Il Gazzettino della “De cillis”
Anno scolastico 2016 – 2017
LA REDAZIONE
Questo giornale è stato realizzato dalla fine di ottobre alla metà di dicembre grazie al progetto “La dispersione scolastica”.
Halloween e la Commemorazione dei defunti In questi giorni ci sono state due feste nell’arco di 3 giorni: Halloween e la Commemorazione dei defunti. Quest’ultima è una ricorrenza della chiesa cattolica, anticamente era preceduta da una novena ed è celebrata il 2 novembre di ogni anno. In Sicilia è una festa molto sentita e viene chiamata la “Festa dei morti”. Nella notte del primo novembre si narra che i defunti visitassero i cari e che portassero ai bambini dei doni. Per l’occasione in questi giorni c’erano dei mercatini “la Fiera dei morti”con le bancarelle che vendevano giocattoli. I “morti” spesso regalavano anche cose utili come scarpe, pantaloni, ecc. perché allora c’era tanta povertà e si pensava alle cose concrete. Nei giorni 1 e 2 novembre si andava (questa tradizione c’è ancora) al cimitero a fare visita ai cari defunti accendendo dei ceri e portando dei fiori. Il 31 ottobre, vigilia della festa di Ognissanti, si celebra Halloween, questa è una festa americana importata nel nostro Paese. Anticamente era una festa pagana, ha origini antichissime rintracciabili in Irlanda, quando l’isola era dominata dai Celti, essa corrisponde infatti al capodanno celtico. Dall’Irlanda, la tradizione è stata poi esportata negli Stati Uniti dagli emigranti, che, spinti dalla terribile carestia dell’800, si diressero numerosi nella nuova terra. Durante la festa i ragazzini organizzano balli, party, indossano maschere macabre e mostruose e vanno in giro chiedendo dolcetti ai vicini di casa, suonano alla porta dicendo “Dolcetto o scherzetto”, inoltre si intagliano delle zucche per introdurvi candele illuminate. La zucca, contiene dei semi per questo si ricollega ad un significato di abbondanza e fertilità e viene utilizzata per allontanare le anime dei morti. La festa ormai è diventata quasi globale ed è molto appariscente si usano zucche, scheletri, lampade spaventose, pipistrelli finti ecc e si coltiva il gusto per l’horror e per il macabro
I giochi di un tempo Noi ragazzi di oggi possiamo ritenerci “fortunati “ perché la tecnologia oggi ci permette di comunicare e stare con gli amici senza lasciare le nostre camerette. Grazie a internet e ai social network, Facebook, Instagram, WhatsApp, Snapchat, parliamo, ci scambiamo i compiti, organizziamo incontri, feste e ci teniamo sempre in contatto. Per noi questi strumenti sono diventati come un gioco, anche se abbiamo altri passatempi come wii , x-box , play station , Nintendo. Questi giochi però hanno il rischio di farci crescere in una realtà virtuale e, a forza di farci stare da soli, di crearci problemi di socializzazione. La TV e il computer, secondo noi, hanno “ucciso” la creatività dei ragazzi, eliminano la vita sociale, il movimento, la comunicazione, la fantasia, l’avventura e la socializzazione. Ma come giocavano i nostri nonni? L’Italia di allora era povera e soprattutto non c’era la tecnologia di oggi e i giochi erano all’aperto, di gruppo e di società. Tra questi c’erano: la campana un gioco che non è ancora scomparso perché ancora oggi è praticato dai bambini. Consiste nel disegnare per terra uno schema con i numeri fino a dieci, lanciare un sassolino e saltare (con uno o due piedi)nel numero uscito senza passarci sopra o toccare la riga. La trottola: ha dei solchi interni dove si mette una corda e si lancia con forza per farla girare. Le biglie sono abbastanza usate ancora oggi e si possono fare vari giochi, uno di questi è il “castello “che consiste nell’abbattere il castello avversario tirando una biglia. La cavallina consiste nel fare saltare i compagni sulla schiena in modi diversi Acqua, fuoco e fuochino consiste nel coprire gli occhi con una benda e nascondere un oggetto senza fare rumore e il bambino bendato deve cercare l’oggetto mentre gli altri devono indicare il posto con le parole acqua, fuoco e fuochino. I giochi di ieri erano giochi di gruppo i ragazzi stavano sempre a contatto con i compagni e non avevano problemi di socializzazione.
