è dedicato alla regia di film per la Tv.