Anno XXIX - Numero 3 - Maggio-Giugno 2011
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all’interno:
Intervista con Robert Beynat, Direttore Generale Vinexpo
speciale
Lombardia
Franco Ziliani
il padre del Franciacorta
Z@voMoEtt
Organo ufficiale della FISAR - Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane S.p.A. - Sped. Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004) v46, art. 1 comma 1, DCB Po”
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Rivista di enologia, gastronomia e turismo
5,30
BORDEAUX 19-23 GIUGNO 2011 IL SALONE INTERNAZIONALE DEL VINO E DEGLI ALCOLICI Il mondo del vino e degli alcolici si evolve senza sosta. Grande evento per i professionisti, Vinexpo offre una visione unica delle tendenze mondiali. Durante 5 giorni, moltiplicate gli scambi con le ditte pi첫 famose ed i piccoli produttori di tutto il mondo, approfittate del parere dei migliori specialisti. Utilizzate queste nuove chiavi di analisi per capire meglio il vostro mercato e spingere pi첫 in alto i vostri affari.
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L’opinione del Presidente Agropirateria alimentare - Roberto Rabachino L'opinione di Marcello Masi Fisar in Rosa - di Raffaella Castellucci News dal Mondo News dall'Italia In Famiglia VINITALY 2011 La segreteria comunica
Pag.
ENOGASTRONOMIA • TURISMO • CURIOSITà
Vinexpo: il salotto del vino mondiale - Roberto Rabachino
Un Mistero chiamato Saint Honorat - Giorgio Rinaldi
Tra le vigne dell’Etna alla scoperta del gusto.
speciale
Lombardia
Il viaggio di Karen nella terra del mito. - Antonio Iacona
Il grande banchetto per gli alleati a Riccione nel ‘44 Giancarlo Roversi
a cura della Redazione di Quality ADV
Moscato di Scanzo Docg Un vino che piace ai re a cura della redazione di Quality ADV
Una nuova Doc “Colleoni” per il Consorzio Valcalepio a cura della redazione di Quality ADV
Le notizie di enogastronomia e turismo a cura della redazione di Quality ADV
I viticultori sardi trionfano al Vinitaly a cura della redazione di Quality ADV
SCIENZA • TECNICA • APPROFONDIMENTI
Marzemino: il vitigno della Vallegarina Luca Iacopini e Massimo Bracci
Chateau d’Yquem da Sauternes a Catania Antonio Iacona
sommario
Comunicazione Istituzionale
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Calato il sipario e spente le luci della ribalta, chiude i battenti la più grande manifestazione enologica italiana con una novità: la prossima edizione del Vinitaly si svolgerà dalla domenica al mercoledì, anziché dal giovedì al lunedì. Presidente Vittorio Cardaci Ama per comunicare con il Presidente: presidente@fisar.com
U
n cambio strategico, è stato annunciato, per dare ancora più spazio agli operatori specializzati e professionisti, coinvolgere gli appassionati con grandi eventi ma anche tentare di arginare, in qualche modo, la marea di visitatori che invadono letteralmente la fiera nei giorni di sabato e domenica. Con questa traslazione di giorni l’organizzazione ha voluto così recepire anche le richieste degli espositori che preferiscono, ovviamente, avere la possibilità di incontrare, in più giorni e forse anche con più calma, gli addetti ai canali dell’Hotellerie, Ristorazione e Catering, quindi una scelta mirata sempre più al business che intende anche favorire i ristoratori, gli chef, i titolari di enoteche e wine bar, insomma tutti gli operatori del settore, che potranno così sfruttare le rispettive chiusure settimanali. Credo comunque che una buona “fetta” degli incassi per Veronafiere dipenda anche dalla presenza, all’interno della fiera, da parte dei cosiddetti visitatori della domenica, gli eno-appassionati, che irrompono tra gli stand alla ricerca delle novità o conferme oppure che vanno per conoscere di persona il produttore del loro vino preferito; apprendo da un comunicato stampa diramato dall’organizzazione che “Vinitaly manterrà una grande attenzione nei confronti dei consumatori, degli appassionati e dei wine lover. Gli eventi di Vinitaly e Sol for You saranno ampliati con la collaborazione delle aziende, delle associazioni di categoria, del sistema città e territoriale e inizieranno dal venerdì precedente l’apertura della rassegna”. Naturalmente questa nuova tendenza dovrà anche prevedere una riorganizzazione delle nostre attività all’interno del Vinitaly, che ormai da alcuni anni, progressivamente, ci ha visto sempre più impegnati in eventi aperti al pubblico e che potrete leggere nella cronaca a loro dedicata più avanti in questa rivista. E’ chiara la posizione “laica” della nostra Federazione, tutti sanno che non abbiamo interessi con il business del vino così come siamo indipendenti dalle aziende produttrici; la Fisar si occupa di formare i professionisti che vanno ad operare presso tutte quelle realtà sensibili alla presenza di un esperto quindi ristoranti, enoteche, wine bar, grande distribuzione; ma ci occupiamo anche di formare l’utenza delle realtà prima citate, i loro clienti, che
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grazie alla frequenza dei nostri corsi imparano, fra l'altro, a riconoscere, e quindi consumare, la qualità a discapito della quantità. A tal proposito mi piace qui ricordare una interessante iniziativa messa in atto da Coop Italia, che vede da questo mese di maggio nei punti vendita di Unicoop Tirreno la presenza di un professionista che guiderà i clienti nella scelta dei vini. La Coop per questa lodevole iniziativa ha scelto la professionalità e la competenza dei sommelier Fisar. Ma voglio ricordare anche l’impegno assunto ormai da anni, nel fare educazione e cultura del bere consapevole, di come siamo indirettamente al fianco dei produttori e direttamente al fianco dei consumatori nel tentativo di arginare il problema dell’etilometro, che certamente influisce sui consumi di vino ma, permettetemelo, influenza anche sulla vita dei consumatori, e qui la Fisar si dedica anche con una campagna di comunicazione in antitesi alle propagande antialcol che non distinguono il consumo del vino con quello dei superalcolici, spesso causa, questi ultimi, degli incidenti mortali del sabato sera, penalizzando comunque il consumo “fuori casa”, anche se controllato. Si è anche parlato di come, nel lontano 1993, proprio al Vinitaly, sia stato dato il via al primo movimento sul turismo del vino e della gastronomia, un settore certamente fondamentale per l’economia nazionale che vede inevitabilmente coinvolte parallelamente cultura, ambiente, territorio e storia; quindi strategie per valorizzare il binomio Turismo-Agroalimentare portando avanti l’immagine legata all’eccellenza del Made in Italy. C'è da segnalare anche la presenza di aziende impegnate su un tema sempre più di attualità che riguarda tutti quei consumatori ambientalisti, cioè attenti, oltre alla qualità anche all'ambiente, preferendo così quei produttori che adottano sistemi di agricoltura biologica o biodinamica o, comunque, ecosostenibile, che utilizzano etichette e imballaggi in materiali riciclati, così come il vetro, e che possibilmente sfruttano energia prodotta da impianti fotovoltaici, con particolare attenzione alle emissioni di gas ad effetto serra... e così via. La Fisar sarà presente anche a Bordeaux per il Vinexpo, la cronaca al prossimo numero, nel contempo mi congedo da voi con il solito augurio, che il vostro calice sia sempre colmo.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
Rivista di Enologia, Gastronomia e Turismo
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25,00 per 6 numeri
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di Roberto Rabachino per comunicare con il Direttore: direttore@ilsommelier.com fotografia Ufficio Stampa Coldiretti
“
La falsificazione alimentare è uno degli affari al mondo più lucrativi e colpisce più di tutti l’Italia, regina indiscussa nel pianeta per la tavola
”
O
ggi il verbo “piratare” è entrato di prepotenza nel vocabolario universale con un nuovo significato: l’uso ingannevole di nomi e denominazioni, di loghi, marchi e contrassegni, allo scopo di falsificare dell’identità merceologica e/o l’origine geografica di un alimento. Il bottino del pirata moderno non è più dunque il prezioso carico di una nave ma la buona fede del consumatore, che paga un prodotto di scarsa qualità molto più del suo reale valore, non di rado pensando di fare un buon affare. La pirateria ai danni dell’alimentare italiano assume spesso le modalità dell’imitazione. La peculiarità dei prodotti imitativi è l’esistenza di un esplicito richiamo all’Italia o a sue parti geografiche nella descrizione e negli attributi del prodotto. Il richiamo mira a evocare in chi acquista gli elementi della tradizio-
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Agropirateria alimentare
ne gastronomica italiana e coinvolge il nome di prodotti tipici, di un’area geografica (bolognese sauce, pasta milaneza, ecc...) o quello dell’Italia e di aggettivi a essa riferibili (italiano, italian ecc). I prodotti di questo tipo, associando il proprio prodotto a luoghi sedi di produzioni di qualità, si appropriano della notorietà e del successo internazionale di alcune produzioni alimentari italiane come mezzo di affermazione sul mercato. Concludendo, la falsificazione alimentare è uno degli affari al mondo più lucrativi e colpisce più di tutti l’Italia, regina indiscussa nel pianeta per la tavola. Così il falso made in Italy crea un giro di affari di ben 50 miliardi di euro, pari a oltre tre punti di pil italiano. Pensiamo, dunque, al danno economico serissimo che le nostre aziende e la nostra economia subiscono ogni anno, facendo perdere profitti e posti di lavoro.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
Nino Negri Maison.
Casa vinicola Nino Negri, dal 1897
Via Ghibellini, 3 Chiuro - SONDRIO - Tel. +39 0342 485211 - Fax +39 0342 482235 - www.ninonegri.it - negri@giv.it
di Marcello Masi Vice Direttore TG2 RAI e responsabile rubrica Eat Parade
Passione soprattutto
“
Qualche settimana fa il Corriere della Sera ha pubblicato una lunga intervista a Larry Bird. Negli anni ottanta Bird è stato uno dei giocatori di basket più famosi degli Stati Uniti e quindi del mondo.
G
iocava ala nei Boston Celtic, unico bianco paragonabile alle star nere come Michael Jordan. Per chi non segue la pallacanestro diciamo che Bird negli Usa aveva un pubblico ed un tifo paragonabile a quello di Maradona a Napoli. Un fuoriclasse in campo e nella vita. Bene, quello che mi ha colpito della sua intervista è stata la risposta che ha dato all’ultima domanda che suppergiù suonava così: - se Larry Bird non avesse giocato a basket cose avrebbe voluto essere?La risposta di Bird: - un muratore, non scherzo sarei stato un ottimo muratore e sono sicuro sarei stato ugualmente felice e realizzato.Ebbene, in queste parole c’è molto di più dell’evidente significato del concetto, c’è la filosofia di un’intera nazione. La realizzazione sul lavoro, nel nuovo mondo, non si misura solo sul numero e sulla ridondanza dei prefissi che precedono un nome, ma sulla passione per quello che si fa. L’esempio di Bird da noi suonerebbe come una provocazione, una follia. Eppure è tempo che anche da noi ci s’interroghi sui temi del lavoro cercando risposte fuori dagli schemi diventati veri e propri assiomi negli ultimi decenni. La realtà contadina per esempio è stata massacrata da una cultura dominante che
”
riteneva il lavoro della terra umiliante per chi lo svolgeva. Terre e poderi sono stati abbandonati per seguire il miraggio di un lavoro in città. La fabbrica, nonostante le mansioni alienanti e ripetitive, è stata preferita all’aratro e alle vigne. L’impiego in banca mitizzato. Il posto fisso al ministero, magari da semplice usciere, ritenuto l’aspirazione di una vita. Intere generazioni hanno inseguito il sogno di ottenere un posto fisso,
Baccante di Gabor Urban
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sicuro. Nessun ripensamento nessun dubbio. L’Italia ha abdicato alla sua vocazione agricola e rurale in cambio di un vestito grigio maltagliato e di un’utilitaria bianca. Anche per la mia famiglia è stato così. Non c’è vergogna nell’ammetterlo, ma tanti rimpianti sì. Oggi è vero siamo più colti, tutti o quasi tutti abbiamo avuto la possibilità di studiare e di crescere. Ma siamo sicuri che non ci potesse essere la stessa possibilità mantenendo e non rinunciando alle nostre radici e alle nostre vocazioni? Essere più colti e preparati, aver letto e studiato i classici, aver girato il mondo oggi ci permette di valutare più correttamente quello che ci circonda. In molti, per fortuna, hanno deciso di tornare indietro. Lo hanno fatto responsabilmente, a ragion veduta. Hanno deciso d’investire risorse ed intelligenza sui prodotti della terra. Il lavoro della campagna non più subìto, ma scelto. I ritmi della natura al posto delle nevrosi urbane. Albe e tramonti non filtrati dal fumo dello smog. E soprattutto la ricerca della qualità come non solo strumento per fare reddito, ma anche come realizzazione personale ed umana. Oggi dopo
anni di assoluta indifferenza, ci chiediamo sempre più spesso come si può raggiungere la felicità. Non basta avere una macchina potente e un buon conto in banca. È necessario trasmettere qualcosa agli altri. C’è bisogno di passione, di amore per quello che si fa. Un buon vino non è solo un buon vino. È un messaggio in codice per chi lo beve. Racconta le tante vite che hanno costruito, tassello dopo tassello, una visione diversa da quella raccontata magari dalla collina di fronte. Un percorso meraviglioso fatto di gioie e delusioni, ottimismo e illusioni, fatica e lavoro, passione. Gli italiani hanno sempre creduto nei miracoli e questi molte volte accadono. Il 17 marzo abbiamo festeggiato il nostro paese. Lo abbiamo fatto sventolando il tricolore. Io lo festeggio anche pensando che molti di noi hanno capito che per essere davvero uniti dobbiamo credere nei nostri valori e nei nostri simboli. Uno di questi è indubbiamente il vino e le molte donne e i molti uomini che hanno scommesso sulla sua rinascita.
Vino, cultura, territorio Prossimi appuntamenti:
11 - 12 giugno 2011
Cooking for Wine a Trento Due giorni dedicati ad una competizione fra chef trentini e alla scoperta della buona tavola Palazzo Roccabruna – Trento, via SS. Trinità Tel. 0461 887101 – www.enotecadeltrentino.it Ogni giovedì e sabato scopri i vini e i prodotti del nostro territorio.
di Roberto Rabachino
Vinexpo: il salotto del vino mondiale
“
Intervista al Direttore Generale della manifestazione Robert Beynat
Dr. Beynat, Vinexpo 2011, 30 anni di successi e quello di quest’anno già tutto prenotato a tre mesi dall’apertura. Il suo parere sull’indiscutibile successo che riscuote Vinexpo. Dalla sua costituzione il salone è un autentico precursore. Per conservare la propria leadership bisogna innovare continuamente, creare, essere un passo avanti agli altri: è quello che fa Vinexpo
”
dal 1981, rimanendo sempre in ascolto delle problematiche del settore del vino e degli alcolici. Nel 2011 Vinexpo festeggerà i suoi 30 anni. 30 anni di successi e di know how, 30 anni d’innovazione, di risposte alle esigenze del mercato e di sviluppo internazionale. Dal 19 al 23 giugno 2011, VINEXPO sarà ancora una volta il momento unico per incontrare in un solo luogo, all’interno di uno dei vigneti più prestigiosi del mondo, i principali attori della filiera. In tutto il mondo si confonde il consumo del vino con il consumo di altre bevande ad alta gradazione alcolica con la tendenza di imputare al vino la causa di tutti i mali. L’educazione dei consumatori di vino, cardine capitale per sviluppare una distribuzione efficace dei vini, è sempre stata una sfida. Per i «vecchi paesi» consumatori quali la Francia, il Regno Unito, l’Italia, la Spagna, il problema è stato avvertito un po’ più tardi ma tutta la filiera vino e Il Direttore Generale di Vinexpo Robert Beynat
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Fotografie Frédéric Demesure Philippe Labeguerie - Vinexpo
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alcolici sta lavorando insieme per incentivare un consumo responsabile. In Asia, l’iniziazione alla degustazione passa anche attraverso l’educazione, e le edizioni di VINEXPO ASIA-PACIFIC sono l’occasione di un ampio programma educativo grazie all’ACADEMY. Il consumo del vino sta cambiando e, più che per le reali qualità organolettiche del prodotto, il consumo è orientato principalmente da mode e tendenze. Il settore viticolo non sfugge alle evoluzioni tecnologiche e ai cambiamenti dei modi di consumo ma, da qualche anno, assistiamo ad un ritorno ai «valori del territorio». Anche i consumatori evolvono e questa tendenza incoraggia numerosi produttori ad utilizzare nuove tecnologie per il confezionamento dei loro prodotti. Lo sviluppo internazionale del vino permette inoltre la scoperta di nuovi prodotti e, all’interno della varietà che propone l’universo vino, la qualità sarà sempre determinante. Molti sforzi sono messi in atto nel campo dell’identità del vino, sia per quanto riguarda l’origine, il vitigno o anche
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il packaging. La prossima edizione di VINEXPO sarà l’occasione di vedere quali sono le nuove tendenze del mercato. La Cina si affaccia con prepotenza all’interno del comparto acquistando famose e storiche aziende. Considera tutto questo un pericolo o un’opportunità? La Cina acquista proprietà di fama ma, benché questi acquisti ricevano una forte risonanza mediatica, sono solo 6 nella regione del Bordeaux. La Cina investe in numerosi settori (automobile, costruzioni, elettronica, ecc.), e il vino ne fa parte da qualche anno. Pertanto non si tratta di un rischio ma, al contrario, di un’opportunità per le regioni viticole interessate da questi acquisti. Un proprietario cinese della regione bordolese che desidera far scoprire i propri vini in Cina darà l’occasione ai cinesi di scoprire i vini di Bordeaux. Da sempre Italia e Francia sono singolarmente considerate il motore e punto di riferimento del mercato mondiale del vino.
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Oggi dal Nuovo Mondo si vedono realtà
Dall’altra parte, sia la Francia che l’Italia conti-
importanti, in volumi e in qualità, impe-
nueranno a produrre vini di qualità e prosegui-
gnarsi per conqui stare fasce importanti
ranno i loro sforzi per moderrnizzarsi e adattarsi
di consumo. Questa nuova situazione sui
ai nuovi mercati. La Francia e l’Italia manter-
mercati mondiali segnerà la fine dello sto-
ranno la loro posizione di leader della produ-
rico duopolio?
zione e delle esportazioni mondiali di vino. Lo
I paesi per tradizione produttori e storicamente
studio VINEXPO prevede una «premiumisation»
grandi consumatori registrano un’erosione del
dei vini italiani e francesi.
loro mercato nazionale. Allo stesso tempo, nuo-
Secondo l’ultimo studio VINEXPO, le esporta-
ve locomotive tirano il mercato mondiale quali la
zioni di vino italiano hanno raggiunto 212,3 mi-
Cina, l’India, la Russia o anche il Canada.
lioni di casse da 9 litri nel 2009, in crescita del
In futuro la crescita del consumo mondiale di
31,5 % rispetto al 2005, e confermando i pro-
vino sarà ancora più basata sia su un’esten-
duttori italiani come i primi esportatori mondiali
sione del numero di consumatori che su una
in termini di volume davanti a Spagna e Francia.
crescita del consumo individuale degli attuali
La Francia è ritornata ad essere il primo produt-
consumatori, e quindi in partecaratterizzata
tore mondiale di vino.
da un’estensione geografica del mercato. E,
Se le cifre dello studio VINEXPO sono incorag-
al contrario, alcuni paesi come quelli del BRIC
gianti per la Francia e l’Italia, la loro cospicua
rappresentano un potenziale formidabile per la
partecipazione in occasione della prossima edi-
filiera del vino. L’emergere di una classe medio-
zione del salone VINEXPO attesta ancora una
alta importante, per cui bere vino diventa un
volta l’importanza di questi grandi paesi. L’Italia
riflesso culturale, contribuisce allo sviluppo del
occuperà infatti una superficie di 4.600 m² (più
consumo.
di 310 società).
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Le donne e il vino: FISAR al Vinitaly 2011 in rosa una degustazione tutta al femminile di Raffaella Castellucci
“
Storie di vita vissuta e raccontata da donne che hanno contribuito ad esportare il nostro made in Italy con grande successo.
G
”
rande successo di pubblico, giornalisti nazionali ed internazionali, televisioni ed esperti del settore enologico, per il primo importante evento organizzato da “Fisar in rosa“, che si è svolto Sabato 9 aprile 2011 presso la sala degustazioni del Vinitaly di Verona, dal titolo “Le donne e il vino, una degu-
stazione al femminile”. Luisella Rubin, consigliere nazionale Fisar, ha presentato le relatrici, produttrici di aziende vitivinicole note in tutto il mondo, sottolineando come la presenza di una donna in campo enoico sia di notevole importanza. Nel ruolo di moderatore del convegno,Gladys
FISAR 12
in
rosa
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
a
Torres, sommelier e giornalista, ha introdotto
di zucca.
l’argomento sull’importante contributo delle
La Dott. Patrizia Felluga, Presidente del
donne nel mondo del vino, che grazie alla loro
Consorzio tutela dei vini Collio e Carso dell’azien-
sensibilità e al loro lavoro spaziano dalla produ-
da Zuani, ha presentato un Collio bianco doc
zione, alla comunicazione, alla degustazione e
2010(Friulia Venezia Giulia) proveniente dai 12
alla commercializzazione del prodotto diventan-
ettari della sua azienda che produce questo
do ambasciatrici del nostro territorio conosciuto
vino composto da friulano, chardonnay, sauvi-
per le sue eccellenze in tutto il mondo.
gnon e pinot grigio, anche se i veri ingredienti
La prima domanda inerente il ruolo della don-
per la produttrice sono la terra, il clima, l’amore,
na nel mondo del vino, viene rivolta a Chiara
la forza e le persone di questo territorio.
Soldati, dell’azienda La Scolca, Presidente del
Elena Martusciello, Presidente dell’Associazio-
movimento Turismo del vino, che ha parla-
ne Donne del Vino , dell’azienda Grotta del Sole
to dell’importante premio “De@terra” ricevuto
(Napoli) , ha evidenziato che nel sud Italia la
presso il Ministero delle politiche agricole de-
presenza delle donne in campo enologico av-
dicato ad imprenditrici donne, per essersi di-
viene più lentamente che al nord, ma è sem-
stinta per creatività e originalità imprenditoriale
pre in continua crescita. La “Falangina Campi
fornendo un apporto significativo alla crescita
Flegrey doc 2009” presentata in modo accurato
economica sociale e culturale delle aree rurali.
dalla sommelier Karen, ha trasmesso ai nume-
La Dott. Soldati ha poi delineato l’ascesa della
rosi degustatori presenti in sala, tutta l’energia
donna in un mondo che per molto tempo è sta-
della terra del sud e al naso sensazioni fresche
to tipicamente maschile, e ha presentato il “Gavi
e fruttate con una nota di tostato di nocciole e
2010”(Alessandria-Piemonte),
pesca che avvolgono persistemente il palato.
brillantemente
introdotto e illustrato da Karen Casagrande mi-
Susanna Bianco, produttrice di Barbaresco
glior sommelier Fisar 2010. Un vino prodotto
dell’azienda Gigi Bianco (Langhe-Piemonte),un
da un vigneto di oltre 60 anni, che esprime la
azienda a conduzione familiare composta da tre
sua delicatezza e la sua forza, con persistenti
ettari di terreno con 12 mila bottiglie l’anno,ha
note di frutta secca, da abbinare a risotto e fiori
esposto le sue prime difficoltà di” donna nel
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Karen Casagrande che degusta pubblicamente i vini
Luisella Rubin presenta il Convegno
al centro Gladys Torres Urday
mondo del vino” quando gli importatori volevano trattare preferibilmente con una figura maschile, difficoltà ora, ampiamente superate. E’ poi seguita la degustazione del “ Barbaresco Ovello 2007”, un vino limpido, brillante, omogeneo che esprime forza ed eleganza con un gioco di acidità e alcolicità notevoli, sebbene al palato non vengano percepite. Ultima relatrice di indiscussa fama Donatella Cinelli Colombini, produttrice- Fattorie del Colle di Trequanda (Siena), che nel realizzare la sua azienda “Casato Prime donne”si mise in contatto con la scuola di enologia di Siena chiedendo di poter assumere un enologo, le risposero che bisognava prenotarlo con anni di anticipo ma che se voleva una figura femminile non c’era problema, poiché non erano richieste da nessuna cantina; nasce così il progetto Prime donne, addirittura in fase di costruzione della cantina, elimina come previsto dalle norme, i servizi igienico-sanitari per uomini, poiché decide di costituire un azienda tutta al femminile. Crea così un Brunello dedicato alle donne dichiarando che la sua impresa è stata come l’aver creato un paio di scarpe con il tacco per uomini. Chiude i lavori il segretario nazionale della Fisar Mario del Debbio, complimentandosi per la riuscita ed il successo di una kermesse tutta al femminile estremamente interessante ed avvincente per le storie raccontate e per l’illustrazione attenta ed elegante delle degustazioni. Molti gli interventi dei giornalisti presenti in sala che hanno apprezzato notevolmente i vini proposti, la direttrice di una rivista al femminile dell’America latina si è complimentata con le produttrici e ha domandato loro dove poteva acquistare tali eccellenze italiane. Infine Rossana Cellini della ditta Farmitaly ha gentilmente omaggiato le Signore presenti con un
FISAR Donne del vino
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in
cavatappi fornito al suo interno di un coltellino estraibile per tagliare la capsula ideato per l’occasione di colore rosa con impresso lo stemma Fisar. Storie di vita vissuta e raccontata da donne che hanno contribuito ad esportare il nostro made in Italy con grande successo, l’abilità e la gentilezza del moderatore, la giornalista Gladys nell’esporre le domande e nell’introdurre gli argomenti, la maestria e la professionalità di Karen Casagrande nell’illustrare i vini e dello staff delle sommelier donna che servivano in sala, hanno certamente favorito il successo dell’evento.
