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30 5,30 5,
Anno XXVIII - Numero 3 -2Maggio-Giugno Anno XXIX - Numero - Marzo-Aprile 2010 2011
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Chiara, Giorgio e Luisa Soldati
speciale
Piemonte
BORDEAUX 19-23 GIUGNO 2011 IL SALONE INTERNAZIONALE DEL VINO E DEGLI ALCOLICI Il mondo del vino e degli alcolici si evolve senza sosta. Grande evento per i professionisti, Vinexpo offre una visione unica delle tendenze mondiali. Durante 5 giorni, moltiplicate gli scambi con le ditte pi첫 famose ed i piccoli produttori di tutto il mondo, approfittate del parere dei migliori specialisti. Utilizzate queste nuove chiavi di analisi per capire meglio il vostro mercato e spingere pi첫 in alto i vostri affari.
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L’opinione del Presidente
Pag.
Le emozioni del cibo e del vino - Roberto Rabachino
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Fisar in Rosa - Luisella Rubin
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In Famiglia La segreteria comunica
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ENOGASTRONOMIA • TURISMO • CURIOSITà
Saro D’Amico: dalle forbici ai fornelli Giancarlo Roversi
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Giornata di Turismo rurale e dell’enogastronomia Attilio L. Vinci
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a cura della redazione di Quality ADV
Piemonte
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L'opinione di Marcello Masi
speciale
sommario
Comunicazione Istituzionale
21 - 43 - 71
Duca di Salaparuta: le Tenute a cura della redazione di Quality ADV
24
Tenuta dell’Arbiola - Vini per vocazione a cura della redazione di Quality ADV
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notizie di enogastronomia e turismo Le a cura della redazione di Quality ADV
28
La Torino del vino seduce Verona a cura della redazione di Quality ADV
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Il Piemonte e la cucina del Risorgimento a cura della redazione di Quality ADV
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38
Vinitaly 2011 a Verona - Ufficio Stampa Verona Fiere
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SCIENZA • TECNICA • APPROFONDIMENTI
L’Enantio e la Terra dei Forti Luca Iacopini e Massimo Bracci
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Sempre più all’interno di questa nostra grande Italia
Presidente Vittorio Cardaci Ama
per comunicare con il Presidente: presidente@fisar.com
I
l ciclo di “Speciale Regioni” con questo numero spegne la prima candelina. È già un anno che dedichiamo a ogni uscita un inserto regionale e in questo, l’attenzione è puntata sul Piemonte e alle sue peculiarità gastronomiche che necessariamente coincidono anche con il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Le stesse peculiarità si potranno incontrare anche al prossimo Vinitaly, dove potremo veramente godere delle eccellenze enologiche della nostra penisola tutta. Mi piace così pensare che anche la Fisar, con la nostra rivista, possa festeggiare questo importante evento. Credo di appartenere a quella “sparuta moltitudine” che non ha seguito il festival della canzone italiana, ma sono stato incuriosito dall’intervento di un Ospite e dalla durata che, a quanto pare, non ha uguali nella storia di Sanremo come estensione. Questo singolare momento mi ha spinto a cercare sul podcast RAI questo momento che, non vi nascondo, mi ha veramente commosso. Oltre che una splendida esegèsi é stato anche un manifesto tricolore, carico di nobiltà e di patriottismo. Anche io penso che un nuovo Risorgimento lo si debba e lo si possa fare, ma a poco a poco, giorno dopo giorno, un passo alla volta, nei piccoli gesti, nelle parole giuste abolendo l’egoismo, il sospetto, l’odio, rieducando le menti. Solo cosi sarebbe possibile ricreare e rafforzare il concetto di Nazione nel senso vero della parola. Forse è veramente il caso di cominciare seriamente a pensare di riappropriarci della nostra identità e riscoprire quei valori, per mettere la parola fine a questo presente che non ci appartiene e per poter scrivere un futuro diverso. Credo anche sia giunto realmente il momento di smetterla di subire tutto passivamente. Il futuro di una Nazione intera non può essere controllato e plasmato secondo il volere di poche decine di persone biette ed immorali come l’attuale classe politica (e parlo di tutti, sinistra, destra e centro). L’empatia di Benigni è un’esegèsi dell’inno d’Italia con il giusto orgoglio dell’appartenenza, di quella storia che tutti dovremmo conoscere ma che qualcuno non conosce e a cui non conferisce il giusto valore, mentre dovrebbe essere ovvio saper dell’Inno e dovremmo stupirci del contrario. Che tristezza questa Italia di oggi. Abbiamo avuto un grande passato con grandi uomini. Forse avete anche notato che ogni tanto le telecamere facevano dei passaggi tra il pubblico, in particolare tra le prime file, quei
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posti riservati ai vip e non so se avete fatto caso con quanta superficialità, contornata da sdegno e superbia, gli occupanti si sforzavano di strusciare le mani invece di applaudire. Una decadenza e una malinconia vedere questi uomini e queste donne che si sentono i nuovi nobili, una casta scelta dall’alto, intoccabile. Quelli che non devono dar conto a nessuno. C’è una lieve differenza fra il Roberto nazionale e gli incartapecoriti delle prime file, che applaudivano con grande fatica, ridicoli nella loro veste di vip di turno, certo rosi dalla grandezza di chi avevano di fronte, che dominava dal palco con grande dignità e che con grande probabilità resterà nella memoria di molte persone mentre loro, forse, al massimo potranno comparire sui giornaletti scandalistici o di gossip, compiaciuti dell’esserci! Comunque l’Inno, alla fine, cantato in quel modo, immaginando quel giovane... mi ha emozionato. Non me l’aspettavo. Uno dei tanti personaggi e artefici dell’unità d’Italia raccontati nel monologo dal grande Attore è stato Giuseppe Garibaldi che, unitamente ai Mille e alle valorose gesta, trova un nesso con il mondo del vino proprio a seguito dello sbarco in Sicilia e alla scoperta di una passione per il vino Marsala (nonostante si dicesse fosse astemio). Non sono poche le targhe commemorative con le quali si afferma che “in quel luogo” si è fermato l’Eroe dei due Mondi a sorseggiare un calice di vino e proprio a Lui ne è dedicata una tipologia: il Garibaldi Dolce, che pare fosse molto gradito al Generale. Concludo con l’auspicio di incontrarvi numerosi a Verona, in uno degli stand della Fisar o durante gli eventi da noi organizzati. Il plurale riferito agli stand non è un refuso, infatti quest’anno abbiamo uno spazio “gemello”, proprio di fronte a quello istituzionale, nel corridoio Centro Servizi Arena nel quale sarà allestito un salotto dove si svolgeranno alcuni incontri con prestigiosi produttori. Il programma è indicato in fondo alla rivista nelle pagine dedicate al Vinitaly. Mi congedo con un vecchio slogan destinato a quegli “intenditori ai quali bastano poche parole”: non ti conosco se non ti riconosco e, con il solito augurio, l’auspicio è che il vostro calice sia sempre colmo... magari con un Marsala Garibaldi Dolce!
Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
Rivista di Enologia, Gastronomia e Turismo
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e-mail: redazione@ilsommelier.com Hanno collaborato a questo numero Marcello Masi, Giancarlo Roversi, Enza Bettelli, Gudrun Dalla Via, Virgilio Pronzati, Luca Iacopini, Massimo Bracci, Silvana Delfuoco, Saverio Scarpino Per la fotografia Oliviero Toscani, Saverio Scarpino, Roberto Rabachino, Enza Bettelli, Alberto Doria e immagini di Redazione.
Distribuzione della rivista La rivista viene inviata a tutti i soci Fisar, a tutti gli organi di informazione, a tutti i giornalisti dei gruppi di specializzazione di settore, a tutte le Istituzioni, a tutte le Associazioni di settore e a tutti gli IPSSAR che ne facciano richiesta tramite spedizione gratuita in abbonamento postale.
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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
25,00 per 6 numeri
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Le emozioni del cibo e del vino di Roberto Rabachino per comunicare con il Direttore: direttore@ilsommelier.com
“
In questo articolo vorrei parlare, o almeno tentare di farlo, di emozioni. Ma non di tutte le emozioni. Solo di quelle riconducibili al cibo e al vino.
”
S
econdo me l’umano è fra gli esseri più sensibili che popolano il nostro globo ed è anche quello che soffre di più. Per questo motivo l’umano è sempre alla ricerca del piacere. E uno di questi piaceri è proprio quello della tavola. Quello della tavola è un piacere intenso, di lunga durata e ci predispone per il godimento di tutti gli altri piaceri. Parliamo di una prima emozione che potremmo definire, con una piccola forzatura semantica, di tipo tradizionale che è quella che si prova mangiando un piatto o un prodotto tipico, consapevoli che quello che si sta assaggiando è il frutto della sapienza e dell’esperienza di diverse generazioni. L’intensità di questo tipo di emozione dipende da tanti fattori socioculturali, come ad esempio la passione verso le tradizioni enogastronomiche, oppure la scarsa reperibilità del prodotto sul mercato,
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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
oppure ancora la complessità del prodotto (tanto più la preparazione necessita di passaggi e di lavoro, tanto maggiore sarà la sensazione di trovarsi di fronte ad un qualcosa che si è andato raffinando nel tempo). Di sfumatura leggermente diversa invece è un’altra emozione che io definisco di tipo storica, peraltro anche molto difficile da descrivere. Si potrebbe paragonare a quella che si prova quando ci troviamo di fronte ad un’opera d’arte o a un monumento molto antico. Parlo dell’emozione che si ha bevendo un vino di 70/80 anni, o ancora di più, quella che si prova degustando un distillato di cento anni. Mentre si
degustano queste eccellenze la mente comincia a navigare e a pensare a tutte le vicende storiche che si sono succedute da quando è stato prodotto. Mentre si consumavano tragedie mondiali, come le guerre, le carestie, i crack finanziari, quel distillato riposava in una botte dentro una cantina umida. Quando sono nati i nostri genitori ed i nostri nonni, lui era già lì. E versarlo nel bicchiere, ammirarlo, annusarlo, berlo, fa provare suggestioni di grande intensità emotiva. Una carrellata di emozioni, non c’è che dire. Emozioni riconducibili alla nostra memoria. Perdere questo tipo d’emozioni riconducibili al cibo e al vino sarebbe un vero peccato.
16-17 aprile 2011
“Passito è passione” il Trentino DOC Vino Santo a Palazzo Roccabruna Due giorni di degustazioni ed approfondimenti dedicati al Trentino D.O.C. Vino Santo in abbinamento a prodotti enogastronomici d’eccellenza. Ospite il giornalista Paolo Massobrio, autore de “Il Golosario”. A tavola con la cucina trentina: il Trentino DOC Vino Santo 16 aprile – ore 19.00-22.00: ospite il ristorante Castel Toblino (Sarche di Trento – TN) 17 aprile – ore 12.00-15.00: ospite il ristorante Gallo Cedrone (Madonna di Campiglio – TN) Palazzo Roccabruna – Trento, via SS. Trinità Tel. 0461 887101 – www.enotecadeltrentino.it Ogni giovedì e sabato scopri i vini e i prodotti del nostro territorio.
La ricetta della vigna di Marcello Masi Vice Direttore TG2 RAI e responsabile rubrica Eat Parade
“
In Italia non esistono mezze misure, né tanto meno le sfumature. Altro che la scomparsa delle mezze stagioni.
”
S
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e fossi chiamato a dare un giudizio sul
Dalla politica all’economia, dal costume alla
nostro Paese sulla base delle notizie
cronaca sembra che tutto sia un dividersi:
trasmesse giornalmente nei Tg o scritte
bianco o nero. In Italia non esistono mezze
sui quotidiani sarebbe davvero dura. Una
misure, né tanto meno le sfumature. Altro che
conflittualità esasperata rende tutto difficile.
la scomparsa delle mezze stagioni. O si sta
Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
-Italia
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parbe A - Ri
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con Caio o si sta con Sempronio. Se Caio fa
onestà ed efficienza. Merce rarissima in questa
una stupidaggine i suoi tifosi sottovaluteranno
Italia inacidita dove le scorciatoie sono le uniche
volontariamente l’errore e lo dimenticheranno
strade frequentate anche di notte. Siamo
il prima possibile, al contrario i suoi detrattori
decisamente più ricchi dei nostri nonni e dei
gonfieranno la manchevolezza e organizzeranno
nostri padri, ma ci sentiamo molto più poveri.
una crociata. Il discorso vale per tutto e tutti.
Stiamo perdendo la stima in noi stessi prima
Le cause di questa maledizione italica? Non
che negli altri. Tutto questo può, deve essere
so che dire. Eredità delle antiche e mai sepolte
fermato. Abbiamo forza, fantasia e coraggio
rivalità comunali? Forse. Invidia, masochismo,
per tornare a credere in un mondo migliore.
stupidità? Non lo so. Ci penso spesso, ma non riesco proprio a farmi un’idea che sia davvero valida per leggere il nostro travagliato presente. Quello che posso dire è che provo un grande senso di disagio che si trasforma spesso in rabbia e ultimamente nella più temibile delle emozioni: la rassegnazione. Eppure abbiamo il dovere di reagire. Dobbiamo lavorare su quella parte di noi stessi che si chiama coscienza e che molto spesso accantoniamo per interessi, anche immateriali, o peggio ancora per pigrizia. Dobbiamo sentire crescere in noi la voglia di trasparenza. Un atto, un’azione, una legge
È il momento di aprire gli occhi e guardare quello che ci circonda con un minimo di obiettività e serenità. Basta girare lo sguardo dall’altra parte. Quando lo spettacolo non ci piace dobbiamo dirlo. Non servono le grida. Dobbiamo ricostruire tutti insieme un tessuto sociale basato sul rispetto degli altri. Non dimentichiamoci mai che gli altri siamo anche noi. In giro per l’Italia incontro tante persone per bene entusiaste della vita, della propria famiglia e del proprio lavoro e mi convinco che ce la possiamo fare. Seguiamo l’esempio del
sbagliata alla lunga si rivela un danno per tutti.
mondo del vino. Il metanolo sembrava averci
Non illudiamoci che la forza serva a coprire ogni
messo in ginocchio ed invece è stato per
cosa. Domani le stesse persone che oggi sono
molti versi la nostra salvezza. La trasparenza
costrette a subire faranno subire a noi le stesse
e la qualità ci hanno salvato e proiettato sulla
cose o peggio ancora. Una faida senza fine che
vetta della produzione mondiale. La cultura
porta il Paese allo stremo. I nostri giovani hanno
del vino: sudore, esperienza, conoscenza,
sempre meno speranza nel futuro e chi può
imprenditorialità, sinergia, fantasia, coraggio,
cerca fuori dai confini un’aria da respirare meno
trasparenza. Forse viene proprio dalla vigna la
carica di incertezza e conflittualità. Cercano
ricetta per salvare questo bellissimo Paese e i
una normalità fatta di meritocrazia, correttezza,
suoi abitanti.
Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
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La magia delle bollicine raccontate dall’enologa FISAR in rosa Giorgia Brugnara di Luisella Rubin
in rosa
“
A pochi chilometri a nord della città di Trento, l’antica romana Tridentum, incastonata tra le montagne, si incontra la Valle di Cembra, una tra le zone più caratteristiche del Trentino Orientale.
I
FISAR
l paesaggio affascina ed attrae per il profondo abisso che discende fino al greto del torrente Avisio e per i terrazzamenti ricavati sui ripidi pendii soleggiati. Qui si estendono splendidi vigneti disposti ordinatamente, allevati prevalentemente a pergola trentina e circondati da fitti boschi e da enormi rocce di porfido grigio scuro. Proprio dalle uve di queste viti nasce la maggior parte dei rinomati vini della famosa Casa Spumantistica Cesarini Sforza, acquisita dal gruppo La-Vis nel 2001. Una tappa presso la cantina è d’obbligo: la visita è guidata dall’esperta enologa Giorgia Brugnara, che con competenza e professionalità, racconta i segreti del percorso magico delle bollicine. Nel 1974, anno di fondazione dell’azienda, nasce la Cuvèe Brut Riserva, tuttora prodotta con il metodo di spumantizzazione charmat lungo, per il quale è prevista la rifermentazione in autoclave di vino base fermo di ottima qualità, ottenuto con le migliori uve Chardonnay e Pinot Nero del Trentino. Spumante molto apprezzato, che suggella l’eccellenza produttiva della Cesarini Sforza. Ma l’azienda, nella sua continua ricerca di crescita qualitativa, negli anni ’80, introduce il metodo classico, con l’obiettivo principale di produrre spumanti di alto prestigio, da proporre al mercato nazionale ed internazionale. Vengono raggiunti ottimi risultati grazie
all’ingresso del gruppo La Vis, che garantisce una materia prima di assoluto pregio, proveniente dai migliori vigneti delle più vocate zone collinari e di montagna, coltivati su terreni di natura calcarea, dove il clima caratterizzato da forti escursioni termiche tra il giorno e la notte, rappresenta la condizione ideale per far acquisire all’uva importanti profumi ed un’elevata acidità necessaria per la base spumante. Per fare un ottimo spumante metodo classico Trento DOC afferma la nostra enologa, è indispensabile utilizzare uve Trentine di alta qualità, Chardonnay e Pinot Nero, raccolte rigorosamente a mano. Il percorso che va dalla vite all’imbottigliamento è lungo ed impegnativo ed ogni fase della filiera è curata e sorvegliata con dedizione e passione da uno staff di collaboratori preparati e competenti. Dopo una soffice pressatura nasce un vino base, che per 6-7 mesi matura sui lieviti e spesso, su decisione
Val di Cembra - fotografia di Paolo Sandri
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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
”
FISAR
in rosa
Giorgia Brugnara - Immadini d'autore CHC
dell’azienda, può essere fatta seguire la fermen-
le Riserve. L’operazione del remuage, una vol-
tazione malolattica, utile per donare maggior
ta effettuata a mano, oggi sostituita da efficienti
morbidezza al prodotto.
macchine, è necessaria per favorire l’eliminazio-
In primavera vengono costituite le cuvèe di ti-
ne dei residui, che vengono raccolti nella bidule,
raggio, a seconda delle tipologie di Trento Doc
quando la bottiglia raggiunge la posizione ver-
che si intende ottenere. Nel caso di Trento DOC
ticale, a testa in giù. Infine uno sciroppo di do-
base sono utilizzate delle cuvèe provenienti da uve Chardonnay e Pinot Nero di più annate, mentre per i Millesimati e le Riserve quelle della vendemmia corrente. L’aggiunta di lieviti e zucchero, nella giusta dose, danno avvio alla rifermentazione in bottiglia, chiusa temporaneamente con bidule e tappo corona, che dura circa 40 giorni. I lieviti all’interno della bottiglia attaccano gli zuccheri, trasformandoli in alcool e anidride carbonica, grazie alla quale si formano le magi-
saggio, sintesi dell’esperienza della casa, fatto con vino da riserva che matura esclusivamente
in barrique, va a colmare le bottiglie, a cui segue
una chiusura definitiva con tappo di sughero e relativa gabbietta. Il prodotto dopo la sboccatura, viene conservato in cantina per un ulteriore
affinamento e quindi immesso nel mercato. La produzione annuale conta un milione e mezzo di bottiglie.
che bollicine. A questa fase, la Cesarini Sforza,
Il successo del Trento DOC è in continua cre-
per far acquisire aromi e profumi di grande finez-
scita e la sua forza, sostiene Giorgia Brugnara,
za al vino, fa seguire, in cantine buie e fresche,
sta nel rispecchiare l’identità di un territorio stra-
una lunga maturazione sui lieviti, la cui durata
ordinario, ricco di storia e di cultura, dove la na-
è di almeno 24 mesi per il Trento DOC base,
tura, il clima e il lavoro dell’uomo contribuiscono
di 36-48 mesi per i Millesimati e di 72 mesi per
a dar vita ad un prodotto unico ed irripetibile.
Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
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Saro D’Amico: dalle forbici ai fornelli di Giancarlo Roversi
“
Fra i tanti cuochi che con le loro delizie ci prendono per la gola, non importa se famosi o ancora celati dietro le quinte, non pochi sono quelli che hanno varcato le soglie della cucina attraverso percorsi non tradizionali, ossia senza essere figli d’arte o avere frequentato un istituto professionale di formazione.
”
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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2 Saro D'Amico
Vinitaly
7-11Aprile 2011
Pad 4 D3
E
neppure senza avere preso dimestichezza con l’arte culinaria come cameriere in un ristorante, “rubando”, giorno per giorno, con gli occhi i segreti al cuoco titolare. C’è chi si è dedicato alle casseruole spinto unicamente da un innato desiderio di esprimere una vocazione più o meno nascosta e chi, dopo anni spesi dietro un sportello bancario o in un ufficio, ha avuto - come S. Paolo sulla via di Damasco, una improvvisa folgorazione per la tavola. Ci sono quelli che prima di approdare in un ristorante hanno fatto i lavori più disparati: l’elettricista, il tassista, il rappresentante di vini, il commercialista, il medico, il sarto... Sì il sarto, e che sarto! È il caso di Saro D’Amico, marsalese DOC, che a un certo punto della vita, quando era il maître couturier più affermato e ricercato della città dei Mille, con un seguito di varie decine di collaboratori, ha deciso di abbandonare le forbici per il coltello e la forchetta e di approdare ai fornelli. Detto e fatto. Assieme ai nipoti ha aperto un ristorante, l’Eubes, sulla costa dello Stagnone, proprio di fronte all’imbarcadero antico per l’isola di Mozia che si staglia all’orizzonte assieme all’incomparabile silhouette delle isole Egadi, offrendo non solo un’esperienza gratificante per il palato, ma anche un panorama unico al mondo. Uno scenario completato dal colpo d’occhio sulle antiche saline marsalesi che si stendono con i loro cumuli cristallini scintillanti e i caratteristici mulini a vento proprio di fronte al ristorante. È uno spettacolo di grande effetto che raggiunge il culmine specialmente al tramonto
Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
“... ma un giorno la gente si sveglierà e si renderà conto di quello che ha perduto. Vini moderni come quelli prodotti da Riondo combinano una deliziosa freschezza del frutto ad una complessità minerale che deriva dal terreno vulcanico. Gli amanti del vino dovrebbero lasciare il Pinot Grigio ed abbracciare il nuovo: il Soave non è mai stato così buono!”
TOM BRUCE-GARDYNE
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Cantine Riondo Spa Via Cappuccini, 6 -ONTEFORTE D !LPONE s 6ERONA s )TALIA Tel +39 045 6104346 excelsa.soave@cantineriondo.com www.cantineriondo.com
quando il cielo si tinge di sfumature rossastre e violacee che fanno sognare. In questa superba cornice Saro D’Amico ha fatto sfoggio di tutta la sua estrosa vocazione per la buona tavola, quella della tradizione siciliana ammantata di nuove sfumature di sapore grazie anche agli ingredienti esclusivi impiegati. Il ristorante per un quindicennio è stato una metà di pellegrinaggio obbligata per una folta schiera di buongustai italiani e stranieri. Da due anni, stimolato dalla sua palpitante ricerca di nuove esperienze, quasi di una catarsi, ha trasferito il suo bagaglio di esperienze al ristorante “Antico Giardino”, situato sulle colline di Marsala a Alto Oliva e circondato da un grande parco con oliveti e sorbi secolari e un carrubo di 300 anni. E anche qui la sua affezionata schiera di devoti seguaci viene a rinnovare il rito antico come il mondo della buona tavola. Basta infatti gustare anche una sola volta le sue specialità per rimanerne conquistati e diventare degli assidui proseliti di Saro. Quella che viene proposta è una cucina fragrante, ispirata alla più pura tradizione siciliana e marsalese, ma condita ogni volta con un pizzico di creatività, di estro, e in grado di mandare in sollucchero i palati più smaliziati. Sono piatti seducenti che hanno come punti di forza gli ortaggi dal sapore incredibile delle vicine campagne di Birgi, le saporose olive locali e, soprattutto, il pesce freschissimo, catturato a breve distanza e caratterizzato da un sapore ormai raro. È il pesce dello Stagnone, che sguazza in acque pulite (non per nulla Marsala fa incetta ogni anno di bandiere blu per la purezza del suo mare) e che è annoverato dagli intenditori fra i prodotti ittici d’eccellenza. Il tutto annaffiato dagli ottimi vini delle cantine
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Frazzitta, del marchio “Vigna Alta”, tra cui spiccano un profumatissimo bianco a base di Chardonnet e Inzolia, e due eleganti rossi in purezza, il Nero d’Avola e lo Shyraz, nonché il Metis, uno suadente nettare di uve selezionate di zibibbo. Marcia in più del ristorante è la cordialità garbata e vibrante del suo nume tutelare, Saro, fatta apposta per mettere a proprio agio chi approda alla sua tavola. Al suo estro si deve il successo del ristorante e l’invenzione dei piatti più sfiziosi, che sposano i sapori più codificati con le nuove esigenze dei gourmet e con una presentazione raffinata. Anzitutto le tipiche “busiate” marsalesi, riccioli di pasta attorcigliati a uno stelo di grano in grado di imprigionare condimenti dal profumo inebriante, come il ragù di tonno arricchito con pecorino, mentuccia e aglio e poi: la zuppa d’aragosta con gli spaghettini spezzettati; una insuperabile pasta con le sarde o con i broccoli, uva passa, pinoli e parmigiano; le fettuccine alla triglia con basilico e prezzemolo; la pasta all’isolana con pesce spada fresco, capperi, pomodorini, basilico, mentuccia e un pizzico di origano per arrotondare il gusto; la cernia diliscata, spellata e farcita con gamberetti, pomodorini, origano, aglio e mollica di pane. Senza dimenticare nella carrellata incredibile di antipasti i crostini coi patè a base di pesce, ortaggi, olive e formaggi, che Saro inventa ogni volta che gli viene l’uzzolo. E, dulcis in fundo, le “pastarelle” marsalesi tradizionali e splendi gelati tra cui quello delicatissimo al gelsomino. Approdare in Siclia all’Eubes di Marsala è un’esperienza che vale veramente la pena di fare. IL PIATTO DI GARIBALDI In occasione delle celebrazioni dei 150 anni dell’unità d’Italia, che hanno uno dei loro fulcri
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nella città di Marsala, dove avvenne lo sbarco dei Mille volontari garibaldini, Saro D’Amico ha realizzato per il ristorante “Antico Giardino” il “Piatto di Garibaldi” con la collaborazione dello chef Daniele Casano. Questa nuova specialità in onore dell’eroe dei due mondi è composta di fave e formaggio “primosale” e di un’anatra al sugo con vino Marsala, cibi di cui Garibaldi era un goloso consumatore durante la sua permanenza a Marsala. Per l’occasione l’Antico Giardino ha fatto confezionare dall’azienda ceramica Ombra di Marsala un originale piatto celebrativo. Sia la specialità gastronomica garibaldina che il piatto in ceramica saranno proposti a quanti durante l’anno di celebrazioni dell’Unità d’Italia approderanno alla tavola del ristorante. Info: www.anticogiardino.it
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Busiate al ragu’ di tonno Ingredienti 600 gr. di “busiate” 500 gr. di tonno fresco a dadini 2 spicchi d’aglio 100 gr. di finocchietto selvatico 300 gr. di cipolla tritata 100 gr. di olio extravergine d’oliva 300 gr. di passato di pomodoro 50 gr. di pecorino a scaglie sale, pepe Procedimento Rosolare nell’olio l’aglio, il finocchietto e la cipolla per 3 minuti. Aggiungere il tonno a pezzettini e far cuocere per 8 minuti. Aggiungere il passato di pomodoro e il pecorino a scaglie, sale e pepe a piacimento e far cuocere per altri 50 minuti. Lessare al dente la pasta, scolarla e mescolare il tutto.
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di Attilio L. Vinci
Giornata di Turismo rurale e dell’enogastronomia
“
Presente alla manifestazione Vittorio Sgarbi il Presidente FISAR Vittorio Cardaci Ama
U
”
n forte richiamo al sostegno della millenaria civiltà contadina, alla promozione enogastronomica ed al recupero del patrimonio paesaggistico-rurale della Sicilia è stato lanciato, con precise proposte progettuali, nel corso della Giornata del Turismo rurale e dell’enogastronomia tenutasi il 29 gennaio scorso a Poggioreale ed a Salemi, in provincia di Trapani. L’evento ha avuto il patrocinio delle Università di Palermo e Messina, la collaborazione dei due comuni di competenza territoriale, il contributo di relatori ed esperti di fama, la splendida cornice di un pubblico che così numeroso da decenni non si registrava. Presente alla manifestazione anche la FISAR col Presidente Vittorio Cardaci Ama e la delegazione Trapani. Alla conclusione si è costituito per spontanea adesione, un gruppo di lavoro tra produttori, esperti, operatori turistici, progettisti ed amministratori con l’intento di dare nuova linfa ai progetti approvati e risorse nuove a quelli in fase di elaborazione.
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La mattina a Palazzo Municipale in Poggioreale si è dibattuto di “Turismo Rurale, degli itinerari e dei prodotti tipici” con molto riferimento al recupero dell’ameno “paese vecchio” di Poggioreale, in stato di abbandono dal disastroso terremoto del 1968. Lontani da esprimere lamentele e perdersi in geremiadi d’occasione ogni relatore ha dato un contributo di idee e di progetto. Quale prologo discorsivo è stato detto che negli ultimi anni migliaia di aziende agricole hanno chiuso. Ma, le eccellenze del territorio siciliano hanno avuto riconoscimenti e premi. La Vastedda del Belice ha avuto riconosciuta dall’U.E. la DOP; molti vini ed oli sono stati premiati; la “dieta mediterranea” (che in Sicilia vanta le maggiori risorse) è stata elevata dall’Unesco a Patrimonio culturale dell’umanità. “Nessuno ha le nostre risorse e le nostre bellezze che meritano i primi posti nelle classifiche del turismo, oggi sempre più proiettato verso circuiti che associano patrimonio paesaggistico e monumentale, arte, buon cibo ed artigianato- hanno
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acqua e beverage
vino e olio
culturale in Architettura all’Università di Palermo, Franco Candiloro, già docente universitario e responsabile dell’Officina del Turismo Culturale, Girolamo Cusimano, del Dipartimento Beni Culturali ed Ambientali dell’ateneo palermitano, Massimo Todaro, Presidente Consorzio Tutela Vastedda del Belice, Alessandro Chiarelli, Presidente Regionale Coldiretti, Vittorio Cardaci Ama ed Antonio Parrinello delle Cantine trapanasi Riunite. Il pomeriggio, nell’ammaliante cornice del castello arabo-svevo-normanno in Salemi, la relazione principale “Il vino, storia e cultura del territorio” è stata svolta dal Presidente Vittorio Cardaci Ama. Poi dibattuta con autorevoli esperti anche nell’appendice “vino e risorse agroalimentari”. “La storia del vino è la storia stessa dell’umanità. Il vino è civiltà. E saperlo bere ed apprezzare è nel contempo un piacere ed un dovere soprattutto in
birra e liquori
detto in sintesi quasi unanime gli intervenuti- Indirizzando gli impegni verso una ben programmata ed oculata valorizzazione del territorio, agendo con tempestività ed evitando di perdere o sprecare risorse finanziarie, come purtroppo è avvenuto, si potranno creare quegli indotti e posti di lavoro che sono le risposte concrete al momento di crisi”. “A finanziamento appena avuto al nostro progetto stiamo avviando con sollecitudine la prima fase di recupero del Paese- ha detto il sindaco di Poggioreale Leonardo Selvaggio- le cui origini sono del 1642”. “E ci stiamo già impegnando a fare sistema di richiamo turistico –ha aggiunto il vice Carmelo Palermo- con un progetto di aggregazione di tutte le forze produttive che rappresentano la nostra antica civiltà contadina”. All’intenso confronto poggiorealese hanno partecipato Rita Cedrini, docente di Antropologia
caffè e gelato UNA PERSONALITÀ CHE TRASPARE IN OGNI OCCASIONE
faravetrerie.it
Vittorio Sgarbi ed il Presidente Vittorio Cardaci Ama
un territorio che ne vanta radici antiche– ha detto
degli organizzatori della Giornata – Qui a Salemi,
Cardaci - per questo è di primaria importanza–
con l’amministrazione Sgarbi abbiamo messo tra
ha continuato - programmare necessari progetti
i primi punti programmatici anche il recupero del
di formazione di figure che possano contribuire
delizioso centro storico flagellato dal terremoto.
efficacemente alla sua promozione. Ed anche re-
Vogliamo sbracciarci e far sbracciare le maniche
alizzare vetrine dei prodotti del territorio in punti
per lavorare sodo ed avere risultati concreti”.
di grande riscontro. Ad esempio è “ingiustifica-
L’on. Vittorio Sgarbi, sindaco di Salemi, ha dato
bile” che negli aeroporti, nel stazioni ferroviarie,
una forte dose di energia ai promotori dell’iniziati-
nelle navi traghetto, negli autogrill che insistono
va, insistendo sulle legittime rivendicazioni di svi-
sul territorio siciliano è più facile comprare vini
luppo che si auspicano in Sicilia. “Per le potenzia-
e prodotti agroalimentari d’altri che nostri. Per il
lità e le risorse pedoclimatiche sarebbe legittimo
triennio 2011-2013 l’Istituto Regionale della Vite
che il Ministro alle attività agricole fosse assegna-
e del Vino ha elaborato un interessante program-
to ad un siciliano – ha detto tra l’altro – ed è giu-
ma di valorizzazione del made in Sicily – ha con-
sto che nel segno della valorizzazione delle pro-
cluso- cinque le linee:
fessionalità e dei prodotti di eccellenza la Sicilia
1. Valorizzazione dell’identità territoriale dei vini.
abbia le giuste attenzioni”. Il battagliero sindaco
2. Formazione, promozione, comunicazione e
di Salemi ha anche rivendicato il ruolo di promotore del recupero del centro storico abbandonato
marketing intelligence. 3. Ricerca e sperimentazione in viticoltura ed
operazione “Una casa ad 1 Euro”.
enologia.
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dopo il terremoto del 1968, con l’ormai famosa
4. Certificazione delle DOC.
Il confronto dialettico ha avuto la partecipazione
5. Valorizzazione enogastronomica delle risorse
del prof. Giacomo Dugo, dell’Università di Messi-
dell’Isola. Speriamo sia realizzato con la giu-
na, del prof. Gaspare Baiata, neo Presidente del
sta tempestività ed efficacia”.
Comitato per il rilancio del Vino Marsala, del dot-
“La più gradita ricompensa al sudore del lavora-
tor Antonio Parrinello del CTR, del prof Dino Ta-
tore della terra è rendergli giusta collaborazione e
schetta delle Cantine Colomba Bianca, e di tanti
supporto- ha detto l’on. Pino Giammarinaro, uno
altri autorevoli personaggi.
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Autoctoni Emergenti Camigliano
Cantina Sant'Andrea
Brunello di Montalcino 2006
Ottima annata 5 stelle, con inverno freddo e moderatamente piovoso, estate calda, soprattutto nella prima decade di Settembre, con piogge abbondanti nel periodo primaverile. Questo ha consentito di evitare uno stress idrico eccessivo durante l’estate, favorendo lo sviluppo degli aromi del frutto. Le temperature basse durante la maturazione hanno consentito la produzione di vini freschi e longevi che, per le caratteristiche del Brunello 2006, hanno permesso l’acquisizione di una struttura notevole unita ad una freschezza aromatica non comune. Un vino eccellente dunque, destinato ad una evoluzione prolungata nel tempo senza tuttavia perdere quei connotati di freschezza e di profumi che lo rendono uno dei più apprezzati e rinomati vini italiani.
