Z@voMoEtt
Organo ufficiale della FISAR - Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane S.p.A. - Sped. Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004) v46, art. 1 comma 1, DCB Po”
www.ilsommelier.com Rivista di enologia, gastronomia e turismo
5,30 Anno XXVIII - Numero 2 - Marzo-Aprile 2010
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40a Assemblea Nazionale FISAR
disegniamo il nostro futuro
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La vendita del vino su internet, un decollo difficile - Roberto Rabachino
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L'opinione di Marcello Masi La Biblioteca di Gladys News dall’Italia In famiglia La segreteria comunica
Quelli che…io a pranzo mangio alla bocciofila Francesco Oriolo
Pag.
Il Piemonte, territorio di grandi vini - Lorenzo Tablino
ENOGASTRONOMIA • TURISMO • CURIOSITà
Consorzio di Tutela dei vini DOC Caluso, Carema e Canavese Gladys Torres
L’isola del nettare degli dei - Giancarlo Roversi L'Austria - Gudrun Dalla Via Il vino più antico di Francia - Silvana Delfuoco SPECIALE VINITALY - Un Vinitaly 2010 tutto da bere Splendono le stelle sulle Residenze Reali - a cura della redazione di Quality ADV
Tenuta Farnè produrre vini di qualità è un’arte - a cura della redazione di Quality ADV
Borgogno, il Barolo, la tradizione - a cura della redazione di Quality ADV
La Sicilia: storia, territorio, curiosità - Attilio L. Vinci
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SCIENZA • TECNICA • APPROFONDIMENTI
Le cantine italiane in evidenza
a cura della redazione di Quality ADV
L’olio: condimento, salute e cultura - Virgilio Pronzati
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La Toscana - Luca Iacopini e Massimo Bracci
70 72 76 84
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10
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21 26 31 36 38
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Spagna, culla di enologia - Enza Bettelli
isti daVicino
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Azienda Agricola Milazzo L’eccellenza Siciliana - a cura della redazione di Quality ADV notizie di enogastronomia e turismo Le a cura della redazione di Quality ADV
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sommario
Comunicazione Istituzionale
L’opinione del Presidente
46 50
53
58
65
61
66
“
Un po' tutti abbiamo auspicato che il nuovo decennio, da poco iniziato, si fosse lasciato alle spalle altri dieci anni non certo da ricordare, o per molti, forse da dimenticare Presidente Vittorio Cardaci Ama per comunicare con il Presidente: presidente@fisar.com
B
asta fare una sintetica analisi di alcuni avvenimenti catastrofici che hanno interessato il pianeta solo negli ultimi dodici mesi: aprile 2009 il terremoto in Abruzzo; settembre 2009 il terremoto a Sumatra; novembre 2009 terremoto nelle Isole Vanuatu (Pacifico meridionale); gennaio 2010 terremoto ad Haiti; e ultimo il terremoto nel Cile. Senza contare le frane e le alluvioni in Sicilia, vicino a Messina (Giampilieri) e sui Monti Nebrodi (Caronia) e che dire della tempesta Xynthia che ha colpito la costa atlantica della Francia, proprio mentre scrivo? Il “bollettino” potrebbe continuare ma preferisco fermarmi per una riflessione: è inconfutabile che la Natura si sta ribellando e quando la Natura si ribella, ecco che l’Uomo inizia ad essere niente di fronte ad essa. Forse è giunto il momento di ragionare e riflettere molto seriamente sul domani, nostro e dei nostri figli, sul futuro del nostro Pianeta e delle Popolazioni che lo abitano, del mondo Animale e Vegetale. Dovremmo rallentare, o forse fermare, questa corsa forsennata verso uno “sviluppo” spacciato per crescita e benessere. Una percentuale altissima nel mondo patisce e muore di fame, mentre i cosiddetti Paesi Industrializzati continuano a produrre e a procurare ricchezze inestimabili solo per poche lobby. La produzione mondiale di alimenti è sovradimensionata rispetto al reale fabbisogno ed è enormemente aumentata, ma non in modo uniforme, infatti in molti Stati la produzione supera il necessario, mentre in altri non si produce nemmeno l’essenziale per sopravvivere. Questo avviene a causa dei metodi antiquati di coltivazione, di allevamento, di pesca e, in generale, a causa di un basso livello di sviluppo economico. Senza contare che spesso vasti latifondi sono controllati da poche multinazionali che si concentrano nella produzione di monocolture per l’esportazione verso i paesi industrializzati, trascurando quant’altro necessario all’alimentazione e sopravvivenza delle popolazioni indigene. Tutto ciò innesca un circuito perverso e anche autolesionista, basti pensare, ad esempio, alla quantità di energia necessaria impiegata per la produzione, trasformazione e movimentazione di tali merci, oltre all’altra energia necessaria per il cammino inverso, per lo smaltimento di ciò che non è consumato,
2
”
scartato ed eliminato perché in esubero, appunto! Oggi la ricchezza di un Paese è misurata attraverso il Prodotto Interno Lordo, senza tenere conto della sostenibilità e la qualità della vita in generale. Se applicassimo alcuni principi alla sostenibilità, ci accorgeremmo che la questione di conciliare la sostenibilità ambientale con la crescita e lo sviluppo, il problema della riduzione o addirittura dell’eliminazione della povertà esiste ed è piuttosto complesso. Comporterebbe una radicale revisione del nostro stile di vita. Sarebbe opportuno ripensare a gran parte di quello che consideriamo “normale” e scontato. Dovremmo cessare di essere dei consumatori, ma utilizzatori di beni, dovremmo porre l’accento sulla qualità e non più sulla quantità delle cose, sulla crescita personale e non più sulla crescita della ricchezza. La valorizzazione dei rapporti umani resterebbe quindi un elemento irrinunciabile, soprattutto la considerazione che il nostro benessere dipende dal benessere di tutti gli altri. Solo operando una simile “riconversione”, credo, si possa tentare di ristabilire un rapporto più equilibrato tra Uomo e Natura e forse potremmo arginare, almeno in parte, l’attuale risposta in termini di catastrofi ambientali e non solo, da parte della Natura. La Fisar è sensibile a tali argomenti e vuole contribuire in modo tangibile all’evidenziazione di tali problematiche attraverso le pagine della nostra rivista; infatti dal numero di giugno dedicheremo uno “speciale” alle regioni d’Italia più rappresentative dal punto di vista dell’enogastronomia, focalizzando l’attenzione su quei produttori che applicano una agricoltura eco-sostenibile, perché rispettosi dell’ambiente in cui vivono e di conseguenza contribuiscono, nel loro piccolo, a migliorare la qualità della vita, di tutti. Spero di incontravi al Vinitaly, dove da quest’anno abbiamo dedicato anche uno stand alla nostra rivista, o presso il solito stand istituzionale, mentre sono sicuro di incontrare tutti i Delegati, e non solo, a Forte dei Marmi, sempre ad aprile, per la consueta convention. Mi congedo auspicando che il vostro calice sia sempre colmo… anche di serenità.
Il Sommelier Marzo-Aprile 2010 • n. 2
Rivista di Enologia, Gastronomia e Turismo
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e-mail: redazione@ilsommelier.com Hanno collaborato a questo numero Marcello Masi, Giancarlo Roversi, Enza Bettelli, Gudrun Dalla Via, Virgilio Pronzati, Luca Iacopini, Massimo Bracci, Silvana Delfuoco, Cinzia Tosetti, Attilio L. Vinci Per la fotografia Oliviero Toscani, Saverio Scarpino, Roberto Rabachino, Enza Bettelli, Alberto Doria e immagini di Redazione.
Distribuzione della rivista La rivista viene inviata a tutti i soci Fisar, a tutti gli organi di informazione, a tutti i giornalisti dei gruppi di specializzazione di settore, a tutte le Istituzioni, a tutte le Associazioni di settore e a tutti gli IPSSAR che ne facciano richiesta tramite spedizione gratuita in abbonamento postale.
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La Fisar raddoppia al Vinitaly.
Oltre che al Centro Servizi Arena Stand n.23 puoi trovarci quest'anno anche al Centro Servizi delle Erbe Stand n. 17 con la rivista "il Sommelier" Ti aspettiamo!
Il Sommelier Marzo-Aprile 2010 • n. 2
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La vendita del vino su internet, un decollo difficile
di Roberto Rabachino per comunicare con il Direttore: direttore@ilsommelier.com
“
Ci sono prodotti con caratteristiche che li connotano come non adatti alla vendita su Internet
I
n generale, tutto ciò che abbiamo bisogno di toccare, di annusare, di valutare, tendiamo ad acquistarlo in negozio. Altri prodotti, soprattutto di marchi noti, li compro al supermercato senza alcuna valutazione. Spesso si tratta di confezioni chiuse che pur volendo non potrei certo provare. Le descrizioni spesso non dicono molto o tutti i prodotti riportano la stessa. Pensate ad una bottiglia di olio extravergine di olive. Se non conosceste la marca, potrebbero sembrarvi tutte uguale. Ecco, l’olio è un buon
4
”
candidato ad essere acquistato su Internet. Una volta che sapete quale olio volete, perché andare ogni volta in negozio? Infatti, l’olio su Internet si vende bene, soprattutto sui mercati internazionali. E il vino? Esistono attualmente tutti i presupposti ad un’esplosione della vendita su internet. La bottiglia può essere descritta sul web come lo è nel negozio. In entrambi i casi non puoi certo assaggiarla. La foto può darti molte delle sensazioni che hai avendo la bottiglia sullo scaffale. Eppure, per motivi incomprensibili, il traffico registrato su Internet sul tema vino pare molto al di sotto delle sue potenzialità. Chi ha tentato di venderlo on-line non ha quasi mai avuto successo. Perché? Forse il mercato non è del tutto maturo, ma il vino arriverà ad essere un prodotto internet. Il che non vuol escludere o sottovalutare l’enoteca. In enoteca continueremo ad andarci per assaggiarlo, per stare in compagnia facendo salotto, per avere il consiglio di una persona di cui ci fidiamo. D’altro canto, nella vita reale, non sono forse molti quelli che comprano una bottiglia solo per averne letto la recensione o fidandosi della marca? Perché non si potrebbe fare la stessa cosa su un sito di commercio elettronico dedicato?
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Manteniamo integro il nostro territorio di Marcello Masi Vice Direttore TG2 RAI e responsabile rubrica Eat Parade
“
Riflettiamo su questo, confrontiamoci, consultiamoci, approfondiamo
I
”
l primo decennio del nuovo secolo è andato. Sono stati definiti gli anni zero e credo sia una definizione calzante. Sono stati anni veloci velocissimi che lasciano un sapore agro con rare punte di dolcezza. Il mondo ha avuto le sue guerre e le sue ingiustizie, alti e bassi, come sempre, non distribuiti equamente. Le speranze e l’euforia che avevano accompagnato i primi giorni del Duemila sembrano preistoria e abbiamo imparato a fare i conti con nuove emergenze, prima fra tutte quella del terrorismo. Siamo molto informati su tutto, continuamente e con strumenti sempre più sofisticati ed interattivi, eppure non ci abbandona un senso di insicurezza e di solitudine. Viviamo in un futuro tecnologico che convive con fame e povertà, contraddizioni sempre più grandi che avvelenano le coscienze delle persone sensibili. In questo quadro affrontiamo l’oggi e ci prepariamo al domani. Possiamo tranquillamente continuare a vivere senza preoccuparci troppo di quello che accadrà, oppure possiamo impegnarci un po’ di più. La scelta è nostra solo nostra.
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Per cominciare si potrebbe fare un piccolo sforzo per mantenere il nostro Territorio così come la natura ce l’ha consegnato. Piccoli gesti di buona creanza e buon senso sarebbero sufficienti. Sporcare di meno, per esempio, non è difficile basta un pò d’amore per il prossimo. È davvero sconsolante vedere galleggiare sul nostro meraviglioso mare buste e bottiglie di plastica gettate lì senza pensare. Un piccolo gesto può davvero fare la differenza. Minimalismo demagogico? No, realismo pragmatico. Cominciamo dai rifiuti del nostro consumismo ormai fuori controllo per raddrizzare un po’ la nostra strada. I grandi della terra litigano per trovare un accordo condiviso sul clima, non va bene, ma noi cominciamo a fare la nostra parte. Molte nostre città, sono trattate come pattumiere a cielo aperto e rappresentano un vulnus alla nostra cultura. Di abuso in abuso abbiamo ferito la terra ed ora si moltiplicano i disastri. È ipocrita dare la colpa solo al nuovo clima. Abbiamo cementificato, sradicato foreste, imbrigliato acque reflue e fiumi cosa dovevamo
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aspettarci, un premio? Scelte responsabili non
e si moltiplicano le richieste di certificazione dei
sono più rinviabili. Anche in agricoltura c’è bisogno
prodotti. Il made in Italy è sulla cresta dell’onda, ma
di maggiore attenzione. La scienza ci mette a
questa non va persa. Dobbiamo insistere senza
disposizione continuamente nuovi strumenti per
illuderci. Il lavoro intelligente è l’unica garanzia di
coltivare ed allevare in maniera meno invasiva ed
successo che non teme le congiunture. Guai
inquinante. Non voltiamo la testa dall’altra parte. I costi minori di oggi si riveleranno costi insostenibili domani per le nuove generazioni. Riflettiamo su
questo,
confrontiamoci,
consultiamoci,
approfondiamo. La qualità della nostra vita è più preziosa di qualsiasi dividendo. In molti hanno scoperto, complice la crisi economica che ancora
a fermarci ora. Siamo ad un bivio e solo una strada porta ad un futuro migliore anche se non è in discesa. L’altra è lastricata di un materiale luccicante, ma sottile e scivoloso, promette, ma non mantiene e disprezza ogni regola di solidarietà e umanità. Non percorriamola perché non porta a
stiamo subendo, che investire nella qualità è un
nulla, anzi porta proprio al nulla. Il nostro destino
ottimo investimento. Piccole aziende che hanno
è anche nelle nostre mani, pensare che non sia
scommesso sul biologico e l’ecosostenibilità
così equivale a fare come lo struzzo che secondo
cominciano a raccogliere frutti destinati a
la leggenda mette la testa sotto terra per non
durare nel tempo. I consumatori sono maturati
vedere il pericolo e scaricarsi così la coscienza.
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Quelli che…io a pranzo mangio alla bocciofila di Francesco Oriolo
“ A
La prima volta che mi è capitato di pranzare per lavoro in una bocciofila è stata con una giovane manager da cui non mi sarei mai aspettato una simile scelta
”
lcuni sostengono che le città sono caratterizzate da una grande concentrazione di associazioni bocciofile perché alto è il numero di pensionati, mentre il fenomeno in provincia si è molto affievolito. Di certo Torino e la sua collina, ad esempio, pullulano di bocciofile. Navigando su internet ne ho contate centoquattordici, alcune antiche e blasonate, altre più recenti che si adagiano su ampie fette
8
di periferia o sfruttano il ristretto cuneo formato da due strade trafficate subito fuori dal centro storico. Nella maggior parte di queste bocciofile si può anche mangiare e siccome non manca mai un bel pergolato o un portico, vengono riscoperte soprattutto in estate quando la calura spinge anche i più sedentari fuori dalle arroventate mura domestiche. La cucina è casalinga e per lo più di chiara impronta piemontese anche se non mancano le eccezioni: affettati, tome di montagna, vitello tonnato, involtini di prosciutto, agnolotti e tajarin, i tipici tagliolini piemontesi, per primi e per secondi qualche buon arrosto, un po’ di coniglio o del roastbeef, frutta di stagione, vino sfuso o in bottiglia di produttori minori per fama ma non per qualità. Il gestore sta al bar, la moglie in cucina e spesso i figli in sala. In alcuni casi la ristorazione è a tal punto sviluppata che ha preso il sopravvento sul gioco delle bocce e in questi locali il termini “bocciofila” serve soltanto come parte del nome del ristorante. Qui servizio e cucina sono più curati,
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si trova un menu, spesso una essenziale carta dei vini, ma in comune con le altre “bocciofile” rimane la semplicità delle preparazioni e la cura delle materie prima. Ora se queste ultime sono molto frequentate soprattutto a cena da famiglie e compagnie di amici, le altre rappresentano la nuova frontiera della pausa pasto cittadina (dubbio dell’autore - si può ancora usare questa espressione dopo che un Ministro della Repubblica ha annunciato di volerla abolire perché anacronistica e nociva per la produttività?). La prima volta che mi è capitato di pranzare per lavoro in una bocciofila è stata con una giovane manager da cui non mi sarei mai aspettato una simile scelta. La bocciofila era situata in un ampio slargo vicino alla Dora. All’interno il bar e poi uno stanzone con circa sessanta coperti, occupato in ogni angolo, su una lavagna il menu del giorno, un primo, un secondo, il contorno, frutta o dolce, acqua, 10 euro. Là dentro mangiavano fianco a fianco tecnici, impiegati, manager, muratori, studenti. Il pranzo lo ricordo gustoso, cucina di impronta meridionale, un po’ forte di condimento: rigatoni al sugo, involtini, proprio uguali a quelli che faceva mia madre, con la carne di vitello e dentro il lardo e il pepe nero, insalata e frutta. “Vedi” – mi spiegava la mia ospite – “ormai vengo sempre qui, perché spendendo la stessa cifra che spenderei per un panino, una birretta e una macedonia, faccio un pasto completo”. Dopo il boom del panino al bar di qualche anno fa, complice anche la crisi economica, sono sempre di più le persone che riscoprono la trattoria o la bocciofila per consumare il pranzo. Un comportamento su cui meditare. È vero che si mangia meno al bar? E se sì, quali sono i motivi? È solo una questione di costo? O piuttosto si tratta di rapporto tra qualità e prezzo? Ne parleremo la prossima volta.
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Il Piemonte, territorio di grandi vini di Lorenzo Tablino
“
Piemonte terra di grandi vini. Definizione quanto mai appropriata in quanto è la natura stessa che da' il via alla creazione di vini leggendari
”
L’
eccellenza del vino piemontese è una tradizione costruita su valori storici e fondata sulle caratteristiche uniche del territorio. La regione si stende ai “piedi dei monti”, infatti, le Alpi la delimitano su tre lati, condizionandone positivamente il clima. La composizione dei terreni è ricca di elementi argillosi, sabbiosi e calcarei. Cenni storici La viticoltura in Piemonte ha origini preistoriche, ma fu probabilmente incentivata dai navigatori greci, che portarono la vite sulle coste liguri nel V° a.C. Narra la tradizione che, intorno l’anno zero, nel territorio dell’attuale Piemonte nacque il primo antenato della botte di legno: un tronco d’albero scavato. Le prime comunità cristiane, tra cui l’abbazia benedettina di Bobbio, incentivarono la coltivazione della vite e con il medioevo si diffusero i vini dolci “greco “e rosati “claret“. Nel sec XIX iniziò lo sviluppo dell’enologia Piemontese: la nobiltà sabauda assume un ruolo propositivo,
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dapprima la marchesa Falletti Colbert, poi il conte di Cavour e infine casa Savoia. Nasce il vino Barolo che diventerà “Re dei vini - vino dei Re”, presto seguito dal Barbaresco, mentre nel 1865, a Canelli, Carlo Gancia butta le basi per l’industria degli spumanti. Nel frattempo ad Alba si inaugura la scuola enologica. Il secolo XX, tra alti e bassi, vede crescere l’enologia Piemontese che emerge, negli anni sessanta, grazie ad alcune figure di imprenditori carismatici, che danno un forte impulso alla potenzialità del territorio. Citiamo i compianti Renato Ratti e Giacomo Bologna, per l’opera svolta nel rinnovamento dei vini Barolo e Barbera ed Angelo Gaia per il prestigio assunto a livello internazionale. La vigna in Piemonte Colline dolcemente ondulanti, ricche di vigneti a perdita d’occhio. Ecco l’emozionante visione offerta dalle terre del vino in Piemonte. La viticoltura della regione, infatti, è al novanta per cento collinare, per un’estensione complessiva di
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ANNUARIO DEI MIGLIORI VINI ITALIANI 2010 Miglior vino regione PIEMONTE
MONTALBERA
Ruché di Castagnole Monferrato Laccento
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Consistenza: 33- Equilibrio: 32 - Integrità: 33 Sensazioni: parte la nota olfattiva d'una dolcezza d'intensità sublime. Tocca tutti i registri dei frutti di bosco e poi si ferma, in dolcezza sospesa, su di una rosa. Che scintilla la sua gardenia all'altezza emissiva del polline in fiore. Un profumo d'aromaticità stupenda. Per fragranza, nitidezza, cristallinità e suadenza d'emissione con pochi eguali, nella memoria e nell'enologico mondo. Ed il formidabile è che tale specchiata enologia di trasformazione, che della nativa uva l'integrità ossidativa ha protetto e rispettato come tesoro, tale mirabile eccellenza realizzativa ha riguardato una materia prima viticola d'assoluta eccezione. Una ricchezza estrattiva che il suo gran patrimonio di frutto, ai sensi si staglia limpido e possente, morbido, e di baglior massivo. Fra i migliori rossi in assoluto dell'anno, il miglior Ruché di sempre. Chapeau a codesto nuovo archetipo di riferimento.