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Il Pinot Grigio Santa Margherita compie 50 anni.
Cosa aspetti a stappare una bottiglia?
Santa Margherita: da 50 anni lo stile del Pinot Grigio italiano. Nel 1961 Santa Margherita presentava il primo Pinot Grigio vinificato in bianco. È nato così un vino unico per intensità ed eleganza aromatica, adatto per il carattere di sapidità e freschezza ad accompagnare i piatti della cucina italiana. Una rivoluzione del gusto, tra artigianalità e innovazione, che ancora oggi detta lo stile del Pinot Grigio italiano.
www.santamargherita.it
Un Mistero chiamato Saint Honorat
di Giorgio Rinaldi
“
L’isola di St. Honorat è raggiungibile solo via mare dal porto vecchio di Cannes, a poche centinaia di metri dal famoso Palais des Festivals & des Congrès.
”
“F
ratello ricordati che devi morire”. “Fratello ricordalo anche tu”. Questa il celebre monito che i frati dell’Ordine dei Cistercensi della Stretta Osservanza, più semplicemente conosciuti come Frati Trappisti (per via del fondatore dell’ordine De Rancé, che fu abate commendatario a NotreDame de la Trappe) si scambiano vicendevolmente ogni qual volta si incontrano. Nel film “Non ci resta che piangere” l’attore Massimo Troisi rispondeva al saluto di un frate con un memorabile “Mo’ me lo segno!” E, in un altro famoso film, “Pane, amore e…” Tina Pica rispondeva a Vittorio De Sica, che le ricordava il motto trappista, con un esilarante: fratello vatti a coricare! I frati trappisti, forse non tutti o sanno, hanno il loro più famoso monastero in una delle due isole adagiate sul dolce mare di Cannes, in Costa
Azzurra. L’isola, che è privata, ed appartiene a l’Abbaye de Lérins, si chiama Saint Honorat, dal nome del suo primo abitante, Sant’Onorato, che nel 410 d.c. iniziò ad edificare l’Abbazia che, nel tempo, divenne una delle più spettacolari fortezze di Francia, mantenendo tale caratteristica anche dopo la sua ricostruzione avvenuta nel 1868. L’altra isola è quella di Sainte Marguerite, ricordata nel romanzo “Le Vicomte de Bragelonne” di Alexandre Dumas (padre) come il luogo ove era stato tenuto prigioniero il personaggio della “Maschera di ferro”.
Vista della Fortezza dell'Isola di Saint Honorat.
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L’isola di St. Honorat è raggiungibile solo via mare dal porto vecchio di Cannes, a poche centinaia di metri dal famoso Palais des Festivals & des Congrès. Per evitare una grande affluenza di visitatori, il traghetto che collega l’isola a Cannes effettua poche corse a giorno, l’ultima delle quali è alle ore 17 o alle 18, a seconda del periodo. Attualmente nell’Abbazia, costruita di fronte al vecchio monastero fortificato, vivono 25 frati che seguono la regola benedettina dell’Ora et Labora. La superficie dell’isola è di circa 15 ettari, di cui 7,6 – particolarmente argillosi e calcarei- sono destinati ad ospitare vigneti, equamente divisi per le produzioni di vino rosso e vino bianco (syrah e mourvèdre per i rossi, oltre ad una piccola ma rimarchevole produzione di pinot nero, chardonnay e clairette per i bianchi). L’aria del mare contribuisce a dare ai vini un gu-
L'isola di Saint Honorat
sto molto particolare, accentuando quanto è già dovuto al clima benevolo e alla meticolosa cura che i frati profondono nella coltivazione delle viti e nelle successive vendemmia e vinificazione. I vini che i frati producono sono famosi in tutta la Francia e solo pochi ristoranti ne possono vantare la presenza nella propria cantina. Esiste, addirittura, un club di amici del vino isolano che si chiama Les amis du Vignoble de Saint Honorat .
Abbazia di Lérins
I vitigni hanno dai 12 ai 15 anni di età ed assicurano una produzione di circa 45.000 bottiglie all’anno. Lo stoccaggio e l’imbottigliamento è curato direttamente dai frati nell’Abbazia. La commercializzazione, oltre ad essere effettuata direttamente con una piccola bottega sull’isola, o attraverso pochi e selezionati distributori francesi, oggi avviene in gran parte via internet, connettendosi al sito dell’Abbazia attraverso il quale si possono acquistare anche le barriques usate una sola volta. Le etichette sono tutte dedicate rigorosamente a santi: St. Pierre, St. Sauveur, St. Honorat. Accanto alle produzioni di tutto rispetto e con ottimo rapporto qualità/prezzo, esistono delle cuvées d’exception che hanno fatto la gioia dei più grandi sommelier di Francia (Gaylord Robert, Sylvain Nicolas, Pascal Paulze, Jean Francois Lemoine, Jean Paul Passedat, Stéphane
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Mesnier, Florian Balzo…): Saint Salonius, millésime 2007 e 2008, 100% pinot nero, strutturato, soave e opulento, fresco; Saint Lambert, millésime 2008, 100% mourvèdre, profumo intenso di frutti neri, equilibrato, ricco di tannini eleganti e maturi; Saint Césaire, millésime 2007 e 2008, 100% chardonnay, sentori di frutti bianchi e miele, fresco, da bersi nella sua prima giovinezza o da conservarsi senza problema. Visitare l’isola di Saint Honorat ne vale veramente la pena (esiste anche la possibilità di un breve soggiorno previa prenotazione almeno due mesi prima e con l’osservanza della solennità dei luoghi), e si ha la possibilità di degustare sul posto il meglio della produzione locale (che si estende anche a liquori d’erbe, all’olio d’oliva e alla famosa marc del Lérins) e pranzare nell’unico ristorante presente: La Tonnelle. Info: Palais des Festivals et des Congres www.palaisdesfestivals.com
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Tra le vigne dell’Etna alla scoperta del gusto.
di Antonio Iacona
Il viaggio di Karen nella terra del mito.
“
La giovane Casagrande, miglior sommelier Fisar 2010, in Sicilia tra i produttori etnei come premio per il titolo conquistato.
N
on solo vino, ma anche mito, leggenda, storia, arte, natura, in un percorso magico che unisce i vigneti ai nobili resti del teatro antico di Taormina, le cantine ai profili austeri del vulcano Etna, i racconti dei viticoltori alle antiche favole sui Ciclopi e sugli dèi della Magna Grecia. Ciò che Karen Casagrande ha giustamente conquistato come “Miglior Sommelier dell’anno Fisar 2010” lo scorso novembre non è stato soltanto un soggiorno in Sicilia, ma un vero e proprio abbraccio con uno dei volti più affasci-
”
nanti dell’isola, in quel territorio dell’Etna dove i vini bianchi, rossi, rosati sono i cantastorie di un terroir unico al mondo. Accompagnata dal fidanzato Stefano, originari entrambi del trevigiano, laureata in Biotecnologie agrarie, studentessa al Master su vini e territorio a San Michele all’Adige e prossima a svolgere l’elegante e impegnativa professione di sommelier, Karen è atterrata all’aeroporto di Catania nel primo week-end di primavera, con la modestia e la grazia dei suoi 24 anni ma anche con la preparazione e la cultura di
Karen Casagrande al Teatro Antico di Taormina
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chi ha fatto della passione per il vino un’arte. Per la prima volta in Sicilia, direttamente dalla patria del Prosecco e dei bianchi di Conegliano, Karen è stata ospite dell’azienda agricola “Barone di Villagrande” della famiglia Nicolosi, storici viticoltori dal ‘700 in quella fetta di vulcano dove l’Etna bianco d.o.c. è denominato “Superiore”, nel territorio di Milo. Ma l’accoglienza ha avuto la stessa armonia in tutti i luoghi conosciuti e visitati. Tre giorni pieni, sfogliati con gli occhi e con il cuore, come le pagine di un libro di poesia, di vino e di magia. Il primo, piacevolissimo “obbligo” per chi arriva a Catania, infatti, e al quale non si sono sottratti nemmeno i due giovani veneti, è un percorso per le pasticcerie della città, alla scoperta delle antiche tradizioni della cassata siciliana, dei cannoli di ricotta con la frutta candita, dei pasticcini al pistacchio di Bronte, delle paste di mandorla e delle granite. Un biglietto da visita gastronomico che difficilmente può essere dimenticato. Ad accogliere e accompagnare Karen in questo affascinante tour sono stati il presidente naziona-
Karen Casagrande in compagnia a destra di Marco Nicolosi Barone di Villagrande
le Fisar, catanese d.o.c., Vittorio Cardaci Ama, il delegato e il segretario della Delegazione di Catania, Gaetano Prosperini e Carlo Guzzardi, e i produttori vinicoli, lieti che una presenza così giovane potesse conoscere tradizioni antiche di secoli. Così è stato, prima di raggiungere “Barone di Villagrande”, con Michele Scammacca, della Tenuta San Michele, a Santa Venerina, dove nasce il vino “Murgo”. I vini spumanti di qualità dalle uve Nerello Mascalese (vitigno simbolo dell’Etna) hanno aperto le danze di Bacco, per passare subito alla scoperta degli Etna rossi e rosati, da Nerello Mascalese e Nerello Mantellato (meglio conosciuto come Nerello Cappuccio), e degli Etna bianchi, da uve Carricante e Catarratto. È bastato poi percorrere pochi chilometri, raggiungere un’altitudine di circa 700 metri sulle colline dell’Etna, e la Delegazione catanese con i suoi ospiti è giunta alla tenuta “Barone di Villagrande”, dove Karen ha apprezzato a breve distanza la diversità e unicità di prodotti ugualmente eccellenti e di alta qualità. “Mi rendo conto – ha detto Karen Casagrande, affascinata dal territorio e dalla sua gente – che basta percorrere poche centinaia di metri da un vigneto all’altro, per ascoltare storie diverse di raccolta e di produzione”. Sul vulcano, infatti, scegliere un giorno in più o in meno per la vendemmia, cavalcare o anticipare il trascorrere del tempo, fa la differenza. Della famiglia Nicolosi Karen ha scoperto, oltre alla piacevole ospitalità, i pregiati vini prodotti in un anfiteatro na-
Karen alla manifestazione "Le Contrade dell'Etna"
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*perlage: l�insieme delle bollicine che uno spumante produce quando viene versato. Deriva dall�antico “perler”, “ornare di perle”. (Devoto-Oli)
turale di vigne dominate dalla cantina costruita nell’800, secondo lo stile del vecchio palmento ma già pensata per la doppia vinificazione, e “pezzi” storici, vero e proprio antiquariato della tenuta: la prima imbottigliatrice, la prima bilancia, le botti di 200 anni. “Un vero microcosmo nell’affascinante universo siciliano” lo ha definito Karen. A caratterizzare la seconda giornata degli ospiti veneti, invece, l’azienda agricola “Vivera”, a Linguaglossa, che vanta 45 ettari di vigneti autoctoni e internazionali e una tradizione tra l’Etna, Corleone e Chiaramonte Gulfi, abbracciando così idealmente l’intera isola. Interessante l’esperienza avviata negli ultimi anni col Carricante in purezza sull’Etna. Prima una piacevole passeggiata lungo le vigne, poi la degustazione in cantina dei bianchi di Vivera: Salisire, A’mami, Altrove; e del rosso Terra dei Sogni. La migliore sommelier Fisar 2010 ha poi potuto toccare con mano il fascino di Taormina, con una visita al teatro antico e gli assaggi di pesce della costa jonica. L’ultima giornata siciliana per Karen e per il suo Stefano è stata infine caratterizzata dalla partecipazione a una delle manifestazioni più importanti del Catanese, in stile Borgogna: “Le Contrade dell’Etna”, giunta alla IV edizione, che presenta le anteprime delle vendemmie di circa 60 aziende tra i territori di Castiglione di Sicilia, Linguaglossa e Randazzo. Un raduno di eccellenza, una vera festa ma anche un coraggioso sperimentare con gli addetti ai lavori (produttori che assaggiano altri produttori) il percorso fin qui svolto dalle aziende dell’Etna, come vuole l’organizzatore Andrea Franchetti. E alla nostra domanda su cosa avrebbe raccontato alla sua Delegazione di Treviso, una volta rientrata a casa, Karen ha risposto: “Conservo davvero un ricordo indelebile di questa affascinante isola nell’isola: l’Etna. Se dovessi spiegare al corso di sommelier la Sicilia, lo farei in due parti: la prima certamente la dedicherei al vulcano e alla sua gente”.
il punto di vista del perlage*
CANTINE RIONDO S.p.A.
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Il grande banchetto per gli alleati a Riccione nel ‘44
di Giancarlo Roversi
“
Renato Gualandi, l’inventore della Carbonara è uno dei protagonisti della tradizione gastronomica contemporanea quella che non conosce confini né di tempo né di spazio.
“L
a mia prima esperienza in cucina risale al dicembre del 1932, oltre settant’anni fa. Mio padre faceva il sarto e voleva che io studiassi. Invece a 12 anni andai a lavorare come garzone in una macelleria di Bologna: sei mesi di apprendistato durante i quali imparai a conoscere le carni e a tagliarle nelle parti giuste. Era un mestiere duro perchè,
”
dopo una giornata pesante di lavoro, iniziata all’alba, si finiva a tarda sera. L’intervallo del mezzogiorno era dedicato a fare la “passerella” lungo le strade più frequentate di Bologna coi più superbi capi bovini destinati alla macellazione per mostrare alla gente quale tipo di carne si metteva in vendita. Altri tempi...” Tra i clienti c’era anche Giuseppe Palmirani, uno tra i più apprezzati ristoratori di Bologna. “Un giorno – ricorda Gualandi - mi sorride e mi fa: Devi essere un ragazzino con l’occhio avanti, ti piacerebbe fare il rosticciere ? Mi offre 80 lire al mese oltre il mangiare e il bere. Mi pareva di sognare, accetto subito. Essendo senza figli, mi prese a benvolere, mi insegnò il mestiere e mi fece partecipare a corsi e concorsi culinari. Fra i clienti del locale c’era anche Guglielmo Marconi, che, quando si trovava a Bologna, veniva servito da noi direttamente anche a casa sua”. A parlare è Renato Gualandi, uno dei protagonisti della tradizione gastronomica
Il Maestro Gualandi e la sua carbonara
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Il Maestro Gualandi e sosia dell'epoca
contemporanea, un autentico ‘mostro sacro’ della buona cucina, quella che non conosce confini né di tempo né di spazio. Bolognese puro sangue come la mortadella e i tortellini, Gualandi è stato definito “uno dei più valenti chef europei” dal grande gastronomo Carnacina mentre Giuseppe Mantovano, nel suo volume sulla Storia e segreti della cucina italiana, lo pone senza esitazioni fra i “massimi continuatori della grande esperienza alimentare nostrana”. La svolta nella carriera di Gualandi avviene alla fine degli anni ’30. “Marchitelli, uno dei migliori chef bolognesi di allora, mi regalò le sue giacchette bianche che mi portarono fortuna perchè nel ‘39 vinsi il premio di cucina ai Littoriali del Lavoro di Genova. La
giuria era presieduta da un esperto del calibro di Luigi Carnacina, che sapeva incutere timore soltanto a guardarlo. Avevo 18 anni e questo episodio è ancora impresso nella mia mente anche perchè subito dopo sono dovuto partire per la guerra”. Quando nell’estate del ’43 viene firmato l’armistizio Gualandi si trova sbandato ai confini della Jugoslavia con altri quattro compagni d’armi. Decidono di scappare e di rimpatriare. In tre cadono sotto i colpi dei partigiani di Tito. Assieme al riccionese Bruno Polverelli riesce fortunosamente ad arrivare a Ferrara, ma, non potendo ritornare a Bologna non ancora liberata, attraverso Ravenna raggiunge Rimini in treno e poi punta su Misano dove l’attende Lucia Berardi, la sua morosa romagnola puro
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Gli ingredienti principali
sangue. Viene subito rastrellato dai tedeschi e utilizzato nei lavori di rafforzamento della Linea Gotica. Subito dopo l’arrivo degli Alleati sulla costa romagnola, nell’autunno del ’44, Gualandi diventa il segretario del primo sindaco di Misano, il bolognese Armando Ramenghi. Il suo primo grosso exploit risale proprio a questo periodo. Chiede all’amico riccionese Bagli di farlo entrare come cuoco all’Hotel Domus Mea di Riccione dove si trova il comando alleato. La risposta è negativa: “no perchè sei un comunista!” Ma poco dopo viene assunto e lavora per la mensa degli ufficiali fino al luglio del ’45. Nell’autunno dell’anno prima gli viene affidato un incarico importante: la preparazione del pranzo per festeggiare l’incontro tra l’ottava armata inglese, comandata dal generale Alexander, e la quinta armata americana del generale Clark. “Furono tre giornate e due notti di lavoro senza soste. Dovevo approntare quasi tremila pezzi fra petits fours e canapé e in più la grande cena d’onore per i due comandanti e i loro ufficiali. Ce la misi tutta e fu un vero trionfo”, ricorda oggi
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con orgoglio Gualandi. Il piatto destinato a diventare più famoso fu il condimento alla carbonara. “A spingermi a farlo - racconta - fu il generale Roger e io dovevo arrangiarmi con quel po’ che si poteva trovare. Siccome avevamo pancetta in abbondanza ed tuorli d’uovo in polvere, non feci altro che associare casualmente questi ingredienti: tagliai la pancetta a julienne, la feci tostare, aggiunsi crema di latte, l’uovo, il burro, un po’ di formaggio e lasciai cuocere l’intingolo a basso calore”. Sempre quel giorno ebbe un’altra idea geniale: da buon petroniano innamorato della sua città, propose una Ghiacciata plumkake Due Torri, che mandò in sollucchero i commensali, specialmente i due comandanti che lo gratificarono con parole calorose e forti pacche sulle spalle. Il generale Roger voleva addirittura portarlo a Toronto per affidargli un ristorante. Ma il suo attaccamento a Bologna e alla Romagna ebbe il sopravvento. Grazie al successo del banchetto riccionese l’anno dopo fu incaricato dagli Alleati di allestire all’hotel Baglioni il pranzo in onore del generale
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Anders, comandante delle truppe polacche
Digione alla fine degli anni ‘50, Gualandi fece un
entrate per prime a Bologna il 21 aprile del
eccezionale en plein, piazzando i suoi piatti ai
’45, giorno della Liberazione. Per l’occasione
primi tre posti.
preparò un menù interamente ispirato alla
Due anni fa a Riccione, in occasione del 65°
cucina della Polonia.
anniversario dell’incontro delle armate Alleate,
Dopo una parentesi a Riccione al Des Bains e
si è tenuta una rievocazione del celebre
all’Hotel Vienna, Gualandi per 23 anni, dal ‘52 al
pranzo dove vide la luce la Carbonara. La
’75, ha gestito a Bologna il ristorante “3G” in via
coreografica è stata curata da Gabriele Fabbri,
Nazario Sauro, facendone uno dei santuari della cucina italiana dove sono approdati i nomi più illustri del mondo dello spettacolo, della cultura, della politica e del giornalismo sia italiano che europeo. “Un’altra grande soddisfazione della mia vita – confessa Gualandi – l’ho avuta nel 1963, quando i francesi mi assegnarono il più ambito riconoscimento: il brevetto solenne della loro celebre cucina. In seguito mi hanno nominato Gran Cancelliere della Commanderie des Cordons Bleus di cui, per incarico del ministro Gaston Girard, ho fondato la Delegazione italiana con sede a Bologna nel mio ristorante 3 G”. Di imprese memorabili e di trofei nel blasone di Gualandi ce ne sono tanti. A ricordarli tutti non
proprietario del celebre Hotel Promenade e del Museo dell’automobile di Riccione, che ha messo all’opera nel servizio in tavola camerieri con divise militari d’epoca e ha voluto come commensali d’onore le controfigure dei generali Clark e Alexander, sistemando all’esterno mezzi militari d’epoca provenienti dal suo museo. Come bevanda rigorosamente la birra perchè gli Alleati allora la preferivano al vino. Da tempo il grande cuoco, cui è stato assegnato nel 2001 il Premio Artusi, si dedica esclusivamente alla preparazione di banchetti e alle lezioni di cucina. Da dieci anni ha lasciato Bologna per ritirarsi nel suo buon ritiro a Misano Monte, sulle colline riccionesi, in una deliziosa villetta con vista mare, intitolata all’adorata moglie Laura, il
si finirebbe più. Le sue leccornie hanno fatto
suo fedele angelo custode di una vita. Questa
andare in deliquio anche il generale De Gaulle
“magione”, come la chiama scherzosamente
e il ministro Mendès France di cui Gualandi era
Gualandi, è diventata un luogo di pellegrinaggio
amico. Al nostro chef si deve pure la realizzazione
per i tanti amici buongustai che il grande chef
del pranzo in onore della Regina d’Olanda a
ha messo assieme in tanti anni prendendoli per
Valkenburg e di quello di nozze dell’industriale
la gola non solo coi suoi piatti ma anche con
tedesco Beler, il costruttore dei famosi dirigibili
squisiti ortaggi, frutta, vino e olio, che produce
Zeppelin. Alla prima Fiera dell’alimentazione di
personalmente nel terreno attorno alla casa.
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Lombardia speciale
EXPO 2015 di Milano - Italia: un’occasione tutta da gustare di Enza Bettelli
È un grande evento dedicato sempre a tematiche universali. E a Milano, nel 2015, si parlerà di cibo e alimentazione, un tema che gli Italiani sanno svolgere con competenza e passione.
E
XPO è un’Esposizione Universale, ben diversa da una normale fiera poiché sviluppa in modo non commerciale un tema d’interesse universale scelto di volta in volta. La prima edizione si è svolta a Londra nel 1851, l’ultima in ordine di tempo ha visto protagonista Shangai mentre a precedere l’edizione milanese sarà quella in Corea del 2012. Titolo dell’EXPO italiana è “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, un argomento vitale per tutte le popolazioni del mondo e dunque di grande impegno, ma allo stesso tempo affascinante. Mangiare è, infatti, una necessità e un diritto per ogni essere, ma il cibo è anche tradizione, cultura, socializzazio-
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ne, reddito. Qualità e salubrità sono i primi requisiti che si chiedono a un alimento e sottintendono un’adeguata tecnologia della filiera alimentare che rispetti queste caratteristiche, potenzi produzione e conservabilità ma non ne pregiudichi l’aspetto nutrizionale. È il primo passo contro la fame e la mal-
nutrizione, che ancora oggi colpiscono milioni di persone sul nostro pianeta e sono la diretta conseguenza di una inadeguata distribuzione delle risorse. Tuttavia, anche la parte più fortunata del pianeta, quella dove il cibo non manca, deve risolvere problemi ugualmente pressanti dovuti a un’alimentazione errata, che
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speciale
Lombardia
si manifesta con l’obesità già in età infantile e porta a malattie invalidanti se non addirittura mortali. Una consapevole educazione alimentare fin da bambini è perciò un doveroso impegno che la società moderna deve perseguire per insegnare e incoraggiare nuovi e più sani stili di vita. Nondimeno, se tecnologia e innovazione possono contribuire ad aumentare le probabilità che ogni essere umano al mondo abbia acqua e cibo a sufficienza, non si possono
trascurare altri fattori, più emozionali ma ugualmente fondamentali, come la solidarietà e la cooperazione alimentare e la conoscenza delle tradizioni. Solo così si potrà contare su un’equa distribuzione delle risorse, nel rispetto dell’ambiente e senza prevaricare l’identità culturale dei popoli.