Non si può racchiudere in poche battute la storia di una famiglia del vino cominciata 150 anni fa a Pantelleria, proseguita in Tunisia e degna di figurare in un romanzo d’epoca; nel nome il ricordo del suo Fondatore. L’azienda ha due anime: la prima, collocata nelle vicinanze del Circeo, ha sempre rappresentato una sfida verso un territorio privo di tradizione vitivinicola, come quello dell’Agro Pontino, ma eccezionale a livello microclimatico per sperimentare e provare. La seconda è immersa nelle avare colline che circondano la cittadina di Terracina dove vuole riscoprire i vecchi vini che già gli antichi romani conoscevano ed apprezzavano. Ogni bottiglia non vuole solo essere un vino ma anche un breve viaggio in queste terre, nella storia famigliare e nelle sue tradizioni e ci fa piacere scoprire prima di tutto che ogni etichetta è un avvenimento edonistico.
CAMIGLIANO Loc. Camigliano - Via d’Ingresso 2 - 53024 MONTALCINO (SI) Tel. +39 0577 844068 / +39 0577 816061 www.camigliano.it - info@camigliano.it
CANTINA SANTANDREA Strada del Renibbio, 1720 - 04010 Borgo Vodice (LT) Tel. 0773755028 - www.cantinasantandrea.it - info@cantinasantandrea.it
Casal Thaulero
Casale Triocco
Nel 1961 alcuni vignaioli locali si associarono per imbottigliare la loro produzione e per produrre Vini di alta qualità a Denominazione di Origine Controllata, i primi in Abruzzo. Oggi come allora, la bontà dei vini Casal Thaulero nasce dalle mani degli infaticabili vignaioli che traggono dalla terra d’Abruzzo frutti preziosi ed inebrianti. Si cela, dietro questo processo, la passione e l’attenta professionalità dei nostri enologi Romeo Taraborrelli (ai vertici dell’enologia nazionale), Pasquale Caldora e Lino Olivastri, per infondere in un bicchiere i gusti e l’identità di un territorio e riscoprire così anche i tesori più nascosti, come questo Pecorino Orsetto Oro.
CASAL THAULERO Contrada Cucullo - 66026 Ortona Chieti (Abruzzo) - Italy - Tel. 085 9032537 www.casalthaulero.it - info@casalthaulero.it
L’azienda viniviticola Casale Triocco è situata nel cuore della Verde Umbria, in un crocevia unico e raro del fiume Clitunno, a metà strada tra la città di Montefalco, con le sue splendide architetture e opere d’arte, e Spoleto, città che per secoli fu celebrata da artisti e poeti per il suo immenso valore paesaggistico e culturale. Qui, nel 1969, nasce la Cantina dei Colli spoletini, ora Spoleto Ducale e Casale Triocco. Un’azienda dalle grandi tradizioni vitivinicole che, al sapiente e antico lavoro delle maestranze, unisce tecnologie d’avanguardia e la bontà dei prodotti della terra umbra. Nel panorama della produzione del Sagrantino di Montefalco, Casale Triocco persegue tenacemente l’identità del vitigno coniugata alla attualità del sentire, facendone un vino raro. CASALE TRIOCCO Cantina e Oleificio Spoleto Ducale SCARL 06049 Petrognano di Spoleto (PG) Tel. 0743 56224 - www.casaletriocco.it - info@casaletriocco.it
a cura della redazione di
Autoctoni Emergenti Gusto - La pasta Gentile
Principe Pallavicini
La pasta Gentile di antica tradizione conserva ancora oggi, nel mondo delle tecnologie avanzate, i metodi tradizionali di produzione utilizzati a Gragnano, da sempre riconosciuta come “città della pasta”. Il piccolo opificio Gentile continua la sua missione: offrire un prodotto di altissima qualità utilizzando semole pregiate e un’essiccazione a bassa temperatura. Si è fatto inoltre una scelta mirata, quella di utilizzare grano esclusivamente italiano della varietà “Saragolla” proveniente dal tavoliere delle Puglie. La combinazione tra l’essiccazione lenta utilizzando il tradizionale metodo “Cirillo” e l’alta qualità della semola pugliese esalta il profumo, il sapore e la tenacità della pasta nei suoi singoli formati, rendendola unica.
Una delle più antiche famiglie della nobiltà italiana rappresenta oggi un raro esempio di sintesi tra storia, cultura e spirito imprenditoriale. Investimenti mirati allo sviluppo dell’attività vitivinicola si sposano alla naturale passione che la famiglia Pallavicini pone da secoli nelle sue attività non solo economiche ma anche culturali. A ciò si unisce una grande ambizione: quella di produrre vini dall’assoluto valore enologico. Il Cesanese Amarasco si pone come esempio di tradizione e modernità insieme, sprone per una riscoperta del grande autoctono, in quel Lazio vinicolo che rappresenta quanti stupori ai ricercatori meno distratti.
GUSTO Via Pasquale Nastro, 67 - 80054 Gragnano Napoli Tel. +39 081 8013417 www.gusto-gragnano.it - info@gusto-gragnano.it
PRINCIPE PALLAVICINI Via Casilina km 25,500 - 00030 Colonna (RM) telefono: 06-9438816 - www.vinipallavicini.com saitacolonna@vinipallavicini.com
Racemi
Roberto Manara
Il progetto Racemi consiste nella valorizzazione del Vigneto Puglia, ossia nella ricerca, vinificazione e commercializzazione su scala internazionale dei vitigni autoctoni regionali. L'idea, nata dall'intuizione di Gregory Perrucci, si è concretizzata sulla scorta dell'esperienza maturata con il fenomeno Felline - Primitivo di Manduria, il vino che per primo accese i riflettori su quello che oggi è considerato il più prestigioso tra i vitigni pugliesi. Alcuni di questi vitigni sono stati addirittura recuperati dal baratro dell'estinzione (sussumaniello e ottavianello) mentre altri sono stati reinterpretati con approcci di coltivazione e vinificazione di assoluta novità. Racemi, è dunque un luogo di confronto di idee e di applicazioni di esperienze diverse finalizzate alla costituzione di un portafoglio di aziende vitivinicole che possano rappresentare l'eccellenza del vino in Puglia. Perchè "Racemi"? I racemi sono il secondo frutto che alcune varietà (primitivo, catarratto) sviluppano in quantità rilevante sulle femminelle. Questi frutti di seconda generazione maturano a distanza di circa 20 giorni dalla vendemmia dei grappoli primari e pertanto vengono raccolti e vinificati in un secondo tempo, rappresentando una seconda opportunità per migliorare o addirittura recuperare gli eventi negativi occorsi nella prima vinificazione.
La famiglia Manara è una delle più antiche tra quelle che operano nel campo della viticoltura nel territorio di Ziano Piacentino. Già negli anni trenta partecipa all’importante Mostra Nazionale delle Uve da Tavola che si svolge a Piacenza ed è tra le prime, con i fratelli Vito e Tino a trasformarsi per avviare la produzione di uve da mosto. È proprio l’Azienda Vitivinicola Fratelli Manara nel 1939 ad apporre sulle bottiglie la prima etichetta con la denominazione di Gutturnio. Oggi la proprietà situata sulle colline di Ziano Piacentino in Val Tidone si estende per 30 ettari coltivati a vigneto. Da qualche anno la cantina Manara ha potenziato le proprie strutture, mirando a legare il portato del sapere tradizionale alle moderne tecniche enologiche e ad assumere, nel paesaggio vinicolo piacentino e nazionale, una posizione improntata alla qualità di un prodotto scelto, unico e inconfondibile, dall’originale personalità.
RACEMI Via Santo Stasi Primo - Z.I. - Manduria (TA) - Tel. 099 9711660 www.accademiadeiracemi.it - sabrina.calo@racemi.it
a cura della redazione di
ROBERTO MANARA - TENUTA FERRAIA Loc. Vicomarino 140 - 29010 Ziano Piacentino (PC) Tel. +39 0523 860209 www.robertomanara.it - quality@robertomanara.it
Autoctoni Emergenti San Michele Monte netto di brescia Sulla base delle memorie storiche che testimoniano la secolare presenza del Marzemino sul Monte Netto e grazie all’adattamento di questo vitigno al pedoclima, l’azienda ha puntato sulla valorizzazione di questa varietà che consente di produrre vini caratterizzati da una forte identità e che la contraddistinguono nel variegato panorama vinicolo. L’impegno si è concretizzato con l’introduzione nella gamma del Marzemino in purezza: il Montenetto IGT. Questo vino possiede caratteristiche tali da incontrare il gusto del consumatore moderno: il colore intenso, contraddistinto da riflessi violacei, una moderata gradazione alcolica e un’equilibrata struttura.
Monte Schiavo La Vini Monte Schiavo è una moderna e dinamica azienda vitivinicola impegnata nella produzione e distribuzione di una gamma completa di vini caratterizzati da altissimo livello qualitativo. Il centro aziendale è situato nel comune di Maiolati Spontini, in provincia di Ancona, nel cuore della zona classica di produzione del Verdicchio dei Castelli di Jesi. Su questi dolci contrafforti collinari, luminosi e soleggiati, con esposizione sud - sud ovest, si estendono i 115 ha di vigneto coltivati in una posizione climatica particolarmente favorevole per la maturazione di uve destinate alla produzione di vino DOC e spumanti di gusto raffinatissimo.
AZIENDA SAN MICHELE Via Parrocchia 57 25020 Capriano del Colle (BS) Tel. 030 9444091 - 335 6198031 www.vinisanmichele.it - aziendasanmichele@alloisio.com
Monte Schiavo La Vite SpA - Via Vivaio - 60030 Moie di Maiolati Spontini (AN) Tel 0731 700385 - Fax 0731 703359 info@monteschiavo.it - www.monteschiavo.it
Vicaria
Villa di Quartu
L’Azienda fondata da Diego Visconti, Carlo Cassinis e Domenico Ravizza, unisce le proprietà dei tre soci a Ozzano, Salabue e Rosignano Monferrato. Tutti i vigneti, rinnovati per l’80% della superficie, hanno una densità di 4-5000 ceppi e i sistemi di allevamento e potatura sono per lo più a guiot, con una piccola rimanenza a cordone speronato. Vicara basa la propria produzione su un parco vigneti di 53 ettari e propone da anni, con successo, i vini tipici del territorio monferrino: le Barbere, che presenta nelle varie vinificazioni (vivace, fermo, elevate in grande botte o in barriques) e il Grignolino. Una realtà vinicola diventata ormai punto di riferimento per tipicità e qualità nel Monferrato moderno.
VILLA DI QUARTU è l’evoluzione di piccole aziende vitivinicole a conduzione familiare, i vigneti si affacciano sul Golfo degli Angeli, la coltivazione della vite avviene seguendo le tradizioni dei Padri. Le varietà: a bacca bianca Nuragus – Vermentino – Moscato – Malvasia – Nasco; a bacca rossa: Monica – Cannonau – Barbera – Bovale. Vendemmia con le uve raccolte manualmente, trasferite in cassette dalla vigna alle cantine, dove vengono vinificate ad arte. Nei vini si ritrova la tipicità vera e la forte personalità della terra coniugata all’oggi.
VICARA Rosignano Monferrato - AL - 15030 Cascina Madonna Tel. +39 0142 488054 - www.vicara.it - vicara@vicara.it
VILLA DI QUARTU Via Garibaldi, 96 - 09045 QUARTU SANT'ELENA (CA) Tel. 070820947 - 070826997 www.villadiquartu.it - villadiquartu@tiscali.it
a cura della redazione di
Duca di Salaparuta: le Tenute
a cura della redazione di Quality ADV
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La Sicilia è un’isola famosa per i suoi mille territori diversi, zone calde e soleggiate come la fascia del sole in provincia di Trapani a ovest ma anche la neve sulla cima dell’Etna, il grande vulcano a est.
”
U
na terra ricca di diversità dove ogni vitigno comunica espressioni diverse secondo la zona di allevamento. Il Pinot Nero trova le condizioni ottimali solo sull’Etna (fondamentale è l’escursione termica), così come il Grillo solo nella provincia di Trapani; un grande bacino di diversità in cui è importante trovare il territorio vocato. Duca di Salaparuta riesce a raccontare, in modo sempre nuovo, gli aspetti più interessanti della Sicilia e ogni suo vino è espressione dei singoli territori e di una lunga tradizione vinicola, diventando icona di un vero e proprio stile di vita elegante, unico e riconoscibile.
Tenuta di Risignolo Salemi, in provincia di Trapani è un immenso palcoscenico vinicolo. In queste campagne arse dal sole c’è Risignolo, una delle Tenute Duca di Salaparuta, dove viene coltivato il Grillo che esprime
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le sue massime potenzialità in altura e quando è vinificato in purezza. È secondo questa logica che nasce Kados la prima etichetta di Risignolo, dal colore giallo paglierino, il profumo floreale e vanigliato, che racchiude tutto il fascino di questa terra eletta.
Tenuta di Suor Marchesa Riesi è situata nel centro della Sicilia, a pochi chilometri il mare. Il vigneto si arrampica su una collina ben esposta ai venti, dove le estati sono molto calde e gli inverni miti e brevi. Intorno il silenzio. Questa è la campagna siciliana più vera, dove da secoli si coltiva il Nero d’Avola che, grazie a particolari condizioni pedoclimatiche, trova proprio nell’area di Riesi il suo habitat ideale. Qui nascono Passo delle Mule, Nero d’Avola in purezza, dal sapore ricco, ampio e vellutato, di grande struttura e persistenza aromatica, e Triskelè, Nero d’Avola e Merlot, un connubio unico e dal gusto internazionale.
Tenuta Vajasindi Il territorio dell’Etna è da sempre caratterizzato da un numero elevato di piccole aziende agricole strappate al vulcano. In questo contesto si trova la tenuta di Vajasindi, nel comune di Castiglione di Sicilia. La Tenuta è caratterizzata da vigneti terrazzati (600 – 700 m. slm), la natura del terreno è di origine strettamente vulcanica e la posizione della Tenuta, nell’area nord del vulcano, garantisce un microclima particolare. Nascono qui due vini dalla personalità unica: Làvico, che rappresenta la raffinata sintesi del carattere deciso e selvaggio del Nerello Mascalese e Nawàri. Questo Pinot Noir dell’Etna, reso unico dal connubio tra condizioni climatiche ottimali e caratteristiche irripetibili del suolo, è l’ultima scommessa vinta da Duca di Salaparuta.
Gruppo Duca di Salaparuta Duca di Salaparuta un’azienda vinicola che rappresenta il passato, il presente e il futuro dell’enologia italiana. Un’azienda radicata nel territorio siciliano, che conosce nei dettagli le caratteristiche dell’isola, e innovatrice per tradizione grazie a visioni che durano nel tempo, una garanzia che gli ha permesso di attraversare i secoli. Il presente, grazie ai continui investimenti in vigna e nelle cantine, che ne fanno uno dei gruppi attualmente più interessanti in Europa per la produzione di vini di qualità. Il futuro, con una continua ricerca e sperimentazione sempre legata a un naturale amore per la terra e grazie anche ad innovative proposte di marketing e comunicazione. Un’azienda che raggruppa tre storici brand, Duca di Salaparuta, Corvo (1824) e Florio (1833), ognuno adatto a diversi momenti di consumo. Il Gruppo ha chiuso il 2010 con un aumento in fatturato del 10% e sul mercato italiano il solo brand Duca di Salaparuta ha avuto un incremento di quasi il 4%, grazie anche ai lanci di prodotti dedicati al canale tradizionale come la linea Calanìca e Nawàri, il primo Pinot Nero dell’Etna della Tenuta Vajasindi.
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Tenuta dell’Arbiola Vini per vocazione
a cura della redazione di Quality ADV
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La Tenuta dell’Arbiola domina la valle del Nizza dall’alto della collina omonima, nel comune di San Marzano Oliveto, al confine tra Monferrato e Langhe.
D
a sempre, nelle antiche cantine, si vinificano le uve raccolte nei vigneti di proprietà. Linee guida dell’azienda si riassumono in una viticoltura in armonia con la natura, una rigorosa selezione nel vigneto per ottenere una naturale concentrazione, tecnologie e procedure sempre all’avanguardia per rispettare ed esaltare le uve, affiancate da un’accurata scelta dei legni e delle partite destinate agli assemblaggi. Di recente, accanto ai vitigni autoctoni Barbera e Moscato sono stati introdotti Cabernet Sauvignon, Merlot, Pinot Nero, Chardonnay, Sauvignon Blanc. Questa scelta ha spinto lo staff enologico a percorrere nuove strade e lanciarsi in affascinanti sfide, come appunto quella di valorizzare al meglio le migliori uve Chardonnay e Pinot nero producendo il primo Spumante Brut della tenuta, il “Saicuvée”, un metodo classico originale e di spiccata personalità, prodotto con l’intento ri-
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”
specchiare la filosofia produttiva Saiagricola. Numerosi riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale hanno premiato la qualità dei vini della tenuta: Di questi, l’ultimo, in ordine di tempo, è stato conferito dall’Annuario dei Migliori Vini Italiani 2011 di Luca Maroni che ha assegnato alla Romilda 2007 il punteggio di 96 punti e il riconoscimento di “2° Miglior Vino Rosso d’Italia” nel corso del recente “SensofWine” di Roma. Superficie aziendale complessiva: di proprietà 30 ettari Estensione a vigneto: 20 ettari Composizione e caratteristiche del terreno: calcareo-arenacei Altitudine media dei vigneti: 200 m s.l.m. Densità ad ha: da 6.000 a 8.000 piante ad ettaro Forma di allevamento: guyot
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Vini prodotti “ROMILDA” BARBERA D’ASTI SUPERIORE NIZZA DOC Una grande Barbera che nasce in vigneti che hanno superato i 60 anni di età. Colore rosso rubino intenso tendente, con l’invecchiamento, al granato. Al naso è di grande finezza, offre percezioni di frutta rossa e buona mineralità. In bocca è strutturata, di buona morbidezza con la componente acida ben assecondata da quella alcolica. Finale lungo e molto persistente. Va servita in ampi calici a 18°c. Si abbina con carni rosse, selvaggina e formaggi stagionati. Uve utilizzate: Barbera 100% Affinamento: 12 mesi in barriques di rovere francese e 12 mesi in bottiglia Possibilità di invecchiamento: 10-12 anni “CARLOTTA” BARBERA D’ASTI DOC La Barbera più classica, fragrante, morbida e di grande bevibilità. Profumi di frutta rossa fresca, ribes e lamponi richiamano, nel finale, l’erba tagliata e la liquirizia. In bocca è ben equilibrata, buon corpo e lunga persistenza. Va servita a 18°c in calici di media grandezza abbinata a primi piatti saporiti, carni bianche e rosse, formaggi a media stagionatura. Uve utilizzate: Barbera 100% Affinamento: 6 mesi in barrique e 8 mesi in bottiglia Possibilità di invecchiamento: 5 anni “ARBIOLA BIANCO” MONFERRATO BIANCO DOC Assemblaggio di Sauvignon e Chardonnay ha colore giallo dorato pieno, profumi intensi di fiori, pesca e frutta matura con eleganti note minerali. In bocca è equilibrato e di buona morbidezza. Finale persistente e fresco. Va servito a 12°c in calici di media grandezza e si abbina perfettamente con antipasti, primi piatti e pesci. Uve utilizzate: Sauvignon blanc 80%, Chardonnay 20% Affinamento: 4 mesi in acciaio inox e 2 mesi in bottiglia Possibilità di invecchiamento: 3 anni
Tenuta dell’Arbiola
“SAICUVÉE” SPUMANTE BRUT METODO CLASSICO Il primo Spumante Brut della Tenuta dell’Arbiola nato con l’intento di valorizzare le migliori uve bianche della tenuta, scelte per questa “prima assoluta” nella gamma produttiva Saiagricola. Alla vista si presenta con un perlage fine e persistente e un colore giallo paglierino con riflessi verdognoli, mentre al naso, note fruttate e floreali con sentori di crosta di pane sono gli elementi che maggiormante si evidenziano. In bocca è delicato, pieno ed armonioso. Servito alla temperatura di 8°C, “Saicuvée”si sposa egregiamente ad antipasti a base di pesce, verdure e formaggi, crostacei in genere, così come anche paste e risotti a base di pesce e verdure. Vitigni utilizzati: Chardonnay, Pinot Nero “FERLINGOT” MOSCATO D’ASTI DOCG Moscato d’Asti, caratterizzato da un limitato contenuto in alcool (5% vol.) e da un importante tenore zuccherino. A tavola è il compagno ideale di dolci ma si rivela anche un ottimo abbinamento ai sapori decisi, addirittura piccanti. Dolce ma non stucchevole, delicato ed intenso ricorda il glicine, la pesca e l’albicocca, ha sentori di salvia, limone e fiori d’arancio. Vino unico nel suo genere, va servito a 6°c - 8°c. in calici a tulipano. Uve utilizzate: Moscato bianco 100% Affinamento: 3 mesi in bottiglia Possibilità di invecchiamento: 1 anno
Tenuta dell’Arbiola-Saiagricola SpA località Arbiola - regione Saline 67 14050 San Marzano Oliveto - Asti tel. +39 0141 856194 fax +39 0141 856800 mail: info@arbiola.it website: www.arbiola.it
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L’AMARONE ALLA CONQUISTA DEL MONDO Pur con una certa molteplicità di pareri, l’Anteprima Amarone 2007 ha dato segnali per il buon livello qualitativo, frutto di un andamento stagionale particolare. A seconda dei territori di provenienza i nuovi Amaroni riescono ad essere eleganti e di pronta beva o moderni e strutturati, con un quadro aromatico ampio, complesso e intrigante. Vini da bersi subito grazie ad una maggiore ricerca dell’eleganza ma, anche grazie ad un’ottima componente polifenolica, da conservarsi a lungo come nelle migliori annate. La crescita dell’Amarone non conosce crisi e passa dai circa 9 milioni di bottiglie del 2009 a quasi 13 milioni dello scorso anno. Nella presentazione dell’Anteprima, il Presidente uscente Luca Sartori ha messo in risalto come in futuro si dovrà ancora una volta privilegiare un mercato controllato. “Il nostro è un Consorzio maturo – ribadisce il Presidente – e numerosi sono i progetti già programmati per la promozione e la valorizzazione della nostra denominazione usando schemi innovativi come il legame ad altre denominazioni importanti, la sperimentazione di sinergie virtuose con la musica, il cinema e l’arte, ma sempre con un occhio al legame con il territorio. Dal punto di vista promozionale – conclude Sartori – abbiamo progettato una serie di azioni per il triennio 20112013 insieme al Consorzio del Prosecco, da attuare in Russia, Norvegia, Stati Uniti e Brasile. Un’alleanza che ottimizza le risorse e porterà all’estero l’eccellenza che Valpolicella e Prosecco rappresentano per l’Italia.” CONSORZIO PER LA TUTELA DEI VINI VALPOLICELLA PODERE LA REGOLA - www.consorziovalpolicella.it
BRANDINI – PRESENTATI I NUOVI ARNEIS E BAROLO Gli splendidi vigneti dove nascono i famosi crus del Barolo hanno fatto da contorno, intorno alla metà di febbraio, alla presentazione di due grandi vini di Langa: Langhe Arneis 2010 e Barolo 2007. Prodotti dall’Agricola Brandini a La Morra, sono correlati ambedue ad una filosofia produttiva che fonda i propri fondamenti sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni in terroir ad altissima vocazione vitivinicola. Con l’aiuto dell’enologo Beppe Caviola coadiuvato dai produttori Carlo Cava-
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gnero e Angelo Rosso, il pubblico presente ha potuto dapprima approfondire, per ogni vino, l’interessante filiera in vigneto e in cantina, per infine apprezzare nei bicchieri caratteri organolettici di alto profilo sensoriale. Dice Beppe Caviola: ”Il Langhe Arneis 2010 è un vino fresco e piacevole dal bell’impatto olfattivo con pronunciate note floreali, tra cui spicca il fiore di sambuco, e fruttate che ricordano molto la pesca bianca. Il Barolo 2007 si esprime con note di eleganza e piacevolezza e, affinando in botti di media grandezza, presenta un tannino suadente e vellutato con caratteristiche di pronta beva che sdoganano il concetto di un vino destinato prevalentemente all’invecchiamento”. AGRICOLA BRANDINI SOC.AGR.A R.L. www.agricolabrandini.it
DE CARLO, OLIO DA PIù DI 400 ANNI De Carlo, Mastri Oleari dal 1600 in Bitritto (BA), la più antica azienda di produzione di olio extravergine di oliva presente in Puglia, continua a mietere successi con il Torre di Mossa – D.O.P. Terra di Bari-Bitonto, ricavato da olive raccolte a mano, della varietà Ogliarola Barese e Coratina e che presenta caratteristiche organolettiche di pregio. Classificato Miglior Olio del Mondo nel 2008, fruttato medio, di colore giallo dorato con riflessi verdi, leggermente velato, presenta un profumo ampio e complesso, ricco di note vegetali di erbe di campo e sottili note di officinali, con sentori di maggiorana e mandorla verde. In bocca ha sapore morbido ed equilibrato, caratterizzato da toni di erbe fresche e mandorla dolce in chiusura con note molto armoniche e contenute di amaro e piccante. Ideale per l’utilizzo a crudo su carne, funghi, verdure gratinate e alla brace, zuppe di legumi, carpacci e primi saporiti. FRANTOIO OLEARIO DE CARLO www.oliodecarlo.com
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IRMÀNA - LA NATURA RACCOLTA A MANO La ricerca delle uve ottimali, la rigorosa selezione dei vigneti e gli innovativi metodi di vinificazione, per conservare le caratteristiche uniche delle uve, sono aspetti che appartengono a Corvo. Caratteristiche che, grazie a questo nuovo progetto, Corvo vuole esprimere ed esaltare con dei vini da cultivar siciliane provenienti dalle zone più vocate. Lavorare i vitigni autoctoni nel loro territorio di origine permette di coltivarli in modo naturale proprio perché sono naturalmente a loro agio nella loro terra. Inoltre, in questo progetto Corvo ha voluto certificare la raccolta a mano in piccole ceste attraverso cui è possibile effettuare un’accurata cernita delle uve già in vigna. Solo quelle perfettamente sane e a maturazione ideale arrivano in cantina per la vinificazione. Nascono così Corvo Irmàna Grillo e Corvo Irmàna Nero d’Avola e Frappato dedicati al solo mercato tradizionale. www.duca.it , www.vinicorvo.it, www.cantineflorio.it
UN “VERO” ARIDDHRU Dalla lingua siciliana che significa “Grillo”, prende il nome questo vino di tutto rispetto, frutto della perfetta armonia tra territorio e vigne, tipica delle zone di Marsala. E da quella zona, un terreno calcareo ricco di resti fossili, assorbe vigore e struttura. La fama di questo vitigno deriva dall’utilizzo per il vino Marsala ma la diversa interpretazione della Vero Vini ne fa un prodotto da pasto di assoluto interesse. Di un bel colore giallo oro e di profumo delicato, intenso e fruttato, sebbene dotato di buon tenore alcolico, in bocca si presenta fresco, di ottima persistenza, elegantemente variegato di sentori di pesca bianca, pepe verde e gelsomino. Gli abbinamenti gastronomici ideali sono ovviamente con piatti di mare saporiti quali zuppe di pesce, bottarga e gamberoni alla griglia. VERO VINI - www.verovini.it
PIAVE D.O.P. LATTEBUSCHE MIGLIOR FORMAGGIO ITALIANO DA ESPORTAZIONE
SANTA MARGHERITA DA 50 ANNI LO STILE DEL PINOT GRIGIO ITALIANO
Il Piave è un formaggio a pasta cotta, duro e viene proposto nelle tre classiche stagionature: fresco 20-60 gg, mezzano 61-80 gg, e vecchio oltre 180 gg, oltre ad una “Selezione Oro” garantito oltre 12 mesi e un “Riserva” stagionato oltre 18 mesi. Prodotto esclusivamente con latte delle vallate bellunesi e nel rispetto delle antiche regole dell’arte casearia, esprime un sapore intenso e corposo che cresce con l’avanzare della stagionatura, conservando nel gusto una nota particolare che lo rende assolutamente unico. Grazie a queste caratteristiche, il formaggio Piave ha ottenuto lo scorso anno la Denominazione d’Origine Protetta, il marchio di qualità che tutela le eccellenze agroalimentari europee. Inoltre, alla 6^ edizione delle Olimpiadi dei Formaggi di Montagna a Seignelégier, in Svizzera, il formaggio Piave è stato premiato come miglior formaggio italiano da esportazione, davanti alla Fontina e al Parmigiano Reggiano.
Dietro ogni bottiglia di vino c’è un approfondito studio che consente al prodotto di esprimere i suoi caratteri distintivi. Ed è proprio questo carattere che Santa Margherita ha voluto imprimere col primo imbottigliamento dell’annata 2010 del Pinot Grigio, quella del 50° anniversario. Con la vendemmia 1960 nasceva il Pinot Grigio Santa Margherita: un vino intenso, elegante, con inaspettate note floreali, richiami di agrumi e frutta a polpa bianca. Supportato da una struttura serrata e vibrante e una stimolante e fresca sapidità. Un logo elegantemente celebrativo sulla capsula dorata della bottiglia enfatizza un percorso di successi di un vino simbolo dell’enologia italiana nel mondo, che ha profonde radici nella storia e nella passione di Santa Margherita. Un vino unico, adatto per il carattere di sapidità e freschezza ad accompagnare i piatti della cucina italiana. Una rivoluzione del gusto, tra artigianalità e innovazione, che da 50 anni detta lo stile del Pinot Grigio italiano.
LATTEBUSCHE S.C.A. www.lattebusche.it
SANTA MARGHERITA S.P.A.- www.santamargherita.com
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UN ANNO DI EVENTI CON MAZZETTI D’ALTAVILLA Le date da non perdere con la distilleria più antica del Piemonte: in cima alla collina di Altavilla Monferrato, tutto è pronto per un nuovo anno ricco di eventi. Nell’anno dedicato ai 150 anni dell’unità d’Italia (e Mazzetti d’Altavilla - Distillatori dal 1846 esisteva già da quindici anni!) la grapperia più antica del Piemonte invita il pubblico di estimatori ad annotarsi alcune date nelle quali vi sarà l’occasione di conoscere e degustare i prodotti di Casa Mazzetti. A marzo la primavera vedrà Mazzetti d’Altavilla impegnata a Golosaria 2011 (il 5 e 6 marzo al Castello di Casale e il 12 e 13 marzo al Castello di Castell’Alfero, nell’astigiano). Poi sarà la volta del Vinitaly di Verona (Padiglione 7, Stand B8) dal 7 all’11 aprile, di Cantine
correttamente osservate permettono di evitare veri e propri disastri. Dal 2004 al 2010, le analisi effettuate dal Laboratorio Polo per un centinaio di clienti (sugherifici e aziende vinicole, da ogni parte d’Italia e dalla Francia) hanno “coperto” oltre 100 milioni di tappi di sughero. Anche grazie ad un rapporto “di fiducia e collaborazione” (sono parole di Maurizio Polo, mente e anima di Pololab) instaurato da un lato con i produttori di tappi in sughero, dall’altro con i vignaioli. LABORATORIO ENOCHIMICO POLO - www.pololab.com
CARNAROLI RISERVA SAN MASSIMO – IL VALORE DELLA BIODIVERSITÀ Aperte (domenica 29 maggio 2011) e Grapperie Aperte (domenica 9 ottobre). Ma come dimenticare la rassegna “Arte in Distilleria”? In queste settimane saranno ancora le immagini dell’esposizione fotografica “Alfabeto del Mondo” di Raffaele Tomasulo a dare il benvenuto ai gentili ospiti. Mazzetti d’Altavilla aprirà anche quest’anno le porte a gruppi e associazioni che vogliono effettuare il tour dell’azienda e degustare i distillati di casa Mazzetti. MAZZETTI D’ALTAVILLA S.r.l. - www.mazzetti.it
ODORE DI TAPPO… ADDIO! L’odore di tappo (più tecnicamente si chiama “difetto di tappo-muffa”) è probabilmente il nemico numero uno del vino. Un nemico che da una ventina d’anni è stato identificato – è una molecola denominata 2,4,6 Tricloroanisolo, in breve TCA – ma non per questo meno temibile. L’Italia è all’avanguardia a livello mondiale nella “caccia” a questo nemico. Merito di una eccellenza veneta, Pololab (Laboratorio Polo di Oderzo), primo in Europa (fin dal 2004) a mettere a punto il metodo per determinare la presenza del TCA e degli altri metaboliti che possono causare l’odore di tappo, sostanze la cui presenza a livello infinitesimale può inquinare intere partite di tappi. Il laboratorio Polo, oltre ai metodi analitici, ha messo a punto tecniche di campionamento e di prelievo che, se
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L’azienda agricola Riserva San Massimo si trova nel comune di Gropello Cairoli (PV) e si estende per circa 600 ettari ma solamente un terzo viene sfruttato per la coltivazione del riso. I restanti ettari sono occupati da zone boschive con querce secolari, canneti e ontani (è il più grande ontaneto d’Europa), oltre a diverse piante da frutto che producono il concime naturale per le piante del riso Carnaroli lì coltivate. I sistemi di coltura uniti ai fantastici scenari naturalistici che si presentano agli occhi dei visitatori hanno fatto sì che l’Unione Europea l’abbia riconosciuta nel 2004 come SITO DI INTERESSE COMUNITARIO (S.I.C) e l’adesione al Marchio Blu del parco del Ticino obbliga a garantire ai consumatori una produzione controllata, senza utilizzo di prodotti chimici che potrebbero inquinare i terreni, dove sono presenti innumerevoli risorgive dalle quali sgorga dell’acqua purissima destinata totalmente all’irrigazione dei campi in cui crescono le piante dell'autentico riso Carnaroli superfino. L’eccellente tenuta di cottura, la bassa collosità e la grande capacità di assorbimento di condimenti e aromi lo fanno apprezzare in particolare da cuochi e ristoratori per le sue qualità organolettiche e culinarie. AZIENDA AGRICOLA SAN MASSIMO www.riservasanmassimo.it
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RIONDO CREA EXCELSA Debutta quest’anno, Excelsa, il Soave firmato Cantine Riondo e Collis Veneto Wine Group. Nato dal desiderio di ridare lustro ad un vino dell’eccellenza italiana come il Soave, Excelsa, grazie alle sue precise caratteristiche qualitative, intende proporsi come un prodotto d’avanguardia nei trends del settore vinicolo. Riondo, con questo progetto, ha voluto ricercare le potenzialità inespresse di un importante vitigno, la Garganega, destinato alla produzione del Soave doc, mantenendone costanti le caratteristiche organolettiche. Una produzione enologica prestigiosa in cui la sapidità, la mineralità, la freschezza e l’acidità sono valorizzate al massimo. Il Soave Excelsa con la sua eleganza nei profumi e nei sapori, vuole così interpretare il modo di bere contemporaneo. Una degustazione leggera, salutare e al contempo intensa, ricca di emozioni. CANTINE RIONDO S.p.A.- www.cantineriondo.com
IL PORTO TAYLOR’S AL PRIMO POSTO PER ROBERT PARKER Il grande critico americano Robert Parker – probabilmente il maggiore trend setter mondiale del mondo del vino – ha stilato la sua personale graduatoria di tutte le Aziende top del pianeta. Nella sua personale classifica compaiono i più bei nomi delle più celebri regioni vitivinicole internazionali: Bordeaux, Borgogna, Provenza, Champagne, Toscana, Australia, California, ecc. Per il terzo anno consecutivo, al primo posto assoluto della singolare superlista di Parker campeggia il nome della più prestigiosa Casa di vini di Porto, la Taylor’s, risultata nel 2010 la migliore Azienda vinicola mondiale. Fondata nel 1692, Taylor’s è da sempre sinonimo di vini di Porto di eccellenza. Azienda ancora oggi a conduzione familiare, proprietaria delle Quintas (tenute) più pregiate della regione portoghese dell’Alto Douro, produce le sue uve e i suoi vini di Porto con quella accuratezza e quella competenza che la rendono assolutamente unica al mondo. Apprezzati dai conoscitori di tutti i continenti, i suoi prodotti ottengono regolarmente i maggiori riconoscimenti alle aste, nelle competizioni internazionali e sulla stampa specializzata di ogni Paese. Fratelli Rinaldi Importatori - www.rinaldi.biz
BELORO 2006 - LA STRADA È QUELLA GIUSTA I fratelli Nuti, di Podere la Regola, possono essere sicuramente soddisfatti dai tanti apprezzamenti che il loro Montescudaio Rosso DOC Beloro 2006 sta riscuotendo su tutte le Guide Vini 2011. Una produzione limitata, sotto il controllo di Luca D’Attoma, per questo Sangiovese in purezza ritenuto uno dei migliori della Costa Toscana, affinato 15 mesi in botti da 5 e 10 hl. e almeno 18 mesi in bottiglia che presenta al naso piacevoli sentori di frutti rossi maturi, ciliegie su tutti, con note speziate e balsamiche che si ripresentano al palato con buona tannicità in un finale persistente ed elegante. L’abbinamento ideale è ovviamente con i secondi piatti toscani di cacciagione. PODERE LA REGOLA - www.laregola.com
UN OCCHIO NERO…. CHE NON FA MALE! co soffiato a bocca nello stabilimento di Kufstein, nel Tirolo austriaco, dai maestri vetrai dell‘azienda. Si chiama Occhio Nero…si caratterizza infatti per una fessura ovale posizionata al centro del decanter…che una volta riempito con il vino (la misura corretta è di circa 750 ml, cioè come una bottiglia intera) spicca proprio come un occhio trasparente nel rosso vivo del prezioso nettare che l’avvolge tutto intorno. Inquietante, ma intrigante…. Il decanter Occhio Nero rientra nella linea Black Tie della Riedel, che già comprende i raffinatissimi calici dallo stelo nero e vari altri decanter di forme diverse ma tutti impreziositi da una finitura di cristallo nera che ne sottolinea il profilo. Un oggetto particolare, un design accattivante che farà il suo effetto sulla tavola. E soprattutto un decanter che non viene meno alla sua funzione di ossigenare il vino in maniera corretta: tutti gli articoli della Riedel sono veri strumenti di precisione creati per il servizio e per la miglior degustazione del vino. É la filosofia che contraddistingue l’azienda da 11 generazioni. GAJA DISTRIBUZIONE www.gajadistribuzione.it
a cura della redazione di
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La Torino del vino seduce Verona
Al Vinitaly l'unicità delle DOC Torinesi Torino ama farsi conoscere per le sue qualità. Così, senza esitazione, tornano al Vinitaly i migliori vini della provincia: bottiglie di classe e qualità, pronte a farsi conoscere. Realizzati soprattutto da piccoli produttori, apprezzati dai migliori palati, i vini scendono in campo tutti insieme, sostenuti dalle istituzioni del territorio. La Camera di commercio di Torino accompagna la propria selezione – il meglio della produzione vinicola del torinese – che verrà presentata al pubblico presso lo stand dell’ente, gestito insieme alla Provincia di Torino nell’area coordinata da Unioncamere e Regione Piemonte. Un viaggio nel gusto I vini sono pronti per essere esplorati, nel loro sapore e nella loro storia. Presso lo stand, personale qualificato dell’Enoteca Regionale dei vini della provincia di Torino propone in degustazione le 25 tipologie di vino delle 7 denominazioni della provincia: Freisa di Chieri, Collina torinese, Pinerolese, Valsusa, Carema e Canavese, oltre all’Erbaluce di Caluso, che nel 2010 ha conquistato la DOCG. E per chi vuole conoscere meglio il territorio, non mancano le proposte enoturistiche della Strada Reale di vini torinesi. Torinesi, vitigni da scoprire Accanto ai vitigni noti e di più recente diffusione, Torino consente di scoprire anche i più antichi o gli autoctoni. Produzioni dalle eccellenti caratteristiche organolettiche, tutte da provare e con una qualità e varietà che testimoniano l’identità territoriale e storico-culturale. Innovazione nella bottiglia Torino innova senza dimenticare la tradizione. Così avviene anche nel settore vinicolo, con il progetto “Etichetta intelligente”: un codice a barre bidimensionale (QR code) che, fotografato con uno smartphone, svela peculiarità e caratteristiche delle migliori bottiglie del territorio.