www.lucamaroni.com VINITALY 2010 - PAD. 9 (PIEMONTE) - STAND L4
MONTALBERA Terra del Ruchè Via Montalbera, 1 - Castagnole Monferrato (At) - www.montalbera.it
circa 50000 ettari e con le rese fra le più basse d’Italia. Questo avviene per una precisa scelta dei viticoltori locali, che dal XIX° secolo privilegiano la qualità alla quantità della produzione, anche attraverso la valorizzazione dei vitigni tradizionali, la conservazione del corretto equilibrio fra verde e legno e, ove necessario, l’abbattimento dei grappoli. La regione produce, oggi, circa 3 milioni di ettolitri di vino. Con 12 Docg e 46 Doc vanta il maggior numero di denominazioni di origine in Italia. I vitigni Piemontesi Le numerose zone di produzione, le diverse tradizioni locali e la continua ricerca dell’eccellenza attraverso gli strumenti dell’innovazione, fanno sì che il Piemonte si distingua per l’eccezionale varietà di vitigni presenti sul territorio: a bacca nera e bianca, neutri e aromatici, locali e internazionali. Le varietà più diffuse sono autoctone, presenti sul territorio da tempi remoti: dolcetto, barbera, grignolino, freisa, nebbiolo, brachetto, bonarda (uve a bacca nera); cortese, erbaluce, malvasia, arneis, favorita (uve a bacca bianca). Altri vitigni, detti “internazionali” sono stati introdotti successivamente, con ottimi risultati: pinot nero,
bianco e grigio, chardonnay e più recentemente sauvignon, cabernet franc e sauvignon, merlot, shiraz e altri. Non mancano vitigni rari, coltivati da appassionati produttori, come doux d’henry, pelaverga, avene, ruchè e vespolina. I vini che si producono da queste varietà sono autentici tesori che vale la pena ricercare nelle enoteche locali. I Vini DOCG Dal vitigno nebbiolo otteniamo il Barolo, ” Uno dei gioielli più puri dell’enologia mondiale”. Un rosso di altissimo profilo che non teme confronti. Il territorio d’origine comprende 11 comuni nell’albese. Suo fratello, a pari merito, è il Barbaresco che nasce di una piccola zona di produzione - circa 650 ettari - nei comuni di Barbaresco, Neive, Treiso e Alba (frazione San Rocco). Il Gattinara è un vino dalla nobile tradizione, già apprezzato nel XVI° alla corte dell’imperatore Carlo V, dove lo aveva fatto conoscere il cardinale Mercurino Arborio di Gattinara. La zona di produzione è limitata a circa novanta ettari, tutti nel comune di Gattinara. Il Ghemme è prodotto, in provincia di Novara, con uva nebbiolo. Ma sono consentiti uvaggi, come per altri vini del Novarese. Il Roero è ottenuto nella zona omonima tra Langhe e Monferrato, caratterizzata dalle famose “Rocche” e da estesi boschi. Il Dolcetto di Dogliani è il vino della tradizione contadina delle Langhe, prodotto da uve autoctone particolarmente dolci, mentre in provincia di Alessandria, nell’Ovadese, nasce il Dolcetto d’Ovada. Dal colore violaceo e dal profumo finemente fruttato. Le rosse, purpuree Barbera d’Asti e Monferrato sono vini di grande carattere e forte struttura. Proposte in varie versioni, adatte ad essere conservate per anni in bottiglia. L’Asti è uno spumante di classe invidiato da tutto il mondo. “Unico e inimitabile”. Ottenuto dal vitigno moscato bianco, grazie ad una particolare
Il Castello di Barbaresco
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Il Sommelier Marzo-Aprile 2010 • n. 2
lavorazione che ne esalta gli aromi. La zona di
vitigno coltivato tradizionalmente soprattutto nel
produzione è molto estesa. Tre province Cn - At
Torinese; il Grignolino, un vino dal colore tenue e
- Al e ben 52 comuni. Lo stesso vitigno origina
dal profumo delicato di fiori e frutta, originario delle
anche il Moscato d’Asti. Un vino vivace, dolce e
colline tra Asti e Casale; la Malvasia, il classico
aromatico. Già citato in antichi documenti del XVI°
e tradizionale vino rosso aromatico del basso
secolo come Moscatellum.
Monferrato; il Nebbiolo d’Alba, dall’omonimo
Il Brachetto d’Acqui è un vino molto antico,
vitigno coltivato nell’Albese; il Ruché, austero e di
coltivato
un‘antica
ottimo colore rubino, proveniente da Castagnole
leggenda che servì a Marco Antonio per
Monferrato; il Verduno Pelaverga, di eccellente
nell’Acquese.
Racconta
conquistare Cleopatra. Il Gavi si ottiene dal vitigno cortese coltivato sulle colline del Monferrato, in provincia di Alessandria. Vino dal colore giallo paglierino, talora con tenui riflessi verdolini, dal fine e delicato profumo fruttato-fiorale. Il Roero Arneis è originario dai terreni sabbiosi del Roero. Prodotto con l’uva Arneis, già conosciuta nel sec. XV.
Fra i bianchi si segnala l’Erbaluce (anche nella tipologia spumante) prodotto nella zona di Caluso, in provincia di Torino, e il cui nome deriva dal colore rosso-rame lucente dei grappoli molto maturi. La valorizzazione del territorio Piemontese ha portato, anche, alla nascita di piccole DOC, pregiate delizie che, nonostante la non sempre facile reperibilità, si raccomandano a tutti gli amanti
I vini DOC Attualmente il Piemonte, che rientra interamente sotto la tutela delle normative DOC, vanta ben 46
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fragranza, ottenuto con uve Pelaverga piccolo.
del buon vino: Alta Langa, erede della grande tradizione spumantista Piemontese, prodotto con
vini a Denominazione di Origine Controllata.
uve pinot nero e chardonnay al 90%; il Boca,
Tra le doc maggiormente presenti sul mercato
dai caratteri organolettici molto simili al Gattinara;
spiccano: la Barbera d’Alba e la Barbera dei Colli
il Fara, da uve nebbiolo, bonarda e vespolina;
Tortonesi, vini rossi, dai profumi fruttati intensi
il Gabiano e il Rubino di Cantavenna, ottenuti
e dall’ottima persistenza gustativa; il Carema,
dall’uva barbera; il Lessona, oggi molto raro; il
prodotto in provincia di Torino da uva nebbiolo; il
Loazzolo, vino di eccellente finezza ed eleganza
Dolcetto, con le sue numerose espressioni di DOC
ottenuto da uva moscato bianco, sottoposte ad
territoriali, che esprimono un vino molto profumato
appassimento; il Sizzano originario del paese
e di notevole equilibrato; la Freisa, dall’omonimo
omonimo, sulle rive del Sesia.
Il Sommelier Marzo-Aprile 2010 • n. 2
Consorzio di Tutela dei vini DOC Caluso, Carema e Canavese
di Gladys Torres
“
Il Canavese è terra ricca di vini D.O.C. che raccontano la millenaria fatica dell’uomo per dominare la natura, realizzando terrazzamenti e strappando a colline e versanti montani quei preziosi lembi di terreno che così bene hanno saputo corrispondere con il loro divino nettare
I
l Consorzio di Tutela e Valorizzazione Vini D.O.C.
D.O.C. di Caluso, fondato da sette viticoltori nel
Caluso, Carema e Canavese da un lato ha il
1986. Nel 1996 la competenza si è allargata alla
compito di vigilare sul rispetto del disciplinare
D.O.C. Carema e nel 1998 a quella del Canavese,
di produzione e difendere la denominazione da
l’ultima nata tra le D.O.C. di competenza.
illeciti, dall’altro quello di valorizzare e promuovere
Il Consorzio ha sede a Caluso e rappresenta un
i vini. Il Consorzio è nato nel 1991 dall’evoluzione
punto di riferimento di notevole importanza per
del Centro per la Tutela e Valorizzazione Vini
tutti i viticoltori della zona.
Erbaluce di Caluso
16
”
Grappoli di Passito
Il Sommelier Marzo-Aprile 2010 • n. 2
Parliamo adesso dei vini che rappresentano il territorio. Erbaluce di Caluso DOC Lo scrittore e regista Mario Soldati, nei suoi documentari enogastronomici, diceva: “tra tutti i vini bianchi secchi – l’Erbaluce di Caluso – è quello da me più amato”. Oggi come allora, è un vino dal colore giallo paglierino che in giovane età lancia brillanti riflessi verdolini e rivela fini profumi di fiori bianchi che riconducono all’acacia e al biancospino. Sensazioni che ritornano in bocca sostenute da un nerbo secco e sapido che nel finale tende a sfumare piacevolmente su note ammandorlate. Servito fresco, a 10° C, va apprezzato in calici di media ampiezza leggermente più stretti all’imboccatura. I suoi fini profumi e la sua struttura delicata costituiscono una preziosa peculiarità che può essere valorizzata in compagnia di piatti altrettanto delicati, come frittatine a base di verdure, un risotto alle rane oppure una zuppa canavesana, a base di cavolo cappuccio e brodo di carne. D’altro canto l’Erbaluce, pur essendo un bianco, è un vino di struttura: per questo può reggere altrettanto bene i fritti di carne e di pesce. Ottimo anche a fine pasto in compagnia di tomini freschi. Erbaluce di Caluso Spumante DOC Un vino perfetto per chi ama avvicinarsi al pasto sorseggiando un calice di bollicine, ma anche per accompagnare preparazioni insolite e deliziose quali il carpaccio di trota e la raffinata tartare di coregone. Versato nella classica flûte alta e stretta, questo spumante dà il meglio di sé quando viene servito a temperature inferiori agli
Soave D.o.c. Classico “I Cérceni” - 2002, Soave Top 2003 Diploma di Medaglia d’oro; Soave D.o.c. Classico “I Cérceni” - 2002, Premio per il Cavaliere del Soave - Soave Versus 2003; Soave D.o.c. Classico “I Cérceni” - 2002, 4° Selezione Nazionale Vini da Pesce 2003 - Diploma di Merito; Soave D.o.c. Classico “I Cérceni” - 2002, Verona Wine Top 2004 - Diploma di Medaglia d’oro; Soave D.o.c. Classico “I Cérceni” 2003, 5° Selezione Nazionale Vini da Pesce 2004 - Diploma di Merito; Soave D.o.c. Classico “I Cérceni” - 2006, Guida al Vino Quotidiano Slow Food Editore, Etichetta per l’ottimo rapporto qualità-prezzo; Soave D.o.c. Classico “I Cérceni” - 2006, Riconosciuti i “Due Bicchieri” dalla Guida “Gambero Rosso”; Soave D.o.c. Classico “I Cérceni” - 2007, Verona Wine Top 2008 Diploma di Merito; Soave D.o.c. Classico “I Cérceni” - 2007, D ecanter World Wine Awards 2009 - Medaglia di Bronzo
8° C. Per il dessert, in nome della sacra regola che recita “vino dolce con dolce”, meglio affidarsi al suo fratello passito, oggi l’espressione più nota dell’Erbaluce di Caluso.
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Casa Vinicola Cambrago s.r.l. Via Cambrago, 7 37030 San Zeno di Colognola ai Colli (Vr) Tel. +39 045 7650745 - info@cambrago.it www.cambrago.it
Vigneti in Carema
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Erbaluce di Caluso Passito DOC
anche il sapore piccante del Castelmagno e del
Custodisce nel suo cuore dorato tutte le dolci
Roquefort, è perfetto per un dolce conversare
fragranze fruttate delle uve Erbaluce, lasciate
pomeridiano a base di amaretti, baci di dama,
ad appassire sui graticci per tutto l’inverno e
canestrelli e altri biscotti della tradizione, come
concentrate in una struttura resa importante
i torcetti al burro, i biscotti della duchessa e le
anche dai quattro anni di affinamento previsti
paste di meliga con farina di mais. Va portato
dal Disciplinare. Compagno duttile di un fine
in tavola a una temperatura di 16° C e goduto
pasto con formaggi importanti come una toma
a sorsi parsimoniosi in piccoli calici da passito,
stagionata, in grado di reggere alla grande
leggermente
più
Il Sommelier Marzo-Aprile 2010 • n. 2
stretti
all’imboccatura
per
apprezzare meglio la sua incredibile complessità
sono sufficienti anche ampi calici (o tulipani con
di aromi di miele, confettura, frutta passita e
una pancia di circa 7-8 cm).
candita. Da bere subito o da custodire in cantina anche per molti anni, in attesa della classica
Canavese DOC
“occasione speciale”.
La DOC Canavese abbraccia tutti i vini prodotti con le numerose varietà di uva che compongono
Carema DOC
lo
Il Carema è a tutti gli effetti il vino rosso di punta
quest’angolo di Piemonte, che da Torino sale
del territorio canavesano. Un vino importante in
fino a baciare le Prealpi valdostane. Una gamma
ogni senso, sia per pregio, sia per caratteristiche
di prodotti sufficientemente ampia da soddisfare
organolettiche. Questo vino di montagna è infatti
ogni palato
un vero fuoriclasse nella ristretta famiglia dei
e ogni fantasia enogastronomica. Bianchi freschi
Nebbioli. Inconfondibili già al naso i tratti del suo
e beverini da uva Erbaluce, da servire a non oltre
alto lignaggio. Gli aromi di rosa, ciclamino e violetta
10° C in calici di medie dimensioni e assaporare
compongono la base di un complesso olfattivo
con tomini freschi, minestre e preparazioni
che, minuto dopo minuto, va arricchendosi di
di pesce tipiche del lago di Viverone. Rosati
frutta sotto spirito, pepe nero, cuoio, tabacco
profumati e accattivanti, variamente composti
e caramelle balsamiche. In bocca il tannino,
da uve Barbera, Bonarda e Freisa, da servire
addomesticato dal lungo affinamento in botte,
a 12-14° C in calici di medie dimensioni e da
crea un impasto di sensazioni fruttate e terziarie
apprezzare in compagnia di una zuppa di pane
assolutamente accattivanti, sospinte da una bella
e cavoli oppure di pesce d’acqua dolce in salsa
freschezza che favorisce la beva. Servito a non
alle erbe aromatiche. Rossi freschi e profumati
oltre 18° C, è un compagno impareggiabile di
da uve Barbera e Croatina, da servire a 16°
agnolotti al ragù di lepre, tagliatelle al cinghiale,
C e accompagnare a specialità locali come il
brasati di manzo e stracotto di asino, e del
saporitissimo salampatata, le cotenne di maiale o
rinomato tapulone piemontese di carne di cavallo.
le tradizionali fresse, le polpette di carne di maiale
Eccellente anche a fine pasto, in compagnia di
tipiche del Canavese. Infine, rossi
formaggi d’alpeggio stagionati come la Fontina
più importanti e strutturati a base di Nebbiolo,
o il preziosissimo Bettelmatt dell’ossolana Val
da gustare a 18° C in ampi calici davanti a una
Formazza. Come ogni buon Nebbiolo, se
fonduta di toma di Lanzo, oppure con i ricchi
conservato bene e in posizione orizzontale
involtini di verze e carne conosciuti come pescoj,
può avere una longevità sorprendente, non
dalla loro particolare forma che ricorda il pesce.
esattamente quantificabile in termini di anni. Utile
Forse scontato, ma assolutamente appagante,
sarebbe, prima di servirlo, versarlo in un decanter
l’abbinamento con una pietanza succulenta come
per evitare che il possibile “fondo” dovuto al
il bollito misto alla piemontese.
stupefacente
panorama
lungo invecchiamento finisca nei ballon ampi e
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tondeggianti, consigliati per apprezzare le versioni
Fotografie Consorzio di Tutela
più “datate” del Carema. Per quelle più giovani
Fonte Nicola Taffuri
Il Sommelier Marzo-Aprile 2010 • n. 2
vitivinicolo
di
L’isola del nettare degli dei
“
di Giancarlo Roversi
Del resto Venere conosceva bene Pantelleria perché ne aveva fatto la sua alcova per trescare con Bacco che qui era di casa proprio per l’esclusività del suo vino
V
”
olete gustare un cocktail ammaliante? Prendete in parti uguali un sole meraviglioso e un cielo scintillante, di un colore che vira dal turchino all’azzurro tenero. Aggiungete fantastiche coste rocciose, disseminate di
incantevoli cale e anfratti solitari che degradano verso abissi profondi di un blu incredibile con acque limpidissime dalle trasparenze sgargianti e con sfumature cromatiche che virano dal verde smeraldo, al turchese fino al lapislazzulo e al
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Il Sommelier Marzo-Aprile 2010 • n. 2 Appassimento di Pantelleria
cobalto. Aromatizzate con il fascino dell’ambiente e con il sapore irresistibile della storia senza dimenticare di inserire gli umori popolari più autentici e la suggestione delle testimonianze di pietra lasciate dall’uomo. E per finire colmate generosamente il vostro bicchiere con un vino unico al mondo, lo Zibibbo, il nettare degli Dei, che sa donare a chi l’assapora la gioia di vivere. Il cocktail è pronto. Il suo nome? Pantelleria. Per gustarlo bisogna andare in mezzo a Mediterraneo al largo di una delle più affascinanti regioni italiane, la Sicilia. Ad inebriarsene furono anche gli antichi numi della mitologia greca per accrescere il loro potere seduttivo. Su consiglio di Venere la dea Tanit, invaghita di Apollo, salì nell’Olimpo e lo ammaliò col vino di Pantelleria, più soave della mitica ambrosia e in più capace
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di fare innamorare. Del resto Venere conosceva bene Pantelleria perché ne aveva fatto la sua alcova per trescare con Bacco che qui era di casa proprio per l’esclusività del suo vino. Prima di ogni incontro la dea usava come specchio delle sue brame l’incantevole laghetto che porta ancora il suo nome. Questo è quanto tramanda la leggenda, vediamo cosa dice le storia. Neolitici, Fenici, Cartaginesi, Romani e Arabi I primi abitanti di Pantelleria, giunti dall’Africa 5.000 anni fa in età neolitica, si dedicavano all’agricoltura, all’allevamento e alla lavorazione dell’ossidiana. Hanno lasciate tracce importanti a Mursia dove si trova una cinquantina di “Sesi”, tumuli funerari a
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cupola in pietra a secco, simili ai nuraghi sardi (il più famoso è il “Sese gigante o del Re”). Verso il IX a.C. l’isola fu colonizzata dai Fenici che la chiamarono Cossyra, garantendole, grazie ai floridi commerci lungo le rotte del Mediterraneo, un periodo di grande prosperità, proseguito anche durante la permanenza, prima, dei cartaginesi e, poi, dei romani. Agli arabi, che la conquistarono attorno all’VIII secolo d.C, sterminando gli antichi abitanti, si deve il nome attuale dell’isola, “Bent el Rhia”, la figlia del vento. A trapiantare primi vigneti di Moscato di Alessandria, furono proprio i nuovi dominatori in un tempo in cui la norma del Corano rispetto al vino veniva interpretata secondo il saggio pensiero di Maometto che non lo vietava ma ne raccomandava un uso moderato. Anche se molti ritengono che la presenza della vite non serviva per ricavare vino, ma per la produzione di zabib, in arabo frutta secca, destinata all’esportazione. Da qui il nome “Zibibbo” di cui si fregia da sempre il moscato di Pantelleria, che ha trovato nell’isola il suo habitat ideale. Sempre durante la permanenza araba vennero introdotti i giardini da frutto, la coltivazione del cotone e del fico e un funzionale sistema di irrigazione.
Cappero di Pantelleria I.G.P. (indicazione geografica protetta) I capperi di Pantelleria, ricordati già nell’antichità da Dioscoride e Plinio, sono considerati tra i migliori al mondo, grazie alle particolari condizioni dell’isola, contraddistinta da un clima caldo, temperato dall’umidità del mare, dal vento e dai boschi che ricoprono le montagne. Ma anche grazie alle peculiari caratteristiche del terreno vulcanico ricco di minerali. Altrettanto importante la selezione genetica compiuta dai contadini, che nei secoli hanno selezionato le piante fino ad ottenere la specie attuale: Capparis spinosa nelle varietà Inermis, cultivar Nocellara. I capperi ricevono le stesse cure riservate alla vite. La fioritura avviene tra la fine di maggio e i primi di settembre e in vari passaggi, ogni 8-10 giorni, si raccolgono i bottoni floreali, i capperi appunto, con un lavoro improbo reso più disagevole dal caldo. I boccioli non si consumano freschi ma dopo un procedimento di fermentazione. Ricoperti di sale marino e più volte rimestati, i capperi emettono acqua, favorendo la formazione di una salamoia che provoca la fermentazione nei boccioli e conferisce al prodotto un’inconfondibile fragranza. I capperi di Pantelleria sono protetti con il marchio Igp (indicazione Geografica Protetta) dal 1993. La Cooperativa Agricola Produttori Capperi, fondata nel 1971, oggi riunisce circa 400 soci con una produzione di circa 2.000 quintali all’anno, altamente selezionata e sottoposta a un attento esame qualitativo.