Milano, Italia, Mediterraneo Dal 31 marzo 2008, data in cui si è aggiudicata questo prestigioso incarico, Milano è un
fiorire di cantieri. La città si fa più bella e più funzionale per accogliere i milioni di visitatori previsti durante i 6 mesi della manifestazione, dal primo maggio al 31 ottobre 2015. Una pacifica invasione che ci si augura coinvolga anche il resto della Lombardia e le altre regioni. L’Italia è una delle mete turistiche più frequentate al mondo, anche se purtroppo non sempre le sue bellezze sono valorizzate quanto meriterebbero. Milano va scoperta perché, oltre al Duomo
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Lombardia speciale
Il naviglio di Leonardo
e al Castello Sforzesco, offre molti altri monumenti e scorci di intrigante fascino, come i Navigli, una volta importante via d’acqua e regolati ancora da alcune antiche chiuse progettate da Leonardo, e oggi vivacissimo susseguirsi di locali. La città alterna vie strette e caratteristiche a quartieri modernissimi, con i grattacieli che stanno sorgendo in vista dell’Esposizione e che vanno ad aggiungersi al “Pirellone”, la vecchia sede della Regione. Le occasioni per fare acquisti spaziano dall’alta moda a oggetti e manufatti provenienti da tutta Italia e dal mondo intero. Dai mercati rionali alle boutique del centro, invece,
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protagonista è la gastronomia regionale e del mondo. Un universo alimentare che è ulteriormente arricchito dalle innumerevoli stelle della ristorazione milanese, affiancata da ristoranti internazionali e tipici, sia italiani sia etnici. E per chi desidera rilassarsi in tutta tranquillità, ci sono parecchi polmoni verdi, in centro città come in periferia, e perfino un Lido a sud della città. Comunque, basta uscire pochi chilometri da Milano per trovare grandi spazi verdi. Parchi, riserve naturali, aree protette e boschi si estendono per circa 500 mila ettari di ambiente protetto, vale a dire quasi un quarto dell’intero ter-
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Il tema dell’EXPO 2015 non poteva trovare una location più appropriata di quella che è la culla della dieta mediterranea, patrimonio immateriale dell’UNESCO che si concretizza con piatti e alimenti tradizionali che fanno della cucina italiana la più apprezzata nel mondo. E anche la più imitata, come succede per i nostri
te eccellenze agroalimentari italiane. Soprattutto facendo gustare ai visitatori i sapori e i profumi veri della dieta mediterranea, dai salumi ai formaggi, dal vino all’olio extravergine d’oliva, dalla pasta alla pizza. E non solo quelli più conosciuti, ma anche quelli che a causa di una limitata produzione o una inadeguata comunicazione, restano preziose ma poco conosciute squisitezze.
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Lombardia
Il vero “mangiare all’italiana”
prodotti tipici che mettono l’Italia in testa come numero di certificazioni UE e, purtroppo, anche come falsi alimentari subiti in tutto il mondo. Questo costa al nostro export un gravissimo danno economico al quale si aggiunge quello d’immagine poiché i falsi prodotti italiani non hanno certo la qualità e il gusto di quelli autentici realizzati nel nostro Paese. L’Esposizione Universale del 2015 è quindi la giusta vetrina per far conoscere le infini-
speciale
ritorio regionale, e si alternano alle grandi distese coltivate.
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Lombardia speciale
La Lombardia e le sue cucine di Gianni Staccotti
Purtroppo la cucina lombarda è stata una palestra per i cultori del dubbio alla continua ricerca di elementi che possano, in qualche modo, vanificare una tradizione.
U
na cucina lombarda non esiste, esistono tante cucine quante sono le province di Lombardia. La causa di così ampia discordanza di indirizzi va ricercata nelle diverse condizioni d’ambiente, economiche, tribali ed anche politiche. Milano e Como ebbero in passato dei grossi conti aperti e arrivarono a scannarsi come lupi. La Valtellina ha dovuto adattare la culinaria alle modeste risorse offerte da una zona montana . Bergamo e Brescia, già legate a Venezia, risentono tuttora degli antichi influssi gastronomici esercitati dalla Serenissima; Mantova, data la posizione geografica, ha strutturato il suo ricettario comprendendovi tendenze veneto-emiliane. Sebbene divise, le nove cucine hanno tra di loro qualcosa in comune. Possiamo avvertire cer-
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te affinità tra la milanese e la comasca per i piatti brianzoli presenti nell’una e nel]atra; la valtellinese e quelle delle zone alpine del Bergamasco e del Bresciano, tra la mantovana, la cremonese e la bresciana di pianura. La varesina ospita qualche mangiare milanese e qualcuno comasco. Tra Milano e Pavia sussiste una specie di gemellaggio. Insomma, pur nelle fratture più o meno profonde, un filo le-
gante c’è, anche se questo filo cambia di colore da provincia a provincia la Guida gastronomica d’Italia pubblicata dal Touring Club Italiano nel 1969. La cucina lombarda, o meglio le cucine della Lombardia, si sono espresse adeguandosi ai valori storici, culturali e ambientali della regione solcata dai grandi fiumi che scendono dalle Alpi distendendosi nelle grasse pianure dopo aver indugiato negli ampi laghi in un
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panorama vario e diversificato come diversi sono i modi di interpretare i cibi. Purtroppo la cucina lombarda è stata una palestra per i cultori del dubbio alla continua ricerca di elementi che possano, in qualche modo, vanificare una tradizione: tarli che scavano fino a trovare l’oggetto del loro desiderio di infrangere un mito; mentre nella cucina lombarda aleggiano miti e leggende da cogliere nella loro espressione di sentimenti umani nella loro semplicità. L’affetto dimostrato dal giovane garzone che dona il risotto giallo alla figlia del maestro nel giorno delle nozze. L’ardire della massaia pavese che offre all’imperatore Francesco I la zuppa arricchita con un semplice uovo. L’arguzia dell’oste che propina una forma di cacio avariato nella sua osteria di Gorgonzola dando origine ad uno dei più apprezzati stracchini erborinati. La passione del rampollo degli Atellani che accetta di fare il fornaio nella bottega dell’amata per la quale arricchisce il pane creando il panettone. Il torrone, che prende il nome dal Torrazzo del Duomo di Cremona, nasce in occasione delle nozze di Bianca Maria Visconti con Francesco Sforza che segnano il passaggio di potere dai Visconti agli Sforza. La disputa sulla costoletta alla milanese non ha senso poiché, cinque secoli prima della stesura dell’introvabile lettera di Radetzky, i milanesi “doravano” le carni con il pangrattato sostituendolo alla polvere d’oro, ritenuta utile per curare le coronarie. Molto rimane delle tradizioni lombarde, nonostante l’invasione di osti che hanno dato vita a cucine regionali e, più recentemente a cucine etniche. “Ma la cucina è fatta per uomini forti - scriveva Giovanni Cenzato - non esiste cucina per gli ammalati. La cucina per ammalati è la riduzione di ogni gioia, la limitazione di un amplesso ideale. Ed è questa robustezza il carattere della cucina milanese e guai a levarglielo, ma è robustezza che si sposa all’onestà dei cibi, onestà che deriva, a sua volta, dalla sua semplicità”.
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In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, TORREVILLA dedica “il GinestroCaprera”, Oltrepò Rosso Riserva 2008, alla ricorrenza celebrativa per sottolineare il valore storico e culturale che gli eventi hanno assegnato al territorio dell’Oltrepò Pavese
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Lombardia speciale
Lago di Como: ville e giardini da sogno di Jimmy Pessina
Il triangolo d’oro del turismo internazionale
V
ille d’epoca, status symbol nei tempi d’oro per generazioni di industriali e signori della seta. Buen ritiro della tranquilla borghesia lombarda, e dei tedeschi innamorati della bella Italia. Così è sempre stato il Lago di Como, un luogo rassicurante, forse un po’ im-
balsamato, lontano dai riflettori delle cronache mondane. Sta di fatto che è diventata una della meta più alla moda del globo, con sorpresa degli stessi comaschi, da quando George Clooney ha comprato Villa Oleandra a Laglio, attirando dalla California alle sponde lariane, la star system hollywo-
odiana. Poiché l’attore ha acquistato casa in riva al lago, nel linguaggio di agenti comaschi e lecchesi è entrato un nuovo termine, “effetto Clooney” a indicare la curva compulsiva dei prezzi. Il mercato è destinato a salire ancora, poiché gli immobili sono diventati oggetto del desiderio dei protagoni-
L'Isola di Comacina
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speciale
Lombardia
Lago di Como, il porto di Torino
sti dello jet set internazionale, come Brad Pitt, Julia Roberts, Madonna, è stata spesso ospite di Donatella Versace a Villa Fontanelle, a Moltrasio, Anche Silvio Berlusconi, si era interessato per Villa Pizzo, una dimora di grande charme, che sorge accanto alla celebre Villa d’Este, a Cernobbio. La limitata estensione del territorio costiero, non deve trarre in inganno perché in poche altre località italiane si può trovare una tale varietà di tipologie ambientali, di panorami, d’insediamenti umani. In una manciata di chilometri si passa dall’alta montagna al lago, dalla vallata alpina selvaggia alla collina, dall’area urbana ai villaggi di poche case, dalle piste da sci alle oasi faunistiche.
Lepri, fagiani, cervi, camosci, stambecchi, uccelli rapaci popolano queste valli, ancora integre nel loro stato di conservazione. Le splendide dimore, costellanti il Lario e la Brianza, incastonate in lussureggianti giardini, sono la migliore testimonianza del fascino che, nel tempo, la provincia di Como ha saputo tutelare e accrescere. Caratteristica particolare dei giardini è la presenza di piante tipiche di zone calde, come l’alloro, l’ulivo e di essenze tropicali che prosperano grazie al clima del lago, particolarmente mite. Fu proprio agli albori del 1800 che Bellagio diventò, tra le prime nel mondo, una vera località turistica internazionale che ancora oggi, mantiene intatto le
caratteristiche dell’antico borgo, restando il più possibile fedele a se tessa. Meta di tutti i turisti dell’area lariana, considerata la vera perla dl lago di Como che perpetua l’elogio di Stendhal: “La più bella veduta che esista al mondo, dopo il Golfo di Napoli”, ambientando qui alcuni passaggi del suo romanzo “La Certosa di Parma” nel 1817. Da sempre poeti e artisti ne sono rimasti affascinati a partire da Plinio il giovane, passando da Flaubert, Liszt, per citarne alcuni, fino ai giorni nostri con Clooney. Tra le più famose prestigiose ville con i giardini del lago di Como, c’è senz’altro Villa Serbelloni La villa fu costruita nel ‘400 per Marchesino Stanga, modificata nel ‘500 dalla famiglia
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Lago di Como, visto da Bellagio Alta
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Sfondrati e passò, alla fine del
sicuramente la dimora neo
gnaliamo Villa Mylius Vigoni.
‘700, ai duchi Serbelloni che
classica più imponente del-
Colico è un centro turistico
lasciarono intatta la costru-
la città di Como. Tra i suoi
molto importante per il Lario,
zione, ma ampliarono il mae-
ospiti più illustri si annoverano
stoso parco. L’estensione si
Napoleone e Garibaldi. A ci-
in tempi moderni per la scuola
sviluppa sulla parte alta del
tare anche Villa Monastero a
promontorio di Bellagio con
Varenna, derivante dalla con-
oltre 18 km di viali e sentieri
tinua ristrutturazione dell’an-
che permettono di ammirare
tico monastero cistercense
la grande quantità di piante,
femminile di Santa Maria ri-
Piona che sorge ai piedi del
anche rare ed esotiche, che
salente al 1208. Da visitare e
monte Legnone, sulla collina
crescono nelle terrazze di-
ammirare altri inestimabili gio-
di Olgiasca.
gradanti verso il lago. La villa
ielli. A Cernobbio, che dista
storiche attestano la presen-
ospitò molti personaggi illustri:
pochi passi da Como, la villa
za in questo territorio di una
da Leonardo da Vinci all’impe-
più famosa è senza dubbio
comunità monastica risalgono
ratore Massimiliano I, da Silvio
Villa d’Este, oggi trasformata
al sec.VII. Entrando nel severo
Pellico alla Regina Vittoria, da
nel Gran Hotel Villa d’Este. A
Manzoni a Parini, che vi tra-
Tremezzo ha imposto nome
complesso si possono visitare:
scorse lunghi periodi come
alla Riviera Tramezzina, la
precettore dei figli del duca.
struttura più celebre è Villa
Oggi Villa Serbelloni appartie-
Carlotta. Menaggio, con il
ne alla Fondazione Rockefeller
suo micro-clima mite, deri-
che vi ospita artisti e scienziati
vante dall’ottima esposizione
gli ottimi prodotti “creati” dai
di tutto il mondo. Le altre ville
al sole, consente la vita a una
laboriosi monaci che lavorano
prestigiose che meritano at-
flora sorprendente ed esotica.
i terreni circostanti e vivono
tenzione, spicca Villa Olmo,
Tra le tante ville patrizie se-
nell’Abbazia. Beati loro.
di vela e le ottime risorse ricettive presenti e monumentali costruzioni. Di rigore un trasferimento all’Abbazia di
Le prime fonti
la Chiesa, il Chiostro, la Sala Capitolare e passeggiare fra gli splendidi giardini. Un consiglio: è delizioso assaggiare
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Le “eccellenze” di
Lombardia La Spinetta
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Lombardia speciale
La Bresaola della Valtellina a cura di Gladys Torres
Un ingrediente duttile, che consente combinazioni fantasiose e l’invenzione di piatti raffinati, nonché antipasti e spuntini di rapida e facile preparazione
I
l clima irripetibile della valle è il principale segreto che caratterizza la produzione della Bresaola della Valtellina e la rende un prodotto tipico, unico e inimitabile. L’aria fresca e tersa che discende dal cuore delle Alpi e la particolare conformazione della Provincia di Sondrio, totalmente ricompresa nella zona tipica di produzione, creano le condizioni ideali per la graduale stagionatura della bresaola. Ma il clima non è il solo fattore determinante. Il fascino di questo salume di elevata qualità, prodotto con i tagli migliori della coscia del manzo, è implicito nella sua trasformazione, dal momento che le fasi di lavorazione devono seguire regole precise, che la tradizione ha trasformato in veri e propri rituali, passati di padre in figlio con passione e professionalità. La capacità nella scelta dei tagli migliori del bovino adulto, punta d’anca e magatello, l’abilità nella rifilatura, il sapiente dosaggio degli aromi naturali utilizzati, affondano le radici
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nel segreto di antiche ricette.
Lombardia
Il massaggio della carne in salagione, le giuste variazioni di temperatura e umidità, che devono avvenire in tempi e modi precisi durante la stagionatura, sono ancora oggi l’eredità di una cultura scritta nella tradizione locale. Oggi la vera Bresaola della Valtellina - che si differen-
Grappolo di Nebbiolo della Valtellina
zia dalla “carne secca” e da
un prodotto ottenuto da carne
esterno, interno e intermedio.
altri prodotti derivanti dalla
di manzo, salata e stagionata,
La forma è quella dei muscoli
essiccazione di carne bovi-
che viene consumato crudo.
utilizzati, che possono essere
na - è garantita dal marchio
La materia prima viene sele-
affinati ed assumere, rispet-
comunitario IGP (Indicazione
zionata rigorosamente utiliz-
tivamente, forma pressoché
Geografica Protetta), utilizzato
zando le migliori carni bovi-
cilindrica. La materia prima
esclusivamente dai produttori
ne di provenienza europea e
viene salata a secco e fatta ri-
della Provincia di Sondrio. Il
mondiale.
posare in salamoia per un pe-
marchio è riconosciuto solo ai
Essa si ricava dalle seguenti
riodo che va da 10 a 15 giorni,
maestri salumieri che si atten-
masse muscolari:
insaccata in budello naturale
gono al rigoroso Disciplinare
fesa: corrisponde alla porzio-
o artificiale e fatta asciugare
di Produzione, sotto la stretta
ne posteromediale della mu-
e stagionare in condizioni di
sorveglianza dell’Organismo di
scolatura della coscia e com-
temperatura e umidità am-
Controllo CSQA Certificazioni
prende il muscolo retto inter-
bientali tali da determinare
S.r.l. e del Consorzio di tutela,
no, il muscolo adduttore ed il
una lenta e graduale riduzio-
autorizzato dal Ministero delle
muscolo semimembranoso;
ne di umidità del prodotto.
politiche agricole alimentari e
punta d’anca: è il taglio più
Durante l’asciugamento e la
forestali.
pregiato, corrisponde alla par-
stagionatura, che hanno una
È un salume molto nutriente,
te della fesa privata del mu-
durata complessiva compresa
in assoluto il più povero di
scolo adduttore;
tra 4 e 8 settimane, si instau-
grassi, ricco di proteine, di fer-
sottofesa: corrisponde alla
rano fenomeni fermentativi ed
ro, sali minerali e vitamine, al-
porzione posterolaterale del-
enzimatici naturali, in grado di
tamente digeribile:l’ideale per
la muscolatura della coscia e
rendere il prodotto conserva-
chi ama la leggerezza senza
precisamente al muscolo lun-
bile, digeribile ed appetibile,
rinunciare al gusto.
go vasto;
ovvero dotato delle caratteri-
Un ingrediente duttile, che
magatello: corrisponde alla
stiche organolettiche tipiche
consente combinazioni fan-
porzione posterolaterale della
della Bresaola della Valtellina.
tasiose e l’invenzione di piatti
muscolatura della coscia e più
raffinati, nonché antipasti e
in particolare al muscolo semi-
Abbinamento ideale con un
spuntini di rapida e facile pre-
tendinoso;
Valtellina Superiore DOCG.
parazione. Diverso, in cui si
sottosso: corrisponde alla
utilizzano una maggior varietà
fascia anteriore della coscia,
di spezie.
composta dal muscolo retto
La Bresaola della Valtellina è
anteriore e dal muscolo vasto
Info e fonte: Consorzio per la tutela del nome Bresaola della Valtellina www.consorziotutalevaltellina.it
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È sintomatico rilevare come una plaga ricca come quella lombarda abbia riservato un’attenzione particolare ai prodotti poveri e di minor pregio che sono entrati nella composizione dei piatti più caratteristici. La cucina milanese, in particolare, nobilita i tagli meno pregiati del maiale nella composizione della cazzoeula, già posciandra.
Druido celta Nell’area culturale celtica si cucinavano insieme carni, insaccati e verdure: in un bottaggio che si ritrova ancora oggi nel bigos polacco e nel pote gallego. Tipico della Galizia, la regione storica della Spagna settentrionale con capitale Sant Jago de Compostela. In tutta la Francia meridionale, dove si parlava la “langue d’oc”, si preparano innumerevoli variazioni di potèe: pignattate di carni stufate con verdure. Dal termine pot = vaso deriva potée = pignattata di carni stufate con verdure che nulla ha a che vedere con “potage” = zuppa che pur deriva dalla stessa radice. Nella tradizione lombarda si procedeva al sacrificio del maiale con una cerimonia che coinvolgeva l’intera famiglia e che culminava con una pantagruelica mangiata delle parti non utilizzate per la confezione dei salami e dei salumi. Cotenne, piedini, codini, costine e qualche “salamin di verz”, cotti a lungo con le verdure disponibili in inverno e infine
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arricchite da foglie di verze, le cui foglie gelate erano più facili alla cottura, formavano la posciandra: un termine derivante dalla parola longobarda “boach”: poltiglia da cui deriva foneticamente la parola in lingua milanese “pòccia”, ancora oggi largamente utilizzata in Lombardia e il cui significato in lingua italica è solo in parte reso dal termine decisamente fiacco di “intingolo”. Intingolo che nell’area longobarda più orientale conserva il nome di “toccio”, protagonista del canto da osteria: se i mari fusse de tocio e i monti de polenta o mama che tociade. L’abitudine di chiamare il contenuto con il nome del contenitore ha indotto il Cherubini a definire “Cazzoeura, (sinonimo di posciandra) il cibreo aggiungendo che anche i siciliani la chiamano Cazzoligghia e i sardi cassola. E aggiunge: Forse è voce rimastaci dopo il governo di Ferrante Gonzaga governatore spagnolo di Milano nel XVI secolo. Per non incorrere in una sterile disputa linguistica sul piatto tipicamente lombardo e milanese in particolare il poeta Carlo Porta ha usato entrambe le definizioni per descrivere i dannati che precipitano nella bolgia dantesca “come regoeujen tucc i porcarij / i cazzoeur e i posciander di ostarij”.
La cassoeula di Ottorina Perna Bozzi (La mia cucina Edipem - Novara - 1976)
Ottorina Perna Bozzi considera la cassoeula un piatto rituale dedicato a S. Antonio abate, festeggiato il 17 gennaio quando “ el mazzô” abbatteva il maiale e ne lavorava le carni; la scrittrice milanese propone la sua ricetta fra le innumerevoli citate in tutti i testi più o meno autorevoli. 600 grammi di costine di maiale (costaiooeul); qualche cotica di maiale fresca; un piedino di maiale; 300 grammi di “salamitt di verz” (salsiccia legata in piccoli tronchetti); carote, sedano, cipolle bionde; una verza 20 grammi di burro. Far rosolare la cipollina affettata nel burro, aggiungere le cotiche fresche passate prima alla fiamma per rasarle bene e il piedino di maiale spaccato a metà, farli insaporire e coprire di brodo, salare e lasciar cuocere lentamente finché l’acqua si è asciugata. Aggiungere le costine di maiale, farle insaporire cuocendole per mezz’ora, unire sedano e carote affettate e quando anche queste sono cotte aggiungere la verza a foglie dopo averla lavata e aver tolte le coste più grosse e dure. D’inverno la verza cuoce in 20 minuti, ma se è gelata, va messa in pentola prima, almeno per 45 minuti. La cazzoeula deve essere umida e collosa ma assolutamente non grassa né brodosa e non troppo bagnata, ossia “la gh’ha de vess e minga sbrodolada e sbrodolenta” come si dice a Milano.
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a cura della redazione di Quality ADV
Giorgi F.lli
Sorsasso
Dal 1875 nel cuore dell’Oltrepò Pavese, la F.lli Giorgi interpreta il territorio in modo impeccabile utilizzando uve di alto pregio per produrre una gamma di vini che spaziano dal più classico Bonarda al Sangue di Giuda, dal Buttafuoco alla Barbera, dal Riesling allo Chardonnay, dal Moscato alla Malvasia, ma sono ovviamente specialisti nel declinare il Pinot Nero in vini eleganti e pregiati che raggiungono l’espressione massima nel Metodo Classico “Gran Cuvèe Storica 1870” pluripremiato con il prestigioso “Tre bicchieri”. Per degustare i molteplici vini dell’azienda è stata creata l’Enoteca “Solo Giorgi” – “…uno spazio aperto e vocato felicemente a eventi “culturali” legati intelligentemente ai temi dell’ambiente, dei saperi e delle tradizioni locali, delle tecniche adottate per coltivare sapientemente vigneti e dell’arte di produrre vini di qualità”. GIORGI F.LLI & C. s.a.s Fr.ne Camponoce 39/A - 27044 Canneto Pavese (PV) Tel. 0385 262151 - www.giorgi-wines.it - info@giorgi-wines.it
Da una tradizione di famiglia e dalla volontà di riproporre un’antica passione vitivinicola, opera a Domaso l’azienda Agricola Sorsasso. Con la coltivazione delle sue vigne terrazzate che dominano le sponde del Lago di Como, la Sorsasso si impegna alla salvaguardia della tradizione vitivinicola locale, coltivando sia vitigni autoctoni, come la Verdesa bianca e la Rosseia, sia internazionali quali il Merlot ed il Sangiovese. Da queste uve nascono il DOMASINO bianco IGT Terre Lariane, che si caratterizza per la sua freschezza e per i delicati profumi floreali ed il DOMASINO rosso IGT Terre Lariane, dal colore rubino brillante, con una piacevole fragranza di frutta rossa. SORSASSO S.A.S. Via Gaggio, 1 bis - 22013 DOMASO (CO) Tel. 0344 83380 - www.sorsasso.com info@sorsasso.it
Casa Vinicola Pietro Nera - Il Nebbiolo di Valtellina Da quattro generazioni la Famiglia Nera coltiva il Nebbiolo in sia bianchi, tra cui uno spumante metodo classico brut, ottenuti Valtellina, l’area viticola terrazzata di montagna più importante dalla vinificazione in bianco del Nebbiolo; tra questi ricordiain Italia. mo i Valtellina Superiore D.O.C.G. Inferno, Sassella, Grumello Un territorio impervio e e Valgella e rispettive bellissimo, dove la vitiriserve, il cru Valtellina coltura è “eroica”: appezSuperiore D.O.C.G. zamenti piccoli e in forte Signorie Riserva e lo pendenza, delimitati da Sforzato di Valtellina muretti a secco, fanno D.O.C.G., ottenuto sì che tutte le operazioni dall’appassimento nei colturali debbano essere fruttai di grappoli seeffettuate a veramente mano, richieselezionati dendo oltre in vigna e in 1.200 ore di lavoro per ettaro . cantina. Una chicca è poi il nostro Sorel, Terrazze Sono circa 40 gli ettari di proprietà, nelle zone più Retiche di Sondrio I.G.T. rosso, ottenuto dal convocate del Valtellina Superiore D.O.C.G.: Inferno, nubio tra Nebbiolo e Cabernet Sauvignon, coltivato Sassella, Grumello e Valgella. nelle nostre vigne a Teglio. Tutto è gestito a livello familiare, con passione e La Famiglia Nera è sempre lieta di accogliere i vigrande impegno, con l’obiettivo di valorizzare le sitatori e gli appassionati per mostrare il territorio, caratteristiche di grande finezza ed eleganza del accompagnandoli nei propri vigneti, far conoscere Nebbiolo – Chiavennasca, nel pieno rispetto del le bontà che la Valtellina offre con degustazioni guiterritorio. La produzione comprende sia vini rossi date presso la propria sede. Pietro Nera CASA VINICOLA PIETRO NERA - 23030 CHIURO (SO) - SEDE COMMERCIALE: VIA STELVIO 40 TEL. +39 0342 482631 - FAX +39 0342 483796 - www.neravini.com - info@neravini.com
a cura della redazione di Quality ADV
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Agricoltura
speciale
Lombardia
Al Vinitaly 2011 il trionfo dei Vini di Lombardia di Roberto Vitali
Il patrimonio vitivinicolo regionale è un comparto che dimostra di meritarsi sempre più un posto di assoluto primo piano tra i biglietti da visita del Made in Lombardia nel nostro Paese e nel mondo.
