Il Sommelier n. 3 maggio giugno 2013

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FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER

5,30 Anno XXXI - Numero 3 - Maggio-Giugno 2013

FISAR

Vinexpo

presente a 2013


A WORLD OF OPPORTUNITIES

Partecipare a Vinexpo, per tutti i professionisti del vino e degli alcolici, è vivere un momento forte nel cuore di un evento mondiale che riunisce quasi 50 paesi espositori. Vinexpo rappresenta un posto privilegiato per osservare le nuove tendenze ed afferrare i mutamenti di un settore in piena evoluzione. Si tratta altresì di un’opportunità unica per allacciare nuovi contatti con i responsabili del mercato.

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Comunicazione Istituzionale

ENOGASTRONOMIA • TURISMO • CURIOSITà

Carinzia da bere Enza Bettelli Il fascino dell’abbinamento Lucio Chiaranda I dintorni del vino Silvana Delfuoco Il naso elettronico Roberto Giuffrida Ecco a voi tutte le potenzialità di Doc Sicilia e Igt Terre Siciliane Antonio Iacona El fuego, la tierra y el vento Michele Fabbrani Cantina Iniesta Meritxell Falgueras Il Nobile di Montepulciano: un vino, un terroir Alessandro Maurilli L’essenza di un territorio: il Prosecco Superiore di Valdobbiadene - Roberto Donadini

Le Signore dello Champagne Giancarlo Roversi

Il Taurasi, orgoglio del sud dell’Italia Antonella Petitti

Terre di Toscana Luca Iacopini Valtellina, la più estesa viticoltura verticale d’Italia Roberto Vitali Intervista alla vincitrice di "Mastershef Italia” Seconda Edizione - Lara Loreti Le notizie di enogastronomia e turismo a cura della redazione di Quality ADV SCIENZA • TECNICA • APPROFONDIMENTI

Grande qualità con tanti microclimi diversi: “La Doc Friuli Colli Orientali” Luca Iacopini e Massimo Bracci

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sommario

Lettera del Presidente: Mario Del Debbio Pag. La buona comunicazione al servizio del settore - Roberto Rabachino Fisar in Rosa News dall'Italia News dal Mondo In Famiglia Servizio Stampa Veronafiere La Segreteria comunica - Claudia Marinelli

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La lettera del Presidente - Mario Del Debbio per comunicare con il Presidente Nazionale: presidente.nazionale@fisar.com

Un raggio di sole sulle vigne.

Visitatori in crescita per il Vinitaly, l’estero che mantiene il suo trend positivo e la speranza di un periodo politicamente stabile riportano finalmente un po’ di fiducia.

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erto, è bene ricordarlo, i dati delle vendite

cato estero, le aziende non aspettano altro che i

nazionali nel comparto vino non sono an-

segnali giusti per tornare ad investire con fiducia

cora confortanti. I consumi del vino pro

nel mercato interno. Una spinta decisiva la può e

capite sono tuttora in calo, un fattore questo, le-

la deve dare il governo appena insediato. Al di là

gato anche al mutamento socio-demografico del

degli schieramenti politici l’obiettivo comune non

paese che vede un innalzamento dell’età media

può che essere la tutela del lavoro attraverso il

della popolazione e poi ci sono cinque anni con-

sostegno e la promozione delle migliaia di grandi

secutivi di crisi del settore, iniziata con il 2008,

e piccole imprese, molte delle quali rappresenta-

che si fanno indubbiamente sentire. Tuttavia co-

no l’eccellenza italiana nel mondo.

nosciamo bene come la fiducia e le varie compo-

Della necessità di individuare gli strumenti giusti e

nenti emozionali giochino un ruolo determinante

le azioni da intraprendere per favorire una nuova

nell’andamento economico di un paese. Studi

crescita si è discusso a lungo nei tanti convegni

di esperti economisti dimostrano come le nostre

che hanno fatto da corollario alla fiera veronese.

scelte di consumo siano molto più influenzate dal-

Non sarà sufficiente infatti, attendere leggi e mi-

la fiducia che non dalle effettive risorse economi-

sure economiche ad hoc. Le aziende dovranno

che a disposizione. Per questo sono convinto che

essere capaci di andare incontro alle mutate esi-

l’aria respirata al Vinitaly sarà determinante nella

genze dei consumatori le cui scelte sono e sa-

scelta delle strategie commerciali delle aziende

ranno sempre più accurate e compiute dopo at-

italiane, almeno quelle del comparto vitivinicolo.

tente valutazioni. Ci sarà, in definitiva, sempre più

C’è voglia di ripartire, voglia di rifar decollare que-

consapevolezza in ciò che stiamo acquistando. Il

sto mercato che, soprattutto nell’ultimo anno, ha

mercato, con l’avvento di internet e soprattutto

indubbiamente segnato una forte battuta di arre-

con la diffusione degli smartphones e dell’infor-

sto. Sorrette dai buoni risultati conseguiti sul mer-

mazione continua sta cambiando velocemente e

Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3


Rivista di Enologia, Gastronomia e Turismo

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Responsabile Sardegna Giovanni CHERCHI Cell. +39 348 7429762 sardegna@ilsommelier.com Responsabile Sicilia Vincenzo CUCURULLO Cell. +39 340 7279242 sicilia@ilsommelier.com

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abbonamento alla rivista: In copertina Elisa Potenza - attrice e sommelier. Foto per gentile concessione di Maurizio Brera.

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ne uscirà vincitore chi saprà cavalcare e favorire questi cambiamenti non certo chi si limiterà a subirli. Un ruolo fondamentale lo giocherà la comunicazione o meglio l’uso che le aziende faranno dei nuovi strumenti di comunicazione. Inutile, infatti, ricordare la crisi che ha colpito il mondo dell’editoria. L’uso della carta stampata si va sempre più riducendo complice anche un crollo della raccolta pubblicitaria, (i dati ufficiali parlando di un -25% per i periodici nazionali) anche se il web è in fase stand by. Pur se tutti sono consapevoli delle grandi potenzialità della rete queste restano ancora lontane dall’essere sfruttate in pieno. In un recente forum del MPS sono stati divulgati dati interessanti sugli investimenti effettuati da un campione rappresentativo di aziende del settore vinicolo. Tra il 54% delle aziende che decide di investire in comunicazione a prevalere è proprio il web (51,8%). Seguono le fiere italiane (39,3%), le riviste specializzate (37,5%) e le fiere estere (32,1%). Inferiori i dati relativi ai mass media: la stampa generalista è scelta dal 23,2% delle aziende; la televisione e la radio dal 12,5%. Ancora di nicchia il fenomeno dei social network: solo il 3,6% delle aziende ne fa uso. Tra quelle che hanno concentrato i loro investimenti promozionali sul web occorre nota-

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re, però, che molte utilizzano questo strumento come semplice vetrina statica dimenticando la prima regola della rete: dinamicità. Se è vero che la quasi totalità dei sondaggi presso i consumatori indica la rete al primo posto tra le fonti usate per il reperimento delle notizie è altrettanto vero che aggiornare e movimentare le proprie pagine web siano requisiti essenziali per un’azienda che vuole essere cercata e trovata dagli utenti attraverso i motori di ricerca. Un impegno, quest’ultimo, che anche la FISAR vuole prendersi. Il futuro prossimo deve vederci protagonisti in un grande progetto sulla comunicazione digitale che ovviamente non può e non deve sostituire quella cartacea ma che sicuramente può assecondarla se non addirittura favorirla. Per citare uno dei colossi del’informazione italiana, il Sole-24 Ore, che il 21 gennaio scorso titolava: “Risposta innovativa alla crisi del comparto: il Sole 24 Ore inaugura la nuova era dell’informazione digitale, al via la nuova organizzazione integrata carta e digitale.” Non voglio anticiparvi niente ma sono sicuro che i prossimi mesi ci riserveranno qualche gradita sorpresa. Intanto godiamoci questo raggio di sole.

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i nuovi stand al vinitaly

rinnovata la sensibilità della Fisar a favore del riciclato Stand FISAR Vinitaly 2013 realizzati da: FRANCO ROSSI Responsabile Stand Istituzionali responsabilestand.rossi@fisar.com

Gaia Neri Designer gaia@tipografiarossi.com

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Uno stand tutto al “naturale”, dove il cartone ha fatto da protagonista in una originale veste scenografica:

sagomato, dipinto, stampato. Ma non solo questo. È stato reso anche confortevole trasformandolo in:

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sedie, poltrone, tavoli.

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Nelle immagini alcune delle varie fasi di montaggio

Si ringraziano per la collaborazione le Aziende: Scatolificio SCAT per avere fornito parte del cartone e Multitranciati che in tempi brevissimi ha realizzato tutte le sagome presenti negli stand.


Editoriale del Direttore - Roberto Rabachino Fonte: L’etica della comunicazione Enciclopedia Multimediale

La buona comunicazione al servizio del settore

La comunicazione è stata, sin dalle origini, uno dei temi cruciali della filosofia: la stessa idea di dialogo è un concetto filosofico.

P

er altro verso, noi viviamo nell’era della

fuori, ma sono esse stesse plasmate dalla realtà.

comunicazione globale, profondamente

Il modo in cui vediamo le cose presuppone non

segnata dalle innovazioni tecnologiche.

solo un mondo e degli interlocutori, ma anche

Quale tipo di etica è necessario, in questa fase,

delle regole di comunicazione. La possibilità di

per fronteggiare le sfide della comunicazione,

ragionare e di dialogare implica che si dia ascolto

dell’informazione e delle relative tecnologie? Secondo una tradizione molto antica - che comincia con Aristotele - le scelte morali non sono come un regolo che si applica alla realtà dal di

e che si rispetti la posizione altrui. Ma è la stessa tradizione linguistica e culturale in cui siamo cresciuti, che presuppone virtù e valori. L’etica della comunicazione sostiene che possiamo esplicitare questo insieme di valori. Già Kant pensava che, quando riflettiamo moralmente, non possiamo non seguire le orme di una ragione trascendentale. Per i teorici del discorso questa ragione ha un aspetto più umile e comune, che si annida tra le pieghe del linguaggio ordinario, ma che costituisce comunque il presupposto del dialogo e della comprensione. Per il solo fatto che siamo esseri ragionevoli e comunicativi, non possiamo non riconoscere principi e vincoli morali. Eppure, talvolta la soluzione di un problema morale comporta un radicale riorientamento del pensiero perché introduce un nuovo modo di vedere, allo stesso modo delle risposte degli indovinelli, che a volte possono rivelarsi totalmente impreviste.

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Perché dovremmo supporre di sapere sin dall’inizio quali sono i confini della ragione morale, anziché andare a scoprire di volta in volta come si presentano i nuovi paesaggi morali? L’etica del discorso non rischia di proporre ancora una volta un mito delle capacità umane, una limitazione a priori dei loro esercizi? La società moderna è passata attraverso una fase in cui la trasparenza dell’informazione veniva vista come una conquista. Ciò è avvenuto perché le società tradizionali erano prevalentemente fondate sul segreto, basti pensare alle battaglie contro i segreti di Stato e i poteri occulti portate avanti dagli Illuministi del Settecento e dai successivi movimenti democratici. Al giorno d’oggi, invece, è presente il problema opposto: viviamo in una società in cui l’effetto di

confusione o di manipolazione non è determinato dalle cose che sappiamo, ma dalla mancanza di discernimento tra le varie informazioni che riceviamo. La vera questione sta nella selezione, nel grado di priorità da dare alle diverse informazioni e, soprattutto, nella maggiore o minore legittimità nel divulgare determinate notizie - una sfida etica decisiva. La risposta che si può dare riguarda sia la legislazione, sia la deontologia professionale: i professionisti dell’informazione - giornalisti e operatori dei mass media - devono infatti munirsi di una norma comportamentale molto più rigorosa rispetto al passato. Non di rado, però, vediamo accadere il contrario: con l’aumentare delle informazioni aumenta anche una certa “deresponsabilizzazione” da parte di alcuni professionisti nella divulgazione di certe notizie.

Nuova applicazione per iPhone e iPad targata Massimo Bracci by FISAR Un utilissimo strumento di informazione e consultazione per esperti e per semplici appassionati del vino Quante volte vi è capitato prima di acquistare una bottiglia di vino, o prima di sceglierne una al ristorante di voler conoscere più informazioni perchè molto spesso non contenute sull’etichetta? DOC(G)Italia vi permetterà di avere aggiornati sul vostro iPhone o iPad tutte le DOC , DOCG e IGT d’Italia con specificato in forma sintetica il relativo disciplinare indicante con quali vitigni è stato prodotto il vino e le tipologie previste.

Novità nella versione 1.2.1 Rinnovata la schermata principale di navigazione con la vista delle regioni. Le cartine enologiche rielaborate e aggiornate con i dati per i disciplinari vini 2012. La nuova navigazione e vista full screen degli articoli. Correzione di minori glitch grafici. Consigliamo per i possessori delle precedenti versioni prima di disinstallare la vecchia versione e poi installare la nuova. E non dimenticatevi di aggiornare il database.

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Emozioni in… Rosa

Gladys Torres Urday

Il Wine Tasting/Tavola Rotonda ”Vini passiti italiani… dolce passione!” è un importante evento targato FISAR in ROSA realizzato al Vinitaly 2013 a Verona.

L

a manifestazione tutta al femminile, organizzata da Luisella Rubin referente nazionale della Fisar in Rosa, ha richiamato numerosi giornalisti nazionali ed esteri, esperti di settore, enoappassionati e televisioni. Il consigliere Rubin, nella sua presentazione, ha spiegato che la Fisar in Rosa è un progetto nazionale, pensato per valorizzare la figura della donna sommelier Fisar e per dare visibilità alle donne che operano nel vasto mondo enoico, attuando, a tal fine, iniziative volte alla divulgazione della cultura del vino, in cui le donne stesse sono protagoniste. Graziella Cescon vicepresidente Fisar, nel suo saluto iniziale rivolto a tutti i presenti, ha ringraziato le produttrici intervenute, sottolineando come la presenza femminile nel settore vitivinicolo, oggi, sia una realtà affermata. Ha, inoltre, dichiarato che, anche nella nostra associazione, in questi ultimi anni, si è registrata una crescita significativa della com-

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ponente femminile che rappresenta attualmente il 35% dei soci e che il progetto Fisar in Rosa è sicuramente un valore aggiunto per la nostra associazione. In un’atmosfera serena e gioiosa, sei vignaiole accomunate da una grande passione e sensibilità femminile, di fronte a un pubblico attento e curioso, hanno dato vita ad un’emozionante Tavola Rotonda tutta “rosa”, condotta dalla nota giornalista Gladys Torres Urday, referente territoriale della Fisar in Rosa dell’Italia Nord Ovest. La moderatrice ha presentato di volta in volta le produttrici, che con vivo entusiasmo hanno fatto conoscere a tutti i presenti, vini di assoluta qualità, ottenuti dall’appassimento delle uve migliori, rappresentativi di specifici territori dell’Italia del Nord, del Sud e del Centro, la cui degustazione è stata guidata con professionalità dalla sommelier nazionale Fisar Karen Casagrande.

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Ha iniziato Elena Farina, rappresentante della terza generazione dell’azienda Farina, a raccontare il suo Recioto Classico della Valpolicella DOCG 2011, meraviglioso vino rosso dolce, giovane, dai deliziosi profumi floreali e fruttati. Un’eccellenza enologica veneta. Maria Ida Avallone ha proposto un Eleusi Passito Roccamonfina 2008 IGT, ottenuto da uve Falanghina 100%, della sua azienda campana Villa Matilde. Un’interpretazione sapiente di un grande vino, i cui profumi e sapori si identificano con la terra da cui proviene; una terra generosa, dove da una parte c’è il mare e dall’altra il vulcano spento di Roccamonfina. La produttrice Hilde Petrussa dell’azienda Vigna Petrussa, Colli Orientali del Friuli, ha stupito il pubblico con il suo Picolit 2009, che ha rivelato subito al naso il suo inconfondibile carattere, derivante da un boquet complesso che lo rende davvero esclusivo. Apprezzatissimo il “Les Abeilles” 2004 da uve stramature di Muscat Petit Grain 100%, presentato da Eleonora Charrere, titolare dell’azienda di famiglia Les Cretes, Valle D’Aosta, prodotto da uve aromatiche bianche. Delizioso al naso e al palato. La degustazione del prestigioso Vin Santo del Chianti Classico “La Chimera”DOCG 1995, proposto da Laura Bianchi, produttrice della famosa tenuta agricola toscana Castello di Monsanto, ha entusiasmato i presenti per i suoi eccezionali profumi e sapori eleganti ed armoniosi. Ultima relatrice, di indiscussa fama, Josè Rallo, titolare dell’azienda siciliana Donna Fugata, con il

suo intervento appassionato ha trasmesso al pubblico tutta l’energia ed il calore della terra del Sud. Energia e calore pienamente espressi dal “Ben Ryè”, Passito di Pantelleria DOC 2006, che la vignaiola, alzando il calice, ha presentato, cantando un bellissimo brano, regalando a tutti i presenti un momento di grande emozione. Un’esperienza unica in cui il vino e il canto si sono fusi magicamente, in un turbine di piacevoli sensazioni che hanno conquistato il pubblico. Il Presidente Nazionale Fisar Mario del Debbio ha chiuso l’incontro, ringraziando tutti i partecipanti, le produttrici, Gladys Torres che con abilità e simpatia ha moderato i vari interventi, le sommelier per la loro professionalità ed eleganza dimostrata nel servizio dei vini, Luisella Rubin referente della Fisar in Rosa e Antonio De Vitiis, che ha curato la parte tecnica-logistica della manifestazione. Ha poi donato alle protagoniste dell’interessante ed avvincente evento al femminile un omaggio floreale ed un raffinato cavatappi con spilla Fisar. Il Presidente, infine, si è complimentato con Karen Casagrande per aver condotto, con competenza, un’affascinante degustazione di eccellenti vini, guidando tutti i presenti in un sorprendente percorso sensoriale.

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di Karen Casagrande - Fisar Ambassador

Aprite orecchi, naso e bocca…

Il Wine Tasting/Tavola Rotonda “Vini passiti italiani… dolce passione!” È un importante evento targato FISAR in ROSA realizzato al Vinitaly 2013 a Verona.

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olci, incisivi, solitamente relegati a fine pasto, e spesso considerati morbidi escamotages da pubblico femminile, come se fossero destinati a chi non riesce ad apprezzare vini “di carattere”. È stata sufficiente poco più di un’ora per dimostrare come dietro quest’apparente teatralità di dolcezza si nascondano semplicità e complessità al tempo stesso, sfumature che trasudano luoghi, tradizioni e culture centenarie, in pochi sorsi di estrema bevibilità. Basta poco ed ecco che si creano abbinamenti fantasiosi, non solo con peculiarità culinarie, ma soprattutto a momenti della vita e di ogni giorno. Recioto Classico della Valpolicella DOCG 2011: SEMPLICITà e NATURALEZZA nella bella Verona, dove la nostra scena sale: nel bicchiere un rubino intenso, la vivacità di un colore che anticipa la ricchezza dei frutti rossi al naso, amarena, lampone e prugna matura, ricordo immediato degli aromi primari della Corvina. Una confettura speziata da un accenno di cannella, che immaginiamo concentrarsi sotto il sole nella parte più nobile del grappolo, la “recia”, pochi acini che assimilano voraci aromi e polifenoli. In bocca infatti è di grande struttura, gli zuccheri si ingentiliscono con pacata amabilità

per lasciare posto all’acidità, segno di gioventù, ed un tannino ancora vitale che lascia il palato asciutto e toglie qualsiasi dubbio, non c’è alcuna stucchevolezza. Crostata di lamponi per questo splendido Recioto della Valpolicella, che dosa con maestria bevibilità e dolcezza, il carattere di un rosso giovane e la morbidezza degli zuccheri. L’interpretazione giovane di un vino secolare.

Eleusi Passito Roccamonfina 2008 IGT: PIACEVOLEZZA e DESIDERIO sotto il sole della Campania: dai suoli sabbiosi di origine vulcanica, incastonati tra cielo e mare, nasce un vino che ci incuriosisce immediatamente con i suoi riflessi dorati. Scopriamo intensi i sentori dell’uva passita, fichi secchi e albicocche disidratate si sciolgono veloci in un miele floreale, mentre un soffio di mineralità sulfurea ci accompagna tra i vigneti di Roccamonfina. Gustiamo con piacere un accattivante equilibrio di alcolicità e dolcezza che si espande in bocca come un manto di velluto. L’acidità si affaccia timida per stemperare questo trionfo di morbidezza, un vino pastoso che si lascia masticare ancora e ancora, evocando gli aromi fruttati della Falanghina. Anche un caprino robusto e piccante si lascerebbe conquistare dalla magia vellutata di questo vino regale, cantato nei secoli come nettare degli Dei. Un assaggio del Falerno dei nostri tempi.

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in

rosa Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3


Picolit 2009 Colli Orientali del Friuli DOCG:

Vin Santo del Chianti Classico “La Chimera”

ESPRESSIVITà e ISPIRAZIONE tra i Colli Orientali

DOCG 1995:

del Friuli: un vino che si assapora con il naso, un

TRADIZIONE e MISTERO dalla Toscana più

bouquet intrigante che si lascia scoprire a poco a

amata: nel cuore del Chianti Classico fermenta si-

poco senza implodere immediato! Primavere di fiori

lenzioso nei caratelli, in un ininterrotto incedere e

bianchi, miele e zagare, lasciano il posto a sentori

arrestarsi, uno dei vini più cari della tradizione loca-

di melone bianco e litchis, mentre timide emergono sullo sfondo le note speziate della paprika e dello zafferano. Profumi delicati che non ci accontentano al primo assaggio, mentre al palato spicca decisa una nota di acidità che dona vigore e persistenza al vino, e ne equilibra con maestria la dolcezza. Arricchito dalla sua complessa mineralità, preziosa eredità dei suoli d’origine, nel bicchiere rivela la sua grandezza sebbene il nome possa trarci in inganno: il Picolit, raro e unico già in vigna, dove solo pochi

le. Ambrato impenetrabile che rivela la sua natura ossidativa, nel bicchiere rotea un Vin Santo plasmato da diciotto lunghi anni, un rischio che valeva la pena di correre per arrivare a questo punto. Non solo un passito, che subito colpisce al naso con la nota pungente di acidità volatile, ma anche un antico medicamento che odora di profumi eterei e penetranti, di tostato fermentato, tabacco, caffè, cacao, immersi in una copiosa sensazione alcolica

piccoli fiori diventeranno acini succosi, potrebbe

che a poco a poco lascia emergere i fichi secchi,

accompagnare un momento intimo di scoperta e

quel ricordo lontano delle uve materne. Una com-

meditazione del suo territorio, ma sicuramente ci

plessità di aromi terziari che in bocca predominano,

sorprenderà con la sua freschezza e aromaticità

fra la spiccata nota acidica e un’attenuata dolcez-

anche con una gustosa fetta di Sachertorte, una

za. Da abbinare ai pensieri della sera in compagnia

vena dorata immersa nel cioccolato più amaro.

di un ottimo sigaro.

“Les Abeilles”2004 :

“Ben Ryè” Passito di Pantelleria DOC 2006:

ELEGANZA e PERSONALITà ci conducono in

FORZA ed ENERGIA emanate dai mari del Sud:

un antro naturale della Val D’Aosta: le api succhia-

semplicemente Sicily! Concludiamo il nostro viag-

no con avidità il dolce liquido contenuto nei piccoli

gio con un’istantanea di passione, carattere, fem-

grani di Uva Moscato, che maturano solitari all’inizio dell’autunno. Una premessa idilliaca per il vino che abbiamo nel bicchiere: riflessi di luce e profumo di miele ci ricordano l’appassimento insieme alle note di frutta matura, mentre ampliano con sorpresa questo bouquet i profumi delle erbe spontanee, salvia, timo e rosmarino. Ma è solo al palato che questo passito rivela la sua forza. Mineralità e sapidità stuzzicano immediatamente la lingua ed espandono le sensazioni aromatiche, la dolcezza è

minilità e dolcezza. Ecco il riassunto squisito di un cammino sensoriale che attraversa la nostra penisola. Pietra focaia, arbusti spontanei e note floreali: la terra e l’uva di una realtà isolana unica. Arancia e albicocca candite, datteri, fichi secchi, miele di acacia: i grossi acini dello Zibibbo che appassiscono sotto il sole. Tostato, fieno fermentato e macchia mediterranea: evoluzione e maturazione. In bocca è tangibile tutta la sua dolcezza e la sua espansione,

palpabile, in una nota che si allunga all’assaggio e

un gioco di equilibri di acidità e morbidezza in cui

non ci stanca, mentre una retro olfatto balsamico,

le note aromatiche si susseguono e inebriano invi-

di oli essenziali, chiude la degustazione e rimane in

tandoci ancora all’assaggio. Il quadro evocativo di

bocca stemperandosi piacevolmente. Rotondità di

uno scorcio naturale che ci avvolge come un canto,

sapori e odori da gustare immersi nella natura con

musica per gli occhi, per il palato e ovviamente per

un buon formaggio d’alpeggio.

il cuore!

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Carinzia da bere di Enza Bettelli

Birra, ovviamente, poi buon vino e sidro e distillati ricavati dall’ottima frutta coltivata nella valle Lavanttal. E non dimentichiamo l’acqua eccezionalmente pura degli innumerevoli laghi e fiumi che punteggiano tutta la Carinzia.

T

utto il territorio di questo piccolo lembo meridionale dell’Austria è caratterizzato dall’abbondanza di acqua che, guida alla mano, è suddivisa in 1270 specchi d’acqua, 200 laghi balneabili, 8000 chilometri tra fiumi e torrenti e numerose fonti termali. Non a caso Klagenfurt, la capitale regionale, edificata intorno al XVI secolo da architetti italiani e chiamata anche la Rosa del Wörthersee, vanta la spiaggia lacustre più lunga d’Europa. I Carinziani sono molto orgogliosi della purezza delle acque che bagnano la loro regione e che definiscono addirittura potabili, in particolare quelle del lago Weissensee (Lago Bianco) poiché vi sono ammessi solo natanti a

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remi o a motore elettrico. Ma, anche se l’acqua, del rubinetto e non solo, è davvero buona, in Carinzia si beve ovviamente anche qualcosa di decisamente più forte. Come la birra, che ha una lunga tradizione in Austria (circa 1300 birrifici su tutto il territorio) e che di recente ha visto il consumo pro capite degli Austriaci sorpassare quello dei Tedeschi che da sempre detenevano saldamente il primato. A Villach la storica Villacher Brauerai da oltre 150 anni produce una birra chiara, corposa e con un particolare gusto di malto, molto apprezzata anche in Italia, così come la Birra Rossa pensata proprio per il mercato italiano. Comunque quella

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di Villach è una birreria che si può definire moderna rispetto la Hirter, situata a Friesach e che da circa 750 anni produce birra tipo Pilsen, leggera e armonica e con un delicato gusto di luppolo. Ugualmente radicata è la vocazione austriaca per i vini, soprattutto bianchi. Ma, malgrado la vitivinicoltura della Carinzia abbia un migliaio di anni, la tradizione si è andata perdendo con il tempo, fino agli inizi degli anni Settanta, quando in tutta la regione sono stati fatti i passi necessari per il ripristino dei vecchi vigneti e l’impianto di nuovi con una produzione oggi molto interessante, in particolare per quanto riguarda i vini bianchi e quelli dolci. Tra i bianchi, il più diffuso (oltre il 30% della produzione della Carinzia) è il Grüner Veltliner che è affiancato da Welschriesling, Rivaner, Weisser Burgunder e Riesling. Per gustare il vino secondo il costume austriaco e carinziano, bisogna però fermarsi dai produttori e assaggiare nelle loro vinerie (Heurigen o Buschenschanken) un bicchiere di quello buono, accompagnato da piatti molto semplici che di solito sono salumi e formaggi della regione, sempre di grande qualità, e i Brezeln che aiutano a bere. Per salire di gradazione basta spostarsi nel territorio forse più fertile della pur fertile Carinzia, la valle Lavanttal, caratterizzata da distese di frutteti dove le mele (soprattutto Maschanska e Bohnapfel) fanno da base per sidro frizzante e distillati preparati secondo le antiche ricette dei monaci di Sankt Paul. Alla bevanda, servita ben fresca d’estate, è dedicato il sentiero del sidro (Mostwanderwegen), lungo il quale sono situati molti locali e osterie caratteristi. I 18 chilometri del sentiero si possono percorrere a piedi o con uno speciale trenino, il Mostlandexpress. Con le mele si produce anche un insolito e delicato spumante oltre all’aceto e al succo. E volendo salire ancora di gradazione, da non perdere il distillato di pere che molti agriturismi producono in proprio, e lo specialissimo distillato di pino cembro. UNA GASTRONOMIA ANCORA ARTIGIANA Indiscussa specialità della regione sono i Kärntner Kasnudeln di pasta fresca simile a quella italiana

e che anche nel ripieno ricordano alcuni dei nostri ravioli di magro. I Kasnudeln vengono preparati con una grande varietà di farciture a seconda della stagione e del territorio. I più famosi sono quelli di patate profumati con la menta, ma i ristoratori della Carinzia propongono sempre nuovi accostamenti e servono la loro gamma di Nudeln in invitanti assaggi (Nudl-Kudl-Mudl). Altre specialità, nella valle del Gail, sono lo Speck ottenuto da carne di maiali allevati con cruschello d’orzo, patate, fieno e latte, e l’Almkäse (formaggio di malga) prodotto a 1500 metri ancora con metodo tradizionale presso malghe come il caseificio-museo Alpe Tresdorfer Alm che è anche il punto di arrivo della “mulattiera delle malghe”. E dalle acque purissime della regione provengono molte specie di pesci che anche i turisti possono pescare e fare poi cucinare dallo chef del proprio albergo. Interessante la gamma dei pesci affumicati mentre da trote e salmerini nella valle del Möll e a Tainach si ricavano le uova, vendute in vasetto come il caviale. Tutte queste specialità sono ben accompagnate dall’ottimo pane che nelle malghe e agriturismi viene ancora preparato nel forno a legno della casa. I dolci sono quelli tipici austriaci, ma la Kärntner Reindling, una focaccia con cannella, zucchero e uva sultanina, è la più tipica della regione.

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di Lucio Chiaranda

Il fascino dell’abbinamento

Giornata dedicata all’abbinamento cibo/vino, tema il pesce, rivolta a tutti quelli che vogliono approfondire l’argomento.