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L’iniziativa, promossa dalla Camera di commercio in collaborazione con Torino Wireless, è presentata nello stand. Un modo interattivo per apprezzare il vino grazie alla tecnologia. Il vino, raccontato Ma i racconti multimediali non sostituiscono quelli dal vivo: produttori e consorzi di tutela dei vini doc torinesi sono infatti presenti nello stand, per raccontare le proprie produzioni insieme all’Enoteca Regionale dei vini della provincia e alla Strada Reale dei vini torinesi. Tra gli incontri: la presentazione del riconoscimento DOCG alla storica denominazione Erbaluce di Caluso e la partnership tra la Strada Reale dei vini torinesi e l’84° adunata nazionale degli Alpini 2011, a Torino i prossimi 7 e 8 maggio. Torino DOC, una guida da non perdere Per aiutare gli ospiti a ritrovare i piaceri delle degustazioni, la Camera di commercio distribuisce gratuitamente “Torino DOC 2010”, la pubblicazione sui migliori vini del torinese. Un’irrinunciabile guida a vitigni, vini e territori – tutti da esplorare.
Camera di commercio di Torino e Provincia di Torino al Vinitaly 2011 Padiglione 9 Espositori ospiti: Associazione Strada Reale dei Vini Torinesi • Balbiano Melchiorre azienda vitivinicola • Cieck azienda agricola • Consorzio di tutela vini Pinerolese doc • Cooperativa Produttori Erbaluce di Caluso • Enoteca Regionale dei Vini della provincia di Torino • Federazione tra Consorzi di Tutela vini doc Alto Piemonte • Ferrando azienda vitivinicola • Rossotto Stefano azienda agricola • Santa Clelia azienda agricola Info: Settore Promozione - Camera di commercio di Torino via San Francesco da Paola 24 - 10123 Torino tel. 011 571 6396/88 agroalimentare@to.camcom.it - www.to.camcom.it/guidavini
Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
I
l Laboratorio Chimico Camera di Commercio
In campo analitico, oltre ad analisi merceologiche
di Torino, nato circa mezzo secolo fa, opera
su prodotti alimentari, il Laboratorio possiede le
senza fini di lucro come organismo tecnico
competenze per svolgere determinazioni su ali-
per la Camera di commercio di Torino e collabo-
menti zootecnici, terreni e fertilizzanti, ma anche
ra con le altre Camere di commercio Piemontesi
prove specifiche per la verifica della conformità
nello svolgimento dei compiti di promozione eco-
di contenitori e imballaggi destinati al contatto
nomica, offrendo alle imprese, ai consumatori,
con gli alimenti, della presenza di sostanze inde-
alle pubbliche amministrazioni, alle associazioni
siderate quali micotossine, allergeni e sostanze
di categoria, agli enti locali, un servizio di analisi,
responsabili di intolleranze alimentari, oppure di
consulenza e formazione assolutamente indipen-
sostanze organiche volatili, di OGM, e per accer-
dente ed imparziale. In particolare il ruolo di sup-
tare, tramite analisi del DNA, la tracciabilità ad
porto tecnico del Laboratorio alle attività a favore
esempio di carni bovine.
del mondo enologico locale si articola quindi nei
Tuttavia il Laboratorio non si limita a fornire soli
diversi aspetti di promozione e di tutela, in un
dati analitici, ma è in grado di assistere i vari ope-
percorso che aiuta ad evidenziare ed esaltare la
ratori della filiera per la corretta interpretazione
professionalità del settore. Da citare, tra gli altri,
dei dati al fine di migliorare i singoli processi pro-
il progetto Maestri del Gusto realizzato median-
duttivi in termini sia di efficacia sia di efficienza
te la conduzione di audit presso le aziende vini-
del proprio sistema di gestione per la sicurezza
cole che hanno aderito all'iniziativa, i progetti di
alimentare, attraverso servizi di consulenza e
monitoraggio della produzione vinicola torinese,
specifica formazione.
l’affiancamento operativo alle Camere autorizza-
Sul fronte istituzionale, il Laboratorio, in campo
te dal Ministero delle Politiche Agricole come Or-
enologico, è autorizzato dal Ministero delle Politi-
ganismo di Controllo di alcune Denominazioni di
che Agricole ad effettuare analisi ufficiali sul vino,
Origine nelle attività di ispezione prevista nei Piani
come ad esempio i controlli per l’esportazione ed
di Controllo della filiera vitivinicola, la redazione di
i controlli chimico-fisici prescritti per accertare la
pubblicazioni sia di divulgazione per i consuma-
rispondenza al relativo disciplinare per i vini DOC
tori sia di consultazione per le imprese.
e DOCG.
Laboratorio Chimico Camera di Commercio di Torino via Ventimiglia 165 - 10127 Torino tel. 011 670 0 111 - fax 011 6700 100 labchim@lab-to.camcom.it - www.lab-to.camcom.it Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
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Proposta VINI IL GENIUS LOCI NEI VINI DELL’ANGELO
I VINI ESTREMI SONO VINI EROICI Figli della fatica, del sudore, della laboriosità dell’uomo; sono prodotti in zone spesso sconosciute, geograficamente impervie, talvolta impossibili e coltivati in minuscoli fazzoletti di terra strappati alla montagna, alle rocce, al mare. Dal Trentino-Alto Adige alla Sardegna, dalla Valle d’Aosta all’isola di Pantelleria, dalla Valtellina alla Costiera Amalfitana e alla Costa Viola, dalle Cinque Terre alle pendici dell’Etna, l’antica Enotria vanta una miriade di vitigni che sono sopravvissuti alle guerre, alle pestilenze, al flagello della fillossera. Vitigni che, grazie alla tenacia e alla passione di alcuni piccoligrandi vignaiuoli, sono stati strappati all’oblio e che ancor oggi sono in grado di regalarci dei vini straordinari. Vini carichi di storia e di suggestioni, vini rari (a volte la produzione è di poche migliaia di bottiglie) e preziosi che si fanno apprezzare da quanti amano i vini autentici, in contrapposizione ai vini-fotocopia che oggi imperversano in ogni angolo del pianeta.
• FURORE BIANCO Fiorduva MARISA CUOMO Via G.B. Lama 16/18 - 84010 Furore (Sa) - Tel. 0577.941528 www.marisacuomo.com - info@marisacuomo.com
VINO SANTO TRENTINO Da uva Nosiola, raccolta e posta in appassimento sulle tipiche “arèle” (graticci in legno), dove rimane per 5/6 mesi. Durante questo periodo i grappoli appassiscono lentamente sviluppando al loro interno la Botrytis cinerea che, consumando acqua all’interno degli acini, favorisce la concentrazione zuccherina e la formazione degli aromi. Il clima della zona è condizionato dall’azione termoregolatrice dell’Ora del Garda, vento che quotidianamente sale dal Lago di Garda rendendo la valle un’isola climatica tipicamente mediterranea. Per tradizione l’uva viene pigiata durante la Settimana Santa. La resa è molto bassa, da un quintale si ottengono mediamente 18 lt di mosto con un contenuto altissimo di zuccheri. Fermenta in vasche di acciaio inox dove rimane per circa un anno, affina e matura in piccole botti di rovere per tre, quattro anni e infine passa almeno un anno in bottiglia prima di essere commercializzato
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Per poter apprezzare certi vini bisogna avere un po’, almeno un po’, di senso storico senza, per questo, dover attingere a grandi studi o ad approfondite ricerche. Significa, ad esempio, saper cogliere il desiderio di raccontare, …e il vecchio diceva, guardando lontano: immagina questo coperto di grano… (Francesco Guccini, Il vecchio e il bambino)
Significa, ascoltando un brano musicale, …provare la sensazione che quel pezzo di musica, quella idea non può essere stata inventata e composta che circa lì, in quello spazio e in quel tempo, in quella cultura. (Paolo Prodi, Introduzione allo studio della storia moderna) Significa, nel percepire un profumo o un gusto, andare con la mente indietro nel tempo o rivivere una situazione che ci ha toccati, ma anche avere la consapevolezza che quel gusto può evocare un mondo che non esiste più o che esiste trasformato. (Brad Bird, Ratatouille)
…così, bevendo questi Vini dell’Angelo, tutti prodotti con uve che erano coltivate nel Trentino asburgico fino alla caduta dell’impero, ci possiamo calare, con un po’ di fantasia, nell’atmosfera dell’Austria imperiale con le musiche degli Strauss, possiamo immaginare la fatica dei contadini nel solleone d’estate oppure pensare a com’era il paesaggio senza macchine, grattacieli, autostrade, viadotti e funivie. È l’immaginazione che dà sostanza e forza al pensiero, che ingentilisce gli incontri conviviali e alleggerisce la vita. Questi vini, con la loro ricchezza aromatica e gustativa, con i loro differenti colori e retrogusti, riservano autentiche sorprese…
• CASETTA Majere LA CADALORA Via Trento, 44 - 38060 S. Margherita d’Ala (Tn) - Tel. 0464.696443 www.lacadalora.com - info@lacadalora.com
VINI DELLE CITTÀ ITALIANE Collana curata dalla dott.ssa Iris Fontanari Martinatti, ricercatrice storica nel settore vinicolo. In essa sono descritti i vini consumati nel corso del tempo nelle più importanti città italiane. La Collana riassume anche i principali vitigni coltivati nelle zone limitrofe alla città presa in esame. Parallelamente alle pubblicazioni, sono stati recuperati alcuni vitigni (uno per libro) menzionati nel testo. Primo Volume VENEZIA: • MARZEMINA BIANCA Terzo Volume MILANO: • BERZAMINA Quinto Volume FIRENZE: • TREBBIANO DI TOSCANA
Secondo Volume ROMA: • BOMBINO BIANCO Quarto Volume VERONA: • DINDARELLA Sesto Volume PADOVA: • TURCA
• VINO SANTO TRENTINO
• TURCA
FRANCESCO POLI Vigne di Massenza Via del Vai, 2 - 38070 Santa Massenza (Tn) - Tel. 0461.864102 www.marisacuomo.com - francescopoli@francescopoli.com
LA MONTECCHIA Conte Emo Capodilista Loc.Montecchia, 16 – 35030 Selvazzano Dentro (Pd) - Tel. 049.637294 www.lamontecchia.it - lamontecchia@libero.it
Proposta VINI www.propostavini.com - info@propostavini.com
BOLLICINE DA CONVERSAZIONE Come le scarpe ci servono per camminare, il letto per dormire o la forchetta per mangiare, lo spumante ci aiuta a conversare. Si può benissimo camminare scalzi, dormire sulla terra nuda e anche mangiare con le mani, come si può vivere senza parlare e senza brindare. A chi invece ama la conversazione, consigliamo lo spumante perché, a differenza degli altri vini, non entra negli argomenti, si tiene discretamente e saggiamente in disparte, sicché l’allegria, o l’inquietudine, possano affiorare senza ostacoli. Che sia prodotto con il metodo Martinotti, Champenoise o Familiare il risultato nel bicchiere, è identico; la differenza, se c’è, è nel gusto. In ogni caso la componente indispensabile, in uno spumante di qualità, è la freschezza che deriva dall’acidità delle uve, data, in natura, dalla latitudine, dall’altitudine o da instrinseche proprietà dell’uva. Tutte le antiche varietà d’uva italiane, sia a bacca bianca che a bacca rossa, sono cariche d’acidità e ciò permette di ottenere straordinarie bollicine anche in zone calde o non particolarmente elevate. L’uso di queste varietà ci consente d’intraprendere e sperimentare con orgoglio, pur nella totale ammirazione per lo Champagne (che molto ci ha insegnato), una strada tutta italiana alla spumantizzazione.
• NEBBIOLO DOSAGGIO ZERO Metodo Classico ERPACRIFE Via Bodriti, 5/D - 14054 Castagnole Lanze (At) - Tel. 0141.877215 www.erpacrife.com - erpastar@yahoo.it
VINI FRANCHI Nella seconda metà dell’800 la fillossera decimò la viticultura del vecchio continente, indifesa contro il parassita presente sulle viti, portatrici sane, provenienti dal nuovo mondo; quasi che l’America avesse voluto vendicarsi delle malattie portate dai conquistatori europei che decimarono la popolazione indigena. Fino a quel momento le viti europee non necessitavano di trattamenti perché non conoscevano malattie tranne il raro mal dell’esca. In qualche zona dove la fillossera non è arrivata per motivi climatici e/o geologici, si è salvato qualche vigneto; pochi altri resistono perché vivono solamente sul loro piede originario. Tutte le varietà non innestate hanno caratteri varietali molto spiccati e più nitidi di quelle su portainnesto americano.
VINI DELLE ISOLE MINORI … piantare una vigna è come fare un matrimonio con la terra, che non a caso la Bibbia pone come il primo gesto compiuto da Noè dopo il diluvio. Significa stipulare un’alleanza con un pezzo di terra, affermare che lì, in quel posto preciso, si vuole dimorare, che si prende il tempo di attendere lì e non altrove i frutti del proprio lavoro: coltura e cultura “radicalmente” diversa da quella nomadica è quella della vigna, una sorta di patto nuziale tra l’uomo e la natura senza il quale non può nascere la “civiltà”. (Enzo Bianchi, Il pane di ieri, Einaudi, 2008, Torino, pp. 48-49) L’isola piccola permette alla fantasia l’approdo in un luogo ben definito, delimitato da precisi confini, con flora e fauna caratteristiche, in un clima unico e irripetibile. Ma le isole piccole esistono anche nella realtà e, in esse, l’uomo isolano ha dovuto accontentarsi di quanto l’ambiente gli offriva. Coltivando con fatica la terra, è riuscito (e riesce) a produrre vini che sono espressione della sua geniale operosità, ricchi di luce, di colori, di profumi. L’isola è un mondo a sé nel quale ogni essere si è meravigliosamente adattato alle più disparate condizioni ambientali, ricavandosi un proprio spazio dove crescere e vivere. Anche le tipologie di viti, presenti da tempi remoti, hanno sviluppato caratteri peculiari, adeguandosi con maestria ai vari climi e alle differenti situazioni geologiche. Nelle isole minori questa selezione è stata ancora più dura, i risultati ancor più originali.
• ALEATICO TOSCANO Cristino LA PIANA Via Regina Margherita, 4 - 57032 Capraia Isola (Li) - Tel. 392.0592988 www.lapianacapraia.it - info@lapianacapraia.it
PRIMI VINI È un progetto enologico inerente uve la cui precocissima maturazione permette un’anticipata uscita dei vini. I procedimenti di vinificazione devono essere tradizionali, senza l’ausilio della macerazione carbonica, al fine di non compromettere il normale affinamento in bottiglia. Per potersi chiamare PRIMI VINI devono essere commercializzati prima dell’uscita dei vini novelli.
• BLANC DE MORGEX ET DE LA SALLE Vini Estremi
• SAN LORENZO Il Primo
CAVE DU VIN BLANC DE MORGEX ET DE LA SALLE Loc. Les Iles - Fraz. La Ruine - 11017 Morgex (Ao) - Tel. 0165.800331 www.caveduvinblanc.com - info@caveduvinblanc.com
CASATA MONFORT Via Carlo Sette, 21 - 38015 Lavis (Tn) - Tel. 0461.246353 www.casatamonfort.it - info@casatamonfort.it
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a cura della redazione di Quality ADV
Il Piemonte e la cucina del Risorgimento
“
Periodo travagliato, quello Risorgimentale, ma non per questo povero dal lato enogastronomico. Il percorso garibaldino permise di effettuare un vero e proprio “Giro dell’Italia a tavola” e, focalizzandoci nello specifico sul Piemonte, molti sono i piatti che rimangono tutt’ora vivande centrali della cucina della nostra Regione.
U
n grande merito lo si deve all’artefice del Risorgimento Italiano, quel Camillo Benso, Conte di Cavour, che fin da piccolo mostrava una spiccata predisposizione ai piaceri della buona tavola preoccupando non poco i propri genitori. Ma si sa, i genitori si preoccupano sempre e anche quelli di Cavour si mostravano particolarmente ansiosi come si può intuire da una lettera che suo padre scrisse alla moglie: ”Nostro figlio è un ben curioso tipo. Anzitutto ha così onorato la mensa: grossa scodella di zuppa, due belle cotolette, un piatto di lesso, un beccaccino, riso, patate, fagiolini, uva e caffè. Non c’è stato modo di fargli mangiar altro!». Stando così le cose al piccolo Camillo non deve essere stato difficile
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diventare un convinto sostenitore della buona cucina piemontese e del fatto che un piacevole pasto, possibilmente accompagnato da pregiato tartufo, ed anche una ottima bottiglia di vino ben predisponevano agli accordi politici. Sicuro assertore dell’efficacia diplomatica di un buon pranzo e di una buona bottiglia, si preoccupava di far sì che ai suoi collaboratori in procinto di partire in missione, insieme ai bagagli venissero fornite anche alcune bottiglie di aristocratico Barolo e qualche prezioso e raro tartufo. La sua influenza a tavola si può verificare anche con il fatto che parecchi piatti presero la definizione “alla Cavour”, dagli squisiti agnolotti ad un saporito pasticcio di riso arricchito da pomodori saltati ed una frittatina adagiata sul riso stesso e messo a gratinare in forno; dalla finanziera - fegatini, filoncini, animelle, creste di gallo, fesa e funghi porcini - ben amalgamati in una salsina al Marsala e piacevolmente acidula ad un arrosto di scottona accomunato al piatto precedente dall’utilizzo dei fegatini e del marsala, ingredienti utilizzati anche in prelibati intingoli per guarnire calde fette di polenta e, per la serie “non facciamoci mancare nulla”…il famosissimo “bicerin ‘d Cavour” (il bicchierino di Cavour) che contiene
”
una bollente squisitezza composta di caffè espresso appena fatto, cioccolata - preparata con un procedimento segreto - e fresca crema di latte. Servito in alti bicchieri che permettono di ammirarne la corposità e lo stuzzicante melange di colori, il “bicerin” è un dolce piacere tutto da scoprire per chi ama viziare il palato. Il posto d’onore, però, lo merita il bollito, anzi, il Gran Bollito Storico Risorgimentale, di cui a parte forniamo la ricetta ricostruita dall'Accademia Italiana della Cucina e descritta da Giovanni Goria. Un piatto unico conviviale, maestoso e…impegnativo che, per essere pienamente apprezzato, richiede delle…“buone forchette”, visto la necessità di gustare ben caldi i 7 tagli di carne e i 7 “ornamenti”, di conseguenza serviti in più portate e sempre in robuste quantità. Finendo in bellezza, non si può non ricordare un dolcetto che in oltre 140 anni ha mantenuto immutata la ricetta risultando tutt’ora uno dei più conosciuti ed apprezzati biscotti italiani, il Krumiro. Nella ricetta tradizionale dei Krumiri troviamo farina di mais, zucchero, uova e burro. La storia dei krumiri, risale al 1870 quando il pasticcere Domenico Rossi
Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
di Casale Monferrato (AL) decide di far sperimentare ai suoi amici del caffè i biscotti di sua invenzione. La data ufficiale della creazione di questi tipici biscotti di Casale Monferrato viene però fatta risalire al 1878, nello stesso anno in cui morì il primo Re d'Italia, Vittorio Emanuele II. Sembra che la forma dei Krumiri sia dovuta proprio ai caratteristici baffi "a manubrio" portati dal Re. Nel 1884 Domenico Rossi partecipa con i suoi ormai famosi Krumiri all'Esposizione Universale di Torino e tra il 1886 e il 1891 riceve i Bre-
IL GRAN BOLLITO STORICO RISORGIMENTALE 7 tagli di carne, 7 ornamenti e 7 contorni, il tutto accompagnato da 7 bagnetti, nel pieno rispetto della ricetta ricostruita dall'Accademia Italiana della Cucina, come ben la descrive l'Accademico Giovanni Goria: Il segreto dei sette tagli Il Bollito si compone di 7 Tagli: groppa o capocollo o tenerone, gamba o stinco, pancia o scaramella o biancostato o grasso- magro, culatta, cappello da prete o «arrosto della vena» o sottopaletta, punta col suo fiocco, infine la Rolata «copertina di petto arrotolata e legata su un ripieno di lardo o prosciutto, salame cotto, due uova e una carota intere, erbe aromatiche e pepe, che viene poi tagliata a fette». In pentole diverse si cuociono invece i 7 ammennicoli od ornamenti - che sono pure carne, anzi sono loro che fanno il vero Bollito tipico - vale
Le sette carni: Tenerone Stinco Scaramella Culatta Arrosto della vena Punta con il fiocco Rolata
vetti di Provveditore delle Case dei Duchi d'Aosta, di Genova e della Real Casa d'Italia. Per quanto riguarda il nome Krumiri, non si conosce con certezza la sua provenienza. Potrebbe derivare dal nome dell'omonima tribù tunisina che usava spade a mezzaluna o dal nome di un liquore che spesso accompagnava questi biscotti.
a dire la Testina «completa di musetto, orecchio ed occhio, bocconi del buongustaio», la Lingua, lo Zampino, la Coda «è buonissima, inoltre fa il brodo gustoso e perfetto», la Gallina, il Cotechino e la Lonza «una copertina di petto grassa arrotolata sui suoi aromi, e arrostita a fuoco forte, unico pezzo arrosto che fa parte del Bollito!». Si va a tavola e subito - dopo appena qualche pezzo di cacciatorino per far la bocca al primo Barbera viene servito il gigantesco Bollito caldo e fumante, distribuito in 14 pezzi per ciascun commensale, si intende in due o tre riprese, e salvi i generosi bis. Sul tavolo, grosso pane di campagna a fette, e sale grosso che va sparso nel piatto sui tocchi di carne calda, ripulendoli poi col coltello. Ci vogliono 7 «bagnetti» e sette contorni Il grande «piatto unico» va completato con i suoi 7 bagnetti e 7 contorni. Qualcuno dice che si dovrebbero aggiungere: «7 appetiti»! Se questo fa-
I sette ornamenti: Testina con musetto Lingua Zampino Coda Gallina Cotechino Lonza (arrostita)
voloso Bollito va ordinato e predisposto per tempo, più facilmente si può fare quello sui 3 tagli e 3 ammennicoli, con 3 contorni e 3 bagnetti, che può essere piatto di tutte le domeniche. Allora i 3 bagnetti saranno quello verde rustico «trito di aglio, prezzemolo, acciuga, mollica bagnata nell'aceto, olio e una punta di spagnolino», il bagnetto verde raffinato «gli stessi ingredienti con meno aglio, in più capperi, uovo sodo, qualche sottaceto tritato e qualche erbetta odorosa dell'orto» e il bagnetto rosso di tomatiche cotte «con alloro, zucchero, aceto e poca senape». I contorni indispensabili sono le patate bianche lesse «che ognuno potrà schiacciarsi nel piatto a suo piacere, con burro fresco e con buon olio, disponibili in tavola», gli spinaci al burro con o senza acciuga, e una insalata di cipolle rosse lesse in aceto, ben croccanti. Vino, solo buon Barbera, che io preferisco giovane. Dopo tanto bollito, è finita, viene solo il dolce!"
I sette bagnetti: verde dei poveri verde dei signori rosso cren mostarda senape salsa al miele
I sette contorni:
patate lesse spinaci al burro insalata di cipolle rosse lesse peperonata zucchine in carpione lenticchie carote fritte
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Piemonte speciale
Acqui Terme e le sue meravigliose fonti di Raffaella Castellucci
Acqui Terme ha una millenaria tradizione termale, già nell’epoca dei romani troviamo testimonianze di edifici termali di dimensioni rilevanti proprio in Piazza della Bollente con la presenza di una piscina rettangolare e di un sudario.
A
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cqui Terme, 20 mila
portanza fin dall’epoca dei
Italia si elevano da Piazza del-
abitanti circa, piccola
romani, è rinomata per le sue
la Bollente, simbolo della città
cittadina in provincia
acque termali provenienti da
termale: il monumento della
di Alessandria, a 100 km da
corsi d’acqua sotterranei.
Bollente a forma di edicola ot-
Torino, 70 da Genova e 135
Il cuore commerciale della città
tagonale ideata dall’architetto
km da Milano, è considerata
e la passeggiata degli acque-
Giovanni Cerruti, venne inau-
il centro principale dell’Alto
si è Corso Italia, costruita nel
gurato il 16 maggio 1879, da
Monferrato.
1781 coprendo il Rio medio
questa fonte sgorga un acqua
Questa piccola perla della
che scorreva appunto in que-
sulfurea a 74,5 °C. L’elevata
provincia alessandrina oltre
sta via, impossibile non essere
temperatura è dovuta alla ve-
ad essere ricca di monumenti
richiamati dall’odore e dal fumo
locità attraverso la quale l’ac-
che testimoniano la sua im-
che proprio a metà di Corso
qua giunge in superficie dal
Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2 Antico acquedotto romano
Piemonte speciale Una piscina termale
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sottosuolo,impedendo così il
re era più importante di quello
colte in una grande cisterna,
suo raffreddamento,la portata
curativo e grande attenzione
alimentavano i bagni che era-
è di 560 litri al minuto ed è ric-
era riservata ad evitare la pro-
no forniti di laconicum o stufa
ca di sodio, calcio, potassio,
miscuità dei sessi e a salva-
sudatoria, lavacrum o bagno
magnesio, cloro, solfato, car-
guardare il pudore: le vasche
tiepido, gutturnium o doccia
bonato e solfidrico. L’acqua
erano separate per gli uomini
fine. Nel 1679 una grossa fra-
acquisisce queste qualità fisi-
da una parte e per le donne
na seppelliva lo stabilimento
che e chimiche passando per
dall’altra, oppure le immersio-
termale ed i lavori di ripristino
una fessurazione del sotto-
ni avvenivano a giorni alterni,
terminarono nel 1687.
suolo a circa 2500-3000 metri
stesse distinzioni esistevano
Con i Savoia le terme furono
di profondità acquisendo così
tra nobili e servitori.
decisamente potenziate e si
importanti caratteristiche mi-
Nel XIII secolo si pensa ad un
estesero a tre stabilimenti: il
nerali.
ideale di città salute in senso
civile, il militare e quello dei
moderno ed inizia la cultura
poveri. Ed è proprio sotto i
La storia
del termalismo come cura. Si
Savoia dopo un breve perio-
Acqui Terme ha una mille-
hanno testimonianze che de-
do di presenza francese, con
naria tradizione termale, già
scrivono intorno alla bollente
Napoleone, che Acqui divenne
nell’epoca dei romani trovia-
una grande vasca a cielo aper-
una rinomata stazione termale
mo testimonianze di edifici
to dove si immergevano mala-
nota a livello internazionale,
termali di dimensioni rilevanti
ti di ogni genere, anche leb-
frequentata da vari regnanti e
proprio in Piazza della Bollente
brosi. Nel XVI secolo si ebbe
da illustri personaggi.
con la presenza di una piscina
il potenziamento delle terme
rettangolare e di un sudario.
acquesi, esaltando i pregi cu-
Le terme oggi
Anticamente l’aspetto balnea-
rativi di queste acque che rac-
Il territorio acquese è ricco
Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
Piemonte speciale
di sorgenti più o meno calde, le tre fonti principali sono: la fonte bollente a 74,5 °C, l’acqua marcia a 19 °C.ed il lago delle sorgenti a 45 °C. L’acqua termale della Bollente costituisce la fonte di maggior impiego negli stabilimenti di cura acquesi, è un’ acqua ipertermale per l’elevata temperatura ed è di tipo sulfureo salsobromoiodica. Si usa nella terapia di affezioni reumatologiche, ortopediche, otorinolaringoiatria, pneumologia angiologia e ginecologia, ma può anche servire in medicina estetica ed in dermatologia. L’Acqua marcia è stata scoperta nella metà del 700 e solo nel 2009, dalle analisi di laboratorio effettuate, si è evidenziato che grazie al suo elevato contenuto di solfuri, ha un grande potere antiossidante e viene pertanto usata per cure inalatorie. Il complesso termale di Acqui è costituito dagli stabilimenti Antiche Terme e Regina in zona Bagni, e dallo stabilimento Nuove Terme in pieno centro città. Un importante ed interessante novità è che alla fine del mese di ottobre 2010, in zona Bagni e Antiche Terme, è stato inaugurato il Lago delle Sorgenti. La Fonte della Bollente
Interno di un complesso termale
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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
a cura della redazione di Quality ADV
Azienda Agricola Pescaja Sole Cuore Anima
Dal 1957 la Cantina “Produttori di Govone”
È possibile fondere una giornata di sole splendente con piccoli pezzi d’autunno? Sette volumi di arte vinicola e di tradizione in un piccolo calice di vino? Unire il semplice al molteplice? E dal molteplice ritrovare l’Unico? E potremmo poi aggiungere una mezza dozzina di piacevoli ricordi? Sì, unendo la grande passione del fare il vino con grappoli dorati e maturi facendo attenzione a non alterare nessuna delle qualità che la Natura ha donato. Questo è ciò che Beppe Pescaja cerca di ottenere. Ed il risultato di questa premessa sono oltre alle peculiari caratteristiche organolettiche il piacere di esprimere tutti gli aspetti della gioia del vivere, dello stupore, dell’amore per la natura e per la nostra tradizione.
Dopo cinquant’anni di storia, la cantina conta circa duecento soci produttori e conferenti. Vengono prodotte circa 3.000.000 di bottiglie: BARBERA ALBA DOC, PIEMONTE DOC BARBERA, BARBERA ASTI DOCG, DOLCETTO ALBA DOC, NEBBIOLO D’ALBA DOC, LANGHE DOC NEBBIOLO, LANGHE DOC DOLCETTO, LANGHE DOC ARNEIS, LANGHE DOC CHARDONNAY, LANGHE DOC FAVORITA, ROERO DOCG ARNEIS, GRIGNOLINO D’ASTI DOC, PIEMONTE DOC GRIGNOLINO, RUCHE’ DI CASTAGNOLE MONFERRATO DOC, BAROLO DOCG, BARBARESCO DOCG, LANGHE DOC ROSSO. Da due anni si sono associate la Cantina di Portacomaro d’Asti e la Cantina di Valtiglione. I vini prodotti sono l’incontro tra le tradizioni e la modernità nelle tecniche di lavorazione, un connubio di sapori garantiti da una lunga esperienza.