«P
arlare dei vini lombardi - afferma Giulio De Capitani, assessore all’Agricoltura Regione Lombardia - ci permette di testimoniare il grande percorso di eccellenza che la nostra Regione, grazie alla passione e al lavoro dei suoi produttori, ha da tempo intrapreso e che si rispecchia nelle centinaia di etichette offerte dalle nostre cantine. Come pochi altri territori italiani, infatti, la Lombardia riesce a esprimere tipicità e particolarità in vini diversi tra loro per caratteristiche e storia. “Patria” delle bollicine italiane, grazie alla Franciacorta e all’Oltrepò Pavese, terra di grandi rossi che ha nello Sforzato valtellinese il suo portabandiera, oggi la nostra Regione è testimone di una crescita qualitativa generale di tutti i suoi vini, dal Garda alla Valcalepio, da San Colombano (unico
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vino della provincia di Milano) a Mantova, fino alle ultime Denominazioni riconosciute: le Igt “Terre Lariane” e “Ronchi Varesini”, per arrivare alla quinta Docg della Regione ottenuta dal Moscato di Scanzo. Il patrimonio vitivinicolo regionale è un comparto che dimostra di meritarsi sempre più un posto di assoluto primo piano tra i biglietti da visita del Made in Lombardia nel nostro Paese e nel mondo». Poche regioni vitivinicole in Italia possono vantare, come la Lombardia, una associazione che riunisce la maggior parte dei Consorzi di tutela per i vini Doc o Docg prodotti sul territorio regionale. Ascovilo (Associazione consorzi vini lombardi) si è costituita nel luglio 1977 per meglio promuovere e valorizzare il territorio a denominazione di origine della Lombardia vitivinicola in coordinamento con i Consorzi di
tutela. Da allora ne è stata fatta di strada e oggi i vini della Lombardia sono giunti all’eccellenza con 5 Docg e ben 22 Doc (tra cui la neonata bergamasca “Terre del Colleoni”). La Lombardia è al terzo posto in Italia - dopo Piemonte e Toscana - per numero di certificazioni: il 59% della produzione lombarda è a Denominazione di Origine, decisamente al di sopra della media nazionale che è del 35%. Zone a maggior produzione sono Oltrepò Pavese e Franciacorta. «Ascovilo è un fenomeno raro nel mondo del vino italiano – spiega il presidente Livio Cagnoni – che vede forti competitività, mentre all’interno di Ascovilo i produttori hanno saputo portare ciascuno il proprio messaggio di eccellenza e qualità con un’unica voce, senza annullare le singole differen-
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
mai l’incontro con il mercato, nazionale e internazionale, con Vinitaly come momento di massima visibilità collettiva». L’esposizione lombarda ha occupato il consueto secondo piano del Palaexpo della fiera di Verona: il “salotto” di Vinitaly per il comfort e le condizioni ottimali che i visitatori vi trovano per la degustazione. Conclude l’assessore De Capitani: «Vinitaly è per definizione la fiera degli affari. La presenza compatta di produttori e Consorzi di tutela, sotto lo stesso tetto del Padiglione Vini di Lombardia, va ben oltre il valore simbolico. Presentarci uniti, pur nel rispetto delle singole identità e delle peculiarità di ciascuna denominazione, ci consente di mostrare il meglio delle nostre produzioni non polverizzate in tante piccole realtà ma sotto l’egida della prima regione agricola del Paese, nonché di una regione che per dimensioni demografiche e capacità produttiva si confronta in Europa con interi
Lombardia
specialmente nella provincia di Brescia. Le principali destinazioni del prodotto lombardo all’estero sono la Francia, la Germania e gli Stati Uniti per quanto riguarda i paesi extra Cee. In Lombardia, per il comparto agro-alimentare, il saldo commerciale è negativo. Fa eccezione il vino, con un saldo positivo di 84 milioni di euro a prezzi correnti (100 milioni import, 184 milioni export). Al Vinitaly 2011 sono state presenti 226 aziende produttrici e 14 tra associati e consorzi di tutela (+ 8% rispetto alla edizione 2010). «Nessun altro padiglione regionale a Vinitaly - afferma Francesco Bettoni, presidente Unioncamere Lombardia – ha presentato i numeri lombardi per varietà e qualità dei vini e degli espositori; una formula fortemente voluta e sostenuta da Regione e Camere di Commercio, che ha convinto ancora una volta i produttori dopo gli ottimi risultati dell’anno passato. La crisi è stata affrontata investendo e curando come non
speciale
ze e prerogative vitivinicole». Circa il 60 per cento della produzione – come detto – è a Doc o Docg. Il resto è vino a Indicazione Geografica Tipica. In Lombardia ci sono 15 denominazioni anche di questa tipologia (sono elencate nell’apposita tabella insieme ai Docg e ai Doc). Una delle più recenti Igt è quella di Valcamonica: le 21 aziende associate (totale 13 ettari circa di vigneti) si sono associate nel Consorzio Tutela Igt Valcamonica, che fa capo all’Ente Vini Bresciani e non può essere iscritto all’Ascovilo perché vi sono ammessi solo consorzi di vini Docg e Doc. Sono calcolate sul territorio lombardo circa 10 mila 500 imprese produttrici di uve È stato calcolato che la vendemmia 2010 abbia dato una produzione di 1.349 migliaia di ettolitri (+9% rispetto al 2009). La produzione regionale lombarda è pari al 2,9% di quella nazionale, con una superficie vitata che si stima in circa 24.450 ettari, in lieve aumento negli ultimi anni,
stati».
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
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Lombardia speciale
AS.CO.VI.LO. / CONSORZI TUTELA VINI ASSOCIATI CONSORZIO TUTELA VINI OLTREPÒ PAVESE P.zza Vittorio Veneto 24 27043 BRONI (PV)
Presidente: MASSONE PAOLO Tel. 0385 250261 • Fax 0385 54339 www.vinOLTREPÒ.it • info@vinOLTREPÒ.it Presidente: PREVOSTINI MAMETE
CONSORZIO TUTELA VINI VALTELLINA Via Piazzi 23 23100 SONDRIO (SO)
CONSORZIO VOLONTARIO DI TUTELA VINI SAN COLOMBANO Via Ricetto,3 – Castello Belgioioso 20078 SAN COLOMBANO AL LAMBRO (MI)
CONSORZIO TUTELA VINI VALCALEPIO Via Bergamo n. 10 24060 SAN PAOLO D’ARGON (Bg)
CONSORZIO TUTELA LUGANA V.le Marconi, 2 - 25019 SIRMIONE Sede Operativa: Caserma Artiglieria Porta Verona 37019 Peschiera del Garda (Vr)
CONSORZIO PROV.LE TUTELA VINI MANTOVANI C/o CCIAA - Largo Pradella n. 1 46100 MANTOVA (Mn)
Tel. 0342 200871 • Fax 0342 35.87.06 www.consorziovinivaltellina.com info@consorziovinivaltellina.com Presidente: BASSI DIEGO Tel. 0371 898830 • Fax 0371 201161 www.sancolombanodoc.it info@sancolombanodoc.it Presidente: GRUMELLI PEDROCCA BONAVENTURA Direttore: Cantoni Sergio Tel. 035 953957 • Fax 035 951592 www.valcalepio.org • ctv@valcalepio.org Presidente: MONTRESOR FRANCESCO Direttore: Veronese Carlo Tel. 045 9233070 • Fax 045 9585450 www.consorziolugana.it info@consorziolugana.it Presidente: BULGARELLI LUCIANO Tel. 0376 234420 • Fax 0376 234429 www.vinimantovani.it • conprovini@libero.it Presidente: BULGARELLI LUCIANO
CONSORZIO VOLONTARIO LAMBRUSCO MANTOVANO c/o Consorzio Prov.le Vini mantovani
CONSORZIO GARDA COLLI MANTOVANI c/o Consorzio Prov.le Vini Mantovani
Tel. 0376 234420 • FAX 0376 234429 www.vinimantovani.it • conprovini@libero.it Presidente: TULIOZI CHIARA Tel. 0376 234420 • Fax 0376 234429 www.vinimantovani.it • conprovini@libero.it Presidente: MATEROSSI CESARE Direttore: Finazzi Fabio
ENTE VINI BRESCIANI Viale Bornata, 110 25123 BRESCIA (BS)
Tel. 030 364755 • Fax 030 364775 www.entevinibresciani.com ufficio@entevinibresciani.it Presidente: BONOMO SANTE
CONSORZIO TUTELA VINI GARDA CLASSICO c/o ENTE VINI BRESCIANI
CONSORZIO TUTELA VINI BOTTICINO c/o ENTE VINI BRESCIANI
Tel. 030 364755 • Fax 030 364775 www.entevinibresciani.com ufficio@entevinibresciani.it Presidente: FRANZONI CLAUDIO Tel. 030 364755 • Fax 030 364775 www.entevinibresciani.com ufficio@entevinibresciani.it Presidente: MARINELLI MARIA GRAZIA
CONSORZIO TUTELA VINI CAPRIANO DEL COLLE c/o ENTE VINI BRESCIANI
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Tel. 030 364755 • FAX 030 364775 www.entevinibresciani.com • ufficio@entevinibresciani.it
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
Lombardia speciale
CONSORZI NON ASSOCIATI ALL’AS.CO.VI.LO. CONSORZIO PER LA TUTELA DEL FRANCIACORTA Via Giuseppe Verdi 53 25030 ERBUSCO (BS)
Presidente: ZANELLA MAURIZIO Amministratore Delegato: Salvioni giuseppe Tel. 030 7760477 • Fax 030 7760467 www.franciacorta.net • consorzio@franciacorta.net Presidente: MILESI ALESSANDRO
CONSORZIO TUTELA VINI CELLATICA c/o ENTE VINI BRESCIANI
Tel. 030 364755 • Fax 030 364775 www.entevinibresciani.com • ufficio@entevinibresciani.it
VINI DI LOMBARDIA D.O.C.G. (5) - D.O.C. (23) - I.G.T. (15) D.O.C.G. Denominazione Origine Controllata Garantita 1. FRANCIACORTA 2. OLTREPÒ PAVESE METODO CLASSICO 3. MOSCATO DI SCANZO 4. SFORZATO DI VALTELLINA 5. VALTELLINA SUPERIORE
17. ROSSO DI VALTELLINA 18. SAN COLOMBANO 19. SAN MARTINO DELLA BATTAGLIA 20. SANGUE DI GIUDA DELL’OLTREPÒ PAVESE 21. TERRE DEL COLLEONI 22. VALCALEPIO 23. VALTÈNESI
D.O.C. Denoninazione Origine Controllata 1. BONARDA DELL’OLTREPÒ PAVESE 2. BOTTICINO 3. BUTTAFUOCO DELL’OLTREPÒ PAVESE 4. CAPRIANO DEL COLLE 5. CASTEGGIO 6. CELLATICA 7. CURTEFRANCA 8. GARDA 9. GARDA CLASSICO 10. GARDA COLLI MANTOVANI 11. LAMBRUSCO MANTOVANO 12. LUGANA 13. OLTREPÒ PAVESE 14. OLTREPÒ PAVESE PINOT GRIGIO 15. PINOT NERO DELL’OLTREPÒ PAVESE 16. RIVIERA DEL GARDA BRESCIANO
I.G.T. Indicazione Geografica Tipica 1. ALTO MINCIO (MANTOVA) 2. BENACO BRESCIANO (BRESCIA) 3. BERGAMASCA (BERGAMO) 4. COLLINA DEL MILANESE (MILANO) 5. MONTENETTO DI BRESCIA (BRESCIA) 6. PROVINCIA DI MANTOVA (MANTOVA) 7. PROVINCIA DI PAVIA (PAVIA) 8. QUISTELLO (MANTOVA) 9. RONCHI DI BRESCIA (BRESCIA) 10. RONCHI VARESINI (VARESE) 11. SABBIONETA (MANTOVA) 12. SEBINO (BRESCIA) 13. TERRAZZE RETICHE DI SONDRIO (SONDRIO) 14. TERRE LARIANE (COMO) 15. VALCAMONICA (BRESCIA)
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Info: AS.CO.VI.LO Associazione Consorzi Tutela Vini Lombardi www.buonalombardia.it
speciale
Lombardia
Tre domande a… Giulio De Capitani Assessore all’Agricoltura della La Lombardia ha 5 DOCG, 23 DOC e 15 IGT. Quali sono le potenzialità del comparto vitivinicolo lombardo nel panorama nazionale? Questi numeri certificano la qualità delle nostre produzioni e soprattutto confermano la Lombardia ai vertici del panorama vitivinicolo nazionale e internazionale, accanto a regioni storicamente più vocate come la Toscana, il Piemonte e il Veneto. Alla 45a edizione di Vinitaly il Padiglione Vini di Lombardia ha accolto 226 produttori e 14 Consorzi. Una presenza compatta che, pur nel rispetto delle singole identità e delle peculiarità di ciascuna denominazione, ci ha consentito di mostrare il meglio delle nostre produzioni non polverizzati in tante piccole realtà, ma sotto l egida della prima regione agricola del Paese, nonché di una regione che per dimensioni demografiche e capacità produttiva si confronta in Europa con interi Stati. Un padiglione di 6.000 mq, di cui oltre 4.000 allestiti e che a stento ha ospitato tutte le aziende, le Associazioni di produttori e i Consorzi, a conferma della grande vitalità del sistema vini lombardo: voce positiva del settore primario di cui andare orgogliosi e che non senza difficoltà ha registrato anche con la vendemmia 2010 un incremento del 10%. Ha accennato ai Consorzi di Tutela, come vede il loro ruolo in questo mercato in continua evoluzione? Rispondendo alle mutate esigenze di mercato, i Consorzi del vino stanno sempre più affiancando al ruolo di tutela quello di promozione ai fini della migliore commercializzazione del prodotto. C è grande attenzione al territorio ma anche
grande attenzione alle imprese associate che, nel rispetto dell’ambiente in cui operano, devo perseguire un legittimo profitto. A cinquant’anni dalla prima bottiglia di bollicine, la Franciacorta taglia il traguardo dei 10 milioni di bottiglie commercializzate. Un risultato reso possibile anche grazie all’azione lungimirante e coerente di un Consorzio che ha creduto nel valore che proviene dall’essere uniti, insistendo su un rigido disciplinare di produzione. Ma la Franciacorta non è un caso isolato: valuto ottimi i risultati di tutti i Consorzi di Tutela lombardi. Meritano senz’altro di essere citati l’eroica Valtellina, il Lugana, la Valcalepio e il Garda Classico, che con il Terre del Colleoni e il Chiaretto della Valtenesi hanno portato il palmares lombardo delle doc a quota 23. Non ultimo il Consorzio del Moscato di Scanzo, la più piccola Docg del paese: pochi ettari ma grande carattere, idee e potenzialità di sviluppo. Il compito di Regione Lombardia è fornire gli strumenti affinché il territorio possa autonomamente gestirsi, come la legge regionale sul potenziale viticolo che consente il blocco temporaneo dell’iscrizione dei vigneti agli schedari che attribuiscono il titolo di denominazione di origine. Una legge nata proprio su impulso dei Consorzi di Tutela, che hanno chiesto alla Regione la possibilità di mantenere un vantaggioso equilibrio di mercato e di tutelare la propria denominazione dai rischi di un’inflazione del prezzo dell’uva. Il vino è un alimento ma è in atto una campagna contro l alcol che ha messo in crisi i produttori. Cosa sta facendo la Regione Lombardia per tutelarli?
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Giulio De Capitani, La campagna contro l’alcol ha certamente influito sulla contrazione dei consumi nazionali dei nostri vini. Per tutelare i nostri produttori occorre intervenire con una corretta informazione, in particolare occorre rivolgendosi ai più giovani, soggetti più esposti a comportamenti di consumo rischiosi. Bisogna marcare la differenza tra prodotti puramente industriali, altamente alcolici, e un prodotto che invece è agricolo a tutti gli effetti. Degustare, e non semplicemente bere , vino. Bere consapevolmente significa scegliere il prodotto di un territorio, strettamente legato alle tradizioni e alla cultura gastronomica locali. Significa scegliere un prodotto che ha una lunga storia alle spalle e che esprime, nella sintesi dei suoi profumi, il valore del tempo. Il tempo della vendemmia, della cantina, dell affinamento in bottiglia e, più in là, delle persone che ne hanno avuto cura. Regione Lombardia ha avviato in prospettiva Expo 2015 un programma di iniziative di educazione alimentare, per avvicinare i cittadini, e in particolare i giovani, ai temi dell esposizione universale. Queste iniziative, anche con la collaborazione dei Consorzi del vino, devono abbracciare anche il settore vitivinicolo e promuovere programmi di comunicazione sulla corretta assunzione del vino.
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Moscato di Scanzo Docg Un vino che piace ai re a cura della redazione di Quality ADV
“
Prodotto sulle colline di Scanzorosciate (Bg) da antico vitigno autoctono. Sulle tavole degli zar e dei reali d’Inghilterra. Solo 23 produttori e 60 mila bottiglie.
U
na delle novità del Vinitaly 2011 è stata la presenza, per la prima volta ben visibile, del Consorzio Tutela Moscato di Scanzo Docg, che ha schierato ben dieci produttori su un totale di 23 associati. È stata la prima volta che un vino passito, prodotto in piccolissime quantità, facesse tanto parlare di sé. Sì, perché il Moscato di Scanzo Docg è un vino di nicchia, che trova la sua collocazione nella ristorazione stellata e nelle enoteche di alto profilo, oltre che sulle tavole dei veri intenditori. Prende il nome dal Comune di Scanzorosciate, in territorio collinare a nord-est di Bergamo. Ha ottenuto la Denominazione di Origine Controllata nel 2002 e da quell’anno possono produrre e commercializzare vino con questa denominazione solo cantine che operano all’interno del Comune di Scanzorosciate. Nel 2009 è stata concessa la Docg, la più piccola denominazione a livello nazionale. Classico vino passito da meditazione, ha origini molto antiche. Nel Settecento l’architetto bergamasco Giacomo Quarenghi, ideatore dei palazzi di San Pietroburgo, ne portò in dono bottiglie alla zarina Caterina di Russia che gradì moltissimo. Nell’Ottocento il Moscato di Scanzo era quotato alla Borsa di Londra e ancora oggi il Consorzio è fornitore della Real Casa d’Inghilterra. La produzione massima consentita di uva è di 70 quintali per ettaro. I grappoli raccolti sono stesi su graticci in ambienti condizionati a temperatura
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”
inferiore ai 15 gradi e umidità controllata. Dopo almeno 21 giorni di appassimento, si procede alla sgranatura e pigiatura. Non tollerando il legno, viene invecchiato in contenitori di vetro e acciaio. Può essere commercializzato dopo due anni dalla vendemmia, a partire dal 1.o novembre. Ha colore rosso rubino carico con riflessi porpora. Aromi preponderanti di frutti di bosco, marasche, salvia sclarea, rosa canina e leggeri accenni di spezie e frutta secca. Ottimo centellinato da solo, si sposa bene con pasticceria secca e anche formaggi erborinati. «Dobbiamo ancora lavorare per la promozione – afferma Angelica Cuni, componente del direttivo del Consorzio e responsabile del settore eventi – e quindi cerchiamo, con i mezzi a disposizione, di partecipare a fiere e iniziative di vario genere. In ottobre saremo a Bolzano per Autoctona, in novembre al Salone enogastronomico di Montecarlo. Stiamo studiando iniziative per la città di Milano, una piazza per noi importante. Molti ancora non ci conoscono, anche perché siamo piccoli, quindi abbiamo buone prospettive di crescita». Per ora la produzione è limitata a poco più di 60 mila bottiglie da mezzo litro. Nuovi vigneti sono stati impiantati di recente e quindi si pensa, nei prossimi cinque anni, di portare la produzione annua almeno a 90 mila bottiglie. Il prezzo medio al pubblico di una bottiglia da 500 cc si aggira sui 30 euro.
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Lombardia speciale
Berlucchi, una storia lunga cinquant’anni di Enza D’Amato - Fotografie di Bob Krieger e Scatà concesse dalla Berlucchi
Il suo Berlucchi preferito? Difficile scegliere… direi il ’61 Brut: fresco, accattivante. E poi mi ricorda un anno molto speciale!
I
ncontro Franco Ziliani in una tiepida mattina d’inizio primavera. Il “papà” del Franciacorta mi accoglie nella sede storica di Borgonato, a due passi dal lago d’Iseo, tra vigneti curati come giardini. È un signore elegante, entusiasta, dinamico che il prossimo 21 giugno festeggerà l’ottan-
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tesimo compleanno, mentre la sua “creatura”, la Guido Berlucchi & C., spegnerà cinquanta candeline. Ci accomodiamo nel salottino del palazzo Lana Berlucchi, attiguo alle cantine, e inizia a raccontarmi gli esordi dell’azienda. Fresco di diploma alla Scuola enologica di Alba,
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già consulente per alcune cantine bresciane, Ziliani trovò in Guido Berlucchi il compagno ideale per l’avventura che avviò la rivoluzione enologica sul territorio franciacortino. Era il 1955 quando i due s’incontrano nella bella dimora di Berlucchi, discendente della nobile famiglia Lana de’ Terzi. Berlucchi era alla ricerca di un tecnico capace, per stabilizzare il suo Pinot del Castello, il vino bianco prodotto con le uve del vigneto posto sotto il piccolo maniero di Borgonato. Ziliani accettò l’incarico e percepì subito nella raffinata persona di Berlucchi, nella sua sontuosa residenza e nella seicentesca cantina interrata la possibilità di dare corpo al suo sogno, ispirato dall’amore per lo
Cristina, Franco, Paolo, Arturo Ziliani
speciale
Ci racconti la nascita del Pinot di Franciacorta con la vendemmia 1961. Fu una specie di sfida. Quando incontrai Berlucchi, lo salutai dicendo: “Perché non proviamo a fare uno spumante alla maniera dei francesi?”. Iniziammo subito a sperimentare, ma solo con la vendemmia 1961 riuscimmo a sigillare le prime tremila bottiglie di Pinot di Franciacorta. Quello champenois riscosse grande Le pupitre nella cantina storica
attenzione e curiosità, e l’anno dopo ripetemmo con ventimila bottiglie, di cui una parte rosé, creato espressamente per un amico di Berlucchi, Max Imbert: era nato Max Rosé.
decisione dolorosa: abbandonare la denominazione di origine Franciacorta: le uve non erano sufficienti a soddisfare le sempre crescenti richieste. Così nacque la
Lombardia
Champagne: creare un metodo classico in Franciacorta. I due, insieme a Giorgio Lanciani, fondarono così la Guido Berlucchi & C.