C

on l’intento di ampliare l’offerta post qualifica di sommelier, si è tenuto sabato 9 marzo un interessante incontro con la speranza che possa essere il numero zero di un prossimo format nell’ambito di attività didattiche a livello nazionale. Da un’idea del Consigliere Nazionale Giorgio Pennazzato, realizzata con il contributo di Lorenzo De Rossi, Delegato di Venezia, la giornata si è svolta presso il Ristorante da Odino – Quarto d’Altino VE – grazie alla fattiva collaborazione dei titolari, prima tra tutti Antonella Zago. Si è trattato di una giornata dedicata all’abbinamento cibo/vino secondo le tecniche FISAR, era stato scelto il pesce, rivolta a tutti quelli che vogliono approfondire l’argomento, con il fine ultimo di stimolare alcuni di loro ad intraprendere la via della docenza nei corsi di terzo livello. Invitati come relatori Silvio Dalla Torre, del Centro Tecnico Nazionale FISAR, per la parte dedicata al vino e l’enogastronomo Giampiero Rorato per la presentazione dei piatti. Ospite della manifestazione il professor Roberto Stevanato, ordinario di chimica presso l’Università

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degli Studi di Venezia Ca’ Foscari, nonché direttore del ‘Master per la valorizzazione del cibo e del vino’ attivo sempre presso UniVe. I cibi ed i vini sono stati testati dagli organizzatori nel corso di due incontri preparatori al fine di ottenere il miglior abbinamento possibile. In questo è stata coinvolta Valentina Pasini, chef del locale nonché specializzata presso la Scuola Internazionale di Alta Cucina Italiana - ALMA di Colorno, che con professionalità ha dovuto per un giorno ‘piegarsi’ alle puntigliose richieste fatte dagli organizzatori non dando pienamente libero sfogo alla sua creatività. Trattandosi dell’abbinamento dedicato al pesce si è potuto creare un menù praticamente completo: Antipasti Ensemble di scampi crudi e carpaccio di branzino di mare, “Canoce” e scampo bolliti con schiacciatina di patate abbinati a Lugana Az. Le Morette, Calamaretti saltati su lettino di spinaci freschi e caramello di soja abbinati a Prosecco Tranquillo Val de Brun Az. Astoria.

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Primi piatti Risotto Carnaroli mantecato con vongole (o cappe tonde) con olio al finocchietto e pinoli, Paccheri con mazzancolle, seppia, e pomodoro di Pachino abbinati a Soave Classico Suavia. Secondi piatti Filetto di branzino su branca di radicchio abbinato a Chardonnay Az. Le Monde; Tonno dell’Alto Adriatico su dadolata di verdure croccanti abbinato a Friulano Az. Mosole. Dessert piccola trilogia di cioccolato, piccola crema di mascarpone e crostatina di mandorle abbinati a Marsala Az. Buffa. L’incontro si è aperto con i saluti di tutti gli organizzatori, Giorgio Pennazzato ha inoltre portato i saluti del Presidente Nazionale Mario Del Debbio, impossibilitato a presenziare per concomitanti ed

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improcrastinabili impegni. Si è quindi entrati nel vivo della giornata con l’arrivo in sala del primo antipasto. Ciascun piatto è stato accompagnato da un’illustrazione sia delle caratteristiche della materia prima sia di quelle organolettiche ed anche da note storico/aneddotiche che sono certamente state utili ai partecipanti per meglio ricordare e focalizzare ciascun piatto. Lo stesso dicasi per i vini, qui oltre che delle caratteristiche peculiari del vino stesso, si è parlato anche della zona di produzione e delle peculiarità del relativo territorio. Questo ‘numero zero’ è servito agli organizzatori per permettere la taratura e la messa a punto dei vari aspetti della giornata e poter quindi proporre questo format a livello nazionale, sotto l’egida del CTN una volta recepito e deliberato, con l’intento di dare a questi incontri una ulteriore valenza che vada al di là di un semplice momento di conviviale incontro seppur di approfondimento.

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I dintorni del vino di Silvana Delfuoco

Il vino non è semplicemente una bevanda, ma il centro di un rito che, per essere celebrato nella sua piena eleganza, ha bisogno di oggetti indispensabili, che soltanto il gesto sicuro di un autentico professionista sa come valorizzare. A cominciare dalla bottiglia...

Il fascino imprevedibile di una bottiglia ll’inizio ricercata soprattutto come status symbol per la sua fragile e preziosa bellezza, che solo pochi potevano permettersi, il più geniale tra i contenitori per il vino, la bottiglia di vetro, continua tuttora ad esercitare il suo fascino, spesso persino più coinvolgente di quello del suo contenuto. Qualche volta metafora del mondo e della vita stessa, con la sua luminosa trasparenza o la sua studiata opacità – pensiamo a che cosa ne ha saputo fare un artista come Giorgio Morandi, non a caso chiamato “il pittore delle bottiglie”- la bottiglia di vetro ha spesso assunto vari e molteplici significati. Può essere speranza di salvezza per un naufrago sperduto su di un’isola deserta: il classico “messaggio nella bottiglia”, perno di tante avventurose vicende romanzesche. Oppure custode di mirabolanti velieri, frutto di un hobby senza dubbio tra i più tranquilli e rilassanti ma sempre meno praticato nei nostri frenetici giorni. Ma può anche diventare pericolosa quando al

A

suo interno anziché un maestoso barolo d’annata o un effervescente champagne millesimé c’è nascosto nientemeno che il diavolo, come racconta con ironia Robert Luis Stevenson in una sua favoletta ancora molto avvincente, su cui non sarebbe male soffermarsi a riflettere. Al di là delle tendenze estetiche e delle preferenze stilistiche che mutavano attraverso i secoli, poteva capitare che al troppo costoso vetro venissero sostituiti materiali più rozzi ma sicuramente più robusti. È il caso, per esempio, della ceramica vetrificata in uso soprattutto nella Renania del XVII, che ben si prestava anche a essere decorata. Ecco allora comparire le bellarmine, panciute bottiglie che prendevano il nome dalla baffuta maschera grottesca posta sotto l’imboccatura, che fanno bella mostra di sé in alcuni celebri dipinti di Vermeer. Il modello ispiratore era un italiano, nientemeno che il cardinal Roberto Bellarmino, passato alla storia soprattutto per il suo ruolo di primo piano nel processo contro Galileo e particolarmente detestato nel Nord Europa per la

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sua rigorosa intransigenza nei confronti del pro-

Come spesso succede in questi casi, fu il biso-

testantesimo. Curioso modo per godere di un’al-

gno ad aguzzare l’ingegno…

legra “bevuta”!

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Ma qualunque fosse il tipo di bottiglia prescelto,

Qui ci vuole un cavatappi

un problema annoso continuava a non trovare

Curiosamente, ma nemmeno poi troppo, se vo-

soluzione: come impedire che il prezioso vino al

gliamo considerarla un’esasperazione del “furore

suo interno smettesse di essere così rapidamen-

dionisiaco”, è stata l’arte della guerra a sugge-

te deperibile?

rire l’idea vincente su come aprire una bottiglia.

Ci vollero lo spazio di qualche secolo e un po’

No, non con la scenografica “sciabolata”, anco-

di esperimenti condotti tra scienza e alchimia

ra oggi qualche volta riservata agli champagne

perché infine si riscoprisse un fenomeno invece

delle grandi occasioni, consuetudine ereditata,

già ben conosciuto dagli antichi padri: le reazioni

pare, dalle manie di grandeur degli ufficiali napo-

del vino in presenza o in assenza di ossigeno.

leonici, ma a qualcosa di molto meno teatrale.

E quando, finalmente, si capì che il vino, come

Semplicemente, facendo ricorso agli strumenti a

la vita dell’uomo, riservava ancora soddisfazioni

vite utilizzati per recuperare pallottole e palle da

inaspettate se poteva godere di un sereno invec-

cannone rimaste incastrate nelle canne.

chiamento, fu necessario trovare un modo per

L’uovo di Colombo? Forse sì, ma bisognava

chiudere ermeticamente la bottiglia, e al tempo

che qualcuno ci pensasse. Non conosciamo il

stesso escogitarne anche un altro altrettanto ga-

nome dello sconosciuto inventore, ma sappia-

rantito per riuscire ad aprirla senza rischio.

mo che il primo brevetto del cavatappi risale al

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1795, epoca piuttosto tarda nella storia del vino, e che appartiene all’inglese Samuel Henshall. Ne è conservato un bell’esemplare al Museo dei Cavatappi di Barolo, nelle Langhe cuneesi, nato dalla passione di un collezionista torinese, Paolo Annoni, che ne ha raccolto esemplari di tutti i tipi e di tutte le epoche, compreso quello, decisamente poco funzionale, in legno e acciaio a forma di T” di 1 metro di larghezza per 1,5 di lunghezza che campeggia proprio sopra l’ingresso del museo! Ma non è certa questa l’unica stranezza della collezione, esiste anche un’ “aristocrazia del cavatappi”. «Quasi sempre del tipo tascabile, oppure del tipo pieghevole, - così ci ha spiegato lo stesso Annoni, che fa volentieri da guida ai visitatori venuti a curiosare tra i suoi tesori -il cavatappi prezioso, che poteva essere d’oro, argento, avorio, madreperla, tartaruga, accompagnava il proprietario sia tra le mura domestiche sia durante viaggi, pic-nic o campagne militari. –- Anche se viaggiava accompagnato dalla servitù e non stappava personalmente le proprie bottiglie, il cavatappi era ade-

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guato al suo rango e spesso riportava incise le iniziali del suo nome o lo stemma del suo casato. In tempi più recenti ricordiamo i modelli creati da Tiffany e Cartier, nonché quelli disegnati da stilisti di moda di fama internazionale come Hermes e Gucci». Per fortuna esisteva anche un cavatappi “amico del maggiordomo”, come era conosciuto in Inghilterra quello a due lame con cui questi poteva aprire le bottiglie, controllarne il contenuto, ritapparle e presentarle apparentemente intatte agli ospiti, sicuro della buona qualità del vino in esse contenuto… Perchè, al di là degli strumenti, della vitalità del vino si occupano gli uomini, soprattutto quelli che dell’arte sublime dello “stappo” hanno fatto una professione che li impegnano per la vita: i sommelier, ultimi veri Cerimonieri dei nostri tempi. Ma questa è un’altra storia…

Per info sul Museo dei Cavatappi: www.museodeicavatappi.it

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Il naso elettronico di Roberto Giuffrida

«Sommelier» DuePuntoZero: il naso artificiale, una visione sul futuro prossimo, cos’è, come funziona, campi di applicazione. Implicazioni nel mondo del vino. Stato dell’arte e studi in corso.

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o scorso primo aprile, la Home page di Google annunciava un nuovo servizio in versione Beta disponibile al download per PC, Tablet e Smartphone: “Google Olezzo”. Attraverso di esso, veniva scritto, avremmo potuto sentire gli odori rintracciati e catturati in rete e codificati via software, scegliendoli in un ampio bouquet (cane bagnato, puzzola, vecchia camera d’albergo, fiori...cabernet!). Il tutto semplicemente avvicinando il naso allo schermo...un’enorme pesce d’aprile del colosso del web di Mountain View che in qualche modo però introduce ad un argomento di grande interesse e attualità: la realizzazione di strumenti che possano coadiuvare e sostituire funzioni vitali del nostro organismo e in particolare del cervello. Nel fake di Google, si immagina quindi un sistema che ricerca, capisce, archivia e codifica odori, e un sistema che li riproduce a distanza. Questi sistemi di fatto rappresentano una nuova frontiera tecnologica ancora tutta da esplorare, dove i “pionieri” si muovono già da molto tempo sicuri dell’utilità e della convenienza dei loro sforzi. A partire dagli anni ottanta in varie parti del mondo sono iniziati gli studi per la realizzazione di un naso artificiale che possa aiutare e sostituire l’uo-

mo per molte attività riguardanti l’olfatto, seguiti a breve dai primi studi inerenti la realizzazione della lingua artificiale. Alla fine del secolo scorso una ditta della Silicon Valley ha sviluppato un progetto estremamente ambizioso: creare un sistema elettronico per riprodurre odori. In qualche modo ha catalogato alcuni odori ritenuti essenziali e dalla combinazione di questi ha affermato che molti altri potevano essere creati. Ha poi realizzato un oggetto da collegare al computer contenente essenze base che dosate e mescolate in modo automatico creavano altri odori. L’oggetto è stato realizzato e messo in commercio: fu un fiasco clamoroso, classificato tra i primi 25 flop di sempre del mondo informatico. Eppure queste idee contengono

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già i primordi di alcuni principi attualmente utilizzati per quanto riguarda la clonazione sintetica del sistema olfattivo Prima di tutto bisogna partire dalla comprensione del meccanismo base dell’olfatto: gas e molecole volatili presenti nell’aria raggiungono attraverso le nostre narici le cellule recettori che sono distribuite su una superficie di qualche centimetro quadrato all’interno del nostro naso e si depositano su di esse scatenando delle reazioni chimiche. Gli stimoli ricevuti vengono trasportati attraverso tessuti nervosi al nostro computer che si incarica di discriminarle e catalogarle: il cervello. Ma cos’è un naso artificiale-elettronico? È un sistema complesso Hardware e Software che dovrebbe consentire di discernere gli odori e riconoscere anche la loro concentrazione. Nel naso artificiale la parte Hardware, corrispondente all’insieme di cellule recettori del naso, è composta da particolari sensori che sono in grado di catturare le particelle volatili degli odori e da trasduttori che convertono le reazioni fisicochimiche in segnali elettrici. Questi vengono elaborati e rappresentati da programmi Software

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mediante un computer, la cui azione corrisponde a quella della nostra corteccia cerebrale. Ad oggi questi programmi danno fondamentalmente una rappresentazione grafica (immagine olfattiva) della reazione di gruppi di sensori differenti tra loro e consentono quindi un confronto tra prodotti effettuando preventivamente un periodo di “training” del naso necessario a creare dei campioni di riferimento. Nei nasi da laboratorio, si introduce una quantità ben definita di una sostanza da annusare in un contenitore ermetico chimicamente inerte e con un ago si aspira la parte volatile mentre con un altro ago si compensa questo prelievo con aria assolutamente pura. L’aria aspirata viene pompata su una matrice di sensori che reagisce di conseguenza e che è collegata ad un computer. Sul computer, software che utilizzano algoritmi che conducono alle teorie delle reti neuronali realizzano la pattern recognition per separare le classi di appartenenza dei vari odori. I sensori a semiconduttori al metal-oxyd sono quelli che attualmente hanno raggiunto una maturità e stabilità maggiore e che vengono utilizzati nei nasi artificiali in commercio (strumenti il cui costo parte da 20-25 mila Euro). Funzionano secondo il principio che su un substrato di ossido di stagno le particelle volatili che si depositano causano una variazione di conducibilità elettrica misurabile con i metodi classici dell’elettrotecnica. Sfruttando questi principi già da molti anni esistono in commercio dei nasi che rivelano in modo soddisfacente la presenza di un singolo gas in un ambiente: rivelatori di fughe di gas (metano, monossido di carbonio), rivelatori di gas specifici che si sviluppano dagli alimenti in varie fasi di maturazione o in decadimento (ammoniaca in industria ittica o casearia). I miglioramenti attualmente in analisi riguardano l’utilizzo di temperature elevate e il drogaggio dei semiconduttori con elementi come Palladio, Oro e Platino. Ultimamente si sente parlare di nuovi sensori costruiti fissando film polimerici conduttivi su quarzi che variano la loro frequenza di oscillazione a

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seconda delle molecole che vengono catturate. Queste variazioni vengono poi misurate dal computer. La tecnologia è ancora in via sperimentale e presenta molti inconvenienti ma potrebbe permettere la realizzazione di nasi più leggeri, portatili e sensibili. Alcune Università molto attive in America, Germania e Italia hanno un approccio “biologico” e per creare i recettori utilizzano cellule di mammifero o estratti ricavati da germi di grano oppure hanno un approccio “nanotecnologico” studiando come realizzare stringhe conduttive di dimensioni ridotte. Lo scopo finale è costruire strumenti da campo a costo contenuto, cercando di miniaturizzare la dimensione e i consumi dei nodi-sensori realizzati sullo stesso chip; il che amplierebbe il target dei possibili acquirenti. È ipotizzabile anche un utilizzo wireless, con questi chip integrati nei telefoni cellulari per valutare, nella vita di tutti i giorni, la qualità degli alimenti, dell’aria e diagnosticare malattie. Applicazioni pratiche dei nasi sono attualmente in fase di perfezionamento: per la ricerca di sostanze stupefacenti (i cani utilizzati allo scopo che hanno un olfatto fino a 100.000 volte più potente dell’uomo, dopo poco tempo si “stancano” e non sono più affidabili), rilevazione esplosivi, rilevamento inquinamento, durata ed evoluzione organica degli alimenti shelf life, controllo continuo della qualità e purezza di alimenti (distillati alcolici e latte), diagnosi malattie come diabete (analisi dell’espirato e rivelazione dell’acetone), melanomi, tumori del polmone. Ma veniamo agli interessi specifici di noi Sommelier: in questi anni i nasi elettronici sono stati utilizzati per varie ricerche anche nel mondo del vino, specialmente in ambito universitario o in centri ed organizzazioni finanziati da enti pubblici. Il loro utilizzo è però differente da come ce lo possiamo immaginare. Infatti al momento non esiste un naso elettronico che ci possa segnalare la presenza di determinate caratteristiche olfattive tipiche, come ad esempio “molto floreale”, “lievemente fruttato maturo o acerbo”, “sentore vegetale, speziato”...

Gli studi riguardano comparazioni tra vini provenienti dalle stesse uve, come ad esempio, tutte le Barbera del Piemonte, confronti tra tipologie differenti o annate diverse dello stesso vino per capire quanto le loro differenze aromatiche siano dovute al terreno, alla pianta e quanto al lavoro dell’uomo. Ma riguardano anche l’evoluzione nel tempo del vino a contatto con l’aria e il controllo nei processi produttivi dei tappi di sughero per individuare la presenza di muffe, funghi, TCA e TeCA responsabili del famigerato “odore di tappo”. I Panel di degustazione utilizzati finora nell’analisi sensoriale hanno sicuramente alcuni difetti oggettivi: difformità di giudizio, costo, tempi di esecuzione elevati, variabilità dovuta alle condizioni fisiche del singolo degustatore nell’istante del test, elevata soggettività. Migliorare tutti questi aspetti è un obiettivo che deve essere perseguito. Con un po’ di fantasia, immaginiamo un futuro nel quale vengano scoperti sensori (o perfezionati quelli esistenti) particolarmente sensibili e dal funzionamento il più possibile costante e codificato a livello mondiale. Immaginiamo una banca degli odori di riferimento che contenga tutti gli odori esistenti sulla terra (nessuno può sapere quanti siano) e che ogni odore sia dato dal mix di molecole conosciute e i meccanismi della loro composizione facilmente riproducibile. Immaginiamo che tutti i nasi elettronici possano comunicare tra di loro mediante una rete di connessione mondiale. Otterremmo un naso dalle caratteristiche molto vicine al nostro, mai raffreddato, stanco o influenzato da fattori esterni, e una “memoria olfattiva” globale. Per la sua realizzazione la strada da percorrere è ancora lunghissima e qualcuno dice che sia un obiettivo difficilmente raggiungibile. Fino ad allora comunque potremo discutere col nostro vicino di degustazione sul profumo di marmellata di rosa canina, sull’odore di pelliccia, biancospino o della puzza di sottosella di cavallo sudato senza timore di essere smentiti perché al momento non esiste nessuno strumento più sensibile e preciso di noi. E questo non è un pesce d’aprile.

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Ecco a voi tutte le potenzialità di Doc Sicilia e Igt Terre Siciliane di Antonio Iacona

I numeri? 300 milioni di bottiglie registrate con la vendemmia 2012, oltre 2 milioni di ettolitri di vino e più di 30 mila ettari di vigneti.

L

a potremmo ribattezzare “l’Isola dei record”, perché ai numeri che fanno storia ci ha abituato sin dall’antichità. Qualche esempio? In Sicilia già nel VII secolo a. C. opere artistiche e figurative attestano l’esistenza di una solida viticoltura; ampeloliti (viti non classificate) sono state ritrovate attorno all’Etna, che fanno della provincia di Catania la più antica civiltà agricola siciliana; il Moscato di Siracusa risalirebbe al tempo delle prime colonie greche e sarebbe il vino più antico d’Italia; anche nella zona del messinese, poi, la viticoltura risale all’età Micenea e si tramanda che Giulio Cesare brindò al suo trionfo al Terzo Consolato con vino Mamertino, tipico dello Stretto di Messina. Dati storici certamente affascinanti, che ci aiutano a comprendere il contesto in cui ci troviamo e perché anche le vicende attuali, di questo terzo millennio alla riscoperta delle tradizioni, siano importanti e di portata storica. Oggi i numeri sono forse più freddi, quasi da consiglio d’amministrazione, ma stanno trainando il vino siciliano sui mercati internazionali più di quanto non

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lo abbiano fatto in passato. La formula vincente avrebbe un nome: Doc Sicilia, appena costituita e già anch’essa Denominazione dei record. Con la vendemmia del 2012, infatti, saranno 70 milioni le bottiglie (la traduzione di 524.253 ettolitri di vino) che potranno fregiarsi del nuovo nato marchio a Denominazione di origine controllata. Un’annata, quella appena trascorsa, che scaturisce dal lavoro su 10.111 ettari, con 748.944 quintali di uva e 52.425.357 litri rivendicati come Doc Sicilia. Anche i dati più generali sono significativi, con la superficie iscritta alla Doc Sicilia di circa 26.000 ettari e con sempre nuove richieste di iscrizioni al marchio. Ciò significa che le potenzialità sono ancora più elevate rispetto a quelle appena sfruttate sui circa 10 mila ettari. A vigilare sulle certificazioni è stato incaricato l’Irvos (Istituto regionale vini e oli di Sicilia), oggi guidato dal nutrizionista di fama nazionale Giorgio Calabrese

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e fino a qualche mese fa retto dal commissario Dario Cartabellotta, adesso chiamato a ricoprire il ruolo di Assessore alle Risorse agricole e alimentari della Regione Siciliana. Certamente tutte figure con bagagli di esperienza che servono all’agricoltura dell’Isola, come quella del presidente di Assovini Sicilia e presidente del nascente Consorzio di tutela della Doc Sicilia, Antonio Rallo, che proviene da una delle più antiche famiglie produttrici di vino siciliano. Senza sbilanciarsi troppo, Rallo parla di “partenza buona” per il nuovo marchio Doc, citando già i primi successi: “Oggi – afferma il presidente – in commercio sono arrivate le prime bottiglie dei bianchi della Doc Sicilia e sicuramente al Vinitaly ci sarà molto di più”. E in merito al Consorzio, aggiunge: “I soci saranno circa 10 mila. Stiamo prevedendo un

Antonio Rallo, foto di Anna Pakula.

sistema innovativo con la CLS informatica, azienda specializzata nei software per il settore vinicolo, che ci consenta di gestire agevolmente il notevole numero di dati ed anche le prossime elezioni di questo importante organo. Tra un paio di mesi saremo in grado di procedere alle elezioni del nuovo Consiglio di amministrazione e del nuovo presidente.” Anche i numeri relativi alla vendemmia 2012 sono stati elaborati con un sistema informatico, dal Sian (Servizio informatico agricolo nazionale). Dati recenti sottolineano come la vitivinicoltura sia, con il suo 15% di produzione lorda, una voce im-

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portante per la produzione agricola dell’Isola e non è un mistero che il vino siciliano sia molto richiesto soprattutto dai Paesi esteri. Da qui l’importanza di raccogliere e tutelare sotto il nuovo marchio Doc Sicilia e con il suo disciplinare tutti quei produttori che vorranno essere attori protagonisti di questa grande sfida sui mercati. “Ci avviamo – conclude Antonio Rallo – verso una valorizzazione della produzione che porterà finalmente reddito agli agricoltori e tutelerà ulteriormente i consumatori.” “L’Isola dei record”, scrivevamo all’inizio. Certo, lo confermano altri dati e un altro marchio significativo, quello della Igt Terre Siciliane che, con l’arrivo della nuova Doc, ha sostituito la vecchia Indicazione geografica tipica Sicilia. I numeri? Affascinanti quasi come quelli appena citati: 300 milioni di bottiglie registrate con la vendemmia 2012, oltre 2 milioni di ettolitri di vino e più di 30 mila ettari di vigneti. E dopo i numeri, i nomi quasi poetici di una terra, è proprio il caso di dire, nata per ospitare il vino e gli dèi. Saranno infatti della famiglia Doc Sicilia vitigni storici e più moderni, autoctoni e giunti nell’Isola sfogliando le tante pagine di storia: per i bianchi, vitigni come Insolia, Catarratto, Grillo, Grecanico; per i rossi, Nero d’Avola, Frappato, Nerello mascalese e Perricone; per i rosati, Nero d’Avola, Frappato, Nerello mascalese e Perricone; poi, per gli spumanti bianchi, Catarratto, Inzolia, Chardonnay, Grecanico, Grillo, Carricante, Pinot nero, Moscato bianco e Zibibbo; per gli spumanti rosati, Nerello Mascalese, Nero d’Avola, Pinot nero e Frappato; e infine, con la specificazione di uno dei seguenti vitigni: Inzolia, Grillo, Chardonnay, Catarratto, Carricante, Grecanico, Fiano, Damaschino, Viogner, Muller thurgau, Sauvignon blanc, Pinot grigio, Nero d’Avola, Perricone, Nerello cappuccio, Frappato, Nerello mascalese, Cabernet franc, Merlot, Cabernet sauvignon, Syrah, Pinot nero Nocera, Mondeuse, Carignano e Alicante. Vitigni che hanno fatto e continuano a fare la storia enoica dell’Isola e che hanno dato vita alla Docg Cerasuolo di Vittoria e alle 22 Doc (Alcamo, Contea di Sclafani, Etna, Mamertino, Marsala, Menfi, Sambuca di Sicilia…, solo per citarne alcune), a cui oggi si aggiunge un’altra Denominazione e un’altra pagina di storia, con un titolo che apre nuovi capitoli e nuovi scenari: la Doc Sicilia!

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Distillati Roner: Dalla tavolozza della Natura Capolavori di Gusto

www.roner.com


di Michele Fabbrani

El fuego, la tierra y el vento

L’origine della malvasia di Lanzarote non è certo sicura. Si ritiene che il vitigno sia stato importato nel XV secolo da Creta, anche in considerazione delle caratteristiche del vino, che lo avvicinano a quello prodotto nella nota isola greca.

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l punto di partenza per un corretto approccio alla malvasia di Lanzarote ci porta indietro di quasi trecento anni, che – in realtà – nell’ottica geologica è poco più di ieri: allora – e precisamente nel 1730 – una gigantesca eruzione vulcanica, che durò ben sei anni, con l’attività di oltre trenta “bocche da fuoco”, cambiò completamente i connotati dell’isola più a nord delle sette Canarie, lunga poco più di 50Km e larga 16, coprendo interamente di lava lo strato roccioso sottostante e dandole l’attuale fisionomia. Grandi coni vulcanici e una larga spianata di lava, è questo l’aspetto che caratterizza l’isola il cui nome deriva probabilmente da Lancelotto Malocello, nobiluomo genovese vissuto nel XIV secolo, il quale – elaborando una carta nautica dell’isola – le diede il suo nome. Altra ipotesi, certamente più suggestiva e più epica, è che il nome derivi dall’inglese “ lance broken”, parole gridate dal barone normanno Juan de Bethancourt, al servizio della corona spagnola, il quale – dopo aver conquistato l’isola – spezzò la propria lancia! Lava, sole africano (siamo a meno di 70 miglia marine dalla costa del continente nero) e un forte vento da Nord, che la sferza costantemente,

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sembrerebbero fare di quest’isola una terra del tutto inadatta alla coltivazione della vite. Ciò, invece, avviene – peraltro con ottimi risultati – nella zona centrale dell’isola, in una stretta valle parallela alla costa, la Geria, tra Mendoza e Yaiza, tra i 200 e i 400 metri di altezza. In tale zona i contadini seppero rovesciare i termini imposti dalla natura e trasformare una terra difficile in una grande risorsa economica. Il sistema è curioso e sicuramente originale: nelle cavità lasciate dalle colate laviche o in fossati circolari, scavati nel terriccio vulcanico – a volte anche a due metri di profondità – protetti da muretti circolari o semicircolari in pietra detti zocos, viene depositato uno strato di terra vegetale di alcuni centimetri. Sopra la terra viene poi stesa una cappa di lapilli e ceneri vulcaniche triturate, chiamata rofa o picon. La funzione di tale strato lavico è essenziale: durante la notte la rofa – molto porosa – permette il passaggio dell’umidità allo strato di terra vegetale, l’accumula, mentre durante il giorno impedisce l’evaporazione. Le radici delle viti si espandono orizzontalmente – non trovando spazio verso il basso – raccogliendo, così, la maggior quantità d’acqua possibile. Le viti, a piede franco, sono

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rampicanti e – prive di qualsiasi sostegno – corrono sul terreno, protette, una per una, dalle pareti della buca (chiamata geria). Grazie a questa tecnica si sono ottenute ragguardevoli estensioni di vitigni, dalle cui uve bianche, normalmente vendemmiate dalla seconda metà di luglio alla fine di agosto, si ricava una preziosa malvasia, poi vinificata in moderne cantine (bodegas) e prodotta nelle versioni seca, semidulce e dulce. La prima, di gradazione alcolica dai 12 ai 13 gradi è di colore giallo paglierino, con leggeri riflessi dorati, a volte tendenti al verdognolo, limpido e brillante. Il profumo è fruttato, con sentore di agrumi e marcata impronta minerale; risulta al palato di gusto pieno e fresco, leggermente sapido e di buona acidità. Si accompagna perfettamente ai i frutti di mare, il pesce ed i formaggi freschi. Ottimo, invece, il semidulce - leggermente amabile, ma molto equilibrato e con caratteristiche olfattive che non differiscono molto da quelle della versione “ seco” – con i formaggi di media stagionatura. Infine la malvasia dulce, a volte ottenuta con

l’aggiunta di uve muscatel in percentuale fino al 10%, che le conferiscono un aroma di frutta matura, di fiori bianchi con sentori erbacei. Anche in questo caso la terra ricca di minerali non manca di farsi sentire, come non manca di farsi sentire la vicinanza del mare. La spiccata mineralità compensa il dolce rendendolo un vino adatto oltre che l’abbinamento ai “postres” (desser) anche – come si dice – alla meditazione. Quasi a compensare i problemi e le difficoltà di coltivazione dovute ad un territorio certamente non facile, le viti non devono combattere contro la filossera e non è raro vedere piante, che pur avendo quasi cento anni di età, mantengono la loro produttività. Le rare annate particolarmente umide favoriscono, invece, lo sviluppo dell’oidio. L’origine della malvasia di Lanzarote – il cui ceppo è quello di Candia – non è certo sicura; si ritiene che il vitigno sia stato importato nel XV secolo da Creta, anche in considerazione delle caratteristiche del vino, che lo avvicinano a quello prodotto nella nota isola greca. Varie sono le bodegas (cantine)

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di produzione della Malvasia; tra le più note ricor-

si confermano – tutte le note di finezza percepiti

diamo – senza alcuna presunzione di completez-

nella fase olfattiva, con aroma di mela fuji matu-

za - El Grifo, La Geria, Vega de Yugo, Rubicon

ra, d’albicocca, mandarino e pompelmo, avvolti

e Los Bermecos. A mio parere personale, un

in un’intensa nota minerale. Notevole il malvasia

posto a parte merita, però, per la elevata qualità

seco selecion Stratvs dal colore giallo tendente

del prodotto e per la cura ed il costante impegno

al dorato, limpido e senza sospensioni. Erbe aro-

ad applicare metodologie attuali alla lavorazione di un prodotto tradizionale, la bodega Stratvs, la cui cantina è stata da pochi anni completamente rinnovata e colpisce per la bellezza degli elementi architettonici. Una visita, accompagnati dal bravissimo enologo - sempre presente in azienda ed una degustazione dei vini, affinati in eleganti bottiglie, la cui etichetta riproduce la geria (cioè la fossa dove cresce la vite), ci farà scoprire un malvasia seco, che all’esame visivo si presenta di

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matiche, timo e cannella, pesca matura e ananas, mandarino e pompelmo, miele e mostarda con una fine e persistente nota di grafite. Al gusto si percepisce un buon equilibrio tra acidità e zuccheri e una corretta corrispondenza con la fase olfattiva, pesca gialla, bucce di mandarino, marmellata di pompelmo, miele e timo e un finale sapido e minerale. Troviamo infine un malvasia naturalmente dulce, che merita una menzione

colore giallo paglierino, limpido e privo di sospen-

particolare. Questi vini, abbinati ai prodotti locali

sioni, mentre quello olfattivo evidenzia profumi di

ed ai buonissimi formaggi – primi fra tutti quelli

qualità ,puliti e freschi, bouquet di fiori bianchi

di capra – rivelano un ulteriore interessantissimo

e anice, pompelmo e mandarino e una elegan-

aspetto di quest’isola, gettata nell’Atlantico as-

te nota minerale e salina…quasi come respirare

sieme alle sue sei sorelle, molto più conosciuta

l’aria del mare dagli scogli. Al palato ritornano –e

per il clima mite e le belle spiagge.