LA SICILIA La Sicilia è l'isola più grande del Mediterraneo, la sua storia risale a migliaia di anni fa. Gli antichi Greci e i Romani la definirono un “Dono degli dei”. Ancora oggi si trovano in molte città siciliane resti di queste antiche civiltà. Città come ad esempio Siracusa, Agrigento, Giardini Naxos e Taormina fanno rivivere lo spirito dei tempi passati. Il simbolo dell'isola è una testa di donna attorniata da serpenti con piccole ali al centro di tre gambe piegate che si dipartono da essa. Il simbolo rappresenta il nome originario dell´isola: la “Trinacria”. La Sicilia è la regione più grande d’Italia è un’isola veramente fantastica piena di attrazioni e monumenti circondata da un mare cristallino e limpido. Appartengono ad essa alcuni arcipelaghi: le Eolie, le Egadi, le Pelagie e le isole di Ustica e Pantelleria. La sua storia è lunga e turbolenta. Infatti, la posizione centrale nel Mediterraneo ne ha fatto sempre una terra contesa. Fenici, Greci, Romani, Vandali, Arabi, Normanni, Angioni, Aragonesi ecc. vi hanno regnato lasciando delle tracce indelebili. La nostra amata terra è una regione povera, infatti sin dagli ultimi anni dell’Ottocento centinaia di migliaia di siciliani hanno dovuto emigrare negli USA, Canada, Brasile, Argentina, ma anche in Paesi europei come Germania, Francia, Belgio. La vita era dura per i nostri nonni che per la povertà e la fame hanno dovuto lasciare la loro terra e soprattutto le loro famiglie. La situazione oggi è cambiata, anche se continua ad essere una delle regioni più povere d’Italia e, purtroppo, il flusso migratorio non è ancora cessato. Luci ed ombre si stagliano sull’isola, sicuramente ha tanti figli illustri: Luigi Pirandello e Salvatore Quasimodo sono stati insigniti del premio Nobel ma, oltre a loro , la nostra isola vanta tantissimi altri scrittori famosi come Vittorini, Brancati, Capuana, Sciascia , Verga , Camilleri ecc. Falcone e Borsellino Sono stati due grandi uomini che hanno dato la loro vita per liberare la Sicilia dall’ombra più buia che l’avvolge: la mafia. Quest’onta si può eliminare solo con l’impegno e la volontà di tutti i siciliani eliminando la connivenza, denunciando e rifiutando di pagare il pizzo.
Antichi mestieri della Sicilia Oggi la società è cambiata rispetto al passato. Questi cambiamenti hanno portato alla nascita di nuovi lavori e professione e di conseguenza alla scomparsa di altri. Alcuni antichi mestieri siciliani racchiudono un sapere unico e prezioso. si tratta di lavori che in passato erano molto diffusi, ma che oggi rischiano di scomparire o sono scomparsi. Spesso non c’ è nessuno disposto a “ereditarli “ e a costudire quella saggezza rimangono in pochi, che continuano ad esercitare con gli stessa dedizione di un tempo. Fino a qualche anno fa quando una persona esercitava un lavoro di tipo manuale per guadagnarsi da vivere veniva indicato come esercitatore di un “Mestiere” e spesso si individuava con il mestiere esercitato (lu salaru perché vendeva il sale) oppure il mestiere lo si abbinava all’oggetto lavorato (lu curdaru perché produceva corde). Questi antichi mestieri ci fanno ricordare il nostro passato e la fatica che i nostri padri o i nostri nonni giornalmente vivevano per portare a casa un po’ di pane. Difficilmente vengono dimenticati, nei ricordi dei più nostalgici ,infatti quelle figure sono ancora vivide e richiamano anni lontani e periodi storici ben precisi.
calzolaio Un calzolaio è un artigiano che riparava le scarpe, è un mestiere antico e prezioso perché anche se si rompevano le scarpe loro erano in grado di ripararle. Ancora oggi questo mestiere viene esercitato, ma da pochissime persone, oggi se si rompono le scarpe se ne acquista un paio nuovo.
AMMOLACUTEDDRA (L'arrotino) che con la sua bicicletta particolare fornita di mola ad acqua si fermava nei quartieri popolari per arrotare coltelli e forbici. Spesso a questa attivitĂ allegava anche la riparazione di paracqua (parapioggia e ombrelli).