Negli anni seguenti, il Berlucchi è diventato il metodo classico italiano per antonomasia... È stato un grande successo, determinato dal nuovo gusto degli italiani e dal migliorato benessere. A un certo punto però, intorno alla metà degli anni ’70, dovemmo prendere una
Il francobollo celebrativo emesso da Poste Italiane il 5 novembre 2010
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Lombardia speciale
Cuvée Imperiale, creata con
rispettivamente nella comu-
presse a piatto inclinato per la
uve provenienti da tre diversi
nicazione, nella produzione
spremitura soffice e progressi-
territori: Franciacorta, Trentino
e nel commerciale), sento di
va e il frazionamento dei mosti
e Oltrepò Pavese. A partire
avere molti altri figli su questo
di Chardonnay e Pinot nero. Il
dalla fine gli anni Novanta,
territorio.
risultato sono vini base puliti,
però, stiamo facendo il per-
fragranti: un ottimo punto di
corso inverso: ora il vigneto
Avete investito molto nel
franciacortino può soddisfare
vigneto, in questi ultimi
le nostre esistenze. Tra vigneti
anni.
di proprietà e conferitori, pos-
Abbiamo reimpiantato ad alte
siamo contare su seicento et-
densità la vigna di proprie-
tari vitati.
tà e selezioniamo con cura i nostri conferitori, che sono
Franciacorta, appunto: un
seguiti tutto l’anno dallo staff
territorio che ha cambiato
agronomico.
faccia grazie alla sua intu-
metodo della lotta integrata e
izione.
organizziamo la vendemmia,
Siamo stati i primi, è vero, e il
rigorosamente manuale, con
successo ha convinto tanti al-
l’ausilio delle mappe di vigore
tri a percorrere la nostra stra-
che ricaviamo da immagini a
da. Se oggi la Franciacorta ha
infrarossi del vigneto scattate
questa fisionomia è merito dei
dall’alto, grazie a un aeromo-
vignaioli e degli imprenditori
dello cui è fissata una speciale
che, con volontà ed entusia-
fotocamera. Le mappe ci con-
smo, hanno trasformato la
sentono anche di fertilizzare in
Franciacorta in una delle prin-
modo mirato.
Utilizziamo
il
partenza per la rifermentazione in bottiglia e il successivo lungo affinamento. A Vinitaly avete presentato il nuovo Cellarius. Dopo la linea ’61, composta da tre Franciacorta, è un altro passo del rientro nella Denominazione. Dalla vendemmia 2007, ma già dal 2006 per il Pas Dosé, Cellarius è Franciacorta DOCG. Abbiamo rinnovato anche l’immagine della bottiglia, ora è ancora più prestigiosa, in linea con il contenuto della bottiglia. Il suo Berlucchi preferito? Difficile scegliere... direi il ’61
cipali oasi della qualità enologica d’Italia. Oltre ai miei figli,
E in cantina?
Brut: fresco, accattivante. E
Cristina, Arturo e Paolo, tutti e
La cantina è stata completa-
poi… mi ricorda un anno mol-
tre impegnati in azienda (ndr:
mente rinnovata e ospita otto
to speciale!
La famiglia Ziliani
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Organo Ufficiale della FISAR Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori
a cura della redazione di Quality ADV
Una nuova Doc “Colleoni” per il Consorzio Valcalepio
“
Sarà ufficiale con la vendemmia 2011. Quattordici tipologie di vino passeranno da Igt a Doc. 96 gli imbottigliatori.
A
”
partire dalla vendemmia 2011 l’enologia della provincia di Bergamo avrà una nuova Doc: “Terre del Colleoni” o, più semplicemente, “Colleoni”, nel ricordo del grande condottiero bergamasco. La nuova Denominazione di origine controllata si aggiunge alla Doc Valcalepio che, dal 1974, rappresenta la rinascita dell’enologia in terra bergamasca. Il fulcro di questo progetto è stato rappresentato dalla Cantina Sociale Bergamasca che, dopo un periodo di vinificazioni sperimentali con vitigni autoctoni e vitigni miglioratori, ha deciso di puntare sugli internazionali Cabernet Sauvignon e Merlot. I due vitigni sono da sempre la base di vini di indiscussa qualità e consistenza, sono inoltre molto costanti, forniscono buoni risultati e si sono perfettamente adattati alle colline intorno a Bergamo. Le tipologie Doc prodotte sono: il Valcalepio Rosso, taglio “bordolese” tra Merlot e Cabernet Sauvignon ed il Valcalepio Bianco, costituito da un uvaggio di Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Grigio. Nel 1993 sono stati introdotti il Valcalepio Rosso Riserva affinato tre anni, dei quali almeno uno in legno ed il Valcalepio Moscato Passito, ottenuto dalla vinificazione dell’autoctono Moscato di Scanzo. Ora, da quest’anno, saranno altre 14 le tipologie di vino bergamasco che dalla vendemmia 2011 potranno fregiarsi della Doc “Terre del Colleoni” o “Colleoni”. Sono vini bianchi fermi, frizzanti, spumanti, passiti e rossi fermi che
prima erano a Igt-Indicazione Geografica Tipica. Un nuovo impegno dei produttori bergamaschi, che puntano a prodotti sempre più ‘certificati’ e ‘garantiti’. «Un impegno, non un premio», dice il direttore del Consorzio Tutela Valcalepio, l’enologo Sergio Cantoni. «La Doc, infatti, è un impegno che i produttori bergamaschi prendono nei confronti dei consumatori con l’obiettivo di portare l’enoSergio Cantoni logia bergamasca ad un livello Direttore del Consorzio sempre più alto. Doc, inoltre, Tutela Vini Valcalepio è una garanzia per l’estero, un mercato in continua espansione e su cui il Consorzio Tutela Valcalepio e Vignaioli Bergamaschi stanno concentrando la loro attenzione da qualche anno». Queste le 14 tipologie di vino che hanno ottenuto la Doc Colleoni: Pinot Bianco, Pinot Grigio, Chardonnay, Incrocio Manzoni, Moscato Giallo, Moscato Giallo Passito, Schiava, Merlot, Marzemino, Cabernet Sauvignon, Franconia, Incrocio Terzi, Novello, Spumante. La Valcalepio si estende lungo la fascia pedemontana della provincia di Bergamo che va dal fiume Adda al lago di Iseo, un territorio ricco di storia e tradizioni, in cui la vite viene coltivata sin dall’epoca romana. La viticoltura interessa le zone con esposizione migliore ed i suoli più vocati della fascia collinare, coprendo un’area complessiva di 900 ettari.
La Rocchetta
La Rocchetta che carattere!
Un vigneto nella zona di Trescore Balneario Il Consorzio Tutela Vino Valcalepio - costituto nel dicembre 1976 - vigila affinchè siano messi in commercio con il marchio Valcalepio solo vini prodotti nel territorio delimitato e che abbiano i requisiti richiesti dal Disciplinare di produzione. Al Consorzio aderiscono 306 soci, di cui 96 imbottigliatori, iscritti in apposito Albo depositato alla Camera di Commercio. La sede è a San Paolo d’Argon (Bg), via Bergamo 10. www.valcalepio.org
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
Quando un vino ha carattere, corpo, bouquet, si vede e si sente. Ed è La Rocchetta. Vi invitiamo a scoprire la sincera qualità di un Rosso D.O.C. taglio “Bordolese” (Merlot e Cabernet Sauvignon), di un Rosso Riserva D.O.C (prodotto quando la maturazione del Merlot e del Cabernet Sauvignon raggiungono eccezionali gradazioni zuccherine ed intensità di colore superiori alla media), di un Bianco D.O.C. (da Pinot Bianco, Pinot Grigio e Chardonnay) o, ancora, di un Rosato (da Merlot). Oppure, lasciatevi convincere da un Brut Metodo Classico (da Chardonnay e Pinot Bianco) o, unico nel suo genere, da un Brut Rosè Metodo Classico, da Merlot in purezza, Premiato con Gran Menzione al Vinitaly 2009.
VI DIAMO UN ASSAGGIO DI COSA SAPPIAMO FARE PRESSO LE NOSTRE CANTINE A VILLONGO. (DAL LUNEDÌ AL VENERDÌ ORARI UFFICIO)
SOCIETÀ AGRICOLA LA ROCCHETTA srl Castel Merlo - Via Verdi 4, 24060 Villongo (BG) Tel. 035/936.318 Fax 035/936.357 info@larocchetta.it - www.larocchetta.it
Lombardia speciale
Aimo e Nadia Moroni La cucina italiana ha trovato il proprio “Luogo” di Paolo Alciati - Fotografie di Francesca Brambilla
Nutriamo le anime, nostre prima di tutto perché il gesto dell’offrire dà a chi offre una gioia grande.
Divertirsi ed emozionare è il “minimo comun denominatore” del vostro successo? Forse questi sono gli aspetti più evidenti, in realtà c’è anche tanto lavoro e cura e attenzione ai dettagli e alla cultura dei nostri territori. Tutto questo i nostri clienti lo sentono e forse se si emozionano è perché ancora riusciamo a far scoprire loro qualcosa di totalmente nuovo in un prodotto che credono di conoscere a fondo. E sicuramente noi ci divertiamo molto!
ritorna di questa emozione? Ogni piatto trasmette nella misura in cui chi lo ha pensato, curato, eseguito, servito ha aggiunto un pezzettino di sé fino a fare in modo
che quel piatto nutra non solo il corpo ma anche lo spirito. Nutriamo le anime, nostre prima di tutto perché il gesto dell’offrire dà a chi offre una gioia grande.
Ogni piatto trasmette un qualcosa. A voi cosa
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La serena memoria della tradizione o la frettolosa attualità del contemporaneo? Forse la tradizione non è così quieta come la contemporaneità non è così frettolosa, dipende molto da come ci si relaziona con questi 2 mondi,
il passato ed il presente. Per poter sopravvivere ogni tradizione necessita di riletture e riattualizzazioni se no diviene folclore fine a se stesso, dalle quali le giovani generazioni tendono ad allontanarsi perché giustamente non si riconoscono più in quei mondi. Tutti noi viviamo in una attualità, non possiamo far finta di non essere figli, genitori e nonni dei nostri tempi. Da qui poi bisogna imparare a scegliere e trovare un proprio tempo in relazione alla attualità, il tempo di internet ma anche quello delle micorrize, il tempo della
Lombardia
Il vostro menù è un vero e proprio inno al Tricolore con prodotti che evocano ogni angolo del nostro Paese. Quanto è importante per voi l’attenzione alla spesa quotidiana? Non solo quotidiana, ma la scelta nasce da una accurata selezione di prodotti ma soprattutto di produttori perché sono gli uomini che
coltivano, allevano e selezionano. Ed avere cura di questi prodotti significa prima di tutto rispettare la sapienza, la conoscenza e l’amore che i produttori mettono nel loro spesso poco riconosciuto lavoro.
speciale
E se chi riceve sente e vive questa gioia allora il nostro è stato un lavoro ben fatto!
Il piatto è il famoso “Bottoni Consommè”
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Lombardia speciale Nadia e Aimo con i loro collaboratori
scoperta dei nostri grandi prodotti dopo anni di oblio (anni ’60, ’70 soprattutto!). Riprendendo la nostra newsletter dello scorso febbraio: “…da quasi 50 anni al Luogo proponiamo una cucina “italiana”, dove quell’aggettivo “italiana”, troppo spesso confuso con “tradizionale”, identifica da sempre, ieri come oggi, quel gesto culinario che per successive stratificazioni ed elaborazioni attua un proficuo intreccio tra la ricca cultura
gastronomica dei nostri territori e le istanze della contemporaneità. Se la tradizione si pietrifica e muore nell’autocelebrarsi, non così la nostra cucina, sempre in movimento tra il massimo rigore nel rispettare il valore del prodotto e la sua storia e la libertà di una ricerca che accoglie e fa sue le sollecitazioni che la società di volta in volta propone”. Ripercorrendo la vostra vita professionale, di cosa siete orgogliosi?
Di aver realizzato in questo nostro Luogo la possibilità che diverse generazioni possano esprimersi e trovare un “minimo comune denominatore” e che oggi si possa pensare ad una continuità di questo ristorante grazie a nostra figlia Stefania, ai giovani cuochi Fabio Pisani e Alessandro Negrini insieme al maitre Nicola Dell’Agnolo e al sommelier Federico Graziani che è anche laureato in Enologia.
Lo sgombro secondo Aimo e Nadia
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IL LUOGO DI AIMO E NADIA Via Montecuccoli 6 20147 Milano
Ingredienti per 4 persone 300 g spaghetti lito 300 g cipollotto di Tropea pu chino 100 g pomodorini ciliegia di Pa 2 spicchi di aglio 2 foglie d’alloro fresco tritato 1/2 cucchiaino di peperoncino 5 foglie di basilico tritato 1 cucchiaino di prezzemolo fresco le foglie di un rametto di timo 200 ml brodo vegetale e di oliva 6 cucchiai di olio extra vergin ecchio grattugiato 20 g parmigiano Reggiano strav sale marino integrale q.b.
Lombardia
La ricetta del cuore: E PEPERONCINO SPAGHETTI AL CIPOLLOTTO
speciale
Una ricetta del 1965 completamente attuale e oggi apprezzata anche da giovanissimi.
La fotografia del piatto della “Ricetta del cuore” è di Francesca Brambilla pubblicata sul libro edito da Giunti Editore IL LUOGO DI AIMO E NADIA, GUSTO E ARMONIA.
T
Procedimento ritare l’aglio. Tagliare i cipollotti a stri-
salata, scolarli al dente e unirli al condimento
scioline sottili. In un tegame ampio
(calcolare circa 70-80 g di condimento per per-
scaldare a fuoco dolce 3 cucchiai di
sona). Insaporire la pasta a fuoco vivace per 1
olio con l’alloro; unire l’aglio e i cipollotti e cuo-
minuto, unire i filetti di pomodoro e il prezzemo-
cere a fuoco dolce e scoperto per circa 15 mi-
lo, poi il parmigiano e amalgamare bene il tutto.
nuti, bagnando di tanto in tanto con poco bro-
Aggiustare di sale e peperoncino e togliere dal
do. Togliere dal fuoco, unire il peperoncino e
fuoco.
le foglie di timo. Aggiustare di sale. Tagliare a
Servire in piatti caldi completando con il basilico
metà i pomodori, togliere i semi e tagliarli a cu-
tagliato a striscioline disposto sulla pasta e il resto
betti. Cuocere gli spaghetti in abbondante acqua
dell’olio a filo.
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Degustando Lombardia
Degustando
GARDA CLASSICO “MOLMENTI” Az. Agr. Costaripa - Moniga del Garda (BS) Dai vitigni Groppello, Sangiovese, Marzemino e Barbera. Colore rosa tenue. Note olfattive di frutti rossi, con un sottile sentore di vaniglia. Struttura elevata, con un leggerissimo sentore di mandorla. La grande sapidità ne fa vino di grande piacevolezza.
SAN GIOBBE Az. Agr. La Costa - Montevecchia (LC) Da uve Pinot Nero. Prodotto dal colore rosso rubino intenso. Olfattivamente, note eleganti di piccoli frutti rossi, ribes, violette. Lievi sentori di foglia di tabacco. Piacevole freschezza, buona sapidità e gradevole persistenza.
GARDA MERLOT Az. Agr. La Prendina - Mozambano (MN) Merlot 85%, Cabernet Sauvignon 15%. Visivamente presenta un colore rosso rubino intenso. Note di frutta rossa matura e vegetali. Grande struttura, buona armonia e presenza di tannini dolci rendono questo vino particolarmente piacevole.
NATURE Az. Agr. Monsupello - Torricella di Verzate (PV) Spumante 100% Pinot Nero. Presenta un perlate fine e persistente. Colore giallo paglierino carico. Al naso note di crosta di pane, mandorla amara, nocciola tostata e sentori di cassis ne fanno un prodotto complesso e di rara finezza.
FRANCIACORTA SATEN Az. Agr. Quadra - Cologne (BS) 100% Chardonnay. Colore giallo paglierino intenso, con perlage fine e persistente. Note olfattive intenso, con sentori di lievito e crosta di pane, banana e ananas e fiori bianchi. Buona struttura, grande sapidità. Colpiscono intensità e armonia.
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GARDA CHARDONNAY “MERIDIANO” Az. Agr. Ricchi - Mozambano (MN) Chardonnay 100%. Il colore è giallo paglierino, con dei bei riflessi dorati. Olfattivamente presenta note di banana, frutta esotica e vaniglia (per effetto del passaggio in legno). Vino caldo, di grande struttura e buona armonia.
VALTELLINA SUPERIORE “INFERNO” Casa Vinicola Pietro Nera - Chiuro (SO) Da uve Nebbiolo, localmente denominato Chiavennasca. Il colore è rosso rubino, con aspetto molto luminoso. Olfattivamente note di piccoli frutti rossi, tra cui spicca la fragola. Struttura, equilibrio e una buona tannicità rendono questo vino particolarmente gradevole.
MONASTERO DI VALBISSERA Poderi di San Pietro - San Colombano al Lambro (MI) Croatina 50%, Barbera 45%, Uva rara 5%. Rubino con unghia granato. Note immediate di legno nuovo seguite da toni speziati di cannella e pepe nero e, in fondo, prugna secca e carruba. Una marcata sapidità e un tannino fitto e finale con lunghi ritorni di liquerizia dolce.
MOSCATO DI SCANZO “DOGE” Soc. Agr. La Brugherata - Scanzorosciate (BG) 100% Moscato di Scanzo. Colore rosso rubino molto intenso. Note molto dolci di frutti rossi, giacinti, tulipani e rose. Bella speziatura: vaniglia e cannella. Ottima morbidezza gustativa, calore e finezza, ben compensata da una lieve freschezza.
“NOIR” Tenuta Mazzolino - Corvino San Quirico (PV) 100% Pinot Nero. Colore rosso rubino, già con un buon riflesso granato. La speziatura e un ottimo legno non coprono un frutto di bosco integro ed esuberante. Molto fine nei tannini. Armonia, struttura ed eleganza coabitano in un finale lunghissimo e persistente.
FRANCIACORTA BRUT Tenute La Montina - Monticelli Brusati (BS) 95% Chardonnay, 5% Pinot Nero. Colore giallo paglierino. Perlage fine e persistente. Ottime note fruttate d’ananas, piacevoli i delicati sentori di fiori bianchi e lievito. Fine al palato, con una buona persistenza. Gradevole la freschezza complessiva.
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LA SALUTE PASSA DAL TAPPO IN SUGHERO A dirlo è l’Università di Porto che, in collaborazione con i ricercatori Amorim, ha svolto una ricerca per analizzare quali sostanze possono trasferirsi dal tappo al vino e dal vino all’uomo. Ciò che i ricercatori hanno scoperto è che esistono delle sostanze impercettibili che una volta trasferite all’uomo attraverso il vino possono avere un’importante azione antiossidante, antitumorale, antinfiammatoria, antibatterica e persino di replica anti-Hiv. La ricerca è stata pubblicata sul Journal of Agricultural and Food Chemistry, una delle più autorevoli pubblicazioni scientifiche al mondo, edita dall’American Chemical Society. Dei risultati importanti, questi, che mettono in luce ancora una volta come la scelta di un tappo in sughero non solo sia la migliore per la conservazione delle caratteristiche organolettiche di un vino, non solo sia quella più ecosostenibile e che maggiormente salvaguarda le foreste da sughero, ma sia anche quella che ha più effetti benefici sulla salute dell’uomo. AMORIM CORK ITALIA S.P.A - www.amorimcorkitalia.com
DEBUTTO IN SOCIETà PER ‘BATTISTELLA, IL PROSECCO’ Grande emozione per la presentazione a Vinitaly della prima annata del brand ‘Battistella, il Prosecco’. “Era atteso da tempo il suo debutto ufficiale in società e in questi giorni addetti ai lavori e winelover hanno finalmente potuto apprezzare il prodotto in tutta la sua freschezza e briosità”.Con queste parole la Casa spumantistica di Pianzano commenta il battesimo di ‘Battistella, il Prosecco’, celebrato durante la 45° edizione di Vinitaly. “Siamo molto
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contenti del successo che il Prosecco doc sta avendo in tutto il mondo, ma non ci stanchiamo di dire ai policy maker che mentre il successo cresce, devono intensificarsi i controlli. Di qualche giorno fa la notizia di 26.000 bottiglie sequestrate presso due cantine del distretto del Prosecco. Necessitiamo di maggiore sicurezza, i furbetti di quartiere non devono averla vinta” concludono in una nota. SOC. AGR. BATTISTELLA ENZO E IVANO S.S. www.proseccobattistella.com
IL SOAVE BOLLA PORTA I COLORI DEL TRICOLORE È stato scelto il Soave Bolla per brindare all’Unità d’Italia poiché anche Bolla è una storia di successo tutta italiana. Era il 1883 quando i fratelli Bolla diedero vita, a Soave, a quello che rapidamente diventerà uno dei maggiori protagonisti della tradizione vitivinicola del nostro Paese: nei primi decenni del 1900 il nome Bolla era già sinonimo di vino italiano in tutto il mondo. Nel 1971 una multinazionale americana acquisì la proprietà della storica azienda che rimase in mani americane fino al 2006 quando il Gruppo Italiano Vini rilevò prima la cantina di Pedemonte della Valpolicella e successivamente, nel 2008, anche il marchio. Ora Bolla è nuovamente parte della storia italiana e la bottiglia di SOAVE BOLLA RETRÒ veste la storica etichetta che portava negli anni sessanta: un’immagine contemporanea ed elegante come il vino che rappresenta. È l’omaggio di una delle cantine che hanno fatto la storia del nostro Paese ai 150 anni dell’Unità d’Italia. BOLLA S.P.A. - www.bolla.it - www.gruppoitalianovini.com
CANTINE PELLEGRINO MEDAGLIA D’ORO PER IL MARSALA SUPERIORE RISERVA ORO DOC Le Cantine Pellegrino vincono al 19° Concorso Enologico Internazionale del Vinitaly la Medaglia d’Oro con il Marsala Superiore Riserva Oro Doc, uno dei vini di punta dell’azienda
le notizie di enogastronomia e turismo che si è aggiudicato l’importante riconoscimento nella categoria dei “Vini tranquilli a Denominazione di Origine – Vini liquorosi”. Vino da meditazione per eccellenza, di colore oro intenso e dal sapore dolce, caldo, pieno e persistente, viene lasciato invecchiare per oltre 4 anni in botti di rovere francese. Si abbina a pasticceria secca, dolci da forno, cassata siciliana, cannoli e formaggi a pasta dura. Inoltre ha ottenuto la Gran Menzione il Marsala Vergine Riserva 1981 Doc: vino invecchiato oltre 25 anni in botti grandi di rovere di Slavonia. Vino da meditazione dai profumi persistenti di fichi secchi, nocciola tostata e liquirizia e ideale vino da aperitivo o da abbinare a formaggi erborinati, frutta secca e sigaro toscano. “Siamo molto felici di ottenere questi riconoscimenti – afferma Benedetto Renda, AD di Cantine Pellegrino – che premiamo l’impegno della nostra Azienda per la qualità dei nostri vini”. Carlo Pellegrino S.p.a. - www.carlopellegrino.it
IL VINO DELL’OLTREPÒ TRA LE ECCELLENZE D’ITALIA Il 18 marzo a Bologna, nella storica cornice di Palazzo Re Enzo, l’Accademia del Profumo ha premiato il top del settore celebrando quest’anno gli Oscar della profumeria con una serata esclusiva condotta da Cristina Chiabotto e avente per fil rouge il concetto di eccellenza del Made in Italy e dell’Italian way of life, un mito che dalla “Dolce vita” in poi ha continuato ad affascinare il mondo come modello ineguagliato di eleganza e di buon vivere grazie al contributo di alcuni marchi di grande qualità e prestigio che, nei rispettivi ambiti, costituiscono la filiera del bello, del gusto e della qualità targata Belpaese. Tra questi spicca “Golf and Wine”, l’etichetta creata dall’azienda vitivinicola Loglio di Sopra di Montù Beccaria che, grazie all’intraprendenza del suo titolare Antonio Faravelli, sta consolidando un grande successo sui campi da golf e tra le celebrities di tutto il mondo, con punte di eccezionale gradimento nella fascia alta dei consumatori USA. LOGLIO DI SOPRA - www.golfandwine.it
ITALIA IN ROSA 2011 Torna nella splendida cornice della storica Villa Bertanzi in Moniga del Garda, nel cuore della Valtènesi, ITALIA IN ROSA la più importante manifestazione italiana dedicata ai vini rosati. Nella città natale del Chiaretto “il vino di una notte”, per il quarto anno consecutivo, si potranno assaggiare centinaia di vini provenienti da tutta Italia e anche qualche “chicca” transalpina. L’appuntamento è a Moniga del Garda (Brescia) sabato 4 giugno 2011 dalle ore 17.00 alle ore 23.00 e domenica 5 giugno 2011 dalle ore 11.00 alle ore 23.00. CONS. GARDA CLASSICO www.gardaclassico.it - www.italiainrosa.it
TENUTE LA MONTINA LANCIA IL SUO SECONDO VINTAGE Dopo il successo dell’annata 2004, che si è aggiudicata i migliori riconoscimenti, quest’anno viene lanciato dall’azienda di Monticelli Brusati il Franciacorta Vintage 2005 Riserva Extra Brut, una produzione di nicchia e di altissima qualità. Vino dal lungo affinamento, trova il proprio compimento nella versione Extra Brut, la più naturale, maschile e classica del Franciacorta. Composto da 45% Pinot nero e 55% Chardonnay provenienti da particolari particelle di vigneti selezionati, matura in bottiglia per almeno 60 mesi sui lieviti. Vengono utilizzate solo le prime spremiture ottenute con pressatura soffice, che permette all’acino d’uva di mantenere intatte tutte le proprie qualità organolettiche, che andrebbero in buona parte perse con una pressatura violenta e traumatica. Elegante e avvolgente al naso, complesso al palato, ampio e di grande personalità, il Vintage 2005 è la Riserva che si accompagna perfettamente a piatti dai gusti importanti, sia di pesce che di carne. TENUTE LA MONTINA - www.lamontina.it