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Quella volta che hai cominciato a stappare e hai finito per stupire, Amorim c’era.

Bevi sempre in maniera responsabile.

Amorim. We cork better.


Cantina Iniesta di Meritxell Falgueras

A me il calcio non piaceva. Rubavo le “patatas bravas” alle mie amiche mentre loro guardavano la partita in TV.

O

diavo le volte in cui capitava una partita

squadra del mondo: giovani e ampiamente pre-

nei giorni dei miei corsi di degustazione,

parati, gente che lo ha visto crescere, gente del

perché alla fine dovevo cancellarli. Non

suo paese natio. Persone affidabili e grandi pro-

avrei mai pensato, insomma, che un giorno mi

fessionisti. Con radici così buone non posso che

sarei interessata a questo sport. Per il mio primo

augurare, a lui e ai suoi vini, che continuino ad

libro “Presume de Vinos en 7 días” il prologo lo

avere successo in tutto il mondo.

scrisse Joan Manel Serrat, poeta di sensazioni,

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cantante raffinato e grande amante del mondo

L’umiltà di Andrés gioca nel giudizio a favore sul

del vino. Per questo mio secondo volume, un li-

vino di Fuentealbilla, Ha un’anima, è sincero e

bro pensato perché la gente impari di vino inna-

senza pretese. E gioca una partita importante:

morandosene, nessuno mi sembrava adatto a un

quella di diffondere la cultura del vino con un lin-

buon mariage. “Ma se ce l’hai già nelle tue stesse

guaggio comprensibile, in modo divertente, faci-

pagine”, mi ha detto un giorno un’amica. Ed è

le, diretto, formativo e senza complessi di alcun

proprio vero che a volte, pur avendo la risposta

tipo. “La pasión va por dentro” (“la passione è

proprio davanti al nostro naso, non riusciamo a

qualcosa di intimo”), recitano le bottiglie sotto la

vederla. È sempre stato facile e gradevole avere

marca “Corazón loco”, il bianco che raccoman-

a che fare con Andrés Iniesta. Senza mai esita-

do, nella versione catalana del mio secondo libro

re, mostrandosi sempre disponibile, simpatico e

“Los vinos de tu vida” (quella in castigliano vi sarà

incredibilmente generoso, e senza nemmeno co-

servita in autunno), per accompagnare una parti-

noscermi, ha accettato di scrivere il mio prologo.

ta di calcio in TV. Un vino di verdejo e sauvignon

Ad una sola condizione: che andassi a vedere il

bianco disinvolto, di facile mariage con amici, ta-

progetto a Fuentealbilla. La sua proposta mi la-

pas e goal. Per il finale di partita (o per il foie) il

sciò “fuori gioco”. E così, detto e fatto. La gente

Dulce Corazón con un lecca-lecca nell’etichetta

che lavora nella sua cantina sì che è la miglior

dello stesso odore di questo vino, da bere non

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Valeria, è un macabeo cullato

al vino preferito del giocatore,

in botte e coccolato con lievi-

l’Hechicero, da renderlo pia-

ti, dalla struttura delicata ma

cevole in bocca. La novità: un

con carattere. I rossi, dopo un

vino che si chiama come il mi-

paio d’anni di allenamento nelle botti, presentano un coupage vincente, in cui le varietà autoctone (tempranillo, bobal) e i loro

nuto più famoso della squadra, “116”, a dimostrazione che il successo non si improvvisa, ma è il frutto delle vigne di suo

soltanto con il dolce. Finca el

sfidanti internazionali (syrah,

Carril, la sua linea più alta, è la

cabernet sauvignon) giocano

scelta più curata e con la qua-

la loro amichevole più prolifica.

suo padre e celebrate dalle tan-

le può sfidare senza proble-

Personalmente ritengo che il

te coppe sollevate con orgoglio

mi tutti i grandi vini della D.O.

tocco del Petit Verdot dia una

da Andrés, con cui brindare ad

Manchuela. Il più personale, il

personalità e una rotondità tali

ogni vittoria.

nonno, annaffiate dal lavoro di


di Alessandro Maurilli

Il Nobile di Montepulciano: un vino, un terroir

Sono numerose le particolarità che fanno del Vino Nobile un prodotto identitario, di carattere e soprattutto fortemente legato al suo territorio di origine.

I

l disciplinare di produzione (il primo risale al 1966, mentre l’ultima modifica è del 2010), racchiude tutte le peculiarità e le caratteristiche distintive di questo prodotto. A partire dal forte legame con una zona di produzione molto circoscritta che comprende il solo territorio comunale di Montepulciano escludendo la zona di pianura della Valdichiana (un territorio che si estende in 16.500 ettari di cui solo 2.100 circa ricoperti da vigneti). Sono infatti solo le vigne situate ad una altitudine compresa tra i 250 e i 600 metri sul livello del mare che possono concorrere alla produzione della Docg. Non è un caso che per questo si parli di un vino di territorio, terroir lo chiamerebbero i francesi, che a Montepulciano si ritrova in alcune aree particolarmente vocate e appositamente mappate. Sono le stesse che in gergo vengono definite “micro zone”, ovvero dei piccoli fazzoletti di terreno dove oggi si concentra la maggior parte del “Vigneto Nobile”, l’altra vera particolarità di questo vino. I vitigni previsti dal disciplinare sono per lo più quelli storici, autoctoni per chiamarli col giusto termine, ed è per questo che prevale il Sangiovese (che a Montepulciano prende il nome di Prugnolo Gentile)

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che deve essere presente per almeno il 70 per cento. Possono poi concorrere all’uvaggio del Nobile, fino ad un massimo del 30 per cento, altri vitigni a bacca rossa, cosiddetti complementari, idonei alla coltivazione nella Regione Toscana. Tra questi sono frequenti il Colorino, il Mammolo, il Canaiolo, ma anche alcuni vitigni internazionali come il Merlot o il Cabernet Sauvignon. Una volta terminato il lavoro nel vigneto il disciplinare regola quello di cantina, quindi non solo la lavorazione, ma soprattutto l’affinamento, momento nel quale il Nobile acquisisce da un lato le sue caratteristiche organolettiche principali, le stesse che poi fanno sì che la qualità di questo vino sia universalmente riconoscibile, dall’altro la personalizzazione dei singoli produttori. Le operazioni di vinificazione e di invecchiamento devono essere effettuate in cantine situate nel territorio di Montepulciano e l’invecchiamento deve durare almeno due anni, conteggiati a partire dal primo gennaio successivo alla vendemmia. Entro questo periodo il produttore può decidere se far maturare il Nobile per 24 mesi in legno, oppure 18 mesi in legno e i restanti in altri recipienti, oppure almeno 12 in legno, sei in altri recipienti e sei in

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bottiglia. Del Vino Nobile esiste da disciplinare anche la tipologia “Riserva”, che come dice il nome stesso presenta un invecchiamento più lungo rispetto alla sua base. In questo caso sono almeno tre gli anni di affinamento in legno e almeno sei mesi in bottiglia. Una fascetta, una storia Il Vino Nobile di Montepulciano è stato il primo in Italia a ricevere il più alto riconoscimento qualitativo, ovvero la Docg (Denominazione di origine controllata e garantita). A testimonianza di questo la prima serie di fascette rilasciate dall’allora Ministero dell’Agricoltura e oggi conservate scrupolosamente nelle sedi del Consorzio del Vino Nobile. La storia della fascetta AA 000001 è molto lunga. Sono infatti occorsi circa undici anni di riunioni, incontri, richieste da quando, nel lontano 1969, il Consorzio fece richiesta della Docg (Legge 930/63), a quando questa è stata riconosciuta nel 1980. Il Consorzio del Vino Nobile, primo in Italia, diviene all’epoca una vera e propria rompighiaccio nel mare della burocrazia fino al 1978, data della pubblicazione in Gazzetta della richiesta di modifica al disciplinare del Nobile. Il 1 luglio 1980 fu l’allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, a firmare il decreto che sanciva l’ottenimento della Docg per il Vino Nobile di Montepulciano. I numeri del Vino Nobile di Montepulciano Su 16 mila ettari di superficie comunale, a Montepulciano 2.600 ettari sono vitati. Questo vuol dire che il 16% circa del paesaggio comunale è caratterizzato dalla vite. A coltivare questi vigneti oltre 250 viticoltori (sono circa 90 gli imbottigliatori in tutto) che ogni anno producono circa 55 mila ettolitri di Vino Nobile e circa 18 mila destinati a divenire Rosso di Montepulciano. Nel 2012 sono state immesse nel mercato circa 7,6 milioni di bottiglie di Vino Nobile e circa 2,6 milioni di Rosso di Montepulciano Doc.

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Per quanto riguarda il mercato del Vino Nobile si conferma la tendenza all’esportazione con il 68% (7 punti percentuali in più rispetto al 2012) di prodotto mentre il restante 32% viene commercializzato in Italia. Per quanto riguarda il mercato nazionale le destinazioni di Vino Nobile vedono in testa la Toscana con il 44,1%, seguita dal resto del centro Italia (il 23,5%), mentre cresce sempre di più la vendita diretta in azienda che dal 16% del 2011, passa a quasi il 19 per cento con il 2012. Se il primo paese di riferimento per l’export resta la Germania (44 per cento), significativo il costante incremento del mercato statunitense che nel 2012 ha assorbito il 17% delle vendite. Il Benelux si attesta al 12 per cento delle esportazioni, mentre in crescita anche il mercato verso l’oriente che in tutto fa registrare circa il 6% con una esponenziale crescita da parte del Giappone (+30 per cento dal 2009 al 2012), mercato verso il quale il Consorzio ha rivolto numerose azioni di promozione. Il “Salvasughero“: Montepulciano diventa centro di raccolta del sughero Raccogliere i tappi di sughero e riciclarli nel campo della bioedilizia. È lo scopo del progetto “Qui si ricicla il sughero” promosso dall’Associazione “A Braccia Aperte”, di cui il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano è entrato a far parte insieme a Wwf Italia, Amorim Cork Italia, la cooperativa E.S.T.I.A e il Centro Ricerche Sardegna. Un progetto presentato proprio durante l’Anteprima che vede il Consorzio del Vino Nobile farsi promotore nei confronti dei consumatori di vino di una campagna di sensibilizzazione dei tappi di sughero, materia sempre più preziosa che può essere reinvestita in altri settori una

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volta recuperata. È a questo scopo che nasce il “Salvasughero”, un box realizzato in carta riciclata dall’azienda senese Ecobox Srl, leader nella produzione di scatole per il vino, che contiene circa 40 tappi di sughero. Una volta riempita, la scatola potrà essere riconsegnata all’Enoteca del Consorzio e in cambio il consumatore riceverà una bottiglia di Vino Nobile. Il “Sistema Montepulciano” “A Montepulciano, in coincidenza con i grandi eventi culturali, di spettacolo e popolari, si registrano picchi di presenze di turisti e visitatori”. Lo afferma, dati alla mano, Andrea Rossi, dal 2009 Sindaco di Montepulciano e ideatore, nonché convinto assertore, del cosiddetto “Sistema Montepulciano”. A questa sigla, sintesi verbale di un ambizioso progetto che, soli in quattro anni, ha già prodotto importanti risultati, aderisce anche il Consorzio dei produttori di Vino Nobile. Il “sistema” ha individuato i punti di forza del territorio (essenzialmente patrimonio culturale, ambiente, paesaggio e prodotti originali e di qualità), ha riunito i soggetti pubblici e privati che ne sono titolari o che, per la propria attività, interagiscono con essi, ha concordato un piano di salvaguardia e sviluppo e ha dettato le linee di un’azione comune che consenta il raggiungimento di quegli obiettivi. Dunque una sorta di “santa alleanza” tra Pubblica Amministrazione, istituzioni, tessuto imprenditoriale e cittadini stessi, rappresentati nelle libere associazioni, che opera in sintonia per lo sviluppo e la crescita del territorio. E per una terra che da meno di venticinque anni conosce il fenomeno del turismo e che è riuscito a trasformalo in un autentico boom, facendo registrare un

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costante aumento di presenze e la nascita di una

un semplice cliente ma è un ospite. La ristorazione

vera e propria categoria di nuovi imprenditori, poter

è un elemento fondamentale del turismo. Sono

contare su una rete di collaborazioni che produce

questi i due principi a cui si ispira il Codice Etico

anche eventi è un fatto molto importante. Oggi af-

della Ristorazione, varato nel 2012 dal Comune di

fermare che in una bottiglia di Vino Nobile c’è tutta

Montepulciano. L’adesione ai principi del codice è

la cultura di Montepulciano non è dunque una sem-

libera e volontaria. Alla base si pone la trasparenza

plice quanto suggestiva enunciazione: il pregiato ed

del rapporto tra esercente e avventore che con-

elegante rosso DOCG è realmente uno degli am-

sente a quest’ultimo di individuare facilmente, at-

basciatori di questo straordinario scrigno di ricchez-

traverso il colore di un marchio di qualità apposita-

ze che è il territorio. La disponibilità dei produttori

mente creato, il tipo di esercizio che ha di fronte. Il

a lavorare per il territorio precede in realtà di molti anni la creazione del Sistema Montepulciano che ha avuto però il merito di formalizzare un rapporto e rendere coerenti interventi altrimenti occasionali. In quest’ambito si inquadrano soprattutto i restauri di opere architettoniche, a cominciare dal rinascimentale Pozzo dei Grifi e dei Leoni, gioiello di Piazza Grande, per finire con la Fortezza, grande edificio di origine addirittura medievale che proprio grazie all’impegno economico dei produttori di Vino Nobile, congiunto con quelli del Comune, della Regione Toscana e di altri partner, anche internazionali, ha intrapreso un percorso di autentica rinascita che ne farà la sede di un autentico polo vinicolo ed economico del territorio. “Giorgio de Chirico. Il ritratto - Figura e forma” è il titolo della mostra che, dall’8 giugno al 30 settembre 2013, vedrà esposte proprio nella Fortezza di Montepulciano 68 opere del Maestro, provenienti dalla collezione della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di Roma. La

Passaporto Gastronomico è lo strumento che viene offerto ai visitatori per usufruire dei vantaggi offerti da un sistema della ristorazione così concepito. Distribuito gratuitamente presso i punti di informazione turistica e nei locali aderenti, il Passaporto presenta anzitutto gli esercizi che vantano il marchio di qualità, fornendo le informazioni-base per la scelta e il contatto. Contiene poi uno spazio in cui è possibile “certificare”, mediante un timbro, l’avvenuta consumazione presso uno dei locali indicati. La raccolta dei timbri consente di ricevere buoni e facilitazioni per gli ingressi ai musei, alle mostre, agli spettacoli, agli eventi, alle terme, agli impianti sportivi ed alle mete più frequentate dai turisti, e, dulcis in fundo, per degustazioni presso l’Enoteca del Consorzio del Vino Nobile. La stessa struttura sarà uno dei punti-vendita del Biglietto unico che, fino al 23 settembre, consente di visitare alcune tra le più attraenti risorse culturali e ambientali del

mostra dedicata allo straordinario inventore della

territorio: il Museo Civico – Pinacoteca Crociani,

pittura metafisica, arricchisce il ciclo delle esposiz-

di de Chirico , il Conservatorio di San Girolamo, la

ioni estive inaugurato nel 2011 con la collezione dei

torre del Palazzo Comunale e la mostra “La Chiana

Macchiaioli e proseguito lo scorso anno con “Il dra-

dal Mare alle bonifiche. Storia di un fiume invisi-

go e la farfalla. Immagini di Cina a Montepulciano”.

bile” presso il Centro visite della Riserva Naturale del Lago di Montepulciano. Il biglietto unico da

Un “passaporto” per l’enoturista

anche diritto ad una degustazione gratuita presso

Tra le altre novità della stagione 2013 che vedono

l’Enoteca del Vino Nobile di Montepulciano e con-

impegnato il Consorzio del Vino Nobile c’è il cosid-

sente di ottenere sconti presso gli esercizi aderenti

detto “Passaporto gastronomico”. Il turista non è

al Centro Commerciale Naturale.

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L’essenza di un territorio: il Prosecco Superiore di Valdobbiadene di Roberto Donadini

Le colline di Conegliano Valdobbiadene un richiamo alla dolcezza, dai profumi al colore e dal perlage agli aromi.

S

enza alcun dubbio il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore è il miglior vino con le bollicine nella provincia di Treviso. Originario esclusivamente dalla zona collinare ai piedi delle Prealpi e a circa 50 km da Venezia, si distingue per il profumo di fiori, il delicato sentore del miele, della mela verde e selvatica che si mescolano con i mille aromi vegetali e floreali, il richiamo ideale ad una natura ricca e felice di questo lembo del Veneto. Il Conegliano Valdobbiadene nasce solo qui, in

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quest’area unica per microclima e composizione dei terreni, l’eleganza, la freschezza, la vitalità delle sue bollicine, sono il frutto finale di questo territorio originale e unico nel suo insieme. Le colline che da Valdobbiadene scendono dolcemente verso Conegliano sono unite da un senso di pace e di serenità, il vino è frutto di un duro lavoro considerato soprattutto che gran parte delle vigne sono curate a mano e coltivate con fatica fino ad altezze di 500 metri con pendenze molto alte. Nei tratti organolettici più evidenti, i colori tenui, dalle tinte morbide e mai troppo intense, le sensazioni olfattive delicate, e la loro sottile eleganza, è davvero possibile leggere il territorio. Oggi il Conegliano Valdobbiadene ha una vera “carta d’identità” che lo segue in tutto il suo percorso dal vigneto alla bottiglia. Le uve provengono da vigneti dell’area delimitata per legge, ammesse solo le varietà di uva Glera per un minimo dell’85% e delle varietà locali Verdiso, Perera, Bianchetta o Glera Lunga e, per lo spumante, delle internazionali Pinot e Chardonnay per un massimo del 15%; successivamente la vinificazione eseguita secondo le norme previste dal Disciplinare avvenire solo all’interno dei comuni della zona DOCG e così vale pure per l’imbottigliamento e la spumantizzazione. Ad ogni fase della produzione, dal vigneto alla bottiglia adeguate verifiche garantiscono tutto il percorso del vino, al termine viene apposto il contrassegno di Stato con un numero progressivo rendendo così unico il prodotto finale. Un calice di Prosecco Conegliano Valdobbiadene, dal bel colore giallo paglierino leggero, impreziosito dai riflessi verdolini, con le sue sottili bollicine, può essere considerato davvero un esempio di piacere perfetto. I vini quindi si caratterizzano per profumi inten-

si, sentori di glicine e fiori bianchi, frutta con note tropicali, pesca, albicocca, e un leggero tono di agrumi come sottofondo. Vivace è l’acidità, beverino ma per nulla banale, piacevole al palato, dalla struttura ben equilibrata che corrisponde perfettamente alle sensazioni visive e nasali offrendoci armonia nella deglutizione. Dall’invitante morbidezza alla leggera Grappolo di Glera salinità e con la moderata alcolicità ci invita a degustarne un altro calice. Grazie alla sua freschezza ed eleganza ed alla contenuta alcolicità si abbina con grande facilità, risulta infatti il Prosecco ed in particolare il Conegliano Valdobbiadene essere il simbolo dell’aperitivo all’Italiana.

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le notizie di enogastronomia e turismo

COLTERENZIO: qualità, tradizione e rispetto per l’ambiente Dall’unione di 28 piccoli vignaioli nasce nel 1960 la Cantina Colterenzio. L’azienda altoatesina, che ora conta 300 appassionati artigiani della vigna, rappresenta l’anello di congiunzione tra passato e presente, tra l’esperienza delle tradizioni di una volta e la dedizione dei viticoltori di oggi. Da alcuni anni Colterenzio porta avanti un progetto di sostenibilità dell’ambiente non solo in campagna ma anche in cantina. La completa ristrutturazione della sede è stata ispirata a criteri di compatibilità ambientale: negli edifici che la compongono sono installati pannelli fotovoltaici e solari e si è lavorato per integrare nei processi produttivi, l’utilizzo di energie pulite; gran parte dell’energia elettrica necessaria e 70% dell’energia termica utilizzata provengono da fonti rinnovabili. Una di queste fonti è la tecnica del recupero del calore, dove il calore che normalmente va a disperdersi nell’aria viene recuperato ed usato per il riscaldamento dell’acqua. Attraverso dettagli ben visibili anche dall’esterno, come l’utilizzo di legno e acciaio, si riesce a trasmettere il legame molto forte con la tradizione e la tecnologia. Produttori Colterenzio Soc. Agr. Coop. - www.colterenzio.it

FRANCIACORTANDO 2013 L’esibizione live di Francky Criquet “pittore visionario e selvaggio”, le esperienze di social dining in location esclusive di MA’ Hidden Kitchen, le sessioni di acquerello en plein air. E ancora, la proiezione dei cortometraggi del Concorso FranciaCORTI, la Mostra di fotografie di Pierpaolo Metelli in omaggio alle origini del processo di vinificazione e, per i bambini, spettacoli teatrali, laboratori creativi, nursery 0/3. Seguendo il tema della strada, saranno l’arte, il cinema, il gusto a fare da trait d’union all’edizione 2013 di Franciacortando, affermato appuntamento primaverile organizzato dalla Strada del Franciacorta, in programma da venerdì 31 maggio a

a cura della redazione di

domenica 2 giugno. Per il long weekend tutta la Franciacorta si metterà in festa per accogliere gli ospiti con una ricchissima serie di eventi, in un mix piacevole e sorprendente per la regia dell’agenzia Chrysalis. Tutte le strutture associate alla Strada (fra le prime nate in Italia, oggi presieduta da Francesca Moretti) saranno aperte e organizzeranno visite guidate, degustazioni e microeventi nelle cantine e nei laboratori di prodotti tipici, stuzzicanti menu a tema in ristoranti e agriturismo, passeggiate guidate a piedi, in bicicletta e a cavallo. Per l’occasione, saranno realizzati speciali pacchetti weekend in hotel, agriturismo, campeggio, dimore storiche e bed & breakfast e sarà attivata la Franciacorta Card, che permetterà di ottenere sconti e facilitazioni. ASSOCIAZIONE STRADA DEL FRANCIACORTA www.franciacortando.it

IL NUOVO PINOT DI KETTMEIR Presentato al Vinitaly il nuovo Pinot Nero Maso Reiner Alto Adige D. O. C. Vinificato in rosso con macerazione delle bucce, con aumento progressivo della temperatura di fermentazione per arrivare a 25-27°C. Le temperature basse all’inizio del processo permettono l’estrazione delle sostanze coloranti tipiche del Pinot Nero e la stabilizzazione delle stesse con i tannini propri dell’uva. A fine fermentazione il vino giovane viene travasato in fusti di legno da 30 hl dove avviene l’affinamento per 12-15 mesi. Di colore rosso rubino, con profumo fine, caratteristico del vitigno, con sentori di frutti di sottobosco, di ciliegia e sfumature di vaniglia e tabacco. Il sapore è asciutto, morbido, con retrogusto persistente e finale lievemente speziato. Con un grado alcolico di 13,50% vol. è ottimo con selvaggina di piuma, brasati e arrosti di carne rossa, zuppe di legumi saporite, formaggi di medio stagionamento e salumi altoatesini affumicati. KETTMEIR S.P.A. - www.kettmeir.com

FIOCCO AZZURRO A PODERE LA REGOLA Un nuovo vino si affaccia nel mondo di Podere La Regola: il Brut metodo Classico, interamente prodotto nell’azienda di Riparbella (PI) in Val di Cecina. Base 80% Gros Manseng e 20% Chardonnay, ha un affinamento di 24 mesi sui lieviti, con


le notizie di enogastronomia e turismo un remuage effettuato rigorosamente a mano e un dosaggio “quasi zero” – come spiegano Luca e Flavio Nuti, i titolari – “per mantenere intatte le caratteristiche del territorio, influenzato dalla vicinanza del mare e scelto fin dai tempi degli etruschi come terreno ideale per coltivare la vite”. Di color paglierino chiaro con riflessi dorati, il perlage è molto fine ed intenso, al naso presenta piacevoli sentori di crosta di pane e note floreali e fruttate, con prevalenza di fiori bianchi e mela renetta. Al palato una spiccata acidità, ben bilanciata da una notevole persistenza e sapidità, con evidenti note minerali. Ottimo come aperitivo, è vino da tutto pasto ma si apprezza soprattutto abbinato a piatti di mare delicati. PODERE LA REGOLA Soc. Agr. Semplice - www.laregola.com

TAYLOR’S SCION Nel 2008, presso le cantine di una famiglia di viticoltori della Valle del Douro che stava terminando la propria attività, la Taylor’s scoprì due botti molto vecchie, dal contenuto assolutamente straordinario: un Porto risalente alla metà del XIX secolo, cioè all’epoca precedente la fillossera, in condizioni organolettiche ancora perfette. Nel 2009 acquistò le due botti e decise di imbottigliarne il contenuto, e di venderlo ai collezionisti di tutto il mondo con il nome di SCION. Dal 2013 un numero limitatissimo di bottiglie di Taylor’s SCION è finalmente disponibile anche per l’Italia. La presentazione è degna dell’unicità assoluta di questo Porto: il decanter da 75 cl. è in cristallo lavorato a mano; l’astuccio singolo che lo contiene è in pregiato legno di teak, riprende il design e le finiture delle cassette per vino in uso nel XIX secolo e contiene anche un libro illustrato in edizione limitata che racconta in tutti i particolari il ritrovamento sensazionale delle due botti; ogni astuccio è racchiuso in un’elegantissima confezione esterna in cartone nero e sta ricevendo i giudizi più entusiastici

da parte di tutte le principali riviste di vino del mondo. Un’ennesima, autorevole conferma della sua unicità, che consente di degustare ancora oggi un fantastico Porto di oltre 150 anni, ottenuto da vecchie vigne portoghesi che oggi non esistono più. Fondata nel 1692, la Taylor’s è da sempre sinonimo di vini di Porto di eccellenza. Azienda ancora oggi a conduzione familiare, proprietaria delle Quintas (tenute) più pregiate della regione portoghese dell’Alto Douro, produce le sue uve e i suoi vini di Porto con quella accuratezza e quella competenza che la rendono assolutamente unica al mondo. Fratelli Rinaldi Importatori - www.rinaldi.biz

IL VINO ON-LINE: PRESENTE O FUTURO? Leonardo Nicastro, Presidente e Ceo del gruppo pubblicitario Liquid, con lunga militanza in Armando Testa, afferma con sicurezza: “Come in tutti i grandi cambiamenti nei mercati, l'inarrestabile crescita della rete crea rischi e opportunità. Rischi per chi comprende il cambiamento dopo gli altri, opportunità per chi lo comprende prima. È il tempo il fattore chiave: la corretta domanda da porsi non è tanto se il mercato del vino sposterà la sua preminenza dal canale fisico al canale virtuale, ma quando questo accadrà. Sono fondamentalmente tre le colonne portanti con le quali il mondo del vino è presente in rete. 1) I portali, siti e social di informazione e divulgazione enogastronomica e di turismo legato all'enogastronomia (un buon esempio è turismodelgusto.com). 2) I wine blog. Qui entriamo in canali se vogliamo più selettivi, ma sicuramente più influenti. Senza necessariamente arrivare al miglior wine blog del mondo (Jamie Goode's wine blog, secondo la Wine Bloggers Conference), in Italia esistono moltissimi wine blog, mediamente di qualità elevata. 3) L' e-commerce. Futuro? Presente? Se dobbiamo guardare solo ai numeri, è futuro e non presente. L'Italia è sicuramente ancora in ritardo rispetto al resto del mondo e di conseguenza anche nel mercato del vino ma, se io dovessi investire il mio denaro per sviluppare un canale distributivo, non avrei alcun dubbio, punterei tutto sull'e-commerce”.

