Il Sommelier n. 2/2016

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Periodico Trimestrale - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut. MBPA/CN/P/0006/2016

Rivista di enologia, gastronomia e turismo - Anno XXXIV n. 2 - 2016

Anno XXXIV - Numero 2 - 2016 - Dir. Resp. Roberto Rabachino - Reg. Trib. Pisa n. 21 del 15.11.1983 - Lg. 47/1948

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FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER ALBERGATORI

RISTORATORI

Il Ministro Martina diventa Sommelier Onorario FISAR Attilio Scienza La viticoltura innovativa tra cambiamenti climatici e nuovi modelli gestionali

€ 7,50

Angelo Gaja Il racconto del mio viaggio alla scoperta del Sud Africa



Anno XXXIV - Numero 2 - 2016

Il vino biologico avanza anche in Italia

a cura del Direttore Responsabile Roberto Rabachino

Lettera del Presidente Nazionale F.I.S.A.R. di Graziella Cescon

parola all’esperto

Viaggio tra le terre di Cortona di Anna Cardin La viticoltura innovativa tra cambiamenti climatici e nuovi modelli gestionali di Attilio Scienza Anche il caffè rimane al verde… e fa bene di Riccardo Lagorio Vi siete mai chiesti quale sia il corretto profumo di un olio di qualità? di AICOO Scoprire il Durello metodo classico di Davide Biasco Degustando

selezionati, richiesti e provati dalla Redazione Centrale

Biblioteca a cura di Gladys Torres Urday

turismo nel mondo

Il racconto del mio viaggio alla scoperta del Sud Africa di Angelo Gaja Galapagos: l’arcipelago degli animali di Jimmy Pessina

il piatto

Una grigliata in riva al mare di Enza Bettelli con l’abbinamento di Nicola Masiello La Segreteria Nazionale comunica di Laura Maggi, Segretario Nazionale

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anteprime di Toscana

La Toscana si presenta: assegnazione delle stelle durante le presentazioni ufficiali di Nicola Masiello e Davide Amadei

Gradito l’Abito in Rosso VI Edizione di Cinzia Vanzan e Anna Cardin Napoli si colora di Rosa per accogliere le “Signore della FISAR” QUALITY News Le notizie di enogastronomia e turismo a cura della redazione di Quality ADV Da Fermo un segnale all’Italia e al mondo: Tipicità 2016 si congeda con tanto ottimismo di Jimmy Pessina

PiacereDiVino 2016 di Francesca Corsi Tirreno CT 2016 a cura del Coordinamento FISAR Centro 50° VINITALY vinta la sfida della qualità a cura di Gladys Torres Urday Il Ministro Maurizio Martina è Sommelier Onorario FISAR di Roberto Rabachino Al MIPAAF si parla di comunicazione di Adriana Cesarò VINITALY and the City, un successo tra le piazze di Verona! Tasting Wine al Ministero Grandi Vini Vulcanici d’Italia, eccellenze declinate al femminile di Lara Loreti Eventi POP allo stand FISAR In FAMIGLIA - Le notizie dalle Delegazioni

43 57 60 63 68 70 72 74 77 81 84 90 93 98 101


Registr. Tribunale di Pisa n° 21 del 15.11.1983 ®

Rivista Ufficiale della F.I.S.A.R.

Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori Ric. di Pers. Giuridica PI. n.° 1070/01 Sett. 1 del 9.5.01 FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER

Direttore Responsabile: Roberto Rabachino C.so Galileo Ferraris, 138 - 10129 Torino Tel. +39 011 5096123 - Fax +39 011 5087004 direttore@ilsommelier.com

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Redazione Centrale: Gladys Torres Urday C.so Galileo Ferraris, 138 - 10129 Torino Tel. +39 011 5096123 - Fax +39 011 5087004 redazione@ilsommelier.com Editore: Pacini Editore S.r.l. Via A. Gherardesca, 1 - 56121 Ospedaletto (PI) Tel. +39 050 313011 - Fax +39 050 3130300 info@pacinieditore.it Proprietà: F.I.S.A.R. Via dei Condotti, 16 - 56017 Asciano (PI) Amministrazione: Sede Nazionale F.I.S.A.R. Via dei Condotti, 16 - 56017 Asciano (PI) Tel. +39 050 857105 - Fax +39 050 856700 segreteria.nazionale@fisar.com Grafica e Stampa: Industrie Grafiche Pacini Editore S.r.l. Via A. Gherardesca, 1 - 56121 Ospedaletto (PI) Tel. +39 050 313011 - Fax +39 050 3130300 info@pacinieditore.it Responsabile Comitato Scientifico Il Comitato Tecnico Nazionale F.I.S.A.R. ctn@fisar.com Comitato di Redazione e Controllo Graziella Cescon, Filippo Franchini, Laura Maggi, Valerio Sisti, Luigi Terzago redazione@ilsommelier.com