Il paesaggio Situata a sole 60 miglia marine da Mazara del Vallo, Pantelleria con i suoi 83 kmq che si estendono su 14 km di lunghezza e 8 di larghezza, è la più grande delle isole siciliane e certamente una delle più struggenti. Il paesaggio è dominato dal cratere in sonno della Montagna Grande (m. 836), la massima vetta dell’isola, circondata da 24 “cuddie” o coni vulcanici. Antiche sorgenti termali, le “caldarelle”, grotte naturali con emanazione di vapore
Olio e piante aromatiche A Pantelleria si produce, seppure in quantità limitate, un olio pregiato di grande leggerezza e prelibatezza. Il tipo più diffuso, ricavato dalle olive di Biancolilla, è particolarmente fruttato, con sentori tipici di carciofo e con un bassissimo tasso di acidità. L’isola è anche ricca di piante aromatiche. Un po’ dovunque cresce spontaneo il rosmarino, particolarmente in località Dietro, assieme al timo e alla lavanda. Assai diffuso anche il finocchio selvatico utilizzato dai panteschi nelle zuppe di legumi e per la pasta con le sarde, ma anche per la produzione di un profumato liquore.
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(“stufe”), esalazione di gas bollenti dai crepacci (“favare”), e di anidride carbonica (“mofette”), testimoniano ancora la natura vulcanica dell’isola e ne accrescono il fascino. L’azione trasformatrice dell’uomo ha fortemente inciso sull’ambiente, asservito, dove non risultava troppo disagevole, alle esigenze dell’agricoltura, sacrificando boschi mediterranei di remota origine. A conferire un aspetto senza uguali a tutta la campagna sono i pittoreschi “dammusi”, singolari costruzioni cubiche in pietra di origine araba, oggi ricercate case di villeggiatura. Sono costituiti da piccoli vani dalle mura molto spesse per difendersi dal sole e dal vento, ma anche dal freddo in inverno. Il tetto a cupola, ricoperto di calce, serve a raccogliere la scarsa acqua piovana in cisterne interne. Accanto ai “dammusi” più grandi un alto muretto a secco circolare protegge dal vento il giardino, la
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casa dell’albero, destinato ad ospitare soprattutto gli agrumi: in genere un limone, ma anche un arancio oppure un cedro. Un altro muretto a secco, più basso, forma invece la base del piano inclinato, rivolto a sud, occupato dallo “stenditoio”, utilizzato per l’essicazione dell’uva, ma anche dei fichi e dei pomodori. Il moscato di Pantelleria Nella Piana della Ghirlanda, una pianura fertilissima riparata dal forte vento da una corona di alture di origine vulcanica scandite da terrazzamenti a gradoni, delimitati da muretti a secco, vengono coltivate le viti secondo il millenario sistema dell’alberello. I grappoli crescono riparati dalle foglie che creano all’interno delle conche uno speciale microclima. La vendemmia si fa quando l’uva è perfettamente matura. Solo i grappoli più sani sono destinati
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all’essiccazione. Scartati gli acini marciti, lo Zibibbo viene adagiato al sole per circa trenta giorni negli stenditoi, facendo attenzione a non lasciarlo disidratare completamente. Nel frattempo si prepara un mosto e durante la sua fermentazione si aggiunge l’uva appassita. Si procede quindi alla torchiatura e a vari travasi fino ad ottenere un nettare impareggiabile. Seppure apprezzato già nell’antichità, è solo a partire dal 1883 che lo Zibibbo, grazie alla casa vinicola Rallo, ha ripreso la sua marcia trionfale fuori dall’isola, a fianco del Marsala, per conquistare gli intenditori di tutto il mondo. Lo zibibbo trova nell’isola l’habitat naturale ed è diffuso su tutto il territorio, con una peculiarità aromatica che l’ha reso famoso nel mondo. La densità dei ceppi per ettaro è mediamente 2500, mentre la produzione media è intorno ai 50 quintali. La resa massima uva/vino per la produzione del passito è del 40% e la produzione massima di vino per ettaro è di 4000 litri. Oltre al Moscato e al Passito, che rappresentano
le punte di diamante dell’enologia pantesca, esistono altre tipologie, tutte disciplinate dalla D.O.C. “Pantelleria”: il bianco secco anche frizzante, il moscato liquoroso, il passito liquoroso, il moscato dorato, il moscato spumante e un mosto parzialmente fermentato (Zibibbo dolce). Lo zibibbo viene anche prodotto per essere esportato quale uva da tavola e uva appassita.
L’Austria di Gudrun Dalla Via fotografie www.winesfromaustria.com
“
Maria Teresa d’Austria concesse ai viticoltori il diritto di vendere il loro prodotto direttamente ai consumatori. Ancora oggi sono numerosi gli “Heurigen”, locali caratteristici dove si beve del buon vino, spesso accompagnato da ottimo cibo – nella bella stagione anche in giardino
”
L’
Austria è decisamente un “Paese da vino”, con una storia di circa due millenni e mezzo di viticoltura: a quanto pare, già i Celti vi si dedicarono. I Romani seppero apprezzare il territorio e il clima favorevole, soprattutto nelle regioni dell’Impero che allora si chiamarono Noricum e Pannonia. Durante le invasioni barbariche molti vigneti furono distrutti o vennero abbandonati. Ma già sotto Carlo Magno la viticoltura fiorì nuovamente, soprattutto per produrre il vino per le liturgie cristiane. Furono i monaci, tra cui i cistercensi provenienti dalla Borgogna, a creare e coltivare nuovi vigneti che ancora oggi sono tra i più belli e prestigiosi dell’Austria, soprattutto nelle zone di Göttweig, Güssing, Heiligenkreuz, Klosterneuburg, Melk e Zwettl. Nel medioevo la superficie a vitigno era probabilmente 500 mila ettari, cioè circa dieci volte quella attuale, e i vini austriaci erano conosciuti ed esportati in molte nazioni europee. In seguito, la produzione crebbe ulteriormente; si ritiene che nel XVI secolo la popolazione adulta di
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Vigne a Josefinenhütte
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Vigneti nella zona di Niederösterreich
Vienna consumasse mediamente un litro di vino al giorno – era considerato alimento e farmaco. Maria Teresa d’Austria concesse ai viticoltori il diritto di vendere il loro prodotto direttamente ai consumatori. Ancora oggi sono numerosi gli “Heurigen”, locali caratteristici dove si beve del buon vino, spesso accompagnato da ottimo cibo – nella bella stagione anche in giardino. (heurig significa recente: spesso si assaggia il vino novello proprio presso i locali del produttore)
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I vigneti sono concentrati nella zona più a est dell’Austria, dove il territorio è collinoso o piano, fino ai confini con l’Ungheria, la Slovenia e la Repubblica Ceca. Le quattro regioni vinicole sono Niederösterreich (Bassa Austria, in realtà… a Nord), con Weinviertel, Wachau, Kremstal, Kamptal, Traisental, Donauland, Carnuntum, Thermenregion; Burgenland, con Neusiedlersee, Neusiedlersee-Hügelland, Mittelburgenland, Südburgenland; Steiermark (Stiria) con tre
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Un grappolo per Icewine sottozone a sud-est, sud e ovest; e infine Vienna. I vini austriaci sono per l’75 % circa bianchi. La maggior parte è monovarietale, e molte varietà sono nate proprio qui, grazie a selezioni, ricerche e sperimentazioni durate secoli e ancora oggi portate avanti da scuole come quella di Klosterneuburg, fondata nel 1860. Alcuni nomi: Grüner Veltliner, Furmint, Morillon, Muskateller, Neuburger, Weissburgunder, Sämling, Traminer, Welschriesling, Blaufränkisch (un rosso), St. Laurent, Zweigelt, oltre naturalmente vini internazionali come Chardonnay, Pinot, Riesling, Sauvignon. Molto apprezzati in tutto il mondo sono i vini austriaci da dessert, prodotti soprattutto nel Burgenland. Estati calde e asciutte, duemila ore di sole all’anno, forti escursioni termiche tra giorno e notte: ecco il clima ideale per far maturare uve profumate e saporite. Il più famoso dei vini dolci
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austriaci è l’Ausbruch, prodotto con uve attaccate dalla muffa nobile (Botrytis Cinerea). In Italia i vini austriaci da dessert si sono fatti molto onore, tanto è vero che, per esempio, durante un concorso di vini passiti a Bologna, a fine novembre 2009, con 585 vini giudicati, tra i 10 primi posti… 9 erano austriaci. Il primo posto assoluto è stato conquistato da un viticoltore di Eisenstadt, già vincitore della Selezione del Sindaco 2004. Alcuni vini da dessert austriaci saranno presenti anche a Vinitaly, Pad.3C6. Oltre ai vini TBA (Trockenbeerenauslese, selezione di acini stramaturi) sono interessanti gli Eiswein (vino del ghiaccio), senza muffa nobile e un po’ meno intensi e zuccherini dei TBA. Raccolti a temperature di 10° sotto zero, da 100 kg di uve si ottengono solo circa 15 litri di vino, ma il mosto ottenuto nella spremitura è molto concentrato, delicato, sfaccettato, con un giusto grado di acidità.
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Il vino più antico di Francia
“
di Silvana Delfuoco Fotografie di Caterina Andorno
Ascoltatemi! Io che vi parlo sono Eléonore, duchessa d’Aquitania, regina di Francia, regina d’Inghilterra! E nel libro che ancora stringo tra le mani qui nella mia tomba a Fontevraud c’è la storia della mia amata terra d’origine e della sua grandezza…
L’
”
aveva nominata anche Cesare all’inizio dei suoi Commentarii, là dove descrive la terra di Francia: Gallia est divisa in partes tres… . E delle tres la più vasta era lei, la “terra delle acque” posta ad occidente, il paese degli Aquitani che nella città “à Bord d’eaux” avevano fissato la loro capitale. Le acque intorno erano le paludi dei Bituriges, ricchi commercianti di stagno prima che i Romani vi si insediassero. Ma furono loro, i nuovi arrivati, a capire subito che l’unica coltura possibile tra quegli acquitrini sulle rive assolate della Garonna era quella della vite: il modo più rapido per procurarsi un boccale di vino senza dover aspettare le navi in arrivo da Roma! Neppure al tempo di Domiziano, quando l’imperatore ordinò di estirpare i vigneti da tutte le province per sottrarre il vino italico alla concorrenza, neppure allora qui cessò la coltivazione delle vigne, certo le più antiche di questo paese: davvero quel vino, quel primitivo claret nato dalla vitis biturica, era già il segno del nostro primato…
Poi venne Ausone, Decimus Magnus Ausonius, il trouvier, il nostro poeta. Tornò ricco di gloria qui, nella sua terra natale, nel paese che ora si chiama Saint-Emilion, per trascorrervi infine gli anni più felici della sua vita. Scriveva versi e coltivava la vigna, cent arpents de vigne, portati in dote dalla sua giovane sposa. Pensate: le Château Ausone, il dono d’amore di quella lontana fanciulla, ha
La tomba di Eleonora (Aliénor) d'Aquitania
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Vigne in Bordeaux
attraversato i secoli per regalare anche a voi i suoi profumi… Poi arrivai io, Eléonore, ad accrescere la potenza del mio ducato. L’economia era prospera, grazie soprattutto al commercio del vino che, arrivato nei porti inglesi, da lì viaggiava per il mondo. E nel mio castello, che ora nessuno riesce più a ritrovare, la poesia dei trovatori e i vini delle mie cantine addolcivano le lunghe serate invernali, in questo inquietante e fascinoso finis terre in medio aquae
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che già chiamavamo Médoc: pini e viti mescolati insieme fino alle distese lacustri e alle dune del litorale che scivolano nell’Oceano… Certo ai miei tempi ancora non si parlava del “paradosso bordolese”, scoperto dagli studi della vostra epoca: però anche allora qui, dove più alto è il consumo di vino rosso, si moriva molto meno per malattie, come dite voi?, “cardiovascolari”! È passato molto tempo e molte bufere si sono abbattute su queste mie terre. Ma io continuo a
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Vigne e Cantina in Bordeaux
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leggere il libro, che mi invita ancora a sperare. Anche quella terribile malattia, la filossera mi pare, è stata debellata, ed altri vitigni, più forti e robusti, sono venuti a colmare i vuoti: cabernet sauvignon, cabernet franc, merlot… Un’altra donna, allora, arrivò qui, innamorata di queste terre, e decisa a risollevarle dall’oblio: Eugenia de Montijo, la bella spagnola moglie di Napoleone III, scelse le coste dell’Aquitania come luogo per le sue regali villeggiature. L’imperatore non era forse un grande esperto di vini, ma certo aveva un ottimo fiuto per gli affari. Non furono forse fatte troppe degustazioni né troppo rigorose, in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1855, per stabilire la gerarchia dei crus, ma almeno si fece chiarezza fra la regolarità dei prezzi degli châteaux più radicati sul territorio. E di qui ebbe inizio la storia che vi appartiene: cinque classi di vini, sessantun crus per i rossi della Gironda, sessanta per il Médoc… Ma ora non vedo chiaro sui vostri giorni, troppa luce mi abbaglia. Mi arriva l’eco di grandi avvenimenti: esposizioni, concorsi, premi… ma anche lotte, discussioni violente… Crus bourgeois, crus classés, classificazioni bloccate, classificazioni rivedibili ogni dieci anni: che significa? Davvero mi è difficile capire. Lo so che il vino di questa terra è sempre stato importante per il suo valore, per l’unicità del terroir dove crescono le vigne, e non per i nomi scritti di volta in volta sulle sue etichette, che nel tempo ho visto talvolta cambiare… Non importa, aspetterò. Sul libro che tengo fra le mani piano piano tutto viene scritto…
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Ufficio Stampa FISAR
Un Vinitaly 2010 tutto da bere
“
Global network degli affari, piazza di discussione sui temi economici di stretta attualità, ma come tradizione anche momento di confronto fra le eccellenze enologiche, che si concretizza nella presenza di circa 4.200 cantine espositrici e un fitto calendario di degustazioni
”
Q
uesto è Vinitaly (www.vinitaly. com), la cui 44a edizione, in programma dall’8 al 12 aprile, presenta alcune importanti novità, con l’obiettivo di ampliare ulteriormente l’offerta e rendere ancora più efficaci i servizi alle aziende, oltre che di richiamare un numero sempre maggiore di operatori specializzati provenienti da tutto il mondo. La prima novità del 2010 riguarda il 18° Concorso Enologico Internazionale. In aggiunta ai Premi Speciali Vinitaly Nazione e Gran Vinitaly, viene istituito quest’anno per la prima volta il Premio Speciale Vinitaly Regione. I produttori, inoltre, potranno stampare e applicare alle partite dei vini vincitori di Medaglia etichette o bollini riportanti la distinzione “Concorso Enologico Internazionale 2010”, così da valorizzare sul piano commerciale l’importante riconoscimento alla qualità raggiunta. Tra le analisi di approfondimento proposte da Vinitaly, spicca quella sulla “Percezione del valore
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del marchio nel mondo del vino”, che oltre ai wine lover coinvolge quest’anno anche gli operatori che a vario titolo interagiscono con il consumatore finale. Scopo dell’indagine è quello di individuare quali siano le vie per incrementare il valore della marca, quali gli strumenti e i canali per raggiungere con maggior efficacia il consumatore “evoluto” e il ruolo delle figure professionali che possono aiutarlo nella scelta. Interessanti le degustazioni proposte. Nel Tasting Ex…Press originali i percorsi tra i vini e le donne del vino nel mondo e i vini “estremi” prodotti in zone difficili, ai quali si affiancano degustazioni sui vini della Nuova Zelanda e australiani, sui Grüner Veltliner austriaci, sulla Ribolla Gialla dell’Oslavia, sui grandi Riesling della Germania, sui best vintage dell’Amarone, sui Marsala vergini di grandi annate a confronto con altri vini liquorosi e la degustazione dei migliori vini italiani del 2009 proposta da Wine Enthusiast.
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Antinori propone una verticale di Solaia, mentre Civiltà del Bere presenta una degustazione dei vini “blue chips”, quelli cioè con il maggior valore in termini di bottiglie prodotte e riconoscimenti di eccellenza ottenuti sulle guide enologiche, mentre due sono gli appuntamenti con i vini biologici, proposti da Slow Food e Gambero Rosso. In contemporanea a Vinitaly si confermano gli appuntamenti con Sol, Agrifood Club ed Enolitech. La 16a edizione di Sol, il Salone Internazionale dell’olio extravergine di qualità, potenzia la sua vocazione commerciale, sviluppando ulteriormente il Buyers Club per divenire un importante momento b2b. Sempre più richiesta la partecipazione ad Agrifood Club, vetrina dell’eccellenza made in Italy, che presenta una selezione di aziende dell’agroalimentare italiano, privilegiando la qualità degli espositori per soddisfare gli operatori e i visitatori più esigenti. Con Vinitaly, Sol e Agrifood Club si realizza la completa fusione tra vino, cibo e olio extra vergine di oliva, attraverso le degustazioni e i laboratori gastronomici realizzati in collaborazione con Sol nell’arco dell’intera giornata, secondo gli orari di colazione, aperitivo, pranzo e happy hour, mentre Ristorante d’Autore, Ristorante dei Signori, Sol Goloso e Cittadella della Gastronomia offriranno piatti della tradizione culinaria italiana preparati da chef di fama internazionale in abbinamento con i migliori vini delle aziende espositrici. Insostituibile strumento di promozione internazionale dedicato ai mezzi tecnici per filiera del vino e dell’olio, la cantina e il frantoio, Enolitech, giunto alla 13a edizione, è un momento di confronto e dialogo con tutti gli operatori che vogliono aggiornarsi ed acquistare strumenti e tecnologie all’avanguardia. Il Sommelier Marzo-Aprile 2010 • n. 2
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Splendono le “Stelle” sulle Residenze Reali “…per aspera ad astra” – “…attraverso le asperità si arriva alle stelle”. E mai come in questo caso possiamo dare un duplice significato a questa famosissima frase di Seneca: il primo attiene alle difficoltà dovute ai lunghi e complessi restauri delle Residenze Reali Sabaude che hanno portato a nuovo splendore e messo a disposizione di milioni di visitatori, autentici gioielli architettonici chiaramente identificabili come “Stelle del Piemonte”, inserite dall’Unesco fin dal 1997 nell’elenco del Patrimonio Mondiale dell’Umanità. L’altro significato, più terreno, è riferito ai sacrifici e agli anni dedicati al perfezionamento della loro articolata professione di quattro tra le principali “Stelle del Piemonte”, eccellenza della ristorazione di questo territorio: Davide Scabin al Combal.zero situato nel Castello di Rivoli, Alfredo Russo che ha trasferito il suo sapere al Dolce Stil Novo nella Reggia di Venaria Reale, Ugo Alciati “sovrano” al Castello di Pollenzo e Pier Bussetti che ha trasformato la sua Locanda Mongreno nel “Ristorante PIER BUSSETTI al Castello di Govone” all’interno del seicentesco Castello. Evoluzione del progetto della Regione Piemonte, nato nel 2005 e realizzato dall’Assessorato al Turismo, che più diffusamente tratteremo nel numero di settembre, questi quattro “alfieri” o, per ambientarli meglio,
questi quattro “moschettieri” dell’enogastronomia di eccellenza ben si identificano come trait d’union tra arte della costruzione e arte della cucina, tra il patrimonio storico e architettonico di questi capolavori sabaudi e l’immenso patrimonio dei saperi e delle tradizioni culinarie piemontesi rivisitate dalla creatività del loro genio e dall’abilità delle loro mani. Ho fatto loro visita, curioso come un bambino, per tastar con mano come si può sviluppare e consolidare una professione che ha molte affinità con la regalità dell’ambiente che li ha accolti ed è emersa immediatamente una domanda: “Cosa ha implicato per te il trasferimento in una Residenza Reale?” Davide Scabin - Combal.zero “È stato molto impegnativo, con una realtà e dimensioni totalmente diverse. Sono stato scelto per inaugurare il progetto ed ora sono orgoglioso di aver contribuito a farlo decollare. Penso di essere stato la persona giusta al momento giusto. Arrivavo dal Combal di Almese, dove avevo già raggiunto una risonanza internazionale ed il fatto di essere abbinato al Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli non mi ha complicato le cose, tutt’altro. È stato fin da subito il
(Foto di Alessandra Tinozzi)
Davide Scabin
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palcoscenico perfetto per le presentazioni dei miei studi di food design e tutto ciò mi ha agevolato ed amplificato la mia visibilità e notorietà portandomi ad avere oltre il 50% della mia clientela extraterritorio. E poi, io sono nato a Rivoli…e qui respiro l’aria che mi piace!” Alfredo Russo - Dolce Stil Novo alla Reggia “La conseguenza più forte e immediata è stata l’ampliamento della clientela. Rispetto a prima, oggi accogliamo un pubblico più eterogeneo: semplici turisti che, venendo a visitare la Reggia di Venaria, scoprono anche la presenza di un ristorante gourmand e decidono di provare, come anche esperti e appassionati gourmet che vengono espressamente per interessi culinari. Un pubblico variegato implica anche un’offerta variegata, ricca, che copra gusti differenti e accontenti palati esperti e non, italiani e stranieri, giovani e meno giovani.