AZIENDA AGRICOLA PESCAJA Fraz. San Matteo, 59 - 14010 Cisterna d’Asti (AT) tel +39 0141 979711 fax +39 0141 979217 www.pescaja.com - info@pescaja.com
PRODUTTORI DI GOVONE soc.coop. r.l. 12040 Govone (CN) - Via Umberto I, 46 - Tel. 0173 58120 www.produttorigovone.com - govone@produttorigovone.com
Araldica: il privilegio per tutti Cantina Alice Bel Colle Sono stati selezionati i vigneti di barbera più antichi e posti nelle posizioni migliori per ottenere un vino che esprimesse lo spirito del più classico dei piemontesi, ma che fosse al tempo stesso alla portata di tutti. Il Barbera d’Asti Ceppi Storici, sintesi di eleganza, fragranze fruttate e sapori lungamente persistenti, incarna alla perfezione questo spirito. I riconoscimenti ottenuti in concorsi nazionali ed internazionali, non fanno altro che confermare il più importante: quello dei consumatori
La Cantina Alice Bel Colle, fondata nel 1955, oggi conta circa 120 Soci i quali conferiscono le uve provenienti dai 370 ettari di loro proprietà situati in un territorio particolarmente vocato alla produzione di vini aromatici quali Brachetto d’Acqui docg e Moscato d’Asti docg. I prodotti sono il risultato di una attenta ed accurata selezione delle uve migliori e di una vinificazione seguita con passione al fine di riassumere gli aromi e i profumi del territorio per farli rivivere in un bicchiere. La gamma spazia dagli aromatici Brachetto d’Acqui e Moscato d’Asti, fiore all’occhiello dell’azienda, ai tradizionali rossi Barbera d’Asti e Dolcetto d’Acqui passando per i freschi e piacevoli Cortese dell’Alto Monferrato e Piemonte Chardonnay per finire con gli spumeggianti Asti e Chardonnay Brut.
Araldica Vini Piemontesi Viale Laudano 2 - 14040 Castel Boglione (AT) Tel.: +39 0141 76 31 - Fax: +39 0141 762 433 E-mail: informazioni@araldicavini.com www.araldicavini.com
Cantina Alice Bel Colle s.c.a. Reg. Stazione 9 - 15010 ALICE BEL COLLE (AL) Tel. 0144 74103 - Fax 0144 313980 www.cantinaalicebc.it - info@cantinaalicebc.it
Piemonte speciale
Nell’800 in questa zona si sviluppò l’attività fangoterapica acquese, a quei tempi da maggio a settembre si effettuavano bagni stufe e docciature al mattino in zona della Bollente, per poi trasferirsi in zona Bagni nel tardo pomeriggio a praticare la fangoterapia. Questo splendido edificio è stato completamente ristrutturato e si presenta come un involucro di cristallo che circonda le varie piscine o pozzi naturali dove l’acqua proveniente dalla terra crea una nebbia di vapore naturale davvero suggestiva. Addirittura la sauna presente presso questo centro viene alimentata da vapori naturali provenienti dalle sorgenti sotterranee raggiungendo una temperatura di 50°C con un’umidità che varia dall’80-90% Il direttore dello stabilimento ci spiega che questo impianto è unico al mondo: la peculiare fi-
losofia olistica della Spa Lago delle Sorgenti si basa infatti sulla rivoluzionaria e inedita sinergia benefica tra “bagno termale” e “bagno sonoro”, tra “benessere dell’acqua” e “benessere dalle vibrazioni e dai toni musicali”. L’acqua è quella “viva” delle rinomate sorgenti sulfureosalsobromojodiche di Acqui Terme, dalle molteplici proprietà curative, che pulsano incessantemente nel Lago delle Sorgenti e nel vulcano delle Sorgenti, i due bacini termali inclusi nella struttura. Quest’acqua straordinaria è a disposizione degli ospiti nelle due piscine termali e nelle due vasche idromassaggio del giardino-solarium. Il “suono” è quello delle Campane Tibetane e del Planet Gong, strumenti usati tradizionalmente per accrescere l’evoluzione e la consapevolezza spirituale delle persone. Il “massaggio sonoro” pro-
Piazza della Bollente
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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
posto dalla Spa Lago delle Sorgenti è mutuato dall’antica tradizione Himalayana, vecchia di cinquemila anni, e utilizza le vibrazioni calmanti delle Campane Tibetane - che fluiscono attraverso i “meridiani” corporei e massaggiano ogni singola cellula del nostro sistema - per rimuovere i blocchi e gli squilibri energetici che provocano vari disturbi psicologici. Nella Spa Lago delle Sorgenti è inoltre offerta la Sound Therapy con un particolare Planet Gong che emette vibrazioni sonore simili a quelle di Plutone. L’effetto riequilibrante e antistress di questi trattamenti sonori è infatti veramente sorprendente. La Spa Lago delle Sorgenti propone dunque l’“Acquaterapia” combinata con l’Armonia dalle Armonie per “ri-sintonizzare” mente-corpo-spirito. Il percorso si articola in 12 tappe coadiuvate da un terapista che ci spiega ed introduce in un ambiente che si distacca totalmente dalla quotidianità che ognuno di noi vive, i suoni il calore ed i vapori avvolgono il nostro corpo e proiettano la nostra mente in una dimensione surreale. Dopo la nostra visita siamo rimasti veramente sorpresi ed affascinati da tale struttura presente nel territorio acquese, invitiamo tutti coloro che vogliono “staccare la spina” a verificare di persona per beneficiare di tali tesori nascosti.
MIGLIOR AUTOCTONO ITALIANO 2011
99/99
Luca Maroni
Vinitaly
Pad. 9 (Piemonte) Stand L4
Via Montalbera, 1 Castagnole Monferrato (AT) Tel. 011 9433311
www.montalbera.it
Piemonte speciale
Bramaterra e Lessona: vini solari e di carattere come gli abitanti del biellese di Giuliana Mosca
Nella seconda guerra mondiale Biella è una delle città fulcro della Resistenza in Piemonte. Con le sue colline e le sue montagne, che ne fanno da corona, divenne spettatrice di intense lotte partigiane e fatti sanguinosi legati alla guerra civile ed al periodo post bellico.
L
a Provincia di Biella è posta a nord della regione Piemonte, racchiusa tra le province di Torino e Vercelli. Scorporati da quest’ultima nel 1992 Biella i biellesi diventarono completamente autonomi nel 1995. I decorsi storici della nostra città sono attestabili già dall’alto Medioevo. In seguito dominata dai vescovi di Vercelli nel 1379 passammo ai Savoia; poi nel XVII secolo vidimo un susseguirsi di guerre tra spagnoli e francesi, fino a quando con il Congresso di Vienna, il nostro territorio tornò nuovamente in mani piemontesi: i Savoia. Nella seconda guerra mondiale Biella è una delle città fulcro della Resistenza in Piemonte. Con le sue colline e le sue montagne, che ne fanno da corona, divenne spettatrice di intense lotte partigiane e fatti sanguinosi legati alla guerra civile ed al periodo post bellico. Composto da ottantadue comuni, il nostro territorio parte dal Monte Bo e si affacciano fin sul vicino Monte Rosa, garantendo così notevoli risorse idriche e la presenza di numerosi fonti sor-
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give, tra cui la più famosa quella di Graglia che fornisce i natali all’acqua Lauretana, conosciuta come ” l’acqua più leggera d’Italia!” L’importanza che hanno avuto i corsi d’acqua nella storia e nella geografia ci rende protagonisti per l’economia, di una tradizione legata al settore tessile. In particolare per la lavorazione della lana, che avendo origini antiche, ha nel tempo sviluppato il tessuto economico dell’area con grandi ed importanti aziende del settore. Tra le più emergenti vogliamo ricordare, anche per l’importanza che tutt’ora mantengono: il gruppo Ermenegildo Zegna, il cui nome è stato dato anche ad una strada panoramica molto suggestiva che partendo dalle località di Pray e Trivero, attraversa le valli in uno splendido paesaggio, portando turisti ed appassionati di sport montani fino a Bielmonte. Tra gli altri gruppi lanieri di cui vantiamo la sede ci sono i lanificio fratelli Cerruti e la Filatura di Pollone, azienda quest’ultima quotata in Borsa a Milano. Ma Biella vanta anche la sede
Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
di aziende ugualmente storiche come ad esempio Banca Sella, fondata nel 1886 da Quintino Sella, che ha avuto alle sue dipendenze negli anni milioni di biellesi determinati e volenterosi che hanno contribuito a renderla una delle principali banche private italiane; la Menabrea è una delle più antiche e famose fabbriche italiane di birra fondata nel 1846. Attualmente la ditta Menabrea assieme ai giovani componenti della famiglia Botalla hanno arditamente combinato i formaggi tipici del posto al gusto della birra locale creando, da pochi anni orsono, una novità gastronomica presente anche nelle ultime edizioni della Fiera del Gusto di Torino: lo Sbirro. Conosciuta anche per le nostre bellezze paesaggistiche, una parte del territorio provinciale è tutelata in tre aree protette a livello regionale: il Parco Burcina, la riserva speciale del Sacro Monte di Oropa e la riserva naturale e regionale delle Baragge. La conformazione montuosa del territorio favorisce anche l’allevamento del bestiame; ancora oggi è possibile in primavera e in autunno assistere a spettacolari
prodotto dall’assemblaggio del nobile nebbiolo con un massimo di 30% di croatina, uva tipica coltivata nei comuni di Masserano, Brusnengo, Sostegno e Curino. Il blasonato Lessona è uno dei più grandi ed antichi vini d’Italia, caduto nell’oblio per molto tempo, in ripresa costante
Piemonte
Quintino Sella
negli ultimi anni grazie al lavoro e alla dedizione dei nostri produttori biellesi, che non si sono lasciati demoralizzare dalle mode del momento, lavorando per produrre nel comune omonimo al vitigno, un nebbiolo di carattere pressoché in purezza. Tra i prodotti tipici di cui andiamo fieri è degno di nota anche la produzione del Ratafià, liquore di ciliegie nere tipico del comune di Andorno Micca, ora presente con altre varianti aromatiche. Spesso servito con il gelato o con tipici biscotti del posto chiamati Canestrelli Biellesi, poco somiglianti ai cugini del sassello, sono in realtà delle cialde croccanti più simili ai wafer con un denso cuore di cioccolato pressato. Meta antichissima di pellegrinaggi spirituali, la nostra provincia è anche terra di santuari. Tra i più degni di rilievo troviamo il santuario di Graglia e il santuario di San Giovanni d’Andorno. Mentre il più grande e famoso di tutti è il Santuario di Oropa il
speciale
episodi di “transumanza” durante i quali i pastori del biellese portano i greggi di mucche dalla pianura alle montagne in primavera e viceversa in autunno; per far si che il bestiame, in particolare la “pezzato rossa” mucca di origini tipiche delle montagne di Oropa, possano godere dei benefici di Montagna. Notevole perciò la produzione di latticini e di lì la produzione di formaggi tipici del posto come la “toma Macag” ed il salume Paletta Biellese. Numerosi sono gli appassionati viticultori che cimentatosi nel settore, negli anni passati fino ad arrivare ai giorni nostri, la cultura delle viti nel biellese è resa possibile sulle prime colline del territorio dando vita a Vini di gran pregio. Famosa per i rossi DOC Coste del Sesia prodotto con varie uve autoctone come il nebbiolo, la vespolina e la croatina, in vari comuni orientali della provincia. Il pregiato Bramaterra, unico vino
Piemonte speciale
Il formaggio biellese Maccagno
Santuario di Oropa
cui Sacro Monte nel 2003 è entrato a far parte del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Situato ad 1.200 metri di altitudine raggiungibile dalla nostra città in poco meno di 20 minuti, a soli 12 km dal centro sorge un santuario dallo scenario montano incantevole. Da questi appassionati montani raggiungono a piedi o in funevia il rifugio dei Savoia a quota 1.900 metri posto sul monte Mucrone. Proseguendo in cabinovia o sempre a piedi per i più sportivi si raggiunge la punta del monte Camino a circa 2.400 metri. Secondo la tradizione Il santuario fu fondato da uno dei vescovi di Vercelli più famoso: Sant’Eusebio nel IV secolo. Il santuario è dedicato alla Madonna nera la cui statua è ospitata in un saccello, visitabile a nord della basilica antica. Molteplici sono le testimonianze dei cristiani che vantano grazie fino al punto di adornare i corridoi attorno alla basilica di quadri votivi ognuno rappresentante una grazia ricevuta dai biellesi. Sempre per questo motivo ogni anno si compie ad Oropa una processione per ringraziare la nostra Madonna di aver risparmiato il territorio dalla peste dei Seicento. Si narra che solenne fu l’incoronazione della Vergine nel 1620 e da allora l’operazione si ricompie in maniera altrettanto solenne ogni 100 anni. Spettacolare è poi il pellegrinaggio che ogni cinque anni si svolge in una notte di primavera
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a partire da Fontainemore nella vicina Valle d’Aosta fino al Monte Sacro osservando ancora il fascino antico e tutte le tradizioni intatte. Ma legato al simulacro della nostra Vergine Maria c’è uno dei misteri più affascinanti legata proprio alla statua stessa. Pur essendo di legno puro la statua non osserva tarlatura o nessuna traccia di logoramenti, nemmeno sul piede che per anni era esposto al tocco di tutti i credenti cristiani. Inoltre ogni anno, nel mese di novembre, l’antica basilica avviene la pulitura della Madonna con lenzuola di lino intonso. Ogni anno inspiegabilmente il volto della vergine e del bambino Gesù sono assolutamente privi di polvere ed il panno usato per detergere quelle parti rimane pulito, a differenza degli altri passati sulle restanti parti della statua. Si dice inoltre, da generazioni e generazioni, che la roccia sul cui fianco si fonda la basilica e si poggia la statua, sia oggetto di culto legato alla fecondità. Luogo di fede e meta di turismo religioso all’interno del santuario vi è anche un famosissimo osservatorio meteorologico. Sorto nel 1874 per opera di un illustre scienziato, attualmente l’osservatorio fa parte della rete meteo regionale e di un’altrettanto valida rete sismica nazionale. Per coloro che amano la cucina segnaliamo per ultimo, ma non meno degni di nota, una serie di ristoranti e trattorie che fra il lusso ed il popolare van-
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tano specialità gastronomiche di tutto rispetto. La più famosa è la nostra polenta concia che in questi luoghi più che mai si può gustare con il cucchiaio. Trattasi di una polenta molto morbida condita con burro fuso e formaggio Macagno prodotto dalle mucche tipiche del posto. Con lo stesso saporito formaggio e il caratteristico burro vengono conditi i piatti di Riso an cagnun, che unisce la tradizione biellese al vicino e famosissimo riso coltivato nelle vicine pianure vercellesi. Fra gli antipasti si potranno assaggiare i Capunet: foglie di cavolo che avvolgono un ripieno di gustosa carne ripassata in padella e rosolate nel prezioso burro dal colore dell’oro. Rustici ma altrettanto gustosi sono i Salam ‘d l’ula: salami di maiale conservati sotto grasso o i Salam ‘d patata che contengono nell’impasto patate lessate lasciando un sapore meno aggressivo sul palato. Tra i dolci tipici del posto non possono mancare oltre ai canestrelli biellesi già precedentemente nominati i nostri famosi torcetti. Paragonabili a dei caratteristici grissini dolci lavorati e forgiati a mano in una forma molto caratteristica. Come ultima raccomandazione accompagnare il tutto con i nostri vini e non dimenticare una bella passeggiata nelle nostre valli per graziare la vista sul nostro paesaggio e aiutare la digestione!!
Piemonte speciale
Il Gorgonzola di Novara: re degli erborinati italiani di Rosanna Ajelli e Giorgio Colli
Un mandriano avrebbe dimenticato l’attrezzatura per produrre la crescenza e il quartirolo lasciando la cagliata della sera nel recipiente usato per coagulare il latte ripromettendosi di unirla poi alla cagliata del mattino.
R
isalirebbe all’anno 879 la nascita di questo formaggio che è prodotto in alcune zone del Piemonte e della Lombardia ma che nella provincia di Novara ha trovato da tempo la sua culla d’elezione. Come per molti prodotti alimentari dalla lunga tradizione non esiste un atto di nascita ufficiale. Parecchie sono le leggende intorno alla sua origine che troviamo replicate o copiate nel mondo caseario in altri Paesi europei. È facile attribuire il luogo di nascita al comune di Gorgonzola, situato nel milanese, dove nell’autunno del VII o del IX secolo le mandrie e i mandriani di mucche in transumanza solevano sostare durante il loro ritorno dalle malghe alpine. Un mandriano avrebbe dimenticato l’attrezzatura per produrre la crescenza e il quartirolo lasciando la cagliata della sera nel recipiente usato per coagulare il latte ripromettendosi di unirla poi alla cagliata del mattino. Avvenne che le due paste, la fredda della sera e la calda del mattino, non saldarono perfettamente e negli interstizi rimasti si sviluppò il microfungo presente nell’aria di quel terroir, ambiente geografico propizio allo sviluppo
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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
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Piemonte speciale 52
dell’erborinatura bluastro cerulea che ben conosciamo. Altre ipotesi simili vorrebero che un casaro o un bergamino la sera abbandonasse la cagliata per correre dalla sua graziosa contadina; il mattino successivo unì le due paste: naque così il Gorgonzola. Una versione meno romantica: un oste tentò di rifilare a clienti ormai alticci un vecchio stracchino che nel frattempo si era erborinato, fu molto gradito specialmente in abbinamento con il vino. Un indiscusso binomio Gorgonzola vino tuttora valido, sempre possibile ma che va correttamente gestito. L’aroma intenso, la pienezza dei gusti, le sensazioni tattili piccanti e la lunga persistenza gustativa devono essere attentamente valutati per un corretto abbinamento con il vino.. In tempi non lontani si usavano quando disponibili spezie zafferano, pepe, frutta secca anche per coprire i cattivi sapori derivanti dalla cattiva conservazione sostituiti poi dalle erbe, basilico, rosmarino. Il Gorgonzola, in origine cibo dei poveri, con la sua complessità olfattiva e postgustativa si era imposto come alimento apprezzato dal gusto dell’epoca.
Il Gorgonzola ha poi visto pur nella difesa di aromi e sapori, un miglioramento nel suo profilo sensoriale. È noto che il cibo è cultura e nell’evoluzione dei gusti e non nel loro impoverimento c’è l’autentico rispetto della tradizione. Il Disciplinare del Gorgonzola DOP e successive modifiche fissano le aree di produzione; la città di Novara durante gli ultimi due secoli ha svolto un ruolo centrale di coordinamento di produzione e di affinamento. Oggi ospita il ”Consorzio Tutela Formaggio Gorgonzola” che svolge funzioni di controllo e ispettive accertando la corrispondenza del prodotto alle normative vigenti (il Gorgonzola deve contenere sostanza grassa pari o superiore al 48% della sostanza secca, marchiatura all’origine e alla commercializzazione, etichettatura, i dati di conservazione, ecc.), nonché promozione e ricerca. Agli effetti degli abbinamenti con il vino sul mercato troviamo due tipologie: Gorgonzola dolce, il più diffuso, che copre circa il 92% del consumo italiano. Forma grande con peso tra 10 e 13
Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
kg con gusto dolce e leggermente piccante con durata minima di stagionatura di 50 giorni. Occorrono vini bianchi o rossi caratterizzati da media morbidezza, buona struttura e media persistenza aromatica. Moderata alcolicità, freschi. Abbinamento: Alsace Riesling, Alsace pinot gris, Lagrein, Barbera non barricato come abbinamento regionale consolidato, Barbaresco. Gorgonzola piccante (che ha sostituito la vecchia denominazione di Gongorzola naurale). Forma media o piccola con peso tra 6 e 12 kg con gusto decisamente piccante con durata minima di stagionatura di 60-80 giorni La morbidezza e la struttura del vino sono i descrittori sensoriali che insieme alla persistenza aromatica svolgono il ruolo determinante nell’abbinamento. Possono essere bianchi o rossi ma comunque con tannini quasi assenti. La freschezza e l’alcolicità possono integrarsi vicendevolmente nell’azione pulente della bocca. Abbinamento: Marsala vergine, Amarone, Brunello di Montalcino, Porto LBV, Barsac, Alsace Gewurztraminer vendenges tardives.
speciale
Piemonte
Novità per i Consorzi di Tutela del Vino: la parola ai Piemontesi di Silvana Delfuoco
Come si preparano ad affrontare i cambiamenti previsti dalle riforme di legge due Consorzi piemontesi, uno “grande” e uno “piccolo”, scelti a rappresentare l’intero comparto regionale?
A
nno nuovo, vita nuova o almeno davvero rinnovata per i Consorzi di Tutela del Vino, alle prese con le applicazioni della riforma della legge 164/92. Grandi sono le aspettative, specialmente per l’allargamento delle funzioni di tutela e promozione previsti dai nuovi articoli. L’Italia è terra di vino per an-
tonomasia, ma certamente diverse, quando tra loro non addirittura antitetiche, sono le situazioni che si trovano a gestire i vari Consorzi sparsi per la penisola. Il Piemonte, proprio per la ricchezza qualitativa e quantitativa della sua produzione vitivinicola, per le diverse caratteristiche del suo terroir, e per l’alto numero di
Consorzi che lo contraddistingue può essere in qualche modo rappresentativo di quello che sta succedendo in proposito di questi tempi sull’intero territorio nazionale. Proviamo allora a mettere a confronto tra loro due situazioni che potremmo definire agli antipodi, come quella del Consorzio Tutela Barolo, Barbaresco, Alba-Langhe e Roero, il più importante, non fosse che per l’ampiezza del suo territorio e l’alto numero dei suoi associati, tra tutti quelli (e non sono pochi…) che affollano il panorama regionale, con quella di un piccolo Consorzio di montagna, la Doc Valsusa, espressione di una viticoltura che spesso si ama definire “eroica”.
Vigna in Valdisusa a Chiomonte
Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
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Piemonte speciale 54
Un terroir che è anche un mito E dove se non in un Ampelion (in greco antico indica una “piccola vigna”) poteva aver sede il Consorzio che tutela i vini più “piemontesi” al mondo? L’Ampelion, che sorge in cima a una collinetta vitata nella città di Alba, in origine era una autentica cascina, mentre ora, dopo un’adeguata ristrutturazione, oltre al Consorzio ospita anche il corso di laurea triennale in Viticoltura ed Enologia dell’Università degli Studi di Torino, il Centro Analisi Ricerche Agroalimentari Enocontrol, la Società di Certificazione Valoritalia e l’Unione Produttori Vini Albesi. E a pochi passi dall’Ampelion si trova la celebre Scuola Enologica di Alba, istituita con Regio Decreto il 2 gennaio 1881, autentica fucina di generazioni di viticoltori e produttori di vino, dai nomi noti e meno noti, ma tutti dotati di una solida preparazione a prova di… botte. Al Direttore del Consorzio, Andrea Ferrero, abbiamo chiesto se l’applicazione della nuova legge 164 porterà davvero quella “rivoluzione in positivo” che molti già danno per scontata. “Sicuramente la nuova legge 164 riscrive in buona parte l’attività dei Consorzi- è stata la sua immediata risposta- e in modo particolare evidenzia
Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
Le Langhe
Una terra di montagna Sono soltanto nove i soci
produttori che aderiscono al Consorzio Tutela Vini Doc Valsusa, che ha la sua sede legale a Bussoleno, presso la Comunità Montana valle Susa e val Sangone. In realtà il loro numero apparentemente esiguo copre l’intera superficie valsusina rivendicata a doc ed inserita ufficialmente nell’Albo dei vigneti doc istituito presso la Camera di Commercio di Torino. Nonostante la sua forzatamente scarsa produzione il vino tutelato dal Consorzio, il Doc Valsusa, sta fortunatamente conquistando ampi consensi, anche e soprattutto fuori valle, proprio per la sua particolare e pregevole
Piemonte
Barbaresco, Roero, Roero Arneis, Dolcetto di Dogliani Superiore, Dolcetto di Diano d’Alba), per proseguire con doc quasi altrettanto prestigiose (Nebbiolo d’Alba, Barbera d’Alba, Dolcetto d’Alba, Dolcetto delle Langhe Monregalesi, Dolcetto di Dogliani, Verduno Pelaverga, Langhe, Alba) ogni commento è superfluo. Ma che cosa potrebbe succedere quando la natura è stata meno generosa con gli uomini?
speciale
la possibilità di gestire completamente le denominazioni tutelate dai singoli Consorzi. Quindi sono ad esclusivo appannaggio dei consorzi, o almeno di quelli che possono vantare la rappresentatività del 66% della produzione e del 40% dei viticoltori, tutte le attività di salvaguardia, di tutela, di promozione e di gestione della produzione. Dal mio personale punto di vista la legge 61 offre opportunità importanti ai vari consorzi di tutela”. Certo quando, come in questo caso, le denominazioni iniziano con una corposa serie di docg senza bisogno di presentazione (Barolo,
Piemonte speciale
caratteristica di essere prodotto, unico nella Provincia di Torino, in un territorio interamente montano. Si tratta pur sempre tuttavia di una piccola realtà, costretta a “fare squadra” proprio per riuscire a sopravvivere con meno difficoltà. Nel settembre 2001, infatti, insieme agli altri Consorzi dei vini doc della Provincia
di Torino, e cioè Canavese e Pinerolese, anche loro piccole realtà vitivinicole dalla vita non facile, hanno dato vita alla “Federazione Alto Piemonte”, una sorta di Consorzio dei Consorzi che consente ai più piccoli di unire la proprie forze e sentirsi meno soli! Ma anche questo è il Piemonte: terra di gente caparbia e dalle
indubbie capacità organizzative. Anche al responsabile di settore che si occupa del Consorzio Valsusa, il dottor Mauro Parisio, abbiamo voluto chiedere un’opinione sulle possibili applicazioni della “nuova “ 164. “Relativamente alla struttura dei controlli – è stata la sua risposta- è un grosso problema per i piccoli consorzi come il nostro, che non possiede budget per incaricare professionisti e non ha tempo e competenze per eseguire in proprio”. Di necessità, in casi come questo, indispensabile è l’intervento delle istituzioni. “Per fortunacontinua infatti Parisio- noi abbiamo l’appoggio operativo della Camera di Commercio di Torino che, in virtù di un accordo quadro, esegue per il Consorzio le operazioni necessarie”. E siccome per bere un vino bisogna prima acquistarlo, chiediamo ai Consorzi quali sono le loro prossime prospettive.
Consorzi e mercati “Parlando di vini a base nebbiolo, il Barolo rimane sempre ai vertici tra i vini più apprezzati. – Così assicura (e come dubitarne?) Andrea Ferrero – Pur attraversando un momento economico non facile a livello mondiale, i dati in nostro possesso riferiti agli imbottigliamenti, in particolare di Barolo, rivelano un trend posi-
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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2 Il Nebbiolo
produttori lamentano qualche
la Francia, e bisognerà indivi-
giacenza ma di fatto la situa-
E i mercati di questi vini non
duare le strategie commerciali
zione risulta migliore che in
si limitano certamente a quelli
e promozionali opportune per
altri territori. Si cerca di fare
già fatto oggetto di conqui-
penetrare in modo efficace i
squadra per quanto riguar-
sta. Oggi i confini del mondo
mercati target partendo sicu-
sembrano essersi improvvisa-
ramente dalla qualità dei nostri
da la promozione che tende
mente dilatati… Nuovi paesi si
vini, che non ha paura di con-
stanno lasciando conquistare
fronti in nessuna parte del glo-
dal buon bere di casa nostra:
bo”. In quest’ultima afferma-
“Certamente i mercati dell’area
zione riconosciamo la fierezza
BRIC
(Brasile-Russia-India-
propria del piemontese che
Cile) sono visti dai produttori
sta parlando del “suo” vino. La
con un certo interesse- con-
stessa fierezza che, pur in una
tinua Ferrero- in quanto sono
situazione forzatamente diver-
attualmente gli unici che sono
sa, rivela lo stesso spirito. Ecco
Locali”.
in costante sviluppo con indi-
che cosa dice Mauro Parisio
Queste sono le premesse con
ci di crescita più che interes-
a proposito del mercato della
cui il combattivo Piemonte dei
santi. Certo la concorrenza
Doc Valsusa: “La produzione
vini si prepara ad affrontare, e
è agguerrita, in modo parti-
della val Susa è piccola ed es-
sicuramente a vincere, la nuo-
colare da parte dei vini cileni
senzialmente di nicchia; alcuni
va battaglia del 2011.
ultimamente a diventare più territoriale e meno settoriale. Ma la presenza di una Doc
Piemonte
e spagnoli senza dimenticare
do dell’anno scorso”.
speciale
tivo rispetto allo stesso perio-
interamente montana è sicuramente motivo di orgoglio almeno per tutto il territorio della nostra Provincia e oggetto di attenzione da parte degli Enti
L’Azienda Vitivinicola Isolabella della Croce è tesa alla salvaguardia della qualità globale del territorio per avere dalla vite la migliore qualità della vita.
LA CHIMICA UTILIZZATA È QUELLA MESSA A DISPOSIZIONE DALLA NATURA. L’intelligenza umana è utilizzata per ridurre i costi veri (non quelli economici momentanei ma quelli duraturi nel tempo: salute del territorio per la salute delle piante per la qualità del vino tesa alla salute del suo consumatore). SOLÌO LOAZZOLO D.O.C. I vantaggi del terroir sul vino: freschezza ed equilibrio gustativo accompagnati da una prorompente eleganza aromatica di agrumi, salvia e fiori gialli risultato della pendenza dei terreni e dell’età dei vecchi vigneti Moscato di Loazzolo. Vigneto: 7.000 ceppi/ettaro Età: 70 anni Esposizione: sud est - sud - sud ovest Terreni: a base calcarea, con presenza di marne, tendenzialmente sciolti Uve impiegate: Moscato bianco Resa in quintali: 50 per ettaro Vinificazione: al termine dell’appassimento l’uva viene diraspata e pressata in maniera estremamente soffice. Segue una breve fermentazione in acciaio e un successivo affinamento di 24 mesi di cui almeno 12 in barriques.
Reg. Caffi, 3 - Loc. Saracchi - 14051 Loazzolo (AT) T. +39 0144 87166 - Fax +39 0144 857303 www.isolabelladellacroce.it - info@isolabelladellacroce.it
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Piemonte
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Vini Doc Valsusa
Str. Provinciale Valtiglione
Piazza Levi, 7 15011 Acqui Terme (AL) Tel. 0144 321873 Sede operativa: via Valtiglione, 73 14057 Isola d’Asti (AT) Tel. 0141 960911 Fax 0141 960950 consorzio@brachettodacqui.com
c/o Comunità Montana
Vini Monferrato Casalese
Tel. 0141 960911
14057 Isola d’Asti (AT) Tel. 0141 594215 consorzio@astidocg.it
a cura dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte
Scheda Consorzi di tutela vini in Piemonte
speciale 58
Asti Spumante
Dolcetto d’Ovada c/o Camera di Commercio Via San Lorenzo, 22 15076 Ovada (AL) Tel. 0131 3131 giovanni.cacciabue@al.camcom.it
c/o Azienda Colonna
Vini d’Asti e Monferrato
Via San Lorenzo, 23
Via Morelli, 15 - 14100 ASTI Tel. 0141 59 89 98 Fax 0141 59 89 84 consorzio@viniastimonferrato.it www.viniastimonferrato.it
15102 Alessandria (AL) Tel. 0142 933239
Vini Doc Caluso Carema - Canavese Piazza Mazzini, 4
Via Trattenero, 15 10053 Bussoleno (TO) Tel. 0122 64800 info@cmbvallesusa.it
Alta Langa Via Valtiglione, 73 14057 Isola d’Asti (AT) Fax 0141 960950 consorzio.altalanga@libero.it
Federazione tra Consorzi Doc Alto Piemonte Via Cavour, 17 - Palazzo Bolaffi 10123 Torino Tel. 011 5714781 782
10014 Caluso (TO)
Fax. 011 5714783
Tel. 011 9833860
info@alto-piemonte.it
Piazza Martiri della Benedica,
segreteria.iis.ubertini.caluso@
info@viticoltori.com
13 - 15066 Gavi (AL)
scuole.piemonte.it
Gavi
Tel. 0143 645068 info@consorziogavi.com
Barolo - Barbaresco - Alba Langhe e Roero
Nebbioli Alto Piemonte
Freisa di Chieri e Collina Torinese c/o Palazzo del Municipio di Chieri
c/o Comune di Ghemme
Via Palazzo di Città, 10
Via Roma, 21
10023 Chieri (TO)
28074 Ghemme (NO)
Tel. 011 9434044
Tel. 0163 841750
Fax 011 9406105
C.so Enotria, 2/C
info@consnebbiolialtop.it
Ampelion - 12051 ALBA (CN)
www.consnebbiolialtop.it
Vini Doc Colline Saluzzesi
Fax + 39 0173 361380
Vini Colli Tortonesi
www.consorziocollinesaluzzesi.it
consorzio.vini@langhevini.it
Via Muraglie Rosse, 5
www.langhevini.it
15057 Tortona (AL)
Tel. + 39 0173 441074
Vino Malvasia Casorzo d’Asti Doc
Tel. 0131 86 12 cantinatortona@cantinasocialeditortona.191.it
c/o Cantina Sociale di
Produttori di Langhe, Roero, Saluzzese, Ponente Ligure e Canavese Nuove Realtà
Casorzo
Vini del Pinerolese
B.ta Valle Casette, 52
Via San Ludovico 1
P.zza Santa Maria, 11
12046 Montà D’Alba (CN)
14032 Casorzo (AT)
10060 Bricherasio (TO)
Tel. e Fax 0173 971263
Tel. 0141 929229
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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
Piemonte speciale
Un riferimento per tutti: Walter Eynard di Enza D’Amato
Intervista al cuoco che ha fatto la storia della cucina del territorio
W
alter, sei tu che hai
esaltati nelle tue preparazioni.
scelto la ristorazione o è la ristora-
Sono fiero di essere nato in questa valle, di viverci e di po-
zione che ha scelto te?
ter condividere la storia e le Non so bene ma il tutto nasce
tradizioni, mi è stato insegnato
attorno al tavolo di cucina di
che sotto e intorno a noi esiste
casa, quando da piccolo aiu-
una miniera infinita di prodotti
tavo mamma nei fine settima-
che la natura ci offre, bisogna
na a preparare il cibo per tutta
rispettarli e bisogna nello stes-
la settimana perchè papà fa-
so tempo andare a cercare e
ceva i turni in fabbrica e quin-
studiare quello che negli anni i
di mi affascinava quel tavolo
nostri vecchi facevano in tem-
pieno di verdure dell’orto, di
pi più difficili perchè dobbiamo
polli da spennare, di frutta e
sempre tener presente che il
io, piccolino, accovacciato su
cibo non è solo nutrimento ma
una sedia, poi a tredici anni
un momento di agape e un
sono entrato per la prima volta
dono da rispettare sempre.
in una cucina di ristorante per aiutare mio zio e di li è partito il
La svolta nel 2005: La Crota
tutto, quindi non so bene se la
dl’Ours (La Cantina dell’Orso),
ristorazione ha scelto me o se
perchè?
io ho scelto lei, ma sono convinto che finora e’ stato un bel
La Crota dl’Ours nasce nel
percorso.
momento in cui con mia moglie Gisella abbiamo sentito universal-
l’esigenza di creare una situa-
mente l’alfiere della cucina
zione più informale del Flipot
Valdese, che privilegia pro-
dove riuscire, se si può dire,
dotti poveri ma che vengono
a giocare cambiando la carta
Sei
60
considerato
Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
tutti i giorni in un posto piccolo, curioso, nella piazzetta in centro paese per poter avere un rapporto diretto con tutti gli abitanti di Torre Pellice. Contaminazioni, fusion, molecolare… sei pro o contro la cucina innovativa? Penso che in cucina, come in tutti i mestieri, la ricerca sia assolutamente essenziale e che ogni cuoco debba seguire il proprio istinto essendo questo un mestiere fondamentalmente umorale, per cui sono assolutamente curioso su tutto quello che succede nel mondo della cucina, ho provato tantissime tecniche, prodotti e quant’altro ma rimango ancora ancorato alle nostre tradizioni.