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Hanno collaborato a questo numero Attilio Scienza, Angelo Gaja, Riccardo Lagorio, Davide Biasco, Gladys Torres Urday, Adriana Cesarò, Francesca Corsi, Lara Loreti, Jimmy Pessina, Enza Bettelli, Davide Amadei, Nicola Masiello e Anna Cardin Per la fotografia Riccardo Lagorio, Davide Biasco, Jimmy Pessina, Gladys Torres Urday, Davide Amadei, Ufficio Stampa VeronaFiere, Anna Cardin, Roberto Rabachino, Enza Bettelli e le Delegazioni FISAR Fotografia della copertina Jimmy Pessina

Finito di stampare nel mese di Giugno 2016 presso le Industrie Grafiche della Pacini Editore Srl Via A. Gherardesca • 56121 Ospedaletto • Pisa Telefono 050 313011 • Telefax 050 3130300 www.pacinieditore.it

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a cura di Roberto Rabachino, fonte IlSole24Ore

Il vino biologico

avanza anche in Italia

È un vero successo per la viticoltura biologica in tutto il mondo.

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egli ultimi dieci anni la crescita è stata del +259% in Europa e +261% a livello globale. Questi dati sono emersi dall’analisi Wine Monitor-Nomisma su dati Fibl, elaborata in occasione di Vinitaly 2016 e presentata alla Tavola Rotonda organizzata da FederBio tenutosi durante il salone dedicato ai vini certificati biologici al Vinitaly 2016. A trainare la produzione di vini biologici in Italia è la Lombardia, che dal 2008 ad oggi ha visto un aumento di vigneti bio di ben il 150%, con un salto da 870 a 2.200 ettari. Un vero e proprio boom, che investe ormai oltre un decimo dei vigneti della regione. La tendenza vede un consistente consumo di prodotti biologici. L’Italia è ai primi posti in Europa,

per produzione bio e, al secondo posto, per superficie vitata, dopo la Spagna. Numeri in costante crescita. Come in crescita sono la sensibilità del consumatore italiano e l’indice di preferenza per il prodotto sano e rispettoso dell’ambiente. Il 60 per cento dei consumatori acquista prodotti biologici (dati Istituto di ricerca sull’agricoltura biologica). Certo non è semplice scegliere, quando da tempo è in corso una vera battaglia terminologica, fra vino biologico, biodinamico, naturale e, addirittura, libero. Auspicabile è l’inserimento di un percorso formativo in tutti i settori. Per quando riguarda i corsi da sommelier, noi siamo pronti a raccogliere la sfida. Per superfici vitate bio, l’Italia, con 72.361 ettari, è al secondo posto in

Europa, dopo la Spagna (84.381 ettari). Considerando l’orizzonte temporale 2003-2014 il Paese iberico presenta una crescita del +413% mentre l’Italia del +128% e la Francia del +307% (terzo posto in graduatoria, con 66.211 ettari). Spostando l’obiettivo sulla superficie a vite biologica per regione, in Italia guida la Sicilia (27.105 ettari nel 2014, 38% sul totale italiano e +43% rispetto al 2011); seguono Puglia (10.269 ettari, +22%) e Toscana (9.243 ettari, +46%). Nel 2015 le vendite di vino bio hanno raggiunto complessivamente 205 milioni di euro. Il giro d’affari è realizzato per un terzo sul mercato interno e per il resto (137 milioni di euro) sui mercati internazionali (+38% rispetto).

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di Graziella Cescon, Presidente Nazionale F.I.S.A.R.

Lettera del Presidente Nazionale F.I.S.A.R. Imparare a raccontarci all’estero e in Italia dove l’enologia registra una crescente attenzione, ma manca ancora un adeguato background informativo, impone sinergie.