LU BOMBOLONARU (Il bombolonaio) con la sua bicicletta preparava la pasta ancora calda fatta di zucchero e caramello colorato. Ce lo trovavamo dappertutto, in tutte le feste ed ogni giorno davanti alle scuole all’uscita ed all’entrata con le sue caramelle carruba e i bomboloni di ogni colore che andavano dal giallo limone, al viola delle more, al rosso fragola ed emanavano un gradevole odore che metteva l'acquolina in bocca a piccoli e grandi.
LU CALAFATARU
(Il calafato) era colui che incatramava le barche di legno che servivano per la pesca. Quando le barche da pesca erano costruite solo di legno, i Calafatari per evitare le infiltrazioni d'acqua introducevano, tra le fessure di una tavola e l'altra dello scafo, della stoppa di canapa che successivamente impermeabilizzavano con del catrame. Questo nobile mestiere, tramandato di padre in figlio, esiste ancora oggi, ma ormai i Calafati sono molto rari perché oggi i pescherecci o le barche sono costruite in ferro o in vetroresina.
LU CANTASTORI (Il cantastorie) è una delle figure più importanti della tradizione orale siciliana e della cultura popolare. I cantastorie (menestrelli, cantanti e affabulatori) si aiutavano con la raffigurazione, su un cartellone, delle principali scene della storia e di uno strumento (chitarra, fisarmonica ecc.). Si spostavano di piazza in piazza in tutti i paesi della Sicilia. Alla fine delle loro esposizioni avveniva la raccolta, con il classico cappello, delle offerte oppure c'era la vendita di dischi con le loro storie, oppure di gadget vari (lamette per barba, saponi, marranzani, ecc.). LU CONZALEMMA (L'acconciaterraglie) è una figura completamente scomparsa Il conzalemmi era un riparatore di articoli di terracotta, incollava i cocci con mastice e fil di ferro e attraversando i paesi richiamava ad alta voce i propri clienti invitandoli ad affrettarsi. Questo mestiere è stato immortalato da una mirabile novella di Pirandello: “La giara”.
San Martino
San Martino è la festa dell’11 novembre. Nella tradizione siciliana e del nostro paese in questo giorno si cucinano crespelle, ciambelle, arancini ed altri prodotti tipici siciliani, inoltre si degusta il vino novello, un vecchio proverbio siculo infatti dice: «A San Martino ogni mosto diventa vino». San Martino nacque a Sabaria nell’impero romano. All’età di dieci anni fuggì di casa per 2 giorni e andò a vivere in una chiesa. Egli era uomo di preghiera e di azione, percorreva personalmente i distretti abitati dai servi e agricoltori, dedicando particolare attenzione all'evangelizzazione delle campagne. Nel 375 fondò a Tours un monastero che divenne, per qualche tempo, la sua residenza. Da ragazzino ha contatti con i cristiani, e all’insaputa dei genitori, frequenta le riunioni dei fedeli e diventa catecumeno. Giovane umile e generoso, la sua vita è legata ad alcune leggende, come quella di tenere puliti i calzari di un suo attendente perché lo considerava fratello e quella di donare metà del suo mantello a un medicante vecchio tremante per il freddo gelido. Al gesto del generoso cavaliere seguì immediatamente un cambiamento atmosferico:il clima diventò più tiepido. Ogni anno nella settimana del Santo la temperatura diventa più mite: è la famosa Estate di San Martino. Un’ altra leggenda è legata alle oche, che fanno scoprire il nascondiglio di Martino che non vuole diventare vescovo.
Giochiamo con le parole
LO SGABELLO Lo sgabello bello e buono sa andare fino al Duomo dove lì i signori lo riempiono di colori PIERPAOLO PRANDI Pierpaolo Prandi povero pittore padovano pinse per papa Paolo Primo pentitosi poi pel poco prezzo pattuito partì per Padova propria patria passando per Pisa. Pugnalato, poco patì presto perì pochi passanti pietosi pregano piccola prece per Paolo Prandi povero pittore padovano LA TELEVISIONE Oggi ho acceso la televisione e si è aperto un portone mi ha portato in un mondo lontano come se fossi su un aeroplano ho visto orchi, streghe e fate e tante altre creature animate un’ ombra ha offuscato il mio viso
quando a un bimbo si è spento il sorriso perché la guerra la madre gli ha portato e il mondo intero per lui è crollato.