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CRUDOO, LO SPUMANTE METODO… GIORGI
“NOTTE IN ITALIA” 150 VINI PER 150 CANZONI
Presentato al Vinitaly dalla storica azienda di Canneto Pavese, è il primo spumante “velato”, ossia con i suoi lieviti naturali mantenuti all’interno della bottiglia per prolungare la cessione degli aromi. Da uve pinot nero 80% e chardonnay 20% riposa 12 mesi in autoclave e viene imbottigliato naturalmente. Di colore giallo paglierino torbido e dal perlage fine e persistente ha un bouquet ampio, elegante e persistente, con spiccate note di frutta fresca, crosta di pane, mandarino, albicocca, e vaniglia. Con i suoi 12 gradi è ottimo da aperitivo ed eccellente a tutto pasto. F.LLI GIORGI S.A.S. - www.giorgi-wines.it
Nell’anno magico delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, il vino è stato protagonista d’eccezione della doppia serata dal titolo “Notte in Italia”, organizzata il 24 e 25 marzo scorso da Giorgio Risi e Silvano Borgatta nella splendida factory di Lungo Dora Colletta 95, sede della Giorgio Risi, casa di produzione e post produzione pubblicitaria tra le più importanti del Piemonte. A coccolare i palati dei 150 ospiti, invitati ad ascoltare 150 tra le più belle canzoni della storia della musica nostrana, accompagnati da salumi e formaggi pregiati la degustazione di 150 etichette di prestigiosi vini. Tra questi, Franciacorta Cuvée Brut - Bellavista, Barbera d'Alba - Clerico, Barolo Cinquevigne - Damilano, Baroli Pajana e Ciabot - Clerico, Timorasso Derthona - Vigneti Massa, Terre Alfieri - Pescaja, Moscato di Pantelleria - Duca di Castelmonte, Nero D’Avola - Cusumano, Valpolicella Superiore Caterina Zardini - Campagnola, Gewurztraminer - Cantina Tramin, Greco di Tufo - Cantina Marianna, Sauvignon – Attems, Re Manfredi Bianco - Terre degli Svevi, Negroamaro - Feudo Monaci, Torrette - Les Cretes. Una notte iniziata nel segno di Bacco e proseguita sulle note dei classici della canzone, come “Volare”, fino ad arrivare a De Gregori, Battisti, etc. Il concerto, presentato da Marco Berry, grande amatore di vino, in primis di Barolo, ha visto esibirsi tra gli altri i Righeira, Andrea Mirò, Chiara Canzian, Marco Carena, Tiberio Ferracane e gli stessi Risi e Borgatta. Foto Mario Sofia
VINITALY 2011: FLORIO PRESENTA AEGUSA 1941 UN GIOIELLO DEL TEMPO La più rara delle riserve storiche di casa Florio impreziosita da una bandiera tricolore unica: uno smeraldo, un diamante e un rubino per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia con una Limited Edition da collezione. Tre pietre preziose per rendere ancora più esclusiva una delle gemme dell’enologia italiana, la bandiera italiana per celebrare l’identità nazionale e fare di Aegusa 1941 la bottiglia da collezione per eccellenza di questo 2011. Cinque esemplari unici realizzati rigorosamente a mano da un maestro gemmologo di grande esperienza, tre gemme di quasi un carato e mezzo in tutto selezionate con cura per un vino storico della grande tradizione vinicola italiana. La bottiglia Numero Uno, creata in occasione dell’anniversario dell’Unità d’Italia sarà presentata al Vinitaly 2011 e sarà in vendita per tutto l'anno esclusivamente presso l'Enoteca delle Cantine Florio a Marsala. Un vino straordinario, simbolo del Made in Italy, che Florio ha voluto rivestire di glamour! www.duca.it, www.vinicorvo.it www.cantineflorio.it
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LA DISTILLERIA PILZER LANCIA LE GRAPPE DELMÈ E DELMÈ D’OR Nelle case trentine della Valle di Cembra, quando arriva un ospite di riguardo, è tradizione offrirgli “del mè” (“del mio”), vale a dire il meglio che c’è in quelle case, fatto con cura e con ogni attenzione domestica. Da questa storica usanza nasce la nuova proposta Delmè: un nome forte, autentico e di grande personalità; una bottiglia decisamente innovativa e una formula produttiva originale, che sposa vinacce più e meno aromatiche per esprimere l’eccellenza assoluta del
le notizie di enogastronomia e turismo territorio. Sinonimo di innovazione per la grappa trentina di altissima qualità, nelle versioni bianca (Delmè) e invecchiata (Delmè d’Or) è il nuovo gioiello della Distilleria Pilzer, aperta nel 1957 a Faver, un antico borgo situato a metà della Valle di Cembra ed oggi una delle più prestigiose non solo del Trentino, ma dell’Italia intera. FRATELLI RINALDI IMPORTATORI www.rinaldi.biz
IL SAGRANTINO CÒLPETRONE… VOLA! La cantina Còlpetrone, gioiello enologico in terra umbra delle tenute Saiagricola e portabandiera del Montefalco Sagrantino, vede riconosciuta la qualità dei suoi vini raggiungendo prestigiosi traguardi; dopo aver aperto e consolidato nuovi ed importanti mercati - ultimi, la Cina e il Paraguay, portando così la presenza dei suoi vini in oltre 30 paesi nel mondo - Còlpetrone è stata scelta, proprio con il suo vino più rappresentativo, come fornitrice ufficiale di Alitalia in tutti i voli della classe Magnifica. “Un motivo di grande orgoglio – spiega l’amministratore delegato Domenico Terzano – nell’essere sempre di più rappresentanti della denominazione e ambasciatori enologici del Belpaese anche nei confronti della clientela più esigente e appassionata”. “Il Sagrantino Còlpetrone inizierà il suo giro intorno al mondo già dal prossimo mese di giugno” ha aggiunto Terzano, che ha sottolineato come l’accordo sia anche un’occasione importante per promuovere il Sagrantino, “…che nella sua unicità non può essere considerato una moda, né tantomeno un vino in fase discendente. L’apprezzamento per questa prodotto è anzi in continua ascesa, anche se siamo ancora in una fase infantile nei rapporti con il resto del mondo; quale occasione migliore, anzi “Magnifica” come questa quindi?” SAIAGRICOLA SpA - www.saiagricola.it
A SARTORI LUSINGHIERI RICONOSCIMENTI DA ROBERT PARKER Tre sono i grandi vini rossi della Casa Vinicola Sartori che hanno ricevuto da Robert Parker incoraggianti punteggi: AMARONE DELLA VALPOLICELLA CLASSICO CORTE
BRA’ 2004 con 91/100 - AMARONE DELLA VALPOLICELLA 2006 con 92/100 - VALPOLICELLA CLASS. SUP. VIGNETI di MONTE GRADELLA con 89/100. Questi giudizi espressi da WINE ADVOCATES, a seguito delle degustazioni avvenute nel febbraio 2011, confermano l’attenta ricerca condotta dalla Casa Vinicola Sartori nell’ultimo decennio e l’alta qualità ottenuta. In particolare l’Amarone 2006 è stato definito “fabulous” e “gorgeous”, in grado di conquistare il palato con la sua sublime eleganza e la sua raffinatezza. CASA VINICOLA SARTORI S.p.A. - www.sartorinet.com
VIGNA DELLA REGINA IL VIGNETO IN CITTA’ Dopo molti anni di intenso lavoro per il recupero di Villa della Regina e dopo il reimpianto della storica Vigna Reale (avvenuto nel 2003), è stato finalmente dato alla luce il "Vigna della Regina". Il vigneto, condotto dall'Azienda Vitivinicola Balbiano, è composto da 2700 barbatelle, la cui quasi totalità sono di Freisa. La sua vendemmia d'esordio, la 2009, ha prodotto quasi 5000 bottiglie, vinificate ed imbottigliate dalla storica cantina andezenese giunta al suo settantesimo anno di attività. La rarità di questo vino è testimoniata non solo dal fatto di nascere da uno dei tre vigneti di città europei (insieme a Parigi e Vienna), bensì dall'aver anche ottenuto nel 2010 l'estensione dell'area DOC approssimandosi a produrre, a partire dalla vendemmia 2011, Freisa di Chieri DOC! AZ. VITIVIN. BALBIANO - www.vignadellaregina.it
ORIGINE 0.1 LA PRIMA VODKA BIO Distillato di grano biologico di origine piemontese. Questa è la base imprescindibile per la vodka 0.1 prodotta da questa giovane azienda che da Cengio (CN) è partita alla conquista dell’Italia. L’altro ingrediente fondamentale è l’acqua e quella utilizzata, la Lurisia, è ottima per purezza e leggerezza e il basso contenuto minerale. Premiata recentemente come “prodotto innovativo”, si presenta trasparente e brillante dal sapore deciso dovuto ai 40° alcolici ma con note di morbidezza e un profumo con lievi sentori di grano. ORIGINE - GREEN SPIRITS - www.origine-laboratorio.it
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I viticultori Sardi trionfano al Vinitaly a cura della redazione di Quality ADV
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1.600 m2 di spazio espositivo, un allestimento innovativo e funzionale, con un’area riservata che ha permesso a 43 delle 73 aziende presenti di incontrare buyers nazionali e internazionali: questi sono i numeri della Regione Sardegna al 45° Vinitaly, la manifestazione vinicola più importante del mondo svoltasi dal 7 all’11 aprile scorso.
”
S
ono i numeri di un grande successo, decretato fin dal 16° Concorso Internazionale “Packaging”, evento collaterale che precede di qualche giorno la rassegna veronese e che ha attribuito all’azienda agricola vitivinicola F.lli Pala di Serdiana il premio speciale “Packaging 2011”, per la categoria vini (altri riconoscimenti sono andati alle cantine Mesa di S. Anna Arresi e alla Cantina del Vermentino di Monti). “I miei complimenti ed un plauso speciale alle cantine sarde che, oltre a produrre vini eccellenti, si stanno specializzando sempre più anche nell’immagine e nel confezionamento del prodotto” – ha dichiarato l’Assessore all’Agricoltura, Mariano Contu, commentando i risultati. “Questi ulteriori riconoscimenti – continua
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l’Assessore Contu – dimostrano come l’innovazione e l’attenzione dei nostri produttori sono dirette anche a un costante miglioramento dell’immagine delle cantine e a un abbinamento tra la bottiglia, l’etichetta e il vino sempre più legato al territorio d’origine. Tutti fattori che non fanno che aumentare il prestigio e la qualità delle aziende vitivinicole sarde”. E ovviamente il successo è continuato nella Fiera dei record, con quasi 156.000 visitatori che nei cinque giorni della manifestazione hanno pacificamente invaso gli stand occupati dalle aziende vitivinicole isolane venendo a contatto, attraverso l’importante opera dei sommelier, con i vini di tutti i produttori presenti e con un programma arricchito da tre degustazioni
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mirate che hanno promosso l’accostamento dei vini sardi con i prodotti di qualità e a marchio di origine della Sardegna. Il settore vitivinicolo ha un’importanza strategica per l’economia sarda e il Vinitaly è stata l’opportunità più importante per promuovere le specificità dell’isola ed è stata anche l’occasione per presentare, nell’area del Mipaaf, le nuove DOP e IGP italiane, tra cui il Carciofo Spinoso di Sardegna. Il giovedì inaugurale, in occasione della cena di
stato assegnato “per la professionalità espressa nella promozione dell’enologia sarda negli anni. Meloni - afferma Contu – con il suo impegno non solo ha lavorato nell’interesse dell’azienda di famiglia, ma ha anche approfondito e promosso le
gala, l’Assessore all’Agricoltura della Regione Sardegna Mariano Contu ha consegnato un prestigioso riconoscimento a 10 donne titolari di cantine e alle aziende vitivinicole sarde storiche. L’Assessore ha anche premiato con il riconoscimento Can Grande, Giampiero Meloni, titolare della Cantina Meloni vini di Selargius. Il premio è
conoscenze e i valori della viticoltura tradizionale accompagnandola in un’evoluzione costante, adeguandola ai tempi e alle esigenze sempre più ricercate del mercato dell’enologia nazionale ed europea. Meloni è stato inoltre il promotore della riscoperta del valore dell’allevamento bio e dell’allevamento della vite ad alberello, e oggi la sua impresa è proiettata come una delle aziende leader italiane del settore del vitivinicolo biologico”. Negli anni l’azienda di Selargius (fondata nel 1898) ha incentivato la produzione di vini autoctoni e in particolare con la promozione di produzioni tipiche come la Malvasia, il Moscato, il Girò e il Nasco di Cagliari. Nell’isola vengono imbottigliati circa 900 mila ettolitri di vini ‘’a qualità certificata’’. Nei 1600 metri di esposizione sono state presentate 20 DOC sarde, 1 DOCG, il Vermentino di Gallura e 12 IGT, senza dimenticare che la Sardegna è la regione italiana che ha il primato dei vitigni autoctoni.
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Marzemino: il vitigno della Vallegarina di Luca Iacopini e Massimo Bracci
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Croce e delizia dei viticoltori, sfida e passione, amore e odio, e potremmo continuare ancora con termini simili per descrivere un vitigno assai difficile da gestire ma quando si riesce a imbrigliarlo, dà veramente grandi soddisfazioni.
C
ome appassionati di vino conosciamo tutti come nell’ampelografia mondiale vi siano vitigni la cui coltura non sia particolarmente facile e il Pinot Nero ne è forse il capostipite di questa categoria. In Italia, e più precisamente nella Vallagarina in Trentino c’è un vitigno che rientra in questo ambito di vitigni, per così dire “difficili”, ed è il Marzemino. Croce e delizia dei viticoltori, sfida e passione, amore e odio, e potremmo continuare ancora con termini simili per descrivere un vitigno assai difficile da gestire ma quando si riesce a imbrigliarlo, dà veramente grandi soddisfazioni. Ma cos’è che lo rende così ostico? Per certi versi lo potremmo definire quasi un vitigno “lunatico”. Apparentemente si presenta bene, ma già in fase di crescita sulla pianta risente pesante-
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mente delle eccessive variazioni climatiche pregiudicando una perfetta maturazione. Ed i problemi non finisco qui, ma si aggiungono anche quelli in cantina. È un vitigno che se non lo sai lavorare adeguatamente in ogni sua fase ti frega. Non ammette errori, e se li fai il vino lo puoi quasi buttare. È come una bella donna capricciosa e irascibile, basta nulla per rovinare tutto e perderla. Ecco perché è così temuto ma anche amato perché rappresenta una sfida per le proprie capacità enologiche e sappiamo come l’uomo per sua natura sia sempre attratto dalle sfide. Le origini di questo vitigno sono orientali e risalgono al lontano Medioevo dove fu portato da alcuni soldati di ventura trentini, al ritorno da una delle tante incursioni orientali che facevano al servizio della Repubblica di Venezia. Sembra che il nome derivi da una città della Turchia,
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Merzifon. Ma vi sono anche teorie su origini Greche, ad ogni modo l’origine orientale come macro zona è considerata quasi certa. La caratteristica primaria di questo vino è la facile bevibilità, è molto piacevole e schietto come gusto, e questa sua immediatezza era molto apprezzata anche nel passato. Nel suo excursus storico ha anche un trascorso per così dire illustre, Mozart nel suo “Don Giovanni” lo cita espressamente nel secondo atto “Versa il vino, l’eccellente Marzemino!” canta Don Giovanni, dimostrando così che già a quell’epoca, metà del 1700, era molto apprezzato. Il Marzemino Gentile, così viene chiamato per distinguerlo da altre specie più rustiche che troviamo in Veneto, Lombardia e Emilia Romagna, si coltiva in 13 comuni della Vallaragina, a sud di Trento con la doc: Trentino Marzemino.
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Marzemino
Qui trova le sue espressioni più alte in due sottozone più ristrette di Isera e dei Ziresi a Volano con la tipologia Superiore. I terreni su cui è coltivato sono un misto di detriti lasciati da antichi ghiacciai e terra vulcanica con un microclima caratterizzato da una continua e costante ventilazione che rendono questo terroir un habitat ideale a questo vitigno. Ma i vignaioli non si cullano certo sugli allori e devono sempre stare sull’attenti. Gira un detto nella zona che dice: “Chi fa Pinot e Marzemino non dorme mai fino al mattino”, e questo la dice lunga sull’impegno profuso a chi decide di coltivarlo. È un vino avvolgente nella sua semplicità, capace di ammaliare con i suoi profumi e aromi schietti e netti. Per questa sua immediatezza è consigliabile degustarlo giovane ma sa anche invecchiare. Alcuni produttori lo stanno proponendo anche oltre i tre anni di invecchiamento canonico e con risultati molto interessanti. Altri ancora lo propongono con una parte di uve appassite e poi passate in vecchie botti di rovere. C’è anche chi fa questo rosso trentino come una specie di Ripasso, ovvero facendo rifermentare il vino Marzemino su bucce appassite dell’uva omonima. Insomma oltre alla tradizionale immediatezza si cerca anche nuove strade
da percorrere. Questo puo’ essere un bene ma può anche disorientare il consumatore. Sarà poi il mercato a decidere chi avrà ragione. Abbiamo degustato un Marzemino 2009 della Vallegarina dell’azienda la Brebenda. Nel bicchiere si presenta con un colore rosso rubino chiaro, trasparente e brillante. Al naso sentiamo profumi freschi di viola, di una ciliegia non troppo matura con sentori intensi, schietti e fini. All’esame gustativo percepiamo subito la freschezza di questo vino, leggero, morbido, fresco, vivo e sapido dove si confermano gli aromi dell’esame olfattivo di fragole con una nota floreale. Equilibrato, asciuga benissimo la bocca grazie a un tannino rotondo, leggero, setoso e polveroso. Lascia un retrogusto leggermente amarognolo. Questo vino è nato in un territorio con forti escursioni termiche ottenendo come risultato un ottimo rapporto tra corpo e acidità. Accompagna piatti a base di funghi, carni bianche esaltando il pollame nobile. Questo territorio signorile ed elegante ricco di olivi, fiori, fiumi e laghi ci concede un vino fine, rotondo con una pronta beva ma molto elegante con tutte le sue sfumature. Consigliamo a tutti di degustarlo in queste bellissime valli. Complimenti Marzemino!.
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Un viaggio unico tra il vino e la poesia…
Chateau d’Yquem da Sauternes a Catania
di Antonio Iacona
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Verticale tutta siciliana alla scoperta di un gioiello mondiale della viticoltura
“L’Impossibilità, come il Vino eccita l’Uomo che l’assapora; la Possibilità è insipida aggiungi una pur pallida traccia di Rischio e nel Sorso di prima un incantesimo produce l’ingrediente certo come una condanna...” (Emily Dickinson)
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stato l’altare immortale della Poesia che abbiamo cercato come sfondo degno di questo racconto; è stato il conforto elegante delle parole di poeti e poetesse come la Dickinson che abbiamo invocato, come preghiere, per descrivere, anche noi come loro, un evento unico, che ha prima racchiuso, come prezioso scrigno, e poi liberato, nobile ricchezza, la Storia stessa di uno degli angoli unici della viticoltura mondiale. Altare della Poesia è stata Catania, gioiello incastonato tra l’Etna e il Mar Jonio. I versi affascinanti di questo racconto irripetibile, cinque annate del grandissimo vino francese Chateau d’Yquem
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Carlo Guzzardi e Gaetano Prosperini
che, come ambra montata tra le pieghe del mare e le colate laviche del vulcano, è salpato da Sauternes, regione a sud di Bordeaux, per esprimersi al meglio nel capoluogo etneo, in una verticale che ha pochi eguali negli ultimi anni a livello nazionale e internazionale. Annunciata da mesi dalla Delegazione catanese, con in testa il Presidente Nazionale della Fisar, Vittorio Cardaci Ama, e coordinata nel servizio elegante e impeccabile dal delegato Gaetano Prosperini, con il segretario Carlo Guzzardi, e il supporto organizzativo di Antonella Carbone e Susy La Rosa, la scoperta di questo tesoro della enologia mondiale si è svolta lo scorso 29 aprile nel prestigioso Katane Palace Hotel, attraverso le annate 1991, 1995, 1996, 1997 e 1998. Un incontro d’élite, molto atteso e apprezzato. Senza timore di essere smentiti, possiamo affermare che la Storia del vino francese ha fatto tappa in Sicilia, con il re di Sauternes che ha raccontato il mito della viticoltura d’oltralpe, un’istituzione che dura da centocinquant’anni e che non è un caso se già nel classement del 1855 fu inserito in una categoria a parte dei vini di Bordeaux, al di sopra degli stessi premier cru, unico ad essere denominato superieur, tra le produzioni di Sauternes e Barsac. Così, passando dai documenti ingialliti dell’epoca, che narrano di un modo unico e tutto transalpino di intendere il terroir e la tradizione vitivinicola, la verticale ha consentito di tradurre nei colori ambrati, dorati, lucenti, nei profumi ricchi e sorprendenti, nei sapori infine inimitabili, la Poesia che questo vino rappresenta. La sua antologia? È certamente nelle “opere” migliori, come le annate 1900, 1921, 1928, ’29, ’36, ’45, ’47 e poi ancora del ’49, del ’50, quella insuperabile del ’59 e quella straordinaria del 1967. È la letteratura prodotta dai 113 ettari complessivi
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dei vigneti di Chateau d’Yquem, dove la botrytis cynerea o pourriture noble (muffa nobile), attraverso una raccolta manuale quasi maniacale in tutto il suo fascino, tramuta gli acini di Sémillon e Sauvignon Blanc in un bene speciale. Un bene che è giustamente considerato patrimonio mondiale del mondo enoico, non quello freddo di dati statistici e studi scientifici, bensì quello strettamente legato alla magia, al mistero, al lavoro dell’uomo che si fa artigiano e sacerdote di un evento unico, cercatore d’oro e scopritore di un mondo solo da pochi esplorato. Lo raccontano le cronache sin dal 1785, quando i vigneti erano di proprietà della famiglia Lur Saluces, fino ai giorni nostri, che lo Chateau d’Yquem è della multinazionale LVMH (Louis Vuitton Moet Hennessy), che a maggio 2004 ha nominato come presidente e direttore Pierre Lurton, che dal 1990 dirige anche il celebre Cheval Blanc a Saint-Emilion. Le cinque annate degustate nel contesto siciliano hanno così svelato i profumi soavi di vaniglia, di mandorla, di fiori raffinati e tropicali, fino a quelli più decisi di affumicato. Profumi che al gusto si sono tradotti in ricche albicocche di un giardino inaccessibile, banane mature, ancora mandorla fresca, spezie di paesi remoti come nei racconti dei grandi viaggiatori, come Marco Polo, e dei grandi sognatori, come Dumas o Salgari, intenso sapore dolce di zucchero di canna concentrato. Ottima, allora, la scelta di abbinarlo a una degustazione altrettanto unica, con scaloppa di foie gras su crostone al Sauternes con spinaci all’aceto di mele, mela verde e pane ai fichi e, per concludere con la stessa eleganza e adeguata armonia, gelato di gorgonzola dolce e piccante con croccante di arachidi. Il risultato è stata l’untuosità del fegato sciolta dai passaggi altrettanto eleganti del vino, i formaggi saporiti fattisi ambasciatori della dolcezza unica di questo Sauternes, preparando il palato a degustazioni successive.
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G. Prosperini (Delegato), V. Cardaci Ama (Relatore), A. Carbone (Tesoriere), C. Guzzardi (Segretario)
L’Impossibilità, allora, si è svelata come il vino e ha dato coraggio all’uomo e forza di esplorare. Le nebbie notturne e mattutine dei vigneti bordolesi hanno abbracciato quest’angolo di Sicilia. Il Mediterraneo francese ha chiamato il Mare Nostrum nordafricano, quasi che tutto questo nostro oceano volesse essere contenuto per una sera in quei bicchieri, ricordandoci che i viaggi affascinanti sono ancora possibili, che i sogni sono ancora realizzabili e che, fino a quando ci sarà la Poesia, ci sarà anche qualche poeta disposto a raccontarla. Meglio ancora se con il calice colmo di oro ambrato, con il marchio unico, tra quelle gocce e quelle onde, di Chateau d’Yquem!