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ono trascorsi sei mesi dalla mia elezione. Un periodo di tempo breve nel quale però, abbiamo vissuto momenti significativi che mi hanno dato la misura del potenziale di Fisar e delle sfide che possiamo affrontare. Il principale è stato Vinitaly. La 50esima edizione ha messo ancora più in evidenza come il nostro Paese offra vini di grande personalità e territorialità, alzando il sipario su cosa si cela dietro la bottiglia e puntando i riflettori su vitigni, territori e produttori. Un viaggio tra le eccellenze dell’Italia enoica nel quale la presenza e i wine tasting di Fisar hanno ricoperto un ruolo essenziale dando voce alla passione di chi fa vino e raccontando, attraverso le degustazioni, la bellezza e l’unicità di ogni regione. Aggiornati, professionali e mai autoreferenziali, i nostri sommelier hanno saputo intercettare gli interessi degli appassionati di vino restituendo la giusta attenzione ai protagonisti di questo mondo. Siamo stati premiati da una partecipazione attenta ed interessata che deve motivarci a continuare come ambasciatori del vino, prodotto inclusivo che può coinvolgere chiunque. Imparare a raccontarci all’estero e in Italia dove l’enologia registra una 4

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crescente attenzione, ma manca ancora un adeguato background informativo, impone sinergie. Solo facendo sistema potremo emergere e per questo abbiamo colto l’opportunità di Vinitaly anche per rafforzare ulteriormente i nostri rapporti con le istituzioni e con i media. Sono orgogliosa che Fisar abbia acquisito come Sommelier Onorario il Ministro per le Politiche Agricole e Forestali, On. Maurizio Martina. E mi ha reso davvero felice il successo ottenuto dal seminario “Comunicare il vino attraverso i media, le guide e i corsi di formazione: la comunicazione come mezzo d’educazione al consumo”, al termine del quale abbiamo insignito del titolo di Sommelier Onorario anche Rocco Tolfa, Vicedirettore Tg2 Rai e conduttore, insieme a Marcello Masi, della trasmissione televisiva Signori del Vino, suggellando la nostra collaborazione con un format che ha trovato la formula giusta per comunicare l’essenza di questo prodotto. La ricchezza del mondo vitivinicolo coinvolge molti attori. Per appassionare ed informare, superando ogni particolarismo, rimane garantito il contributo di Fisar nella Consulta Nazionale Vino Italiano e nel sodalizio con

Slow Wine, soggetti diversi, ma entrambi motivati come noi a valorizzare l’Italia del vino, punto di partenza e fil rouge della nostra attività con loro. Ultimi, ma non meno rilevanti, sono i corsi e gli eventi che ogni Delegazione Territoriale ha curato in questo periodo e ha in programma nel prossimo. Momenti importanti per promuovere il vino e il suo mondo affermando Fisar come modello di riferimento della somellerie italiana. Il futuro di nostri vini passa attraverso la cultura: Fisar, che occupa una posizione chiave nella narrazione polisensoriale del vino, in questi primi pochi mesi ha dato conferma del suo valore, gettando i semi per traguardi importanti di cui già si vedono i primi frutti. Mi piacerebbe poter ringraziare citando per nome ogni socio che ha supportato la Federazione con il suo impegno, ragioni di spazio me lo impediscono, ma sono davvero onorata di lavorare con ognuno di voi.


di Anna Cardin, Miglior Sommelier FISAR del 2015

Viaggio tra le terre di Cortona

La Doc Cortona è “innovazione nella tradizione”, ovvero i vitigni tradizionali come Sangiovese, Trebbiano Toscano ed anche Grechetto, avvicinandosi al confine con l’Umbria, fanno tutt’ora parte del repertorio.

L’

innovazione è arrivata a partire da fine anni ottanta, quando qualche produttore lungimirante ha intuito che in quest’area esistevano le condizioni adatte per valorizzare altre varietà di vitigni, per produrre qualcosa di nuovo che potesse dare l’opportunità a questa zona di distinguersi dal resto della Toscana vitivinicola. Syrah, un vitigno il cui nome fa pensare alla sua lontana terra d’origine. Un po’ misterioso come le varie leggende che lo vogliono presente in quest’angolo d’Italia fin dai tempi antichi. Quel suo colore che varia, a seconda della zona di provenienza, dalle

tonalità rubino vivaci alle tinte più cupe e concentrate. Dai sentori orientaleggianti di spezie, incenso, legni pregiati unitamente a quelle note caratteristiche di frutta scura, bacon e gomma bruciata. Tannini e freschezza da vendere, carattere e stoffa pure. In alcuni casi colpiscono anche delle note di frutta tropicale e dei sentori floreali che non ci si aspetta. Comunque il legame con il suolo si sente chiaramente. Sia al palato che al naso. Ma Cortona non è solo Syrah. Alcune aziende si trovano sul confine con il comune di Montepulciano ed ognuno produce

la sua versione di Sangiovese in purezza, oppure in alcuni casi, in assemblaggio con piccole percentuali di Merlot per smorzarne l’animo da eterno giovincello. Gli “amici” bordolesi stanno comunque di casa, con espressioni di Merlot e Cabernet Sauvignon di tutto rispetto. Del resto l’argilla ce l’abbiamo, limo, calcare e sabbia pure, giacitura e giusta esposizione anche, quindi è facile intuire come ogni azienda, piccola o grande che sia, riesca a cogliere nelle proprie terre le peculiarità che spingono a coltivare un determinato vitigno su un appezzamento piuttosto che su un altro. il Sommelier | n. 2 - 2016