AMBARABACICCICOCCO Ambarabaciccicocco questa storia io la so le civette eran dal dottore per curare il malumore ma la figlia le notò ambarabaciccicocco SETTE FIORI C’erano sette mori che avevano sette amori colsero sette fiori per rallegrar i loro cuori Ho visto dei cantori che andavano su dei motori calpestarono sette fiori e dispersero i loro colori C’era un cercatore di tesori che solcò i sette mari ma trovò sette fiori in un isola di rancori Sette castori rosicchiarono sette fiori che gli diedero dei dolori Tanto, ma tanto amari. I TOPI PIRANA Io sono Roxana, benchè piccolina, dei topi pirana
io son la regina. Se non ci conosci, se non sai chi siamo, ti basta sapere che tutto mangiamo. Le code, le orecchie, la pasta e il fieno: sparisce ogni cosa in un baleno. Al nostro passaggio non c’è cosa sana: noi siamo i terribili topi piranà. LA MAGIA DEI COLORI Ho visto in cielo l’arcobaleno aveva piovuto ed è uscito il sereno. Ha rallegrato i nostri cuori perché era di mille colori. C ‘ era il rosso il verde e l’ azzurro mi sembrava gli anelli di Saturno sembrava di stare in un campo di fiori quant’ erano belli questi colori! La sua bellezza mi ha trasportato per magia in un posto lontano da casa mia verde, giallo ,rosso e blu mi stupiscono sempre di più.
BAMBINA BIRICHINA Ho incontrato Una bambina era Davvero birichina aveva lo sguardo da furbetta e faceva le cose di fretta Ma con un bullo si scontrò e la lezione subito imparò Cosi la bambina birichina divento dolce e carina. LA NOSTRA AMATA TERRA O tempo passato o tempo presente o tempo che verrà la mia Sicilia cambierà? O mia Sicilia non cambiare le tue abitudini lascia stare, perché mi piaci cosi, ti amo cosi, resta cosi. Ma un difetto ti è restato la mafia e il malcostume deve essere scacciato E poiché, mia cara terra tanto mi hai dato questa poesia ti ho dedicato.
LA NOSTRA SCUOLA IDEALE La scuola è l’istituzione che serve ad educare e istruire gli alunni, che insegna anche ad essere educati, a comportaci bene, a rispettare gli altri e a coltivare amicizie. La nostra scuola ideale dovrebbe essere cosÏ: maggior tempo libero da trascorre in un giardino o in un parco dove potremmo socializzare con i nostri compagni e svolgere una didattica alternativa; le aule dovrebbero essere tutte tecnologiche e informatizzate in modo da poter comunicare in tempo reale con le altre classi; le pareti dovrebbero essere decorate con colori brillanti e immagini; lavagne interattive con comandi vocali e tablet dovrebbero sostituire i quaderni e una ricreazione di 45 minuti. Le cose del nostro istituto che vorremmo cambiare sono : le pareti grigie, le sedie scomode, le vecchie finestre di legno. Le cose che ci piacciono sono: gli insegnanti, i rapporti con i compagni, gli ascensori, le lavagne tecnologiche, il computer in classe, la motoria, i vari laboratorii: musica, tecnologia, immagine ecc.
La tecnologia e gli adolescenti
“Io senza la tecnologia non posso vivere!!!!” Sono in tanti a dire questa frase. “Oh ma che cos’è sta storia!” La tecnologia è davvero di vitale importanza? Essa ci facilita di sicuro la vita, ma ha anche dei risvolti negativi perché stiamo dimenticando come si parla faccia a faccia. La comunicazione con il prossimo oggi avviene spesso tramite applicazioni social come ad esempio Skype, Viber, Whatsapp ecc. La tecnologia per gli adolescenti, ma per tutti i giovani in generale, è fondamentale, infatti molti sostengono che non potrebbero vivere senza i loro cellulari. Questi sono diventati una vera e propria dipendenza, sono in tanti ad affermare di sentirsi “nudi” senza cellulari. Infatti oramai si usa sempre più raramente per telefonare, viste le grandi funzioni e potenzialità che possiede. Oggi non è difficile incontrare o vedere persone che usano il cellulare anche in momenti inopportuni: mentre si attraversa una strada, quando si è alla guida di un’automobile, quando cioè si dovrebbe prestare attenzione a ciò che si fa. Di fatto, proprio per questo sono in aumento gli incidenti e i morti dovuti a distrazioni per cellulare. L’uso di questo strumento è diventata una mania: tutti dobbiamo far sapere in ogni momento della giornata dove siamo e quello che facciamo, stare collegati per sapere ciò che fanno gli altri o quello che pensano. Oramai tutti usano il cellulare per far sapere con Facebook, Instangram, Snatchapp, a tutti, ciò che stanno facendo. In tal proposito una volta una signora ha scritto su Facebook che sarebbe andata in vacanza, questa notizia l’hanno letta dei ladri che ne hanno approfittato per far visita a casa loro. Ma la tecnologia è positiva o negativa? Ovviamente dipende dall’uso che si fa. Dovremmo usarla con maggior giudizio e oculatezza, senza spiattellare in ogni momento quello che stiamo facendo o dove ci troviamo.