Ugo Alciati
La nostra si presenta pertanto come una cucina elastica, capace di incontrare e soddisfare target diversificati. Per me, quindi, un stimolo continuo”.
Alfredo Russo
Ugo Alciati - Guidoristorantepollenzo “Dopo 42 anni di attività, chiudere Guido da Costigliole e trasferirlo nella corte di Pollenzo è stato un salto in tanti sensi. Lasciare la provincia di Asti per insediarsi in quella cuneese, notoriamente più ricca e ben servita nel settore turistico, è stato indubbiamente un vantaggio. Inoltre, una struttura come quella di Pollenzo che contiene una Banca del Vino, un’Università del Gusto, addirittura un albergo, non poteva che aiutarci, soprattutto la realtà alberghiera perché ha risolto il problema dei clienti che, nel periodo delle grandi nebbie piemontesi, non affrontano spostamenti in assenza della possibilità di pernottare, per evitare viaggi in notturna. La cucina si è confermata quella di un tempo, benché abbia potuto arricchirsi di una cura all’aspetto organolettico delle materie prime che la precedente struttura non permetteva. La crescita insomma, è stata globale e credo che la clientela abbia goduto dell’aumento di servizi complessivo”.
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Pier Bussetti - Ristorante PIER BUSSETTI al Castello di Govone “Il trasferimento è imminente, ritardi permettendo, per metà aprile io e il mio staff saremo insediati nel Castello. Sono entusiasta, felice di quest’occasione! La realtà della Locanda Mongreno, data la dimensione stessa della struttura, condizionava molto i risultati generali, era diventata una situazione priva di sbocchi. Al ristorante del Castello invece avrò a disposizione una location appena ristrutturata, con spazi ampi e ben organizzati, Pier Bussetti ben definiti. Dove operi e con che strutture e attrezzature lavori, inevitabilmente ricade anche sulla tua arte culinaria. Confido quindi nel senso di eleganza e di lusso che si respirano a Govone perché riescano a trasferirsi anche nei miei piatti, così che la mia cucina abbia lo stesso anelito alla fastosità e riesca a soddisfare anche i clienti più esigenti”. Ad un anno dai festeggiamenti per i 150 anni dell’unità nazionale, l’idea di favorire la liaison tra alta ristorazione e alta architettura sabauda non può che incrementare l’afflusso di quel “turismo del gusto” raffinato e ricercato che già da tempo si è interessato allo sconfinato patrimonio culturale e monumentale piemontese abbinato a golosi itinerari gastronomici. Le Residenze Reali sono in tutto una quindicina, attendo piacevolmente di scoprire il prossimo locus amoenus portatore di ulteriori emozioni culinarie.
Combal.zero Piazza Mafalda di Savoia 10098 Rivoli (To) - Tel. +39 011.9565225 www.combal.org Dolce Stil Novo alla Reggia Piazza della Repubblica, 4 10078 Venaria Reale (Torino) - Tel. +39 011.4992343 www.dolcestilnovo.com Guidoristorantepollenzo V. Fossano 19cn 12060 Pollenzo-Bra (CN) - Tel. +39 0172.458422 www.guidoristorante.it Ristorante PIER BUSSETTI al Castello di Govone Piazza Vittorio Emanuele II, 17 12040 Govone (CN) www.pierbussetti.it
Torino e il Piemonte protagonisti di due grandi eventi internazionali Ostensione della Sacra Sindone A distanza di dieci anni dall'Ostensione avvenuta nell'anno giubilare, la Sindone sarà esposta nel Duomo di Torino dal 10 aprile al 23 maggio. www.piemonteitalia.eu - www.sindone.org 2011 - Esperienza Italia 150 anni di storia, 9 mesi di festa Da marzo a novembre Torino, la prima capitale, vi aspetta con quattro grandi mostre e un programma straordinario di cultura, sport e spettacoli. Tutto il meglio dell'Italia, in una sola città, per nove mesi di emozioni. www.italia150.it Piemonte: si apre una primavera di appuntamenti unici! Peggy e Solomon Guggenheim: le avanguardie dell'astrattismo Vercelli, Polo Espositivo ARCA 20 febbraio - 30 maggio 2010 www.guggenheimvercelli.it Ecce Homo. L'immagine di Gesù nella storia del cinema Torino, Museo Nazionale del Cinema 25 marzo - 6 giugno 2010 www.museonazionaledelcinema.it Messer Tulipano Castello di Pralormo (Torino) 27 marzo - 2 maggio 2010 www.contessapralormo.com Gesù, il corpo, il volto nell'arte Reggia di Venaria Reale (Torino), Scuderie Juvarriane 1° aprile - 1° agosto 2010 www.venariareale.it
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Tenuta Farnè produrre vini di qualità è un’arte
a cura della redazione di Quality ADV
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Tre generazioni accomunate nella passione, nella qualità, nella serietà e nell’unicità
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uesto è Tenuta Farnè che da piccola proprietà di famiglia è diventata una solida realtà nella produzione di vini a livello nazionale ed internazionale. Era il 2002 e Uber Bortolini, attuale presidente, prende per mano la piccola azienda famigliare situata nelle colline bolognesi trasformandola in una fucina produttrice di vini di alta qualità affidandosi ad un enologo esperto Alessandro Santini e con un obiettivo bene in mente che Uber riassume con questa frase: “Il buon vino deve avere l’aroma di un grappolo d’uva appena raccolto”. Per questo motivo i loro vini nascono da un processo di vinificazione attento e accurato, che mira a preservare la genuinità delle uve utilizzate senza alterarne qualità e gusto. Vigne impiantate secondo i più moderni sistemi di viticoltura con allevamento a spalliera e densità di
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4500 piante per ettaro e cantine rinnovate per meglio accogliere i vini dell’azienda, sono stati i principali interventi atti a migliorare sia le rese sia l’efficienza aziendale. I pregiati vini della Tenuta Farnè sono distribuiti nell’intero territorio nazionale ma recentemente l’azienda ha stipulato accordi con il Benin e il Sud Africa ed ha allargato i propri orizzonti oltre Italia, esportando negli USA, in Brasile, in Cina, negli Emirati Arabi, nella Rep. Ceca ed in quella Slovacca ed anche in Russia. Tenuta Farnè è ormai da anni una realtà di successo nel complesso campo della produzione di vini sia a livello nazionale sia internazionale con i suoi tre prodotti principali, il Pignoletto vivace, lo Spumante Farnè Igt, brut da uve pignoletto e il Rosso Farnè Barricato Igt, 50% Cabernet Sauvignon e 50% Barbera dell’Emilia.
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Pignoletto Vivace Igt
Spumante Farnè Igt
Uve Pignoletto 85% e varietà di uve bianche aromatiche 15% Affinamento in acciaio Colore giallo paglierino con riflessi verdognoli Profumo delicato e fruttato con spiccato fiore di biancospino Sapore fresco, aromatico con spiccata acidità Abbinamento ideale come aperitivo, si accompagna ottimamente con antipasti gustosi, lumache, fritture e pesci alla griglia, formaggi freschi Alcol 12,5% vol.
Uve Pignoletto 90% e nuove uve aromatiche 10% Affinamento in acciaio Colore giallo paglierino chiaro con riflessi verdognoli Perlage fine e persistente Profumo delicato e fruttato con intenso profumo di fiori di biancospino Sapore secco ma leggermente dolce, aromatico e persistente fresco di acidità Abbinamento ideale come aperitivo, ottimo a tutto pasto, e con dolci e pane tostato Alcol 12,5% vol.
Barricato Igt Rosso Farnè Uve 50% Cabernet Sauvignon e 50% Barbera dell’Emilia Maturazione in acciaio e affinamento in barriques, particolarmente indicato per l’invecchiamento Colore rosso rubino intenso, profondo Profumo speziato con aroma di frutti rossi Sapore delicatamente erbaceo, pieno, ben strutturato e con acidità ben equilibrata, tannini maturi, vellutato Abbinamento perfetto con arrosti, selvaggina, brasati, formaggi stagionati Alcol 14% vol.
Tenuta Farnè S.r.l. - Castello di Serravalle (Bo) - Tel. 348 6991785 - info@tenutafarne.it - www.tenutafarne.it
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a cura della redazione di Quality ADV
Azienda Agricola Milazzo L’eccellenza Siciliana
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L'azienda Milazzo, specializzata nella coltivazione della vite e nella produzione del vino già dal secolo scorso, è posta tra le colline a Nord-Est di Campobello di Licata (AG), in una delle zone altamente vocate per la coltivazione delle uve
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i estende per circa 70 ettari, ed è una piccola parte di quella che fu la famosa Baronia di Ravanusa, dove si coltivano le migliori varietà autoctone e oggi anche alcune varietà che, in vari anni di studio ed esperienze, sono state ritenute indispensabili per l’ottenimento di vini di alta qualità. Recentemente, tali esperienze particolari e studi approfonditi sono stati finalizzati sia alla migliore coltivazione di alcune uve, sia ai diversi tagli di vini per ottenere “l’ottimo” per la realizzazione di spumanti secondo il “Metodo Classico”. Grazie a ciò, si è riusciti a produrre uve sanissime con acidità totale elevata (8,4 - 11,5 g/l con gradazione Babo 16 18,5). L’azienda utilizza per la produzione dei vini esclusivamente uve selezionate prodotte
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nella stessa e coltivate in base al vino che si dovrà ottenere. É autonoma in tutto: dispone di personale altamente specializzato in particolare nelle potature e nelle coltivazioni dei vigneti. É dotata di una moderna cantina per la produzione di vini di alta qualità, spumanti Metodo Classico e distillazione delle vinacce per la produzione di grappe. La vendemmia è eseguita manualmente nel momento in cui l’uva ha le caratteristiche, ritenute dai tecnici, ideali in relazione al tipo di vino che si vuole ottenere, con trasporto in cassette di plastica della capienza di Kg 14, sterilizzate ad ogni passaggio con idropulitrice a caldo. C’è chi si prodiga per automatizzare nei vigneti tutti i lavori che vanno dalla potatura alla vendemmia. C’è
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mentare
chi invece, come Milazzo, cerca di effettuare tutti i lavori con l’amore e la passione di sempre, che solo la mano dell’uomo può dare. La pianta ha bisogno di questo. Solo potando a mano si possono lasciare le giuste gemme, i tralci più idonei. Solo a mano e con intelligenza si può effettuare il diradamento dei grappoli, ed una selezionata vendemmia. In ogni fase di coltivazione dell’uva e di trasformazione in vino, tutto viene fatto nel massimo rispetto per l’ambiente e con l’esclusione di sostanze chimiche di sintesi. Le tecniche “pulite” adoperate consentono indubbi risultati di qualità e genuinità. Dagli anni ´60 con il marchio Martin Dal 1960 operiamo con l’esclusione di sostanze chimiche di Pescatore, adottato e registrato dall’azienda Milazzo, viene sintesi nel massimo rispetto dell’ambiente. Queste tecniche garantita la genuinità di sempre. “PULITE” ci hanno negli anni di entrare nel biologico Queste tecniche “pulite” permesso hanno L’Azienda è certificata con: permesso all’azienda, CEnegli UN EN ISOe9001 con regolamento n. 834/2007 certificazione dell’IMC. Sistema Gestione Qualità anni, di entrare nel biologico con UN EN ISO 14001 regolamento CEE n. 834/2007, certificato Sistema Gestione Ambientale dall’Istituto Mediterraneo di Certificazione. UN EN ISO 22005 Dal 1994 al 2009 nei concorsi internazionali: Rintracciabilità nelle Filiere Agroalimentari Mondial du Vin - Bruxelles, Concorso Vinitaly – che parte dalle concimazioni, pote e da tutti i lavori nei vigneti, alla produzione dei vini in cantina, fino al recapito Verona, Challenge International du Vin - Bordeaux degli stessi presso la Clientela. sono stati assegnati all’azienda siciliana ben L’ impegno è offrire solo qualità e genuinità. Il reale valore aggiunto. 118 riconoscimenti. Non certo un caso, ma sicuramente una conferma permanente dell’alta qualità negli anni.
92023 Campobello di Licata (AG) - Italy SS. 123 Km 12,700
Siamo certificati:
UNI EN ISO 9001 - S
UNI EN ISO 14001 UNI EN ISO 22005 -
Tel +39 0922 878207 - Fax +39 0922 879796 info@milazzovini.com - www.milazzovini.com
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A Nizza Monferrato (At) oltre 300 barbera da degustare, gratis Occasione imperdibile per gli eno-appassionati, l’8 e il 9 maggio, a Nizza Monferrato con “Nizza è Barbera”, appuntamento dedicato al vino rosso protagonista dell’enologia piemontese. Una vera occasione per visitare la bellissima città del Monferrato e degustare tutte, proprio tutte, le barbera piemontesi. Infatti, con soli 5 euro, si otterrà il bicchiere e relativa tasca, serigrafati per l’occasione, e farsi servire gratuitamente un numero illimitato di degustazioni. Al sabato si inizia alle 17 e si va avanti per tutta la notte, alla domenica l’orario è ridotto fino alle 20,30. In totale vengono proposte circa 300 etichette e, malgrado non costi nulla, è senz’altro un’impresa assaggiarle tutte. In ogni caso, sono da non perdere assolutamente le prestigiose Barbera d’Asti Superiore della superzona “Nizza”. In tutte le piazze centrali della città, nel corso di “Nizza è Barbera”, pro-loco e gruppi ospiti offriranno specialità gastronomiche piemontesi e liguri. Naturalmente da abbinare alla Barbera, o meglio, alle tantissime Barbera. Info: 0141.720.500/720 - www.comune.nizza.at.it
CARTA D’IDENTITà ELETTRONICA PER IL BRUNELLO DI MONTALCINO Il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino è tra i primi in Italia a dotarsi di un sistema che consente la tracciabilità totale: la “carta d’identità” elettronica è infatti disponibile dall’annata 1999 tramite il proprio sito internet (www.consorziobrunellodimontalcino. it), che consente di fornire un ottimo servizio ai consumatori più attenti ed esigenti. Adesso gli stessi dati possono essere reperiti tramite il telefono cellulare. La procedura è similare a quella del sito internet, ma viene fatta tramite l’invio di un SMS al numero gratuito 366.3008880. Il testo dell’SMS deve essere compilato con le tre lettere (in maiuscolo) e gli otto numeri presenti sulla fascetta e dalla capacità della bottiglia (es. 0.75 per la normale bordolese, apponendo il punto di separazione e
non la virgola). In poco tempo arriverà un SMS di risposta contenente i seguenti dati: annata, numero di bottiglie prodotte nella stessa partita, riferimento alla certificazione dell’ente di controllo, dati analitici specifici (titolo alcolometrico, estratto e acidità), nome del produttore. “Si tratta di un importante passo avanti nel concetto di trasparenza e tracciabilità totale” – ha spiegato il Presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino Patrizio Cencioni – “Con questo sistema i consumatori hanno innanzitutto la garanzia che la fascetta corrisponda effettivamente alla bottiglia in cui è applicata. Inoltre in questo modo i produttori stringono con il consumatore una sorta di patto che non finisce con l’acquisto della bottiglia, ma va avanti anche dopo, garantendo informazioni e assistenza a chi compra un vino del territorio di Montalcino. Questa carta di identità telematica non è altro che la fase finale, l’ultimo step di una serie di controlli effettuati su tutta la filiera, dal vigneto alla bottiglia, a tutela dei produttori e soprattutto dei consumatori”. Consorzio del Vino Brunello di Montalcino info@consorziobrunellodimontalcino.it
Grappa Andrea Da Ponte… Amica della Natura Quattro elementi, intimamente collegati fra loro, caratterizzano la Distilleria Andrea Da Ponte: Tempo – Natura – Materia – Spirito. Su questi si basa il loro modo di pensare e distillare prodotti di grande qualità, nel rispetto della tradizione (Tempo), della purezza della Materia prima, dell’orgoglio e la volontà di fare sempre meglio (Spirito) e dell’integrità dell’ambiente così prezioso (Natura). È il profondo rispetto per la Natura che negli anni li ha non solo indirizzati, ma obbligati a migliorare le loro tecnologie per diminuire l’impatto ambientale. Il nuovo impianto fotovoltaico avviato lo scorso 30 dicembre 2009 è l’espressione più recente di questo costante impegno. Installato sul tetto dei magazzini di invecchiamento nello stabilimento di Corbanese di Tarzo (TV), l’impianto, 740 mq di pannelli fotovoltaici che producono annualmente 112.400 KWh di energia elettrica ed un abbattimento delle emissioni gas serra per Kg. 67.400/ anno, si integra perfettamente con la struttura, valorizzandola
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e conferendole un aspetto moderno ed esteticamente di grande impatto. E il rispetto per l’ambiente lo si evince dai vari interventi nel corso degli anni: 1983 – Installazione caldaie a biomasse Le caldaie per la produzione del vapore, utilizzato nel processo di distillazione, sono alimentate a biomasse (farina di vinaccioli, bucce d’uva essicate, farine di cereali). 1986 – Impianto per il recupero energetico Dalla condensazione dei vapori alcolici, generati durante il processo di distillazione, si ottiene, per trasferimento di calore, acqua calda utilizzata per il riscaldamento a pavimento del reparto di confezionamento ed imbottigliamento. 1989 – Depuratore delle acque e produzione di biogas Per eliminare l’inquinamento delle acque, gli effluenti della distillazione vengono filtrati da un depuratore. Le parti filtrate vengono sottoposte ad uno speciale processo di fermentazione, da cui si ottiene biogas da utilizzare come combustibile per il riscaldamento degli uffici. L’impatto ambientale di questo biogas, una volta bruciato, è quasi zero. 1994 – Depuratore dei fumi Tramite potenti filtri elettrostatici di produzione svedese, il depuratore pulisce i fumi trattenendo le particelle derivate da combustione delle biomasse utilizzate nelle caldaie durante la produzione. Il fumo esce quasi invisibile e con un bassissimo carico di inquinamento. Con questi interventi, la Distilleria Andrea Da Ponte si prende cura del proprio impatto ambientale con il controllo di aria, acqua ed energia per cui si può ben dire che la grappa Andrea Da Ponte è amica della Natura! Distilleria Andrea Da Ponte S.p.A. - www.daponte.it
IL VINO CHE PIACE A GEORGE CLOONEY Ti guarda e sembra che ti prenda in giro, con quel sorriso sornione, gli occhi un po’ socchiusi e il suo incedere scanzonato. Ma lui, Antonio Faravelli è fatto così, bada meno all’apparenza e molto alla sostanza ed ha una simpatia innata che ti fa entrare subito in sintonia quando ti racconta dei suoi vini, della sua azienda nell’Oltrepo’ pavese che da oltre cent’anni li produce “mantenendo la passione e la schiettezza di un tempo” – ci dice Antonio. E di sostanza ne ha in abbondanza, sia come
prodotti, quattro i suoi vini, Pinot, Barbera, Bonarda e Riesling, sia come idee vincenti, una tra tutte…Il Vino del Golf. Sì, perché i suoi vini sono presenti in quasi tutte le manifestazioni golfistiche d’Italia e in parecchie in Europa e sulle tavole di un centinaio di circoli del golf del Belpaese. “Porterò il mio Pinot sui campi da golf del mondo” – continua Faravelli e snocciola un lungo elenco di personaggi famosi che calcano i green e hanno avuto modo di apprezzare e tutt’ora bevono questi vini con l’etichetta che rappresenta una pallina da golf che sta per essere colpita con violenza da un “drive”. “Il mio Pinot piace a tutti, dal presidente Federgolf Chimenti ai fratelli Molinari, da Giancarlo Antonioni a George Clooney” si interrompe, mi guarda “…anzi, lui preferisce la Bonarda…vivace” e un sorriso malizioso gli illumina il volto. Az. Agr. Loglio di Sopra - www.logliodisopra.com
MONTALBERA, NASCE LA TERZA SELEZIONE DI RUCHE’ …con un legger cantor di legno Dopo i successi del Ruchè LACCENTO premiato come Miglior Vino Rosso Autoctono Italiano dalla prestigiosa guida di Luca Maroni, ecco nascere la terza selezione di Ruchè firmata Montalbera. Il nome? LIMPRONTA (…digitale di Franco Morando in etichetta). Vendemmia di uve in sovra-maturazione presso i bricchi aziendali maggiormente vocati ai raggi solari, medesimo iter enologico de LACCENTO ma con un affinamento di circa 6 mesi in tonneaux di rovere francese selezionato direttamente nella regione dall’Allier. Quando abbiamo effettuato l’anteprima di degustazione presso le Cantine Montalbera (marzo 2010) il vedere “spillare” dolcemente il Ruchè ancora in tonneaux, era delizia da Re, la sua nuance caramellata associata ai sentori tipici del Ruchè (floreale e speziato che incontrano il dolce legno) son state stupende emozioni. Presentazione ufficiale Vinitaly 2010 - Pad. 9 - Stand . L4 Soc. Agricola Montalbera s.r.l. - www.montalbera.it