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le notizie di enogastronomia e turismo

NEW ENTRY IN CASA MASCIARELLI Una grappa giovane, prodotta in numero limitato di bottiglie numerate, ottenuta dalle migliori vinacce fresche di uve Montepulciano d’Abruzzo distillate con metodo artigianale, quindi con taglio manuale di testa, cuore e coda, entro 24 ore dalla svinatura. La prima Grappa Masciarelli è stata pensata e voluta da Marina Cvetic Masciarelli e distillata da Nannoni Grappe. Colore bianco, trasparente, gusto fine e fragrante di grande armonia; profumo fruttato con note erbacee molto fresche. Bella persistenza. Di grande complessità aromatica, esprime le caratteristiche del vitigno d’origine portando con sé i profumi dell’Abruzzo. “Un prodotto che va a coprire un segmento del tutto nuovo per l’Azienda - sottolinea Marina Cvetic Masciarelli - e che da tempo desideravo produrre, anche perché la grappa è sempre stata radicata nella mia cultura d’origine, quella dei Balcani. Una grappa, questa di Montepulciano, che è espressione di forte italianità e naturalezza, un prodotto di alta selezione e grandissima qualità che apre l’Abruzzo all’universo delle grappe”. E in contemporanea alla prima uscita della Grappa giovane già si annuncia per l’anno prossimo l’uscita della Grappa Riserva Marina Cvetic che sta maturando in barrique e sarà pronta per Vinitaly 2014. AZ. AGRICOLA MASCIARELLI S.a.S. - www.masciarelli.it

F.LLI RINALDI IMPORTATORI DISTRIBUISCE CASA GHELLER Competenza antica e gestione moderna, attenta all’evoluzione del mercato, unite nel recente accordo per la distribuzione in esclusiva del Prosecco siglato tra F.lli Rinaldi Importatori e Casa Gheller, che prende il nome da una storica famiglia di viticoltori in Valdobbiadene che producevano vini di particolare qualità. Negli anni Ottanta la famiglia Moretti Polegato – il più importante gruppo vinicolo dell’area del Prosecco – rileva il marchio continuandone la tradizione: Valdobbiadene Prosecco D.O.C.G. e Prosecco D.O.C., spumante e frizzante, che Casa Gheller propone nella tradizionale legatura a spago, omaggio alla consuetudine di legare i tappi del vino leggermente frizzante destinato all’uso quotidiano con uno spago per fissarli e per garantirne la tenuta. Nata nel 1957, la

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F.lli Rinaldi Importatori di Bologna si è affermata nel tempo come una delle più dinamiche a apprezzate Società di distribuzione di prodotti alcolici sul mercato italiano. Il suo portafoglio attuale comprende vini, spumanti, champagne, distillati e liquori, provenienti dall’Italia e dai principali Paesi del mondo. In occasione del loro recente accordo distributivo, è stato deciso un innovativo restyling del marchio, delle bottiglie e delle etichette, con l’obiettivo di conferire un’identità allineata al concetto più attuale e contemporaneo del Prosecco e del suo consumo. Grande la soddisfazione di Giancarlo Moretti Polegato, Presidente di Casa Gheller, “per la lunga esperienza e tradizione di F.lli Rinaldi Importatori nel mondo delle bollicine”. Aggiunge Giuseppe Tamburi, Presidente di F.lli Rinaldi Importatori: “La splendida nuova veste della marca è l’auspicio migliore per l’imminente, forte rilancio distributivo e d’immagine di Casa Gheller, uno dei nomi più autentici e gloriosi nella produzione del Prosecco di altissima qualità”. F.LLI RINALDI IMPORTATORI - info@rinaldi.biz

RONER SUMMER MIXING Sulla scia del grande rinnovamento aziendale avviato lo scorso anno, Roner continua a sorprendere con grandi novità. Il claim aziendale “Artisti del gusto” trova la sua perfetta declinazione nella nuova collezione di cocktail estivi. Una raccolta di proposte fresche e fruttate per un estate a tutto gusto e per tutti i gusti. I prodotti Roner entrano in smoothies e long drink con idee intriganti e facili da realizzare, elaborate in collaborazione con Stefano Renzetti, esperto barman AIBES e con alcune tra le più importanti food blogger. In occasione di Vinitaly, sono state presentate ufficialmente da un barman attraverso dimostrazioni e degustazioni ma gli appuntamenti per poter degustare i nuovi cocktail sono tanti a partire da Fish&Chef in programma a Malcesine dal 25 Aprile al 1 Maggio, Slow Fish a Genova dal 9 al 12 Maggio fino a Taste of Milano che si svolgerà dal 30 Maggio al 2 Giugno. RONER DISTILLERIE S.P.A. www.facebook.com/roner.distillerie www.roner.com


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SALOTTI DEL GUSTO A GIUGNO IL PRIMO APPUNTAMENTO Si alza il sipario su SALOTTI DEL GUSTO con la prestigiosa anteprima al Carlton Baglioni Hotel*****L di via della Spiga a Milano. La conferenza stampa nella lussuosa e gremita Sala Senato ha svelato i protagonisti del primo appuntamento in programma dal 22 al 24 giugno presso le raffinate strutture del Fanes Group a San Cassiano: 60 produttori vinicoli e agroalimentari a rappresentare il meglio di ogni distretto in Italia, oltre 400 etichette in degustazione, 40 Top Chef straordinari interpreti di originali ricette e abbinamenti, operatori nazionali e internazionali del mercato professional insieme per condividere, divulgare ed esportare la cultura del gusto italiano. Un nuovo format nel quale l’evento diventa “percorso”, ed il web ne è importante ed efficace motore. Tra le news, la partnership istituzionale della Regione Sicilia, che unisce idealmente l’Italia nella tutela dei prodotti di eccellenza, la diretta streaming dell’evento dalle telecamere di Gusto Channel, il libro CINEWINE a cura di F. Festuccia, Rai Tg2, e Raffaella Corsi Bernini, fondatrice del Circuito, che accosta emozionalmente i capolavori del cinema alle etichette dei 40 produttori. Bellezza e benessere in Spa, aperitivi al Maso, serate di gala al Rifugio ed un fil rouge che legherà altre prestigiose location; per il prossimo appuntamento i rumors dicono Capri... www.salottidelgusto.com

LA MAREMMA SI RACCONTA NELLE ANTICHE PIAZZE DI GROSSETO La Maremma si mostrerà al pubblico in tutto il suo fascino in una lunga tre giorni 17-18-19 maggio con un grande salotto open air lungo le vie e le piazze più suggestive del centro storico di Grosseto che ne

rappresenta un po’ il cuore e la “capitale”. È MAREMMA WINE FOOD SHIRE, la prestigiosa vetrina dei vini, delle eccellenze agroalimentari e della cultura maremmana, ideato da Giovanni Lamioni, maremmano doc e presidente dalla Camera di Commercio di Grosseto che organizza la manifestazione in collaborazione con la Provincia e il Comune di Grosseto. MAREMMA WINE FOOD SHIRE, anticipata da una “preview” ad Albinia il 10 maggio, per la prima volta porta la Maremma toscana coi suoi prodotti e i suoi produttori (130 in totale), ma soprattutto uno stile di vita maremmano, dentro la cerchia delle possenti mura esagonali che racchiudono il suggestivo borgo medievale di Grosseto. Sarà una vera festa urbana ma anche rurale fatta anche di “wine tasting” e “classi del gusto” coordinate da Paolo Massobrio insieme a nomi come l’enologo di fama Graziana Grassini, Marco Lombardi con la sua “cinegustologia”, e molti altri. MAREMMA WINE FOOD SHIRE è anche un’occasione per diffondere e promuovere il brand Maremma a livello internazionale attraverso la presenza di oltre 50 operatori e buyers impegnati in un fitto programma di incontri b-2-b e visite guidate sul territorio. ORARI venerdì 16.30 - 22.00; sabato e domenica 10.30-22.00

GUSTO IN SCENA NUMERI DA RECORD Importante successo per la quinta edizione di Gusto in Scena lo scorso marzo nella Scuola Grande San Giovanni Evangelista in Venezia, evento ideato e curato dal giornalista Marcello Coronini, sia per l'alto numero di visitatori, ben 3.400 di cui 70% operatori del settore, sia per la qualità degli espositori, 71 Aziende Vitivinicole e 30 Produttori di Gastronomia, sia per i contenuti della manifestazione, 21 Relatori di cui 19 Chef e 2 Nutrizioniste, e per gli eventi ad essa collegati, tra i quali il congresso di alta cucina con tema “cucinare con… cucinare senza… zucchero” e un workshop della Fondazione Italia-Cina. Di rilievo sono stati l’incontro con 50 chef dell'Ordine Internazionale dei Discepoli di Auguste Escoffier e la presenza attenta e partecipativa di oltre 200 studenti dell'ultimo anno delle Scuole Alberghiere, oltre a 15 Chef della Nazionale Italiana Cuochi. Ben 17 i buyers tedeschi e oltre 200 tra giornalisti, opinion leaders e bloggers. Di successo anche le visite al sito www.gustoinscena.it: 11.126 accessi di cui 6.298 visitatori diversi con 54.816 pagine visitate e 352.595 accessi alle diverse sezioni e pagine. A corollario, 23 tra grandi alberghi e ristoranti di Venezia hanno aderito a Fuori di Gusto, allestendo ben 69 cene in 4 giorni con 23 diversi menù, tutti “Gusto in Scena-style”. www.gustoinscena.it

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di Giancarlo Roversi

Le Signore dello Champagne

Le protagoniste della storia e delle fortune del prezioso vino

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e non si è fatta l’esperienza dal vivo si rischia di non descrivere in tutte le sue sfumature il fascino sottile di una delle regioni più amate della Francia, quella dove nasce e da cui prende il nome il più famoso vino del mondo. Nel 2011 gli ettari coltivati a Champagne erano 33.564 di cui 22310 nella regione della Marne, 7.917 nell’Aube e 3.337 nell’Aisne e Seine et Marne per una produzione complessiva di 386 milioni di bottiglie, una cifra da capogiro equivalente a quasi 4 miliardi di flûtes di champagne degustati nel mondo per un giro d’affari di 4, 4

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miliardi di euro di cui la metà derivanti dall’esportazione. La regione Champagne non si compendia solo nel suo spumeggiante simbolo, è molto di più. È una terra ridente, verdissima, ritmata da un’interminabile processione di vigneti che la fanno quasi sembrare un immenso e ondulato giardino all’italiana. Una terra ravvivata da città d’arte, suggestivi borghi antichi, superbi castelli e belle ville e case di campagna. Ma, a parte le sue attrattive storiche e ambientali e i tesori d’arte, la Champagne davanti al mondo ha il grande merito di avere saputo carpire all’uva quel miracolo di vino cui ha dato il nome. Un miracolo propiziato dalla tenacia e dall’estro della sua gente e che ha origine nel suolo stesso in cui la vite affonda le sue radici. Perché questa terra non è lambita dalle brezze del Mediterraneo, ma semmai dai venti del nord e sta più in alto di Parigi verso est. In Champagne i terreni sono grami, il clima ingrato con punte di freddo che scendono non di rado sotto lo zero. Dedicarsi alla viticoltura in queste condizioni richiede una forte dose di caparbietà, quasi di eroismo, e un morale sempre saldo che non si scoraggia davanti agli scherzi della meteorologia e alla severità dell’ambiente. Del resto,

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come amano ripetere i nativi, a rendere inimitabile il loro vino è proprio il grado di “tribolazione” della vite. La quale ha un “alleato occulto” che si cela a pochi centimetri dalla superficie: uno strato gessoso che permette il facile drenaggio dell’acqua, intiepidisce il suolo e cede i suoi sali minerali all’uva e infine al vino. Il ciclo è completo, il miracolo è compiuto: un miracolo che si chiama Champagne, simbolo di raffinatezza, di art de vivre e di gioia. Un mito, alla cui consacrazione hanno contribuito e contribuiscono da protagoniste molte donne, alcune legate da un singolare destino, quello di avere portato avanti con genialità e intraprendenza l’opera iniziata dai loro mariti prematuramente scomparsi. Sono le “vedove dello Champagne”, donne di notevole charme, ma anche di intenso carisma e di forte personalità. I nomi di queste grandi veuves suonano familiari a chiunque abbia dimestichezza con le più prestigiose marche champenoises: Cliquot-Ponsardin, Pommery,

Laurent-Perrier, Bollinger, Duval-Leroy, Monnier, Lanaud, Devaux... La vedova più celebre dello Champagne, la pioniera e il simbolo più vivo dell’intraprendenza matriarcale di questa terra, è certamente NicoleBarbe Ponsardin, andata sposa a François-Marie Cliquot. Dopo la morte del marito nel 1805 prende in mano, a soli 28 anni, le redini dell’azienda, che migliora con l’acquisto di vigneti “grand cru”, portandola al trionfo sui mercati esteri, in particolare nella Russia zarista. Si deve a lei l’invenzione del remuage, una tappa cruciale nella storia dello Champagne. Si spense a 89 anni rimpianta da tutti, specie dai suoi operai anziani per i quali aveva creato una delle prime case di riposo. Oggi il suo mito rivive nelle bottiglie di “Veuve Cliquot Ponsardin” e nel celebre ritratto di Léon Cogniet, che la raffigura nobilmente assisa su un maestoso scranno intenta a guardare con aria rassicurante i bevitori del suo vino squisito. Un’altra dama gloriosa dello Champagne è

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Jeanne Alexandrine Melin. Suo marito, Alexandre Louis Pommery, scompare nel 1858 dopo 18 anni di matrimonio e dopo avere visto la nascita di due figli, Louis e Louise. Madame, anzi la veuve Pommery, di nobili origini, educata nei college di Parigi e dell’Inghilterra, non si perde d’animo e nel volgere di qualche decennio apre un negozio a Parigi, sul Boulevard des Italiens, e crea uno dei Domaine più straordinari della Champagne. Non solo per estensione e qualità, ma anche per l’imponenza e la suggestione delle cantine da lei create a 30 metri sotto il livello del suolo, recuperando, ampliando e collegando l’antico complesso di cave (ben 120 !) scavate in età romana. Per accedervi fa costruire un maestoso scalone di 116 gradini. E, da donna colta e sensibile all’arte quale è, nel 1882 arricchisce le sale sotterranee con monumentali bassorilievi dello scultore Navlet che danno un senso di magnificenza all’insieme: un percorso di 18 km nel sottosuolo, fra migliaia di bottiglie (tra cui alcune rarissime dell’800, prestigiose cuvée e annate millesimate) e luci soffuse che producono nei visitatori un’indimenticabile suggestione. Nel 1878 a Reims apre i cancelli il nuovo grandioso Domaine con gli edifici in stile elisabettiano, visitabili dal pubblico, a testimonianza della vocazione universale della Maison. “Ho voluto tutto questo - scrive madame Pommery - come un libro aperto. Aperto sul mondo, aperto sul tempo. Lasciate il vostro segno come io ho lasciato per sempre la mia impronta. Si abbia il rispetto dovuto, come ho voluto che attestino

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ogni giorno questi muri, al vino di champagne, divenuto la nostra anima comune, la misura, oggi e per sempre, della nostra arte”. A farla entrare nella leggenda, assieme al suo mecenatismo e alla sua azione filantropica a favore dei bambini disagiati, è la creazione nel 1874 del primo “Brut” della storia dello Champagne, in precedenza piuttosto dolciastro e di alta gradazione: il “Pommery Nature” che, con la sua gioiosa leggerezza, segna lo stile e il successo della casa. E che si riallaccia idealmente alla prestigiosa cuvée del Pommery Louise, dedicato nel 1979 alla dinamica figlia la figlia della grande vedova e consistente in un assemblage di chardonnay (60%) e pinot nero (40%). Quello di Pommery è oggi uno dei più grandi e, certamente, il più bello dei vigneti della Champagne: 300 ettari suddivisi tra sette villaggi sui versanti della montagna di Reims, tutti classificati al 100%. Si tratta di una realtà eccezionale, specie se si considera che sono solo 17 i villaggi della regione ad avere ottenuto questa prestigiosa classificazione nella scala qualitativa. Un’altra gloriosa vedova, un’altra palpitante storia: quella di Mathilde Émilie Perrier, che nel 1871 impalma Eugène Laurent, tragicamente scomparso sedici anni più tardi. Nelle sue mani la Maison, nonostante le iniziali difficoltà finanziarie, prende nuovo impulso, facendo un nuovo salto di qualità dopo la prima guerra mondiale ed entrando a far parte del Gotha dello Champagne a livello internazionale. A lei si deve la felice intuizione di mettere sul mercato il primo vino di Champagne senza zucchero, un antesignano del “Brut Nature”. La presenza femminile alla guida della celebre Maison prosegue oggi con le sorelle Stéphanie de Nonancourt e Alexandra Pereyre de Nonancourt. Il drappello di intrepide vedove che hanno inciso la storia dello Champagne comprende anche Elisabeth Law de Lauriston-Boubersest, andata

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Consorzio per la Tutela dei Vini Valpolicella “iconema Valpolicella” Microclima, vitigni autoctoni, tradizione produttiva, bellezze naturalistiche, storia, arte, cultura: c’è tutto questo dietro ai cinque vini della doc Valpolicella. Dalla consapevolezza del valore di questo patrimonio nasce il progetto del Consorzio Tutela Vini Valpolicella denominato “iconema Valpolicella”, che intende il paesaggio non solo come terreno produttivo, ma come luogo emozionale che amplia il significato della zonazione fino ad arrivare alla definizione dei paesaggi viticoli della Valpolicella. Si tratta di una visione olistica che dà nuovo rilievo all’attività di promozione del territorio e all’impegno per l’etica della produzione adottati negli ultimi anni. Valpolicella, Valpolicella Superiore, Valpolicella Ripasso, Amarone, Recioto: vini fratelli perché figli degli stessi vitigni, ma con caratteri diversi capaci di accompagnare il consumo quotidiano ma anche quello più raffinato e da meditazione; vini che esprimono con il loro iconema un’originalità unica nel panorama enologico internazionale; vini legati al territorio ma sempre più d’esportazione. Il successo della doc Valpolicella all’estero è trainato dall’Amarone; il grande rosso amato nel mondo per la sua potente eleganza rappresenta nei principali Paesi di consumo (Germania, Svizzera, Nord Europea, Nord America) circa la metà dell’export. Seguono Valpolicella Ripasso e Valpolicella Superiore, a ulteriore dimostrazione dell’alto posizionamento di mercato dei vini della denominazione.

CONSORZIO PER LA TUTELA DEI VINI VALPOLICELLA Via Valpolicella, 57 37029 San Pietro in Cariano (VR) Tel. 045.7703194 - Fax 045.7703167 - E-mail: info@consorziovalpolicella.it www.consorziovalpolicella.it

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sposa nel 1923 a Jacques Bollinger. Dopo la sua morte, nel 1941, si dedica anima e corpo alla produzione di Champagne, difendendone i sistemi tradizionali, garantiti dalla vinificazione in fusti di rovere. Fra le pioniere figurano i nomi di altre protagoniste: madame veuve Monnier, madame veuve Devaux a Epernay, madame veuve Lanaud a Lavize, Victorine Mongardien a Ambonnay, Camille Olry della casa Roederer... A ripercorrere idealmente la loro strada, in una moderna prospettiva produttiva e imprenditoriale, ma facendo tesoro dell’esperienza di chi le ha precedute, sono oggi altre energiche donne dello Champagne. Per fortuna senza più lo stigma della vedovanza se si eccettua Carol Duval-Leroy, la cui azienda opera fino dal 1859 nel cuore della Côte des Blancs. Nel 1991 con la morte del marito assume il timone della casa vinicola, che è oggi fra le 10 grandi marche champenoises, una delle non molte a capitale interamente familiare. È stata anche la prima a ricevere la certificazione di qualità ISO9002. Fra le altre moderne eroine vanno ricordate: Eveline Roques-Boizel, dal 1973 a

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capo della Maison di famiglia, risalente al 1834 e custode di bottiglie millesimate di grande pregio; Elisabeth Volleraux, Béatrice Cointreau, esponente di una famiglia di lunga tradizione vitivinicola e ora presidente della Maison Gosset; Marie-Nöelle Ledru con sede operativa a Ambonnay; Chantal Lassalle di Chigny-les-Roses, Isabele Mathieu a Avirey Lingey, Virginie Taittinger, impeccabile ambasciatrice dello Champagne, che inizia a occuparsi della casa che porta il nome della famiglia fin dal 1986; Caroline Krug, attiva in azienda fino dal 1993 e col DNA del celebre Chanpagne nel sangue; Séverine e Caroline Launois, dell’omonima casa a conduzioine familiare di Mesnilsur-Oger; Micheline Tarlant di Oeuilly; Elisabeth Chartogne di Merfy. Questa in sintesi la storia, letta al femminile, del re dei vini: una storia di sacrifici, coraggio e caparbietà, ma anche di amore, di passione e di glamour. Non solo Champagne La Champagne è una regione impreziosita da antiche città d’arte, anzitutto Reims con l’imponente

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cattedrale gotica, per sei secoli sede dell’incoronazione dei Re di Francia (splendide vetrate dipinte e magnifiche sculture fra cui l’Angelo sorridente), il Palazzo arcivescovile del Tau e il suo prezioso museo, la Basilica di Saint-Remi del 1049, il Museo di Belle Arti nell’ex abbazia di Saint-Denis e una piccola “chicca”, la cappella dipinta nel 1959 dal pittore giapponese Lèonard Foujita. Poi Troyes, col suo suggestivo centro storico costellato di antiche case à colombages, ossia coi graticci di legno in bella vista, il Museo d’arte moderna e le sue grandi chiese arricchite da magnifiche vetrate: Sainte Madeleine, S. Urban, capolavoro dell’architettura gotica, e la cattedrale dei santi Pietro e Paolo. Senza dimenticare Epernay, con le sue belle case

di art deco e le sue celebri cave. Infine, sconfinando nella vicina regione delle Ardenne, verdissima, con campagne bucoliche, tappe d’obbligo sono: il grandioso Forte di Sedan, il più grande d’Europa, con una superficie di 35 mila mq su sette livelli, la cittadina di Charleville, fondata dai Gonzaga di Mantova, suoi feudatari, con una magnifica piazza seicentesca a portici simile a quella dei Vosges di Parigi, e alcuni notevoli musei. Da non perdere la visita alla vicina Mézières e al suo duomo gotico illeggiadrito da splendide vetrate policrome moderne di René Dürrbach. Insomma la Champagne non è solo.. Champagne!

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di Antonella Petitti

Il Taurasi, orgoglio del sud dell’Italia

Un vitigno che non guarda al breve periodo, ma che gioca benissimo sul lungo. Si tratta di un vero fuoriclasse, affermazione su cui convergono ampiamente tecnici e giornalisti di settore.

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rima del 1970 (anno della DOC Taurasi) la viticoltura irpina era legata ai pochi blasonati nomi dei grandi vini italiani, perché accennare a del Sangiovese o del Montepulciano – seppure non ve ne fosse - bastava a vende-

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re. E Taurasi era solo un paesino, non più memore dei fasti che l’hanno visto protagonista di importanti parentesi storiche, come quella dell’antica Taurasia distrutta dai Romani. Tranne pochi illuminati, come le famiglie di produttori Mastroberardino e Struzziero, fino agli anni dello scandalo del metanolo gli autoctoni restarono un patrimonio quasi sconosciuto. In una lunga metamorfosi che ha coinvolto produttori e consumatori la viticoltura irpina ha conquistato lo spazio che meritava, dimostrando di essere all avanguardia. Conquistata la DOCG nel 1993, Taurasi è stata l unica denominazione di origine controllata e garantita di tutto il centro sud fino al 2003. Alla base di tutto l Aglianico, richiesto dal disciplinare con un minimo dell 85%. Celebrato, amato quanto odiato e dibattuto, le sue potenzialità sono ormai delle certezze. Si tratta di una delle massime espressioni della viticoltura italiana, anche se ha un nome impronunciabile all estero. Ma lo si riconosce per caratteristiche audaci, per

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un acidità da tenere a bada ed una struttura invidiabile. Un vitigno che non guarda al breve periodo, ma che gioca benissimo sul lungo. Si tratta di un vero fuoriclasse, affermazione su cui convergono ampiamente tecnici e giornalisti di settore. Il nome Il piccolo comune di Taurasi ha dato il nome alla DOCG non perché fosse la zona più fortemente vocata, ma per la presenza della sua storica ferrovia, denominata addirittura la ferrovia del vino . E da lì che partivano grandi quantità di vino che andavano a rinforzare le file dei vini francesi (in particolare giungevano a Bordeaux), toscani e piemontesi. Accadde soprattutto negli anni che andarono dal concludersi dell’Ottocento ai primi anni Venti, a quei tempi la fillossera aveva distrutto buona parte dell’Europa vitivinicola, mentre in Irpinia arrivò soltanto negli anni Cinquanta.

Bonito, Castelfranci, Castelvetere sul Calore, Fontanarosa, Lapio, Luogosano, Mirabella Eclano, Montefalcione, Montemarano, Montemiletto, Paternopoli, Pietradefusi, Sant’Angelo all’Esca, San Mango sul Calore, Torre le Nocelle e Venticano. Senza far torto a nessuno, possiamo affermare che è Montemarano la zona più interessante, con altitudini che vanno dai 400 ai 700 metri s. l. m. Ancora oggi in questo areale si ritrovano suoli di origine vulcanica e molto sabbiosi in cui la fillossera non si propagò mai, ciò permise a molte piante di Aglianico di continuare a vivere, portando sino a noi meravigliosi esempi centenari. Sono stati ritrovati ceppi che addirittura superano i duecento anni. In Campania sono diversi gli esempi di piccole aree salve da questo parassita, che continuano a testimoniare una tradizione antica, vegliando sul territorio.

Il territorio Sono 17 i comuni della DOCG, che rappresentano in pieno la Valle del Calore. Si tratta di Taurasi,

Sistema di allevamento Oggi i vigneti sono allevati sostanzialmente a spalliera, con potature a cordone speronato e a

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guyot, ma in passato nella zona (è possibile riuscire a vederne ancora qualche testimonianza) vi erano le “alberate taurasine”, risalenti alla scuola etrusca. Viti che utilizzano alberi come tutori, in questo caso si tratta quasi esclusivamente di olmi. Modalità che permettevano colture contemporanee, oltre alle viti si coltivavano ortaggi e a volte anche grano, sullo stesso fazzoletto di terra. Tra i comuni in cui è possibile trovarne in maggior numero vi è senz altro Fontanarosa. Ma è doveroso citare la modalità antica più diffusa di allevamento della vite: lo starsete (o metodo avellinese). Plinio il Vecchio definì queste vigne a compluvium . Si tratta di vigne sorrette se non da alberi, da pali bassi, come a formare una sorta di stanza aperta verso il cielo. Un modo per ottenere grande produttività, ma anche per assicurarsi coltivazioni promiscue. Curiosità Un periodo di invecchiamento obbligatorio di tre anni (di cui almeno uno in botti di legno) per il Taurasi “classico”. Un ulteriore anno di invecchiamento (di cui almeno 18 mesi in botti di legno) per la tipologia “riserva”. Grazie ad un appassionato gruppo di lavoro che si è stretto attorno ad una serie di appuntamenti rivolti agli addetti ai lavori, sotto il nome di Taurasi Vendemmia , una lunga

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sessione tecnica ha acceso di recente i riflettori sulle ultime 10 annate. Con un punteggio in ventesimi, le annate che superano i 15/20 a partire dal 1999 sono: il 1999, il 2001, il 2004, il 2005, il 2007 ed il 2008. Il punteggio superiore va alla 2004 ed alla 2008, la prima risulta austera e da lungo invecchiamento, la seconda armonica e dinamica, con un grande potenziale evolutivo. La vendemmia 2009 – invece - quantitativamente ha registrato un segno positivo, seppure diminuiscono le produzioni destinate al Taurasi. Come d’abitudine sono le ultime uve ad essere raccolte in Campania, ed in media il risultato sembra poter fare grandi promesse. A segnare lo sviluppo vitivinicolo ed enologico della zona è stato un uomo di grande cultura che, nel 1879, ebbe la lungimiranza di dar vita all’Istituto Agrario di Avellino ad indirizzo Enologico. Una scelta, quella di Francesco De Sanctis, che ha permesso all’imponente patrimonio ampelografico di restare pressocchè intatto. Ancora oggi l’Istituto forma agronomi ed enologi, i quali continuano a contribuire alla crescita di uno dei territori più importanti per la viticoltura campana e italiana. In origine venne denominata Regia Scuola di Viticoltura & Enologia di Avellino”, l’artefice della diffusione di numerose osservazioni scientifiche sul vino Taurasi.

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Terre di Toscana di Luca Iacopini

La vetrina più importante per i vini Toscani si è svolta in Versilia: TERRE DI TOSCANA. La Fisar in collaborazione per presentare le migliori eccellenze e organizza il concorso fotografico: “Il mondo vino in bianco e nero”.

N

ei bellissimi ambienti dell’UNA Hotel Versilia di Lido di Camaiore, in provincia di Lucca si è svolta la manifestazione Terre di Toscana, la vetrina più importante per i vini Toscani. È stato presentato il meglio della Toscana, le grandi e storiche aziende, le nuove emergenti, le piccole famigliari, vini imperdibili, vini da ritrovare, vini da scoprire. Tutti testimoni di una vitivinicoltura ai vertici, quanto di meglio sia oggi in grado di esprimere questa regione, in rappresentanza di tutti i distretti che contano, quelli storici e quelli inediti. È stata un’occasione imperdibile per gli appassionati e per gli operatori che ormai da anni scelgono questo appuntamento per avere un primo quadro sulle nuove annate in commercio, in anteprima su Vinitaly. La Fisar oltre a partecipare a questa manifestazione come servizio sommelier ha voluto organizzare il 1° concorso fotografico: “Il mondo vinoin bianco e nero”. Abbiamo incontrato Fernando Pardini, giornalista enogastronomico e direttore responsabile de L’AcquaBuona, la testata online

Direttore Fernando Pardini

organizzatrice di Terre di Toscana, e gli abbiamo rivolto alcune domande: Come è nata l’idea di questa manifestazione in Versilia? Terre di Toscana nasce nel 2007 inserendosi nell’ambito di un ciclo di eventi che abbiamo chiamato Orizzonti e Vertici, ideato a partire dal 2003.