Aggiungi un posto a tavola Nei mesi di novembre e dicembre i ragazzi dell’Istituto “De Cillis” hanno preparato un nuovo spettacolo natalizio: “Aggiungi un posto a tavola”. La storia è ambientata in un paesino nel quale abitano Don Silvestro, Clementina la figlia del sindaco innamorata del parroco, Crispino sindaco del paese, Consolazione donna di facili costumi, Toto un normale ragazzo , Ortensia moglie del sindaco, il cardinale inviato dal Vaticano per mettere a tacere Don Silvestro accusato di follia visionaria dato che don Silvestro sosteneva di avere ricevuto una telefonata da Dio per avvisarlo che avrebbe mandato un altro diluvio universale. Per lo spettacolo i ragazzi guidati dagli insegnanti si sono impegnati molto, lo spettacolo sarà inoltre accompagnato da canzoni natalizie in inglese e si terra nella nell’aula magna del plesso Bellini il 21 dicembre.
Intervista al Dirigente scolastico Abbiamo incontrato il dirigente scolastico nel suo ufficio dopo aver preso un appuntamento per l’articolo che segue. Il preside ci ha accolto con gentilezza e cordialità mettendoci a nostro agio visto che eravamo vistosamente imbarazzati ed emozionati. Dopo averlo ringraziato per il tempo prezioso rubatogli e per la disponibilità concessa abbiamo cominciato l’intervista. 1) Prima di cominciare ci piacerebbe sapere se alla nostra età aveva già scelto la professione che avrebbe voluto fare da grande? “No , a questa età si è troppo piccoli per pensare a ciò che uno vorrebbe fare da grande. Però, ricordo che avevo una certa propensione nella gestione dei gruppi. Allora si trascorreva tanto tempo all’aperto e si facevano tantissimi giochi di gruppo, io mi occupavo di organizzare le squadre e, per certi versi, è anche quello che faccio ora nel gestire gruppi di alunni, docenti ecc. In poche parole cominciava a delinearsi la mia personalità”. 2) Quale lavoro svolgeva prima di essere Dirigente Scolastico? “Da ragazzo, in estate svolgevo diversi lavori: muratore, lavaggista, falegname, andavo a vendemmiare. Queste esperienze erano molto costruttive anche perché ti facevano capire il valore dei soldi. Oggi, per motivi di sicurezza, le leggi vigenti non consentono ai ragazzi di svolgere dei lavori estivi. Dopo la scuola media ho frequentato il liceo, poi l’ISEF ed ho fatto l’insegnante di sostegno”. 3) Quali sono, se ci sono, le difficoltà del suo lavoro, quali sono invece le cose che la gratificano? “Tutti i lavori hanno delle difficoltà. Fare il dirigente non è una cosa facile. Il preside infatti ha tante responsabilità e si occupa della gestione totale della scuola. Tutte le attività dipendono dal preside: la sicurezza, i rapporti con gli enti locali o con il comune, la trasparenza dei conti, l’efficienza dei lavoro didattico, le supplenze, la didattica e potrei aggiungerne ancora delle altre. La gratificazione
più grande me la date voi alunni con il vostro impegno quotidiano nella scuola e nella vita”. 4) Qual è il suo ideale di scuola o meglio, come dovrebbe essere secondo lei una scuola? “Per me la missione della scuola è l’inclusione e l’accoglienza, soprattutto verso i diversi. Tutti a scuola dovrebbero sentirsi a proprio agio come se fossero a casa propria, insomma tutti devono sentirsi accettati. Nella mia scuola dovremmo acquisire una mentalità inclusiva, aperta ed avere rispetto per le diversità. Una scuola in cui gli alunni possano sviluppare un pensiero critico e autonomo, dove l’individuo possa sviluppare tutte le sue potenzialità . Inoltre la scuola deve essere aperta alle novità e alle innovazioni tecnologiche”. Quali progetti intende ideare per migliorare il nostro istituto ? “La nostra scuola cerca sempre di attingere a tutte le risorse per ampliare l’offerta formativa e offrire il più ampio ventaglio possibile di attività. Molti progetti sono già in campo come ad esempio il recupero, la dispersione scolastica. Il nostro istituto offre la possibilità di conseguire importanti certificazioni come l’ECDL (patente informatica) il DELF (certificazione linguistica di francese e inglese). Quest’ anno abbiamo anche una lettrice di madrelingua francese, inoltre,è una consuetudine affermata della “De Cillis” la scuola vacanza a Malta. Inoltre offriamo la possibilità di usufruire di diversi laboratori informatici, un fornito laboratorio scientifico ed ha tutte le aule munite di LIM”. 