La ricetta del cuore Carrè di agnello cotto nel fieno maggengo Ingredienti per 6 persone 1,5 kg. Carrè di agnello olio di oliva 5 dl. di fondo di agnello 2 dl. di vino bianco sale e pepe fieno maggengo di montagna 2 fogli di carta da forno 6 patate cotte nel sale grosso piccole verdure per contorno 50 gr. di burro
Piemonte
Grande chef piemontese, 52 anni, appassionato divulgatore dei prodotti tipici del suo territorio. Già titolare del Ristorante Flipot dove ha raggiunto le due stelle Michelin ora gestisce la Crota dl’Ours di Torre Pellice. La cucina valdese trova in Eynard un forte sostenitore con le sue proposte di cucina ma anche con pubblicazioni dedicate. Lo chef ha forti conoscenze tecniche che condivide con i collaboratori.
speciale
Walter Eynard
Preparazione Preparare il carrè togliendo tutte le terminazioni nervose, quindi salarlo e peparlo massaggiandolo leggermente, rosolarlo in una casseruola con pochissimo olio, bagnarlo con il vino bianco e quando sarà evaporato aggiungere il fondo, lasciare il carrè per 5 minuti quindi stendere i fogli di carta da forno, appoggiarvi sopra il fieno leggermente bagnato con acqua, adagiare il carrè e ricoprirlo con il fieno, chiudere e passare in forno a 120° per 20 minuti. Formare uno strato di sale in una pentola di rame, porvi le patate e ricoprire con altro sale, passare in forno a 180° per 30 minuti, ripulirle del sale e tagliarle a metà, saltare le verdure di contorno al burro. Per la salsa ridurre il fondo di cottura, aggiungervi l’aglio e quindi addensare con il burro, filtrare. Tagliare il carrè, disporlo sul piatto di servizio, accompagnarlo con le patate e le verdure, quindi salsarlo.
La cucina valdese La cucina della comunità Valdese deriva dal suo percorso storico secoli di persecuzioni e dall’impossibilità di scendere sotto i mille metri di altitudine, quindi una cucina che ha sempre sfruttato tutto quello che la natura poteva dare, erbe naturali, bacche, fiori, animali selvatici, ma anche la ricchezza di aver avuto contatti con tutta la mitteleuropa, l’Olanda, l’Inghilterra e la Francia, quindi con contaminazioni che si ritrovano in questa cucina con una contraddizione forte, povera ma ricca.
Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
Supa Barbetta
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Piemonte speciale
La Scolca: terreno, passione, emozione e cultura a cura di Roberto Rabachino
“Il vino, poesia della terra” (Vino al Vino - M. Soldati). In queste poche parole si sintetizza la filosofia che da 90 anni accompagna La Scolca ed i suoi vini nel lungo cammino enologico.
U
n’azienda dall’importante passato che guarda al futuro con innovazione per raggiungere ed offrire sempre un elevato standard di qualità. Ma sicuramente l’obiettivo principale dell’Azienda La Scolca è quello di emozionare attraverso i suoi vini, di non limitarsi a presentare un prodotto, ma di far entrare in un mondo pieno di fascino. Per questo la cura di ogni sfumatura è ricercata con grande attenzione ed il momento dell’assaggio si trasforma in un
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momento di piacere e talento. Si sentono le note della terra, il clima salino, il sole, la passione, tutto questo racchiuso in un calice. La forza del Gavi, la mineralità, la verticalità dell’assaggio, l’equilibrio e l’eleganza di questi straordinari vini sono i caratteri più salienti che si percepiscono quando scopriamo La Scolca. Il viaggio alla scoperta dei vini La Scolca è inesauribile, una ricerca rinnovata verso nuovi sentori, inesauribili, una piacevole sorpresa ad ogni assag-
gio. Un viaggio che comincia da lontano, quando la tenuta La Scolca è stata acquistata nel 1919 dal bisnonno dell’attuale proprietario Giorgio Soldati che oggi conduce l’azienda insieme alla figlia Chiara Soldati, quinta generazione con uno sguardo già al terzo millennio. Passato, presente e futuro convivono in questa azienda che coniuga al meglio la naturalezza di chi vive in questo mondo da sempre con la rapidità di coloro che guardano avanti con la lungimiranza di capitani coraggiosi:
Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
La scelta di evitare i prodotti chimici per le piante in crescita, utilizzando solo ferti-
Piemonte
La Scolca è quindi l’azienda più antica della zona, per la continuità di gestione da parte della medesima famiglia, ma allo stesso tempo è la più moderna. Novant’anni di passione enologica (1919-2009). un importante traguardo per guardare al futuro con rinno-
vato entusiasmo e sempre nuovi progetti: non si arriva ad un così solido passato senza avere una forte spinta verso nuovi orizzonti. L’Azienda gestisce una superficie di circa 50 ettari di vigneto. Complessivamente sono 180 km. di filari, che, nel corso di una singola stagione di raccolto, sono percorsi da otto a dieci volte, a piedi o in trattore, pianta a pianta.La densità è di circa 1500 ceppi per ettaro. Tutti i vigneti sono nei migliori siti di Rovereto di Gavi. Il clima, la piena esposizione al sole dall’alba al tramonto, freschezza delle brezze asciutte, tutti questi questi elementi creano un‘alternanza che rappresenta la soluzione ideale per una completa e corretta maturazione delle uve, una condizione indispensabile per un buon vino. Tuttavia, per le sue uve, i suoi mosti, i suoi vini, la Scolca segue sempre lo stesso principio: un grande vino nasce nella vigna a cui si deve dedicare il più attento e scrupoloso lavoro. In poche parole questo riassume il “modus operandi” de La Scolca: per ottenere un ottimo vino il lavoro comincia dal grappolo. Questa affermazione che sembra una banalità, in realtà non lo è. L’interazione e la giusta sequenza delle operazioni di coltivazione (Sfogliatura, diradamento dei grappoli, abili potature) permettono di ottenere un bassa resa ed un’alta qualità delle uve prodotte, oltre ad una uniforme maturazione al momento della vendemmia.
speciale
mai come nel caso della famiglia Soldati i nomi hanno un significato simbolico: Il nome dell’appezzamento derivava dall’antico toponimo Sfurca ovvero “Guardare lontano” e la cascina che vi sorgeva era stata in passato appunto una postazione di vedetta; il cognome rispecchia in pieno il carattere fiero e tenace dei proprietari e dei loro vini. Al momento dell’acquisto, la proprietà era in parte coperta da boschi, in parte coltivata a grano. Fu un’intuizione ben studiata piantare a La Scolca nel 1900 vigneti di Cortese in un territorio esclusivamente vocato alla coltivazione dei vigneti a bacca rossa: mai, come in questo caso, il nome dell’Azienda risultò profetico. La produzione ben presto divenne una primaria attività tecnica ed imprenditoriale.
lizzanti naturali e a base di solfato di rame, permette alle piante un percorso naturale e sano di crescita. Diminuendo la resa per ettaro si ottengono vini con caratteristiche eccezionali, profumi e sentori amplificati, una personalità inconfondibile testimonianza del territorio di provenienza.
Il risultato di questo modo d’agire si rileva all’assaggio sia dal punto di vista della personalità del vino sia come salubrità, non a caso molti estimatori dei Gavi la Scolca sono medici! La raccolta dell’uva si effettuata manualmente, con piccoli cesti da scaricare in piccoli rimorchi. Le uve impiegano non più di 15 minuti per giungere
Chiara Soldati Caraccioli di Vietri
Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
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Piemonte speciale
la cantina dove sono registrati i dati nel sistema, dove avviene lo scarico e la pressatura. Tutto ciò per preservare l’integrità di ogni singolo frutto. Il sistema di vinificazione permette di rispettare le provenienza delle uve dai vari vigneti vinificandoli separatamente con un sistema di controllo computerizzato che impedisce la confusione dei mosti e divide le frazioni delle pressate. Inoltre un software memorizza i dati di ciascuna partita di uve e si crea così la “storia” di ogni singola bottiglia. Tutti i nostri Gavi sono prodotti con uve Cortese provenienti da vigneti di età diverse: dai 5 anni fino a sessanta anni di impianto per il Gavi dei Gavi etichetta nera. In ogni momento della vinificazione, a partire dal processo di scarico per l’ottenimento del vino, la temperatura dei prodotti è strettamente controllato da sofisticati impianti a freddo. L’impianto è munito di un sistema di lavaggio con acqua ad 80° che rende l’ambiente di lavoro, altamente zuccherino, praticamente sterile: l’igiene e la pulizia sono indispensabili nei locali di vinificazione e nelle successive fasi perché, solo così, si può garantire un ambiente non adatto all’insediamento di germi e batteri. La fermentazione avviene con lieviti naturali, autoctoni, presenti nella stessa uva. È caratteristica generale dei vini di La Scolca rimanere “sur lie”, fino all’imbottigliamento, anche dieci anni, come nel caso di Gavi Riserva d’Antan. Questa procedura riduce,
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sino a dimezzarla, la necessità di uso di anidride solforosa, dando un vino fresco, naturale e molto leggero. La fermentazione avviene con lieviti naturali, presenti nella stessa uva. È caratteristica generale dei vini di La Scolca rimanere “sur lie”, fino all’imbottigliamento, anche dieci anni, come nel caso di Gavi Riserva. Questa procedura riduce, sino a dimezzarla,la necessità di uso di anidride solforosa, dando un vino fresco,naturale e molto leggero. Ottenuto il mosto, in fase di vinificazione, la fermentazione avviene in vasche d’acciaio termo controllate, successivamente, il vino diventa limpido per decantazione naturale. La cantina dispone di un laboratorio di analisi che lavora per il controllo costante della qualità dei vini in ogni momento della produzione. Moderni e aggiornati sono infatti i macchinari e le tecnologie che equipaggiano la cantina. La Scolca si è dimostrata una validissima ed innovativa interprete: sua è la creazione di vini e spumanti senza mai tradire la fedeltà alla terra di Gavi e al vitigno di cortese. Ha continuato a puntare sul Gavi classico anche quand’era un bianco controcorrente perché in esso erano esaltate le caratteristiche della tipicità del vitigno autoctono: questa era ed è dovuto al fatto che la famiglia Soldati ha sempre creduto in questo vino e alle sue caratteristiche. E così, grappolo dopo grappolo, si è selezionato un GAVI che giunge sulla nostra tavola ancora fresco e fruttato, affi-
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nando i suoi eccezionali pregi e regalandoci un vino “emozione” che ci offre una sensazione gustativa complessa ed unica nel suo genere. Non a caso il Gavi La Scolca negli anni è stato scelto da Reali (SAR Regina Elisabetta), imprenditori, Capi di Stato (B. Obama, Tony Blair), Jet setter e artisti internazionali (Tom Cruise, Kylie Minogue, Elton John, Sting) ma è stato protagonista, come la famiglia Soldati ama ricordare sempre, di tanti momenti importanti per ciascuno di noi e questo l’aspetto a loro più gratificante del loro lavoro e la ragione per la quale ogni assaggio si trasforma in un’esperienza unica a cui è difficile rinunciare: “Amo sulla tavola, quando si conversa, la luce di una bottiglia di intelligente vino". P. Neruda - Ode al Vino Senza un po’ di sano “furor” Latino, senza l’audacia non si raggiungono certi traguardi e non si immaginano audaci obbiettivi. Dopo il grappolo, il territorio, l’importante anima del vino è l’uomo. Spesso i vini assomigliano a chi li crea. Dopo 90 anni, i temerari Soldati che vollero credere nel Cortese pensano al futuro!
Piemonte speciale
Il Riso tradizione antica del Vercellese di Luigi Terzago
Nel vercellese si coltivano oltre 150 varietà di riso, alcune di esse, considerate le più tradizionali sono “protette” da un apposito Marchio di Qualità.
U
n’antico detto popola-
capillare distribuzione dell’ac-
sce un’epoca: le macchine e i
re recita “il riso nasce
qua che dal Po e dalla Dora
prodotti chimici sostituiscono i
nell’acqua
muore
Baltea arriva ad irrigare tutta la
lavori manuali.
nel vino” e questa tradizione nel
piana sino al Sesia, modificando
Anche oggi che l’incalzante
vercellese non è cambiata.
radicalmente l’ambiente e favo-
evoluzione tecnologica ha ridot-
Il riso arriva da Paesi lontani:
rendo lo sviluppo della cascina
to il numero di persone dedite
dall’Asia, dove era già cono-
a corte chiusa, di origine forse
alla coltura del riso, quest’ultimo
sciuto nella sua varietà selvati-
feudale, se non addirittura de-
continua a caratterizzare il pae-
ca dal 3.500 a.C. Ma in Europa
rivata dalla villa rustica romana.
saggio della zona per chilome-
arrivò solo secoli e secoli dopo
Le cascine sopravvivono anco-
tri, facendo di questo territorio
e non subito questo cereale
ra oggi e rappresentano la chia-
un ambiente affascinante e sug-
venne riconosciuto per il suo
ve per comprendere il successo
gestivo, grazie a questa sensa-
valore nutritivo. Solo dopo le
del Vercellese come “provincia
zione di equilibrio tra natura e
pestilenze e le carestie del XIV
europea del riso”.
attività dell’uomo e allo scorrere
secolo, si iniziò a considerarlo
A partire dagli anni ‘50 fini-
delle stagioni che, in risaia, si
e
come fonte di sostentamento. Di conseguenza, il riso è approdato nel Vercellese, alla fine del quattrocento, portando grandi cambiamenti sia nello stile di vita che nel paesaggio. Indispensabili sono state le prime canalizzazioni risalenti già al XV secolo, e i maggiori canali voluti e intitolati ai personaggi della nostra storia che hanno creduto in questa forma di progresso - Cavour, Depretis, Lanza, Sella - assicurano una La Cascina Veneria di Lignana (Vc)
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Da sempre orientati alla qualità traduce in un sorprendente sfumare di colori, conservando ancora il fascino dei tempi antichi, un fascino che è ancora possibile ritrovare nell’intramontabile film Riso Amaro (1949) di Giuseppe De Santis con Silvana Mangano che ha voluto come set per il suo capolavo-
In cinquant’anni abbiamo trasferito le esperienze di padre in figlio, abbiamo fatto incontrare la tradizione con i moderni strumenti di lavoro nelle vigne e in cantina. Con la stessa passione adesso come allora curiamo ogni prodotto orientati alla qualità.
ro la cascina Veneria di Lignana, e in quelle letterarie come “In Risaia”, romanzo del 1878 della novarese Marchesa Colombi. Tra maggio e giugno avveniva la monda ed era un lavoro tipicamente femminile: le donne venivano chiamate mondine, procedevano allineate, le erbe venivano passate di mano in mano e depositate nei solchi laterali dall’ultima della fila, erano le mogli dei lavoranti, che prestavano servizio nella risaia in modo continuativo da febbraio a novembre, oppure le forestiere, che lavoravano in modo occasionale nei momenti di maggiore necessità. Infatti ogni stagione, arrivavano migliaia di donne, dall’Emilia, dal Veneto e dal Bresciano. Il lavoro della risaia coinvolgeva uomini e donne: per lavorare nell’acqua le donne facevano un’arionda ovvero tiravano su la gonna e la fermavano con il laccio del grembiule. Il lavoro particolarmente gravoso era alleviato dai canti. Una delle canzoni tradizionali è diventata poi una famosa canzone partigiana: O Bella Ciao. Ma con il termine monda si intendeva anche il trapianto: si tratta di un’altra tecnica di coltivazione, il riso veniva seminato in vivaio e trapiantato dopo quaranta giorni. Il lavoro di trapianto era più faticoso della raccolta delle erbacce, perché si doveva procedere a ritmo cadenzato arretrando, e si aveva un tempo limitato. Veniva svolto per lo più dalle mondine forestiere. Nel vercellese si coltivano oltre 150 varietà di riso, alcune di esse, considerate le più tradizionali sono “protette” da un apposito Marchio di Qualità. Il Riso con marchio Baraggia DOP, si coltiva nel Nord-Est del Piemonte, nelle Province di Biella e Vercelli. La Baraggia è l’area pedemontana che dalle Prealpi, alla base del
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www.vinchio.com
Piemonte speciale
si
rosi granelli (i frutti secchi tipici
il nome trae origine da una cit-
estende alla base con terraz-
dei cereali), i quali alla raccolta
tadina del Vercellese, per de-
zi, in lieve e graduale decli-
restano avvolti in rivestimenti
rivazione dalla varietà Vialone.
vio, da Nord-Est a Sud-Est.
fogliari giallastri (costituendo il
Tra i risi italiani ha il chicco
Le varietà del riso Baraggia alle
cosiddetto risone).
più grande ed è tra i più ama-
quali è stato assegnato il mar-
Altra sottospecie, sempre più
ti, anche se tra i più recenti in
chio DOP (ultimato con Reg.
coltivata, e denominata Indaca
coltivazione. Durante la cot-
CE n. 982 del 21 agosto 2007)
è caratterizzata da risi (Gladio,
tura, il calore penetra la parte
.sono
Arborio,
Libero) di forma allungata, a frat-
esterna, lasciando il nucleo,
Baldo, Balilla, Carnaroli, Gladio,
tura cristallina, molto resistenti
ricco
Loto e Sant’Andrea.
alla cottura ed molto apprezzati
Particolarmente usato per risotti
Le superfici seminate a riso DOP,
dai mercati nord europei.
“all’onda” dato l’elevato conte-
nelle Province di Biella e Vercelli
La classificazione commercia-
nuto di amido, che consente
nel 2006, offrono un dato pari
le del riso nella sottospecie ja-
caloriche mantecature. È di fre-
a 40.457 ettari; mentre, l’intera
ponica si basa su quattro tipi,
quente utilizzato anche per la
produzione delle varietà DOP,
ciascuno dei quali comprende
preparazione di timballi.
è stimata in 2.647.237 quintali.
diverse varietà.
Negli anni 2005/06, la produ-
Risi comuni:
Baldo
zione complessiva, è valutata
Originario, Balilla, Pierot, Razza
è una varietà di riso super-
per Biella, in 213.590 quin-
253, Cripto e Americano 1600
fino
tali e Vercelli, per 4.880.800
Risi semifini:
derivata da varietà Arborio.
Rosa Marchetti, Maratelli,
Ha chicchi piuttosto grandi con
Italico, Vialone nano, Padano
ottime capacità di assorbimen-
e Lido
to, di buona compattezza e
Risi fini:
buona resistenza alle cotture.
Rinaldo Bersani (Ribe),
È ideale per risotti, ma di buo-
Razza 77, Europa, Ringo e S.
na resa anche nelle insalate.
Andrea.
Balilla
Massiccio
le
Monte
seguenti:
Rosa,
quintali (fonti: Ente nazionale Risi e Regione Piemonte Assessorato Agricoltura). Il riso è una pianta cerealicola (Oryza sativa) diffusa in tutto il mondo (ne esistono oltre 100.000 varietà). Quello più coltivato e consumato in Italia appartiene alla sottospecie japonica; ha stelo sottile, cavo, alto circa 1 m; sull’apice della pianta si forma una pannocchia che quando matura porta nume-
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Risi superfini: Arborio, Carnaroli, Roma, Argo e Baldo. Le varietà più importanti del vercellese sono:
Arborio
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di
di
amido,
recente
croccante.
diffusione,
definito anche Originario, in quanto proveniente per selezione dalla prima ed unica varietà di riso, coltivato in Italia da un secolo. Si tratta di un riso tondeggiante con chicchi piccoli e
...alccune delle nostre produzioni ...alcune perr il mondo del vi vino.
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Pontedera (Pisa)
Piemonte speciale
sferici, alto potere di assorbi-
Un riso ideale per risotti che ap-
Vercellese,è impiegato per risotti
mento e di crescita in cottura.
paiono con chicchi ben sgranati
tradizionali e minestre di riso.
Varietà utilizzata per minestre e
e di bell’aspetto, insalate di riso e
zuppe, impiego ideale per dolci a
per ogni piatto di alta gastrono-
La Panissa
base di riso, timballi, crocchette,
mia.
arancini e supplì.
Sant’Andrea
Carnaroli
to alla tradizione contadina vercel-
tipico della Baraggia, derivato
è fra le migliori varietà di Superfini,
dalle selezioni Varietà Rizzotto del
scelta dalle grandi cucine interna-
gruppo merceologico dei risi fini,
zionali per le spiccate doti quali-
con chicchi a struttura compatta.
tative.
Tali caratteristiche lo rendono
Rilevante la quantità di amilosio,
particolarmente
oltre il 24%, che rende tale va-
bolliture, per un consumo come
rietà molto consistente e di ec-
contorno per altri piatti o come
cellente tenuta alla cottura, con
alternativa al pane o patate.
elevate capacità di assorbimento.
Nelle zone di produzione del
Ricetta per 4 persone Dosi 200 grammi di fagioli secchi Borlotti di Saluggia ossa del maiale 320 grammi di riso superfino Baldo 100 grammi di lardo non speziato 1 salame sotto grasso (strutto) chiamati “salam dla duja” 1 cipolla bianca 2 cucchiai Olio EvO Pepe, sale q.b. sedano una carota uno spicchio di aglio e possibilmente una pentola di rame un buon e semplice vino rosso corposo.
Piatto completo a base di riso, lega-
versatile
alle
lese, piatto povero, non costoso, tipico della nostra terra e gli ingredienti provengono dalla lavorazione del maiale che avveniva nel mese di gennaio. Qui di seguito la ricetta fornita dallo Chef Davide Saggia dell’Hotel Ristorante Garibaldi, via Thaon de Revel 87 Vercelli, storico locale che propone i piatti tipici della cucina Vercellese.
La Panissa
Preparazione Mettete a bagno i fagioli in acqua fresca la sera per almeno 12 ore. Portate a bollore in una pentola 3/4 di acqua aggiungete i fagioli (precedentemente ammollati) con le ossa spolpate del maiale, sedano, carota, aglio e sale (30g circa) cuocete il tutto, a fuoco lento, per circa un’ora e mezza, In un tegame per risotti (peiglia, pentola di rame stagnato) mettete la cipolla bianca tritata finemente, olio, il salame sbriciolato con le mani ed il lardo a pezzettini (il coltello con cui lo tagliate va passato prima sulla fiamma) e soffriggete senza fare colorire, aggiungete il riso, mescolate con un cucchiaio di legno il tutto per un minuto per fare assorbire il condimento, dopodichè sfumate con un bicchiere di vino rosso. Terminate la cottura, circa 15 minuti, con il brodo dei fagioli (poco a poco) e lasciate riposare per qualche minuto, non troppo in quanto il piatto va mangiato caldo. Servite con pepe nero intero da macinare.
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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
varietà di riso con chicco grosso,
sotti ed insalate di riso, è un ot-
simile all’Arborio ma un po’ più
ed è adatto a un tipo di cucina “ru-
timo contorno per pesci e carni
corto questa varietà si differenzia
spante” e per semplici e gustosi
dagli altri risi vercellesi della classe
risottini a base di erbette e aromi.
“superfini” cui appartiene per un
Di recente introduzione, utilizza-
tempo di cottura leggermente più
to per comporre piatti preliba-
breve e per una cessione di ami-
ti e nato nella Pianura Padana,
d’oliva. È un riso integrale e ri-
do piuttosto importante (nella sua
il Riso Venere è stato bat-
chiede circa 40 - 45 minuti di
genealogia è presente il Balilla).
tezzato con il nome della Dea
cottura. Da questo patrimonio
Adatto soprattutto per la realiz-
dell’Amore e viene coltivato nel-
secolare di esperienza e tradi-
zazione di timballi o simili (per
le province di Novara e Vercelli.
zione nasce la prestigiosa sele-
esempio gli arancini di riso) e an-
Ottenuto
che per risotti mantecati, tipici
Sperimentale
della tradizione padana.
(Sardo Piemontese Sementi) da
Dopo anni di abbandono è tornato
un ricercatore cinese presenta le
a essere prodotto nelle risaie ver-
proprietà del preziosissimo e raro
nell’amore per la cultura e la tra-
cellesi il Nuovo Maratelli, sicura-
riso nero degli antichi Imperatori
dizione di una terra in cui il riso è
mente uno dei risi che ha fatto la
cinesi.
l’orgoglio della propria storia.
presso
il
della
Centro SA.PI.SE.
dal gusto delicato, ma va provato anche semplicemente condito con un po’ di olio extravergine
Piemonte
È adatto alla preparazione di ri-
presenta di forma tondeggiante
speciale
storia della risicoltura. Il chicco si
Roma
zione di risi d’origine vercellese, ovvero ricerca di grande qualità, nel rispetto dell’ambiente e
a cura della redazione di Quality ADV
Un vino unico e raro
Terre dei Santi
L’unico vitigno autoctono della bergamasca è un moscato aromatico a bacca rossa da cui si ottiene il vino più raro d’Italia, il Moscato di Scanzo: raro per il terroir limitato a poche colline; unico per la composizione geologica del terreno su cui cresce, dal nome poetico di “Sas de Luna”. È un vino di cui si parla come di un miraggio, un nettare prezioso e difficile da trovare. Infatti visto l’esiguo numero di bottiglie disponibili sul mercato, circa 60.000 da 50 ml., sono pochi i ristoranti o le enoteche dove trovarlo. Che fare allora per assaporare questo passito rosso lombardo dai profumi inebrianti e dagli aromi multipli e avvolgenti? L'ideale sarebbe assaggiarlo direttamente in cantina o al Vinitaly, dove per la prima volta il Consorzio di Tutela del Moscato di Scanzo, dal 2009 la DOCG più piccola d’Italia, si presenta con 10 aziende: Biava, Cascina del Frances, Cerri,De Toma, Fejoia, Il Cipresso, La Berlèndesa, Magri Sereno, Pagnoncelli Folcieri, Ronco della Fola.
Terre dei Santi rappresenta il connubio fra due realtà astigiane che da anni operano nel settore vinicolo: la Cantina di Castelnuovo Don Bosco e la Cantina di San Damiano d'Asti. Da anni la Cantina Terre dei Santi si adopera per incrementare la qualità dei propri vini, gratificati da importanti premi e riconoscimenti a livello nazionale, producendoli esclusivamente con uve conferite dai 250 soci sparsi fra il Monferrato, le Colline Alfieri e la Collina Torinese. I prodotti di punta sono il Malvasia di Castelnuovo Don Bosco, il Freisa d'Asti, il Freisa di Chieri, il Piemonte Bonarda, la Barbera d'Asti, la Barbera del Monferrato, il Piemonte Chardonnay, il Monferrato Bianco, il Terre Alfieri Arneis ed altri vini ancora... La Cantina è sempre a disposizione per visite guidate e degustazioni dei vini ed accoglie anche comitive numerose le quali possono abbinare anche la visita a luoghi importanti del turismo storico/religioso, come il Tempio di San Giovanni Bosco e l'Abbazia Romanica del Vezzolano.
Consorzio Tutela Moscato di Scanzo Via Abadia 33/a- 24020 Scanzorosciate (Bg) T. 035 65.91.545 - F 035 30.55.840 info@consorziomoscatodiscanzo.it - www.roncodellafola.it
TERRE DEI SANTI S.C.A. Via San Giovanni n.6 - 14022 - Castelnuovo Don Bosco (AT) tel. 011 9876117 - fax 011 9876122 Corso Roma n.58-64 - 14015 - San Damiano d'Asti (AT) tel.0141 975189 - fax 0141 980642 www.terredeisanti.it - info@terredeisanti.it
Piemonte speciale
Il Palio di Asti, quello del 1933 di Silvana Delfuoco fotografie archivio comunale Asti - fotografo Mingo
G
li splendidi occhi grigio azzurri di Nella Verrua Massirio, che si muovono vivaci sotto la cornice dei morbidi riccioli bianchi accuratamente pettinati, hanno ancora lo stesso guizzo sbarazzino di quelli
della ragazzina in costume da damigella medioevale che ci guarda sorridente dalla foto in bianco e nero appoggiata sul tavolino davanti a noi. Siamo in un accogliente salotto torinese, sprofondati in morbide poltrone e ben
Paolio di Asti 1933 - Rione San Silvestro
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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
supportati da tè e pasticcini. Intorno a noi, quadri d’autore e fotografie incorniciate ricordano le mai dimenticate origini astigiane della padrona di casa e, soprattutto, la sua partecipazione, in qualità di giovanissima figurante,
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IdentitĂ Classica
spirito moderno
dal 1902, una tradizione di Famiglia www.tommasiwine.it
Piemonte speciale 74
a quell’ormai lontano Palio di Asti del 1933… “La corsa del Palio era ripresa soltanto da pochi anni, dopo un lungo periodo di sospensione: quelli erano tempi difficili! – la signora Nella ricorda con un po’ di malinconia la sua infanzia passata – Ma quell’anno sembrava davvero che tutto potesse ricominciare alla grande: il nostro Palio è antichissimo, sa?, risale almeno al XIII secolo ma forse anche più indietro!” “Ho letto che la prima notizia storica è del 1275 – intervengo prontamente perché non voglio che la mia interlocutrice mi creda impreparata - quando gli Astigiani andarono a correre il Palio sotto le mura di Alba, la rivale di sempre, con lo scopo di far danni ai campi e alle vigne calpestati dagli zoccoli dei cavalli…” La signora Nella interviene divertita: “Ah gli Albesi… vecchie ruggini come spesso capita tra vicini! Ma non chiamiamolo nemmeno Palio, il loro: corrono con gli asini! Nemmeno da mettere a confronto, noi abbiamo sempre avuto cavalli di razza, un vero splendore!La voce si fa quasi squillante per l’orgoglio – Beh, magari io sono un po’ di parte… Però quel 1933! Doveva essere proprio l’anno di una grande affermazione…”. “Il Palio era ripreso, se non mi
Corteo storico attuale
sbaglio, dal 1929, dopo più di cinquant’anni di silenzio…”. “Sessantasette, per la precisione. E quell’anno si fecero le cose in grande. Ecco guardi… - la signora Nella inforca gli occhiali e cerca fra le fotografie sparse sul tavolino.- Guardi qui: la piazza del mercato, che in realtà si chiamava piazza Emanuele Filiberto e che oggi è diventata Campo del Palio. La corsa si svolse di nuovo lì, come non si era più fatto dal 1861, e fu di nuovo una corsa “in tondo”, molto più spettacolare di quella “in lungo” , dal Pilone su corso Alfieri, l’antica via Maestra, dove non tutti potevano seguirla dall’inizio alla fine.- Nella si toglie gli occhiali e si abbandona ai ricordi – Invece allora ricordo le bal-
Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
conate, il Palco delle autorità… venivano anche i Principi di Piemonte, accompagnati dal Podestà dell’epoca. Ah, com’ero contenta! Avevo soltanto otto anni e ricordo che qualche settimana prima della festa, una mattina, mentre ero a scuola, erano entrati in classe dei signori importanti e noi bambine ci eravamo alzate in piedi, un po’ meravigliate. Erano i Rettori del Borgo, ma io non lo sapevo, che stavano cercando la piccola damigella che avrebbe aperto il corteo del Rione alla sfilata. Scelsero proprio me, fra tutte le mie compagne! Che emozione enorme, non riuscivo a crederci!” “La festa di San Secondo, il patrono di Asti? – approfitto
della pausa per riprendere il mio ruolo di intervistatrice – Perché allora il Palio si correva in maggio, nella ricorrenza del Santo, mentre in seguito verrà spostato in settembre…” “Certo, in maggio per i festeggiamenti del Santo Patrono. Il nostro San Secondo è un guerriero, un soldato romano che da sempre protegge la città. Non per niente è raffigurato sul Labaro del Palio mentre traversa il Po a cavallo come se fosse terra ferma! Il Palio, ai miei tempi, era il momento culminante della festa del Santo. La mattina si benedivano i cavalli, poi c’era un piccolo corteo, ma la grande festa iniziava nel pomeriggio, con la sfilata a cui tutti, pubblico e figuranti, partecipavano con entusiasmo: musica, tamburi, sbandieratori, e infine, verso le 18, la corsa. Una fiaba! O almeno così sembrava ai miei occhi di bambina. Una festa popolare e aristocratica nello stesso tempo, dove il senso del sacro era molto forte… forse più di quello che capita oggi, ma credo non solo ad Asti…”. “Allora, mi racconta il “suo” Palio?” “Ma certo! Cominciamo dall’abito. Era bellissimo! Tenga conto che San Silvestro, il mio Rione, è sempre stato il più elegante di Asti! Bianco e giallo per ricordare l’oro e l’argento, i colori di San Silvestro, completato dall’ampio mantello che le Suore del Convento di via Gioacchino Testa, custodi dei costumi del Rione, mi avevano insegnato a tenere sollevato in modo adeguato, così come mi avevano mostrato l’incedere solenne che dovevo impegnarmi a mantenere per tutto il tempo della manifestazione: vede, qui nella fotografia, come sono compita? – Nella sorride con tenerezza alla piccola se stessa – Soltanto San Silvestro aveva trai suoi figuranti la damigella bambina e il paggetto: eravamo gli unici piccoli di tutto il corteo!
Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
Piemonte speciale Sbandieratori al Palio d'Asti
E pensare che, poco prima di mettermi in posa per la foto, mi ero anche messa a piangere, perché a me non spettava la corona sul capo, come alle damigelle adulte… La mia mamma aveva cercato di consolarmi mettendomi un nastrino argentato fra i capelli, ma a me non era affatto bastato!” “I Rioni del Palio erano già ventuno, come oggi? – mi intrometto nel flusso dei ricordi – Anche allora tre contese di sette cavalli per volta e poi nove nella finale? E il suo Rione, San Silvestro, dove si trova esattamente?” “San Silvestro è il borgo più centrale di Asti, quello della Torre dell’Orologio... - la signora Nella riprende il raccon-
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to – e certo uno dei più antichi. Nel nostro stemma, oro giallo e argento, è raffigurato il biscione dei Visconti, che sono stati per un certo periodo Signori di Asti. Quanto alle vittorie del Palio – Nella si lascia sfuggire un sospiro- si dice sia quello che ne conta il
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maggior numero, ma a dir la verità…deve essere successo nei secoli passati, perché io proprio non ne ricordo. Ah, no ecco: deve aver vinto una volta negli anni novanta, ma io ormai non ero più a Asti e non seguivo il Palio da vicino”. “E allora torniamo al 1933…”
“Quell’anno, lo ricordo bene, a vincere fu Ponte Tanaro, il borgo a sud della città che prende il nome dal fiume. Un tempo lo abitava soprattutto la gente che sul fiume ci lavorava: barcaioli, pescatori, lavandaie… Mi ricordo che i suoi colori erano il bianco e l’azzurro”. “E poi, che cosa è successo?” “E poi… la delusione! Nel 1935 da Roma arriva l’obbligo di lasciare il nome di Palio ai Senesi, mentre noi, se volevamo continuare a correrlo, avremmo dovuto chiamarlo Certame cavalleresco! Impossibile! –la voce di Nella sprizza ancora indignazione – E così, un po’ per quello un po’ per le difficoltà del momento, non se ne fece più niente. Erano comunque anni duri per tutti, si preparava la guerra, anzi una guerra era anche già in corso, quella d’Etiopia. Pensi che nel 1936, un gruppo di soldati Astigiani impegnati laggiù decisero di correre lo stesso il Palio, sulle rive di un lago africano! I giornali pubblicarono le loro foto, se ne fece un gran parlare in città. Mi pare di ricordare che in realtà fosse una corsa a dorso d’asino e se non sbaglio anche allora a vincere fu Santa Maria Nuova, che già chiamavano La Signora del Palio perché vinceva sempre… da qualche parte devo avere ancora il ritaglio con l’articolo di giornale, glielo prendo - La signora Nella scuote la testa con un sospiro, mentre si alza dalla poltrona- Dopo la guerra mi sono sposata e sono venuta a abitare a Torino e così al Palio nuovo non ci sono mai andata…” Il Palio moderno rinasce nel 1967 e si corre, sempre “alla tonda“, in piazza Emanuele Filiberto. Dal 1988 la sede del Palio si sposta invece in piazza Alfieri, dove è possibile organizzare effetti scenografici più spettacolari. Oggi il Palio si svolge nel mese di settembre, in concomitanza con i festeggiamenti del Settembre astigiano. Tutte le informazioni sul Palio di Asti si trovano sul sito: www.palio.asti.it Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
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Piemonte speciale
La patente genetica dell’autoctono Ruchè di Castagnole Monferrato di Paolo Alciati
Intervista a Franco Morando
N
egli ultimi anni sta sempre più emergendo l’esigenza da parte del consumatore di conoscere l’origine e l’autenticità dei prodotti agro-alimentari che acquista. La difficoltà principale, per chi vuole assicurare la tracciabilità, sta nell’individuare una proprietà del prodotto tale che lo identifichi in maniera inequivocabile lungo tutti i passaggi della filiera agro-alimentare. Tale proprietà dev’essere inoltre affidabile e semplice da identificare. Candidato ideale per questi scopi è il DNA in quanto l’informazione in esso contenuta
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contraddistingue univocamente ogni individuo e non viene modificata durante i processi di lavorazione del prodotto a differenza di quelle caratteristi-
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che qualitative quali la morfologia su cui si basavano le tradizionali identificazioni varietali. Dr. Morando, perché il DNA sul Ruchè di Castagnole Monferrato? Ci siamo chiesti dopo tanti investimenti in impianti - 55 ettari dedicati a Ruchè in coltura specializzata - e qualità del prodotto come tutelare e lasciare “L’IMPRONTA” con questo vino, creando una ricerca che avesse una duplice finalità, quella di dare certezza ad un vitigno di poca conoscenza storica e dall’altro canto dar maggiori garanzie al
Piemonte speciale
consumatore che quotidianamente è sempre più esigente ed attento alla derivazione dei prodotti eno-gastronomici. Con la ricerca si sono aperti nuovi orizzonti e strade da percorrere e nel contempo si è avuto un sistema sostanzialmente infallibile per riconoscere la matrice genetica di questo impagabile vitigno. Forse si tratta proprio di amore nei confronti di questo vino o forse la professionalità non è un caso, ma voglio andare oltre i confini nazionali per far conoscere questo autoctono a tutto il mondo enologico, trasportare la mia esperienza acquisita a tutti i consumatori e amici produttori che hanno fatto del vino un momento conviviale ma anche di studio ed approfondimento. La ricerca scientifica in oggetto è stata finanziata esclusivamente con fondi privati aziendali, ma è fondamentalmente patrimonio scientifico dell’umanità
a nome e tutela della qualità certificata. La ricerca è disponibile in versione integrale presso gli Uffici del Comune di Castagnole Monferrato (At) o a richiesta presso gli uffici commerciali Montalbera. Qual’è stato l’obiettivo della ricerca e del progetto in essere? Obiettivo del lavoro, svolto dal laboratorio Bioaesis srl - www. bioaesis.com - Tesi (An), è stato quello di utilizzare il DNA come un invisibile barcode per l’implementazione di un sistema innovativo di tracciabilità genetica dei vini. Un’esatta identificazione è particolarmente necessaria nel caso di vini monovarietali, cioè di vini prodotti esclusivamente a partire da una sola varietà di uva, come il Ruché di Castagnole Monferrato, a tutela e valorizzazione della Sua autenticità e tipicità. Dal momento che non era mai stato studiato prima il
DNA della varietà Ruché, il primo step del lavoro è consistito nel determinare la Sua carta di identità genetica, detto in termini tecnici “fìngerprinting genetico”, ovvero nel trovare una peculiarità genetica tale da contraddistinguerlo e differenziarlo dalle altre varietà di uva. Si studiano a tal scopo marcatori genetici chiamati microsatelliti che sono regioni del genoma dove corti frammenti di DNA si ripetono identici in un numero variabile di volte che dipende dalla varietà di uva considerata. Pertanto, i micro satelliti sono in grado di mettere in evidenza quelle caratteristiche genetiche che contraddistinguono il Ruché e che lo differenziano da altre varietà di uva, quali il Brachetto e il Barbera, che da disciplinare potrebbero concorrere alla produzione di questo vino. I campioni analizzati: foglie di Ruché prelevate da differenti vigneti della Società Agricola
Vitigni di Ruchè
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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
Inoltre, nel campione sono noli, polisaccaridi e tannini - e abbondante DNA di lievito che vanno poi ad interferire con le successive reazioni. Quindi, Dr. Morando, dopo Montalbera; foglie di Lacrima di
vino stesso. In questo modo
anni di ricerca l’obietti-
Morro d’Alba, Montepulciano
è stato possibile identificare
e Sangiovese appartenente
la varietà di uva utilizzata nel
vo della tracciabilità ge-
alla collezione di germoplasmi
processo di vinificazione ed
dell’ASSAM - Agenzia Servizi
evidenziare l’eventuale pre-
Settore Agroalimentare delle
senza di uve estranee che si
Marche; foglie cresciute da
sarebbe vista con la compar-
barbatelle acquistate dai Vivai
sa di segnali (picchi) non ca-
prezioso autoctono?
Cooperativi Rauchedo, appar-
ratteristici della varietà Ruché.
Tutte le analisi effettuate han-
tenenti alle seguenti cultivar e
Le difficoltà principali di questo
no confermato l’esclusiva pre-
corredate da certificato vivai-
secondo step hanno riguar-
senza della varietà Ruché in
stico: Pinot Nero - Brachetto
dato l’ottenimento di DNA in
quanto il profilo genetico otte-
d’Acqui - Barbera d’Asti.
sufficiente quantità e con un
Il metodo applicato come
nuto dal vino si sovrapponeva
certo grado di purezza per le
primo step è basato su una
successive analisi. Infatti, du-
perfettamente con quello tipi-
reazione chiamata PCR che
rante il processo di vinifica-
permette di amplificare una
zione, via via che i tessuti e le
specifica regione di DNA per
cellule della vite si disgregano
miliardi di volte, questo è il
rilasciano il DNA che, non più
genetica della varietà Ruché,
metodo di elezione utilizza-
protetto all’interno dell’am-
ovvero si è dimostrato che il
to per identificazioni varieta-
biente cellulare e venendo a
Ruché possiede un suo asset-
li. Questo passaggio è stato
contatto con tutte le sostanze
to genetico caratteristico e di-
fondamentale per il raggiun-
contenute nel mosto e poi nel
verso dalle altre varietà di vite
gimento dell’obiettivo del la-
vino, in particolare con l’eta-
presenti nei database. Questo
voro: determinando il profilo
nolo, con composti secondari
genetico della varietà Ruché e
della vite e con gli enzimi litici
lavoro rappresenta una nuo-
confrontandolo con quelli del-
dei lieviti, si frammenta e si de-
le altre varietà si è dimostrata
grada progressivamente fino a
la sua identità varietale.
non essere più utilizzabile per
Il secondo step del lavoro è
le analisi genetiche. Anche le
consistito nell’applicare que-
lavorazioni tecnologiche, fil-
effettuato sul vino Ruché a
sto sistema al vino andando
trazione e travasi, che il vino
garanzia del consumatore e
ad analizzare il DNA residuale
subisce concorrono a far sì
a valorizzazione e tutela della
della vite ancora presente nel
che il vino si impoverisca ulte-
tipicità del prodotto.
Piemonte
presenti inibitori di PCR - fe-
speciale
riormente del DNA della vite.
netica del Ruchè da parte di Montalbera è stato raggiunto? Abbiamo una “mappatura”
di
questo
co del Ruché. Sì, l’obiettivo è stato raggiunto! Si è ottenuta la carta d’identità
va frontiera per il controllo e la tracciabilità degli alimenti in quanto è il risultato del primo innovativo controllo genetico
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Piemonte speciale
Torino turistica: storia e cultura nella prima Capitale d’Italia di Saverio Scarpino
Torino è cultura, storia ma anche enogastronomia: delizia degli amanti del gusto, ovvero dei gastronauti o meglio ancora dei foodtrotter.
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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2 La Basilica di Superga
speciale
Piemonte
Il borgo storico del Valentino
Q
ualcuno definisce Torino una Madama senza età, e non possiamo dargli torto. Questa bellissima città è, infatti, un unicum d’ingegno e cultura sempre in fermento con un agglomerato urbano sempre ordinato ed elegante che dall’alto del suo principale monumento, la Mole, domina un paesaggio ampio e variegato. Qui, da qualche anno ormai, si sta sviluppando un’attività turistica di eccellenza che consente di poter ammirare e quindi apprezzare quanto di
meglio possano offrire gli importanti musei, gli storici monumenti e le bellissime piazze, con gli antichi e ben tenuti palazzi del barocco piemontese, comprese le Residenze Reali, dichiarate dall’Unesco nel ’97 “patrimonio dell’umanità”. La crescita di Torino, è iniziata già da qualche decennio e sta trasformando, un giorno dopo l’altro, quell’identità ristretta che in passato la vedeva soltanto come grande città dormitorio. Questo, per tanti anni, è stato l’effetto causato dalla grande concentrazione di sta-
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bilimenti industriali che la Fiat e il suo indotto avevano nel tempo costruito nell’area urbana. Oggi invece si può dire che la situazione si è totalmente ribaltata. La dismissione o la delocalizzazione di molte aree produttive ha restituito a questa città lustro e innovazione. Torino è, infatti, oggi sempre più polo attrattivo e centro di importanti eventi culturali. La prima Capitale d’Italia, ha ridato vita alle vie del centro, ai viali e ai porticati, ai famosi caffè storici ed ai ristoranti della tradizione. L’offerta turistica a
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Piemonte
in molti periodi dell’anno. Non mancano gli itinerari storici: la Val di Susa e la Val Chisone, con le fortezze di Exilles e Fenestrelle, sono l’esempio più concreto della rivalutazio-
speciale
ne di monumenti storici che a suo tempo servivano per lo sbarramento dei passaggi alpini. Un altro itinerario interessante è quello che vede abbazie e monasteri, simboli del Piemonte, legati in qualche modo da destini e passati comuni, come la Basilica di Superga e la Sacra di San Michele. La prima, posta sulla collina torinese, guarda Torino o meglio Piazza Castello e attraverso Via Garibaldi e Corso Francia si congiunge idealmente in linea retta al Castello di Rivoli. La Basilica di Superga, sede delle tombe reali di Casa Savoia, fu pro-
Luci d'Artista alla Galleria Subalpina
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gettata, costruita e inaugurata nel 1731 dall’architetto Filippo
Torino è quindi ampia e diver-
rizzare il passaggio tra l’anno
sificata. Per tutto l’anno ogni
vecchio ed il nuovo. Questo
sabato alle 10 e alle 11,30 par-
immenso evento veste la cit-
tono dall’Ufficio del Turismo di
tà con originali opere di luce
Piazza Castello e Via Garibaldi,
create da famosi artisti nazio-
il tour della città, alla scoperta
nali ed internazionali. Torino è
dei luoghi più suggestivi del
quindi arte e tanti sono gli iti-
centro, e la visita guidata al
nerari culturali che conducono
Museo Egizio. Da novembre
alla scoperta dei castelli situati
a gennaio, passeggiando per
nei suoi dintorni: il Castello di
cima al monte Pirchiriano, alle
la città, nel tardo pomeriggio,
Rivoli che ospita permanen-
porte della Valle di Susa, una
si può scoprire perché Torino
temente il museo d’arte con-
volta ultimo baluardo di difesa
è
dell’arte
temporanea; i castelli di Agliè
contro l’invasione dei Galli ed
contemporanea: “Luci d’arti-
e Masino nel Canavese, sedi
ora affidata alla cura dei frati
sta”, infatti, continua a caratte-
di importanti mostre tematiche
Rosminiani. La Sacra di San
anche
capitale
Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
Juvarra su ordine del Duca Vittorio Amedeo II di Savoia. Questi, tenendo fede a un voto per una battaglia vinta dal suo esercito contro i francospagnoli di Luigi XIV, nel 1706 finanzia l’intero intervento. La Sacra di San Michele invece è posta ad ovest della città, in
Il Pinot Grigio Santa Margherita compie 50 anni.
Cosa aspetti a stappare una bottiglia?
Santa Margherita: da 50 anni lo stile del Pinot Grigio italiano. Nel 1961 Santa Margherita presentava il primo Pinot Grigio vinificato in bianco. È nato così un vino unico per intensità ed eleganza aromatica, adatto per il carattere di sapidità e freschezza ad accompagnare i piatti della cucina italiana. Una rivoluzione del gusto, tra artigianalità e innovazione, che ancora oggi detta lo stile del Pinot Grigio italiano.
www.santamargherita.it
Piemonte speciale
Michele è luogo di meditazione, di grandi silenzi, di grandi sonorità: dal vento deciso che spazza le nubi dall’alto dei suoi quasi mille metri, alle magie musicali dei canti gregoriani che gruppi coristici, provenienti da ogni parte d’Europa, lasciano spaziare nell’aria. Ma come dicevamo prima, Torino è cultura, storia ma anche enogastronomia: delizia degli amanti del gusto, ovvero dei gastronauti o meglio ancora dei foodtrotter. Quindi, buona tavola e svariati itinerari enogastronomici. In città, infiniti sono i caffè, le enoteche, i ristoranti dove si possono gustare gli agnolotti del plin, i tajarin con il famoso tartufo bianco d’Alba (Tuber magnatum pico), il bollito e il fritto misto piemontesi, i brasati al barolo e formaggi dei quali particolare citazione, per qualità e territorialità, meritano il Saras del Fen, che è una ricotta di latte intero
vaccino, ovino e caprino fatta stagionare in un viluppo di fieno; la Toma del Lait Brusc, straordinario formaggio prodotto nei pascoli della Valle di Susa e Sangone e la Toma di Lanzo. Diventa quindi obbligatorio citare l’abbinamento vino-cibo. Nell’area torinese si producono, ottimi vini: barbera, dolcetti, grignolini e freisa, per i rossi; e vari bianchi tra i quali, spicca in assoluto, l’Erbaluce di Caluso. Torino è anche la città dei dolci, quelli delicati, quelli mignon, freschi e deliziosi con la crema chantilly o pasticcera o al cioccolato. Il cioccolato per antonomasia a Torino si chiama “Gianduja”. Questo cioccolato ha una storia molto lunga e interessante. Fu prodotto per la prima volta a Torino dalla nota società dolciaria Caffarel e distribuito ai torinesi nel carnevale del 1865 dalla maschera torinese Gianduja, e da questa prende il nome. Tagliando il cioccolato in piccoli pezzi, poi incartati, nascono i cosiddetti “giandujotti”, della
Il gianduiotto di Torino
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forma di una barchetta capovolta. Da sempre, quando si dice giandujotto si dice Torino. L’invenzione del giandujotto, se così si può definire, ha motivazioni storico-politiche: nel 1800 il blocco napoleonico e le ridotte quantità di cacao che giungevano da oltre oceano non consentivano di soddisfare una domanda di cioccolato sempre crescente. Per questo motivo Michele Prochet commercializzò un suo cioccolato al quale aveva sostituito una parte di cacao con una parte di pasta di nocciole sminuzzate (oggi “Nocciola tonda e gentile delle Langhe”). Per il successo ottenuto dalla commercializzazione del cioccolato gianduja il suo inventore fu inviato a far parte dell’accademia di Francia. Oggi a Torino tantissime pasticcerie, piccole e grandi, producono i gianduiotti: Pernigotti, Peyrano, Venchi e Caffarel che ha l’esclusiva di poter stampare l’immagine della maschera Gianduia sulle confezioni. Torino, quindi, è sempre più città universale, proiettata in un futuro dove l’arte delle cose belle deve coesistere con la concretezza del quotidiano e dunque: prima Capitale d’Italia ieri, Capitale d’Arte ed enogastronomia, oggi.
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D.O.P.
unico nel gusto!
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iniziativa realizzata con il contributo della Regione Veneto
Piemonte speciale
WiMu: il Museo del vino di Barolo di Lorenzo Tablino
Non crediate di entrare in un museo tradizionale, di trovare ciò che è esposto al museo del vino di Beaune o nei vecchi Chartrons di Bordeaux.
“B
ello, veramente bello”: è il commento unanime dei primi visitatori del WiMu, il Museo del vino di Barolo. Non crediate di entrare in un museo tradizionale, di trovare ciò che è esposto al museo del vino di Beaune e o nei vecchi Chartrons di Bordeaux. Parlo di vecchie bottiglie con l’etichetta sbiadita, antichi strumenti di vigna o cantina, dalle gloriose brente, ai sacchi olandesi. Rare le foto e scarsi i documenti. Troverete, invece, tantissime sensazioni, emozioni, percezioni. Tra luci suoni, colori, arte, poesia. Il vino appunto, in grado di colpirci, per farci capire tutti i suoi immensi significati. Uno schema che esce dai classici appuntamenti, lasciando da parte arredi e ambienti stanchi, in certi
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Valdobbiadene Docg Le Colture, un vino per grandi successi
Siamo presenti al Vinitaly 2011 Padiglione 7 Stand E5
Le Colture az.agr. - Santo Stefano di Valdobbiadene (TV) ITALIA - tel. +39.0423.900.192 - www.lecolture.it
Piemonte speciale
Il Castello di Barolo
Interno del Museo del Barolo
casi ammuffiti o anchilosati, per diventare subito innovativo, coinvolgente, emozionante e pure provocante in certi casi. Adamo non tentò Eva con la mela, ovvio con un grappolo di uva. Al posto della gloriosa macchina per dare il verderame è più interessante vedere un aggeggio che aiuta amorevolmente la gallina a far le uova. Siamo al limite della provocazione. Ma tutto è voluto. C’è poca luce nel museo. “Tenebroso” è un commento sentito; le finestre del castello sono quasi tutte chiuse. Facilmente immaginabili i problemi con il comune, proprietario dell’immobile. La luce sta nelle scenografie, nelle forme. Il museo brilla di luce propria. L’architetto Confino si è sbizzarrito, Ovviamente ha fatto tutto di testa sua. Il risultato è uno solo: ”Bello, veramente bello” e aggiungo, per quanto ne so, unico in
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Europa. Un vanto per il comune di Barolo e per tutto il territorio di questo vino.
La visita Vediamo ora cosa potrà vedere o percepire il visitatore. In vero il percorso di visita del WiMu è una celebrazione del vino in venticinque sale, disposte su cinque piani. Si inizia dalla sommità della torre del castello Falletti: vista mozzafiato a 360 gradi i vigneti del Barolo. Spettacolo unico sulla gran parte dei crus, famosi da anni su celebri etichette. Brunate, Cannubi, Bussia per citarne alcuni, sullo sfondo la collina di Serralunga d’Alba non ha certo bisogno di presentazione. Ecco i punti più importanti: Ecco il bar delle divinità, per evidenziare la sacralità globale del vino nel tempo e nello spazio. Nella notte dei tempi, la grande storia della bevanda di
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Bacco è ripercorsa con stile e in modo originale. Nelle radici della vita si entra in un vigneto ma in modo del tutto unico e originale: dalla terra, dalle radici in vista, dal basso verso l’alto, dal profondo della qualità del vino. In artisti in cucina si dialoga tra un anziano cuoco e un giovane chef. Ma il vino è anche e soprattutto cultura e allora il museo si apre alla sala della musica, con molti cantanti e canzoni celebri, da Gaber a Conte, mentre nella vicina sala della letteratura Hemingway, Pavese e altri, con frasi incisive, raccontano i valori e l’importanza del vino. Come lo schermo divino con i celebri film in tema enoico. La visita prosegue al cosiddetto piano nobile. Qui l’architetto Confino si è mosso tre una miscellanea di dialoghi di corte, documenti storici, filmati, tavole imbandite a pennello e i mobili originali delle stanze della Marchesa e di Silvio Pellico.
di Cuneo, Comune di Barolo
dove si spiega in modo sem-
domanda.
e Unione di Comuni «Colline
plice, con un linguaggio com-
Dopo la visita del Museo del
di Langa e Barolo», con il
prensibile che abbandona am-
Vino di Barolo certamente
sostegno
pollosi e inutili, se non errati,
sarà più facile la risposta.
Cassa
di
Cuneo,
Fondazione
giochi lessicali e ha l’immedia-
di
Fondazione Risparmio
di
Cassa
comprensione per tutti.
Il museo del vino notizie utili
Negli ultimi due locali, a visita
Inaugurato
quasi finita, finalmente com-
settembre 2010 alle 18.00
pare il vino nella nostra con-
al Castello Falletti di Barolo
cezione classica.
(Cn) il WiMu–Wine Museum è
Nel tempio del naturista, bot-
nato dalla fantasia di François
tiglie, etichette e didattica del
Confino, autore di numerosi e
vino con noti giochi di profu-
apprezzati allestimenti muse-
mi e sapori e nella sottostante
ali in tutto il mondo fra cui, a
Enoteca Regionale del Barolo
Torino, il Museo del Cinema
si ritorna alla normalità: botti-
alla Mole Antonelliana e il re-
glie, etichette, prezzi esposti,
styling del Museo dell’Auto-
assaggi guidati.
mobile. Hanno contribuito alla
Info:
Solo che la normalità del vino
nascita del museo del Vino
MUSEO DEL VINO DI BAROLO
assume un altro valore.
Regione Piemonte, Provincia
www.wimubarolo.it
to dono della chiarezza e della
domenica
di Risparmio di Torino e 12
Compagnia di San Paolo, il contributo della Camera di
Commercio
la
partnership
di
Cuneo,
dell’Enoteca
Regionale del Barolo, la collaborazione di Atl Langhe Roero, del Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero e della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura.
Piemonte
Il vino cosa sa dare? Che bella
speciale
Non manca l’aula didattica
Piemonte speciale
Torino: Esperienza Italia a cura di Gladys Torres – fonte Italia150
Nel 2011 Torino, prima capitale e città italiana per eccellenza, organizza per il 150° anniversario dell’Unità nazionale un grande appuntamento: “Esperienza Italia”.
N
el 1861, dopo le guerre combattute dal Piemonte contro gli Austriaci, conclusa l’avventura di Garibaldi in Sicilia, si chiude il periodo di lotta politica e militare che conduce l’Italia all’unificazione. Sotto la guida lungimirante di Cavour, la monarchia dei Savoia dà all’Italia il suo primo re, Vittorio Emanuele II, e la sua prima capitale, Torino, dove nel corso dell’Ottocento erano giunti da ogni parte d’Italia tutti coloro che avevano maturato una comune aspirazione
unitaria. Qui era stata elaborata la strategia politica che aveva portato all’unificazione; da qui ripartivano le speranze degli Italiani in una nuova storia di indipendenza e di unità nazionale.
Alunni delle scuole di Torino in Piazza Castello
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Nel 2011 Torino, prima capitale e città italiana per eccellenza, organizza per il 150° anniversario dell’Unità nazionale un grande appuntamento: “Esperienza Italia”. Nove mesi di mostre ed eventi per riflettere sul processo di unificazione e di costruzione dell’identità italiana e per raccontare il meglio del nostro Paese, Esperienza Italia ha due cuori pulsanti, in luoghi straordinari: le Officine Grandi Riparazioni e la Reggia di Venaria. Da marzo a novembre le officine ferroviarie, che sorgono a pochi
speciale
passi dal centro storico, diventano l’Officina dell’Italia: un laboratorio dove ricostruire il passato, dall’unificazione nazionale a oggi, e dove potersi proiettare nel futuro. Dove un tempo c’erano macchine utensili, carrelli e caldaie, vengono allestite tre grandi mostre-laboratorio: “Fare gli Italiani”, racconto della storia dell’Italia e degli Italiani dall’Unità nazionale a oggi dal sorprendente allestimento multimediale; “Stazione Futuro” un viaggio che inizia nel presente e che conduce all’Italia di domani e “Il Futuro nelle mani”, uno sguardo al futuro del lavoro artigiano-metropolitano. Parallelamente, a Venaria Reale il maestoso complesso barocco diventa la Reggia d’Italia, dove ammirare le grandi eccellenze italiane: il genio, l’arte, lo stile, il gusto. Nella Reggia si susseguono grandi mostre. Nelle Scuderie Juvarriane inaugura a marzo “La bella Italia”, galleria di 300 capolavori dall’Antichità al 1861, mentre a ottobre apre un’esposizione incentrata sul più grande genio italiano di tutti i tempi: Leonardo da Vinci. Nelle Sale delle Arti da luglio a novembre si può ammirare “Moda in Italia” un viaggio nella storia dell’alta moda e dello stile italiano dall’Unità ad oggi. E ancora, nella splendida cornice dei Giardini della Reggia, il nuovo
La Reggia di Venaria
Potager Royal: 10 ettari di orti e frutteti per scoprire il paesaggio e i sapori d’Italia e, nella Galleria Grande, sontuose Cene Regali dedicate ai sapori tipici regionali e preparate dai grandi nomi della cucina italiana. Nei mesi dei festeggiamenti sono in programma tantissime altre occasioni da vivere insieme. Nelle principali sedi culturali della città e della regione va in scena un cartellone unico e prestigioso di eventi culturali, dedicato all’Italia e al suo 150°: spettacoli teatrali, opere, concerti di musica classica e contemporanea, festival, rassegne cinematografiche, mostre e convegni. Culla dello sport italiano e protagonista del panorama sportivo internazionale grazie alle Olimpiadi del 2006, Torino è al centro di un calendario agonistico di grande rilievo, a partire dalla gara che forse rappresenta meglio il nostro Paese, il Giro d’Italia di ciclismo, che ha scelto per la sua prima tappa il tragitto Venaria Reale- piazza Castello. Fra le altre manifestazioni, le più importanti sono i Campionati Europei di Tuffi, la Coppa del Mondo di Fioretto Femminile. La prima capitale, che ebbe un ruolo fondamentale anche nello sviluppo della tradizione militare italiana, ospita inoltre nell’anno del 150° i principali raduni militari: Granatieri
Piemonte
Piazza S. Carlo
2011: l’Italia compie 150 anni
Nel 1861, dopo le guerre contro gli Austriaci e conclusa la spedizione di Garibaldi in Sicilia, termina il lungo periodo di lotta politica e militare che conduce l’Italia all’unificazione. Il 17 marzo di quell’anno a Torino viene proclamata l’unità nazionale e la città diventa la prima capitale d’Italia. Durante il Risorgimento aveva accolto tutti gli esuli che, giunti da ogni parte della penisola, avevano maturato una comune aspirazione unitaria e qui era stata elaborata la strategia politica che avrebbe portato all’unificazione. La nuova storia dell’Italia, indipendente e unita, parte quindi da Torino il 17 marzo di un secolo e mezzo fa. La città resta capitale per quattro anni, fino al 1865, quando la centralità del governo del Regno si sposta a Firenze. La sede viene stabilita a Roma a partire dal 1871, quando l’unificazione del Paese è ormai definitivamente completata. Nel 1911 e nel 1961, in occasione del Cinquantenario e del Centenario dell’unificazione nazionale, Torino torna ad essere il centro del Paese: le grandiose celebrazioni che vi si tengono per i due anniversari attraggono oltre 6 milioni di visitatori ciascuna. di Sardegna, Alpini, Arma di Cavalleria, Arma Aeronautica, Bersaglieri, Vigili del Fuoco. Esperienza Italia: un appuntamento a cui nessuno deve mancare e che nessuno potrà dimenticare, perché esserci è un’altra storia. Info: www.italia150.it
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Piemonte speciale
Degustando Barbaresco Camp Gros Martinenga 2001 Marchesi Di Grésy - Barbaresco (CN) Prodotto solo nelle migliori annate con uva nebbiolo 100% Il colore rosso granato con riflessi aranciati predispone a profumi intensi con sentori di sottobosco, confettura, prugne, ciliegie e fieno. Il sapore è pieno, equilibrato con retrogusto piacevole, tannini delicati e gradevoli e di ottima persistenza. Imponente ed armonico. Un grande vino con possibilità di invecchiamento fino a venti/venticinque anni. Ruchè Laccento 2009 Montalbera - Castagnole Monferrato (AT) Origini sconosciute per questo vino che deve la sua riscoperta a Don Giacomo Cauda, parroco di Castagnole M.to, nel 1964 e che trova in Montalbera la sua massima espressione. Rosso rubino intenso dai riflessi violacei, al naso presenta intensi profumi fruttati con sentori di spezie, pepe nero ed evidente confettura e frutti di bosco. In bocca è potente, aromatico e coinvolgente e molto persistente, con una piacevole e accattivante nota sovramatura. Barbera del Monferrato “La Monella” 2010 Braida di Giacomo Bologna – Rocchetta Tanaro (AT) La briosa, frizzante schiuma che orla il bicchiere, il colore rubino violaceo brillante e il profumo vinoso, immediato e fragrante che colpisce il naso accostandolo fanno facilmente comprendere come questa gioiosa barbera abbia successo in ogni dove. Il frutto rosso avvolge e attira, la freschezza in bocca inizialmente sorprende ma lascia spazio ad una morbidezza e un buon corpo che soddisfano pienamente. Da bere. Barbera d’Asti superiore Vigne Vecchie 50° 2009 Viticoltori Associati di Vinchio & Vaglio Serra - Vinchio (AT) Vigne “vecchie”, quindi più zuccherine e di alta qualità, per questa selezione di uve con il miglior indice di maturazione. E il risultato è in un colore rubino intenso e brillante e con lievi riflessi aranciati che fanno intendere l’affinamento in botte, come da disciplinare. Il profumo è intenso ma emergono spezie e una leggera nota legnosa non sovrastante. Al palato è polposo, morbido con tannini dolci e leggeri e dal finale lungo e ricco. Già - Langhe Rosso 2010 Fontanafredda - Serralunga d’Alba (CN) Assemblaggio di barbera, dolcetto e nebbiolo. Vino giovane di colore rosso rubino con riflessi violetti. Al naso è fruttato, intensamente vinoso, piacevole. In bocca è gradevolmente secco, equilibrato e vellutato, con spiccato retrogusto mandorlato e con buona persistenza.
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Moscato d’Asti La Caudrina 2010 Az. Agr. Caudrina - Castiglione Tinella (CN) Conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo, dal colore giallo paglierino carico, si presenta con una spuma compatta e persistente ed un elegante perlage finissimo e persistente. Il naso è fresco, fragrante, intrigante di fiori e di frutti freschi bianchi. Qualche nota agrumata e un sentore di salvia per un vino che trasmette gioia e piacevolezza di beva. La gradevole acidità lascia la bocca non paga di un solo bicchiere e invoglia a rinnovare immediatamente l’esperienza.
speciale
Piemonte
Brachetto d’Acqui “36” 2009 Borgo Isolabella - Loazzolo (AT) Straordinario brachetto passito, di rara eleganza e finezza di aromi. Di un colore intenso, purpureo, con richiami al cerasuolo, al naso presenta un attacco delicato che sviluppa note di rosa appassita e litchi e un leggero muschio nel finale. All’analisi gustativa denota una acidità marcata che conduce con immediatezza alla dolcezza del frutto. Un finale molto lungo ed equilibrato che pervade l’assaggio di una grande emozione.
Barbera d’Asti Carlotta 2009 Tenuta dell’Arbiola - San Marzano Oliveto (AT) La Barbera più classica, fragrante, morbida e di grande bevibilità. Profumi di frutta rossa, fresca, ribes e lamponi richiamano, nel finale, l’erba tagliata e la liquirizia. In bocca è ben equilibrata, buon corpo e lunga persistenza.
Barolo Cannubi 2006 Damilano Az. Agr. – Barolo (CN) “Il Re dei vini e il vino dei Re” – Dal Cru Cannubi, questo vino sontuoso e dal colore rosso rubino granato con riflessi aranciati affascina per l’avvolgente naso con note fruttate di ciliegia, prugna e sentori di cacao, tabacco e liquirizia. In bocca è armonico con morbidi ed eleganti tannini, di gran corpo e vigore e di ottima persistenza.
Arneis Terre Alfieri 2010 Az. Agr. Pescaja – Cisterna d’Asti (AT) Arneis dal colore giallo paglierino intenso con riflessi tendenti al verde. Interessanti profumi di frutti bianchi: pesca, mela golden e banana. Aroma persistente e molto ampio, avvolgente. Al gusto è fresco, minerale, con carattere e personalità moderna, consistente, retrogusto fine in sovrastruttura cenni di vaniglia. Grignolino d'Asti 2009 Castello del Poggio – Portacomaro (AT) Dal bellissimo color rubino tenue quasi cerasuolo con riflessi aranciati, al naso si presenta floreale e fruttato con caratteristiche note speziate con devianze importanti sulla cannella. In bocca è asciutto, leggermente tannico, gradevolmente amarognolo con persistente retrogusto ammandorlato. Erbaluce di Caluso Spumante Brut SAN GIORGIO 2006 Az. Agr. Cieck – Caluso (TO) Metodo classico millesimato, dal colore giallo paglierino scarico con netti riflessi verdognoli. Il perlage è fine e persistente con spuma bianchissima ed eterea; il naso è floreale e fruttato, con tipici sentori di crosta di pane. Di buona acidità, in bocca ha sapore pieno, armonico, di gran nervatura ma non spigoloso, ottimo retrogusto, leggermente aromatico, con giusta persistenza. Gavi Spumante Millesimato “Riserva d’Antan” 1999 La Scolca – Gavi (AL) È sorprendente la freschezza di questo metodo classico che, invecchiato 12 anni, mantiene un color oro chiaro brillante nel bicchiere con spuma fitta e morbida ed un perlage finissimo ed elegante. Profumi intensi, ricchi e persistenti che spaziano dalla frutta esotica al miele e spezie, il gusto è pieno, deciso e suadente con una piacevole acidità e stoffa vellutata derivante dalla lunga permanenza sui lieviti. Chiude con un gradevole sentore di mandorla.
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Ufficio Stampa VeronaFiere
“ L
Nell’anno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, Vinitaly si prepara ai festeggiamenti con “La Bottiglia dell’Unità d’Italia”.
a bottiglia della celebrazione è stata creata per l’occasione dall’architetto Aldo Cibic e conterrà un vino bianco e uno rosso, frutto di un blend di vini da vitigni autoctoni provenienti da tutte le regioni italiane e realizzato a cura di Assoenologi. Un progetto che vuole dare al prodotto che più di altri rappresenta nel mondo i territori e l’operosità italiani un forte valore simbolico. L’idea commemorativa era stato lanciata dal presidente di Veronafiere Ettore Riello al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, nel corso della storica visita del capo dello Stato all’edizione 2010 del più grande salone internazionale dedicato ai vini e ai distillati. Il progetto della bottiglia del 150° è stato l’unico ad avere ottenuto nel settore di riferimento il logo ufficiale delle celebrazioni proprio in accordo con la Presidenza della Repubblica. Pur celebrativa, l’iniziativa non toglie a Vinitaly il suo forte orientamento al business, che quest’anno trova una nuova declinazione con “Bollicine d’Italia”.
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Vinitaly 2011 a Verona
”
La rassegna dedicata a tutti gli spumanti italiani è la prima novità della 45° edizione del salone internazionale, in programma dal 7 all’11 aprile 2011 (www.vinitaly.com). L’allestimento, collocato tra i padiglioni 10 e 11, sarà sia vetrina promozionale delle tante zone di produzione e delle cantine, sia area di degustazione assistita da sommelier. La capacità di Vinitaly di dare alle aziende produttrici ogni anno nuove occasioni e spunti per sviluppare i contatto b2b con gli operatori di settore provenienti da tutto il mondo permette alla fiera di registrare sempre il sold out degli spazi espositivi. Aziende singole, ma anche riunite in collettive di imprese o istituzionali, Regioni, province, Consorzi di tutela scelgono infatti Vinitaly per valorizzare la propria attività e per cogliere le occasioni d’affari che la rassegna offre. Una formula fieristica che piace anche all’estero, tanto che sta aumentando l’interesse a partecipare come espositori da parte dei produttori di altri Paesi, in particolare francesi.