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La prima tappa è l’Azienda Agricola Stefania Mezzetti, la proprietaria ci accoglie in una delle sue ville, immersa fra vigneti ed ulivi, al confine fra Umbria e Toscana. Si intravede il lago Trasimeno e si respira l’aria di casa. Stefania è una donna di carattere e mentre si racconta, ritrovo il suo modo di essere riflesso nel calice. I suoi vini parlano la sua stessa lingua, Umbria e Toscana si fondono, rappresentandola nel migliore dei modi. I suoi monovarietali a base di Syrah, Cabernet Sauvignon e Merlot mostrano personalità ed impetuosità, per niente timidi insomma. Proprio come lei. Non a caso, quando le domando da quale vino si sente più rappresentata, mi risponde “Dardano”. Il suo Sangiovese annata 2012. Provate a degustarlo e sarà come stringere la mano a Stefania. È curioso

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accorgersi di come, le diverse tipologie, siano legate fra di loro da un sottile filo comune. La sua azienda, con soli dieci ettari vitati, vanta anche una produzione di olio extravergine dalle varietà Leccino, Moraiolo, Frantoiano. Dopo una breve visita a Passignano sul Trasimeno, ci rechiamo all’Azienda Agricola Baldetti. Veniamo gentilmente accolti dalla famiglia al completo. La visita in cantina è guidata dai giovani e competenti figli, Daniele e Gianluca, che ci illustrano passo dopo passo le varie tappe del processo produttivo. In attesa della cena, sapientemente preparata dalle mani della Signora Baldetti, ci rinfreschiamo degustando il loro interessante Metodo Classico a base di Grechetto e Chardonnay. In sala da pranzo ci attende una verticale di Syrah: “Crano” Cortona

DOC, annate dal 2008 al 2015. Sicuramente si nota subito la predisposizione all’invecchiamento ed una veste fresca, agile ed elegante. Dalle tonalità violacee, del vino ancora scalpitante prelevato dalla barrique, alle note “tipicamente stile Syrah” del 2008. Questa verticale mi fa capire ancora di più che Cortona, pur essendo una realtà decisamente affermata, potrà godere in un futuro di ancora più attenzione. Mi piacerebbe degustare le stesse annate, dal 2008 al 2015, fra 10 anni. Il giorno seguente partiamo alla volta dell’Azienda Agricola “I Vicini”. Siamo in località Poggio Pietraia di Cortona, nella zona sud della denominazione. Una realtà nata dopo anni di sopralluoghi alla ricerca del luogo perfetto. Ci troviamo a circa 300 metri sul livello del mare, esposizione dei vigneti


a sud-est, con la vicinanza del lago, che crea quelle particolari condizioni microclimatiche che contribuiscono a produrre uve di qualità. Attenzione e cura estrema in vigna che si traducono in basse rese per ettaro e di conseguenza maggiore concentrazione e ricchezza nei vini. Romano Antonioli ci illustra le tecniche di produzione e la filosofia dell’azienda, ed è un estremo piacere quando il suo enologo Fabio Signorini, ci propone di degustare direttamente dalle botti. La linea “Laudario” con le tipologie Syrah, Cabernet Sauvignon e Merlot, ha ereditato il nome da un antico manoscritto del 1250 che raccoglie componimenti poetico-religiosi, tuttora conservato gelosamente all’interno della Biblioteca Comunale di Cortona. Colpisce il Syrah 2009, al naso è già colpo di fulmine. Un vino pieno che arriva con le sue note olfattive importanti, un pepe nero netto

contornato da tutte le sfumature possibili. Non basta un sorso. E neanche il secondo. Riempio il calice due volte. La giornata continua ed arriviamo nel primo pomeriggio, all’Azienda Agricola Leuta. Enzo Berlanda ci racconta la sua storia, fatta di scelte per niente scontate, la “vite” semplicemente ritorna nella sua “vita”. Un ritorno alle origini che lo porta ad abbandonare una carriera importante per ascoltare quella voce che da dentro lo riporta a vivere di quello che alla fine la sua famiglia in passato aveva sempre vissuto. Mi incuriosisce la sua visione nell’insieme, quella ricerca di equilibrio e perfezione. Piccola produzione, ma curata in ogni dettaglio, che sa regalare emozioni non da poco. Ogni pianta dona circa 1 kg di uva, che subisce un ulteriore selezione manuale, ogni frutto ha la concentrazione e le potenzialità per potere diventare

