2 minute read
Paolo Vecchio
from TERRITORI n° 32
di Paolo Vecchio
Negli ultimi dieci anni, i cambia-menti che hanno investito la nostra società hanno subito una forte accelerazione. Progressi ed innovazioni hanno reso la città globalizzata “connessa globalmente e sconnessa localmente, fisicamente e socialmente”. E la pandemia di Covid-19, con il distanziamento sociale, ne ha amplificato le evoluzioni. Evoluzioni e rivoluzioni che segneranno un drastico cambiamento. Anche l’architettura, la progettazione indubbiamente subiranno stravolgimenti, con effetti già evidenti da diversi mesi. Tuttavia, per quanto drastici possano essere questi mutamenti, è proprio con una risposta ambientale e sociale che si può scalfire e ribaltare definitivamente il modello di globalizzazione attuale, ricostruendo un orizzonte futuro di scambio a scala mondiale, basato sul rapporto responsabile con le risorse naturali, con i valori sociali della città e con la preservazione del nostro patrimonio umano e naturale. Strettamente collegate tra loro, tutela della salute e progettazione, hanno avuto nella società influenze determinanti nei diversi secoli. L’epidemia di colera, che devastò Londra nella metà del XIX secolo, fu all’origine della costruzione di un moderno sistema di fognature, così come i focolai di tubercolosi, scoppiati all’inizio del Novecento, stimolarono gli architetti a collaborare con il personale medico alla progettazione di sanatori, generando un’implementazione di sistemi di ventilazione e aerazione, in seguito adottati anche nell’architettura residenziale. Ad esempio, il sanatorio di Paimio, su progetto di Alvar Aalto, evidenzia come la grande innovazione architettonica tragga insegnamento dall’osservazione degli aspetti “umani” (in questo caso l’attenzione agli effetti benefici della luce solare sui degenti), apparentemente scontati, che in realtà offrono la soluzione a gran parte dei problemi architettonici.
Advertisement
Il possibile necessario
Il futuro degli architetti
«Caro David, mi chiedi cosa dovremmo fare noi architetti riguardo alla catastrofe ambientale che indubbiamente e ormai prossima. Alle disuguaglianze sociali. Alla povertà. All’esaurimento delle risorse di questo pianeta. Riguardo alla pandemia, che ci ha posti in una condizione quasi surreale, difficile da descrivere […]. Caro David, la risposta è: niente […]. A volte, come architetto, t’imbatti in qualcosa per puro caso; raramente hai occasione di decidere in quale campo lavorare […]. Quindi possiamo fare la differenza lavorando su progetti che rispondano alle esigenze degli utenti. Fare un uso intelligente dello spazio, in realtà un compito tradizionale dell’architetto, è ancora di fondamentale importanza». (Jacques Herzog: estratto da una lettera a David Chipperfield, pubblicata su “Domus” il 13.10.2020).
Per stimolare effetti positivi nel breve periodo sull’economia del Paese, occorrerebbe aumentare contestualmente la spesa per investimenti pubblici, incidendo nello stesso tempo sul suo potenziale di crescita “strutturale” a lungo termine. Per lunghi anni il mercato dei lavori pubblici è stato fondato su parametri selettivi di tipo quantitativo, riservato ai titolari di grandi strutture professionali, con tanti dipendenti e notevoli fatturati. Norme che di fatto avevano cancellato ogni riferimento tariffario, consentendo alle stazioni appaltanti di sottostimare l’importo da porre a base di gara in modo del tutto discrezionale, mortificando la professionalità dei liberi professionisti e la trasparenza nella scelta delle procedure di affidamento, che variano con il variare dei corrispettivi posti a base di gara.
(Alvaro Siza Vieira)
Human Technopole, Milano, Gianluca Peluffo & Partners. Competition, 2019. Fotografie: Binini Partners.