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Quel ciclo è nato con due o tre punti fermi a riferimento: proporre un tema enologico differente ogni volta, contare sulla presenza diretta dei produttori, avere come teatro di rappresentazione la Versilia, storica terra d’accoglienza, rivolgersi sempre e comunque a un pubblico di appassionati ed operatori. Terre di Toscana nacque con l’intento di offrire uno spaccato variegato di ciò che bolle in pentola nella vitivinicoltura d’autore di quella regione. La prepotente affermazione della prima edizione, con le insistenze “minacciose” dei produttori stessi, ci hanno forzato a rompere con la tradizione di Orizzonti e Vertici e a riproporre nuovamente Terre di Toscana, prima con cadenza biennale e poi con cadenza annuale. Siamo arrivati alla 6° edizione di questa manifestazione: quali sono gli elementi di questo successo? Noi sosteniamo che TdT ha un solo segreto: la straordinaria qualità del parterre. Riteniamo sia davvero cosa rara poter incontrare nel medesimo luogo e nella medesima circostanza un numero così nutrito e qualificato di vignaioli toscani. Molti di essi non frequentano neanche più fiere di settore più radicate e blasonate della nostra per essere solo lì. Insieme al parterre una location adeguata, bella, affascinante, logisticamente facile da fruire. Il traguardo dei quasi 3000 visitatori dell’ultima edizione, di cui quasi la metà operatori professionali, ci dicono che la strada è segnata, che l’evento è stato capace di diventare adulto e di fidelizzare un numero sempre crescente di visitatori, visitatori che provengono oramai da molte regioni italiane e anche dall’estero. Come sta il vino Toscano oggi? Mai stata più felice la combinazione fra qualità tecnica e caratterizzazione organolettica nei vini. Davvero un bel vedere, con un rintuzzamento significativo dei cliché stilistici che avevano imperato e omologato la produzione toscana degli anni ‘90, un provvidenziale ritorno al concetto di naturalezza espressiva e bevibilità, di snellezza

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ed equilibrio. Questo in via tendenziale, con le ovvie e immancabili eccezioni. Dal punto di vista commerciale ci sono molte differenze da zona a zona. Anche se la tendenza delle denominazioni più blasonate è quella di orientarsi soprattutto all’estero e ,di recente , verso i mercati nuovi che si stanno aprendo sia ad est che ad ovest. Inutile negare che anche nel mercato dell’agroalimentare la contingenza poco felice che sta attraversando il nostro paese si fa sentire. Per Lei è meglio berlo o descriverlo un vino? Da scribacchino trovo insopprimibile l’esigenza di raccontare una esperienza. Che nel mio caso in fondo significa parlar di sé stessi, di come ti senti in quel momento, intimo per definizione, in cui ti immedesimi con il bicchiere che hai davanti. Il fine ultimo di ogni buona bottiglia di vino è la tavola, il connubio con i cibi. Per la nostra cultura questo è. Vino e condivisione, vino e convivialità, vino e piacere ludico e pagano sono insostituibili binomi di gioia condivisa. Vino è inno alla vita, e andrebbe sempre celebrato, indipendentemente dal tasso di complessità o ambizione di quel bicchiere o di quell’altro. Bere vini che ti piacciono regala un senso di appagamento difficilmente riscontrabile in altri campi. Quale il vino ideale per un giornalista-degustatore esperto? Non ho un vino ideale. Mi nutro di curiosità. La nostalgia dei bei vini assaggiati, condivisi e che non ho più, mi inquieta e mi fa struggere. Ma muove la penna come nessun’altra cosa al

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mondo. Così come mi fa muovere la penna il vino inatteso, magari senza griffe, quello che scarta di lato, fiero delle sue debolezze, sincero nella sua espressività, via dalla pazza folla. Il vino che non urla, ma che ti racconta in silenzio una storia che ti segna. Struggente e vera come un diario partigiano. Nelle due giornate abbiamo degustato tanti bei vini, molte belle scoperte, abbiamo voluto riportate alcune nostre sensazioni, in particolare: Chianti Classico Riserva 2008 Castell’in Villa - Castelnuovo Berardenga (SI) 100% Sangiovese. Colore, rosso rubino con un unghia aranciata. Al naso complesso, elegante, frutto rosso, sottobosco, note speziate, elegante, franco. Al palato molto fine, elegante, un corpo strutturato con sentori di frutta evoluta ma contrastata da una ottima acidità e mineralità. Siamo all’apice del sangiovese, grande bevibilità grazie alla sua freschezza, con tannini terrosi, eleganti che esplodono in bocca, lungo, eccellente. Caberlot 2009 Podere Il Carnaciale - Montevarchi (AR) Caberlot 100%. Il vitigno Caberlot è stato scoperto negli anni ’60 da una selezione massale fatta sui colli Eugani. È un incrocio spontaneo che combina le caratteristiche del cabernet e del merlot. Coltivato esclusivamente qui e prodotto solo in magnum. Colore rosso molto carico, impenetrabile. Al naso una ciliegia matura ma predomina la speziatura con un evidente sentore di pepe bianco e tabacco. Al palato asciutto, pieno, di corpo, gradevolmente alcolico. Ritornano amarene, spezie con note vanigliate. Finale lungo. A Sirio 2008 San Gervasio, Palaia (PI) Sangiovese 95% e Cabernet Sauvignon 5%. Il nome dedicato al nonno fondatore dell’azienda. Rosso rubino carico. Al naso predomina frutti come la mora e la prugna con leggere note speziate di pepe verde. In bocca si conferma una

prugna matura e sentori minerali con tannini dolci. Buona bevibilità con una nota più fresca dei “cugini” del chianti classico grazie al microclima più fresco delle colline pisane. In questa parte di toscana il terreno è più sabbioso e calcareo, e riesce a dare una bevibilità meno impegnativa; strutturato ma non troppo con una equilibrata mineralità. Bolgheri Sassicaia 2009 Tenuta San Guido, Bolgheri (LI) Cabernet Sauvignon 85% e Cabernet Franc 15%. È sicuramente il brand dei vini italiani all’estero. Colore rubino intenso e vivo, di buona concentrazione. Al naso approccio olfattivo interessante con sentori di frutta come ribes rosso, tabacco, cacao, liquirizia e note balsamiche, con note di graffite in sottofondo. Al palato si conferma una confettura di prugna e frutti di bosco, con note speziate e balsamiche con punte predominanti di pepe nero. Un corpo avvolgente che lo conduce ad un finale anche sottile ma estremamente lungo. Il tannino è dolce e morbido grande massa estrattiva, pieno e solido. Nobile Montepulciano Riserva 2007 Contucci - Montepulciano (SI) Prugnolo gentile 65%, Canaiolo nero e Colorino 35%. Rosso rubino tendente al granato. Al naso evidenti sentori di mammola e prugna con finale moderatamente speziato e leggere note di tabacco. Al palato di corpo si percepiscono in modo evidente sentori alcolici, è come masticare delle more mature con una buona densità tannica, setosi e importante, persistente. Brunello di Montalcino 2007 Poggio di Sotto - Montalcino (SI) 100% Sangovese Grosso. Colore rosso rubino, tendente all’aranciato, il vero colore di un sangiovese in fase di evoluzione. Amplio spettro di profumi, pieno. I primi sono frutti rossi, visto la giovinezza del vino, subito dopo sentiamo more, sottobosco, spezie, cuoio. Scivola in bocca

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elegante con tannini fini, setosi e lunghi. Dopo alcuni attimi esplode con tutta la sua potenza, un sangiovese fine, una buona acidità, note floreali minerali, tabacco, cuoio, persistente, veramente armonico in tutta la sua complessità. È prodotto dal 1991 e oggi si dimostra di essere un leder. Piropo 2009 Castello Potentino - Seggiano (GR) Pinot Nero 100%. Il termine “Piropo” è un tipo raro di granato, con tonalità porpora che veniva usato dagli scrittori rinascimentali come una metafora per il vino toscano. Ha un colore tenue leggermente scarico ma brillante. Un bouquet intrigante, viene fuori dopo alcuni attimi, è un vino che si fa attendere, ma dopo ci riappaga. Intenso molto schietto e di classe. È molto complesso con odori frutta di bosco nera ma predominano spezie, mineralità, freschezza. Al palato si confermano tutti questi aromi oltre a elegante sottobosco bagnato, un grande vino, soprattutto grande finezza e elegante. Non pensavamo mai di trovare un pinot così elegante in toscana. Vermentino Nero 2011 Terenzuola - Fosdinovo (MS) Vermentino Nero per l’85% e altri vitigni raccomandati e autorizzati per la restante parte. Colore rosso carico, vivo e brillante. Al naso sentori di freschi di ribes. more nere e mirtillo. In bocca si confermano frutti rossi intensi come ciliegie e prugne con una buona mineralità finale, con un corpo medio di buona bevibilità e fresco. È un vitigno autoctono che trova casa solo tra la Toscana e la ligura, rende i vino freschi, con una bevibilità molto interessante. Chianti Classico Bandini 2011 Villa Pomona, Castellina in Chianti (SI) Sangiovese 95% e Colorino 5%. Rosso porpora chiaro. Prevalgono sentori floreali mammola, successivamente si sviluppano piccoli frutti rossi maturi insieme a sentori di mineralità, pietra fo-

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caia. Al palato si confermano frutti la mora con sentori floreali di violetta fragrante e dinamico. Buon equilibrio tra i tannini, acidità e alcolicità (non meno di 14,5°), buona bevibilità. La Ricolma 2010 San Giusto a Rentennano - Gaiole in Chianti (SI) Merlot 100%. Colore rubino carico, sembra una spremuta di mora impenetrabile. Al naso intenso, un’esplosione di frutta e fiori con note di mora, amarena, prugna, viola e speziato. La Vaniglia della barrique di affinamento dolce e delicata, assolutamente non invasiva. In bocca grande esplosione di confettura di more, prugne, mirtilli neri. Al palato morbido si distribuisce in bocca in modo elastico, equilibrato con un buona acidità sapidità controllata con una persistenza interminabile. Equilibrato ed armonico il complesso. Bolgheri rosso superiore Arnione 2008 Campo alla Sughera - Bolgheri (LI) Cabernet Franc 50%, Cabernet Sauvignon 20%, Merlot 20% e Petit verdot 10%. Il nome Arnione deriva da un termine tecnico che indica le sfere di alabastro che si trovano naturalmente nel terreno. Rosso rubino intenso, con riflessi tendenti al granato. Al naso amplio, predominano frutti neri maturi come mora, prugna e amarena, nel finale sentori di spezie dolci, ampio, di buona complessità. Al palato pieno ed armonico, di grande morbidezza, si conferma la confettura di more con sentori mentolati, tannini molto morbidi, dal finale persistente. Chianti Classico Riserva Cinquantenario 2008 Castello Monsanto - Barberino Val d’Elsa (FI) Sangiovese 90%, Colorino e Canaiolo 10%. È stato il primo chianti cru prodotto dal 1962 questo è il vino celebrativo del 50°. Rosso rubino tenue, al naso lampone, sentori di macchia, muschio, corbezzoli, ginestra, minerale. Al palato balsamico grande freschezza, con un corpo strutturato, molto elegante e fine.

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Dopo alcuni secondi esplode in bocca in modo pregevole con un bellissimo tannino setoso. Vino fine e lungo che lascia un bellissimo retrogusto elegante, armonico. Il finale è un insieme di sentori di piante verdi mediterranee. Pergole Torte 2010 Montevertine, Radda in Chianti (SI) Sangiovese 100%. Rosso rubino violaceo brillante. Al naso rosa, violetta e mammola, ciliegia, con note fresche, poi escono note salmastre, tabacco e terra, elegante. Al palato frutti rossi giovani come ciliegia e cassis e mora, con ritorni sapiti e balsamici come mentolo, buona bevilità con una lunga persistenza carnoso e denso con tannini setosi e una bell’acidità, un vino giovane ma già complesso con un finale lungo. Vero vino tradizionale. Vigna D’Alceo 2009 Castello dei Rampolla - Greve in Chianti (SI) Cabernet Sauvignon 85% e Petit Vedot 15%. Colore rosso porpora carico vivo. Al naso frutto rosso giovane, dal colore ci aspettavamo più intenso, però schietto e sottile. Al palato frutti maturi di amarena, note di cuoio e di cioccolato. Vino caldo, rotondo di corpo, elegante, equilibrato dalla mineralità (data dal terreno calcareo di natura galestrosa) franco, fresco e persistente. Armonico e raffinato. Flaccianello della Pieve 2009 Fontodi, Panzano in Chianti (SI) Sangiovese 100%. Il nome prende origine dalla millenaria pieve San Leolinino a Flacciano. Rosso rubino intenso di grande concentrazione. Naso aromatico amplio boquet, avvolgente che ricorda ciliegia matura, la prugna, la mora di bosco, speziato, nel contempo fresco, floreale iris e mammola. Successivamente si sviluppano profumi terziari come note tostate, minerali e di cioccolato. In bocca un enorme ricchezza di sapori di frutta matura con tannini morbidi, contrapposta

ad un elegante sapidità. Un equilibrio quasi perfetto, tra corpo e mineralità. È Lunga la persistenza gusto olfattiva, percorsa da sensazioni calde. Il Templare 2008 Montenidoli - San Gimignano (SI) 70% Vernaccia, 20% Trebbiano e 10% Malvasia bianca. Il vino dei guerrieri monaci del medioevo che veniva bevuto secondo necessità per cacciare il freddo. Colore giallo carico brillante, tendente al dorato, trasparente. Al naso intenso, sentori di frutta matura, mandorle, tostatura, canditi e note di vaniglia. Al palato vino di corpo, grasso si confermano sentori di mandorla, frutta secca, agrumi, resina, grande corpo con eccellente sapidità e mineralità, equilibrato, armonico. È un vino persistente con un bel retrogusto amarognolo tipico per questo vitigno. Fortuni 2008 Podere Fortuna - San Piero a Sieve (FI) Pinot 100%. Colore porpora. Al naso inizialmente un po’ nascosto ma dopo alcuni secondi si aprono con ricchi di profumi anche terziari profumi di sottobosco, pelle “bagnata” e frutto rosso, un bouquet di straordinaria finezza, eleganza più che possenza. Al palato note minerali con una buona acidità. Al palato fresco scivola per aprirsi dopo alcuni attimi confermando da frutto di sottobosco con buona mineralità. Un tannino pronunciato che ci fa pensare che fra qualche anno sarà un grande vino. Chianti Classico Riserva Baron’Ugo 2009 Monterapponi - Radda in Chianti (SI) 90% sangiovese, 8% canaiolo e 2% colorino. Colore rosso mattone carico tendente al granato. Al naso una netta e piacevole speziatura ha accompagnato un fruttato di ciliegie e mirtillo nero, di frutta di bosco e confettura, con una nota minerale di fondo. Al palato frutto maturo come la marasca, ampio e caldo, ha riempito subito il palato con tannini morbidi ed una bell’acidità a

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stimolare la salivazione. È balsamico, ricco, dol-

Cepparello 2009

cemente mentoso speziato di lunga persistenza.

Isole e Olena - Barberino Vald’Elsa (FI) Colore rosso rubino brillante carico. Al naso rosa

Carmignano Terre a Mano 2009

canina, note di marmellata di ciliegia rossa, ra-

Terre a Mano

barbaro con finale floreale. Al palato confettura di

Fattoria Bacchereto, Carmignano (PO)

frutti come la mora e la prugna, pieno, equilibra-

Sangiovese 80%, Cabernet 10% e Canaiolo

to da una buona mineralità e freschezza, tannini

10%. Colore rosso pieno. Naso frutta surmatura

dolci e eleganti. È un vino armonico crediamo

come ciliegia, e frutti rossi di bosco quasi sotto-

che sia una fra le maggiore espressione del san-

spirito si apre con grande scadenza a molteplici

giovese perché i tannini duri di questo vitigno qui

note speziate e tabacco dolce, complesso.

sono aggraziati in un modo unico.

Al palato frutta matura con note di pepe, chiodo di garofano: buona acidità a contrapporre un

Bolgheri Rosso Superiore,

vino di corpo. Sul finale vengono fuori note di

Campo al Fico 2009

cuoio, con un gradevole retrogusto di rabarba-

I Luoghi - Bolgheri (LI)

ro dai tocchi leggermente balsamici, un tannino

Cabernet Franc 80% e Cabernet Sauvignon 20%.

vigoroso e al contempo docile e vellutato. Finale

Colore rosso rubino carico brillante poco traspa-

lungo e piacevole

rente. Al naso schietto, fine con sentori di piccoli frutti rossi maturi, con sentori di liquirizia, tosta-

Palistorti di Valgiano rosso 2010

tura e mineralità. Al palato frutto maturo ottima

Tenuta Valgiano - Valgiano (LU)

freschezza, sapido, note mentolate, balsamiche

Sangiovese 70% Marlot, Syrah e altri 30%. Colore

e speziate, come pepe nero e liquirizia. Armonico

rosso rubino carico.

con un bellissimo ed elegante retrogusto.

Al naso un sentore di frutti come more e prugne, intenso, vivo. Al palato si confermano i frutti ma

Castello del Terriccio 2009

si aggiungano anche mirtilli neri di bosco freschi

Castello del Terriccio - Castellina Marittima (PI)

che ci indicano la giovinezza di questo vino; sa-

Vitigni: Syrah 50%, Petit-Verdot 25% e 25% al-

pido buona bevibilità ben bilanciato con tannini

tre uve rosse. Colore rosso rubino carico brillante

fini, equilibrato.

impenetrabile. Al naso sentori fruttate mature di ribes, evidenti

Paleo Rosso 2009

note balsamiche, in modo particolare di eucalip-

Le Macchiole - Bolgheri (LI)

tus, e speziate. Al palato si confermato le note

Cabernet Franc 100%. Colore pieno rosso rubi-

mentolate, rotondo, morbido, pieno, maturo, non

no. Ampio bouquet, note fruttate di ciliegia matu-

molto franco di grande estratto. Predominano le

ra, lampone, mandorla, china con sentori alcolici.

parti morbide, ma buona bevilità.

Al palato toni vegetali con tannini fitti e morbidi

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con note balsamiche, foglie di pomodoro, con

Nocio dei Boscarelli 2008

una buona sapidità e una intensa alcolicità, per-

Boscarelli - Montepulciano (SI)

sistente, interminabile. Vino di corpo che predo-

Sangiovese 100%. Il cru dell’azienda prende il

mina le sostanze morbide ma con una grande

nome dal vigneto storico. Colore rosso rubino

beva ora e sicuramente anche fra alcuni anni,

intenso con riflessi granati.

equilibrato.

Al naso mirtillo e prugna di media maturazione,

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sentori terziari come liquirizia, chiodo di garofano, mallo di noce. Al palato elegante note di frutta matura che ci accompagnano per molti secondi, ampio, fresco e minerale con una finezza finale molto precisa e seducente particolare per questo territorio che normalmente concede ai sangiovesi piĂš corpo e meno eleganza. Veramente armonico e persistente.

Sangioveto 2009 Badia a Coltibuono - Gaiole in Chianti (SI) Sangiovese 100%. Colore rosso rubino brillante con unghia violacea. Al naso mammola e violetta con frutti rossi molto giovani. Bocca carico ma un evidente nota di freschezza, ricorda mora rossa di bosco e ribes, un buon corpo, tannini giovani morbidi, buona bevibilitĂ derivata dalla sua aciditĂ , persistente.

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di Roberto Vitali

Valtellina, la più estesa viticoltura verticale d’Italia

La Denominazione Valtellina è l’unica ad aver ottenuto due Docg coincidenti sia per vitigno che per territorio.

V

ini di montagna, vini eroici quelli della Valtellina, la regione vinicola più a nord della Lombardia. Da secoli è terra di viti e di vino. Sulla sponda destra del fiume Adda, quella più esposta al sole, per una quarantina di chilometri si susseguono, incuneati tra le rocce, i vigneti terrazzati dove matura l’uva che ha rappresentato e rappresenta ancora oggi una delle risorse più significative dell’economia agricola locale. La passione e la fatica di intere generazioni di

uomini hanno permesso la coltivazione su queste pendici scoscese di un vitigno nobile come il Nebbiolo, chiamato localmente Chiavennasca (varietà secondarie: Pignola, Rossola, Brugnola). In passato grandi poeti come Carducci e persino il sommo Leonardo Da Vinci sono rimasti affascinati da questi luoghi aspri ma capaci di dare vita a vini potenti. La Denominazione Valtellina è l’unica ad aver ottenuto due Docg coincidenti sia per vitigno che per territorio: Sforzato di Valtellina Docg e Valtellina Superiore Docg (con le sottozone Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno e Valgella). A questi vini si aggiungono il Rosso di Valtellina Doc e l’Igt Terrazze Retiche di Sondrio. Il tratto da Ardenno a Tirano, con Sondrio al centro, gode di un irraggiamento particolare. I filari, perfettamente allineati in balzi scoscesi e in fazzoletti di terra riportata, sostenuti da muretti a secco, esaltano l’ambiente. I terrazzamenti sono uno spettacolo e al tempo stesso costituiscono una tutela per il territorio. La vite prospera grazie alle particolari condizioni ambientali e alla fatica e passione di generazioni di vignaioli

Vigneti in Valtellina

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che, modificando il paesaggio agrario, hanno creato la più estesa viticoltura verticale d’Italia. VALTELLINA SUPERIORE DOCG (Superficie iscritta all’albo vigneti 613 ettari) Fa riferimento ad un’area estesa da Berbenno a Tirano con una produzione massima di 8 tonnellate/ettaro. L’affinamento minimo è di 24 mesi, di cui almeno 12 in botti di rovere. Il grado alcolico minimo al consumo è del 12%. Da disciplinare, percentuale degli uvaggi: 90% Nebbiolo, 10% altri vitigni raccomandati ed autorizzati, non aromatici. Resa da uva fresca a vino finito70%. Può avere anche le denominazioni di cinque Sottozone: SASSELLA Ottenuto per vinificazione di almeno il 90% di uve Nebbiolo e, massimo, il 10% di altri vitigni quali: Brugnola, Rossola, Pignola. E’ prodotto con uve della zona (estensione vitata di 130 ettari) fra il Comune di Castione e il territorio ovest di Sondrio; un’area impervia e soleggiata, che comprende la rupe del santuario mariano della Sassella. Il vino è color rosso rubino tendente al granata con profumo intenso che si esalta con l’invecchiamento. Armonico e secco al gusto, leggermente tannico, viene affinato per almeno 24 mesi e con gradazione alcolica minima del 12%. Raggiunge un’ottima maturità dopo un invecchiamento di quattro, cinque anni e, se mantenuto in buone condizioni di cantina, si può conservare in bottiglia per lungo tempo. Si abbina particolarmente con piatti a base di carni rosse, selvaggina, formaggi e salumi. GRUMELLO Viene prodotto nel versante a nord-est di Sondrio (con un’estensione vitata di 78 ettari) e prende il nome dal castello che domina la vallata (fortezza del XIII secolo). Colore rosso rubino tendente al granata. Caratteristiche olfattive: profumo sottile ed intenso (la Brugnola

Valtellina

conferisce una sfumatura che ricorda la mandorla); caratteristiche organolettiche: asciutto e vellutato. Il Grumello, ricco di fragranze, è più sapido se ottenuto dalle uve della ben delimitata area detta dei “Dossi Salati”. Classico rosso per piatti saporiti, in particolare risotti, polenta taragna, sciatt, brasati e formaggi locali. INFERNO La sottozona, con nome tanto singolare quanto affascinante, fa riferimento a piccoli terrazzamenti vitati situati fra Poggiridenti e Tresivio, in anfratti rocciosi e non facili da raggiungere, porzioni di versante dove in estate le temperature sono particolarmente elevate. L’Inferno è la più piccola delle sottodenominazioni, si colloca ad est del Grumello ed ha un’estensione vitata di 55 ettari. Le uve della zona dell’Inferno danno un vino di carattere, adatto al lungo invecchiamento, di color rosso rubino tendente al granata. Con l’affinamento acquisisce particolari fragranze e si ammorbidisce. Il suo sapore è asciutto, armonico, leggermente tannico. E’ ritenuto il più austero fra i Valtellina Superiore. Si abbina a carni rosse arrostite, a selvaggina e formaggi stagionati. VALGELLA È la più vasta fra le sottozone del “Superiore” (con un’estensione vitata di 137 ettari in zona Teglio). In passato questo rosso veniva in gran parte destinato all’esportazione nella vicina Svizzera. Il suo

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nome deriva dal latino Vallicula, ossia vallicella. Inizialmente si differenzia dalle altre sottodenominazioni, pur mostrando un carattere ben deciso, per una certa morbidezza che comunque ne assicura un’identica tenuta per l’invecchiamento. Delicato all’olfatto, ha sapore secco, armonico e rotondo. Fresche sensazioni floreali lo rendono apprezzabile anche giovane. Ben si abbina ai piatti

Il Consorzio per la Tutela dei Vini di Valtellina, fondato nel 1976, rappresenta dal 1997 la quasi totalità delle case e aziende vinicole della provincia di Sondrio ed è, ad oggi, l’unico consorzio italiano che possa fregiarsi di ben due Docg coincidenti per territorio e vitigno: Valtellina Superiore e Sforzato di Valtellina. Le sue finalità comprendono anche aspetti strettamente legati al territorio, come dimostra la recente istituzione della fondazione Provinea per la salvaguardia dei terrazzamenti valtellinesi. Riassumiamo in cifre la viticoltura a Denominazione di Origine in Valtellina 1 DOCG Valtellina Superiore 1 DOCG Sforzato di Valtellina 1 DOC Rosso di Valtellina 1 IGT Terrazze Retiche di Sondrio 800 ettari vitati iscritti all’Albo dei Vigneti 2.042 viticoltori conduttori e/o proprietari 0,4 ettari la superficie media in conduzione 4.400 tonnellate, la produzione media di uva 30.000 ettolitri, la produzione media di vino di cui: 20.000 ettolitri Valtellina Superiore e/o sottozone e Sforzato 7.000 ettolitri Valtellina DOC 3.000 ettolitri Sforzato DOCG Soci: 939 Di cui 37 aziende vinicole Dati aggiornati a Gennaio 2013

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di carni rosse, formaggi stagionati e viene soprattutto proposto con le specialità gastronomiche della valle: pizzoccheri, breasola, violino di capra. MAROGGIA La località Maroggia rientra nel territorio del Comune di Berbenno in Valtellina e precede la zona del Sassella. Il vino prodotto con le uve del pendio soleggiato è di colore rosso rubino con riflessi granati. Il sapore è armonico, asciutto e vellutato. Prodotto in quantità limitata (25 gli ettari a vigneto), il Maroggia è legato alla figura di Benigno De’ Medici che nella metà del Quattrocento si fermò appunto a Maroggia dove trovò ospitalità e ristoro apprezzando in particolare il vino locale definendolo “firmum et dulce”, ossia corposo ed amabile. Come tutti i Valtellina Superiore, ben si sposa coi piatti più saporiti della cucina locale, in particolare con carni e formaggi.

LO SFORZATO DOCG Lo Sforzato o Sfursat di Valtellina è il primo passito rosso secco italiano che vanta la “garantita”, ossia la Docg, ottenuta nel 2003 dopo un laborioso iter che ha visto impegnati, col Consorzio, tutti i produttori. Lo Sforzato è il frutto della selezione delle migliori uve Nebbiolo (grappoli spargoli e sani) che, subito dopo la vendemmia, vengono stese su graticci in locali asciutti e ben areati detti “fruttai”, inimitabile “genius loci” per la qualità dello Sforzato . L’appassimento dura mediamente 110 giorni e quando, a fine gennaio, l’aria di Valtellina ha completato il suo... lavoro, l’uva ha perduto il 40% del proprio peso, ha concentrato i succhi, ha sviluppato particolari fragranze aromatiche ed è pronta per la pigiatura. Seguono 24 mesi di maturazione ed affinamento in legno e bottiglia e solo a quel punto questo rosso caldo, figlio del freddo, con grado alcolico minimo 14% è pronto per la degustazione. Il colore è granato scuro, intensi i profumi.

Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3


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Intervista alla vincitrice di “Masterchef Italia” di Lara Loreti

Seconda Edizione

Tiziana Stefanelli: «Il mio rapporto col vino? Il nostro è un matrimonio felice che dura da 25 anni».

A

dora il vino rosso, se di Bolgheri è anche meglio, i piatti di carne, anche se preferisce gli antipasti di pesce “tanti, vari e sfiziosi”. E ama il turismo enogastronomico. Professione avvocata, chef per passione. “Ma tra i fornelli o con un calice in mano mi sento più a mio agio che nelle aule di tribunale: più gente divertente e meno tensioni”. Tiziana Stefanelli, 42 anni romana, vincitrice del programma televisivo Masterchef, è stata guest star dell’edizione 2013 di Vinitaly a Verona, nello stand dell’azienda bolgherese

Campo alla Sughera. Un appuntamento che la Fisar non si è fatta scappare. Al termine di un emozionante cooking show, a cui hanno preso parte decine di visitatori della mostra vinicola, il presidente nazionale della Fisar, Mario Del Debbio, ha incontrato la Stefanelli e le ha regalato un apribottiglia super chic. “Un piccolo omaggio - ha detto Del Debbio - in segno di amicizia da parte della nostra Federazione”. Un dono che l’avvocata chef ha molto gradito e che le sarà sicuramente utile, visto che proprio in queste settimane sta seguendo

un corso di formazione da sommelier. Lo racconta lei stessa. “Il mio rapporto col vino? Il nostro è un matrimonio felice che dura da 25 anni. Amo molto la cultura enologica e tutto ciò che ci gira intorno. È un mondo ricco e affascinante. Personalmente ho bevuto molto e visitato tante cantine. Ogni volta che con la mia famiglia andiamo a fare qualche giro, soprattutto in Toscana, prediligiamo sempre posti dove poter visitare vigne o cantine. E sto educando anche mia figlia all’amore per il vino. Credo che sia fondamentale avvicinare i bambini e i ragazzi a questo mondo con un approccio culturale positivo, anche per combattere i problemi dei giovani legati all’alcolismo”. A Vinitaly, davanti a un pubblico di fan ma anche di addetti ai lavori, la cuoca televisiva si è dedicata alla preparazione di un suo piatto forte: petti di piccione con salsa alla mostarda di Cremona e purea di patate affumicate. In una parola: Nike.