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Tra le novità di Vinitaly 2011 c’è anche un’iniziativa legata alla ristorazione, che sotto un unico logo vedrà coinvolti i 5.000 locali top italiani segnalati dalle principali guide. Confermati il matching online prima dell’inizio della fiera su piattaforma web riservata a operatori ed espositori, come pure le varie iniziative espressamente dedicate ai buyer esteri provenienti da 114 Paesi, in particolare Taste Italy. Tra le degustazioni di Vinitaly, Taste ex-press vede coinvolte quest’anno le riviste Wein + Markt, Decanter, Gambero Rosso, Seminario Permanente Veronelli, The Tasting Panel, Wine Enthusiast, ISWC, Winestate e Euposia, con i migliori vini selezionati a livello mondiale. Santa Margherita è la protagonista della degustazione/evento del 2011. In contemporanea con Vinitaly tornano Sol (www.sol-verona.it), Agrifood Club (www.agrifoodclub.it) ed Enolitech (www.enolitech. it) e tutti gli eventi collaterali, quali il Concorso enologico internazionale (23 marzo-1 aprile), il Concorso internazionale packaging (15 marzo) e il Concorso internazionale Sol d’Oro (7-12 marzo). Affari di giorno nei padiglioni di Vinitaly, passione enologica di sera con Vinitaly for you. Al palazzo della Gran Guardia, nella splendida cornice di piazza Bra, di fronte all’Arena, torna anche l’appuntamento per i wine lover (dal 7 al 10 aprile dalle 18 alle 24). Un luogo conviviale ed elegante, pensato per fare cultura del vino, con l’accompagnamento di buona musica dal vivo. In degustazione a pagamento una selezione dei migliori vini italiani, in abbinamento quest’anno con Sol for you, che proporrà in degustazione i migliori oli extravergine di oliva vincitori del Concorso internazionale Sol d’Oro. Per chi desidera anche assaggiare alcuni tra i migliori prodotti agroalimentari in mostra ad Agrifood Club, a Vinitaly for you è possibile cenare con un piatto preparato nella cucina allestita per l’occasione.
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L’Enantio e la Terra dei Forti di Luca Iacopini e Massimo Bracci
“
È una realtà vinicola che racchiude insieme la tradizione e l’innovazione, e i suoi vitigni ne sono il suo specchio fedele
Q
uando parliamo della Valle dell’Adige, il basso trentino, ci viene subito alla mente il Teroldego Rotaliano, questa volta la nostra attenzione si è spostata verso una doc al cui interno vi è un vitigno autoctono molto interessante l’Enantio e la doc che lo prevede è la Valdadige Terradeiforti. La TerradeiForti comprende i territori a cavallo fra Trentino Alto Adige e Veneto, compresa più precisamente fra i comuni di Avio (TN), Dolcé, Brentino Belluno e Rivoli Veronese (VR). È quella meravigliosa valle che si apre ai nostri occhi quando oltrepassiamo in autostrada il lago di Garda per proseguire verso le Alpi e il Trentino. Il nome deriva dalle innumerevoli fortificazioni e castelli che costeggiano la valle e che nel
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”
Medioevo erano da sentinella e baluardo per chi si recava a nord della penisola. La viticoltura è sempre stata presente in modo significativo fin da questa epoca ha saputo svilupparsi anche grazie a regole che i governanti dell’epoca avevano emanato affinchè si producesse un vino di qualità. Una specie di “filiera produttiva” ante litteram che in molti aspetti potrebbe anche stupirci per il rigore e la coscienziosità delle norme scelte. Ad esempio, l’obbligo di piantare le viti solo in terreni particolarmente idonei e favorevoli alla crescita corretta della vite, oppure l’obbligo di vendemmiare solo a un giorno stabilito, norme sul trasporto corretto delle uve e sulle sue successive manipolazioni. Insomma, per essere in pieno Medioevo,
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in un epoca sempre considerata un po’ buia proprio per la decadenza amministrativa e di controllo, erano regole assai rigorose. I secoli si susseguono e il vino ha sempre avuto in questa valle un ruolo importante anche se molte volte è stato messo a dura prova da flagelli naturali come la filossera o storici, ma comunque è sempre
riuscito a salvarsi da situazioni critiche e a riemergere. Arriviamo quindi al 1957 con la nascita della prima Cantina Sociale, al 2000 con la nascita del Consorzio di tutela dei vini Terredeiforti e infine al 2006 con la nascita della doc omonima. È una realtà vinicola che racchiude insieme la tradizione e l’innovazione, e i suoi vitigni ne sono il suo specchio fedele. Ma vediamola più da vicino. I vitigni che la compongono sono l’Enantio, la Casetta, il Pinot Grigio e lo Chardonnay. Il Pinot Grigio e lo Chardonnay sono l’innovazione, e sono stati scelti proprio per la loro particolare propensione a svilupparsi ottimamente in questo territorio dando dei vini bianchi molto interessanti.Il Casetta e l’Enantio rappresentano invece la tradizione storica della doc in quanto autoctoni hanno avuto la sua culla proprio in questa terra. Il Casetta, il cui nome così curioso evoca l’uva di casa si pensa tragga origine proprio dalle pratiche colturali di una volta di coltivare le viti selvatiche sulla porta di casa. La zona di produzione si riduce solo alla Val d’Adige. Il vino ha una spiccata propensione all’invecchiamento e una volta era riservato nelle famiglie ad essere servito solo nelle grandi occasioni, ma soprattutto rappresentava il vanto del capofamiglia nel dimostrare la propria bravura enologica nel produrre un vino che si manteneva così bene negli anni. I profumi caratteristici di questo vino sono quelli tipici della speziatura e della prugna secca con un’evoluzione molto interessante di aromi terziari dovuti all’invecchiamento. L’Enantio è considerato invece il più importante e rappresentativo vitigno a bacca nera della Terradeiforti. Ha notevoli somiglianze con i vitigni della famiglia dei Lambrusco, pur conservando una propria differenza genetica.
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L’enantio è particolarmente apprezzato dai viti-
sentori erbacei, alla frutta fresca, con un’evolu-
coltori per la sua rusticità e per l’ottima adatta-
zione più speziata e matura se si protrae il vino
bilità e resistenza alle malattie, infatti è uno dei
all’invecchiamento. Al palato ha una buona strut-
rarissimi casi di vitigno che è resistito all’attac-
tura, con persistenza e buona acidità. Le migliori
co della filossera. I terreni antistanti gli argini del
espressioni di questo vino le abbiamo se viene
fiume Adige, ricchi di silicio avrebbero impedito
invecchiato in botti di rovere. La sensazione finale
l’attacco della Filossera, preservando il vitigno e
che rende quasi unico questo vino è rappresen-
con esso le sue caratteristiche originarie, senza
tata dalla felice fusione dei caratteri armonici di
contaminazioni di sorta.
un vino con i caratteri rustici del vitigno Enantio,
Con il vino prodotto spiccano subito alcune ca-
con un pizzico di selvatico. Una bella sensazione,
ratteristiche interessanti come una spiccata ric-
che lo distacca dai vini omologati e ne crea una
chezza cromatica con una bellissima tonalità di
sua identità ben precisa.
rosso rubino. I profumi vanno da intensi
La rusticità caratteristica lo rende per gli abbinamenti molto indicato con piatti particolarmente sapidi come i bigoli con ragù d’anatra, gli stracotti, la lepre in salmì e una buona parte dei salumi della tradizione locale. La doc Terradeiforti prevede per l’Enantio anche una tipologia riserva con 24 mesi di invecchiamento e una versione passita. Anche per il Casetta è prevista una versione riserva. Per ambedue è prevista una vinificazione praticamente quasi in purezza con l’apporto di almeno l’85% del vitigno principale. Le ultime statistiche di produzione evidenziano una crescente produzione della tipologia Enantio confermando quindi il successo presso il pubblico di questo vino che racchiude nelle sue caratteristiche di rusticità e armonia un connubio veramente vincente. In una bella nazione come la nostra sono tante le piccole realtà storiche vitivinicole di ottima qualità, questa appena descritta ne è chiaro un esempio.
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r Project partne
19.20.21 Marzo 2011
FERMO diciannovesima edizione
made in
festival MARCHE
organizzazione:
grafica: bonfilidesign.it
TIPICITÀ MARCHETUR MERCATINO
FUCINA DELLA TRADIZIONE ENOTECA DELLE MARCHE
INIZIATIVE
TIPICITÀ MARCHE EXPO
SPAZI EVENTI
PADIGLIONI
eggiare, indo s r o s ssa re, a re.. r o p .vive a s s re! Marche da a TEATRO DEI SAPORI TIPICITÀ IN BLU STOCCAFISSO SENZA FRONTIERE NEL PIATTO DEGLI ALTRI VERDICCHIO & CO
MADEinMARCHE GALLERY
Enti organizzatori:
Partner:
Patrocinio:
Media partner: ASSEMBLEA LEGISLATIVA DELLE MARCHE
Comune di Fermo Camera di Commercio di Fermo Regione Marche Provincia di Ancona Provincia di Ascoli Piceno Provincia di Fermo Provincia di Macerata Provincia di Pesaro e Urbino Camera di Commercio di Macerata Comune di Ancona Comune di Porto San Giorgio Comune di Porto Sant’Elpidio Comune di San Benedetto del Tronto
Informazioni: Tel. 0734.225237 - info@tipicita.it - www.tipicita.it - Orari: Sabato e domenica: ore 9.30 – 23.00 - Lunedì: ore 10.00 – 21.00
f in
amiglia Degustazioni e abbinamento cibo vino per i Sommelier Fisar a Dolci terre di Novi
Si è svolta dal 3 all’8 dicembre 2010, a Novi Ligure presso il Centro Fieristico in viale Campionissimi, la quindicesima edizione della rassegna enogastronomica “Dolci Terre di Novi”. Quest’anno una vasta area della rassegna è stata dedicata ai formaggi: dal Montebore alle robiole o ai famosi caprini, prodotti tipici del basso piemonte affiancati anche da formaggi di altre regioni quali parmigiano reggiano, mozzarella di bufala, fontina valdostana, pecorini sardi, fino ad arrivare ai famosi formaggi francesi provenienti da Sorbiers città gemellata con Novi Ligure. La partecipazione della delegazione Fisar di Alessandria è stata davvero considerata da tutti il valore aggiunto alla manifestazione, i nostri sommelier hanno guidato le numerosissime
degustazioni con i vini che hanno partecipato al 36° Concorso enologico della provincia di Alessandria denominato “Premio Marengo doc”, presenti a Dolci Terre 131 vini premiati con diploma all’interno del “Premio marengo doc” e 4 vincitori del “Premio Marengo d’oro”. La professionalità indiscutibile dei sommelier nel guidare le molteplici degustazioni è stata completata da un elevata conoscenza enogastronomica fornendo ai ristoratori un valido supporto per l’abbinamento cibo vino, così da proporre nell’area allestita alla ristorazione denominata “Salotto dei sapori” un menù degustazione
A Caserta la manifestazione Rossi di Natale
Ristoratori )delle delegazioni campane di Caserta, Benevento, Salerno e Comuni Vesuviani, al pubblico delle vie dello shopping di Caserta, Santa Maria Capua Vetere e Aversa. Nei calici, le eccellenze casertane della produzione vitivinicola di 19 aziende tra le più prestigiose, con postazioni di degustazione allestite in 11 negozi di Caserta, 11 di Santa Maria e 39 di Aversa. Un successo annunciato che ha superato le attese ottenuto grazie al lavoro svolto della Fisar di Caserta, coordinato dal delegato Iacone, con la preziosa collaborazione dei soci sommelier Giancarlo Ferrandino, Generoso Iodice, Annalisa Russo,
Dicembre ricco di impegni per la delegazione Fisar di Caserta, che ha reso perfetto e singolare anche un altro evento. Ci riferiamo alla seconda edizione de “I rossi di Natale”, l’iniziativa avviata l’8 dicembre 2010 con replica nei due week end successivi dalla Fisar – appunto – in collaborazione con la Camera di Commercio. Oltre 8000 i calici di vino rosso offerti ed illustrati dai sommelier della Fisar (Federazione Italiana Sommelier Albergatori
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davvero impeccabile. Oltre a questo i sommelier Fisar hanno anche supportato i produttori provenienti da tutte le regioni italiane per creare con loro ed esaltare le caratteristiche dei formaggi accompagnandoli con i vini presenti in Enoteca. I consensi degli amministratori e delle autorità nonché le numerosissime persone presenti alla rassegna hanno fatto si che la manifestazione si concludesse con enorme successo come se la presenza della nostra delegazione porti una notevole fortuna alle manifestazioni!(senza nulla togliere all’elevata preparazione e passione che anima ognuno di noi in campo enologico). Notizia inviata da Raffaella Castellucci della delegazione di Alessandria
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per il servizio logistico Mariano Penza e Agrisviluppo che, con il presidente Marrandino e il suo staff, ha saputo connotare l’evento tra i più apprezzati della stagione.
Notizia inviata da Carlo Iacone della Delegazione di Caserta
O
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amiglia Pranzo degli auguri del Nord Est
Anche se costituitosi solo nel luglio 2009, il Coordinamento del Nord Est ha già al suo attivo numerose riunioni ed iniziative frutto della costante opera del Coordinatore Antonio De Vitiis. Tra le varie attività c’è il Pranzo degli Auguri di Natale, quest’anno alla seconda edizione. Non possiamo ancora parlare di tradizione ma ci auguriamo, anzi ne siamo certi, di averne gettate le basi. Una tradizione, forse meglio una congiura, sembra essere il tempo atmosferico: l’anno scorso a Venezia avevamo neve, freddo ed acqua alta. Quest’anno quest’ultima è mancata solo perché per l’occasione ci siamo incontrati in provincia di Verona, per l’esattezza presso il Ristorante Le Muse a Locara di San Bonifacio.
Commissario incaricato.
di un giovanissimo e promettente
In terra Vicentino/Veronese, eravamo
pianista, Giacomo Tebaldi, che ha
proprio al confine tra le due province,
eseguito musiche di Giovanni Allegri
il menù non poteva che essere basato
con due brevissime incursioni, l’una
della stessa sono stati presi in esame
sul baccalà. Abbiamo degustato: frittella di riso thai
nel romanticismo di Chopin la seconda
i vari punti all’Ordine del Giorno e non sono mancati interventi, appunti
e baccalà con intingolo all’acciuga,
e considerazioni da parte di tutti i
ravioli di baccalà saltati con radicchio
presenti volti alla crescita della nostra
di Treviso e aceto balsamico, baccalà
Associazione e della sua maggiore
alla vicentina con polenta di mais
visibilità.
Maranello, e per chiudere un dessert
Si è dapprima tenuta la riunione del Coordinamento cui hanno partecipato i Consiglieri Nazionali, i Delegati ed i Segretari del Nord Est; nel corso
Andò. Dopo le foto e gli Auguri per le imminenti Festività, ci siamo dati appuntamento per il prossimo anno con la speranza di sfatare la tradizione meteorologica.
il
semifreddo, di pregevole fattura, a
pranzo, aperto ai soci ed ai famigliari,
base di marroni; il tutto accompagnato
egregiamente organizzato dalla neo
dai vini gentilmente offerti dall’ Azienda
Delegazione di Vicenza, guidata e
Vinicola “Cà Rovere” di Alonte, del
rappresentata per l’occasione da
socio Ugo Biasin.
Notizia inviata da Lucio Chiaranda per
Pierluigi Rossato nella sua veste di
Il pranzo è stato allietato dagli interventi
il Coordinamento FISAR Nord Est
Al
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nella contemporaneità di Ferdinando
Coordinamento
è
seguito
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Piazza del Municipio, 7 12050 Barbaresco (Cn)
Castello del Monferrato - Piazza Castello 15033 Casale Monferrato (Al)
COLLINE ALFIERI DELL’ASTIGIANO Via Carceri, 1 14015 San Damiano d’Asti (At) Tel. 0141/975056 - Fax 0141/9825
di OVADA e del MONFERRATO via Torino n. 69 - 15076 OVADA (AL) Tel. 0143/836299 - Fax 0143/836222
UN VIAGGIO PER SCOPRIRE I GRANDI VINI PIEMONTESI ASSIEME AL FASCINO E AI PIACERI DEI TERRITORI CHE LI PRODUCONO
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f in
amiglia Cena degli Auguri a Caserta
Una serata immersi nei secoli XVIII e XIX in compagnia di Sua Maestà Ferdinando IV di Borbone e la Regina Maria Carolina d’Austria. Un banchetto speciale che ha richiamato il più importante periodo napoletano, che ha esaltato la storia e le tradizioni, in ogni aspetto. Una sensazione vissuta da appassionati del tempo che fu grazie ad un evento ricercato e a firma della Fisar di Caserta. L’ennesimo appuntamento voluto dalla delegazione guidata da Carlo Iacone , con l’obiettivo di promuovere la cultura, le tradizioni, il turismo, le eccellenze enogastronomiche del Mezzogiorno e tutto ciò che storicamente costituisce il patrimonio unico ed inestimabile di Terra di Lavoro. Una rievocazione storica in abiti d’epoca, musiche originali, un menù di prelibatezze napoletane studiato per l’occasione
È nata la delegazione di Novara! Non sappiamo quale fiocco sia il più adatto se il rosa o l’azzurro ma l’importante è che durante la fredda
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e accompagnato da vini eccellenti. Una perfetta sintesi che ha reso la serata di venerdì 3 dicembre 2010 magica e surreale nell’Antica Hostaria Massa di via Mazzini di Caserta: “un appuntamento che sarà riproposto in più comuni di Terra di Lavoro hanno promesso gli organizzatori nell’ambito di un percorso itinerante volto alla riscoperta della buona cucina, di storia e tradizioni di territori che meritano promozione e impulso”. Una mission in cui crede la Fisar Caserta e che è stata condivisa dagli altri attori protagonisti dell’evento: l’associazione culturale Nartea, che ha pensato alla rivisitazione culturale e alla spettacolarizzazione, l’Antica Hostaria Massa che ha aperto le porte della sua locanda, l’enologo Mario Ercolino che ha esaltato l’antico Falerno in riferimento soprattutto al territorio di Sessa Aurunca (Ce), l’Azienda Agricola “Nugnes” di Carinola che ha messo a disposizione “il nettare degli dei” e la Distilleria “Petrone” di Mondragone che ha “addolcito” con i suoi liquori i saluti e le tradizioni e immancabili foto di gruppo. Presenti una considerevole
rappresentanza di soci del Rotary e del Club femminile “Inner Wheel” di Capua Antica e Nova e di personalità del panorama associazionistico e culturale della provincia. Non è mancato il presidente di Agrisviluppo Generoso Marrandino, il quale ha rimarcato la sua azione volta alla rivalutazione delle eccellenze tipicamente casertane e campane. Il delegato Carlo Iacone ha inoltre pubblicamente annunciato la personale adesione all’interessante e originale progetto culturalegastronomico A.Ri.Sto.S. (Agapi sulle Ricerche Storiche del Regno delle Due Sicilie da Federico II ai Borbone) che sarà presentato nel corso del 2011 dall’ideatore, il professore della Seconda Università degli Studi di Napoli Andrea Buondonno e socio della Fisar di Caserta, “Continueremo a patrocinare eventi – ha aggiunto Iacone - che abbiano come obiettivo la promozione del turismo e la riscoperta dei saperi e dei sapori in un’ottica di collaborazione con le Istituzioni, una sinergia da cui non si può prescindere per una perfetta riuscita delle manifestazioni”.
serata del 15 dicembre sia stata costituita la Delegazione FISAR di Novara. Come da statuto si è proceduto ad effettuare le elezioni dei cinque consiglieri e conseguentemente delle specifiche cariche individuate nelle persone del delegato il Sig. Ennio Bona il Segretario la Sig.ra Zarinelli Marina Giovanna il Tesoriere il Sig.
Trezzi Fiorenzo ed i Consiglieri i Sig. ri Pogliani Danilo Caro e Perdetti Elia. Come previsto questo primo anno sarà molto impegnativo per tutti ma le idee non mancano e neppure l’entusiasmo giusto per cominciare i lavori. Nella nebbiosa serata del 14 gennaio scorso i neo eletti hanno organizzato la prima cena di delegazione presso
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Notizia inviata da Carlo Iacone della Delegazione di Caserta
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il Ristorante S. Carlo a Cerano (NO). Oltre alle incombenze di rito tipiche del nuovo anno la commissione ha gettato le basi per il primo corso di formazione della Delegazione che si terrà presumibilmente nel prossimo mese di marzo. Un particolare ringraziamento al sommelier Luigi Terzago che in qualità di Commissario, come previsto da statuto F.I.S.A.R., ha seguito tutti i passi della formazione della delegazione e si è prodigato in consigli e suggerimenti utilissimi al nuovo staff. Nella speranza di crescere e di aumentare la presenza della nostra associazione su tutto il territorio nazionale vi terremo aggiornati sulle prossime iniziative che verranno pianificate.
Air Show delle Frecce Tricolori Andora 16-18 settembre 2010 Con la collaborazione dell’Aero Club Savona e delle Amministrazioni locali abbiamo avuto l’occasione di assistere ad una memorabile manifestazione e di festeggiare un compleanno importante per l’Aeronautica Italiana. Nel cinquantesimo anniversario della nascita della PAN (Pattuglia Acrobatica Nazionale), la città di Andora
amiglia
Notizia inviata da Donatello Rinaldi - per la Delegazione di Novara
(Savona) ha avuto l’onore di ospitare l’esibizione delle famosissime Frecce Tricolori. Il 313° Gruppo di Addestramento Acrobatico è la pattuglia acrobatica ufficiale dell’Aeronautica Militare Italiana. Nata nel 1961 la PAN ha sede presso la Base aerea di Rivolto (Udine) ed è nota in tutto il mondo per la straordinaria abilità dei suoi piloti e per l’eleganza e la spettacolarità delle esibizioni in volo. Ovviamente non potevano mancare gli zelanti Sommelier della Delegazione di Imperia che unendo le forze anche in questa occasione con la vicina Delegazione di Savona hanno reso ancora più frizzante una serata già esplosiva dalle prime battute. Il personale aeronautico non si è risparmiato in termini di simpatia e partecipazione, inaspettata forse, pensando ai rigidi canoni consoni della nobile forza armata. La cena di gala organizzata per festeggiare la manifestazione, si è svolta in un clima di grande serenità Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2
e divertimento sia per i partecipanti che per il personale di sevizio. Le prelibatezze preparate con cura degli cheff locali abbinati ai grandi vini, ovviamente autoctoni, hanno colorato una piacevole serata in onore dei piloti della PAN. Lo spettacolo della pattuglia non ha eguali al mondo e riesce sempre ad emozionare ogni volta.Per noi, dopo questo evento, ha un valore aggiunto che porteremo sempre nel cuore e lo ricorderemo ogni volta che ci apparirà davanti lo spettacolo delle frecce tricolori: aver conosciuto personalmente la squadriglia ed esserne rimasti stupiti per la grande umiltà e simpatia dimostrata. Un ringraziamento a tutti gli Enti e persone intervenute per l’organizzazione e la gestione di tutti gli eventi è doveroso ,considerato il successo della manifestazione ottenuto con la presenza delle decine di miglia di spettatori intervenute. Notizia inviata da Donatello Rinaldi per le delegazioni di Imperia e Savona
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amiglia Festa degli Auguri sul Serchio per la FISAR di Pisa
La serata di gala organizzata da Liana Benini, responsabile dei Sommeliers di Pisa e Litorale, per la festa degli Auguri ha avuto, quest’anno, una duplice valenza. È stato scelto il ristorante “da Ugo” perché situato a ridosso del ponte sul Serchio, della storica statale Aurelia, per ricordare ad un anno dall’esondazione del fiume, quella terribile catastrofe. Fu proprio la mattina del Natale del 2009 che le acque gelide allagarono, con i loro trenta milioni di metri cubi, tutta la piana di Migliarino, fino al lago Massaciuccoli. Auguri, quindi, a tutti i fisariani ed alle popolazioni di quel territorio affinché non abbia più a ripetersi un simile evento. Dopo il calice di benvenuto, Prosecco di Conegliano, servito con salatini, si è passati al gradito ventaglio di antipasti variegati: strüdel salato, crostino fritto toscano ai fegatini,involtino di bresaola con caprino e melanzana alla parmigiana accompagnati dal Chianti DOCG “I Sodi del Paretaio” dell’Azienda Badia di Morrona di Terricciola. In seguito lo chef, Giuliano Baldassarre, si è conformato canonicamente alla cucina tradizionale Toscana con un ottimo Risotto al colombaccio e delle squisite Pappardelle al cinghiale abbinati ad un Bolgheri rosso DOC “Antillo” 2008 del Podere Guado al Melo di Castagneto Carducci, Sangiovese al 70% messo in barriques di rovere per 12 mesi. Ancora un piatto di cacciagione per secondo: lepre in salmì con polenta, messa in fusione con i tradizionali odori nel medesimo vino di portata: “Ceppitaio” 2008 Val di Cornia DOC dell’Azienda Russo, Sangiovese al 55 % ed il restante Merlot, Caber-
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net e Ciliegiolo in parti uguali. Pigiatura soffice, fermentazione in vasca inox per circa 10 giorni, di cui sette con le bucce, e barricato per sei mesi in legni di terza o quarta mano conferiscono un colore rosso sangue, tannini mai sopra le righe e profumi intensi di spezie e frutti di bosco con lieve sentore di liquirizia: un abbinamento perfetto. Anche la Zuppa inglese, a scapito del nome, non tutti lo sanno, fa parte della tradizione toscana, perché nacque a Firenze dalla mescolanza dei biscotti e dei cioccolatini che le famiglie aristocratiche inglesi, abitanti in quella città, solevano offrire all’ora del té. Le donne, popolane di servizio, finito il rinfresco, nascondevano,mescolandoli, gli avanzi nei tovaglioli, con la scusa che dovevano essere lavati, e portavano a casa per i figli questi biscotti, cioccolatini e creme che con il calore dell’estate si fondevano fra loro, ma
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risultavano leccornie veramente nutrienti. Nel tempo questa mescolanza si consolidò ed affinò, divenendo un dolce di facile preparazione e rimase il nome: Zuppa Inglese. Con il dessert è stato servito in calice un ottimo Moscato d’Asti Gianni Doglia 2009. Al termine la delegata Maria Cristina Messina ed il tesoriere Umberto Chericoni hanno porto gli auguri a tutti i fisariani. Quindi si è proceduto alla tradizionale consegna del gagliardetto, tra gli apprezzamenti ed applausi dei convenuti, ai due comproprietari, lo chef Giuliano Baldassarre ed il direttore di sala Valeriano Silvestri. Ottimo il servizio vini curato dal Sommelier Massimo Marchi.
Notizia inviata da Tiziano Taccola della Delegazione di Pisa e Litorale
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La delegazione di Pistoia: cronaca di una splendida serata Proprio una bella festa, a chiudere un anno ricco di impegni e denso di soddisfazioni per la delegazione Fisar della piccola ma agguerrita provincia toscana. L’appuntamento, a cui hanno preso parte oltre 80 tra sommelier, soci ed accompagnatori, era per giovedì 16 Dicembre con la cena in uno dei locali “storici” del comprensorio; il Ristorante Rafanelli, nella immediata periferia di Pistoia. Una serata in cui certo non sono mancati i motivi di interesse. Primo tra tutti la chiusura dei corsi didattici dell’annata 2010, con il battesimo di 15 nuovi Sommelier, freschi di “laurea”, e la consegna degli attestati di primo livello a 30 nuovi soci i quali già premono per proseguire nel 2011 il loro percorso professionale.
Non ultimo l’appuntamento con un produttore di assoluto rilevo che con i suoi vini ha bagnato la serata: l’azienda vinicola Salustri di Montecucco. Ma procediamo con ordine nel raccontarvi com’è andata. Ore 20.00: Gli onori di casa competono ad Angelo Laino e Andrea Cappelli, Fiduciario e Tesoriere della delegazione di Pistoia. Tra gli ospiti di riguardo, Mario Del Debbio, Segretario Nazionale Fisar, e Marco Salustri con signora, produttore di vino in quel di Montecucco. Piccolo, piccolo, in un angolino, anche il sottoscritto (ndr: Daniele Bartolozzi, giornalista enogastronomo, curatore per la Guida Vini Buoni d’Italia e docente per i corsi Fisar di I°, II° e III° livello) chiamato a
far da spalla all’amico Marco Salustri. Ultimi (ma non ultimi!) i Sommelier della delegazione, pronti, bottiglie alla mano, per il servizio. Ore 20.30: La cucina, affidata alle mani dorate di Laura ed al suo staff di “giovinotte” già programma l’uscita dei piatti. In sala Luciano, il “saggio patron”, e Daniele, esperto sommelier (leggete un po’ la sua enciclopedica carta dei vini…) completano i tavoli, colmi zeppi di bicchieri. Ore 21.00: Calcio d’inizio, tutti a tavola, si parte! Potevamo seguire le regole? Manco se ne parla. Il debutto è affidato infatti alla degustazione di una anteprima assoluta, in esclusiva per i soci della Delegazione Fisar di Pistoia. Si tratta di un rosso del 2001 (nessun errore di stampa, avete letto bene, 2001), una “chicca” delle cantine Salustri messa in commercio solo oggi dopo ben dieci anni di affinamento. Buono? Molto buono, provare per credere… Ci rimettiamo in carreggiata con un aperitivo “vero”, l’Oltrepò Pavese DOC Oltrenero della Tenuta Il Bosco, bollicina fresca e fragrante come si conviene ad un inizio pasto. Ore 21.30: Finalmente si mangia. Ai tavoli si susseguono antipasti e primi: squisite le pappardelle con il sugo d’anatra, non da meno i fusilli alla frantoiana, accompagnati dal Marleo Rosso IGT Toscana 2008
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prima e dal Montecucco Sangiovese DOC Santa Marta 2007 poi (un ex tre bicchieri del Gambero Rosso, tanto per gradire). Marco Salustri intramezza i piatti con la presentazione dell’azienda, condotta assieme al padre Leonardo in regime biologico, e della DOC Montecucco, stretta tra il Brunello di Montalcino ed il Morellino della bassa Maremma. Ore 22.30: Le monumentali bistecche lardellate del Rafanelli, condite con olio caldo al rosmarino, fanno la loro comparsa in sala. È anche giunto il momento del Grotte Rosse 2007, Montecucco Sangiovese DOC, il cru aziendale dei Salustri prodotto da vigne di oltre 60 anni (pensa un po’ te..) piantate con un clone di sangiovese (selezionato dall’Università di Pisa e chiamato appunto clone Salustri) di particolare pregio. Un rosso di grande spessore che non
a caso ha conquistato quest’anno, in un sol colpo, i tre bicchieri del Gambero Roso, l’eccellenza sulla guida Espresso dei Vini e la corona in quella dei Vini Buoni d’Italia edita dal Touring Club Italiano. Ore 23.00: Tempo di attestati. I neo sommelier: Bartolini Francesco, Bindi Elisabetta, Bovani Simone, Chiarello Michela, Ducci Elena, Francioso Luca, Gemignani Renzo, Gori Umberto, Lombardi Silvia, Magnolfi Marco, Martinelli Claudio, Mastropieri Irene, Moncini Gabriele, Mottola Elena e Paganelli Simone. Attestati di I° Livello: Aiazzi Enrica, Bardelli Daniele, Bartolini Massimiliano, Borri Francesco, Breschi Tea Esa, Caprio Luca, Cecchi Andrea, Ercolini Lina, Gaggioli Caterina, Ginanni Paolo, Giusti Veronica, Laino Sasha, Landroni Stefano, Laudadio Federica, Madonia Giusy, Meozzi Monica, Montini
Massimiliano, Nicolin Daniele, Nicolin Lisa, Paolini Damiano, Pieroni Riccardo, Porta Carlo, Remzi Ivan, Ronca Gabriele, Sakaoka Fusao, Sarteschi Alessandra, Tricarico Lucia, Tula Maria, Varelli Valter e Vespignani Jacopo. Ore 23.45: Siamo al termine delle nostre fatiche. Dulcis in fundo il Vinsanto di Montellori con i cantuccini (più classico di così!) accompagnati da una delicata crema chaantilly. Caffè, baci e abbracci; mentre Marco Salustri saluta e se ne va (due ore di strada lo attendono), gli altri ospiti si attardano innanzi all’ultimo bicchiere. Il freddo fuori incita alla corsa verso le macchine. Di ritorno a casa, stanco ma soddisfatto, pensi: che bravi i ragazzi Fisar di Pistoia.. proprio una splendida serata. Notizia inviata da Daniele Bartolozzi
La Fisar di Lison-Pramaggiore alla Mostra Nazionale dei Vini di Pramaggiore Dopo la positiva esperienza degli scorsi anni, la Delegazione FISAR di Portogruaro Lison-Pramaggiore sarà ufficialmente presente anche alla prossima edizione della Mostra Nazionale Campionaria dei Vini di Pramaggiore (Venezia) che si terrà dal 16 aprile al 1° maggio, e al Concorso Enologico che si svolgerà dal 1 all’8 marzo. La Mostra Nazionale dei Vini di Pramaggiore è nata il 25 aprile 1946 e nel 1961 ha dato vita, prima in Italia, a un prestigioso Concorso Enologico, gestito inizialmente dall’ONAV. Nel corso degli anni ’70, come ci ricorda il Presidente della Mostra Luciano
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Flavio Moretto, la gestione del Concorso Nazionale è stata affidata all’Associazione Enologi Enotecnici Italiani e ha visto, in quei primi anni,
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la presenza del Direttore generale dell’Associazione dr Giuseppe Martelli, attuale presidente del comitato nazionale vini del ministero
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delle politiche agricole. E proprio Martelli ha recentemente sottolineato “l’importante ruolo che il Concorso Enologico di Pramaggiore ha svolto nella seconda metà del secolo scorso e che continua a svolgere, al servizio del vino italiano che, grazie anche a strumenti come questo, ha conquistato un suo prestigioso primato nel mondo”. Quest’anno, la Mostra celebra i 65 anni di vita e, soprattutto la 50ª edizione del Concorso Nazionale, cui partecipano aziende produttrici di tutte le regioni italiane e il Presidente Moretto ha disposto un programma di grande interesse per far conoscere agli addetti ai lavori italiani e stranieri – in particolare austriaci, sloveni e
croati, ma anche tedeschi e dei Paesi nordici – e al pubblico degli esperti le tante novità dell’enologia italiana che, anche nell’area veneto-friulana, ha raggiunto ottimi vertici qualitativi. Le Commissioni giudicatrici dell’AEEI si riuniscono ogni anno la prima settimana di marzo, per cui i produttori premiati potranno esporre, come avvenuto negli anni scorsi, i premi conquistati a Pramaggiore anche al Vinitaly, dove è molto frequente che gli stessi vini si impongano anche nel Concorso Enologico Internazionale, dando quindi conferma della validità dei premi conquistati a Pramaggiore. La FISAR dunque sarà presente nei giorni del concorso nazionale con i suoi sommelier e darà la sua
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fattiva e professionale collaborazione per la gestione dello stesso nelle Commissioni di Assaggio che si svolgeranno dall’1 all’8 Marzo. Sarà inoltre presente negli eventi programmati durante la Mostra Nazionale Campionaria dei Vini dal 16° Aprile al 1° Maggio, organizzando importanti degustazioni guidate e collaborando allo svolgimento delle varie Manifestazioni. Durante la Campionaria inoltre, allestirà uno stand informativo delle proprie attività di formazione sviluppate nel corso dell’anno nel Veneto Orientale.