5) In che cosa consiste il suo lavoro? “Il mio lavoro consiste nell’ organizzare la “macchina” scolastica, cioè nel coordinare il lavoro dei docenti, bidelli, personale di segreteria, cercando di migliorare il loro lavoro. Inoltre mi devo occupare di tutti gli aspetti logistici dei mio istituto e una delle mie preoccupazioni è quella di assicurare che tutti i miei alunni acquisiscano adeguate competenze in tutte le discipline, per questo devo organizzare un percorso formativo che pur nella diversità degli alunni dia a tutti, in fase di uscita, livelli di preparazione e competenze adeguati alle proprie potenzialità e capacità”.
6) Che cosa prova quando le vengono mandati i ragazzi per cattiva condotta? “Quando arrivano in presidenza ragazzi per cattiva condotta penso a quando ero ragazzo e commettevo errori pure io, penso che tutti sbagliano e faccio in modo che l’alunno acquisisca la consapevolezza dell’errore attraverso un processo costituito da quattro fasi: la prima (imparare dall’errore) consiste nel valorizzare l’errore cercando di farne scaturire aspetti positivi in modo che possa essere utilizzato nella vita nei migliori modi possibili. Attraverso la riflessione (seconda fase) l’alunno, staccandosi emotivamente dal fatto compiuto, raggiunge la consapevolezza e la presa di coscienza dell’errore compiuto. In tal modo si può trasformare l’errore in un momento educativo. La terza fase è la (mancata reiterazione dell’errore), se le due fasi hanno sortito un esito positivo, questa fase ne è una conseguenza. Infine, ci sarebbe anche una quarta fase, ma questa viene usata raramente, quando l’alunno non ha compreso il percorso e il patto instaurato e continua a sbagliare, questa è la sospensione”. 7) Qual era la sua materia preferita quando era alunno? “Forse le materie preferite di ognuno di noi sono quelle in qui uno riesce meglio, per questo io preferivo la matematica, la tecnologia e, dato che ero molto bravo anche a calcio, amavo anche l’educazione fisica. Ma devo dire che però tutti noi se vogliamo veramente migliorarci dobbiamo applicarci anche nelle materie in cui andiamo meno bene. Quindi il mio invito è quello di impegnarvi al massimo in tutte le discipline”. 8) In questi giorni vediamo che si stanno svolgendo dei lavori sul nostro istituto di che cosa si tratta? “In questi mesi sono stati fatti dei lavori di manutenzione sul tetto del nostro istituto, dato che c’ erano nel piano superiore delle infiltrazioni di acqua. La ditta edile si è occupata della pavimentazione e dell’ isolamento del tetto. I lavori sono stati ultimati, però ci sono ancora dei ponteggi perché dovrebbero ripristinare anche i cornicioni, ma i lavori sono per il momento
bloccati. Si stanno inoltre effettuando dei lavori per ampliare il laboratorio scientifico e per fare una biblioteca per le letture�. L’intervista finisce qui e noi la ringraziamo per la collaborazione e il tempo che ci ha dedicato. La Redazione
LA REDAZIONE Prof. Giovanni Adamo Paolo Lorefice Lazzaro Feola Angelo Sortino Salvatore Odierna Alice Sarta Edoardo Latino Vittorio Cataldo Federica Fogli Tommaso Massa Mariaelena Modica Chiara Salemi Vittoria Zocco Mariaconcetta Lorefice Giulia Di Grande Dario Pascalino Mattia Immermina