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ETHICA - Gruppo La-Vis e RINALDI Holding SIGLANO un IMPORTANTE ACCORDO DISTRIBUTIVO PER L’HO.RE.CA. Il 2010 si apre con un rinnovato accordo distributivo sul mercato italiano del vino di eccellenza. La Rinaldi di Bologna assume infatti la distribuzione per il mercato nazionale nel canale Ho.Re. Ca. delle prestigiose Cantine del Gruppo La-Vis che fanno capo all’omonima realtà cooperativa trentina e che fino ad oggi venivano distribuite direttamente dal Gruppo. L’accordo è stato siglato con Ethica, azienda che coordina le attività commerciali e marketing del Gruppo vitivinicolo, che sceglie di rafforzare l’impegno sul mercato italiano con un suo storico partner, già peraltro impegnato nella distribuzione dei prodotti delle Cantine La Vis e Cesarini Sforza. Vocate alla produzione di prodotti di alta qualità e alla promozione della specifica territorialità le Cantine, oggetto della rinnovata partnership distributiva, rappresentano alcuni dei territori vitivinicoli italiani più rinomati: Trentino, Alto Adige, Toscana. In occasione della sua convention di inizio anno, recentemente tenutasi a Bologna, la Rinaldi ha così presentato alla propria Rete Vendita le Cantine che fanno capo a Ethica, e che da oggi entrano a far parte del portafoglio distributivo della storica Società commerciale felsinea: • Valle di Cembra – Cantina di montagna (Trentino) • Villa Cafaggio (Chianti Classico, Toscana) • Poggio Morino (Morellino di Scansano, Toscana) • St. Andræ (Alto Adige) Un accordo che investe l’intero territorio nazionale con eccezione del Trentino - Alto Adige, dove la stessa Ethica continuerà invece a operare e distribuire direttamente attraverso la propria Rete di Agenti. Rinaldi - www.rinaldi.biz • Ethica - www.la-vis.com
Modena: la culla del Lambrusco La storia del Lambrusco parte da lontano e racchiude dentro di sè il fascino delle prime testimonianze dei poeti e degli scrittori del’età classica (Virgilio, Catone, Varrone) che nelle loro opere raccontano di una “Labrusca vitis”, ovvero un vitigno selvatico che produceva frutti dal gusto aspro e che soleva crescere ai
margini delle campagne. Diversi sono gli elementi dai quali si coglie l’importanza che ha la vitivinicoltura a Modena, gli 8.000 ettari di superficie vitata, l’azienda vinicola più antica della regione Emilia-Romagna, la presenza della cantina sociale più antica d’Italia in attività, tre cantine sociali che hanno festeggiato il centenario della loro fondazione, ma soprattutto il fatto che la vitivinicoltura a Modena significa “Lambruschi DOP”, ovvero vini a Denominazione di Origine Protetta. A questo punto è lecito chiedersi: ma cosa intendono comunicare i produttori quando presentano un Lambrusco con la sigla DOP? Semplicemente affermare che alcuni prodotti hanno più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove provengono, come vengono lavorati, quali sono le caratteristiche e le peculiarità che li differenziano dalle produzioni che non si identificano in un territorio ben definito. Si arriva così a codificare tipi di vino simili, ma distinti. In provincia di Modena questi sono il Lambrusco di Sorbara, il Lambrusco Salamino di Santa Croce, il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, che nel 1970 hanno ottenuto la Denominazione di Origine Controllata e ai quali di recente si è aggregato il Lambrusco di Modena con il riconoscimento della D.O.P. Sono vini moderni con spiccate caratteristiche organolettiche, allegri, invitanti, moderatamente alcolici che si esaltano nelle tipologie “frizzante” e “spumante”. Il profumo intenso e fruttato, il gusto ricco e sapido li rendono gradevoli, versatili e generosi negli abbinamenti. Sono vini completi che, serviti freschi, sono adatti per molte occasioni di consumo, come testimoniano i successi ottenuti in Italia e nel mondo. Il
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merito di questi riconoscimenti è tutto dei produttori, piccoli e grandi, che hanno creduto nelle potenzialità del Lambrusco ed hanno saputo reagire alle difficoltà con investimenti significativi nelle tecniche di coltivazione, nella metodologia di trasformazione delle uve, nell’affinamento della tecnologia di produzione: tutto ciò per arrivare a migliorare la qualità dei Lambruschi DOP e recuperare produzioni storiche come la tipologia spumante. Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi info@lambrusco.net
Il Grigio Ramato un nuovo colore nell’arcobaleno di Tommasi Viticoltori Da sempre la famiglia Tommasi guarda al futuro ed alle novità, rimanendo, però, legata alle tradizione ed alla storia del terroir. IL GRIGIO RAMATO Pinot grigio delle Venezie Igt è un vino prodotto con uve pinot grigio dalla bacca rossa e recupera una tradizione della Repubblica di Venezia, poiché “ramato” era la parola con cui i commercianti veneziani indicavano questo vino nei loro contratti dato il suo particolare colore. «Il Grigio Ramato - spiega Giancarlo Tommasi, enologo dell’azienda - nasce da una particolare vinificazione delle uve: dopo una soffice pigiatura il mosto resta a contatto 36 ore con le bucce ed arricchisce il vino di una caratteristica ed elegante sfumatura ramata». Il profumo è intenso e fruttato con note agrumate, di melograno e di susina; in bocca è morbido ed elegante con una buon struttura ed equilibrio. È perfetto come aperitivo, ma ben si accompagna ai piatti della cucina giovane e moderna. Le uve de Il Grigio Ramato sono selezionate nella Tenuta Fossa Granara, a sud del Lago di Garda. È una delle tenute a cui la famiglia Tommasi tiene particolarmente. Il terreno di origine glaciale ed il clima mite e temperato del Garda rappresentano condizioni d’eccellenza per la coltivazione della vite. Tommasi Viticoltori è un’azienda familiare fondata nel 1902, situata a Pedemonte, nel cuore della storica Valpolicella Classica a nord-ovest di Verona tra la pianura,
i monti Lessini ed il Lago di Garda. Da un piccolo vigneto del nonno Giacomo, Tommasi Viticoltori si è consolidata nel corso degli anni e oggi è diretta dalla quarta generazione. Si estende su 135 ettari di vigneto nelle zone DOC della provincia di Verona e su 66 ettari nella Maremma Toscana. TOMMASI Viticoltori - www.tommasiwine.it
CANTINA SANTA MARIA LA PALMA, NON SOLO VERMENTINO Una Cantina Sociale costituita 50 anni fa in Sardegna e che oggi conta 321 soci che, con il loro lavoro e la loro passione l’hanno fatta crescere fino a diventare una splendida realtà conosciuta in tutto il mondo. Partiti con un prodotto “facile” come il Vermentino, si sono evoluti con il Cannonau e, con un’attenta politica di valorizzazione dei vitigni autoctoni, hanno introdotto nel mercato un autentico gioiello come il Cagnulari. Vitigno raro e di non facile coltivazione, probabilmente importato dalla Spagna, ha trovato nelle terre di Alghero e di Usini l’habitat ideale e nella Cantina Santa Maria La Palma chi ha saputo valorizzarlo fino a riceverne la Doc, dalla delicatezza nella raccolta a mano ad una lavorazione in acciaio e che non prevede legno. Così questo rosso corposo sviluppa eleganti sentori di liquirizia e frutti di bosco ma anche delicati balsamici di eucalipto e mentolo. Il bel colore rubino carico con riflessi violacei fa presagire in bocca il suo sapore pieno, intenso e persistente ma senza tannini aggressivi e con chiare note di confettura di frutti rossi e ciliegia marasca. Perfetto per formaggi gustosi decisamente interessante con primi delicati, arrosti e bolliti, grazie anche ad un grado alcolico non eccessivo (13%) è apprezzato sempre di più anche dall’esigente e competente universo femminile. Oltre a ciò possiede un elevato tenore in resveratrolo, antiossidante naturale efficace nel prevenire le malattie cardiovascolari. Ma questo, forse, è solo una scusa per tacitare le nostre coscienze. Cantina Santa Maria La Palma - www.santamarialapalma.it
a cura della redazione di Quality ADV
Il Barolo La tradizione
“
Se domandassimo ad un gruppo di enoappassionati di nominarci alcuni produttori di Barolo da loro preferiti sicuramente, tra gli altri, verrebbe fuori il nome di Borgogno
F
ondata nel 1761, quando il Barolo non era neppure nato, la Casa Vinicola Borgogno è diventata rapidamente uno dei marchi che maggiormente si identifica con la storia e le vicende di questo straordinario vino. Prova ne è la scelta del suo Barolo, nel 1861, per il pranzo ufficiale celebrativo dell’Unità d’Italia, e nel 1886 per il banchetto in onore di Nicola II Romanov, Zar di tutte le Russie, ospite dei Savoia, in visita ufficiale al Castello di Racconigi. Nell’autunno del 2007 viene acquistata dalla famiglia Farinetti, con il preciso intento di mantenere, conservare e valorizzare la più antica casa vinicola di Barolo, iniziando il restauro della facciata esterna per riportarla agli antichi fasti senza nulla modificare in cantina e dando la possibilità ai visitatori di
”
ripercorrere la storia di questa importante azienda enologica con l’apertura di un negozio nel quale poter acquistare i vini da loro prodotti, magari dopo essersi emozionati visitando le antichissime cantine scavate nel tufo della collina. “Il successo di Borgogno è dovuto alla grande passione che i collaboratori esprimono nel loro lavoro,” – mi spiegano accogliendomi con una calorosa stretta di mano – “perché le aziende sono fatte di persone. C’è Beppe Valletti, ad esempio, il responsabile delle cantine Borgogno, lui è come il Barolo, un po’ riservato, austero ma pieno di valori. A sentirlo parlare emergono i pregi e le virtù della vera Langa, fatta di uomini senza compromessi come senza compromessi sono i Cru di Borgogno: Cannubi, Liste e Fossati. Da marzo 2010 abbiamo la collaborazione di Beppe Caviola, enologo di fama internazionale e uomo di grandi capacità”. È un contributo prezioso quello di Caviola che, alla domanda “Borgogno l’ha scelta, ma perché lei ha scelto Borgogno?” mi risponde: “È un onore lavorare per Beppe Valletti responsabile Cantina
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Elisa Sandrone responsabile commerciale
Ivana Cane addetta al confezionamento
una azienda che ha segnato la storia del Barolo e ha rappresentato così bene il territorio. Come mi muoverò? Voglio esaltare lo stile Borgogno, quello tradizionale. Manterremo l’affinamento in grandi botti e voglio sperimentare macerazioni più corte in uno stile che non rinneghi il passato. Insomma… migliorare il migliorabile in modo rispettoso. Lavorare il Nebbiolo sul territorio senza appiattirlo né omologarlo e inserendo i tre Cru evidenziandone la loro grande personalità”. Persone, quindi, ancora in evidenza nell’azienda, rispetto del lavoro dei collaboratori e fiducia nel loro operato. Come per l’agricoltura integrata e il lavoro in vigna, da oltre 15 anni tutto affidato alle cure amorevoli di Vincenzo D’Ambrosio e della sua famiglia. Coltivazioni senza impiego di diserbanti e concimi chimici perché, come afferma Vincenzo, “dalla terra pulita nasce uva pulita”. Mi guardo intorno nell’ordinatissimo cortile di questa azienda posta in centro al paese di Barolo e
Barolo Borgogno in commercio dopo 4 anni
I Cru Cannubi - Liste - Fossati in commercio dopo 5 anni
Barolo Riserva in commercio dopo 5 anni
Barolo Storico in commercio dopo 10 anni
Vincenzo D'Ambrosio - il lavoro in vigna
Giacomo Borgogno e Figli Via Gioberti, 1 12060 Barolo (Cn) Italy Tel. +39.0173.56108 Fax +39.0173.56344 info@borgogno.com
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Muris Kamissevic - cantiniere
mi colpisce il testo di uno dei cartelli appesi alle pareti: “ELOGIO DELLA LENTEZZA – Essere lenti nelle proprie azioni significa avere tutto il tempo di comprendere le cose e di farle nel modo giusto. E questo facciamo nelle nostre vigne e con i nostri vini dal 1761”. E il futuro, domando? Mi viene risposto: “Dal 2010 la produzione della Cantina Giacomo Borgogno e Figli viene distribuita a livello nazionale dagli agenti di “Mirafiore e Fontanafredda”, nel catalogo “il vino e… cose buone e sane da raccontare”, a livello internazionale i prodotti vengono distribuiti dai migliori importatori. Quest’anno al Vinitaly daremo molta importanza al Barolo Riserva Borgogno che sarà presentato con una nuova etichetta, assemblaggio dei tre Cru Cannubi, Liste e Fossati. In autunno siamo usciti con la nuova collezione “Le Teorie”, 6 etichette di un grande Barolo 2004. Rappresentano in forma semplice le teorie di Farinetti, elaborate in 30 anni di lavoro. In centro tavola possono aiutare a discutere di cose vere”. - E con l’altro Barolo? - “Ogni anno, come da secoli, accantoneremo 10.000 bottiglie che dovranno riposare nelle nostre antiche cantine per almeno dieci anni per potersi fregiare della prestigiosa etichetta “Barolo Storico Borgogno” ed iniziare un cammino longevo che potrà durare anche altri quarant’anni o più”. Mi viene subito in mente il testo di un altro cartello presente a Casa Borgogno in cui viene elogiata la parsimonia: “Essere parsimoniosi significa usare con moderazione ciò che si possiede. Per questo nelle nostre cantine c’è un tesoro di bottiglie pregiate in cui c’è tutto quello che abbiamo saputo fare di meglio nel corso dei nostri 250 anni di storia”. E in occasione del Vinitaly 2010, nello stand Borgogno situato nel Pad 7 E-9, sarà possibile la prenotazione di alcune centinaia di bottiglie delle annate storiche.
Annate disponibili del Barolo 20 – 50 anni 1961, 1967, 1978, 1982, 1988 Liste, 1988, 1989 Liste, 1989, 1990 Liste, 1990 Annate disponibili del Barolo 10 – 20 anni 1995, 1996, 1997, 1998, 1999 Annate disponibili del Barolo 5 – 10 anni 2000, 2001, 2003 Liste, 2003, 2004 Liste, 2004, 2005 Liste, 2005
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Spagna, culla di enologia
di Enza Bettelli
“
Oltre duemila anni di tradizione enologica collocano a pieno merito il Paese in una posizione di grande prestigio nel mondo della vitivinicoltura, grazie anche al lavoro dei produttori nella conservazione dei suoi vitigni autoctoni
I
n Spagna si è cominciato a parlare di vino all’epoca in cui fu invasa dai Cartaginesi, anche se la coltivazione della vite risale più o meno al 4000 AC. Il vino spagnolo veniva esportato
già a Roma e in alcune regioni della Francia e dell’Inghilterra. La produzione proseguì anche durante l’invasione araba, culminando nel 1500 con il successo del Jerez, apprezzato in Inghilterra
”
Il famoso vino di Jerez
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Ingresso al Centro Fiere di Malaga
come Sherry e in Francia come Xeres. Per gli altri vini non si può dire che il metodo di produzione sia stato sempre ottimale, ma con il tempo i produttori si sono impegnati e oggi sono davvero molte le etichette spagnole che si possono definire di qualità e parecchie a DOCa (Denominación de Origen Calificada). Una gamma ampia ma non monotona poiché ogni vino ha peculiarità differenti legate alle zone di produzione che in Spagna possono avere caratteristiche addirittura opposte tra Nord e Sud. La superficie vitata spagnola è tra le più estese al
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mondo, con una resa che la mantiene al passo con quelle di Italia e Francia. Le zone vinicole sono parecchie e tra queste le più importanti sono, oltre a Jerez, la Rioja (la più famosa) a Nord lungo il fiume Ebro, la Ría Baixas in Galizia, il Priorato nella Catalogna, Penedès vicino a Barcellona, la Ribera del Duero a Nord di Madrid lungo il fiume Duero. I vini spagnoli sono per la maggior parte rossi profumati, corposi e armonici, soprattutto da uve Tempranillo e Garnacha. Tuttavia ci sono anche molti pregevoli vini bianchi che si avvalgono di uve come Viura, Moscatel, Malvasia
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VINITALY PAD 4 D2
e Albariño. Particolari, inoltre, i rosati di Navarra, freschi e fruttati; il fresco e leggero Verdejo o Vino Verde delle regioni a Nord che profuma di miele; l’apprezzatissimo spumante Cava del Penedès la cui produzione è iniziata alla ripresa dell’enologia spagnola dopo il disastro causato dalla fillossera. La tradizione vinicola spagnola ha una lunga storia e da essa deriva una produzione non ugualmente nota ma altrettanto di qualità. È l’aceto, al quale viene dedicato lo stesso impegno del vino e per il quale ogni azienda impiega solo i vini migliori, facendoli invecchiare con il sistema solera,
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simile a quello del nostro aceto balsamico. L’aceto messo in commercio ha in genere un invecchiamento minimo di 3-5 anni, ma alcuni derivano da botticelle con madre che risale a mezzo secolo e oltre. Una delizia per il palato e l’olfatto. I sapori di una terra generosa In questi ultimi anni gli chef spagnoli hanno saldamente conquistato le vette delle classifiche mondiali, ma la cucina tradizionale continua a essere presente nei ristoranti di ogni categoria. La paella valenciana è la più richiesta dai turisti, ma peccato rinunciare alla robusta zuppa di carne madrilena (cocido), alla grigliata di sardine a Malaga, allo spuntino di pesce al banco della Bouqueria a Barcellona, ai primitivi percebes della Galizia, ai carnosi fagioli di Avila, alle salsicce della Mancha o al marzapane di Toledo e agli altri ricchi dolci spagnoli. Le tapas sono poi un momento irrunciabile perché ci si rilassa e si socializza gustando quelli che sono i prodotti più tipici e migliori della Spagna: il prosciutto iberico ricavato dai maiali che vivono in libertà sulle colline dell’Estremadura e i saporosi formaggi regionali. Le tapas si gustano a tutte le ore e in tutti i locali, soprattutto nelle bodeghe. E per gustare tapas e vino in una situazione un po’ diversa, almeno una volta bisogna recarsi a Haro nella Rioja, una tappa del Camino di Santiago di Compostela che a fine giugno diventa anche tappa della Battaglia del Vino che richiama estimatori del nettare di Bacco da tutto il mondo, che trovano nelle bodeghe, così come fece Hemingway a suo tempo, buon vino e buon cibo da gustare in compagnia.
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di Attilio L. Vinci
La Sicilia: storia, territorio, curiosità
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Ogni secolo ha prove certe della civilizzazione isolana. Proprio tenuto conto di ciò e della qualità delle terre e del clima non v’è affatto da meravigliarsi per il ventaglio straordinario offerto qui dall’enologia. Luigi Veronelli
L
”
a Sicilia è, dunque, la regione italiana di più antica civiltà vinicola. E nella identità delle radici della vitivinicoltura europea occupa certamente un posto di primo piano. Da una ricerca si è accertato che già nell’Età
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terziaria vi prosperavano alcune ampelidee, ritrovate intorno al 1860, alle falde dell’Etna (CT) ed a Grotte, in provincia di Agrigento I Fenici, abili mercanti ed audaci navigatori, sono stati i primi a commercializzare i vini di questa
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terra. E vien da loro il più antico riferimento che risale a 1500 anni a. Cristo: su un frammento di orcio, da loro utilizzato, in una incisione si legge “Vino fatto con uva passa nera”. I Greci, invece, contribuirono alla estensione della coltivazione della vite, prima solo spontanea e che con loro divenne coltura programmata.
Poi, tutte le diverse dominazioni si son sempre intrecciate con la presenza della vite e la preparazione di vini. Il patrimonio produttivo siciliano, il più importante d’Italia, si estende su circa 150.000 ettari di vigneti. Il 77% sono di uve a bacca bianca: cataratto,
Vigneti di Grillo a Mozia
Terrazzamento sull'Etna
Prossimi eventi:
15-18 aprile 2010
“Passito è passione” il Trentino DOC Vino Santo a Palazzo Roccabruna approfondimenti e abbinamenti enogastronomici da non perdere Palazzo Roccabruna – Trento, via SS. Trinità Tel. 0461 887101 – www.enotecadeltrentino.it Ogni giovedì e sabato scopri i vini e i prodotti del nostro territorio.
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grillo, grecanico, inzolia, carricante, moscato
Una ulteriore peculiarità è data dagli ottimi vini
d’Alessandria, zibibbo, moscato bianco e malvasia
dolci e liquorosi, quali il Marsala, la Malvasia delle
delle Lipari; il restante 23% di uve a bacca rossa:
Lipari, i Moscati di Noto e Siracusa, il Passito di
frappato, nerello cappuccio, nerello mascalese,
Pantelleria, lo Zibibbo.
nero d’Avola e perricone.