Notizia inviata da Celio Sartori della delegazione di Lison-Pramaggiore
A Venezia il Forum Spumanti 2010
Forum Spumanti, sotto la direzione del Past President F.I.S.A.R Luca Giavi, quest’anno si è svolto, per la prima volta, a Venezia dal 15 al 17 ottobre. Di certo la scelta non è stata casuale, Venezia è una città che affascina il mondo, chi sa di vitivinicoltura potrebbe obbiettare che non è una città ‘vinicola’, si certo avrebbe ragione ma quegli stessi esperti non dovrebbero dimenticare che i mercanti veneziani, nell’epoca d’oro della Repubblica, hanno contribuito allo sviluppo enologico italiano portando dai possedimenti levantini vitigni che si sono poi diffusi con successo in tutta Italia. Per voler sottolineare l’importanza della manifestazione è stata scelta quale sede la splendida cornice del Piano Nobile di Ca’ Vedramin Calergi, noto ai più per essere la sede del Casinò Municipale, splendido
palazzo rinascimentale che si affaccia sul Canal Grande. Alla manifestazione hanno partecipato i migliori esponenti del mondo della spumantistica italiana che avevano a disposizione propri punti espositivi. Non potevano ovviamente mancare le degustazioni cui era stata riservata la Sala Caminetto allestita con ampi tavoli che davano modo di poter confrontare le proprie sensazioni e valutazioni con chi si sedeva vicino. Per la degustazione il vino si sceglieva compilando una ‘schedina’ che veniva consegnata ai colleghi di un’altra associazione che svolgevano il servizio. In particolare la giornata di sabato 16 ottobre si è chiusa con la Cena di Gala cui erano presenti produttori, giornalisti del settore e V.i.p. enogastronomici e non. Il servizio vini del Galà è stato svolto da otto sommelier F.I.S.A.R. delle Delegazioni di Venezia e di Treviso, nello specifico: Franco Jurassich, Lorenzo De Rossi, Giorgio Mantovan, Lucio Chiaranda, Roberto Donadini, Davide Piai, Ennio Camdosin, Elio D’Agostini. I vini proposti alla Cena erano quelli risultati vincitori al concorso tenutosi nell’ambito di Forum Spumanti stesso, l’organizzazione aveva scelto di servire in abbinamento alle varie portate più vini, di produttori diversi, in una specie di gioioso happening che ha un poco colto di sorpresa i commensali ma che ha fatto si che tutti i produttori potessero vedere serviti i loro prodotti. Notizia inviata da Lucio Chiaranda Delegazione Venezia Città
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amiglia Fisar di Volterra: al via le “Cene Galeotte”
Dopo una pre-inaugurazione nell’Agosto 2010 con lo chef Genuino Del Duca, dell’Omonima Enoteca-Ristorante Del Duca di Volterra, cui ha partecipato quale ospite particolare Don Ciotti, fondatore dell’associazione contro le mafie “Libera” (vedi foto), venerdì 19 novembre 2010, si è tenuta la prima cena di beneficenza per l’edizione 2010-2011 delle “Cene Galeotte” che si è svolta come di consueto all’interno della Fortezza Medicea che ospita il carcere di Volterra. La manifestazione è organizzata dall’Amministrazione Carceraria in collaborazione con la delegazione storica F.I.S.A.R. di Volterra, dall’Unicoop Firenze, Fondazione e CR. Volterra S.p.a e Consorzio Turistico Volterra-Val di Cecina. Il programma delle “Cene” prevede ben otto appuntamenti, con cadenza mensile (si concluderanno il 24 giugno 2011) con cene realizzate dagli stessi detenuti sotto la direzione di grandi chef: Riccardo Monco dell’”Enoteca Pinchiorri” e Vito Mollica del “Four Season” di Firenze, Cristiano Tomei dell’”Imbuto” di Viareggio, Luciano Zazzeri della “Pineta” di Bibbona (LI), Giuseppe La Rosa della Locanda “Don Serafino” di Ragusa, Laura Lorenzini del “Mocajo” di Casino di Terra (PI), Stefano Frassinetti dei “Toscani da sempre” di Pontassieve (FI) e Alessandro Broccia del IPSSAR “Bernardo Buontalenti” di Firenze. Ai detenuti spetterà anche il servizio dei vini ai tavoli accompagnati dai sommelier della Fisar che hanno selezionato e abbinato i vini scelti tra le seguenti aziende: Podere la Regola (Riparbella costa toscana), Tenuta di Ghizzano e S.Gervasio, di Pisa, Collemassari - Grattamacco di Bolgheri (Li) - Grosseto, Terre del Sillabo di Lucca, Cosimo Maria Masini di S. Miniato (PI) e Castello di Vicchiomaggio di Greve in Chianti oltrechè al Birrificio “Pausa caffè” del Carcere di Saluzzo (TO). La La prima serata ha visto ai fornelli il noto chef, stella Michelen, Luciano Zazzeri, patron del ristorante la pineta di Bibbona, con un menù rigorosamente di mare con abbinati i vini dell’azienda vinicola Podere La Regola di Riparbella (PI), i bianchi IGT “Steccaia” 2009 e “Lauro” 2008. A seguire il 17 dicembre lo chef Alessandro Broccia con i vini dell’azienda biodinamica Cosimo Maria Masini, il bianco IGT Anik 2009 ed il Rosso IGT Nicole 2008; il 21 gennaio 2011 lo chef Giuseppe La Rosa della Locanda
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Da sinistra i sommelier Bartolini, Nuti e Deltesta
Don Serafino di Ragusa con l’azienda lucchese Terre del Sillabo con i suoi bianchi IGT Gana 2009 e Chardonnay 2009, ed il 18 febbraio u.s con i piatti di terra dello chef Laura Lorenzini del ristorante “Mocajo” sono stati serviti i vini rossi della Tenuta di Ghizzano. L’attività della delegazione del nuovo anno è, inoltre, iniziata con il corso di terzo livello che vedrà coinvolti nelle 12 lezioni ben 10 ristoranti di Volterra, di cui alcuni nuovi soci, che si ringraziano per la loro disponibilità ad ospitare i corsisti, quali: Il Caffè dei Fornelli, il ristorante Don Beta, il ristorante La Grotta, il ristorante Osteria dei Poeti, il ristorante Da Beppino, il ristorane albergo Villa Nencini, il ristorante-albergo il Vecchio Mulino; il ristorante Vecchia Lira, il ristorante Ombra della Sera e il ristorante il Poggio. La partecipazione e collaborazione degli albergatori e ristoratori di Volterra al corso è la dimostrazione che la Fisar, che qui ebbe i suoi natali nel lontano 1972, e che il prossimo anno compirà 40 anni dalla sua fondazione, continua a rappresentare, oggi come allora un punto di riferimento per la divulgazione e valorizzazione dell’eno-gastronomia locale e nazionale. Notizia inviata da Flavio Nuti della Delegazione di Volterra
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La F.I.S.A.R Treviso diploma 53 nuovi Sommelier Il 16 gennaio scorso in una fredda ma soleggiata giornata in-
rimoniere Giorgio Sbardellati, ha visto la premiazione dei Neo
vernale e nella magnifica cornice del Locale Storico d’ Italia Le
Sommelier con la consegna dei diplomi da parte degli ospiti
Calandrine di Cimadolmo, la F.I.S.A.R. Treviso ha consegnato
intervenuti: Graziella Cescon Consigliere Nazionale F.I.S.A.R.,
gli Attestati di Qualifica ed il meritato Tastevin a ben 53 Neo
Antonio De Vitiis Coordinatore Delegazioni Nord Est, l'As-
Sommelier.
sessore all’Agricoltura della Provincia di Treviso Marco Pro-
Il pranzo di gala è scivolato via, piacevolmente intervallato dai
sdocimo e la Sommelier dell’ Anno 2010 Karen Casagrande
sagaci ed autorevolmente ironici commenti del Prof. Vanino
insieme alla squadra vincitrice del Trofeo Divinando 2010 Il
Negro, sempre gradito ospite, sugli abbinamenti proposti nel
delegato Flavio Casagrande, rientrato dopo un’assenza di
menù, ben valorizzando le scelte di vini internazionali quali
qualche mese x motivi familiari, ha ringraziato sia i partecipanti
Chablis 1er cru Les Fourneaux Gautheron e Toro 2007 Almi-
al pranzo di Gala, che i colleghi del Consiglio grazie ai quali le
rez, abbinati ai piatti del territorio e della ns tradizione insieme
attività della Delegazione sono potute andare avanti arrivando
agli italianissimi Manzoni Bianco 6.0.13 2008 di Cescon Italo,
ai risultati odierni, non mancando di elogiare per lo splendido
il Weissburgunder Alto Adige doc 2009 di Wingut Niklas e
lavoro i Responsabili Servizi Davide Piai e Roberto Donadini
l’Anghelu Ruju di Sella & Mosca.
che con oculata attenzione anche per questa giornata hanno
Lo svolgimento della giornata, sapientemente gestito dal ce-
scelto i Sommelier ( Matteo Brugnera Capo Servizio insieme a Cinzia Sandre e Walter Marchetti in sala e Armando Dorigo “cantiniere”) che con consueta professionalità ed esperienza hanno perfettamente effettuato il servizio per le oltre 130 persone presenti. La giornata si è conclusa con la premiazione tra i Neo Sommelier di coloro che hanno raggiunto il miglior punteggio nei test di fine corso: Andrea Dal Canton e Silvia Parcianello. Il premio è stato offerto dalla Carpenè Malvolti storica partner della F.I.S.A.R. e della Delegazione di Treviso Ringraziamo tutti i ns soci, colleghi ed amici che con la loro presenza fanno dei ns eventi dei successi. Notizia inviata da Michela Taffarel della Delegazione di Treviso
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F.I.S.A.R.
FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER ALBERGATORI RISTORATORI
Convocazione Assemblea F.I.S.A.R.
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Fisar Valdichiana contribuisce allo sviluppo della Doc Orcia
La Famiglia Fisar Valdichiana, delegazione storica senese, apre l’anno con il Consorzio del vino Doc Orcia, a cui è legata per vari motivi. Tale denominazione, insiste infatti anche su territori di competenza della delegazione, vedi i comuni di Trequanda, Torrita di Siena, San Giovanni d’Asso, e la Val d’Orcia e sempre partecipiamo all’evento istituzionale Divin Orcia. Questa volta, grazie anche al lavoro dei nostri sommelier quali Emma Lami, Nicola Masiello, Amedeo Esposito, Cristian Brasini, abbiamo dedicato un’intera giornata alle degustazioni Orcia Doc. Grande successo della serata Fisar Valdichiana dedicata ai vini Doc Orcia, condotta dall’Enologo Amedeo Esposito, la sera dell’11 febbraio a Sinalunga “Pur in una situazione disomogenea, dovuta al disciplinare e alla variabilità territoriale, è emersa l’elevata qualità dei vini ognuno dei quali spicca per determinate caratteristiche che lo rendono unico e riconoscibile. Ho apprezzato l’intensità e complessità dei profumi, la struttura, l’ armonia e potenzialità di invecchiamento: tali vini nulla hanno da invidiare alle docg più blasonate della toscana.
Martin del Nero 2008 – Fattoria Resta: punti 89 Colore rosso porpora con riflessi violacei e di media presenza polifenolica. Ricco il naso con richiami di spezie quali pepe nero e noce moscata, frutti rossi quali mora e lampone. In bocca fine ed elegante mediamente persistente privo di sbavature. Nel complesso armonico ed equilibrato con un fin di bocca maggiormente persistente che in fase degustativa.Il tannino, in questa prima fase evolutiva, è ancora molto presente ma si ammorbidirà. Sangiovese 100% affinato per 14 mesi in botte di rovere di Allier. Un vino il cui naso ti conquista
Il Sommelier Cristian Brasini ha invece rappresentato la Fisar Valdichiana nell’importante degustazione alla cieca in cui sono stati analizzati i vini dei produttori, come ormai volontà del consiglio Orcia e del Presidente Donella Vannetti.
Grancia 2008 - Azienda Agricola Sampieri Del Fa’ Brogi: punti 88 Colore rosso rubino carico con media trasparenza. Il naso di buona intensità ma complesso con note di vaniglia e leggera liquirizia sul finale. Piacevoli i sentori di frutti rossi quale ciliegia, fragola e ribes. Fine , schietto e di media fragranza. In bocca è supportato dall’alcool che lo rende caldo ma a discapito del frutto avvertito al naso che passa leggermente in secondo piano, ma è anche fresco vivo e di corpo e nonostante la giovinezza mediamente equilibrato. A risentirsi
Piacevole stupore, dichiara Brasini, nel trovarmi ad assaggiare ed esaminare vini di una doc, quella della Orcia, che dalla sua nascita, 10 anni, fa ha fatto passi da gigante verso la qualità e l’eccellenza. Vigneti collocati in quel territorio che è la Val D’Orcia che hanno saputo negli anni regalarci vini di grande complessità e finezza con un occhio di riguardo anche al consumatore in virtù del rapporto qualità prezzo eccezionale e che possono iniziare ad infastidire a pieno diritto i “cugini” di Montalcino e Montepulciano. Di seguito alcuni appunti sui quei vini piacevolmente degustati in quella giornata
Banditone 2008 – Az. Campotondo: punti 87 Colore rosso rubino chiaro con ottima trasparenza e cristallino nel bicchiere. Naso fine e soave con sentori erbacei e di boisè. Fragrante, etereo e minerale con sentori che rimandano alla grafite e pietra focaia. Leggera la persistenza al naso ma bella struttura tannica in bocca con un discreto attacco con tannini un po’ verdi ma piacevoli. Caldo e di corpo con un’ acidità leggermente in eccesso. Un vino che si distingue per profumi diversi dagli altri campioni sentiti ma molto interessante, mi riservo di risentirlo quando il tempo avrà fatto il suo corso.
Sesterzo 2007 – Az .Poggio Grande: punti 94 Colore rosso tenue, cristallino e correttamente luminoso. Al naso intenso e fine, schietto e di grande eleganza con spiccati sentori di frutti di bosco e violetta e la vaniglia del legno perfettamente integrata nel ventaglio aromatico.Etereo e fragrante. In bocca pieno con una bella acidità presente e con ottima struttura ed equilibrio. Ottimo la stato evolutivo. La beva è piacevole e scorrevole senza eccessi nell’alcool. Un vino da 100% sangiovese dove le caratteristiche del vitigno si ritrovo appieno. Tannini giovani ma già di grande piacevolezza. Un vino da riprovare tra qualche anno
Don Giovanni 2007 – La Canonica: punti 87 Colore rosso rubino tendente al granato limpido e netto. Al naso pulito senza grosse sbavature e profumi terziari a testimoniare un vino in una perfetta fase evolutiva. Odori di terra, sottobosco e vaniglia a creare assieme a frutti secchi un bel naso intrigante e avvolgente. In bocca pieno e di bella trama tannica leggermente in difetto a coprire i sentori del naso, l’alcool è ben presente dando struttura e corpo ma un po’ eccessivo. Sufficientemente armonico e molto buona la persistenza a fin di bocca. Vino pronto per piatti della tradizione dove i tannini ben presenti possono svolgere a pieno il proprio lavoro
Tre Calici 2008 - Azienda Trequanda: punti 93 Colore rosso rubino intenso e di grande brillantezza nel bicchiere. Unghia tendente al violaceo. Al naso molto intenso con un ventaglio aromatico dalle note floreali quali rosa e violetta a quelle speziate con pepe, cannella e vaniglia fino ai sentori di terra bagnata. In bocca fresco con spiccata acidità e sapidità. La beva non è impegnativa e non stanca ma è per palati allenati. Leggermente disequilibrato per tannino ancora un po’ verde dovuto alla gio-
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ventù ma si ammorbidirà nel tempo. Un giovane rampante e ne risentiremo parlare
Petrucci 2007 - Podere Forte: punti 87 Colore rosso rubino intenso quasi impenetrabile, carico e con riflessi violacei. Diretto al naso con una vasta gamma di profumi dalla ciliegia, lampone alla menta, erba, tabacco e pepe nero con leggero alcool in eccesso che rende il finale meno piacevole dell’attacco. Fine, complesso e di buona persistenza. In bocca i sentori passano al cuoio e al cacao con richiami minerali e di
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caffè. L’alcool ritorna ma in modo meno evidente che al naso dando struttura e il tannino è ben presente come l’acidità. Secco e asciutto con finale leggermente corto. Vino pieno e quasi da mangiare, riempie il bicchiere con il colore e la bocca con il calore. Pronto da bere per la potenza ma longevo. Migliorerà Frasi 2007 – Capitoni Marco: 87 Colore rosso rubino intenso e cristallino con bella vivacità nel bicchiere. Al naso si presenta intenso ed evoluto con profumi terziari ben evidenti quali il caffè,la liquirizia,i chiodi di garofano e il cacao amaro. Complesso ma poco armonico e di media persistenza. La bocca è grassa e piena con un tannino morbido ma con astringenza in difetto. Il frutto non scompare così come i sentori del naso si ripresentano più demarcati e persistenti. Fine ed strutturato con bella spalla acida. Amaro sul finale ma non in modo sgradevole e di bella lunghezza oltre i 10 secondi. Giustamente equilibrato nelle sue parti ma un 2007 che deve ancora dirci qualcosa. Aspettiamo Arco 2008 – Poggio al Vento: punti 85 Colore rosso rubino intenso con leggeri riflessi violacei. Vivace e limpido nel bicchiere con buona fluidità. Netto e sufficientemente schietto con profumi di viola, mammola, more di rovo e ribes. Piacevole il naso con una media complessità ma lineare con bella eleganza e finezza senza difetti e sbavature. In bocca entra pieno supportato dalla interessante trama tannica e dalla alcolicità. Freschezza e sapidità non in difetto. Pieno e di corpo.Medio equilibrio con un gusto minerale ed etereo. Giovane e rampante il tannino che và ad incidere sull’armonia globale che sarà migliore
tra qualche anno. Interessante Cenerentola 2007 – Fattoria del Colle Donatella Cinelli Colombini: punti 85 Rosso rubino carico con evidente carica polifenolica. Netto e brillante. Fine e schietto al naso ma di media complessità con note di piccoli frutti rossi maturi come mirtillo, mora e ciliegia e fiori come rosa e violetta. Mediamente persistente ma piacevole. In bocca l’attacco e pulito e scorrevole.Buona sapidità e freschezza presente così come il tannino dolce e maturo. Morbido e di buona avvolgenza. Il corpo è discreto e la beva è facile e non impegnativa. Piacevole i sentori di legno e di vaniglia così come quelli di cioccolata e tabacco. Equilibrato con P.A.I. sugli 8 secondi. Stato evolutivo: pronto Belsedere 2007 – Azienda Belsedere: Punti 82 Rosso rubino carico, quasi cupo e impenetrabile ma di bella luce nel bicchiere.Poca l’intensità al naso ma di buona complessità dovuta al sangiovese supportato dal merlot e il cabernet sauvignon. Frutti rossi maturi e odori erbacei che ricordano l’erba appena tagliata.Catrame e cuoio in un naso sufficientemente pulito e lineare. In bocca il tannino è ben presente con una spiccata astringenza e l’acidità e buona. Sapido e asciutto nel finale e buona la persistenza a fine bocca. Nel complesso piacevole il naso e la bocca di sufficiente armonia. Ottimo con insaccati della tradizione toscana. Notizia inviata da Valentina Niccolai della Delegazione Fisar Valdichiana
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prezzi validi fino al 30 Settembre 2011
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amiglia Al via la Delegazione di Vicenza
Il 24 novembre 2010, si è svolta l’inaugurazione della nuova Delegazione di Vicenza, nella prestigiosa cornice del Palazzo Brusarosco Zaccaria, situato nel centro storico della città veneta, sede del Centro di Cultura e Civiltà Contadina-Biblioteca Internazionale “La Vigna”, in cui sono custoditi oltre 50.000 preziosi volumi sull’agricoltura e sulla cultura e civiltà del mondo contadino, fra i quali, per il particolare pregio, spicca la ricca collezione di testi riguardanti l’enologia dal XV al XVII sec. Un folto pubblico ha assistito attento ed interessato all’evento: “Brindisi al battesimo enologico”, intitolato così proprio per enfatizzare la particolare e significativa occasione. Sono intervenuti, in una piacevole tavola rotonda, per trattare argomenti legati al mondo vitivinicolo e alla tipicità dei prodotti locali e nazionali, il Prof. Mario Bagnara Presidente della Biblioteca Internazionale “La Vigna”, Luisella Rubin Consigliere Nazionale FISAR, Luca Giavi Direttore “Forum Spumanti d’Italia”, Pierluigi Rossato Delegato FISAR di Vicenza, Ugo Biasin Sommelier FISAR e Produttore della Cantina Ca’ Rovere di Alonte (Vi), Marica Rossi Presidente dell’Accademia Internazionale “La Donna e il Vino”, che, in veste di moderatore, ha guidato i vari interventi nel corso della serata. Presenti inoltre autorità locali che hanno sostenuto ed apprezzato la manifestazione. In un atmosfera di entusiasmo e di fermento positivo, il neo Delegato Pierluigi Rossato ha raccontato l’niziativa vicentina, nata da un gruppo di amici che, dopo aver frequentato e conseguito a pieni voti la qualifica di sommelier, grazie alla collaborazione del Delegato di Verona Ugo Bonalberti e del Delegato di San Donà di Piave Giannantonio Puppin, ha deciso di
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condividere con altri enoappassionati l’amore per il meraviglioso mondo del vino. È così che si è costituita la FISAR di Vicenza, con lo scopo di contribuire in modo fattivo alla diffusione della cultura del vino, della buona tavola e della valorizzazione dei prodotti tipici del territorio, attraverso l’organizzazione di incontri enogastronomici e corsi di formazione di sommelier, secondo un’educazione del bere responsabile. Pierluigi Rossato, inoltre, ha ricordato ai presenti che nel suo compito di Delegato, sarà supportato per un anno dal Coordinatore delle Delegazioni del Nord-Est Antonio De Vitiis, che svolgerà la funzione di tutor. Infine ha illustrato un nutrito programma di eventi che intende realizzare per il 2011. Un grande brindisi di rito ha felicemente concluso i festeggiamenti per il “battesimo” della neo-nata Delegazione di Vicenza, il cui protagonista è stato un eccezionale spumante metodo classico “Blanc de Blanc”, chardonnay100%, il primo in assoluto prodotto nell’area dei Colli Berici, presentato in anteprima da Ugo Biasin, contitolare della Cantina Ca’ Rovere di Alonte (Vi). Le particolari caratteristiche del terreno sassoso e calcareo e il singolare microclima
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della parte più meridionale dei Colli Berici, rappresentano la condizione ideale per una produzione di uve di qualità, adatte alla spumantizzazione, che hanno consentito la creazione dell’eccellente Ca’ Rovere Brut Blanc de Blanc metodo classico, annata 2006, offerto in degustazione. Frutto di un sapiente assemblaggio di vini, ottenuto con la rifermentazione in bottiglia, dopo una lunga maturazione sui lieviti di 36 mesi, esprime dal punto di vista visivo, olfattivo e gustativo le migliori qualità organolettiche proprie di un vino nobile e prestigioso. Con le sue magiche bollicine ha accompagnato ottimamente un ricco buffet, preparato con una vasta gamma di salumi e formaggi tipici della zona. Il servizio dei vini è stato effettuato con professionalità ed eleganza da Mantello Antonio e Tosi Silvano, sommelier della Delegazione di Verona, accompagnati dal loro Delegato Ugo Bonalberti e dal consigliere Zuccher Aldo. Un augurio sincero per una felice continuazione e per un lavoro costruttivo e proficuo va alla nuova Delegazione di Vicenza! Notizia inviata da Luisella Rubin Consigliere Nazionale FISAR
VINITALY 2011: La Fisar si fa in quattro
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Stand, Rivista, Degustazioni ed una novità assoluta: “il Salotto del Vino” ogni giorno casa FISAR ospiterà i grandi personaggi del vino
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impegno che ci eravamo presi all’ultimo congresso di Castelbrando era quello di lavorare sempre più con maggiore attenzione sulla nostra visibilità. A partire dallo scorso autunno lo sforzo fatto da FISAR in questa direzione è stato enorme. I nostri sommelier sono stati protagonisti di grandi eventi quali “il Salone del Gusto” di Torino e la presentazione della guida Vini d’Italia de l’Espresso a Firenze. L’inizio dell’anno non è stato da meno con il grande appuntamento capitolino di Roma Vino Excellence–Merano Wine Festival con convegni e degustazioni di altissima professionalità. Ma è con l’inizio della primavera che la stagione enologica entra nel vino con la regina di tutte le manifestazioni, per numero di presenze in operatori, aziende e pubblico: il Vinitaly. Quest’anno la FISAR ha deciso di aumentare i propri sforzi facendosi letteralmente in quattro. Tanti sono infatti i fronti che ci vedranno impegnati. Oltre ai consueti spazi espositivi con lo stand istituzionale e quello nel settore stampa dedicato alla rivista “il Sommelier”, avremo quest’anno due appuntamenti di grande prestigio nella sala degustazioni dell’Ente Fiera: Sabato ore 15:00 il convegno “FISAR IN ROSA – Le Donne e il Vino, una degustazione al femminile” e domenica ore 11:00 convegno degustazione sul tema: “AMARONE – TRADIZIONE, ATTUALITA’, FUTURO”. Ma la vera novità è rappresentata dalla rassegna “il Salotto del Vino”. Ogni giorno casa FISAR aprirà le porte del suo Salotto per ospitare i grandi personaggi del vino italiano. Da Oscar Farinetti ad Etile Carpenè, da Chiara Soldati a Giovanni Folonari tanto per citarne alcuni. Con ognuno di loro ci intratterremo amichevolmente cercando, magari, di strappargli qualche piccolo segreto. Dieci interessantissimi incontri guidati, e non poteva essere diversamente, dal nostro Direttore Roberto Rabachino. Accanto a tutto questo poi, avremo la domenica il consueto appuntamento presso lo stand di Carpenè Malvolti che si ripete ormai da 4 anni. Assieme alla squadra della Delegazione di Treviso, vincitrice di due edizioni su tre del Torneo Divinando, presenteremo la prossima edizione brindando con l’ultima bollicina creata da Carpenè.
a cura di Mario Del Debbio per comunicare con il Segretario Nazionale: segretario@fisar.com
il Salotto del Vino Vinitaly 2011
Stand FISAR Centro Servizi Arena galleria 6/7
Il vino secondo i protagonisti intervistati da Roberto Rabachino Direttore rivista "Il Sommelier"
10 appuntamenti da non perdere Giovedì 7 Aprile - ore 13,00 FILIPPO CESARINI SFORZA DUCA DI SALAPARUTA Nobili vigneti Siciliani Giovedì 7 Aprile - ore 15,00 ARTURO ZILIANI BERLUCCHI 50 anni di Franciacorta Giovedì 7 Aprile - ore 17,00 EMILIO RIDOLFI CANTINE PELLEGRINO 1880 130 anni fa… il Marsala Venerdì 8 Aprile - ore 11,00 OSCAR FARINETTI Dalle Langhe alla Fifth Avenue Venerdì 8 Aprile - ore 12,30 GIORGIO E CHIARA SOLDATI LA SCOLCA Protagonisti di un territorio: il Gavi Venerdì 8 Aprile - ore 15,00 GIOVANNI FOLONARI La Toscana a Denominazione Garantita Venerdì 8 Aprile - ore 17,00 ETILE CARPENE’ CARPENE’ MALVOLTI Il Prosecco Ieri, Oggi, Domani Sabato 9 Aprile - ore 11,00 GIANNI ZONIN Vigneti d’Italia Sabato 9 Aprile - ore 12,30 LORENZO BISCONTIN SANTA MARGHERITA La leggenda del Pinot Grigio Domenica 10 Aprile - ore 17,00 LUCA GIAVI Voglia di Bollicine Italiane
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Gli orari potrebbero subire variazioni
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Ti aspettiamo al Vinitaly 7-11 aprile 2011 – Centro Servizi Arena galleria 6/7 da Giovedì 7 a Domenica 10 “Il Salotto del Vino” – Il vino secondo i protagonisti
Invito in Carpenè Malvolti attende al proprio stand (Pad 5 B5) tutti i soci e gli amici della FISAR Domenica ore 14:30 per il consueto brindisi con i campioni di Divinando. F.I.S.A.R. IN ROSA - VINITALY 2011
F.I.S.A.R. WINE TASTING - VINITALY 2011
Primo piano pad. 8/9 sala C
Primo piano pad. 8/9 sala C
SABATO 9 APRILE - ORE 15.00 TAVOLA ROTONDA
TAVOLA ROTONDA
LE DONNE E IL VINO: UNA DEGUSTAZIONE AL FEMMINILE.
AMARONE: TRADIZIONE - ATTUALITà FUTURO
La specificità del contributo delle donne al mondo del vino interverranno: PATRIZIA FELLUGA PRESIDENTE DEL CONSORZIO DI TUTELA VINI COLLIO E CARSO PRODUTTRICE AZIENDA”ZUANI” San Floriano del Collio (GO) – FRIULI V. G. Collio Bianco DOC 2010 “Zuani Vigne” ELENA MARTUSCIELLO PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE DELLE DONNE DEL VINO PRODUTTRICE - AZIENDA VINICOLA “GROTTA DEL SOLE”- Quarto (NA) - CAMPANIA Falanghina Campi Flegrei DOC 2009 “Coste di Cuma” CHIARA SOLDATI PRESIDENTE DEL MOVIMENTO DEL TURISMO DEL VINO – PIEMONTE PRODUTTRICE - AZIENDA VITIVINICOLA “LA SCOLCA” – Gavi (AL) – PIEMONTE Gavi DOCG 2007 “Gavi dei Gavi SUSANNA BIANCO PRODUTTRICE AZIENDA AGRICOLA ”GIGI BIANCO” Barbaresco (CN) – PIEMONTE Barbaresco DOCG 2007 “Cru Ovello” DONATELLA CINELLI COLOMBINI PRODUTTRICE “FATTORIA DEL COLLE DI TREQUANDA” AZIENDA ”CASATO PRIME DONNE” Montalcino (SI) – TOSCANA Brunello di Montalcino DOCG 2006 “Prime Donne” GLADYS TORRES GIORNALISTA E SOMMELIER FISAR MODERATRICE DELL’INCONTRO
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DOMENICA 10 APRILE - ORE 11.00
LUISELLA RUBIN CONSIGLIERE NAZIONALE FISAR - REFERENTE DELL’EVENTO KAREN CASAGRANDE SOMMELIER DELL’ANNO FISAR 2010
Le diverse interpretazioni di un grande vino interverranno: OLGA BUSSINELLO DIRETTRICE CONSORZIO TUTELA VINI VALPOLICELLA GIANCARLO TOMMASI ENOLOGO TOMMASI VITICOLTORI – Pedemonte di Valpolicella (VR) Amarone della Valpolicella Classico DOC 2007 ANDREA SARTORI PRESIDENTE Casa Vinicola SARTORI SpA Negrar in Valpolicella (VR) Amarone della Valpolicella Classico DOC 2006 “CORTE BRA’” GIANCARLO BEGNONI ENOLOGO - TITOLARE SANTA SOFIA - Pedemonte di Valpolicella (VR) Amarone della Valpolicella Classico DOC 2006
ARMANDO CASTAGNEDI TITOLARE TENUTA SANT’ANTONIO – Mezzane di Sotto (VR) Amarone della Valpolicella DOC 2006 “CAMPO DEI GIGLI” FRANCO CESARI PRESIDENTE - ENOLOGO GERARDO CESARI SpA – Cavaion Veronese (VR) Amarone della Valpolicella DOC 2003 “BOSAN” CRISTIAN RIDOLFI ENOLOGO Cav. G.B. BERTANI – Grezzana Amarone della Valpolicella Classico DOC 2003 PAOLO GRIGOLLI ENOLOGO - MODERATORE DELL’INCONTRO ANTONIO DE VITIIS COORDINATORE F.I.S.A.R. NORDEST REFERENTE DELL’EVENTO
Consensi e numeri positivi per il Roma VinoExcellence
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a cura di Mario Del Debbio
La seconda edizione del Roma VinoExcellence & Merano WineFestival, svoltasi dal 5 al 7 febbraio scorsi, ha visto ben 3.500 visitatori affollare il Salone delle Fontane all’EUR.
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n ottimo risultato di presenze ottenuto dal Roma VinoExcellence & Merano WineFestival, l’evento ideato da Ian D’Agata ed Helmuth Köcher come ideale prolungamento capitolino del noto festival che si tiene in novembre a Merano (BZ). Apertasi sabato 5 febbraio scorso, la manifestazione ha attirato ben 3.500 visitatori, in un weekend assai affollato di eventi enologici nella capitale.
dai loro produttori. Particolarmente apprezzate dal pubblico e dalla stampa sono state le verticali di champagne e di grandi rossi toscani, nonché i seminari dedicati alle bollicine e al Riesling.
La monumentale struttura del Salone delle Fontane all’EUR ha accolto degnamente sia i convegni che le degustazioni e le verticali di straordinari vini giunti da tutto il mondo e raccontati
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I banchi d’assaggio dei 100 produttori italiani, selezionati dai due super-esperti, sono stati ospitati nel salone principale dell’edificio, dove l’ampiezza degli spazi a disposizione ha permesso al pubblico di degustare con tranquillità e senza affollamento i migliori prodotti dell’enologia italiana.
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A conclusione di questa seconda edizione i due organizzatori Ian D’Agata ed Helmuth Köcher si dichiarano soddisfatti di essere riusciti nell’intento di offrire all’attento pubblico di appassionati romani non solo dei grandi vini a portata di palato, ma anche gli strumenti ideali per approfondire la conoscenza di vitigni e tecniche di vinificazione, grazie ai convegni e focus animati dai più noti enologi e wine-writer italiani e stranieri. Durante i tre giorni si sono susseguiti a ritmo serrato convegni di approfondimento scientifico (su Metodo Classico, Riesling, Cabernet Sauvignon e Merlot) e degustazioni di grandissimo spessore, come le verticali degli Champagne Billecart Salmon e Veuve Cliquot, o le icone enologiche della Napa Valley californiana di Viader e Araujo. Interessanti ed uniche degustazioni dove i partecipanti hanno potuto degustare anche delle assolute esclusive. Come quando assieme a Kees Van Leeuwen, professore di Viticoltura all’ E.N.I.T.A. di Bordeaux, consulente dello Chateau Cheval Blanc abbiamo degustato prove di vinificazione su Merlot e Cabernet Franc in purezza selezionati dai vigneti dell’Azienda, o come in occasione della verticale dei vini portoghesi di Madeira quando il l produttore Ricardo Freitas ha presentato, direttamente dalla collezione di famiglia, una Malvasia del 1875) Grazie alla collaborazione con l’Ersa Friuli Venezia Giulia, partner istituzionale, sono stati presentati i vini di questo importante territorio abbinati ai prodotti tipici della gastronomia Friulana. Tra i partner istituzionali anche la F.I.S.A.R., che ha riscosso grande successo, per l’inappuntabile servizio offerto dai sommelier dell’associazione.
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Ultime indicazioni ai sommelier da parte dello Chef De Cave di Billecart Salmon
Ian D'Agata e Kess Van Leeuwen
Ian D'Agata e Helmuth Kocher
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F.I.S.A.R.
FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER ALBERGATORI RISTORATORI
VINITALY 2011 siamo presenti al Padiglione F di ENOLITECH.