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Una prelibatezza, già sperimentata in tv, che è stata abbinata al vino bolgherese Adèo di Campo alla Sughera, annata 2010: un elegante mix di Cabernet Sauvignon e Merlot. Un successo non scontato. “Questo è un piatto particolare perché è fatto con un tipo di carne che non piace a tutti . Ha un retrogusto ferroso particolare – spiega l’avvocata in grembiule – È come un vino d’annata: va saputo apprezzare. Di certo questo vino l’ha valorizzato. L’abbinamento era perfetto”. Un complimento che va a lusingare il patron di Campo alla Sughera, Felice Tirabasso: “Il vino insieme al piatto è piaciuto a tutti e questo ci riempie di soddisfazione. Ma del resto non avevamo dubbi: Tiziana è una garanzia. Questo è un connubio di cui siamo orgogliosi: la sua cucina esalta i nostri vini”. Il giorno dopo, la chef è stata protagonista di un altro show con tanto di mistery box con ingredienti delle campagne livornesi, a sorpresa: “È la cosa più difficile che ci sia fare un piatto con ingredienti alla cieca, ma è anche la più stimolante”, ha commentato Tiziana. Non solo cibo e non solo vino. A Verona la Stefanelli ha anche raccontato al suo pubblico qualche retroscena di Masterchef. “Io e i miei concorrenti abbiamo imparato molto durante il percorso e lo abbiamo fatto con la pratica: niente era preparato, tutti i piatti sono stati improvvisati, quindi purtroppo nessuno di noi ha dato il meglio di sé”. L’avvocata ha avuto filo da torcere con i suoi rivali. “Cosa penso di Spyros? Non ho mai mangiato i suoi piatti – dice - Sono una fan di Danny D’Annibale (concorrente

dell’edizione 2012 di Masterchef ndr) e ho avuto il piacere di conoscerlo quando avevo già vinto il programma, che però non era ancora andato in onda e quindi nessuno mi conosceva. E così, quando mi sono presentata a D’Annibale, l’ho fatto in anonimato, come sua fan. Poi, nel momento in cui lui ha scoperto che ero la nuova vincitrice di Masterchef è rimasto felicemente sorpreso, e mi ha chiamato per farmi i complimenti. È una persona che apprezzo molto”. Tiziana è un vero personaggio: amata e “odiata”, senza vie di mezzo. Molti l’hanno criticata accusandola di aver giocato scorrettamente nel corso del programma. Di certo il fatto di essere avvocata ha agevolato la sua notorietà. Cosa ne pensa l’interessata? “Non sono solo un personaggio e il mio mestiere non c’entra niente. Sono una persona come tante e ora che sono conosciuta non è facile gestire la notorietà in famiglia. Non avevo pensato ai risvolti dell’essere famosa, ma non mi pento di niente – dice determinata - Quando Masterchef è andato in onda su Sky c’erano tanti detrattori, gente che mi criticava e che fomentava le polemiche, ma poi nella replica su Cielo il discorso è cambiato. La verità è che l’ostilità nei miei confronti è nata su facebook. E poi qualche media di basso profilo è andato dietro a questa onda. Ma chi mi ha conosciuto di persona mi ha apprezzato: nella vita reale sono circondata da gente che mi vuole bene e che mi ha manifestato solidarietà”. Toga o grembiule, cosa sceglie

Tiziana? “Io sono un avvocato, in cucina sono una dilettante e tale resto. Non mi sento una chef: quelli veri fanno tanta gavetta nelle cucine: gestire una locanda è difficile e duro. Io ho fatto un percorso professionale diverso”. La cucina però resta la sua grande passione, non solo da cuoca ma anche da “consumatrice”: “Amo molto Roy Caceres del ristorante romano Metamorfosi e il Pagliaccio e poi il grande Heinz Beck. Tuttavia, credo che il problema dei ristoranti stellati italiani sia che non hanno abbastanza caratterizzazione: dovrebbero avere una firma, come accade alle opere d’arte. Perché ogni vero piatto lo è”. Dopo l’uscita del suo libro, edito da Rcs, “Avvocato in cucina”, che è una raccolta di ricette, nel futuro della Stefanelli potrebbe esserci ancora la tv: “Sto trattando con alcune emittenti per un programma in cui mettere a frutto le mie attitudini non solo di cuoca, ma professionali di legale. Vedremo”. E le sorprese per i suoi fan non tarderanno ad arrivare.

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Grande qualità con tanti microclimi diversi: “La Doc Friuli Colli Orientali”

di Luca Iacopini e Massimo Bracci

Arte, cultura, storia e, naturalmente, vino: a zona di produzione dei vini DOC “Friuli Colli Orientali”, che ha in Cividale del Friuli il suo capoluogo enologico ed il centro più conosciuto fuori dai confini regionali, è ancora da scoprire dal punto di vista paesaggistico.

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pochi chilometri da Udine e da loca-

ce sintesi di un progetto che vuole garantire alla

lità balneari ben note ai turisti italia-

vitivinicoltura il massimo dello sviluppo nell’am-

ni e stranieri, come Lignano e Grado;

bito di una gestione integrata delle risorse eco-

dalle pendici del monte Bernadia, a nord,

nomiche ed ambientali; una integrazione nella

fino allo Judrio che segna il confine tra le pro-

quale il turismo enogastronomico ha una parte

vince di Udine e di Gorizia, c’è solo l’imbaraz-

importante. Probabilmente già i Celti, che occu-

zo della scelta con microclimi diversi e unici.

pavano queste terre molti secoli fa, avevano ini-

Gli oltre 2000 ettari vitati di questo territorio sono

ziato ad apprezzare e a coltivare la vite, giunta da

stati ribattezzati “Parco della vite e del vino”, feli-

est, forse dalla Turchia. Certo è che i vini friulani

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possono vantare oltre duemila anni di storia do-

zione collinare della porzione orientale della pro-

cumentata: dal 180 avanti Cristo, ai Romani, al

vincia di Udine che, partendo da nord, interessa i

Medioevo dove il vino friulano (non più in anfore,

territori dei comuni di Tarcento, Nimis, Povoletto,

ma in botti di legno) veniva trasportato nei paesi

Attimis, Faedis, Torreano, la parte est di Cividale,

del nord Europa.

San Pietro al Natisone, Prepotto. Quindi prose-

Una tradizione vitivinicola secolare, fatta di espan-

gue (direzione sud-ovest) verso Premariacco,

sioni e ristagnazioni, che ha permesso infine ai

Buttrio, Manzano, S. Giovanni al Natisone e

produttori del XX secolo, di avviare un nuovo e

Corno di Rosazzo.

fecondo periodo di espansione. L’ambito territo-

La Doc può avere 20 indicazioni in base al vitigno

riale dei Colli Orientali del Friuli, è stato definito nel

utilizzato, come Chardonnay, Sauvignon ma da

1970 con l’approvazione del disciplinare di pro-

sottolineare i vitigni locali come Picolit, Verduzzo

duzione della D.O.C.. Comprende l’intera forma-

Friulano, Pignolo, Refosco da peduncolo rosso, Schioppettino, Tazzelenghe, etc. Esistono 5 sottozone definite cru: Schioppettino di Prepotto, Cialla, Pignolo di Rosazzo, Ribolla di Rosazzo, Refosco di Faedis. La caratteristica peculiare di queste sottozone è che ammettono solo vitigni autoctoni e tipici della zona. Si tratta di rilievi di altitudine compresa tra i 100 e i 350 metri s.l.m., omogenei tanto per condizioni climatiche quanto per l’origine geologica. In tempi lontani (35-55 milioni di anni or sono) la pianura friulana era invasa dal mare e le coste si trovavano quasi a ridosso delle attuali Prealpi Giulie. Sul fondo di questa arcaica laguna, nel corso dei millenni, si realizzò un lento processo di sedimentazione che diede origine a imponenti formazioni come le marne (argille calcaree) e le arenarie (sabbie calcificate) dall’aspetto molto tipico. Terreni straordinariamente vocati alla viticoltura per la loro giacitura e composizione. Una posizione geografica ottimale per la viticoltura: le Alpi Giulie alle spalle e il mare Adriatico di fronte. Qui la vite trova riparo dalle fredde correnti del nord e gode di una costante, benefica ventilazione. All’interno del comprensorio vi sono tuttavia infiniti microclimi: più freschi e umidi a nord a ridosso delle montagne; più miti e asciutti a sud. Abbiamo degustato il Sacrirosso Rosso della

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azienda delle Due Terre di Prepotto un assemblaggio di Schioppettino e Refosco. Il comune di Prepotto, e situato sulle colline a sud-est di Cividale, a ridosso del confine con la Slovenia. Nel comune di Prepotto il vitigno autoctono friulano principe è lo Schioppettino. Riconosciuta anche dal disciplinare dal giugno 2008, è la sottozona “Schioppettino di Prepotto”, riservata al vino prodotto esclusivamente nel territorio comunale secondo quanto stabilito da un rigido disciplinare di produzione. Non è chiara quale sia l’origine del termine Schioppettino, tanto che in alcuni testi le uve vengono ancora descritte come Ribolla nera o Pocalza, probabilmente il nome deriva dal fatto che lo Schioppettino, caratterizzato da elevata acidità fissa, dopo essere stato imbottigliato da giovane e aver quindi completato la fermentazione malolattica in bottiglia, diventava leggermente frizzante, dando l’impressione, sia all’udito che in bocca, di scoppiettare a causa dell’anidride carbonica sviluppata, ed anche dal medesimo effetto prodotto dall’uva matura alla masticazione, “schioppettante” per la buccia tesa e spessa.

ciliegia, la mora di bosco matura, leggere note

La sua caratteristica e quella di avere un sapore

speziate e sentori vanigliati, caldo, pieno, franco.

molto pepato; tale tipicità è data dalla presenza di alte concentrazioni nella bacca di Rotundone, una molecola selezionata da una pianta spontanea, l’erba “Pepa”.

Un vino morbido ed elegante grande bevibilità grazie alla sua freschezza e mineralità con un finale tendente all’amaro. Un vino armonico in tut-

L’assemblaggio è fatto con il Refosco dal pedun-

ta la sua perfezione. Un vino che si abbina molto

colo rosso. Un vitigno autoctono, considerato la

bene con molti piatti della tradizione di questa

migliore varietà friulana a uva nera, la cui zona di

zona anche speziati, a base di carne, magari ani-

origine si ritiene essere compresa fra il Carso e

mali da cortile, affettati e formaggi, stagionati e

l’Istria. Già conosciuto nel 1700, negli ultimi decenni si è molto diffuso in tutto il territorio regionale. Nel bicchiere si presenta rosso rubino, carico, vivo, impenetrabile. Al naso profondo, molto

speziati, ….e perché no! Un vino così si può bere anche da solo. In questa zona molti vini arrivano all’eccellenza per la loro qualità. Qui si trova un

schietto e di classe, complesso; sentori di frutto

perfetto equilibrio tra struttura e finezza, tra cor-

rosso maturo, sottobosco, con note speziate di

po e freschezza; fortunatamente questa parte di

pepe, molto elegante. In bocca si conferma la

Friuli è parte del territorio italiano.

Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3

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News d a ll 'I TA L IA

Muore Franco Biondi Santi, amico da sempre della FISAR

a cura di Roberto Rabachino

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Suo nonno Ferruccio inventò il famoso vino dopo aver selezionato un particolare Sangiovese. Da allora la dinastia della più nobile delle vigne non ha più interrotto il lavoro di ricerca sul prodotto famoso nel mondo.

Franco Biondi Santi - Fotografia percorsidivino.blogspot.com

All'età di 91 anni è morto Franco Biondi Santi, definito il custode del Brunello di Montalcino e gentiluomo d'altri tempi. Fino ad oggi Franco Biondi Santi, figlio di Tancredi, era rimasto "il fedele e prezioso guardiano intransigente della tradizione del Brunello, nell'azienda in cui il grande vino è nato". È infatti nella tenuta Greppo della famiglia Biondi Santi, a Montalcino, che il nonno di Franco Biondi Santi, il garibaldino Ferruccio, nell'Ottocento ha inventato il Brunello, intorno al 1870, dopo aver selezionato un particolare Sangiovese e averlo vinificato in purezza, e dove Tancredi, figlio di Ferruccio, ha avuto il merito di sistematizzare il protocollo di produzione, tanto che fu uno degli ispiratori e promotori del disciplinare. Tancredi, si ricorda ancora, "impresse un nuovo slancio alla produzione del Brunello, diventando, di fatto, l'ambasciatore di Montalcino e dei suoi vini. Introdusse la pratica della 'ricolmaturà delle vecchie Riserve (storica quella realizzata con lo scrittore Mario

Soldati e il maestro della critica enogastronomica italiana Luigi Veronelli), con vino della stessa annata (la prima volta nel 1927 per le Riserve 1888 e 1891) e fu l'artefice del Brunello di Montalcino Riserva 1955, l'unico italiano inserito dalla rivista Usa 'Wine Spectator' tra i 12 migliori vini del Novecento". Un "gentleman' del Brunello" rimasto filo all'ultimo tra i suoi vigneti, che aveva esteso da 4 ettari agli attuali 25, curando anche la vendemmia 2012 della sua azienda. Un custode anche del suo territorio. Si era adoperato per il recupero della bellissima abbazia di Sant'Antimo, creando un'associazione ad hoc, e si era battuto negli anni Novanta per impedire la costruzione di una discarica presso Montalcino. Nel 2004 era tornato a far parte del Consorzio, promuovendo sempre la difesa del disciplinare. "È scomparso uno dei simboli della qualità e dell'eccellenza del vino italiano nel mondo, sicuramente uno dei più importanti artefici del successo del Brunello di Montalcino a livello Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3

internazionale. Grazie a lui il Brunello è uno dei marchi più noti e apprezzati del made in Italy". Con queste parole il presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino Fabrizio Bindocci ricorda Franco Biondi Santi. "Il Consorzio e tutto il territorio - aggiunge Bindocci -, oltre a perdere un grande produttore, perdono un grandissimo uomo, dalla profonda sensibilità e umanità. A lui dobbiamo molto e siamo sicuri che il suo esempio e la sua bravura saranno portati avanti da coloro che gli succederanno alla guida dell'azienda". "Profondamente addolorato" si dice anche il sindaco di Montalcino Silvio Franceschelli per il quale Biondi Santi "ha dato tanto a questo territorio e grazie al quale Montalcino gode di un'immagine di altissimo profilo a livello internazionale. Un uomo che ha arricchito Montalcino, cosa di cui gli saremo sempre grati".

Fonte La Repubblica e Winenews


News

Montaperti a Tavola: la FISAR che dona…

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…Poi disse: fieramente furo avversi A me ed a’miei primi, ed a mia parte, Sì che per due fiate li dispersi. S’ei fur cacciati ,ei tornar d’ogni parte, Risposi lui,l’una e l’altra fiata; Ma i vostri non appreser ben quell’arte…

Q

ueste le parole che nel loro incontro all’Inferno Dante (guelfo) e Farinata degli Uberti (ghibellino) si scambiano, rivendicando ognuno l’appartenenza alle due realtà politiche che in Toscana a quei tempi si contendevano la supremazia. Parlano della battaglia di Montaperti nei pressi di Siena in cui si era rinnovata l’eterna sfida tra i sostenitori del Papa e quelli dell’Imperatore, con il rispetto però nei confronti dell’avversario dignitoso e orgoglioso dei propri natali. GUELFI-GHIBELLINI avversari eterni

con sfide continue ed allora perché non rinnovare una sfida che, rispettando la legge del contrappasso di Dante non avesse invece un fine di solidarietà e di aiuto nei confronti di chi ripone la propria speranza di vita nella ricerca scientifica? È nata così tra le Delegazioni FISAR di Antica Terra di Siena - Valdelsa (che si è riappropriata del suo credo Ghibellino) e Valdichiana (che si è vestita dei panni dei Guelfi) una sfida enogastronomica svoltasi nelle suggestive sale dell’Enoteca Italiana di Siena con il patrocinio dell’Enoteca Italiana stessa e

dell’Associazione Cuochi Senesi. In campo i due schieramenti hanno dato il meglio di sè proponendo ai commensali un menù ispirato a quel momento storico, cercando e riproponendo antiche ricette a base di ingredienti semplici e genuini. (menu nelle pagine seguenti) Il responso è stato affidato ad una giuria tecnica d’eccellenza: i cuochi Mario Neri, Pierluigi Stiaccini ed il giornalista Enogastronomico Claudio Zeni ed alla giuria popolare dei commensali che hanno votato con monete coniate degli stemmi delle due fazioni.

L'intervento di Paola Celli Corsini - Vice Presidente di Sienail.

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Il verdetto finale non ha decretato perdenti dal momento che si sono espresse: per i Guelfi la giuria tecnica e per i Ghibellini la giuria popolare. Quindi la parità degli sfidanti ha dato un solo grande verdetto: solidarietà. Infatti il ricavato della serata è stato devoluto tutto in beneficienza a Sienail (Associazione Italiana contro le lucemie, linfomi e mielomi), Associazione che, nata nel 1996 a Siena, è stata dedicata fin dal primo momento al supporto del centro di Ematologia del policlinico Universitario. Quale miglior risultato? Alla serata in atto la Delegazione Valdichiana ha voluto inserire la propria manifestazione PRIMAVERA IN

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VALDICHIANA 2013 assegnando la Storica targa del premio giunto alla sua 31a Edizione all’Enologo Dott. Esposito Amedeo “per il contributo dato alla valorizzazione dei vini del territorio della Valdichiana”. Il Dott. Esposito, Cavaliere della Fisar, ha ricoperto per moltissimi anni la Carica di Delegato Fisar Valdichiana ed ha voluto sottolineare il suo attaccamento alla Federazione nel discorso di ringraziamento ai tanti Fisariani presenti. La serata si è conclusa con il dono di una rosa bianca alle dame e con il ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito a fare dell’evento un’occasione di amore e di solidarietà nei confronti di chi guarda il domani con gli

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occhi della speranza e con il desiderio di una vita normale. Un grazie sentito ai ristoratori e agli chef che hanno curato il servizio di cucina, alle aziende vitivinicole, ai sommelier delle Delegazioni Antica Terra di Siena - Valdelsa e Valdichiana per l’ottimo servizio vini, ai soci fisariani ed a tutti i partecipanti, a Sienail, ai partner che hanno sostenuto l’iniziativa. Come diceva Macchiavelli “Il fine giustifica i mezzi…” ed un fine così nobile non poteva che non affidarsi ad un mezzo che non ha sicuramente avversari nel diffondere una comunicazione positiva e proficua tra chi siede ad un tavolo dove armonia esiste anche tra piatto e bevanda.


La sfida a colpi di forchetta...

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Per l’onore guelfo

Per l’onore ghibellino

RISTORANTE “LA NAVE”: Il grano etrusco tra il mare e i monti.

RISTORANTE “OSTERIA DEL CASTELLO”: Medaglione di coniglio con misticanza e cipolla in salsa etrusca

RISTORANTE “CHIAROSCURO”: Passatina di ceci e porcini con stringhe di cotica in bianco

RISTORANTE “CASALTA”: Tortello di ricotta con pesto leggero di dragoncello e pecorino delle Crete.

RISTORANTE PIZZERIA “NAPOLI”: Pollo in galera con olive nere e cipollotto di Certaldo su crostone di pane di segale

RISTORANTE “MILLEVINI”: Bocconcini di cinta brasati con tortino di erbe di campo

Dolci della tradizione senese Pasticceria Senese e Pasticceria Le Campane di Siena

Vini in abbinamento. Aperitivo: Prosecco DOC - Italo Cescon - Roncadelle di Ormelle (Tv) Antipasti: Vernaccia di San Gimignano DOCG “ISI 2011” Az. Ag. Tofanari - San Gimignano (Si) Primi Piatti: Chianti Colli Aretini - DOCG “Logge Vasari 2011” Cantina dei vini Tipici dell’Aretino (Ar) Secondi piatti: Vino Nobile di Montepulciano DOCG “Duca di Saragnano 2010” - Barbanera - Cetona (Si) Dessert: Elisir Vinpepato - Farmacia G. De Munari - Asciano (Si) Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3

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Cibo Nostrum: la grande festa della cucina stellata siciliana a cura di Antonio Iacona

Ad essere servite a tavola as sieme al gusto sono state canche la cultura e le antiche tradizioni di questa terra, come rivelato dagli appuntamenti e dai menù proposti.

I

mmaginate uno scenario affascinante, circondato dal vulcano più alto d’Europa, dal Mare Jonio e che rappresenti al meglio tutto lo splendore del Mediterraneo. Immaginate per tre lunghe e piacevolissime giornate tavole imbandite con le migliori prelibatezze e con le produzioni di eccellenza dell’isola più grande del Mare Nostrum: la Sicilia. Immaginate, poi, che a riempire di raffinatezza, eleganza e genuinità queste tavole siano stati alcuni degli chef più acclamati e premiati della cucina italiana, già noti al grande pubblico per le loro bontà che si traducono in menù unici e originali nei rispettivi ristoranti di cui sono patron e titolari. Bene, se la vostra fantasia ha seguito attentamente questo percorso, allora siete giunti a Cibo Nostrum, la manifestazione ideata e realizzata dall’Associazione provinciale cuochi etnei, con il suo presidente chef Seby Sorbello,

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in collaborazione con la Federazione italiana cuochi e con il sostegno de “Le Soste di Ulisse”. La tre giorni, dal titolo: “Fatti stellare dalla cucina siciliana” ha visto, infatti, dal 14 al 16 aprile, nella splendida location dell’Esperia Palace Hotel di Zafferana, nel cuore pulsante dell’Etna, riunirsi oltre un migliaio di partecipanti tra iscritti alla Federazione italiana cuochi e operatori del settore, chef, docenti e allievi di istituti alberghieri, produttori agroalimentari e vitivinicoli e, soprattutto, giornalisti enogastronomici di fama nazionale e internazionale, esperti di cucina e rappresentanti di consorzi a tutela dei prodotti di eccellenza. “Abbiamo raddoppiato i numeri della passata edizione e soprattutto abbiamo registrato tanti nuovi consensi per le nostre produzioni eccellenti siciliane” ha detto con soddisfazione l’organizzatore, Seby Sorbello. Ad essere servite a tavola assieme al

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gusto sono state così anche la cultura e le antiche tradizioni di questa terra, come rivelato dagli appuntamenti e dai menù proposti. Ad aprire le danze nella prima giornata è stato un “Pasta Party”, con timballo di anelli con le sarde, sedanini alla norma, pennette funghi e pistacchi, orecchiette con ragù del Mediterraneo e vellutata, festoni alle erbette provenzali, calamarata con cozze con datterino e mollica saporita. E le insalate: porcini con rucola e pomodori secchi, zucchine con datterino e ricotta salata, fettuccine d’orto e bollito, julienne di verdure con mortadella e scaglie. Il tutto “bagnato” da un elegante Nero d’Avola e Frappato. E poi, la ricchezza della pasticceria siciliana: cannoli, tartufini, castagnole, tiramisù, arance. La Trinacria servita a tavola, insomma, come il pesce del Mare Nostrum, che è stato invece il protagonista indiscusso della cena, dal tema: “Sicilia crocevia di culture”, con


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tocchetti di baccalà scottato alle erbe fini, con capperi e olive, cous-cous di pesce, totani agli agrumi, purè di melanzane. Ad accompagnare la cena è stato un raffinato Chardonnay, mentre spettacoli di danza del ventre e cantastorie siciliani intrattenevano gli ospiti tra una portata e l’altra. A intervallare gli appuntamenti gastronomici sono state piacevoli passeggiate sull’Etna e nella vicina Taormina. Ma numerosi sono stati anche i lavori tecnici all’interno dell’evento: ampia l’adesione ai laboratori della seconda giornata, curati dalle Soat della Regione Siciliana e dedicati a tre prodotti siciliani: arancia rossa, frutta secca e formaggi d’eccellenza, mentre nel pomeriggio il convegno sul tema: “La cucina a km illimitati come veicolo del Made in Sicily nel mondo” ha visto interventi di assoluto prestigio per il settore, presentati dal volto Rai e noto giornalista studioso di storia delle tradizioni culinarie, Alex

Chef Seby Sorbello Presidente Associazione Provinciale Cuochi Etnei

Revelli Sorini. All’incontro sono intervenuti il presidente nazionale della Associazione stampa agroalimentare italiana, la redattrice capo di “Turismo del Gusto” e Promotrice culturale del Pisco per il Consiglio Regolatore della Denominazione Pisco di Lima (Perù), Gladys Torres Urday, il direttore di “Cronache di Gusto”, Fabrizio Carrera, il presidente regionale dell’Associazione italiana celiachia, Leone Fabio, Enrico Briguglio e Giuseppe La Rosa, rispettivamente presidente e segretario generale di “Soste di Ulisse”, ed i rappresentanti dei Consorzi per la tutela della mandorla di Avola, Corrado Bellia, e della vastedda del Belice e pecorino siciliano, Massimo Todaro. Attesi anche gli interventi degli chef stellati che poco dopo hanno preparato la di gala. Già, perché uno degli appuntamenti di Cibo Nostrum 2013 è stata proprio la cena di gala che ha visto presenti tre chef stellati: Ciccio Sultano, chef-patron ristorante “ Il duomo” di Ragusa Ibla, 2 stelle Michelin; Massimo Mantarro, chef ristorante “Cerami San Domenico” di Taormina, 2 stelle Michelin; Pietro D’Agostino,

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chef-patron ristorante “La Capinera” di Taormina, 1 stella Michelin; tre chef della Federazione Italiana Cuochi: Carmelo Trentacosti, chefexecutive Grand Hotel “Villa Igea” di Palermo, componente NIC fino al 2012; Giuseppe Costa, chef-patron ristorante “Il Bavaglino” di Terrasini; Seby Sorbello, chef-patron ristorante “Parco dei Principi” di Zafferana Etnea, Presidente FIC PROMOTION; e un pasticcere, Giovanni Cappello, pastry-chef pasticceria “Cappello” di Palermo, componente NIC per 8 anni. Uno show cooking assolutamente affascinante, vera gemma per questa manifestazione, che si è infine conclusa rivolgendo grande attenzione, anche nell’ultima giornata, al settore giovanile, premiando l’impegno delle giovani leve ai fornelli con il concorso di cucina calda per il Sud Italia “La cucina per celiaci”, mentre in contemporanea, dimostrazioni di preparazione di cucina, sculture di zucchero, di frutta e di vegetali, un pranzo a buffet con “Pani e cumpanaggiu” e un corso di cucina “Aperitivo Time” davano a tutti gli ospiti l’arrivederci all’edizione 2014 di Cibo Nostrum.

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News d a ll 'I TA L IA

Cibo Nostrum:

CARMELO TRENTACOSTI La semplicità, il rigore, il rispetto della materia prima, la cura dell’aspetto estetico nelle sue forme e colori e le nuove tecniche di cottura determinano lo sviluppo di una cucina innovativa che deve costantemente far riferimento alle tradizioni del territorio. Passata di topinambur leggermente affumicata, velette di calamaro marinato all’anice stellato, cicorietta e fiori di zucca scottati, datterino appassito e croccante di carciofi Cerdesi.

PIETRO D’AGOSTINO Passione emozionale per il sapore e per la più genuina esaltazione delle materie prime, protagoniste indiscusse di una terra florida e mistica: la Sicilia Insalata di pesce azzurro con cipollotto novello in agrodolce, finocchio, arance e mandorle.

MASSIMO MANTARRO Cultura, stagionalità, semplicità. TOCCHETTO DI MERLUZZO DI LENZA IN COURT BOUILLON, MORBIDO DI FINOCCHIO DOLCE, SAUTÉ DI FAVETTE E PISELLI DI PRIMAVERA CON GUANCIALETTO DI MAIALINO AFFUMICATO, RIDUZIONE DI FONDO DI VITELLO AL ROSMARINO.

ciccio sultano La Sicilia è la concentrazione di una cultura millenaria, di una diversità sia geologica che enogastronomica, cresciuta nello splendore, nella contraddizione e nella sofferenza, trasmette la sua storia nei piatti tanto che quello che per molte culture è strano per noi è quotidiano GNOCCHI DI PATATE AL RAGUSANO DOP CON POLPETTINE DI SEPPIA E MAIALE, GUAZZETTO DI PESCE E SALSA ALLA CARBONARA (DALL’ANTICA GELA AI SAPORI DI ROMA.

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la grande festa della cucina stellata siciliana

News d a ll 'I TA L IA

GIUSEPPE COSTA La mia cucina è basata sulle tradizioni della mia terra e le esperienze maturate in giro per l’Italia CANNELLONE RIPIENO DI RICOTTA CON GAMBERI ROSSI E LA LORO SALSA, GERMOGLI DI SPINACI E BOTTARGA DI TUORLO D’UOVO MARINATO.

SEBY SORBELLO L’essenza dell’arte culinaria di un territorio dimora nell’utilizzo sapiente e consapevole dei prodotti di eccellenza che questo propone. TORTELLO DI PASTA CANNOLO CON MELENZANE ED ASPARAGI SELVATICI SU QUADROTTO DI RICOTTA ALLA MAGGIORANA, CON ZESTE D’AGRUMI E VELLUTATA DI POMODORINI DATTERINO ALLO ZAFFERANO. ARANCINO DI RISO CON LACRIMA AL LATTE DI MANDORLA. LA PICCOLA BRIOCHE SICILIANA CON GRANITA ALLA CANNELLA.

GIOVANNI CAPPELLO La cultura del dolce, oltre ad essere arte unica, è la storia ed il patrimonio inestimabile di questa nobile terra e dei suoi maestri pasticceri. DELIZIA AL PISTACCHIO CON CROCCANTE ALLE MANDORLE E CIOCCOLATO. MORBIDONE ALLA VANIGLIA CON GELATINA ALL’ARANCIA. GELATO ALLE NESPOLE.

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News

Vinexpo 2013 di Bordeaux

dal MONDO

Il Salone internazionale Vinexpo aprirà le sue porte a espositori e visitatori il prossimo 16 giugno e per cinque giorni offrirà un vero e proprio giro del mondo enologico.

Q

uesta edizione 2013 dovrebbe ospitare più di 48.000 visitatori. Vinexpo è da anni un validissimo punto di riferimento per tutti i professionisti del settore dei vini e degli alcolici, poiché è il posto per eccellenza in cui sviluppare opportunità e scoprire nuovi prodotti; vi convergono più di 150 nazionalità diverse. Il 40% degli espositori, infatti, provengono dall’estero - Germania, Stati Uniti, Cile, Italia, Spagna... e per la prima volta sarà presente anche un padiglione messicano. I produttori francesi, da parte loro, hanno aderito numerosi; le società di dimensione internazionale, come Castel Frères o les Champagnes Lanson affiancheranno altre società dinamiche quali Domain edu Tariquet, Gérard Betrand, Bernard Magrez. In effetti, in un mondo in piena mutazione, gli attori del mercato hanno un sempre maggior bisogno di punti di

riferimento per capire ed analizzare al meglio i cambiamenti ma anche per anticiparne i bisogni. A Bordeaux, Vinexpo occuperà una superficie di 90.000 mq, tra zone espositive, giardini, il Club du Lac, i ristoranti, le sale conferenza e degustazione. Cominciate nel 2011 ed accolte con grande entusiasmo, le degustazioni, raggruppate sotto la denominazione “Tastings by Vinexpo” avevano richiamato più di 13.250 professionisti, venuti a condividere la loro esperienza. In programma anche quest’anno, su più di 4.500 mq, degustazioni, presentazione di nuovi prodotti, conferenze e scambi tra professionisti, con l’aggiunta quest’anno di nuove sale. Evento fortemente mediatico, la precedente edizione Vinexpo aveva richiamato 1245 giornalisti e prodotto più di 2000 articoli in 54 paesi. Inoltre,

per l’undicesimo anno consecutivo, Vinexpo ha affidato alla società The International Wine and Spirit Research la realizzazione dello studio dettagliato sul consumo mondiale, la produzione e gli scambi internazionali di vini e alcolici e le previsioni a cinque anni. Lo studio copre 28 paesi produttori e 114 mercati di consumo e se ne evince in particolar modo che il consumo mondiale di vini è aumentato del 2,8% tra il 2007 e il 2011, che il consumo dei vini effervescenti è in continuo aumento, che il vino rosso è sempre al primo posto nel consumo mondiale e che nel 2011 più del 60% del consumo mondiale di alcolici è avvenuto nella zona Asia-Pacifico.La dimensione internazionale nella produzione e nel consumo di vino e alcolici è sempre più forte e la filiale Vinexpo OPverseas, leader in Asia con Vinexpo AsiaPacific ha contribuito a svilupparla.