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Note di degustazione CHATEAU D’YQUEM 1991 Il vino si rivela subito nel suo intenso colore giallo oro carico. Al naso, vivi sentori di confettura di arancia e mela cotogna, con note di miele e caramello. In bocca è rotondo e senza eccessi, sostenuto da una buona acidità. Il vino è evoluto, con note di uva di Corinto e tiglio. Si adatta benissimo su diversi piatti, particolarmente su formaggi erborinati piccanti. CHATEAU D’YQUEM 1995 Questa annata colpisce per il suo colore oro brillante. Evoca prima profumi di dolci alla frutta, poi si apre leggermente su note di miele, di albicocca secca, di mandorle. Sensazioni in bocca intense, il volume e la potenza sono un vero festival di piaceri molto variegati. Questo vino si prende tutto il tempo necessario per esprimere al meglio l’armonia che, infine, invade il palato, per regalare sapori di marmellata e di pan pepato. Da degustare dopo cena, come vino da meditazione. CHATEAU D’YQUEM 1996 Il 1996 rimane una delle annate recenti che riflette al meglio l’intero terroir di Yquem. Ammirevole, equilibrata, classica ed elegante. Il colore è di un brillante giallo dorato, con riflessi oro antico. Il profumo, una vera esplosione di purezza dello zafferano, cui seguono sentori classici di albicocca, fico e mela cotogna, con note agrumate e pompelmo in primo piano; marcate le note floreali, le nuances di vaniglia e pane tostato. Di grande classe ed eleganza, come tutti i millesimi “classici” di Yquem, con un comportamento molto garbato. La potenza si rivela al palato, sotto forma di concentrazione
zuccherina, che avvolge e conquista. Un vino estremamente seducente. La sua predisposizione all’invecchiamento è praticamente illimitata. CHATEAU D’YQUEM 1997 Vino di una complessità rara. Colore oro ambra splendente, naso nell’immediato ancora poco espressivo, dove la muffa nobile si fa chiaramente sentire e domina con, ancora timide, note di albicocca e vaniglia, accenni di mandorla marzapane (in Sicilia, Pasta Reale o frutta Marturana) e nervose striature minerali appena accennate. La bocca conferma l’impressione di un vino giovane che deve ancora svilupparsi, di grande densità e potenza, con un gusto di arancia candita e frutta secca, un’acidità viva e profonda, equilibrio, persistenza e una complessità che s’indovina appena ma che, dopo qualche minuto, si manifesta enorme. Da degustare in buona compagnia, possibilmente in numero dispari, purché meno di tre. CHATEAU D’YQUEM 1998 Il colore è di un bel giallo leggermente dorato, ma il vino è ancora troppo giovane per potersi esprimere al primo naso. Si deve attendere pazientemente prima di percepire note agrumate, uva passa e sentori floreali, come il tiglio. Profumi ancora timidi. Comunque si riconosce la grande qualità olfattiva e il suo potenziale. In bocca è rotondo e il volume occupa tutto il palato. Dolcezza e acidità giustamente sufficienti. Si percepiscono sapori di mandarino, albicocca, gelatina di frutta. Lo abbiamo immaginato in compagnia di ostriche, preferibilmente “Belon du Belon 00”.
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News dal MONDO
Il mercato americano? Alla ricerca costante della novità
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er Leonardo Lo Cascio, presidente di Winebow, uno dei maggiori importatori di vini italiani in Usa (Allegrini, Argiolas, Di Majo Norante, Falesco, Galardi, Leone de Castris, Mastroberardino, Montevetrano, Tasca d’Almerita, Valdipiatta,Valle Reale, Zenato), il profilo del consumatore medio a stelle e strisce “è poco sofisticato, e anche la cultura del cibo e del vino, fuori dalle grandi città, sta iniziando a formarsi adesso. Continua a crescere il Pinot Grigio, di buona acidità, e dal buon rapporto qualità prezzo, perché non
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esiste un’alternativa altrettanto efficace allo Chardonnay: non tutti amano il bianco barricato e un po’ dolce, che è quello che si fa in California. Vola il Prosecco che, può sorprendere, ma è diventato l’alternativa, nelle bollicine, ai prodotti della Francia e della California. Poi c’è tutta l’area degli autoctoni italiani, soprattutto quelli del Sud come Aglianico, Negroamaro, Nero d’Avola, Montepulciano e Primitivo. Non è raro andare in un wine bar e trovare questi prodotti al bicchiere, un fenomeno destinato a crescere molto nei prossimi anni. E poi grande successo per i vini veneti in generale anche perché il consumatore meno preparato si affeziona a prodotti di cui capisce immediatamente la natura”. Anche Michael Mondavi, a capo di FolioWine, famosa società d’importazione di vini in Usa (Caprai, Donnafugata, Frescobaldi, Masi, Tenuta dell’Ornellaia), conferma che “oggi i vini italiani sono molto stimolanti. E gli americani amano anche il loro stile: i vini italiani nascono come complemento al cibo. Il Prosecco sta andando in modo sensazionale. Il consumatore americano ha amato lo Champagne per anni, adesso si gode di più il Prosecco. Ci sono poi i vini umbri, toscani, siciliani, veneti, tutti con diversi stili diversi, ognuno con una varietà naturalmente legata alla propria regione. Il consumatore medio americano oggi è più giovane, ha vo-
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glia di scoprire ciò che un vino si porta dietro e i prodotti italiani da questo punto di vista sono imbattibili”. “Il mercato americano sta facendo cose fenomenali con il vino italiano spiega Marc David Taub, ceo di Palm Bay, altra importante società d’importazione di vini negli Stati Uniti (tra gli altri, Cavit, Col d’Orcia, Ferrari, Feudi di San Gregorio, Fonterutoli, Mandrarossa, Mazzei, Planeta, Rocca delle Macìe) - e si sta riprendendo estremamente bene dalla crisi economica. Registriamo grandi crescite su tutta la linea, da Fontanafredda, a tutti i nostri vini del Piemonte con i quali stiamo facendo molto bene, dopo un periodo leggermente difficile per la recessione economica, ma l’amore per i Barolo e i vini da Nebbiolo in America è grande, e nel canale on-premis stanno andando davvero molto bene. Il Pinot Grigio continua a guidare il trend di tutti i vini italiani in termini di crescita complessiva e anche il Moscato sta vivendo un momento particolarmente propizio. Guardando al resto d’Italia, ci sono grandi possibilità di crescita per Campania e Sicilia con Falanghina, Greco di Tufo e Aglianico e c’è un grande interesse per i vini tradizionali di Sicilia: Planeta ha fatto un grande lavoro per far conoscere il territorio siciliano. Vediamo una straordinaria crescita complessiva per l’Italia de vino e si annuncia un altro grande anno per il vino italiano in America”.
News dal MONDO
Grande tecnologia ed attenzione all’uso di fitofarmaci in Brasile
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iamo a São Joaquim, nella Pericó Valley, a 1.300 m. slm dove a fine aprile-inizio maggio si completa la vendemmia dei vini a bacca rossa dopo la raccolta dello chardonnay e di altri vini a bacca gialla. E’ una zona dove il microclima premia la qualità: 24 Cº durante il giorno e 3 Cº nella notte e nelle prime ore della mattina. A fine vendemmia specialisti ed addetti ai lavori si sono incontrati per partecipare ad incontri organizzati con l’amministratore della Vinícola Pericó, sr. Wandér Weege e con l’agronomo ed enologo dell’azienda Jefferson Sancineto Nunes, Presidente dei Sommelier Internazionali del Brasile. L’evento è stato organizzato per osservare il funzionamento della nuova ed innovativa tecnologia
Wander Weege e l'enologo Sancineto Nunes
presente in azienda: dal primo polverizzatore al tunnel (che permette di
ridurre del 95% l’uso di funghicida, un macchinario importato dall’Italia, il primo venduto in Sud America) e vedere all’opera un comodo trattorino per la raccolta “ad altezza grappolo“.
Notizia inviata da Sandra Maria Trucolo
Il polverizzatore
La raccolta con un mini trattore
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News dal MONDO
Sulla strada del Pisco tra leggende e naturalezza
di Gladys Torres Urday
Il Pisco è considerato Patrimonio culturale del Perù
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a “Ruta del Pisco e del vino” si sviluppa lungo il litorale peruviano, itinerario ricco ed affascinante pieno di emozioni e di cultura pre-Inca. Partendo da Lima, la capitale peruviana, si arriva a Ica e Pisco, sud del Perù, terra del vino e del Pisco, dove fu trovata la prima mappa realizzata per il sacerdote Diego Mendes (1574) indicante la città di nome Pisco. A Ica troviamo alcune delle più famose e antiche bodegas de pisco e de vino del Perù. Tres Generacione è sicuramente una delle più importanti ed è diretta da Doña Juanita Martinez de Gonzales. Continuando troviamo una bella oasi circondata dalle dune sabbiose, la famosa laguna de huacachina, nome che in linguaggio quechua significa “pianto di donna”. Una leggenda narra
che un sacerdote Inca trasformò in laguna una donna che si lamentava per la perdita dell’amante. Sempre nella città di Ica si svolge nella prima settimana di marzo il Festival della Vendemmia con la tradizionale pisa de la uva, sfilata di carri, balli tipici come la famosa marinera e un concorso di cavali “al passo”. Luoghi unici sono anche la Riserva Nazionale marina di Paracas e le isole Ballestas, due aree naturali protette dove si può ammirare un panorama mozzafiato pieno di colori che vanno dal rosso al ruggine, dall’ocra al giallo intenso e dove, tra le bellezze delle formazioni rocciose, vivono nutrie, leoni marini, pinguini, delfini e più di duecento specie di uccelli. Continuando verso sud troviamo le Linee di Nacza, uno dei più grandi enigmi del mondo, dichiarato Patrimonio Culturale dell’Umanità. Gigantesche linee e disegni sono
Collare del Catador de Pisco
Doña Juanita Martinez de Gonzales
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disseminate su un’area di 500 kmq circa e formano 300 disegni geometrici visibili solo dall’alto. È un’esperienza unica, sicuramente da non perdere dove leggenda e la fantasia si fondono
Distillare del Pisco
News dal MONDO
Vista aerea delle Linee di Nazca
in un unicum affascinante. Continuando lungo la Panamericana sud arriviamo ad Arequipa, seconda città del Perù, la Ciudad Blanca. La bottega El Fundador produce un pisco a denominazione d’origine. Da ammirare ad Arequipa la famosa Cattedrale e il Convento di Santa Catalina, un monastero dove venivano “recluse” le nobildonne nell’epoca coloniale. Nella bellissima Valte de Vitor, poco distante da Arequipa, troviamo una delle più antiche botteghe di vino e di pisco El Abuelo. A pochi chilometri di distanza la Valle de Majes con la Viña de Pitis s.r.l. e la Bodega Cepas De Loro della famiglia Ullen. Nei deserti che circondano la Valle de Majes troviamo i Petroglifos de Toro Muerto una zona ricca di arte rupestre e repertii preistorici. Più a sud troviamo il Cañon del Colca, un canyon tra i più profondi al mondo dove incontrastati si possono ammirare i Condor, uccelli dalle grandi aperture alari considerati sacri fin dai tempi degli Incas. Moquegua e le valli fertili di Locumba Sama e Caplina sono le migliori riserve vitivinicole del Perù. In queste vallate troviamo il gotha del vino e del Pisco
peruviano con le botteghe di Biondi, Salas, Zapata e Villegas. Parliamo di Pisco Il pisco, per essere ufficialmente riconosciuto come tale, non deve solo avere struttura, sapore e profumo inconfondibili, ma soprattutto deve essere ottenuto e prodotto esclusivamente nei dipartimenti di Lima, Ica, Arequipa, Moquegua, e los valles de Locumba, Sama e Caplina, nel dipartimento di Tacna, tutte situate nel centro-sud del Perù. Questo severo standard tecnico è
Jaime Reategui, Catador de Pisco
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L'antica mappa della città di Pisco
stato imposto dallo stato peruviano per proteggere la denominazione d’origine della bevanda e prevede che: “La denominazione PISCO è di origini peruviane e si riferisce ai prodotti ottenuti dalla distillazione dalla fermentazione esclusivamente di grappoli d’uva freschi nei territori sopra menzionati, non si includono in questa classificazione né i mosti precedentemente fermentati per diversi mesi, né vini invecchiati, né è permesso aggiungere acqua per ridurre il suo grado alcolico né sviluppare metodi di distillazione alternativi a quelli degli alambicchi o delle falcas con funzionamento discontinuo”.
Il Condor nelle Valle del Colca
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News d a ll 'I TA L IA
A Cibus Tour di Parma la FISAR nuovamente insieme a Slow Food Grande l’interesse del pubblico fin dalle prime battute a Cibus Tour a Parma (15-17 aprile 2011) con uno spazio Enoteca di 600 vini gestito dalla FISAR.
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on la partecipazione del Ministro delle Politiche Agricole e Forestali, Saverio Romano, si è svolta a Parma la fiera “Cibus Tour”, una nuova manifestazione aperta al grande pubblico che presenta i prodotti alimentari d’eccellenza, sia industriali sia alimentari. Migliaia di visitatori hanno affollato gli stand per informarsi, degustare ed acquistare il meglio della produzione alimentare italiana. Nel grande spazio organizzato da Slow Food, “Po(R)co ma Buono”, sono stati presentati buona parte dei 34 salumi Dop e Igp d’Italia nel corso di vari seminari e show cooking con chef nazionali ed internazionali che hanno lavorato sulle carni suine ed una importante selezioni di vini italiani. “Slow Food porta a Cibus Tour il meglio della norcineria italiana e internazionale e dei vini, prediligendo come sempre i prodotti di qualità. Sia nei Laboratori del Gusto sia nelle Tavole rotonde affrontiamo il tema della salute dei consumatori e del benessere animale, con interventi e consigli degli esperti del settore”, racconta Roberto Burdese, Presidente di Slow Food Italia. “La guida “Diamoci un taglio. Come scegliere la carne”: poca ma buona, pulita e giusta, realizzata con ActionAid e presentata domenica, offre informazioni utili per conoscere e capire meglio quel che si cela dietro la filiera suinicola, fornendo notizie sulle sue caratteristiche
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a famiglie e operatori del settore per un acquisto responsabile. L’obiettivo è coniugare il piacere con una maggiore consapevolezza, riscoprendo usi e tradizioni che possono indirizzare alla sostenibilità” conclude Burdese. La FISAR, dopo la positiva esperienza del Salone del Gusto di Torino, è stata nuovamente chiamata a gestite l’importante Enoteca di Slow Food con 27 sommelier capitanati da Vincenzo Fragomeni e Fiorenza Cambiaghi. 600 erano i vini italiani presenti, suddivisi per regioni, con una selezione speciale di Franciacorta e Lambruschi. Preso d’assalto anche lo spazio informazioni FISAR davanti all’enoteca dove Elena Simonetti e Massimo Ghezzi della delegazione di Piacenza accoglievano i numerosi enocuriosi illustrando le peculiarità e le prerogative della FISAR. I sommelier a servizio, provenienti dalle Delegazione di Piacenza e di Torino, scelti dal Responsabile Nazionale dei Sommelier FISAR Luigi Mastrocicco
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sono stati: Fragomeni Vincenzo, Cambiaghi Fiorenza, Visconti Enore, Cordani Gianluca, Cordani Matteo, Serena Sergio, Fontana Daniele, Capelli Stedano, Acquaviva Luca, Ballerini Bona, Colloca Pasquale, Ercole Patrizio, Gionco Clara, Savettiere Maria Rita, Mecaj Daiela, Mangiafico Roberto, Tiramani Alberta, Bosi Walter, Fogliazza Daniele, Di Stefano Umberto, Segalini Stefano, Cipelli Silvia, Grandini Jessica, Montanari Ivan, Buzzetti Germana, Stragliati Michele e Lanzieri Andrea.
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FISAR di Catania: l’eleganza dei vini bianchi siciliani
vini bianchi sono meno importanti dei rossi… Non conviene fare invecchiare un vino bianco... È difficile trovare un bianco da meditazione…” Potremmo continuare, ma poi l’elenco dei luoghi comuni si allungherebbe troppo. Già, perché purtroppo è difficile estinguere i falsi miti. Difficile, ma non impossibile. Di questo ne è fermamente convinta la Delegazione Fisar di Catania, che nei suoi corsi per sommelier, così come nelle sue serate tra soci e simpatizzanti, da sempre conduce una campagna elettorale a favore del gusto e dell’eleganza. Anche sul fronte dei vini bianchi. Un esempio concreto è stato l’ultimo appuntamento di marzo con il “Club del Venerdì”, il consueto incontro che la Delegazione etnea organizza nella propria sede, al Katane Palace Hotel. Si è trattato di un incontro squisito e originale, al tempo stesso, visto che ad essere allestita per i circa cinquanta soci partecipanti è stata una verticale di Chardonnay di Tasca D’Almerita,
con le annate 1998, 1999, 2000, 2001, 2002, 2005 e 2009. Una testimonianza dal vivo, dunque, di come anche i vini bianchi possano invecchiare degnamente, conservando in maniera equilibrata ed elegante gusto, sentori, acidità, a dispetto degli anni. A presentare le diverse annate, le caratteristiche di ogni singola vendemmia e la forza che i vini siciliani possiedono, sono stati il presidente nazionale della Fisar e direttore di corso a Catania, Vittorio Cardaci Ama, e Giuseppe Tasca, uno dei diretti discendenti dei conti D’Almerita, titolari dell’omonima azienda, sul mercato dal 1830. Le produzioni di questa importante realtà siciliana spaziano dalle vigne sull’Etna alla tenuta di Camporeale, dai terreni di Regaleali ai paesaggi isolani di Mozia e Capofaro. “Non è usanza della nostra regione invecchiare i vini bianchi, – ha spiegato Giuseppe Tasca – ma la nostra filosofia è anche quella di non copiare nessuno e di dare valore ai singoli vigneti”. Mentre il servizio, impeccabile, è stato affida-
to al delegato Gaetano Prosperini e al collega sommelier Franco Chisari, con l’organizzazione coadiuvata dal segretario Carlo Guzzardi, con la collaborazione di Antonella Carbone e Susy La Rosa, l’incontro ha assunto i toni di un affascinante viaggio tra le cantine e i vigneti siciliani, alla scoperta delle potenzialità, dei sapori, dei profumi di questa terra. Nei sette calici presentati agli ospiti, hanno brillato del loro giallo dorato, via via più intenso, gli altrettanti bianchi: il 1998? Elegante Igt, con meno acidità del 1999, equilibrato, quasi da meditazione, degno di gareggiare con un rosso (il ’98 è l’unico che abbia il 13,5% di gradazione alcolometrica, tutti gli altri sono tra i 14% e i 14,5%). Il ’99? Una Doc Contea di Sclafani di carattere. Il 2002? Un’altra Doc con al naso sentori di miele, al gusto sapido, con note minerali. Il 2005? Un Igt Sicilia giallo dorato, con una pioggia più primaverile che invernale che ha caratterizzato tutta la vendemmia di quell’anno. Così, tra i sorrisi di soddisfazione per la riuscita dell’incontro e i dati tecnici alla mano (epoca di vendemmia, analisi del mosto, resa di uva per ettaro, clima, fermentazione e affinamento), un altro punto può essere segnato a favore dei bianchi, in particolare siciliani, nella speranza che quei luoghi comuni di cui scriviamo sopra abbiano davvero vita breve. Grazie anche alle “battaglie del gusto” della Fisar di Catania!
Notizia inviata da Antonio Iacona
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La Delegazione di Prato al Castello del Trebbio
Una giornata grigia e piovosa ha accompagnato i Sommelier e i simpatizzanti FISAR della Delegazione di Prato nella zona del Chianti Colli Fiorentini e Chianti Rufina. La visita al castello del Trebbio è stata una piacevole rivelazione non solo per l’aspetto enogastronomico, ma anche per l’aspetto storico culturale. Il gruppo è stato accolto con squisita cordialità dallo staff di Stefano Casadei, il padrone di casa. Il castello fu costruito dalla famiglia dei Pazzi fra il XII e il XIV nel feudo di Monte Croce. Sembra che qui sia stata ordita nel 1478 la famosa Congiura dei Pazzi. Dal 1968 il castello è di proprietà della famiglia Baj Macario-Casadei. Intorno ad esso si è sviluppata una fiorente produzione vitivinicola con vini importanti a denominazione Chianti Rufina. E’ un castello che di vecchio ha solo le mura; dentro ci sono la vita e l’operosità di quanti l’abitano e portano avanti un’azienda di grande spessore. Adagiato su di un poggio, fa ammirare vigne ed oliveti in mezzo ai quali si intravedono le antiche case coloniche divenute eleganti dimore nella quiete delle verdi colline toscane. Nelle cantine e nelle carceri, davanti ad un susseguirsi di botti, Gianni, il direttore commerciale illustra come viene fatto il vino, come si creano uve e vini che siano espressione dei luoghi e terre di provenienza:dalle parole tra-
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spaiono il grande amore e la grande dedizione all’azienda. “Evento FISAR 19 Marzo 2011” c’è scritto sulla brossure che ogni ospite trova sul tavolo: inizia la degustazione dei vini del Castello del Trebbio, ma anche della Tenuta Casa Dei, e dell’Azienda Agricola Olianas. Legato alla storia del Castello del Trebbio è il “Bianco della Congiura”, un IGT del 2009, fatto di Riesling al 50%, Pinot Grigio al 20%, Manzoni al 20%, Viogner 10%. Le uve provengono dalla zona più fredda della valle del Sasso, dove durante l’anno ci sono forti escursioni termiche. Un vino fruttato con note floreali, sapido, fresco, con una buona equilibrata acidità. Il “Lastricato” 2007, Castello del Trebbio, ricorda in pieno il territorio di provenienza. Questo Chianti Rufina DOCG Riserva, Sangiovese in purezza, si presenta con un colore rubino intenso, ed emana profumi di frutta matura e sentore di spezie. Si rivela fine ed armonico dal giusto equilibrio fra acidità e tannini, di buona consistenza. Della Tenuta Casadei un blend di uve del Mediterraneo costituisce l’uvaggio del “Sogno Mediterraneo”, costituito da Sangiovese, Syrah, Alicante, Petit Verdot, Cabernet Sauvignon, Merlot. Quello che noi degustiamo è un IGT 2008, affinato in barrique per 12 mesi. Si presenta elegante nei suoi profumi, intensi di frutta; sapido; con una pia-
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cevole persistenza. Un vino che, per rifarsi all’etichetta, sa davvero di sogno… Il “Filare 18” è il secondo vino della cantina Casa Dei: un IGT 2008, Cabernet Franc in purezza. Un vino di grande concentrazione, fortemente strutturato, affinato in barrique francese, equilibrato. Dal colore rosso rubino intenso, emana odori di frutta ed aromi speziati di liquirizia. Un’eccellenza, vanto della tenuta Casadei. Della tenuta Olianas, abbiamo gustato il “Cannonau”, un DOC Sardegna del 2009, fatto da uve Cannonau al 95% e uve Tintillu al 5%. Un modo nuovo di affrontare la vinificazione di un antico vitigno sardo: una macerazione non lunghissima, la giusta maturazione, una speziatura dovuta ad un uso sapiente del legno, portano ad un concetto nuovo di fruttosità e freschezza. Un vino ingentilito, diverso dal classico rude Cannonau, che libera sentori di frutta matura, e richiama aromi di ginepro. Lascia un piacevole senso di morbilità. L’incontro si è concluso nella “Sosta
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del Gusto”degustando: Garganelli fatti in casa con ragù di manzo alla chiantigiana; una tagliata di manzo con pesto di pomodori secchi, olive nere, e origano; ed un contorno di patate all’antica…accompagnati da un “Armonia 2008” Tenuta Casadei ed un “Chianti 2009”. Per finire un Dessert di crema bruciata all’anice stellato e arancio.