Negli ultimi anni si registra in Sicilia una costante
È in collina che c’è la maggior concentrazione di
crescita dell’impegno imprenditoriale femminile
vigne: ben il 65%; il 30% è in pianura ed il 5% in
nel mondo del vino, prima appannaggio esclusivo
montagna.
del maschi. “Le donne siciliane al timone delle
Trapani, delle 9, è la provincia più vitata. La
aziende vinicole hanno dimostrato di essere
seguono Agrigento e Palermo.
foriere di quei valori necessari per affrontare le
La maggiore coltivazione delle uve bianche si
sfide al cambiamento imposte da una visione
registra nella parte occidentale, mentre nella
ormai sempre più globale dell’economia – è stato
Sicilia orientale primeggia la coltivazione di uve
detto proprio nella passata edizione del Vinitaly,
rosse.
nel corso del convegno su Donne e la promozione
Oggi il vino siciliano testimonia una produzione
della cultura del vino – Un risultato che è frutto non
di qualità garantita e sfiora un volume di affari di
solo della creatività tipica femminile, ma anche
centinaia di milioni di euro.
dell’approccio, maggiormente carico di sensibilità
A garanzia della qualità dei vini si riscontrano ben
che testimoniano con una naturalezza ispiratrice
22 DOC, 1 DOCG e 7 IGT.
di concrete speranze per il futuro del settore”.
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L’olio: condimento, salute e cultura
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di Virgilio Pronzati
Nella mitologia, l’olivo era l’albero della castità. Nel corso della storia acquisì ulteriori valori come le corone per cingersi il capo, un simbolo di pace e per il rito dell’unzione
Brevi cenni storici oche piante come l’olivo caratterizzano il paesaggio della maggior parte delle regioni italiane. La sua diffusione è seconda a quella della vite. E tanto diffuso che sembra quasi nativo del nostro Paese. In realtà la sua origine oltre che antica e molto lontana. Recenti studi fanno risalire il suo luogo di nascita in un vasto comprensorio che comprende Siria e Palestina, dove si sono trovate testimonianze risalenti a quasi 6000 anni fa. La diffusione nel bacino del mediterraneo potrebbe risalire a circa 1000 anni dopo. Enorme il bagaglio storico dell’olivo. Moltissimi personaggi dell’antichità ne hanno citato le virtù. Columella lo definì “olea prima omnium arborum est”, cioè il primo fra tutti gli alberi. Tucidide nel V secolo a.C., scrisse: I popoli del Mediterraneo iniziarono ad evolversi quando cominciarono a coltivare l’olivo e la vite. In Grecia, nell’isola di Creta, l’ulivo era coltivato 3000 anni a.C. Ma non solo. Gli Etruschi già VII secolo a.C. coltivarono l’olivo in coltura intensiva. I Romani, nel periodo che regnò Cesare, coltivavano almeno 10 varietà d’olivo. L’olio che ne producevano era classificato il 5 categorie qualitative, nel seguente ordine: l’oleum ex albis olivis, da olive ancora verdi; l’oleum viride, da olive quasi mature; l’oleum
”
P
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maturum, da olive mature; l’oleum caducum, da olive molto mature raccolte per terra; l’oleum cibarium, da olive bacate, destinato agli schiavi. Sin da questi tempi remoti, oltre all’alimentazione, l’olio era impiegato nelle lampade, nella cura del corpo e nei riti funebri e religiosi. Nella mitologia, l’olivo era l’albero della castità. Nel corso della storia acquisì ulteriori valori come le corone per cingersi il capo, un simbolo di pace e per il rito dell’unzione. L’olivo L’olivo, Olea europaea, si distingue in due sottospecie: olivo coltivato o domestico, l’Olea europea sativa e l’olivo selvatico od oleastro, l’Olea europaea oleaster. Nella forma spontanea assume un aspetto cespuglioso, in quella coltivata si presenta con diverse caratteristiche dovute al rapporto pedoclimatico e al sistema colturale adottato dall’olivicoltore. Possiede foglie sempreverdi, dalla forma ovale lanceolata, con la pagina superiore dal colore tipicamente verde, mentre quell’inferiore ha un colore biancastro dovuto a
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fitti peli stellati. I suoi piccoli fiori sono di colore bianco con leggere tonalità verdi, uniti a grappolo (mignolatura). Solitamente, la maturazione del frutto spazia dal mese d’ottobre a dicembre; meno frequente, nella prima metà di gennaio. L’oliva Il frutto dell’olivo, chiamati drupa è di forma e peso variabili secondo le specie (cultivar), ed è formato da un nocciolo (endocarpo) che contiene il seme, avvolto da una polpa (mesocarpo) ricca d’olio che, a sua volta è rivestita da un’epidermide (epicarpo). Il frutto, di colore verde chiaro a più intenso durante la crescita, assume un colore marrone quasi nero, quando è maturo. Per le diverse caratteristiche, le olive sono definite da olio e da mensa. Quest’ultime, hanno un rapporto più elevato tra la polpa ed il nocciolo, ossia le varietà più grandi; ci sono comunque diverse cultivar che hanno un duplice impiego. Esistono ben 365 tipi di oliva. In Italia le coltivar più diffuse (secondo le regioni) sono: coratina, cellina, nocellara, carolea, frantoio, leccino, moraiolo, taggiasca ecc. Secondo varietà e condizioni pedoclimatiche, gli
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Ho scelto il Pinot Grigio Santa Margherita.
Anch’io.
Esploratori del Gusto Scegli uno dei vini della linea Impronta del Fondatore Santa Margherita e abbinalo a uno dei tuoi piatti. Il tuo ristorante sarà pubblicato all’interno del sito Santa Margherita e sulle pagine di Panorama, L’espresso e Gambero Rosso. Scopri i dettagli dell’iniziativa su www.santamargherita.it. In collaborazione con ALMA, la Scuola Internazionale di Cucina Italiana. Pinot Grigio Alto Adige Impronta del Fondatore 2008 Santa Margherita: vincitore della Gran Medaglia d’Oro al Primo Palio del Pinot Grigio. Ci trovi anche su: facebook (Vini Santa Margherita) - twitter.com/ViniSMargherita
Olivi a Montalcino
oli che ne derivano hanno aromi diversi. Mediamente, i componenti della polpa di drupe fresche, presentano questi valori: Umidità 6575% - Grasso 12-30% - Zuccheri 3-6% - Proteine 1-2% - Fibre 2-5% - Ceneri 1-1,5%. Gli oli Le categorie degli oli d’oliva: 1a) Olio d’oliva vergine extra; 2a) Olio d’oliva vergine; 3a) Olio d’oliva vergine corrente; 4a) Olio d’oliva lampante; 5a) Olio d’oliva raffinato; 6a) Olio d’oliva; 7a) Olio di sansa di oliva greggio; 8a) Olio di sansa di oliva raffinato; 9a) Olio di sansa di oliva. Ovviamente, su tutti per qualità, gli oli della prima categoria, che per essere messi in commercio, oltre superare l’analisi chimica, son sottoposti all’esame sensoriale di un panel test, con un punteggio minimo di 6,5. Il vertice di quest’ultimi, è rappresentato dagli oli extravergini di oliva DOP, che oltre un alto punteggio ottenuto nel panel test, possiedono la tracciabilità e sottostare alle norme di un disciplinare di produzione. In questo momento gli oli DOP sono ben 37, concentrati nell’Italia meridionale e centro-settentrionale. L’olio extravergine di oliva è sicuramente il grasso alimentare più gradevole e salutare.
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La sua composizione e quasi totalmente fatta di acidi monoinsaturi, polinsaturi e saturi: Acido miristico: < 0,05; Acido palmitico: 7,7-20,0; Acido palmitoleico 0,3-3,5; Acido eptadecanoico < 0,3; Acido eptadecenoico < 0,3; Acido stearico 0,5-5,0; Acido oleico 55,0-83,0; Acido linoleico 3,5-21,0; Acido linolenico < 1,0; Acido arachico < 0,6; Acido gadoleico < 0,4; Acido beenico < 0,2; Acido lignocerico < 0,2. La titolazione dell’acidità dell’olio di oliva è determinata dall’acido oleico, presente in maggiore quantità. La sua qualità è determinata da: raccolta d’olive sane e al punto giusto di maturazione. Minor tempo possibile dalla raccolta alla frangitura (6-12 0 24 ore dalla raccolta). Molitura-estrazione a freddo (25-27°c) con impianti a ciclo continuo. Travasi tempestivi. Conservazione in contenitori d’acciaio inox con protezione di azoto e a temperatura di 14-15°C. In commercio, con bottiglie verde scuro o fasciate, e alla stessa temperatura. Essendo il più resistente alle alte temperature, è indicato anche nei fritti. In ultimo: l’olio extravergine di oliva ha proprietà d’impiego come il vino: esalta, riequilibra o penalizza il piatto.
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V
isti daVicino
a cura della redazione di
Vigne Mastrodomenico Al Vinitaly con l'annata 2007
C
inque generazioni di viticoltori nella storia della famiglia Mastrodomenico vuol dire anni di sacrifici, amore e dedizione per la coltivazione dell’Aglianico in Basilicata. Nata come azienda viticola, con il tempo si è evoluta in viti-vinicola senza però abbandonare mai le proprie radici. La storia dell’Aglianico in Basilicata prende origine dai Liki, un antico popolo di origine greca che impiantato in una terra difficile questo vino affascinante che con la famiglia Mastrodomenico ha raggiunto la sua massima espressione: un vino potente, armonico, elegante, definito dagli esperti “Il Barolo del Sud”, che ha incantato i degustatori di tutto il mondo. LIKOS di Mastrodomenico nasce da uve Aglianico in purezza di altissima qualità, provenienti esclusivamente da vigneti di proprietà. Di colore rosso rubino intenso, con riflessi
A
granata che si accentuano con l’invecchiamento, viene affinato 6-8 mesi in barriques francesi ed in bottiglia per almeno 4 mesi. Il profumo è fruttato, maturo, di ribes, mora e ciliegia con leggera nota di vaniglia. In bocca si presenta intenso ed avvolgente, di notevole persistenza aromatica. Il finale è lungo, con una delicata nota di liquirizia. Perfetto con arrosti, selvaggina, stufati e polenta. “L’annata 2007 è stata superlativa ed ha regalato un vino robusto ma allo stesso elegante. Un vino largamente apprezzato negli Stati Uniti ed in Germania e, mi fa particolarmente piacere dirlo, piace molto alle donne… e si sa quanto il parere femminile sia importante a tavola.” – racconta Giuseppe, la più giovane generazione dei Mastrodomenico – “Le annate precedenti, di produzione più limitata, sono andate esaurite. I nostri terreni di natura vulcanica ed un’attenta lavorazione fanno sì che ogni vendemmia possa garantire una qualità senza eguali, autentico fiore all’occhiello per la viticoltura nel Vùlture. Il vigneto, di circa 8ha, si trova su una collina che sovrasta un paesaggio incantevole”...e a parlare della Basilicata, la sua terra, brillano gli occhi. VIGNE MASTRODOMENICO Viale Europa 5, 85022 BARILE (PZ) - ITALY Tel./Fax 0972.770108 www.vignemastrodomenico.com - info@vignemastrodomenico.com
Quatremillemètres Vins d’Altitude
dicembre 2007 presso il castello Generale Cantore di Aosta, sede della prestigiosa scuola militare alpina, è stato presentato un nuovo marchio sul panorama enologico valdostano: Quatremillemètres Vins d’Altitude. Espressione della sinergia tra tre storiche cantine valdostane: Coopérative de l’Enfer, Cave du Vin Blanc de Morgex et La Salle e Crotta di Vegneron, consociatesi per produrre vini spumanti realizzati con Metodo Classico, Italiano ed Ancestrale, con sede presso lo stabile della Co-Enfer ad Arvier. Non si tratta di una fusione delle tre cooperative ma di una joint venture volta a far crescere l’offerta commerciale al fine di individuare nuovi sbocchi di mercato. Con l’obiettivo di coordinare la produzione delle tre aziende, ridurre i costi di gestione sul lungo termine, integrare la commercializzazione evitando inutili concorrenze Quatremillemètres ha come principale scopo il mantenimento della redditività dei 65 ettari coltivati sulle tre zone. L’orgoglio di una storia enologica antica, la consapevolezza e la responsabilità di gestire un patrimonio viticolo unico sul panorama enologico europeo per la sua bellezza e fragilità, ha spinto i presidenti delle tre cooperative a trovare una base comune di lavoro che verrà scritta e costruita nei prossimi anni non a caso ad Arvier. A marchio
Quatremillemètres Vins d’Altitude vengono prodotti e commercializzati i seguenti vini spumanti: Fripon, Refrain, Ancestrale, Caronte, 4478, Cuvée des Guides; “bollicine” di montagna”, i cui vigneti crescono ad un’altitudine compresa tra i 650 metri s.l.m. e i 1225 metri s.l.m. L’ultimo nato “La Cuvée des Guides” è prodotto nella cantina presso il Rifugio Franco Monzino a 2590 m di quota in Val Veny.
Quatremillemètres Vins d’Altitude scarl Via Corrado Gex, 52 - 11011 Arvier (AO) Tel. 0165 929805 - Fax 0165 929808 - www.4000metres.net
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La Toscana di Luca Iacopini e Massimo Bracci
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Questa terra è caratterizzata da una storica tradizione viticola ed enologica, l’alta qualità è abbinata a un territorio suggestivo per le bellezze paesaggistiche e monumentali
F
in dall’antichità è sempre stata un punto di riferimento per il vino, una fucina d’innovazioni che poi con il tempo si sono diffuse in tutto il paese, innovazioni che hanno condizionato e scritto una parte della storia enologica nazionale. Volendo estrapolare alcuni momenti salienti di questa importante storia ne abbiamo trovati due come esempio del contributo toscano. Tralasciando i padri Etruschi, l’Impero Romano e il Medioevo, epoche in cui il vino
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toscano ha comunque svolto un ruolo trainante, il primo momento storico che contrassegna in modo significativo la storia enologica è il bando del Granduca Cosimo de’ Medici che nel 1710 crea in pratica la prima doc italiana e forse mondiale. Questo disciplinava le zone vinicole di produzione e commercio nel fiorentino, potremmo dire una doc ante litteram, cioè un evento che anticipava quello che poi sarebbe avvenuto alcuni secoli dopo. Con il bando dei Medici abbiamo
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un primo accenno sui criteri di produzione del vino e di tutela per il consumatore in generale. Il secondo momento importante è dato dal cosiddetto “Rinascimento” del vino avvenuto negli anni 70’ del secolo scorso con il fenomeno “Sassicaia”. Erano i primi anni settanta quando il settore enologico toscano visse momenti critici, i vini della zona non si vendevano più e alcuni produttori osarono, rischiarono con assemblaggi allora quasi impensabili. Grazie ad alcune amicizie internazionali delle famiglie aristocratiche di Bolgheri come Della Gherardesca, gli Antinori e gli Incisa Della Rocchetta, nasceva una nuova filosofia completamente nuova basata sulle basse rese per ettaro, sulla raccolta di uve perfettamente mature, da vinificazioni più brevi, dal controllo della temperatura di fermentazione, dall’uso delle barrique e dall’affinamento in bottiglia. Questa nuova filosofia fu condivisa a breve anche da altri vini toscani di grandissima qualità che la stampa anglosassone coniò con il nome di “Supertuscans”: i super Toscani, sottolineando così la contraddizione tra il fatto di non essere doc e allo stesso tempo di essere un vino eccellente. Questi costrinsero in primo luogo tutte le doc toscane e poi quelle delle altre regioni italiane a rivederne l’impianto ormai sorpassato ma soprattutto inviarono un messaggio chiaro: la strada maestra per il vino futuro era la qualità e non la quantità e le tecniche conseguenti erano mirate solo a quest’unico obiettivo. In Toscana ad oggi ci sono 6 docg e 36 doc distribuite uniformemente sul territorio ed è seconda solo al Piemonte come numero di doc complessive. La viticoltura regionale, come quella italiana, ha tra i propri punti di forza una grande ricchezza viticola, sono oltre 360 i vitigni ammessi alla coltivazione in Italia, di cui 100 solo in Toscana e il Sangiovese è storicamente il vitigno principale. È il vitigno di questa terra, di questo popolo, si pensa che sia stato coltivato dal tempo degli Etruschi. La leggenda vuole che il nome possa derivare dall’espressione Sanguis Jovis (Sangue di Giove). Il Sangiovese è soggetto a un grande movimento di variazioni clonali, con il risultato che il colore e la sua struttura variano in misura drastica. In quasi tutti i disciplinari è menzionato e in molti è previsto anche in purezza. Con questo vitigno Il Sommelier Marzo-Aprile 2010 • n. 2
sono molti i vini famosi che si producono. Il vino in primis è sicuramente il Chianti. Questo nome si associa spesso al nome dell’Italia all’estero come la pizza o la mozzarella. Evoca storia, cultura, aristocrazia, tradizione; indica il buon vivere degli italiani e il buon cibo. L’area Chianti docg comprende molte provincie, ma il cuore di questa docg è l’area del Chianti Classico, l’area tra Firenze e Siena, dove da anni si realizzano grandi vini strutturati ma fini ed eleganti. Altre docg molto conosciute a base di Sangiovese: sono il Brunello di Montalcino docg, vino di struttura, di carattere, il Montepulciano docg, uno stretto parente del Brunello leggermente “più giovane” e il Morellino di Scansano, dove il Sangiovese sente il caldo e l’influenza del mare nel sud della Toscana. Nonostante siano meno celebri, in Toscana si producono anche interessanti vini bianchi, come la Vernaccia di San Gimignano (autoctona) o il Vermentino, quest’ultimo coltivato prevalentemente lungo la costa. Il Trebbiano Toscano però rimane l’uva bianca più diffusa, un vitigno di media struttura, alcuni anni fa veniva aggiunto al Chianti come dicevano i vecchi “per allungare”. Ed è con questa che fin dai tempi antichi viene prodotto il Vin Santo, un altro nettare degli Dei. Storicamente nelle antiche case quando arrivava un ospite veniva dato un bicchierino di Vin Santo come segno di massima accoglienza e amicizia. Con questi e con altri vitigni nascono tutta una serie di vini straordinari che per descriverli ci vorrebbe forse un intero numero della rivista, preferiamo piuttosto porci alcune domande di carattere più generale. A distanza di quarant’anni da questa rivoluzione quale è la realtà toscana di oggi? Se
Piatto di cinghiale
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Tenuta a Bolgheri
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volessimo scegliere una foto che la rappresenta, quale potrebbe essere quella che sintetizza meglio questa realtà? Noi ne sceglieremmo due. La prima sarebbe un paesaggio del vecchio West, questo non perché vi sia una somiglianza territoriale, ovviamente, ma quanto perché rappresenta il simbolo distintivo della terra di conquista. Ebbene sì, in questi ultimi anni la Toscana con le sue eccellenze è stata oggetto di grande attenzione da parte dei produttori toscani e di altre regioni per accaparrarsi ogni sua particella territoriale che potesse essere adatta alla coltivazione della vite. Prima si è cominciato con le zone più famose: Chianti, Brunello, Montepulciano, Bolgherese, Morellino, poi si è continuato anche con le zone meno blasonate ma con grandi potenzialità come il Pisano, la Lucchesia, l’Aretino e così via. Anzi, proprio in queste zone meno vocate, si fa per dire, ci sono stati i più grossi investimenti finanziari anche da parte di grandi produttori di altre regioni come il Piemonte e il Trentino. La seconda foto che abbiamo scelto la possiamo considerare la continuazione della prima ed è
la foto di un Hotel a cinque stelle con la scritta all’entrata “completo”. Questo a sottolineare il fatto che ormai, con ogni probabilità siamo arrivati al punto in cui ogni parte che si poteva sfruttare di questo prezioso e meraviglioso territorio è stata individuata e utilizzata, quindi la colonizzazione vinicola della Toscana la possiamo considerare quasi conclusa. A questo punto non rimane che ottimizzare e far sì che questi territori diano il meglio di se stessi con vini degni della fama regionale che si è guadagnata in questi anni, fama che l’ha innalzata ai vertici dell’enologia nazionale e mondiale. Sono numerosi i vini Toscani che hanno acquisito vasto eco nei mercati internazionali. Le componenti principali di questo successo sono da ricercare nello stretto legame tra vitigno, territorio e cultura vitivinicola. Risulta essenziale individuare quelle varietà autoctone a minore diffusione in grado di esaltare l’interazione tra vitigno ed ambiente, al fine di tipicizzare sempre più le produzioni e renderle riconosciute e riconoscibili dal mercato.