Informazioni Vinexpo 2013 Dove: Parc des Expositions de Bordeaux-Lac Quando: da domenica 16 a giovedì 20 giugno 2013 Orari: da domenica 16 giugno a mercoledì 19 giungo, 8.30 – 18.30 Giovedì 20 giugno: 8.30 – 16.30

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Informazioni Fiere e Saloni in Francia Italie-France Group 66, Avenue des Champs Elysées 75008 Paris Hotline France: +33 6 78 21 97 54 Hotline Italia: +39 393 121 45 38


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amiglia

Ad Alessandria si consegnano gli attestati e i riconoscimenti

I

l 22 febbraio scorso, presso il ristorante “Osteria del po-

Lombardi, Clara Cicciarella, Matilde Benedetti, Giovanni

eta pescatore” in Paderna, si è svolta la cena organiz-

Camanzo, Ilaria Merlano, Valerio Bronzini, Serena Maria

zata dalla Fisar Delegazione Autonoma di Alessandria

Pasetti, Flavia Pillone, Michele Alessandro Arecco, Erika

per celebrare la consegna degli attestati di partecipazione

Cuccu, Gilberto De Candia.

ai 20 allievi che hanno frequentato l corso I livello somme-

La Delegata Maria Pia Gori ha espresso le proprie con-

lier svoltosi nell’autunno 2012. All’interno della suggestiva location, un vecchio teatro trasformato in sala ristorante, i convitati hanno potuto apprezzare piatti di ottima fattura ad esclusiva base di pesce fresco, elaborati con sapiente maestria dal proprietario e cuoco Federico. Indimenticabili la cima di mare e le trofiette condite al sugo di pescatrice, radicchio e noci. Alle portate sono stati abbinati vini bianchi dei colli tortonesi, nel cui territorio si trova il locale. L’atmosfera di convivial-

gratulazioni ai corsisti augurando loro il buon esito per i successivi esami di II e III livello. Nell’ambito della stessa manifestazione la Delegata Maria Pia Gori ha altresì provveduto a consegnare i calici d’argento a quattro sommelier della delegazione che avevano raggiunto la quota dei quindici servizi prestati. Gli insigniti del riconoscimento sono Carmen Bagnasco, Ermanno Matarazzo, Claudio Odino e Diego Trivellato. Non poteva

ità ha contribuito a far sentire già appartenenti alla grande

mancare il taglio della torta preparata per l’occasione con

famiglia Fisar i corsisti aspiranti sommelier, di cui ricordia-

tanto di riproduzione dello stemma della Fisar sulla glassa.

mo i nomi: Ali Timis, Enrico Bonazzi, Roberto Loiacono, Maurizio Denicolò, Silvio Davico, Sem Sicco, Adriano Salandin, Francesca Gelso, Anna M. Pessina, Luisa

Notizia inviata dalla Delegazione FISAR Alessandria

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amiglia Mira 16 e 17 Marzo 2013 2a Edizione de “I Fiumi del vino”

N

ell’allestimento classico di Villa dei Leoni a Mira è andata in scena la 2° edizione

della manifestazione organizzata dalla delegazione FISAR di Venezia. L’appuntamento fisso per tutti gli enoappassionati è stato portato quest’anno a due giorni, forti del consenso ottenuto lo scorso anno e dell’alta affluenza di pubblico che da tutto il Veneto - e non solo - si è riversato nella cittadina della riviera per conoscere meglio vitigni, metodi classici e charmat e tecniche di vinificazione in uso nelle zone vinicole italiane più vocate. Fermo l’appuntamento con i vini nati in prossimità dei fiumi italiani, ma non

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della delegazione di Venezia.

alto afflusso di giovani, complice an-

Grande interesse per i 4 laboratori di-

che il gemellaggio con Jam 2013, ras-

dattici tenuti a bordo di un barcone

segna di mostre, incontri e concerti le-

attraccato alle rive del fiume Brenta,

gati al jazz, svoltasi in concomitanza.

solo, quest’anno il nostro viaggio

attrezzato per l’evento, a bordo del

Bella la sinergia venutasi a creare tra

si è spinto sino al fiume Marne nella

quale si sono svolte anche le due de-

i vari eventi organizzati da F.I.S.A.R.,

Champagne e poi giù giù fino alle mal-

gustazioni “Champagne...qui si gu-

Comune e Pro-Loco di Mira.

vasie di Lanzarote.

stan le stelle!” e “Cesarini Sforza, la

Giusto compenso per la nutrita briga-

Sono queste ultime la prima novità di

maison trentina da cui l’aquila spicca

ta di sommelier e collaboratori (oltre

quest’edizione e per studiarle meglio

il volo...”.

30, tra di essi anche Stefania Moro, 2°

sono stati proposti 2 laboratori didatti-

Nonostante lo scenario atmosferico

migliore sommelier FISAR 2012) che

ci guidati da un enologo della cantina

non proprio primaverile - nella tarda

per 2 giorni, con diverse mansioni, ha

“Stratus” e dal miglior sommelier di

mattinata di sabato ha iniziato addirit-

curato l’organizzazione, l’allestimento,

Lanzarote, Gustavo Palomo, atterrato

tura a nevicare...!!! - i saloni della vil-

la mescita dei vini ed il servizio durante

in Laguna per l’occasione assieme ad

la sembravano riscaldati dal cocente

le degustazioni guidate.

un’intera delegazione dell’isola spa-

sole di Lanzarote e dall’immagine dei

Un grazie sentito a tutti ed un arrive-

gnola .... “El fuego, la tierra y el viento

suoi ... fiumi di lava...!

derci alla prossima edizione.

convertidos en vino...” questo l’affa-

Se allungare l’evento alla durata di un

scinante slogan che ha accompagna-

week end poteva apparire, di que-

to i vini durante il loro viaggio.

sti tempi, una difficile scommessa, a

Il tutto è stato reso possibile grazie

buona ragione possiamo dire che gli

all’appassionato e meticoloso lavoro

organizzatori hanno... centrato l’obiet-

di ricerca nelle cantine di Lanzarote

tivo!!!

di Michele Fabbrani, socio sommelier

In particolare abbiamo registrato un

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Notizia inviata da Cinzia Vanzan per la Delegazione FISAR Venezia


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La FISAR al TIRRENO CT

G

rande affluenza allo stand del Coordinamento Italia Centro, al TIRRENO CT, dietro l’abile regia della Delegazione Versilia, si sono alternate varie Delegazioni per cinque giorni, portando a Marina di Carrara la cultura dell’enogastronomia in veste FISAR. I sommelier FISAR hanno partecipato alla cerimonia di inaugurazione, assieme alla Camera di Commercio di Massa Carrara, e a tutte le massime cariche istituzionali locali e regionali. Hanno aperto la giornata di Domenica 3 Marzo interessanti degustazioni guidate di rappresentanti delle Delegazioni Valdelsa e Valdichiana, come Giuseppe Troilo e Roberto Paoloni, con prelibatezze della Val di Merse e del Consorzio Strada dei vini Senese-Aretini. Il pubblico è accorso numeroso, cogliendo un'ottima opportunità per apprezzare la nostra terra e quello che sa offrirci Lunedì 4 marzo la Delegazione di Pisa ha presentato alcuni birrifici artigianali del Centro Italia, coinvolgendo in prima persona i rispettivi mastri birrai, autori di piccole grandi bontà. La birra, come si sa, è orami fra le attrici protagoniste sulle tavole degli italiani; ed è inevitabile dedicare un’intera giornata a questo prodotto, che dà grandi soddisfazioni con tutte le sfaccettature di gusto, di colori e di profumi. Tre i ‘marchi’ presentati in fiera: Birrificio del Forte (Pietrasanta), Piccolo Birrificio Clandestino (Livorno), Opificio Birrario (Crespina, Pisa). Martedì 5 Marzo la Delegazione Versilia, non poteva non dedicare una giornata di assaggi e di degustazioni alla terra che ci ha ospitati, In collaborazione con la Strada del vino dei Colli di Candia e Lunigiana, sono stati proposti i vini ed i produttori di questo splendido territorio che si contraddistingue dai monti e dal mare come limiti geografici, e che si propongono con interessanti proposte inimitabili. Mercoledì 6 Marzo Le Delegazioni di Livorno, Le Due Valli e Costa Etrusca, hanno ospitato la Strada del Vino Costa degli Etruschi con vini provenienti da Bolgheri, Val di Cornia, Isola d’ Elba, e Terratico di Bibbona, in abbinamento a sa-

lumi e formaggi tipici di questo tratto di costa Toscana. Le degustazioni guidate hanno proposto sia i Vermentini, che i Rossi che con i loro profumi hanno interessato un folto pubblico. I produttori presenti hanno potuto incontrarsi sia con gli chef che si sono presentati allo stand, che con amatori del gusto e del vino, scambiando opinioni e curiosità. Ospite d’eccezione il lo storico Liquorificio Borsi, di Castagneto Carducci che produce elisir dal 1885 Giovedì 7 Marzo, la delegazione Versilia ha chiuso la kermesse con una giornata dedicata alla Pizza e allo Champagne, in collaborazione con il Ristorante Pizzeria l’Apogeo.

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Notizia inviata dal Coordinamento FISAR Italia Centro

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S

Consegnati a Roma gli attestati di primo livello

i è concluso con la consegna degli attestati di partecipazione al corso di Primo Livello per Sommelier organizzato a Velletri dalla FISAR Federazione Nazionale Sommelier Albergatori e Ristoratori. La cerimonia si è svolta mercoledì 27 presso la prestigiosa sede dell’Aula Magna dell’Unità di ricerca per le produzioni enologiche dell’Italia centrale, ove si sono svolte tutte le lezioni del corso, alla presenza del Delegato Fisar Roma Filippo Terenzi, di alcuni docenti del corso, Antonio Mazzitelli e Paolo Pietromarchi e da quanti hanno partecipato all’iniziativa formativa. “Siamo particolarmente soddisfatti – spiega Terenzi, Delegato responsabile della delegazione Fisar di Roma e Castelli Romani, – perché con l’avvio di questo corso la nostra delegazione ha voluto iniziare un percorso formativo nella provincia di Roma ed eleg-

gere Velletri come sede dei Castelli Romani per formare nuovi sommelier. Inoltre, proprio in un territorio vocato al turismo e con una forte tradizione enogastronomica è necessario avere sommelier in grado di valorizzare le eccellenze del territorio. La serata si è svolta in clima di piacevole soddisfazione sia da parte dei docenti ma soprattutto da parte dei venti corsisti che hanno visto finalizzati gli sforzi e raggiunto il primo traguardo per il conseguimento del diploma di sommelier. Diverse sono le motivazioni che hanno spinto i partecipanti ad iscriversi al corso ma tutte mosse in primis da una forte passione e voglia di conoscenza del mondo del vino e dell’enogastronomia Negli ultimi anni, - come sottolineato da Paolo Pietromarchi, enologo e docente, in Italia si è dimezzato il consumo di vino, attestandosi al di sotto dei 40

litri procapite annui. Sebbene il dato da un punto di vista commerciale non sia favorevole si è però assistito ad un innalzamento qualitativo delle produzioni. Proprio per questo in un territorio come quello dei Castelli Romani c’è sempre più bisogno di figure qualificate che sappiano comunicare ed apprezzare il vino. In effetti, oltre coloro, e sono in tanti, che frequentano i corsi per arricchire il proprio bagaglio culturale, sempre più persone lo fanno per cercare di trovare o per meglio qualificarsi, nel mondo lavorativo della ristorazione e dell’enogastronomia. I corsisti che hanno conseguito l’attestato con ottimo profitto sono: Bologna Carlos, Calcagni Gianni, Cappello Maria Luisa, Ciavardini Gianni, Di Tullio Manuele, Fiacchi Sabrina, Just Ilse, Lucchini Ferruccio, Marinelli Francesca, Mele Matteo, Melluso Anna, Nemesi Francesco, Nemesi Giampaolo, Ofantino Marco, Palumbo Antonella, Pashuku Eduart, Pennacchini Rina, Proietti Ombretta, Rori Giuseppe, Serra Maria Cecilia. A tutti loro oltre che l’attestato professionale anche un attestato di stima da parte dei dirigenti Fisar. Alla fine della cerimonia il tanto atteso brindisi che ha suggellato un corso nel quale tutti i partecipanti sono stati coinvolti in un appassionato percorso sensoriale e l’appuntamento per tutti è stato fissato per il secondo livello nel mese di settembre, insieme all’inizio degli altri corsi. Notizia inviata da Filippo Terenzi della Delegazione FISAR Roma

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Nuovi sommelier alla Delegazione di Vicenza

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omenica 24 febbraio 2013, nei rinnovati locali del Caffè Ristorante Garibaldi, nella splendida cornice di Piazza dei Signori a Vicenza, si è svolta la cerimonia ufficiale per la consegna degli attestati e del tastevin ai quattordici neo diplomati Sommelier della Delegazione FISAR Vicenza. È stata una Domenica di festa che la Delegazione ha voluto dedicare ai neo Sommelier ai quali è stato consegnato dalle mani della Vicepresidente Nazionale Graziella Cescon l’attestato e il tastevin quale meritato simbolo alla conclusione di un corso di terzo livello, sapientemente diretto dal Direttore Andrea Fabio, nel quale si sono distinti per un grado di preparazione generale più che buono e in qualche caso eccezionale: ciò è di buon auspicio per il futuro della Delegazione. Le particolari attenzioni della Titolare del locale Signora Pietrobuono Manuela hanno reso particolarmente accogliente il Ristorante - Caffè Garibaldi , dove lo chef Giovanni ha proposto un particolare menù con portate di Sfogliatine al Tastasal con crema di Sedano Rapa, Maccheroncini al torchio con fonduta d’Asiago e Noci, Polenta e Baccalà alla Vicentina, Tiramisù espresso “Principe”. L’abbinamento dei vini, serviti al tavolo dagli stessi neo-Sommelier, ha consentito a tutti di apprezzare una particolare degustazione dello Spumante Brut Riondo, del Tai Rosso

Colli Berici Cavazza e del Recioto Spumante di Gambellara Cavazza. La Delegazione è stata onorata della presenza della Sign.a Graziella Cescon, Vicepresidente Nazionale accolta con la consueta simpatia da tutto il Consiglio di Delegazione. Dopo le congratulazioni rivolte ai nei-Sommelier la Sign. Graziella Cescon li ha invitati a cogliere questo traguardo come un punto di partenza al fine di approfondire e divulgare la passione e competenza dell’affascinante mondo del vino. La Vicepresidente Nazionale ha rivolto un particolare ringraziamento a tutta la, ancor giovane, Delegazione FISAR Vicenza, al Delegato Pierluigi Rossato e tutto il Direttivo con l’invito di proseguire e di impegnarsi nel cammino così ben iniziato che onora tutta l’Associazione FISAR. Concludendo la manifestazione, il

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Delegato FISAR Pierluigi Rossato, ha salutato tutti i presenti e nel congratularsi ancora una volta con i neo Sommelier, ha rivolto loro l’invito di perseverare nella formazione, partecipando alle varie attività associative, al fine di conseguire la giusta professionalità che contraddistingue il Sommelier FISAR. La Delegazione FISAR Vicenza è pronta ad accogliere i Sommelier che vorranno partecipare fattivamente ai programmi definiti dal Direttivo.

Notizia inviata dalla Delegazione FISAR Vicenza

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amiglia L’Università incontra la FISAR al Vinitaly

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a alcuni anni l’Università di Ca’ Foscari – Venezia tiene un Master dedicato alla “Cultura

del Cibo e del Vino”, sotto la direzione dell’eminente prof. Roberto Stevanato (docente di Biologia Molecolare) assistito dalla prof.ssa Christine Mauracher (docente di Economia e Marketing Agroalimentare). Quest’anno, grazie ai buoni rapporti con il nostro Consigliere Nazionale Giorgio Pennazzato, il prof. Stevanato ha chiesto alla Delegazione F.I.S.A.R. Venezia di gui-

Vinitaly - Verona, 10 Aprile 2013 - foto Jimmy Pessina

dare e commentare ai “masterini” la

per litro e 11 mesi di affinamento in

collaborazione di Massimiliano Masini

bottiglia.

e Massimiliano Consorte, grandi amici

Il gruppo è passato poi dal Veneto

di F.I.S.A.R. Venezia, il gruppo è sta-

all’Oltrepò Pavese: qui il Delegato di

to accolto dal Direttore del Consorzio

F.I.S.A.R. Pavia Roberto Pace ha sug-

del Vino Brunello di Montalcino dott.

gerito la degustazione di un robusto

Stefano Campanelli, per le degustazio-

visita agli stand del Vinitaly. Pertanto col supporto della Delegazione di Venezia (che ha messo a disposizione il proprio Responsabile Squadra Sommelier, Franco Jurassich, ed il valente Direttore di Corso, Marco De

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“blanc de noir” (Metodo Classico di

ni di ben otto “Brunello di Montalcino”

Marchi) è stato organizzato il “Vinitaly

Pinot Nero), cui è seguito il passaggio

nelle versioni tradizionali, biologiche e

Tour”, nella visita di diverse aziende di

in Emilia Romagna per la degustazio-

moderne, presso il Consorzio omoni-

interesse nazionale.

ne di interessanti e moderne interpre-

mo.

Ad accogliere il gruppo in fiera ed a

tazioni di Lambruschi, Ancellotta e

A ricordo di questo incontro il no-

fare gli “onori di casa” si sono pre-

Fogarina (chi non ricorda la canzone

stro Presidente ha donato al prof.

stati il nostro Presidente Nazionale

dedicata a quest’uva che mette “el

Stevanato un caratteristico cavatappi

Mario Del Debbio ed il dott. Roberto

fogo” nelle vene?).

Swarovsky.

Rabachino, in una allegra atmosfera di

Dall’Emilia

“pochi

Questa positiva esperienza ha per-

reciproca intesa tra scienza, gusto ed

passi”, il gruppo è traghettato in

messo di consolidare i rapporti di

emozioni.

Sicilia, dove grazie alla cooperazione

collaborazione tra F.I.S.A.R. e Master

Il tour è iniziato con la visita alla po-

di Vittorio Cardaci Ama e Gaetano

Universitario di Cultura del Cibo e del

stazione dell’Azienda Bisol: il calice di

Prosperini, è stato possibile conosce-

Vino, con interessanti sviluppi… ed il

apripista al Vinitaly 2013 è stato l’esal-

re i vini dell’Etna e di Ragusa… e con

prof. Stevanato, con nostro grande

tante brindisi con il Valdobbiadene

“qualche passo ancora” la visita è pro-

piacere, ha annunciato il suo deside-

Superiore di Cartizze DOCG “Private

seguita verso i nobili bianchi dell’ Alto

rio di iscriversi al prossimo corso per

Cartizze” Non Dosato 2011, rifermen-

Adige, contornati da alcune incursioni

Sommelier!

tato in bottiglia in versione Brut con

nel Collio.

gradazione zuccherina di 4 grammi

Infine, grazie alla preziosa ospitalità e

Romagna,

con

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Notizia inviata da Franco Jurassich della Delegazione FISAR Venezia


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La Delegazione di Prato consegna gli attestati Il ristorante Villa Le Farnete sorge a

petenza e passione gli spumanti pro-

con Cuvée Marianna Extra Brut, uno

Comeana nelle colline toscane; creato

dotti.

spumante dal perlage vivace e dota-

all’interno dell’omonima villa rinasci-

L’azienda Arunda Cantina Talento è

to di un bouquet ricco di note floreali,

mentale, domina dall’alto la pianura

una piccola realtà a conduzione fami-

fruttate con sentori di miele e spezie

che si estende tra Prato e Pistoia re-

liare che produce circa 80 mila bot-

che ha dato il giusto risalto al piatto.

galando una vista unica sul paesaggio

tiglie l’anno; situata in località Meltina

Il secondo: un cartoccio al branzino

circostante.

(provincia di Bolzano) a 1200 metri di

su crema di ceci, olive taggiasche e

È in questa location prestigiosa che il

altitudine è la cantina metodo classico

puntarelle all’acciuga ha richiesto uno

13 Marzo 2013 la Fisar Delegazione

più alta d’Europa.

spumante di grande carattere, quale è

Prato ha consegnato gli attestati ai

Si può quindi parlare a ragione di “bol-

il Riserva Extra Brut Millesimato 2006.

26 corsisti che hanno superato con

licine di alta quota”.

In questa serata la Delegazione prate-

successo la prova finale del corso di

La produzione è realizzata con la stes-

se ha avuto il piacere di ospitare la Sig.

primo livello per Sommelier.

sa tecnica messa a punto 3 secoli fa

ra Benedetta Leoni della Delegazione

Gli intervenuti sono stati accolti da un

nella regione della Champagne: una

ANT di Firenze.

ricco buffet di antipasti accompagna-

seconda fermentazione in bottiglia e

La Fondazione Ant da oltre 30 anni

to da un Brut Metodo Classico dotato

un lungo affinamento sui propri lieviti.

garantisce assistenza domiciliare gra-

di un perlage sottile e persistente e di

Le uve impiegate provengono da vi-

tuita ai malati di tumore con migliaia di

un bouquet fruttato arricchito da note

gneti selezionati sparsi in zone diverse

interventi e offre progetti di prevenzio-

di lieviti.

dell’Alto Adige.

ne oncologica sempre gratuita.

Il delegato Alessio Vitale dopo i saluti

Dopo gli antipasti la cena è proseguita

Gli intervenuti alla cena hanno avuto

iniziali ha dato la parola al Sig. Josef

con un primo di Maccheroncetti saltati

modo di dare il loro contributo parte-

Reiterer titolare dell’azienda vinicola

in salsa di gamberi biondi marinati al

ARUNDA che ha illustrato con com-

limone e capesante in abbinamento

cipando con entusiasmo alla lotteria bandita per l’occasione, il cui incasso è stato interamente devoluto alla fondazione. Al termine della serata gli attestati sono stati consegnati dal Consigliere Simona Orlandi e dal Sig. Josef Reiterer fra gli applausi dei presenti. Il servizio, impeccabile, è stato assicurato dai Sommelier: Gionni Bonistalli e Alessio Vitale.

Notizia inviata da Paola Cappellini della Delegazione FISAR Prato

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amiglia La Fisar di Pordenone partecipa a “Cucinare. Per piacere, per mestiere”

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resso la Fiera di Pordenone, nel nuovo salone dell’Enogastronomia, si è svolta dal 22 al 25 Marzo 2013 la prima edizione di” Cucinare. Per piacere, per mestiere”, manifestazione dedicata all’agroalimentare, all’enologia e alle tecnologie per la cucina, organizzata da Pordenone Fiere. Numerosi sono stati gli eventi di questa nuova kermesse, che ha visto Slow Food e la Fisar di Pordenone impegnati in una proficua collaborazione volta a valorizzare i prodotti enogastronomici di qualità e i migliori professionisti della cucina italiana. Sono stati oltre 120 gli appuntamenti tra corsi di cucina, degustazioni di cibo e vino, show cooking con i più

famosi chef stellati italiani, che hanno presentato ricette rappresentative della storia della gastronomia locale e della tradizione friulana. La squadra sommelier della Fisar di Pordenone, guidata dal responsabile Giordano Bazzo, ha prestato servizio, con la consueta professionalità ed eleganza, nei vari presidi Slow Food, gremiti di appassionati, curiosi di conoscere i migliori abbinamenti cibovino che di volta in volta venivano proposti. Grande successo hanno riscosso i nostri sommelier Bazzo, Berti, De Anna e Moras, applauditi da un folto pubblico, nel servizio prestato durante lo show cooking del famoso chef Carlo Cracco, che ha presentato il suo noto

risotto con la farina di lenticchie, abbinato ad un eccellente refosco dal peduncolo rosso ed altri rinomati piatti. Interessante l’intervento del giornalista - enogastronomo fisariano Giampiero Rorato al convegno dedicato alla “Pezzata Rossa”e alla straordinaria qualità della sua carne, utilizzata dai migliori cuochi del Nordest nella elaborazione di deliziosi piatti tipici del territorio, le cui ricette sono state spiegate ai numerosi visitatori presenti. Il fisariano Mario Da Ros ha guidato le degustazioni dei vini friulani, proposti da produttori locali, illustrando con dovizia di particolari le principali regole di abbinamento cibo-vino. Il consigliere nazionale Luisella Rubin, ha incontrato allo Stand della Fisar, allestito nel padiglione dell’enogastronomia, il delegato Gino Rosset, i consiglieri di delegazione Giordano Bazzo e Graziella De Anna, con i quali si è congratulata per l’ottimo lavoro di squadra che la Delegazione di Pordenone ha saputo svolgere con grande impegno ed entusiasmo in una manifestazione importante come questa, che ha visto la presenza di ben15.000 visitatori.

Notizia inviata da Graziella De Anna della Delegazione FISAR Pordenone Carlo Cracco e sommelier Fisar pordenone

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Le delegazione di Milano-Duomo e Monza a “Talento cerca Talento”

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e Delegazioni di MilanoDuomo e Monza hanno messo a disposizione la loro consueta professionalità per la premiazione del concorso “Talento cerca Talento” promosso da Bisol in collaborazione con Affordable Art Fair, presso la Design Library in Via Savona a Milano. Il concorso aveva lo scopo di avvicinare Bisol ad un pubblico più giovane, alla promozione dell’arte contemporanea in Italia e alla creazione di una forma d’arte enologica, nonché alla valorizzazione del legame tra arte contemporanea ed impresa, come si spiega nel bando del concorso. Così infatti,i giovani artisti con età compresa tra i 18 e i 40 anni che hanno partecipato, avevano il compito di creare un trittico inedito che si accosti ai motivi dell’etichetta di uno dei vini che rappresenta l’eccellenza di Bisol, il “Millesimato Talento Metodo Classico”, prodotto da uve Pinot Bianco, Chardonnay e Pinot Nero con un affinamento di 3 anni sui lieviti. I giudici insindacabili dell’evento sono stati: Gianluca Bisol - direttore generale dell’azienda Bisol Viticultori, Marco Trevisan – Direttore della Affordable Art Fair Milano e Federica Lasi insieme a Alex Natali – Designer per la comunicazione visiva di Bisol. Abbiamo avuto quindi il piacere di poter allietare l’evento, per mano

dell’esperto Sommelier Matteo Scianni, riservato esclusivamente ai giornalisti e critici servendo “Vigneti del Fol - Valdobbiadene Prosecco Superiore D.O.C.G.” naturalmente di produzione Bisol.

do a vincere il premio messo in palio cioè una somma di denaro di 1.000 €, 12 bottiglie di Riserva Brut, e un week-end per due persone a Venissa. Nella foto possiamo quindi vedere insieme al nostro Sommelier, la

Durante l’evento alla presenza proprio del direttore dell’Affordable Art Fair Marco Trevisan, che ha tenuto un discorso, si è svelato il vincitore tra i finalisti: Enrica Contran, Daniele Fabiani, Melania Tombari, ed è stata proprio l’opera proposta dal secon-

Responsabile per le relazioni esterne di Bisol Michela De Bona, il vincitore del concorso “Talento cerca Talento” Daniele Fabiani e di sfondo l’etichetta vincitrice.