Un privilegio l’aver gustato prestigiosi vini abbinati ad antichi sapori, all’ombra di un fortilizio che di vecchio ha solo le mura ed intorno al quale l’operosità di uomini volenterosi e intraprendenti, come Stefano Casadei, portano lontano il meglio della viticoltura italiana. I vini degustati sono tutti pluripremiati ed annoverati da 4 a 5 grappoli delle maggiori testate giornalistiche del set-
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tore vitivinicolo. Inoltre, questa azienda rinomata è vincitrice del “Great Wine Capitals”. Una giornata importante per la Delegazione Pratese, alla scoperta di luoghi storici, spesso sconosciuti, dove, però, la mano dell’uomo crea eccellenze nel mondo della vinicultura. Notizia inviata da Vanda Ingarozza della delegazione di Prato
Memorie di vino: incontri che non si dimenticano
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olti discorsi a braccio e tanta spontaneità, come si conviene ai più esperti relatori, durante l’incontro “Memorie di vino”, tenutosi lo scorso 26 Marzo nelle sale del Museo della Mezzadria di Buonconvento. L’evento, organizzato dalla FISAR Delegazione Siena Valdelsa in collaborazione con la Delegazione Valdichiana e il Museo della Mezzadria, ha richiamato un grande interesse riempiendo la sala adibita alla conferenza. è il professor Gianfranco Molteni, direttore del Museo, ad aprire le danze, rievocando i suoi ricordi in materia di cucine,
vino e osterie. Racconta l’atmosfera accogliente delle cucine contadine di una volta, dove produzione e consumo di cibo avvenivano nel medesimo ambiente, e spiega il pericoloso ruolo delle osterie: “era l’unico luogo dove i mezzadri si incontravano, risultava spesso politicamente caldo e quindi molto temuto dai proprietari terrieri”. La parola passa alla professoressa Diana Mancini che parla di vino attraverso due grandi filosofi: Friedrich Nietzsche e Søren Kierkegaard. Nietzsche, nonostante fosse astemio, vedeva nel godere del vino un gesto liberatorio: bisogna danzare ebbri inneggiando a Dioniso, per poter vivere il mistero della vita. Kierkegaard paragona rimembranza e vinificazione: rimembrare significa rivedere gli eventi significativi della vita che, dopo lunghi “affinamenti” nella nostra soggettività, vengono “stappati” e assaporati nel loro gusto nuovo. Poi Giampaolo Zuliani, docente FISAR, spiega come, a differenza delle immagini, sia molto difficile rico-
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struire un profumo nella nostra testa; esso, sensazione sfuggevole e evanescente, diventa però nitido e radicato quando lo associamo ad una situazione emotiva: allora memoria e profumo si legano inscindibilmente, e diventano parte del nostro bagaglio sensoriale. Infine Marzio Berrugi, storico docente FISAR, illustra il mondo dei vini fortificati più famosi, quali il Marsala, il Porto e lo Sherry. Grazie alla sua esperienza e alle sue parole ricche di riferimenti non solo legati al vino, i profumi diventano immagini, e viceversa: così, in un buon Marsala, possiamo addirittura trovare “sentori di paesaggio”. Berrugi conclude la serata guidando la degustazione del Marsala Donna Franca di Cantine Florio, accompagnato da un armonioso abbinamento di formaggio, suggellando così la splendida serata, che serberemo nella cantina della nostra memoria, proprio come il buon vino. (Max Brod) Notizia inviata da Filippo Franchini della Delegazione Siena Valdelsa
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amiglia Serata in compagnia del Greco di Tufo con la FISAR di Avellino
Grande successo della serata enogastronomica tenutasi il 20 Aprile scorso nel borgo medievale di Montemiletto, piccolo centro sulle colline dell’Irpinia. “Un Bambin…….Greco”, questo il nome dell’evento organizzato dal Dott. Agronomo Gerardo Perillo, delegato F.I.S.A.R. di Avellino, e ospitato dalla vineria-ristorante Palazzo Paladino, nella splendida cornice dell’omonimo edificio settecentesco ubicato nel centro storico del piccolo comune dell’avellinese. Una serata all’insegna dei sapori tradizionali della terra irpina, perfettamente in linea con lo spirito statutario dell’Associazione, che ha avuto come protagonista uno dei tre vini docg della provincia, il Greco di Tufo prodotto dalla Cantina Bambinuto, una piccola azienda a conduzione familiare, situata nel comune di Santa Paolina, che, nonostante la giovane età – Bambinuto nasce solo nel 2006- ha saputo ritagliarsi il suo spazio nel ricco panorama della viticultura irpina e campana, ottenendo buoni riscontri sia di pubblico che di critica. Un successo dietro al quale si cela la scommessa del giovane avvocato Marilena Aufiero che, con coraggio e passione, ha abbandonato l’ars oratoria per prendere le redini dell’azienda di famiglia e che, in un momento in cui la crisi economica continua a far sentire i suoi effetti anche nel comparto vitivinicolo, porta avanti con grande determinazione la decisione di non piegarsi alle logiche commerciali che vedono trionfare vini omologati e costruiti artificiosamente, proponendo un vino schietto e sincero che non nasconde nulla e che, grazie alla conservazione della genuinità e dell’autenticità dei frutti dei suoi vigneti, permette a chi lo gusta di riconoscere l’odore e il sapore della terra di provenienza. Fiore all’occhiello della produzione dell’azienda proprio quel Greco di Tufo degustato durante la serata, in abbinamento ad alcuni piatti tipici preparati secondo le ricette dell’antica tradizione contadina, e proposto da Bambinuto in tre diverse versioni: il Greco di Tufo Docg 2010, la versione base, un vino dalla gradazione alcolica di 13, 5% vol., di grande struttura, freschezza e armonicità, che deve l’intensità del colore e il grande potenziale aromatico alla criomacerazione; la selezione del Picoli Greco di Tufo Docg 2009, un vino venu-
to anch’esso dal freddo, dal colore oro intenso, dalla freschezza agrumata e dal forte corredo aromatico minerale, affinato sulle fecce per cinque mesi e dalla gradazione di 14,5% vol; un Passito di Greco di Tufo di prossima uscita, campione da botte, un vino denso, dal profumo di datteri e fichi secchi cui sono stati abbinati dei biscotti al vino Greco realizzati dal Torronificio Di Iorio di Montemiletto e frutto della creatività e di una collaborazione tutta al femminile tra Cantina Bambinuto e la titolare dell’azienda dolciaria. La serata, che ha visto, tra l’altro, la consegna degli attestati di partecipazione agli allievi del corso di primo livello per Sommelier organizzato dalla delegazione Fisar di Avellino e la presentazione del programma dei prossimi eventi della stessa, si è fregiata della partecipazione del Master Sommelier Gabriele Massa, delegato Fisar dell’isola di Capri ed esperto nell’arte della “decapitazione” della bottiglia, che ha voluto concludere la serata con uno scenografico brindisi, stappando una bottiglia di champagne con l’antica e spettacolare tecnica del sabrage. L’impeccabile organizzazione della delegazione irpina, unita all’entusiasmo e alla viva partecipazione dei presenti, ha fatto della serata un evento riuscitissimo che ha assolto in modo intelligente e divertente la finalità della valorizzazione del patrimonio enogastronomico locale, dimostrando, ancora una volta, quanto il gesto del bere, così come quello del mangiare, lungi dall’essere una mera risposta a un bisogno fisiologico, sia un gesto di cultura, un atto di comunione e un momento di grande socialità.
Notizia inviata da Mafalda Corbo della Delegazione Fisar Avellino
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f in
amiglia
XXIX PRIMAVERA IN VALDICHIANA …29 Primavere sono passate e sul frontespizio del menù “Primavera in Valdichiana” un delicato profilo femminile del Botticelli (ormai emblema del Convivio della Delegazione Valdichiana) invita i presenti a prendere conoscenza e gustare i piatti della serata accompagnati degnamente da vini del territorio: Chianti LE GAGGIOLE D.O.C.G.2009 Fazi Battaglia, LEONE ROSSO 2009 Fattoria del Colle- Cinelli Colombini, Chianti Classico D.O.C.G. riserva 2007 IL GRIGIO - S. Felice, Moscato d’Asti D.O.C.G. VALLEBELBO. È la sera del 2 Aprile 2011 e l’evento si svolge in una dependance del Ristorante “Da Domenico” adiacente al Santuario Le Vertighe a Monte San Savino. L’ambiente è accogliente, luminoso, vestito a festa ed i Sommelier Marilena Sensi, Claudia Masiello ed Enrico Erranti sono già pronti per il loro servizio. Sono presenti tra gli ospiti, giornalisti, personalità del Comune di Sinalunga, rappresentanti dell’AICOO ed i soci fisariani che nella serata parteciperanno all’assegnazione del Premio che ogni anno la Delegazione consegna, come degno riconoscimento, a chi opera nel campo enogastronomico e fa del suo lavoro un compito di valorizzazione dei prodotti territoriali sia egli giornalista, cuoco, enologo. Quest’anno la targa di riconoscimento è andata ad un personaggio del nostro territorio che ci rappresenta in tutta
Emma Lami e Donatella Cinelli Colombini
Italia e oltre e viene chiamato “La signora del vino”. È la dottoressa Donatella Cinelli Colombini, una prima donna fra le prime donne dell’imprenditoria che nelle sue due aziende: Casato Prime Donne a Montalcino e Fattoria del Colle a Trequanda rappresenta e dimostra come l’operato al femminile possa portare a traguardi ragguardevoli e di competenza nel campo dell’enologia. Il menu della serata è stato curato dagli chef Piero Lapini, attualmente Presidente dell’AICOO, e Marcello Clemente; ad essi il Consigliere Franco Rossi ha consegnato un riconoscimento per l’ottimo lavoro condotto in cucina, a delizia dei palati più esigenti. È doveroso aggiungere che Piero Lapini ha assunto anche la carica di Presidente provinciale dell’Associazione Cuochi Arezzo dal 1992 al 1995 e vanta prestazioni per la Regione Toscana e provincia di Arezzo come rappresentante ed esperto culinario a livello internazionale. I vini abbinati ai piatti sono stati presentati, nelle loro peculiarità, dai sommelier Giorgio Laurini e Roberto Paoloni. A fine serata i consiglieri della delegazione: Emma Lami delegato, Leonardo Magi segretario, Amedeo Esposito tesoriere, Luciana Palmerini responsabile dei sommelier, Sabrina Farfarini responsabile delle manifestazioni, si sono avvicendati nella consegna degli attestati di partecipazione alle Aziende intervenute con i propri vini, alla Pasticceria PARIV ed a “l’Angolo Fiorito” di Sinalunga che anche quest’anno ha voluto dar fine alla manifestazione con la nota gentile di una rosa. Notizia inviata dal Delegato Emma Lami
Piero Lapini e Marcello Clemente
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Al Vinitaly 2011 il successo del
di Enza D'Amato
“
il Salotto del Vino
I racconti delle loro esperienze hanno affascinato i presenti, quelli dei loro progetti li hanno letteralmente entusiasmati.
A
l Vinitaly si chiude il sipario sulla prima
Presidente Emerito F.I.S.A.R. Luca Giavi, che
esaltante edizione de “Il Salotto del Vino”,
ha declinato il Prosecco in due differenti versioni
10 incontri con 10 grandi personaggi che
ed Etile Carpenè, Presidente dell’Azienda che il
del mondo del vino ne fanno parte a pieno titolo.
Prosecco lo ha inventato.
Intervistati da Roberto Rabachino, Direttore
Tradizioni e rinnovamento, sogni e concretezza,
della rivista Il Sommelier, organo ufficiale della
tendenze e filosofia aziendale, gli argomenti
F.I.S.A.R., nonché Presidente dell’Associazione
trattati hanno analizzato ogni aspetto della vita
Stampa Agroalimentare Italiana, sono sfilati manager del calibro di Filippo Cesarini Sforza Direttore Commerciale di Duca di Salaparuta, imprenditori geniali come Oscar Farinetti di cui potremmo dire, modificando il detto…“cento ne pensa e cento ne fa!”, mostri sacri come Gianni Zonin, Presidente della più grande azienda enologica privata europea, con ben 190 anni di storia, Enologi prestigiosi come Arturo Ziliani che di Berlucchi è anche il Vicepresidente ed insieme a lui abbiamo festeggiato i 50 anni del Franciacorta, abili Direttori Marketing quali Emilio Ridolfi di Cantine Pellegrino - 130 anni di storia del Marsala o Lorenzo Biscontin di Santa Margherita
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”
di aziende che hanno fatto e continuano a fare la storia dell’enologia italiana. I racconti delle loro esperienze hanno affascinato i presenti, quelli dei loro progetti li hanno letteralmente entusiasmati. Ecco…i progetti! Questo è il vero motivo della loro significativa partecipazione agli incontri F.I.S.A.R. orchestrati da Roberto Rabachino: comunicare che il mondo del vino ha dei progetti, che è vivo, che le difficoltà sono state affrontate, non ancora del tutto superate ma che tutti sono proiettati verso il futuro, che verrà fatto ogni sforzo per ribaltare situazioni negative e che i pensieri
che ha festeggiato con noi un altro compleanno,
degli imprenditore non possono essere che
mezzo secolo del loro Pinot Grigio.
positivi di fronte alle situazioni che si affrontano
E ancora la splendida e pragmatica Chiara
giornalmente. Ed è con questa prospettiva che
Soldati che diffonde il piemontese Gavi La Scolca
tutti loro ci hanno salutato, un vigorosa stretta di
nel mondo “che conta” o il toscano Giovanni
mano che vuol dire “…noi ci siamo!”.
Folonari, erede di una famiglia che appartiene
Il progetto de “Il Salotto del Vino” non poteva
al mondo del vino dalla fine del ‘700. E poi il
essere battezzato da padrini migliori!
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lico
Il pubb
Il giornalista M arcello Masi, Vice Direttore del Tg2 Rai
tin Al centro Lorenzo Biscon Santa Margherita
Etile Carpenè
Luca Giavi
Oscar Farinetti e il Direttore Roberto Rabachino
ti Chiara Solda La Scolca
i Giovann Folonari
Filippo Cesarini Sforza Duca di Salaparuta
Seduto sul divano il Cav. Gianni Zon
in
85 Emilio Ridolfi Cantine Pellegrino
Arturo Zilian
i - Berlucchi
Fonte Ufficio Stampa Verona Fiere fotografie FISAR
“
Vinitaly 2011: un successo
Il 45° Vinitaly chiude con quasi 156.000 visitatori, dei quali oltre 48.000 esteri (+3% esteri sul 2010). Nelle giornate business (giovedì, venerdì e lunedì) l’afflusso di operatori ha registrato un incremento del 10%.
«L
a top ten delle provenienze – dice Ettore Riello, presidente di Veronafiere – vede la Germania in testa, seguita da Stati Uniti e Canada, Regno Unito, Svizzera, Francia, Austria, Paesi dell’Est Europa con una forte presenza della Russia, Cina e Hong Kong». «La crescita degli operatori internazionali – dice Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere –, è un evidente segno della tendenza del mercato mondiale. Inoltre, nonostante i drammatici eventi che hanno colpito il Giappone è stata confermata la presenza dei buyer provenienti dal Sol Levante e Vinitaly in the World sta pensando a un’iniziativa particolare a favore del popolo giapponese, grande estimatore dei prodotti e della cultura made in Italy». Continua quindi il trend di crescita inarrestabile ormai da alcuni anni, che dimostra la vitalità e la capacità del più importante salone internazionale dedicato al vino di innovarsi sempre più in chiave business. «Tutti lasciamo Vinitaly soddisfatti» - dice Lucio Mastroberardino, nel duplice ruolo di produttore e presidente dell’Unione Italiana Vini. «Abbiamo visto una manifestazione estremamente dinamica, che ha dato grandi possibilità di contatti specialmente alle aziende meno di-
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”
mensionate. Tocca ora alle imprese cogliere le opportunità che questa fiera ha dato, ma c’è comunque l’invito ad andare avanti ed essere ancora più strumento al servizio delle imprese». Gli fa eco Lamberto Vallarino Gancia, produttore e presidente di Federvini: «È il Vinitaly del sorriso per il business – dice – grazie ai contatti internazionali e ai segnali di ripresa dei mercati. Ci sono poi molto interesse e curiosità per l’edizione 2012 che avrà un nuovo format per le date». Giudizio favorevole anche da Gianni Zonin, per «l’ottima presenza in particolare dei primi tre giorni, con il mercato estero che sta dando soddisfazioni. Bisogna invece lavorare insieme – dice Zonin – sul mercato italiano per fare educazione alimentare e cultura del bere consapevole, per arrivare a eliminare il problema dell’etilometro». «Vinitaly è il palcoscenico del vino italiano al servi-
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zio degli importatori provenienti dal mondo – dice Angelo Gaja - Il trend dell’export è in crescita perché le cantine italiane abituali esportatrici hanno contribuito a costruire nel tempo una domanda che non va soltanto a loro esclusivo beneficio, ma rimbalza successivamente in Italia ad opera di importatori che vengono alla ricerca di altri produttori italiani in grado di fornire loro vini delle stesse tipologie ma meno cari, oppure di migliore qualità, oppure più esclusivi, meno distribuiti». Che questa edizione di Vinitaly avesse i numeri per essere ricordata lo si era già capito nei primi giorni di manifestazione, ma i commenti delle aziende valgono per capirne il significato. L’aumento degli operatori esteri, inoltre, è stato accompagnato da una loro maggiore qualità: «Le presenze estere – spiega Enrico Chiavacci, direttore commerciale di Antinori – provenivano sia da Paesi emergenti che da quelli consueti. Queste ultime hanno dimostrato una nuova vitalità e attenzione per le novità e per i vini adatti a un consumo più quotidiano. Per questo siamo estremamente contenti». È andata molto bene per Oscar Farinetti, amministratore delegato di Fontanafredda: «Abbiamo visto molta gente interessata, con contatti anche inaspettati in particolare con operatori provenienti dal Far East (coreani e cinesi), ma ottimi contatti li abbiamo avuti anche con il Nord Europa». Segnali positivi anche per gli spumanti, con Antonio Motteran, direttore generale di Carpenè Malvolti, soddisfatto per i risultati conseguiti: «Vinitaly ha confermato le nostre sensazioni positive, con l’ulteriore incremento nell’ordine del 3-5% di interesse da parte di importatori esteri, soprattutto dagli Stati Uniti, Regno Unito e Germania». «Vinitaly è sempre un evento imperdibile e divertente – dice Giuseppe Tasca d’Almerita –. C’è una buona energia ed è positiva la voglia di Vinitaly di innovare, anche proponendo un cambio dei giorni della manifestazione». «Abbiamo parlato con i colleghi del cambio di data – dice Lorenzo Biscontin, responsabile marketing di Santa Margherita -. È una novità
che non sappiamo ancora valutare, ma sembra una buona idea, anche se bisogna stare attenti a come cadrà la Pasqua l’anno prossimo». Per quanto riguarda il nuovo format della manifestazione, il capo area di Giv Giampaolo De Poli dice: «Mi aspetto una conferma per gli stranieri, mentre potrà esserci una maggiore presenza di ristoratori italiani».
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Amarone della Valpolicella di Antonio De Vitiis
“
Le diverse interpretazioni tra tradizione, attualità e futuro
Wine Tasting al Vinitaly con una folta platea che ha occupato ogni ordine di posti disponibili
L
a presenza della FISAR al 45° Salone Internazionale del Vino e dei Distillati – Vinitaly 2011 si è qualificata con una serie di iniziative, dedicate alle eccellenze del mondo del vino, che hanno coinvolto centinaia di Soci e Amici, da tutt’Italia e anche da paesi esteri. Domenica 10 aprile, nell’accogliente Sala C al 1° piano dei Padiglioni 8/9, abbiamo assistito ad una Tavola Rotonda – Degustazione che ha avuto come protagonista l’Amarone della Valpolicella. L’incontro è stato aperto dal Coordinatore delle Delegazioni FISAR del Nord Est che ha brevemente illustrato il tema della Tavola Rotonda per presentare poi i graditi ospiti. Il vivace e interessante dibattito è scaturito dall’ambizioso obiettivo di offrire un panorama globale delle diverse interpretazioni di questo grande vino, partendo dalla sua espressione più antica, quella della tradizione, per poi passare alle proposte attuali, del mercato del presente, e considerare infine le tendenze orientate al futuro.
Tavolo dei Relatori
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”
Aziende e protagonisti della Valpolicella si sono confrontati per capire come accompagnare l’ascesa di mercato dell’Amarone. La Direttrice del Consorzio Tutela Vini della Valpolicella Olga Bussinello, con la quale è stato impostato un efficace e reciproco rapporto di collaborazione, ha avviato i lavori tracciando un panorama esaustivo del territorio. Ha quindi illustrato i vitigni previsti dal disciplinare e le suggestive e affascinanti tecniche di appassimento. Ha concluso con i dati aggiornati di produzione e vendite sul mercato interno e verso l’estero. La Tavola Rotonda è stata sapientemente moderata dall’enologo Paolo Grigolli. Con le sue domande e provocazioni, ha stimolato una vivace e produttiva discussione, un ampio confronto di idee e valutazioni, facendo emergere interessanti riflessioni sull’attualità dell’Amarone e originali impostazioni per affrontare il futuro di questo grande vino. In una piacevole atmosfera hanno portato i loro originali contributi l’enologo Giancarlo Tommasi della Tommasi Viticoltori, Andrea Sartori presidente della Casa Vinicola Tommasi, l’enologo Giancarlo Begnoni titolare dell’azienda Santa Sofia, Armando Castagnedi titolare della Tenuta Sant’Antonio, l’enologo Franco Cesari presidente della Gerardo Cesari SpA e Cristian Ridolfi enologo della Cav. G.B. Bertani. Una folta platea, che ha occupato ogni ordine di posti disponibili, ha seguito con interesse e curiosità i vari interventi e degustato gli Amarone della Valpolicella presentati dalle Aziende intervenute: Amarone
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Tavola rotonda sull'Amarone della Valpolicella
della Valpolicella Classico DOC 2007 per Tommasi Viticoltori, Amarone della Valpolicella Classico DOC 2006 “Corte Brà” per Casa Vinicola Sartori SpA, Amarone della Valpolicella Classico DOC 2006 per Santa Sofia, Amarone della Valpolicella DOC 2006 “Campo dei Gigli” per Tenuta Sant’Antonio, Amarone della Valpolicella DOC 2003 “Bosan” della Gerardo Cesari Spa, Amarone della Valpolicella Classico DOC 2003 della Cav. G.B. Bertani. Il servizio dei vini è stato curato, con la consueta professionalità ed eleganza, dai Sommelier FISAR: Massimo Da Rodda, Capo Servizio, Claudio Boscariol e Annalisa Busolin della Delegazione di Treviso, Esmeralda Lena della Delegazione di Pordenone. Il servizio di accoglienza degli ospiti e quello di hostess della sala sono stati curati da Silvia Parcianello della Delegazione di Treviso.
Olga Bussinello, Direttore Consorzio Tutela Vini Valpolicella
L'organizzatore del Convegno Antonio De Vitiis al centro con due confratelli dell'Amarone
Al termine della Tavola Rotonda il Segretario nazionale Mario Del Debbio ha portato i saluti del Presidente e della Federazione, ringraziando gli intervenuti. Hanno fatto da cornice all’evento i rappresentanti della Confraternita dell’Amarone e del Sovrano Nobilissimo Ordine dello Antico Recioto, intervenuti con i tradizionali costumi.
L'Enologo Paolo Grigolli
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a cura di Mario Del Debbio
Festeggiamo un grande Vinitaly
Rosanna Carpenè
Antonio De Vitiis in Carpenè
I
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l consueto brindisi che ogni anno al Vinitaly la
e sentito è doveroso per tutti coloro che si sono im-
Carpenè Malvolti condivide con gli amici fi-
pegnati nelle cinque lunghe giornate veronesi, tutti
sariani oltre a suggellare una consolidata ami-
nessuno escluso: dai ragazzi che hanno distribuito
cizia, ha festeggiato quest’anno un’edizione colma
la nostra rivista agli oltre 4.000 espositori, al nostro
di soddisfazioni per la Fisar. Lo stand istituzionale
Direttore Roberto Rabachino per il suo costante e
assieme a quello della rivista Il Sommelier sono stati
prezioso supporto. Per questo il brindisi, fatto con
presi d’assalto dagli amici che sono venuti a farci
l’ultimo nato di casa Carpene’, un Gewurztraminer
visita. Stessa sorte è toccata al Salotto del Vino, la
Spumante che va ad arricchire la prestigiosa gam-
vera novità di quest’anno, nobilitata dalla presen-
ma dell’Arte Spumantistica, e che ha incoronato
za di alcuni tra i più importanti produttori italiani.
Michela Taffarel “the greatest” nel gioco-sfida vinto
Grandissima presenza anche ai due eventi: Fisar in
sui suoi compagni di squadra del torneo Divinando,
Rosa e Tavola rotonda sull’amarone; le pur capienti
Francesco Dal Bello, Sara Fracassi e Matteo
sale degustazione dell’ente fiera non sono riuscite a
Brugnera, è stato davvero emozionante. In alto i
contenere il numeroso pubblico. Un grazie sincero
calici dunque, si brinda alla Fisar!
Ospiti Fisar da Carpenè
Michela Taffarel con il Premio Carpenè
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r Sommelier Fisa
ala Grandi Cru
alla Cena di G
Stand Istituzionale
Sommelier allo stand FISAR al Pala Expo
Francesco Dal
Bello Lavinia Ca
valleri e Fra
Claudia Marinelli e Luigi
ncesca Bo
nalberti
Mastrocicco
d Pini allo stan Alessandra elier de “il Somm rpenè
cassi, Ca
Sara Fra
Mario Del Debbio, Roberto Donadini e Roberto Rabachino
Stand Fisar Lombardia Olga Bussinello
adra Fisar
della Squ ommelier
IS
Treviso
91 Tutto esaurito alla tavola
rotonda sull'Amarone
Chiara Soldat
i con Roberto
i relatori
zione de La degusta
Donadini
asagrande
Karen C
Sommelier
in servizio
Milo De Capitani con Piero eri alti Gu e Francesco
e Il banco d
el Vino
Il Salotto d
Donatella Cinelli Co
lombini
De Vitiis con la Co
nfraternita dell'Am
arone
ta LIS
one guida
Degustazi
Gladys Torres
Ospiti
Fisar Torino pr esente
Michela
Taffarel
De Vitiis chiude Il Direttore Rabachino con De Vitiis
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gli interventi
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