UNA PERSONALITÀ CHE TRASPARE IN OGNI OCCASIONE
www.faravetrerie.it
la Biblioteca di Gladys
di Gladys Torres
Toscana. Anima del vino (L’obbedienza alla terra) “Toscana. Anima del vino (L’obbedienza alla terra)” svela le aziende vitivinicole di una delle regioni più conosciute al mondo per la produzione di vino. Ma proprio per questo e per le moltissime realtà degne di essere visitate per la loro importanza storica e produttiva, una regione che ha richiesto un lavoro minuzioso di selezione di quei vignaioli che poi nel libro sono stati raccontati attraverso pennellate narrative capaci di cogliere gli aspetti più veri e sinceri che li caratterizzano; insomma, non soltanto la mera visione di un’azienda e dei suoi prodotti, ma il racconto di un viaggio alla scoperta di chi vi sia “dietro” al vino e alla sua realizzazione, nell’interesse di andare a ricercare quanto, secondo Zanfi, “ancora fosse sopravvissuto di quello spirito toscano che così tanto aveva contribuito a costruire questo paesaggio e quanto quel senso del bello, che ad esso si accompagna, capace di ispirare le menti eccelse di artisti e poeti, fosse ancora dentro quei vignaioli”. Pagine: 480 Autore: Andrea Zanfi (photo Luigi Biagini, Giò Martorana) Casa Editrice: Carlo Cambi Editore Costo: 90,00 euro
Flos Olei 2010 Guida ai migliori extravergine del mondo Flos Olei 2010 - guida ai migliori extravergine del mondo è la prima Guida a respiro internazionale dedicata agli oli extravergine di oliva di tutto il mondo selezionati, con criteri di assoluto rigore, da un panel di esperti assaggiatori coordinato da Marco Oreggia, curatore e insieme editore del volume. Realizzata direttamente in duplice lingua (italiano-inglese), la Guida presenta 40 Paesi selezionati su 5 continenti. Italia e Spagna hanno inoltre una mappatura del comparto olivicolo su base regionale, corredata da informazioni storiche, culturali, dati di produzione, varietà tipiche e aree tutelate da denominazione. Particolarmente curata la cartografia, che comprende sia le zone olivicole a maggiore vocazione sia quelle a denominazione di origine. Inoltre a ogni realtà produttiva è dedicata una scheda con note di degustazione degli oli e abbinamenti gastronomici. Pagine: 736 Autore: Marco Oreggia e Laura Marinelli Casa Editrice: Marco Oreggia Costo: 26,00 euro
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la Biblioteca di Gladys Terra Madre Come non farci mangiare dal cibo Crisi energetica, climatica, alimentare, finanziaria: mai come oggi il mondo ha avuto paura per il proprio futuro. Il futuro è sempre imprevedibile, ma questo senso di grande incertezza è causato dal modello di pensiero che è stato causa prima delle crisi. Un modello che ha fallito e non sa trovare soluzioni innovative al di fuori del sistema globale che ha creato. L’alternativa a un futuro di crisi deve partire dall’alimentazione: il futuro del cibo è il futuro della Terra. Il cibo è stato snaturato fino a diventare un mero prodotto di consumo, privato dei valori profondi che ha sempre avuto, è diventato sprecabile, una merce qualsiasi, altamente insostenibile in tutte le sue fasi, dalla sua coltivazione fino all’atto di mangiare. Riscoprire la centralità del cibo nelle nostre vite e nelle nostre attività, ci può aiutare a trovare una chiave interessante per immaginare un futuro migliore. Saranno i contadini a salvare il mondo, con i loro saperi, grazie alla loro estraneità con il modello di pensiero imperante, grazie al fatto che sanno lavorare in sintonia con la natura, con la madre Terra. Pagine: 173 Autore: Carlo Petrini Casa Editrice: Giunti Editore e Slow Food Editore Costo: 12,00 euro
Le Garzantine – Vino La Garzantina del Vino si propone di fornire al vasto pubblico di estimatori – neofiti o cultori già esperti – e agli operatori del settore un supporto conoscitivo a 360° sul mondo del vino, trattato nei suoi lemmi da ogni possibile prospettiva. La quantità di argomenti, la ricchezza di informazioni, la chiarezza espositiva fanno di questo lavotro un’opera impareggiabile, l’unica che affronta l’affascinante universo del vino in modo globale. Per consentire una facile consultazione, si è corredata l’opera di due indici geografici: quello dei vini e quello dei produttori. Pagine: 784 Autore: a cura di Paola Della Rosa Casa Editrice: Garzanti Editore Costo: 39,60 euro
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news dall'Italia A Venezia con la Fisar è d’obbligo l’abito rosso
U
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n migliaio di persone hanno affollato ininterrottamente da mattina a sera le splendide sale dell’Hotel Monaco e Grand Canal per la prima edizione di “Vino Friulano, Gradito l’Abito Rosso” che si è svolta nella giornata di domenica 21 a Venezia. Un successo doppio, per Fisar -Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristorator i- e i per i 54 produt-
piacevolezza dei tanti Merlot, Cabernet, Pinot Nero, Refosco, Terrano, Pignolo, Tazzelenghe e Schioppettino in degustazione. Entusiastici gli apprezzamenti del pubblico anche per l’offerta di prelibatezza gastronomiche cucinate ininterrottamente sul posto nella sala Alcova del Monaco da Gianni Bonaccorsi e dal suo staff del “Ridotto dell’Aciugheta” di Campo SS.
tori di grandi vini rossi di tutta la regione Friuli Venezia Giulia, che hanno presentato all’assaggio esclusivamente la loro migliore produzione di vino rosso, meno nota dei vini bianchi che solitamente identificano l’eccellenza di questa regione viticola, ma che per l’occasione hanno sfoderato un indiscutibile appeal per ciascun assaggiatore, senza dubbio incuriosito e convinto dalla
Filippo e Giacomo: pasta e fagioli col “peocio”, risotto al radicchio, trippa in bianco, pasta casareccia al pomodoro, e via via fino ai dolci al cioccolato. Attestati di soddisfazione da parte di tutte le aziende coinvolte nell’evento per l’impeccabile servizio offerto da Fisar Venezia e la puntualità degli allievi stagisti dell’Istituto Berna – sezione Alberghiera di Mestre, il tutto svoltosi con l’attenta super-
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visione di Aurora Endrici Vinoè Comunicazione Vino e Paolo Ianna. Quest’ultimo, wine consultant ed assaggiatore professionista friulano, afferma: “Una selezione così completa della migliore produzione di vino rosso friulano e giuliano, spalmata praticamente su tutte le principali DOC della regione, è un evento senza precedenti”. Soddisfatto Giorgio Pennazzato, responsabile FISAR: “La nostra delegazione veneziana ha aperto con questo appuntamento una serie di grandi eventi in programma per il prossimo futuro. Con Gradito l’Abito Rosso abbiamo dimostrato la professionalità e l’attenzione della nostra associazione verso proposte di “formazione” culturale in grado di sostenere il vino di qualità”. Seguitissime le degustazioni guidate programmate nel corso della giornata da Aurora Endrici. Molto partecipata la tavola rotonda “Schioppettino VIP!” nella quale sei dei 33 produttori aderenti alla neonata sottozona “Colli Orientali del Friuli Schioppettino di Prepotto” hanno presentato l’annata 2006 di questo elegantissimo vitigno autoctono della Valle dello Judrio. Una degustazione decisamente inusuale è stata infine proposta da Sabina Maffei, Presidente delle Donne del Vino friulane e
news dall'Italia titolare dell’azienda Plozner, in
Aziende:
un incontro dove stoffe, imma-
Albino
gini di alta moda e vini rossi si
Aquila
del
sono avvicendati sotto la sua
Bulfon,
Casella,
abile conduzione per suggeri-
Buttrio,
Castelcosa,
re al pubblico un punto di vista
di Rubbia, Castello di Spessa,
alternativo
Castelvecchio, Collavini, Conte
alla
degustazione
Muzic, Armani, Torre,
Petrussa,
Piera
Antonutti,
Martellozzo, Pizzulin, Plozner,
Bressan,
Puiatti,
Castello
di
Castello
Quinta
della
Luna,
Rodaro, Ronc di Vico, Ronco dei Pini, Ronco del Gnemiz, San Simone, Scubla, Stanig, Sturm, Tenuta di Angoris, Tenuta di
accademica del vino, giocando
d’Attimis-Maniago,
con il tatto e la vista per emozio-
Feresin Davide, Foffani, Gigante,
nare e spiegare il vino in maniera
Il Carpino, Jacuss, Jole Grillo, La
da Duline, Vigna Lenuzza,Vigna
decisamente diretta, efficace e
Buse dal Lof, Le Due Terre, La
Petrussa, Vigna Traverso, Villa
molto femminile.
Viarte, Lis Neris, Livon, Le Vigne
Russiz, Vistorta, Volpe Pasini,
All’evento hanno partecipato le
di Zamò, Marinig, Moschioni,
Zidarich.
Ermacora,
Blasig, Tenute Tomasella, Vignai
Notizia inviata da Aurora Endrici di vinoè Comunicazione
8 - 9 maggio 2010 Oltre 300 Barbera piemontesi, tutte le Barbera d’Asti Superiore “Nizza” Con il semplice acquisto di un bicchiere in vetro serigrafato con il logo della manifestazione, si potranno degustare illimitatamente tutti i vini proposti a soli
€ 5,00
SABATO 8 dalle ore 17 e DOMENICA 9 dalle ore 10 alle 20,30 presso il Foro Boario di Piazza Garibaldi e nel Centro storico degustazioni di vini e specialità gastronomiche
Per informazioni: 0141-720500/720 - www.comune.nizza.at.it
news dall'Italia L’azienda Storica Marini insieme alla Fisar apre i propri caratelli
S
i è svolta la 6° edizione di Vin Santo è! presso la suggestiva Vinsantaia dell’azienda Marini di Pistoia. L’appuntamento annuale dedicato al Vin Santo l’ambasciatore nel mondo dei vini dolci toscani. Ogni anno giungono molte persone all’evento sia per vedere l’emozionante apertura in diretta dei caratelli di fronte ai giornalisti
riesce a dare quelle particolari caratteristiche che solo un Vero Vin Santo può evocare. Molti gli ospiti e i relatori alla manifestazione Paolo Lazzeri Direttore del Consorzio Vino Chianti, Dott. Scalabrelli e Dott. Ferroni docenti Viticoltura università di Pisa, la presidente della Provincia di Pistoia, Valdo Filippi sommelier fisar, Slow Food, e
di settore sia a degustare il “vero” Vin santo Toscano appena tolto dai caratelli a dimostrazione che questo vino non nasconde nessun trucco ma solo l’attenda lavorazione dell’appassimento dell’uva e la lunga attesa dell’invecchiamento nei caratelli che
molti altri. Sono stati aperti sei caratelli in cui da tre anni il mosto di uve scelte per il vin Santo riposava e fermentava. Con dei piccoli colpi di martello è stata demolito il “cappello” in cemento che sigilla il tappo in sughero del caratello
e si è dimostrato per l’ennesima volta un momento emozionante. L’enologo Alberto Bramini ha curato la degustazione dei singoli prodotti trasferendo al pubblico le differenze di questi prodotti dovuto alle caratteristiche intrinseche dei caratelli: Castagno, Rovere, vecchi, giovani, etc, evidenziando speziature, sfumature, sentori differenti l’uno con l’altro, anche se il mosto fiore iniziale era lo stesso. È stato un’occasione importante per divulgare un prodotto tipico della toscana che sino agli anni 90 era illegale; Non aveva neppure certificato che gli permettevano di oltrepassare i confini territoriali perché la Comunità Europea si era “dimenticata” di regolare questo prodotto. Il servizio di questa importante manifestazione è stato fatto dalla delegazione di Pistoia dai sommelier Iannuzzo Giorgio e Ciulli Roberto coordinati dal delegato Laino Angelo. Come Fisar e appassionati al vino crediamo molto in queste manifestazioni, a questi produttori instancabili di coniare tradizione e alta qualità, speriamo di ritrovarsi alla prossima edizione...
Notizia inviata da Luca Iacopini - Delegazione FISAR di Pistoia
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Organo Ufficiale della FISAR Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori
in famiglia Si parla di territorio alla Delegazione di Livorno
«I
l vino è il prodotto dell’uva e del lavoro dell’uomo», ci dice il Vangelo e mai definizione è stata più azzeccata. La delegazione livornese della Fisar (delegato Mario Albano) ha organizzato nella propria sede una degustazione di grandi vini bolgheresi, presente il produttore Michele Satta. La sua conversazione è stata una vera e propria lezione sul territorio che con il vitigno e l’opera dell’uomo porta ai grandi vini. È stato presentato dal consigliere Fabio Baroncini, e il servizio è stato effettuato da Valentina Gucciardo, Doriana Materazzi e Carlo Rampone. Un breve profilo del produttore è stato tracciato da Antonio Zannoni, uno degli “storici” sommelier diella delegazione. Michele Satta (lombardo di Varese) arriva nel 1974 a Bolgheri, si innamora di questo territorio e comincia a lavorare in una fattoria che produce frutta mentre frequenta l’Università di Pisa. Il suo primo amore è per il Sangiovese, un vitigno che in zona non ha mai incontrato i favori dei produttori. La sua è una “famiglia di campagna vecchia maniera” con moglie e sei figli, “e mi auguro che qualcuno presto mi venga in aiuto”, dice. «Ho avuto il privilegio di entrare nel mondo del vino dalla porta di servizio, cioè dalla cantina», ha detto Michele con il suo modo semplice ma orgoglioso di presentarsi. Nel 1984 prende in affitto a buon mercato una cantina e una vigna a Bolgheri e nel 1994 comincia a capire qualcosa del vino. «Il vino è un prodotto straordinario - continua rivolgendosi ad un pubblico attento (la maggioranza sono ragazzi e ragazze che frequentano il corso per aspiranti sommelier) - il mio impegno è sempre stato di fedeltà al vitigno. All’epoca erano poche le aziende che producevano vini importanti: il Sassicaia, Ornellaia, Eugenio Campolimi (scom-
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parso troppo presto ma un produttore di grande intuizione per il suo «Paleo» che la moglie Cinzia Merli porta avanti con coraggio e grinta, n.d.r.), Pier Mario Meletti Cavallari e Antinori». “Sono stato il primo a piantare il Sangiovese ed il Vermentino. Nel ‘91 ho piantato ancora Sangiovesse e Syrah perchè esprimono la personalità dell’uomo e del territorio e la ricchezza di note e sensazioni. Inoltre il primo vigneto a Cabernet e Merlot, perchè avevo come riferimento le ‘Pergole Torte’. Il Syrah mi attira molto. Il Sangiovese entusiasma e poi si addormenta ed esce dopo circa
sette anni”, continua. Per Riccardo Margheri (che ha guidato la degustazione) il vino è condivisione di piacere e di opinioni. Dal buon vino ci viene una grandissima lezione di umiltà. Il «Giovin Re» (Viogner 2006) ci dimostra come i grandi bianchi possono evolvere (Michele Satta ha avuto sempre un amore per i bianchi) si presenta di un bellissimo dorato, segno di buona acidità, luminoso, al naso è salino, sapido e un po’ speziato con note di balsamico, buona corrispondenza naso-bocca. «Syrah» è un vino «che si ascolta»: profondità del colore rubino, grande consistenza nel bicchiere, al naso ha sentori di frutto pieno, pepe nero, cilie-
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in famiglia gia, lampone, mora, in bocca ha buona struttura tannica; il tannino è un problema di «gioventù». «Piastraia» 2005 si può considerare il prodotto dell’intelligenza di Satta perchè ha interpretato il «terroir» di Bolgheri. Colore un po’ scarico, vivace e brillante, al naso note più fresche di lampone e frutti di bosco, assemblaggio di vitigni, prevale il Sangiovese, in bocca presenta una struttura importante, lunga evoluzione, è gradevole, accattivante e lungo. «I Castagni»: Cabernet 70%, Syrah e Teroldengo. Michele non ha mai amato i vini aggressivi. 18 mesi in legno, sapido, rubino profondo, brillante, un vino di grande consistenza. Buona acidità, profumi di liquerizia, caffè, cuoio. Si beve con facilità, è potente ed elegante, equilibrato, pulito. «Cavaliere» 99 questo vino ti insegna il valore del tempo: ha acidità e struttura che gli permette di migliorare negli anni, ha grande complessità al naso: tabacco, minerale, fruttato, colore evoluto, è vivace, può affinarsi ancora, intenso, lungo, pulito, di estrema godibilità. «Non mi piace la concentrazione - dice Michele - il mio grande merito è stato di essere fedele alla mia storia. Mi piace il Sangiovese perchè è il vino che mi dà energia e godimento». In chiusura Michele Satta ha destinato le bottiglie avanzate che aveva portato per la degustazione ad un’asta tra i presenti il cui ricavato è stato destinato alle vittime del terremoto di Haiti.
Notizia inviata da Gianfranco Grossi
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in famiglia Massa Carrara, la delegazione in festa
L
a Delegazione FISAR di Massa-Carrara si è ritrovata all’Enoteca Velia
di Carrara. Un gradito ritorno dopo la positiva esperienza del 2007. Per la serata il patron Francesco Bonucelli e il sommelier Alessandro Pedrini hanno proposto una menu particolare affiancando a un vino “mito” dell’enologia italiana, il Caberlot 1998, alcune piccole “gemme” scovate tra le produzioni tipiche della nostra Provincia. Il brindisi di apertura con un Franciacorta DOCG Brut Cremant dell’azienda Conti Ducco è stato accompagnato da un assaggio del Fiocco di suino dell’Azienda Agricola Luca Tognoli, piccola realtà a carattere familiare, che
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Pontremoli, prodotto con uve
tiratura per l’annata 1998 di solo
autoctone Durella e Luadga
1000 bottiglie. Un vino straordi-
vendemmiate in epoca tarda (il
nario, dall’eccelsa qualità olfat-
nome, per l’appunto, ricorda la
tiva, con un bouquet è pratica-
data di inizio della vendemmia)
mente inconfondibile dato da un
e fermentate in bianco dopo una
susseguirsi di note speziate e
macerazione a freddo di circa
vegetali, tostate, fruttate e flore-
48 ore. Vino dal colore e profumi
ali: dal pepe verde al cacao, dal
ha sede a Moncigoli nel Comune
intensi, con belle note fruttate e
peperone al tiglio, dall’eucalipto
di Fivizzano, dove Luca e il padre
minerali, al gusto unisce una no-
al finale mentolato. Un vino vellu-
Silvano allevano suini, le cui car-
tevole morbidezza ed alcolicità
tato ma con ottima spalla acida,
ni sono destinate alla produzione
(14%) ad una buona freschezza
splendida struttura e una gran-
di tipici salumi lunigianesi (mor-
e sapidità.
dissima persistenza.
tadella, salame, fiocco, filetto,
Poi il re della serata, sapiente-
Per chiudere un assaggio dei
ecc.) venduti direttamente nello
mente abbinato da Francesco
formaggi dell’Azienda Agricola
spaccio aziendale. A seguire
ad un Petto d’anatra “Canette
Cormezzano di Fivizzano, fa-
sono stati proposti uno sforma-
de Barberie” al vino rosso: il
miglia di agricoltori/allevatori da
tino di porri con salsa al curry e
Toscana Rosso IGT “Caberlot”
quattro generazioni, che alleva le
un risotto alle zucchine, entrambi
1998 Magnum del Podere il
proprie mucche di razza Frisona
accompagnati dal Val di Magra
Carnasciale. Un vino prezioso,
e ne trasforma il latte nel picco-
IGT bianco “Otto Ottobre” 2008
esclusivo, raro, prodotto solo
lo caseificio aziendale. L’”Extra”,
della Fattoria Ruschi Noceti di
nel formato magnum con una
formaggio stagionato di 5 mesi,
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in famiglia dal sapore dolce extra-fine, di
Ottonel 2007 di Hans Tschida
apprezzata, grazie soprattutto
buona pastosità e il superbo “Re
(Burgenland – Austria).
alla cortesia e professionalità di
Pastoso” stagionato di 5/9 mesi,
Dolce chiusura con la Focaccia
dal sapore deciso, non piccante,
del nonno Pilade, la tipica fo-
di ottima pastosità, accompa-
caccia dolce carrarina prodotta
gnati da un filo di Miele di Acacia
da oltre 40 anni dalla Panetteria
DOP della Lunigiana, sono stati
Dazzi di Fossola. Una serata in
doveroso ringraziamento di tutta
abbinati ad un Auslese Muskat
definitiva ben riuscita e da tutti
la Delegazione FISAR apuana.
Francesco e alla generosità delle aziende che hanno fatto omaggio dei loro prodotti, alle quali va il
Notizia inviata dalla Delegazione di Massa-Carrara
La segreteria comunica Comunicazione agli associati ai sensi art. 7 comma II dello Statuto.
F.I.S.A.R.
FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER ALBERGATORI RISTORATORI
in famiglia Il Ministro Zaia incontra la Delegazione Fisar di Treviso
C
ome tutti sanno il Ministro delle Politiche Agricole e Forestali Luca Zaia è trevigiano e, prima di laurearsi in Scienze Agrarie, si è diplomato enologo nella celebre Scuola di Enologia “Cerletti” di Conegliano (Treviso). È in questa Scuola che torna spesso volentieri, ed ha contribuito, quando era Presidente della Provincia di Treviso, a rilanciarla come luogo di incontri agroenolo-
gici ad alto livello. In una delle sue recenti visite si è incontrato con la Delegazione Fisar di Treviso guidata dal Delegato Casagrande Flavio con la quale in passato ha partecipato a diversi incontri e serate di gala. Con il Ministro Zaia i sommelier trevigiani hanno avuto un interessante scambio di idee sui problemi attuali del mondo del vino, sulle produzioni italiane, sulla diffusione del vino italiano nel mondo
e in particolare sul Prosecco Docg e Doc, che è il vino bianco italiano più richiesto nel mondo. È stato un incontro di grande interesse anche per le informazioni di prima mano date dal Ministro ai Sommelier Fisar trevigiani, dei quali si considera amico ormai da molti anni. L’incontro è stata poi l’occasione per consegnare al Ministro Luca Zaia il Diploma di Sommelier Onorario Fisar, come deliberato dal Consiglio Nazionale, con il Tastevin d’argento che il Ministro ha molto gradito. Il solido e cordiale rapporto dei sommelier Fisar della provincia di Treviso con Luca Zaia continuerà anche in futuro non solo per valorizzare il mondo del vino ma anche per dare sempre più risalto alla Fisar a livello nazionale.
Notizia inviata da Graziella Cescon – Giunta Nazionale FISAR
Il Coordinamento Fisar Nord-Est nomina il suo portavoce
V
enezia, città sempre magica, ha ospitato il Coordinamento Fisar Nord-Est per la sua settima riunione. Ha presieduto l’incontro il tesoriere nazionale Graziella Cescon e, con i delegati dell’area, erano presenti i consiglieri nazionali Luisella Rubin, Massimiliano Loca e Giorgio Pennazzato. Nell’incontro, oltre a una veloce panoramica sui temi da affrontare nei primi incon-
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tri del 2010, il Coordinamento ha proceduto ad eleggere il nuovo Coordinatore, in sostituzione di Giovanni D’Este, consigliere della Delegazione di Venezia, che ha dovuto rinunciare al mandato per sopraggiunti nuovi impegni di lavoro Al suo posto è stato eletto, con voto unanime, Antonio De Vitiis, Segretario della Delegazione di San Donà di Piave. Graziella Cescon, anche a nome della Fisar Nazionale, ha ringraziato Giovanni
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D’Este per aver accompagnato il Coordinamento nel suo primo periodo di vita, consolidando la nuova realtà organizzativa, la prima a funzionare regolarmente in Italia ed ha rivolto ad Antonio De Vitis i migliori auguri per un fecondo lavoro a servizio della Fisar del Triveneto.. All’incontro, avvenuto nella storica e affascinante cornice dell’Hotel Westin Europa e Regina, dimora di una famiglia dogale nei secoli d’oro della Serenissima, è segui-
in famiglia
to il “Pranzo degli Auguri”, ottimamente organizzato dal consigliere nazionale Giorgio Pennazzato, già fondatore e primo delegato di Venezia. Negli spettacolari Saloni delle Feste dell’Hotel, affacciati diretta-
mente sul Canal Grande, di fronte alla imponente Basilica della Salute e al Museo Guggenheim, i Consiglieri Nazionali e i Delegati del Nord-Est si sono uniti ai propri famigliari e ai numerosi Consiglieri di Delegazione attorno a tavo-
le signorilmente imbandite e in un’atmosfera suggestiva e gioiosa hanno festeggiato l’imminente ricorrenza del Natale e l’inizio del nuovo anno con dei piatti a base di pesce, accompagnati da vini sapientemente abbinati, come è nella migliore tradizione FISAR. L’incontro prenatalizio è poi servito a rafforzare il già solido rapporto di amicizia e di collaborazione fra le delegazioni vento-friulane e i consiglieri nazionali, nella volontà di contribuire a consolidare l’immagine della Fisar ed a farla crescere ancor più in tutta l’area venetofriulana.
Notizia inviata dal Coordinamento Territoriale Nord-Est
Una grande serata di degustazione con i vini della Borgogna a Venezia
L
a Delegazione Fisar di Venezia ha programmato per il 2010 una serie di incontri, aperti ai soci anche delle vicine Delegazioni e ai simpatizzanti Fisar, dedicati ad approfondire la conoscenza di grandi vini italiani e internazionali. Questi incontri si tengono in sedi prestigiose della città di Venezia ed il primo ha avuto luogo venerdì 29 gennaio presso il Centro Cardinal Urbani di Zelarino, alle porte della città, un aristocratico palazzo già proprietà di una famiglia patrizia veneziana, per degustare alcuni prestigiosi vini della Borgogna. A condurre l’evento Tommaso Pezzato,
l’esperto degustatore della ditta Balan, la più importante in Veneto per l’importazione di vini esteri. Nella prima degustazione del 2010 sono stati presentati alcuni fra i più interessanti Pinot noir della Côte d’Or, la regione più rino-
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mata per la produzione di questo vino. Ed anche se proprio quella sera la neve ha incominciato a fioccare su Venezia, offrendo un panorama del tutto inusuale per la città, un’ottantina di soci sommelier, corsisti ed amici della Fisar si sono ritrovati assieme al Delegato di Venezia Lorenzo De Rossi, presenti anche l’ex Delegato di Venezia e Consigliere Nazionale Giorgio Pennazzato, il Tesoriere Nazionale e Amministratore Unico di Fisar servizi Graziella Cescon, il Consigliere Nazionale Luisella Rubin, il Delegato di San Donà Giannantonio Puppin, il Segretario della stessa Delegazione, nonché neo Coordinatore del Nord
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in famiglia Est Antonio De Vitiis per vivere un momento culturale e professionale di grande importanza e utilità per i sommelier. La scelta dei Pinot della Borgogna è stata ben illustrata da Giorgio Pennazzato: “Se pensiamo ai vini “concorrenti” bordolesi, ha affermato, sappiamo che si tratta di prodotti perfetti, ma un po’ freddi, frutto di un’ottima organizzazione produttiva, di approfondita ricerca scientifica, cioè di attività razionali; i vini della Borgogna invece sono arte e poesia, il sogno contro la scienza e la realtà, Platone contro Aristotele.” Poi sono arrivati ai tavoli dei degustatori, in successione, i Pinot noir del Domaine Confuron-Cotetidot, il Charlopin-Parizot e poi il premier cru Savigny-Lès-Baune. Infine
l’apogeo con un Nuits-SaintGeorges e un Vosne Romanèe – Clos des Réas del 2001. La degustazione è stata valorizzata con piatti di formaggi e salumi, coronati da un magnifico risotto al radicchio rosso di Treviso tardivo IGP, elaborato con la consueta bravura dal Delegato Fisar di Venezia, Lorenzo De Rossi, calatosi per l’occasione nei panni di uno chef, ruolo che ben gli confà. Hanno concluso l’evento Graziella Cescon, che si è vivamente complimentata con la Delegazione di Venezia per il denso programma di degustazioni presentato e il Consigliere Nazionale Giorgio Pennazzato che ha dato appuntamento ai presenti per il 21 febbraio, giornata dedicata ai grandi vini rossi friulani, presso lo splendido
hotel Monaco e Grand Canal, a Venezia. A tale manifestazione saranno presenti una cinquantina dei più bei nomi tra i produttori del Friuli Venezia Giulia, con i loro grandi vini, conosciuti ed apprezzati nel mondo. In chiusura mi è doveroso un calorosissimo ringraziamento oltre che alle colleghe Monica Ferro e Daniela Serena, per l’impeccabile servizio, anche ai colleghi e specialmente agli amici che hanno reso possibile questa serata prima durante e soprattutto dopo, un grazie affettuoso ad Annalisa De
Rossi,
Michele
Tomasin,
Claudio Carrer, Franco Jurassich, Diego De Rossi, Marco Baessato, Alessandro Ragazzo.
Notizia inviata da Lucio Chiaranda - Delegazione di Venezia
Coordinamento Interregionale Italia Nord-Ovest
S
u convocazione della Segreteria Nazionale e con la presenza del Componente la Giunta Nazionale Luigi Terzago in rappresentanza della Presidenza Nazionale, si è svolta sabato 6 febbraio 2010 a Vercelli, nella storica sede della delegazione locale, la riunione dei delegati dell’Italia Nord Ovest (Lombardia, Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna). L’area Italia Nord Ovest rappresenta 17 Delegazioni: Torino, Alessandria, Asti, Biella, Vercelli, Genova, Imperia, Savona, Tigullio, Varazze, Piacenza, Milano, Bareggio, Brescia, Lecco, Lodi e Pavia. Per il prossimo triennio è stato eletto per acclamazione Coordinatore F.I.S.A.R. dell’Italia Nord Ovest il torinese Roberto Rabachino.
Nella prima riunione è stato deliberato che il prossimo Concorso per definire il Miglior Sommelier dell’Italia Nord Ovest 2010 si effettuerà in concomitanza della Giornata del Sommelier F.I.S.A.R. ad Alessandria in giugno.
Notizia inviata dal Coordinamento Interregionale Italia Nord Ovest
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in famiglia La Delegazione di Caserta festeggia i propri allievi
I
l 9 febbraio la delegazione
ne il primo dei quali di I° livello
progetto inteso a sviluppare ri-
di Caserta a conclusione del
inizierà il prossimo 10 marzo.
cerca in Italia, sulla Campania ed
Corso di Sommelier di I° livello
La
confe-
in particolare sul territorio caser-
tenutosi nella normanna città di
sercenti di Aversa sig. Pina
presidente
della
tano, auspicando la partecipa-
Aversa ha effettuato una cena
Giordano si è associata agli
zione delle Istituzioni e della Fisar
degustazione per la consegna
intervenuti ed ha assicurato
dei diplomi ai 48 allievi che hanno
collaborazione per quanto la
di Caserta.Il delegato Iacone ha
conseguito l’attestato di I° livello,
Fisar vorrà effettuare ad Aversa.
location il prestigioso Ristorante
Il delegato Carlo Iacone ha of-
Nobel del socio Federico Falco.
ferto a nome della Federazione
Sono intervenuti il sindaco dott.
Nazionale e della Fisar di Caserta
Domenico Ciaramella e consorte,
i tastevin alle autorità nella loro
il dott. Maurizio Pollini presidente
qualità istituzionale e la tar-
traverso il suo direttore com-
provinciale della Confesercenti di
ga di associato Fisar al socio
merciale Giulio Iannini, gran-
Caserta e presidente dell’ASIPS
Federico Falco proprietario del
de estimatore ed amico della
Azienda Speciale della Camera
ristorante Nobel, complimentan-
Fisar, accompagnato da Franco
di Commercio di Caserta, la
dosi per l’ottima cena elaborata
Volpe, ha inviato ringraziamen-
presidente della Confesercenti
dallo chef Aniello Turco, giovane
ti per quanto la Fisar esprime
di Aversa sig.ra Pina Giordano.
e sicura promessa della gastro-
nel
Il Sindaco ha espresso soddi-
nomia aversana e nazionale.
internazionale a favore della
sfazione per l’eccellente lavo-
Inoltre Iacone ha ringraziato
produzione vitivinicola italiana.
ro della Fisar ed ha auspicato
Carlo Menale dell’Enotecailvi-
Infine il delegato Carlo Iacone
che ben presto siano diplomati
no per la splendida collabora-
sommelier aversani in una città
zione che con affetto offre alla
nel congedare i numerosi parte-
che ha della ristorazione uno
Fisar unitamente alla moglie
dei suoi punti di forza e qualità.
Mariella ed al figlio Mimmo uni-
Il dott. Maurizio Pollini ha riba-
tamente al dinamico Giancarlo
dito che oramai la collaborazio-
Ferrandino e la indispensabi-
ne con la Fisar è consolidata,
le Maria Grazia D’Aniello, tut-
infatti ha ricordato la trascorsa
ti diplomati sommelier Fisar.
legazione di Caserta continuerà
collaborazione con la stessa a
È intervenuto il prof. Andrea
a profondere energie, professio-
Caserta che ha visto licenziati
Buondonno ordinario di pedolo-
nalità e passione,con l’auspicio
33 sommelier. Collaborazione
gia applicata alla SUN Università
che al più presto Terra di lavoro
che si rinnova nel 2010 con l’at-
di Napoli, nostro socio, che ha
possa essere sede di un prossi-
tivazione di altri corsi di formazio-
brevemente accennato ad un
mo appuntamento fisariano.
assicurato il patrocinio della Fisar di Caserta non solo, ma anche la possibilità di verificare possibili sinergie con la Fisar Nazionale. L’Azienda Torrevento di Bari at-
panorama
nazionale
ed
cipanti ed in particolare le autorità e quanti hanno espresso sentiti ringraziamenti e plauso per l’azione che la Fisar esprime sul territorio, ha concluso che la de-
Notizia inviata da Carlo Iacone della Delegazione di Caserta
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di Mario Del Debbio per comunicare con il Segretario Nazionale: segretario@fisar.com
A Forte dei Marmi a la 40 Assemblea Nazionale FISAR
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Appuntamento sotto il sole della Versilia per i soci FISAR al loro primo incontro dopo le elezioni dell’ottobre scorso
L
a location è sicuramente di quelle che fanno sognare. Dai calciatori alle veline, dai politici agli attori, Forte dei Marmi da sempre, rappresenta la spiaggia dei VIP, il luogo d’incontro più gettonato dell’estate dove le notti si concludono quando al Twiga, quando in Capannina o in qualche altro locale ma sempre e comunque con un calice di bollicine. Per l’apertura ufficiale della stagione quest’anno, non poteva esserci di meglio che una grande manifestazione legata al mondo del vino: “FORTEDIVINO”. Lo splendido scenario di Villa Bertelli, un'elegante costruzione fine ‘800 nata per ospitare la direzione della SIPE una società che si occupava di produrre mine esplosive per le cave di marmo di Carrara,
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”
ospiterà grandi case vinicole che presenteranno il meglio della loro produzione con un’attenzione privilegiata ai vini bianchi e spumanti. Un evento al quale sono invitati tutti i nostri soci. Al termine dei lavori dell’Assemblea infatti, i congressisti potranno accedere ai banchi di assaggio delle aziende per poi sorseggiare tranquillamente i loro calici nel relax dello splendido giardino della villa dove troveranno stand legati ai prodotti tipici della gastronomia locale. Insomma, un’assemblea all’insegna del lavoro senza dimenticare però la nostra passione. Gli ingredienti ci sono tutti per un’Assemblea di successo: Ospitalità, Vino, Shopping, Spiaggia e Mare, quest’anno non ci sono scuse per mancare!
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Il programma ed il modulo prenotazione sono disponibili anche sul sito www.fisar.com
Programma
DOMENICA 25 APRILE
SABATO 24 APRILE
• Ore 9.00 Sala Meeting Hotel Il Negresco**** 40a Assemblea Nazionale FISAR
• Nell’arco di tutta la giornata arrivo dei partecipanti e loro sistemazione negli Hotel**** Riservati. (Causa la ridotta disponibilità delle camere non è possibile garantire per tutti la prenotazione c/o Hotel Il Negresco dove avrà luogo l’assemblea. Tutti gli Hotel convenzionati sono comunque siti in Forte dei Marmi e sono tutti categoria **** stelle) • A partire dalle prime ore del mattino sarà possibile usufruire della Spiaggia Attrezzata gentilmente messa a disposizione dei nostri ospiti da alcuni stabilimenti balneari e dei campi da tennis e della palestra del Raffaelli Country Club di Forte dei Marmi. Shopping ed escursioni libere. • Ore 20.30 Ristorante La Terrazza de l’Hotel Il Negresco**** Cena di Gala
• Ore 11.00 - Coffee Break • Ore 13.30 circa Al termine dei lavori dell’Assemblea ingresso a Villa Bertelli (800 metri dall’Hotel) per la manifestazione FORTEDIVINO. All’interno della Villa verrà offerto un Light Lunch per i soci FISAR che hanno partecipato ai lavori Assembleari. (*) Possibilità di richiedere pernottamenti aggiuntivi con le stesse facilitazioni sui prezzi degli Hotel. Informazioni presso la Segreteria Nazionale. Note: per motivi organizzativi, ed una adeguata accoglienza degli ospiti all’interno della manifestazione, i soci che volessero partecipare solo ai lavori dell’assemblea, (senza pernottamento e cena di gala) sono comunque pregati di richiedere il loro accredito entro il giorno 23 alla Segreteria Nazionale
(*) Alla conferma dell’accredito all’ingresso dell’Assemblea Nazionale verrà consegnato a tutti i partecipanti ai lavori apposito coupon.
ASSEMBLEA NAZIONALE NAZIONALE FISAR: FISAR: 25-26 24-25Aprile Aprile2010 2010Forte Fortedei deiMarmi Marmi- Hotel - HotelNegresco Negresco- -Villa VillaBertelli Bertelli ASSEMBLEA Modulo Prenotazione
DATI ANAGRAFICI: Cognome
Nome
Indirizzo Città
cap
Tel
Prov
Socio della Delegazione di C.F.
Partita Iva
Eventuale Accompagnatore: Nome e Cognome TOTALE
Servizio richiesto e relativo costo
A
Arrivo il 24 aprile e partenza il 25 aprile - 1 notte in doppia uso singola Hotel 4 Stelle
€ 80,00
B
Arrivo il 24 e partenza il 25 aprile - 1 notte in camera doppia Hotel 4 Stelle (prezzo per camera)
€ 120,00
C
Cena di gala del 24/04 - Hotel Il Negresco****
D
Ingresso Manifestazione FORTEDIVINO
E
Light Lunch per i soci partecipanti Assemblea
€ 56,00
x Offerto dagli organizzatori FORTEDIVINO Offerto dagli organizzatori FORTEDIVINO
N° € GRATUITÀ GRATUITÀ
TOTALE COSTO PACCHETTO RICHIESTO Eventuali notti aggiuntive ed eventuali richieste per camere triple devono essere inoltrate per email alla Segreteria Nazionale indicando il vostro recapito telefonico. Mail to: segreteria.nazionale@fisar.com Effettuare pagamento a mezzo bonifico bancario intestato a: FISAR SERVIZI SRL Banca Intesa S.Paolo Filiale Pisa 02: IBAN: IT90 W030 6914 0031 0000 0000 839 ed inviare copia avvenuto pagamento a mezzo fax alla Segreteria Nazionale tel. 050 856700
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Emozioni in bianco e bollicine alla ribalta…
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25 e 26 aprile 2010 Forte divino Villa Bertelli Forte dei Marmi
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l 25 e 26 Aprile si svolgerà a Forte dei Marmi, nella prestigiosa cornice di Villa Bertelli, la seconda edizione di Forte divino, un evento dedicato ad operatori del settore ed appassionati del mondo dell’eno–gastronomia. La manifestazione ideata e voluta da Alberto, Luca e Gianpaolo, capitanati da Gabriele Monteforte, sotto il patrocinio del Comune di Forte dei Marmi e fortemente voluta dal Sindaco Umberto Buratti, si avvale della collaborazione tecnica della Delegazione FISAR della Versilia. I partner dell’evento saranno l’APT Versilia, Associazione Federalberghi di Forte dei Marmi,
”
l’Unione Proprietari Bagni di Forte dei Marmi.
Gli ospiti saranno accolti dai vini di circa 100 cantine, italiane e straniere, selezionate dagli organizzatori. Quello che per gli organizzatori è stato lo scorso anno il “numero zero”, la “prova su strada”, di un evento che nasce e cresce con ambizioni adeguate al prestigio di Forte dei Marmi e dei suoi frequentatori, si è rivelato un vero successo sotto ogni punto di vista. Forte dei Marmi e la Versilia, probabilmente la zona italiana a più alto consumo di vini bianchi e bollicine, vuole diventare un punto di riferimento nazionale ed internazionale, per quello che riguarda la proposta di vini di altissimo livello. Le peculiarità che distinguono Forte divino da altre manifestazioni dello stesso genere sono molte: - le cantine sono preventivamente selezionate ed invitate da una commissione di esperti, così da poter offrire agli ospiti la certezza di un livello qualitativo elevato. - Solo vini bianchi e bollicine: da quelli italiani delle zone più prestigiose come il Friuli e l’Alto Adige
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alle produzioni mondiali più rinomate come i grandi bianchi di Borgogna, Alsazia, e Loira, nonché Austria e Germania, Nuova Zelanda e California; dall’eccellenza delle bollicine della Franciacorta all’eleganza delle grandi maisones della Champagne passando per la leggerezza dei Cava spagnoli. La collaborazione dello scorso anno con la FISAR sarà coronata quest’anno con l’organizzazione dell’40a Assemblea Nazionale FISAR che si terrà negli stessi giorni di Forte divino. Tutti i delegati e soci FISAR avranno l’accesso gratuito all’interno di Villa Bertelli. All’interno dei due giorni dell’evento, si svolgeranno numerose ed interessanti degustazioni guidate da importanti enologi o selezionatori ed importatori, con vini italiani e stranieri: la lista delle degustazioni verrà pubblicata sul sito www.fortedivino.com dove chiunque potrà accreditarsi.
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presenti con la nostra Sommelier Marta Chiavacci Miglior Sommelier 2007