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Notizia inviata da Piero Milo della Delegazione FISAR Milano-Duomo

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FISAR di Pisa e Litorale alla scoperta del Brunello di Montalcino

a FISAR di Pisa e Litorale, nella persona di Davide Mustaro, ha organizzato in collaborazione con il Consorzio del vino Brunello di Montalcino, all’interno del viaggio sulle tipicità italiane dei vini, un laboratorio di approfondimento sul Brunello con una degustazione di sei vini, guidata dal direttore del Consorzio Stefano Campatelli. Il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino è nato nel 1967, all’indomani del riconoscimento della D.O.C., come libera associazione fra i produttori intenzionati a tutelare il loro vino ed a valorizzarne le caratteristiche. Esso ha quindi favorito la nascita di un tessuto produttivo fatto di aziende vecchie e nuove, piccole e grandi, unite da intenti comuni di rispetto della natura e aspirazione all’alta qualità del vino. Non si conosce bene l’origine del nome Montalcino, alcuni ritengono che derivi da Mons Lucinus, monte dedicato alla dea romana Lucina

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(Giunone). Altri invece, ed è opinione maggiormente accettata, collegano il Mons Ilcinus (monte dei lecci) alla forte presenza di lecci nella zona, tra l’altro, nello stemma del comune di Montalcino, è visibile un leccio sopra tre monti. La vocazione del territorio di Montalcino a produrre vini di grande qualità è conosciuta da oltre duemila anni come attestano ritrovamenti archeologici risalenti all’epoca etrusca. Nel Medioevo gli statuti comunali regolavano l’inizio della vendemmia e sulla bontà del vino prodotto esistono numerose testimonianze tra le quali quelle di Blaise de Montluc (1553), del bolognese Leandro Alberti, dell’auditore granducale Bartolomeo Gherardini e non ultimo Charles Thompson (1744). La nascita del Brunello risale all’Ottocento quando si iniziò a sperimentare la produzione di un vino rosso con le uve di una vite chiamata “Brunello” o “Brunellino” che verso la metà del secolo viene identificata come una varie-

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tà del Sangiovese: uva molto pregiata perchè capace di produrre vini da lungo invecchiamento, cioè vini rossi di altissimo pregio. Il padre precursore del Brunello di Montalcino è stato certamente Clemente Santi che si prodigò in maniera instancabile a migliorare il prodotto tanto da ottenere nel 1869 in premio, per un suo vino scelto del 1865, la medaglia d’argento dal Comizio Agrario di Montepulciano. Fu l’inizio di molti altri riconoscimenti internazionali da Parigi a Bordeaux. Per molti anni il Brunello resta una rarità destinata a pochi raffinati, finchè nel 1966 esso non diventa un prodotto DOC e l’anno seguente si istituisce l’omonimo consorzio. Nel 1980 arriva la prima DOCG e da quel momento tutte le sue bottiglie vengono chiuse dal contrassegno di Stato. La zona di produzione dei vini di Montalcino è solamente all’interno del Comune, un comprensorio di 24.000 ettari dei quali solo il 15% coltivato a vigneti: i confini ricordano vagamente un quadrato e sono limitati dai fiumi Ombrone, Asso e Orcia. La collina ha differenti ambienti pedologici, essendosi formata in ere geologiche diverse. I terreni bassi sono formati dal trasporto di detriti, mentre salendo si arricchiscono di scheletro, riducendosi lo strato attivo poiché i suoli si sono formati dalla decomposizione di rocce originarie, in particolare galestro e alberese. Il disciplinare impone una produzione massima per ettaro di 80 quintali di uve per ottenere 52 hl/ha di vino e regola l’immissione in commercio, che avviene


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il 1° gennaio del quinto anno dopo la vendemmia. In questo intervallo il vino deve trascorrere almeno 2 anni in botte di legno e almeno quattro mesi di affinamento in bottiglia che diventano sei mesi per il “riserva” che però entra in commercio l’anno successivo. Attualmente i produttori imbottigliatori sono 208. La degustazione guidata ha preso in esame solo DOCG. Sei le aziende scelte: Scopone, Fattoi Ofelio e figli, Castiglion del Bosco, Le Chiuse, Poggio Salvi e Corte dei Venti. I convenuti hanno disquisito sulle caratteristiche organolettiche dei vini, analizzando e valutando attentamente le qualità olfattive e degustative, osservando le differenziazioni visive ed il retrogusto, gli aromi ed i sapori che variano, oltre che in relazione alle modalità di lavorazione, anche in rapporto alla posizio-

ne dei vigneti sui diversi terreni ed alla quota altimetrica. Un laboratorio che ha approfondito gli aspetti meno noti di questo Brunello, contribuendo ad una conoscenza più larga e puntuale di un prodotto di vera eccellenza del territorio toscano. Al termine un liberatorio applauso è stato tributato al direttore del Consorzio in rappresentanza dei produttori che hanno permesso, con la loro sapienza e la loro passione al lavoro, di provocare emozioni e sensazioni veramente uniche, attraverso i vini, a tutti i partecipanti. Interessante la presenza di una produttrice, la sig.ra Tessie Baijens Genazzani, olandese, che avendo conosciuto Montalcino, decise di trasferirsi nel Bel Paese acquistando nel 1992 una casa di campagna e l’anno seguente di iniziare l’avventura enoica fondando l’azienda

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vinicola Scopone. Una testimonianza, la sua, sulla validità del laboratorio di degustazione che ha definito serio ed approfondito, complimentandosi sia con gli organizzatori che con la platea per il livello degli interventi. Al termine il Delegato Mariacristina Messina e Davide Mustaro, responsabile dei “Laboratori” hanno consegnato il tradizionale gagliardetto a Stefano Campatelli, direttore del Consorzio del Brunello di Montalcino a riconoscimento del lavoro profuso in Italia e all’estero per la promozione non solo dei terroir, ma soprattutto di una cultura enoica, storica e essenzialmente di un modello sociale espressione di usi e costumi consolidatisi nel corso di secoli. Notizia inviata da Tiziano Taccola della Delegazione FISAR Pisa e Litorale

La FISAR “Le due Valli” con la FIC a Marina di Cecina

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e Associazioni FISAR (Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori) Delegazione “Le due Valli” di Cecina e la FIC (Federazione Italiana Cuochi) della Provincia di Livorno, hanno effettuato una cena promozionale per il rinnovo della partecipazione associativa, rivolta ai propri Soci. La serata è stata organizzata presso il “Locale Associato FISAR” Ristorante”L’Acqua Pazza “ di Marina di Cecina. I Cuochi della FIC, Mario Carta, Andrea Banchieri e un numeroso staff di cucina, hanno preparato e presentato piatti invitanti ed i Sommelier FISAR “Le due Valli” C.S. Martina Caroti, Roberto Burgalassi e

Raffaele Nesti, hanno scelto i vini in abbinamento ed effettuato il servizio di sala. Il Delegato Fisar “Le due Valli”, Sabino Caroti, ha consegnato ai Soci Alessandro Dughera, titolare dell’Hotel “I Ginepri” di Marina di Donoratico e Matteo Gani, titolare del Ristorante Pinzagrilli di Guardistallo la targa di Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3

“Locale Associato Fisar”. Il Segretario provinciale della FIC, Carlo Rampone, ha portato i saluti del Presidente. La serata, grazie anche alla partecipazione di numerosissimi Soci FIC e FISAR, ai quali va il ns ringraziamento, è stata piacevolissima. Un ringraziamento particolare a Gino Buonocore, Patron del Ristorante “L’Acqua Pazza”, che per la buona riuscita della manifestazione ha messo a disposizione la struttura e le attrezzature.

Notizia inviata dalla Delegazione Fisar “Le due Valli”

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amiglia A Pisa si ricordano i 40 anni della FISAR

l Comune di Pisa ha voluto onorare la FISAR con una maestosa cerimonia tenutasi nel magnifico Salone dell’Udienza, all’interno del Palazzo Istituzione Cavalieri di Santo Stefano, che si affaccia sull’omonima piazza pisana, una volta centro pulsante di tutto il potere politico e militare della Repubblica Marinara Pisana. La manifestazione è stata fortemente voluta dal vice-sindaco Paolo Ghezzi. L’idea è nata a novembre 2012, alla premiazione dei Pisani più Schietti, intorno alla tavola imbandita dove si degustavano i vini premiati. Come sempre accade nelle occasioni in cui la “tavola” è il centro dell’attenzione e la mente si libera delle preoccupazioni e dei fardelli, Ghezzi ha voluto conoscere la storia della FISAR e grande interesse ha suscitato in lui l’aver appreso che proprio sul territorio pisano è stata costituita formalmente con atto del 27 marzo 1972. Da qui la promessa di un riconoscimento ufficiale del Comune per i meriti acquisiti nei 40 anni di attività, promessa, oltre che mantenuta, ampliata ad un convegno centrato sulle tematiche inerenti il mondo enoico dal titolo: “La ricerca della qualità del prodotto enologico per combatterne l’abuso” al quale sono intervenuti Graziella Baracchini Muratorio, neuropsichiatra infantile, Claudio D’Onofrio, responsabile del laboratorio di ricerche viticole ed enologiche della Facoltà di Agraria dell’Università di Pisa e Giancarlo Binelli Consigliere

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del Collegio dei Probiviri in rappresentanza del Presidente Nazionale Fisar Mario Del Debbio, assente per la classica infuenza di stagione, e la delegata provinciale Maria Cristina Messina. A fare gli onori di casa, naturalmente, il Vice-sindaco Ghezzi che ha aperto la manifestazione illustrando le decorazioni artistiche della sala, con le pareti completamente dipinte da Pietro Paolo Lippi e Antonio Giusti con temi marinareschi e la bellezza del soffitto intagliato, dorato e dipinto con le Virtù cardinali di Ventura Salimbeni. Oggi al centro del soffitto della sala si trova il Trionfo di Santo Stefano di Giovanni Camillo Gabrielli, che sostituì il Trionfo di Pisa, sempre opera del Salimbeni, dopo che l’edificio divenne di proprietà dell’Ordine. La parola è passata quindi agli ospiti per gli approfondimenti relativi al convegno. Sono stati toccati i problemi legati agli abusi dell’alcol, specialmente tra i più giovani, e valorizzate le funzioni dell’insegnamento al bere corretto nel panorama delle oltre 5000 varietà di vitigni stimati presenti nel mondo, di cui circa la metà sono solo in Italia. La facoltà di Agraria di Pisa, che può vantare di essere stata la prima e più datata del mondo intero, ha catalogato circa 1000 aromi diversi dei frutti derivati dalla viticultura, che è nata circa 6-7 mila anni fa. Molta emozione tra il numeroso pubblico di fisariani hanno suscitato le parole di Giancarlo Binelli, che ha ricordato la nascita a

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Pisa della Federazione che elesse primo presidente il commendatore Tullio Venturini, titolare dello storico albergo “Villa Kinzica”, dove fu stabilita la sede sociale. Allora la denominazione era Federazione Italiana Sommelieri tra Albergatori e Ristoratori, proprio a significare il taglio italiano del ruolo che dovevano avere i Sommelieri. Oggi il sostantivo ha ripreso la forma internazionale e quel ”tra” è stato soppresso. Gradito l’intervento di Umberto Ascani, cofondatore, che ha ricordato un altro grande presidente: Luigi Sestini titolare del ristorante “Rustichello”, al quale succedette Pianegiani, che allora conduceva l’hotel “Arno”. Altro nome non meno importante quello di Luciano Chiti, ideatore della strada del vino delle Colline pisane e del Chianti delle Colline pisane, che proprio poche settimane fa è stato onorato con l’inaugurazione della Galleria a lui dedicata nel Palazzo Blu. La delegata Maria Cristina Messina ha contribuito a tenere alto il livello dell’emotività percorrendo in modo sintetico, ma molto toccante la storia dell’associazione e degli uomini che hanno dato spassionatamente il loro contributo. Come non ricordare Lido Tridenti, pisano doc, prima segretario e successivamente Presidente, che ha fortemente innovato la Fisar costruendola regione per regione per consacrarla in una dimensione nazionale di prestigio e formando la figura del Sommelier professionalmente all’avanguardia.


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Un ringraziamento anche per l’Asso-

della Fisar, perchè questa associa-

occasioni di occupazione. Anche per

ciazione Cuochi Pisani, rappresentata

zione assolve ad importanti funzioni

queste motivazioni si è ritenuto giusto

da Piero Pampana e per l’Accade-

nella società, come quella dell’edu-

consegnare un riconoscimento uffi-

mia della Cucina, rappresentata da

care al gusto ed ai sensi per l’inse-

ciale sia alla FISAR nazionale che alla

Umberto Moschini, oltre che per la

gnamento del bere bene e misurato,

Delegazione Pisana e premiare con

loro presenza, anche per la proficua

alla cultura degli abbinamenti enoga-

una targa tutti i partecipanti all’inte-

collaborazione che da sempre, in una

stronomici, alla conoscenza dei vini

ressante convegno. Quindi ha invitato

sinergia costante, permette la realizza-

e punto di riferimento dei produttori,

tutti al buffet per il brindisi con spu-

zione di eventi enogastronomici nella

a creare eventi che contribuiscono al

mante rigorosamente pisano ricavato

nostra città. Quindi ha preso la parola

miglioramento dei prodotti enoici per

da uve di Trebbiano di San Miniato.

l’anfitrione, il vice-sindaco Ghezzi che

l’eterna gara di assalto e penetrazione

ha avuto parole di elogio per tutti quelli

nei mercati nazionali ed internaziona-

che hanno contribuito, e che tutt’ora

li, sottolineandone quindi l’importan-

Notizia inviata da Tiziano Taccola

contribuiscono, al perdurare della vita

za economica e promotrice di nuove

della Delegazione FISAR Pisa e Litorale

Nella foto da sx: Claudio D’Onofrio, Graziella Baracchini Muratorio, Giancarlo Birindelli, Paolo Ghezzi, Maria Cristina Messina, Umberto Ascani e Piero Ristori

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amiglia La Delegazione di Lucca e Garfagnana consegna gli attestati

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enerdì 22 marzo, nell’elegante e accogliente risto-

fatta a mano ogni giorno ed il pane artigianale è lievitato

rante “La Cantina delle Pianacce” a Ghivizzano-

con pazienza ed è ottenuto dal lievito madre. Il menù del-

Coreglia Antelminelli, locale associato F.I.S.A.R,

la serata, iniziato con uno sfizioso aperitivo, è proseguito

si è svolta la cena di fine corso. Il Delegato Piero Giampaoli,

con Soufflè al formaggio di fossa con cruditè, ravioloni di

assistito dal Segretario Roberto Toschi e dai Consiglieri

zucca gialla su pomodorini pachino e pinoli, pappardelle in

Luca Lugli e Pierluigi Michelini, ha consegnato gli attesta-

salsa ceci su ragù di cervo e trilogia di carni nelle diverse

ti di partecipazione al corso di 1° livello ai seguenti cor-

cotture con verdure in tempura, patate tostate e sformato

sisti: Mazzola Maria Grazia, Bartolomei Andrea, Di Simo

di finocchietti, dolce e caffè. Il tutto accompagnato dagli

Andrea, Carminati Alessio, Da Prato Zeno, Mei Lucia,

ottimi vini della Cantina Tolaini di Castelnuovo Berardenga-

Angeli Martina, Coli Angela, Bertoli Elisabetta, Bertoli

Siena: Tolaini “Al Passo” IGT Toscana 2009, Tolaini Chianti

Alessio, Lombardi Domenico, Lovi Anna, Pioli Maurizio,

Classico Riserva DOCG 2009, Tolaini Valdisanti IGT

Battaglini Amedeo, Pioli Paolo, Santi Daniele, Mezzasalma

Toscana 2008 serviti dagli esperti sommelier Fisar, co-

Lorena, Roventini Mario, Bandini Manuela, Bellandi Elso,

ordinati dal capo servizio Claudia Ferroni. Rolando Bellandi

Turriani Giulio, Mordini Antonio, Martinelli Eva. La Cantina

dell’Antica Norcineria di Ghivizzano-Coreglia Antelminelli è

delle Pianacce, considerato un tempio del Gusto, è stato

stato un gradito ospite della serata. La cena è stata sug-

inaugurato nel dicembre 2011 ed è gestito egregiamente

gestiva e ricca di emozioni, ed i corsisti, accompagnati da

con stile ed eleganza da Tiziana Vincenzi e dallo chef plu-

parenti ed amici, si sono salutati con l’intenzione di riveder-

ripremiato Mariano Rapaioli che abilmente prepara sempre

si al corso di 2° livello.

piatti nuovi della cucina tradizionale lucchese e garfagnina.

Notizia inviata da Toschi Roberto

Nella loro cucina entrano solo prodotti genuini; la pasta è

della Delegazione FISAR Lucca-Garfagnana

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A Pisa la consegna degli Attestati di 2° Livello

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i corsisti del secondo livello è stato consegnato l'attestato durante la tradizionale cena di festeggiamento per la cerimonia, organizzata dal direttore del corso Barbara Poli. Una serata all'insegna dell'allegria tipica di queste situazioni che il succulento menu proposto dallo chef, nonché proprietario, Carmine Iovine, ha reso interessante e piacevole al contempo e dove la saletta del ristorante La Buca ha permesso una certa intima libertà, risultata propiziatrice di un clima amichevole che ha sciolto il formale rapporto insegnante- allievo. Dopo la nutrita fantasia di antipasti, Gamberone gratinato (eccezionale), Cozza ripiena, Tortino di pesce spada, Carpaccio di salmone fresco e cacciucchino su crostino, si è passati ai due primi piatti: Risotto alla pescatora e Paccheri alle triglie. Ottimo il risotto con i profumi del Tirreno e mantecato al punto giusto, mentre si è disquisito sulla delicatezza del sugo di triglia che si perdeva in bocca nella pienezza del pacchero al dente: per molti, forse, un tagliolino avrebbe esaltato maggiormente la triglia. Mentre sulla fantasia è stato servito un Prosecco Valdobbiadene Superiore, il Valdo Cuvée 1926 11°, l'abbinamento con i primi sono stati abbinati nell'ordine con il Contrada di San Felice (Trebbiano e Chardonnay) e lo Steccaia dell'Az. La Regola (vermentino 85% resto Sauvignon). Una ricca Grigliata mista di pesce, Scampo, Gamberone, Totano e

Filetto d'Orata ha deliziato i palati dei convenuti le cui papille gustative sono state ripulite dal Tonfo De'Massi, DOC Montescudaio della fattoria Santa Maria, ottenuto da uve di Trebbiano, Malvasia e Vermentino la cui vinificazione in bianco con separazione delle bucce e controllo della temperatura tra i 18 e 20 gradi centigradi produce una gradazione di 14,5° donando al vino corpo e sapidità, un sapore assai asciutto, dalla giusta acidità e con sentori netti e delicati di frutta bianca. Come dessert, al tradizionale gelato di Cantuccini della Casa, è stato aggiunto un gustoso krafen alla crema guarnito da cioccolato caldo. Il servizio vini è stato ottimamente espletato dal sommelier FISAR Andrea Somigli che ha terminato con il classico Vin Santo. Il momento didattico è stato gestito da Fabrizio Macchia che ha illustrato, col suo modo garbato ed allegro, le

caratteristiche dei tre vini di portata. Al termine il delegato Mariacristina Messina, Barbara Poli e Fabrizio Macchia, dopo aver elogiato gli apprendisti Sommeliers ed illustrato le aspettative cui sono chiamati per la specializzazione col terzo corso, hanno proceduto alla consegna delle pergamene. Il decano Angelo Bacci, oltre agli auguri di rito, ha voluto ricordare come la figura del Sommelier vada intesa come un vate che ci dona sapientemente il suo nettare, rendendo quasi mistico l'attimo della degustazione e la graditudine di cui va gratificato per l'atmosfera che riesce a creare. Questi i promossi: Vincenzo Armenante, Giovanni Luigi Cossi, Vittorio Faluomi, Carlo Franchi, Renzo Gori, Antonio Malvoldi, Moreno Ruberti, Valter Salvioli, Chiara Carmen Scordari, Salvatore Sempito, Claudia Togea e Salvatore Tortorella.

Notizia inviata dalla Delegazione FISAR di Pisa e Litorale

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A VINITALY BUYER INTERNAZIONALI IN AUMENTO SODDISFATTI GLI ESPOSITORI Servizio Stampa Veronafiere

Un’edizione che per gli espositori è andata oltre le più rosee aspettative vista anche l’aria di crisi che si respira sul mercato interno. Giudizi positivi anche dagli operatori esteri, con Europa e Cina in grande evidenza. I commenti di alcuni buyer russi e cinesi presenti alla rassegna.

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ilancio in attivo per Vinitaly 2013 con il suo 150.000 visitatori (+6% rispetto al 2012) dei quali 50.000 esteri (+10%), ma soprattutto per gli oltre 4.200 espositori che hanno avuto contatti business oltre le più rosee aspettative.

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“Un Vinitaly positivo, con tanti operatori italiani. Parecchi i contatti nuovi con operatori cinesi, russi e brasiliani, che sono i Paesi che ci interessano a breve-medio termine. Ma questa edizione del salone è stato anche ricco di iniziative, sia di convegni che di incontri tecnici e finanziari”.

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A dirlo Rolando Chiossi, vicepresidente di Giv e di Cantine Riunite Civ, cui fa eco Francesco Zonin, vicepresidente Cantina Vinicola Zonin, per il quale quello di quest’anno è stato un ottimo Vinitaly, che ha dato positività al settore. “Molti gli operatori dalla Cina – ha continuato Zonin – , speriamo che sia un’opportunità per esportare in questo grande mercato dove l’Italia è ancora poco presente”. Non si aspettava tanto entusiasmo Anna Abbona, proprietaria di Marchesi di Barolo: “Un grande Vinitaly, dove anche l’Italia ha dimostrato di reagire al momento. Noi abbiamo consolidato i rapporti con i nostri buyer, ma siamo anche riusciti a completare i contatti in alcuni mercati che ci interessavano, come Francia, Giappone, Cina, Singapore, Thailandia, Kazakistan, Russia, Ucraina. Bene la Cina, perché ci sta dando l’entusiasmo di cui abbiamo bisogno in questo momento, con il loro interesse per il vino italiano. L’appeal dell’Italia è proprio nei nostri prodotti unici e tipici, che sono un punto di attrazione da valorizzare. Eventi come quello di Vinitaly ci danno un bell’aiuto. Molti appuntamenti anche per Planeta: “L’estero continua a tirare – ha dichiarato Alessio Planeta, proprietario e amministratore dell’omonima azienda vitivinicola. Molti i buyer europei specialmente da Gran Bretagna, Germania, Svizzera, Centro ed Est Europa”. Un Vinitaly oltre le aspettative per Luca Rigotti, presidente del Gruppo Mezzacorona, “e nonostante la crisi la risposta degli operatori è stata importante, con molti esteri e molti addetti ai lavori. Questo – ha proseguito Rigotti – ci ha permesso di implementare ulteriormente i nostri contatti anche nei Paesi dove siamo già presenti. Mi pare ci sia stata più gente dello scorso anno, quindi Vinitaly si conferma evento molto importante”. Contenta di questa edizione di Vinitaly Albiera Antinori, vicepresidente di Marchesi Antinori, “che ha rinfrancato lo spirito anche riguardo al mercato italiano. Abbiamo visto operatori provenienti un po’ da tutto il mondo, meno dall’Asia, ma noi siamo molto soddisfatti”.

A Vinitaly contatti, ma anche attività commerciali, con Pietro Mastroberardino, dell’omonima azienda vinicola – che ha affermato: “Alcuni importatori hanno raddoppiato le previsioni di fatturato per quanto riguarda le nostre referenze anche in alcuni mercati europei come la Gran Bretagna”. Molti i contatti e le occasioni di business anche sul fronte dei buyer esteri a Vinitaly: oltre a quelle provenienti dall’Europa, si sono distinte le presenze da Russia e Far East, con Cina in testa, seguita dal Giappone. Tra gli importatori cinesi, Edward Liu, titolare di SinoDrink, specializzato in vino italiano con 50 aziende in portafoglio, ha dichiarato: “Il vino italiano piace e l’apertura di molti ristoranti italiani in Cina può dare una mano alla sua diffusione. Servono però iniziative di promozione mirate, tasting e traduzioni di libri sul vino per allargare il mercato”. L’importatore russo Andrey Golovchenko, di PPPUDP-Product Supply Enterprise of Administrative Department of the President of the Russian Federation, che rifornisce l’amministrazione russa ma anche distributori privati, ha spiegato: “A Vinitaly ho incontrato una cinquantina di cantine, grandi e piccole realtà. Era la mia prima visita alla manifestazione con l’obiettivo di raccogliere un portafoglio di 500600 vini italiani di tutte le fasce di prezzo”. È rimasta decisamente “impressionata” da Vinitaly Janet Wang responsabile sviluppo internazionale di Tmall, primo sito web b2c del retail in Cina: “Tutti i grandi protagonisti del vino italiano erano presenti ed è stata una grande occasione per conoscerli personalmente ed iniziare a stabilire contatti per favorire nuovi business tra Italia e Cina”. Prima volta a Vinitaly, invece, per Jared Liu, amministratore delegato e fondatore di YesMyWine, il più grande sito di e-commerce in Cina: “L’ho trovata una Fiera di prim’ordine nel panorama mondiale – ha commentato –. A partire da oggi il vino italiano sarà protagonista in Cina. Lanceremo da subito uno speciale dedicato ad alcuni dei produttori presenti ad OperaWine”.

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La Segreteria Comunica - di Claudia Marinelli

per scrivere al Segretario Nazionale: segretario.nazionale@fisar.com

L’impegno e la costanza

Abbiamo appena concluso il Vinitaly, salone internazionale del vino svoltosi a Verona, che ci ha visto molto impegnati in quei giorni con tutta una serie di attività, di cui siamo stati protagonisti assoluti.

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bbiamo appena concluso il Vinitaly, salone internazionale del vino svoltosi a Verona, che ci ha visto impegnati in quei giorni con tutta una serie di attività, di cui siamo stati protagonisti assoluti. Abbiamo iniziato i festeggiamenti dei 30 anni della nostra rivista Il Sommelier, ospiti nello stand della Carpenè Malvolti, per poi allietarci il palato con la degustazione organizzata dalla Fisar in Rosa, coordinata dal Consigliere Nazionale Luisella Rubin, “Vini Passiti Italiani ...che Passione!”. Successivamente ci siamo trovati di fronte ai produttori dei Balcani, riuniti per la prima volta, tutti insieme nella degustazione “il Vino come strumento di aggregazione fra i popoli”, organizzata dal nostro Fisar Ambassador Roberto Rabachino e LVIA (ong Italiana che opera in Albania). Il nostro Salotto del Vino, attivo con più appuntamenti quotidiani, dove si sono alternati diversi Consorzi di Tutela del Vino, in questo spazio a loro dedicato, si sono affrontate tematiche riguardo l’impegno che i Consorzi mettono nella propaganda del vino stesso in Italia e all’Estero, alternato con piacevoli degustazioni a rappresentanza dei consorzi stessi. Momenti intensi e sentiti da tutti i nostri associati, i quali sono stati veramente tanti manifestando il loro entusiasmo con la loro presenza attiva a tutti gli eventi organizzati. Dopo pochi giorni ci siamo ritrovati a Firenze per l’approvazione del Bilancio 2012 e per la Riunione Annuale dei Delegati, forte presenza anche qui, segnale importante che ci gratifica per gli sforzi che stiamo facendo per dare alla Fisar quell’immagine dinamica e attiva, di cui siamo fortemente sostenitori.

I temi trattati durante la riunione dei Delegati sono fondamentali per questi cambiamenti in atto, la relazione del nostro CTN ci permetterà di portare avanti i progetti che abbiamo definito, dando così grosse opportunità di crescita a tutti i nostri soci, dove il corso per aspiranti sommelier diventerà solo il primo gradino di formazione necessaria, per poi proseguire con percorsi sempre più professionalizzanti ed incisivi per la crescita eno-culturale di ognuno di noi. I temi che ho prospettato nella mia relazione durante la Riunione dei Delegati ritengo che trattino questioni di rilievo per la nostra associazione, e sono certa che daremo il giusto valore, nei prossimi mesi, al progetto di sviluppo territoriale che dovrà tenere presente e consolidare le realtà che già ci sono, dare un forte impulso per lo sviluppo delle grandi aree metropolitane e riappropriarsi di zone che in passato erano molto forti, per riportarle alla stessa importanza di un tempo. Vorrei inoltre sottolineare l’impegno che ai nostri Sommelier è costantemente richiesto, ed a cui non si sottraggono mai, coordinati dal Consigliere Nazionale Luigi Mastrocicco, vorrei dedicare un enorme GRAZIE per gli eventi appena conclusi come il Vinitaly e l’Assemblea Nazionale, e anche per le prossime manifestazioni, che ci vedranno impegnati con Slow Fish a Genova, Wine Town a Firenze, la Golf Cup Italia che si svolgerà su tutto il territorio nazionale, e al Festival della Melodia, manifestazione a carattere internazionale che ci vede presenti per la prima volta a partire da questa edizione.

http://slowfish.slowfood.it/ / http://www.winetown.it/ / http://golfitaliano.it/ / http://www.melodiadelvino.it/

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Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3


FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER

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a tessera FISAR 2013, oltre a consentirti di partecipare a prezzo riservato a tutte le attività della Federazione, ti permetterà di accedere agli sconti che FISAR concorderà con le organizzazioni dei più importanti eventi enogastronomici nazionali. In qualità di socio avrai diritto all’abbonamento gratuito a “Il Sommelier”, la rivista ufficiale della FISAR fondata nel 1983. La Segreteria Nazionale ed il tuo Delegato sono a tua disposizione per ogni informazione.

fis@rnews

la chiocciolina che informa

Programma corsi fisar

Corsi Post qualifica

Corso di 1° livello

Corso di 2° livello

Corso comunicazione e degustazione (C&D)

Le funzioni del sommelier Fisiologia dei sensi Analisi Sensoriale Viticoltura Enologia (vinificazione bianchi) Enologia (vinificazione rossi e rosati) Enologia (spumanti) Enologia (vini speciali) Enologia (alterazioni, difetti e malattie) Legislazione vitivinicola I Distillati La Birra e le altre bevande Test finale

Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria Lombardia, Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna Veneto, Friuli-VeneziaGiulia Toscana, Umbria Marche, Lazio, Abruzzo, Molise Campania, Puglia, Basilicata Calabria, Sicilia, Sardegna Francia (Champagne, Borgogna, Alsazia) Francia (Bordeaux, Loira, Sud Ovest) Francia (Rodano, Provenza, Linguadoca, Rossiglione, Corsica) e Portogallo Spagna, Germania e resto dell’Europa Le Americhe Oceania e Africa Test finale

In questo corso, riservato ai soli soci sommelier, vengono approfondite le tematiche legate alla degustazione ed illustrate le tecniche per una corretta comunicazione. Al termine di questo corso i partecipanti ricevono un attestato di partecipazione che da’ diritto di accedere ai corsi per le qualifiche superiori.

Albo dei Direttori di Corso Sommelier Fisar (DCSF)

Mini Corso di avvicinamento al vino

I Soci Sommelier in possesso dell’Attestato di partecipazione ai Corsi C&D possono richiedere l’iscrizione all’Albo Relatori. L’iscrizione è subordinata al possesso di titoli specifici o al superamento di una prova di esame da sostenersi di fronte ad apposita Commissione. Le Sessioni di Esame sono calendarizzate periodicamente dalla Sede Nazionale.

Corso di 3° livello Alimentazione Metodologia dell’abbinamentosuccessione dei vini e dei cibi Gli antipasti I primi piatti, le salse, i condimenti Il pesce Le carni Le verdure, i funghi, i tartufi I formaggi I dolci Lezione riepilogativa Cucina del territorio ESAME FINALE

Cinque incontri per amarlo in tutti i sensi TATTO Prima che sia vino: Le uve - I Vigneti - Le vinificazioni VISTA Bianchi Rossi Rosati: Tre colori mille sfumature OLFATTO Un fiore nel bicchiere: Un calice colmo di profumi GUSTO I Sapori del vino: Terroir e Tradizione UDITO Quando il vino é conversazione: Saperlo scegliere saperlo abbinare

I Sommelier in possesso dell’Attestato di partecipazione ai Corsi C&D possono accedere a questo Albo seguendo il Corso predisposto in collaborazione con il CTN. L’iscrizione è subordinata al superamento dell’esame finale.

Relatore Fisar

Degustatore ufficiale Fisar Possono accedere a questi corsi i Soci Sommelier in possesso dell’Attestato di partecipazione ai Corsi C&D. A superamento della prova di esame finale viene rilasciata la qualifica di Degustatore Ufficiale.

Albo Sommelier attivi

F.I.S.A.R.

Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori Via dei Condotti, 16 - 51017 Asciano Pisano S. Giuliano Terme (PI) Tel. 050 857105 - Fax 050 856670 e-mail: segreteria.nazionale@fisar.com - www.fisar.org

Sei un Sommelier FISAR? Richiedi l’iscrizione nell’Albo dei Sommelier attivi ad accedi alla possibilità di partecipare ai servizi di Sommelier sia di carattere nazionale che locale. Negli ultimi anni i Sommelier della FISAR hanno curato il servizio dei vini in importanti manifestazioni come la presentazione Guida Vini Espresso, l’Enoteca del Salone del Gusto, la presentazione Guida Slow Wine e tanti tanti altri. Non perdere l’occasione di essere tu stesso un protagonista del mondo del vino.


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