un vino emozionante. Spicca per particolarità il Merlot 2011, dotato nell’insieme di doti che lo rendono atipico ed affascinante, dei tocchi di arancia e mirtillo supportati da un coro di altri profumi. Concentrato invece nel vero senso della parola, il Vin Santo 2004: consistenza di un miele, complessità multistrato che non si dimentica. Per non parlare della persistenza. Enzo ci ha fatto un bel regalo. Si avvicina il momento dell’ultima visita della giornata, ci dirigiamo verso le “Cantine Faralli”. Andrea Faralli ci viene incontro, è un ragazzo giovane, molto ospitale e con un sorriso contagioso. La piccola sala degustazioni è calda e confortante, come il fuoco del camino nell’angolo. La sua mamma ci sta preparando la cena, le piccole ma grandi gioie della vita. Ci racconta che il podere è di effettiva proprietà dei Faralli dagli anni cinquanta, una terra che la famiglia conosceva

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meglio delle sue tasche, in quanto precedentemente coloni per cinque generazioni. Anche qua troviamo delle personali interpretazioni dei vitigni rappresentativi di queste zone, dal Syrah al Merlot passando per il Sangiovese. Il “Novantadieci” 2013, 90% Sangiovese e 10% Merlot sa accostare i pregi di entrambi i vitigni, creando un matrimonio felice. La varietà predominante è arrotondata dalla polposità della piccola percentuale di Merlot, che subisce un passaggio in legno, proprio per meglio contrapporre ed equilibrare. Osservo Andrea e vedo le nuove generazioni che stanno creando le fondamenta per un domani. Fra gli altri si distingue il “Syrah” 2013 dalla trama compatta e dal naso speziato e penetrante. Il giorno della partenza corrisponde all’ultima tappa del nostro tour presso la Tenuta “La Braccesca” 8

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di Antinori. Siamo sul confine Umbro-Toscano, i vigneti ordinati ed il maltempo, a cui ormai ci siamo affezionati, danno quel senso di pace ed amplificano il silenzio. Le vigne si perdono a vista d’occhio e verrebbe quasi voglia di vagare fra i filari a godersi questa pace. Siamo accolti dalla solarità di Marianna Della Fazia, coadiuvata dall’enologo Lorenzo Dongarrà. Dopo la visita all’imponente cantina, ed una passeggiata in barricaia, eccoci arrivati in sala degustazione. Da qui in alto le vigne sembrano ancora più ordinate e la tranquillità di questa giornata grigia si amplifica. I colori ed il calore di Sangiovese e Syrah riscaldano l’ambiente ed anche i nostri animi. La Tenuta conta circa 300 ettari vitati, di cui 212 riservati alla produzione di Cortona DOC ed i restanti situati nel comune di Montepulciano. Abbiamo la

fortuna di poter degustare i vini di entrambe le denominazioni, ma vorrei soffermarmi sulle due differenti espressioni di Syrah: “Achelo” 2013 e “Bramasole” 2010. Mi piace definirli “il fratello maggiore ed il fratello minore”. “Achelo” molto energico e succoso, sia al naso che al palato. I profumi sono fragranti, freschi, mentre lo si degusta viene da pensare all’estate, con note di frutta fresca anche a polpa bianca. Una versione atipica e molto versatile e, proprio per queste sue caratteristiche, oserei anche una temperatura di servizio di un paio di gradi inferiore. “Bramasole”, la versione più strutturata che gioca le sue carte su equilibrio fra morbidezze e durezze. Opulenza ed agilità, profumi a “tavolozza di pittore”, tannini dolci, beva molto piacevole e fasciante.


Prof. Attilio Scienza, DiSAA – Università degli Studi di Milano

La viticoltura innovativa

tra cambiamenti climatici e nuovi modelli gestionali Le innovazioni scientifiche, più che da grandi organizzazioni che battono sentieri certi per conseguire risultati che non cambiano le prospettive globali (vedi OGM), arrivano piuttosto da un modo di pensare diverso, che di fronte ad ostacoli a volte insormontabili, li aggira seguendo percorsi insoliti.

P

erché un’impresa o un gruppo di persone o un singolo viticoltore creano innovazione? Con una espressione moderna si potrebbe dire che lo fanno quando mostrano di avere la capacità ci percepire le opportunità ed i pericoli dell’ambiente dove operano. In un’ottica economica, essi lo fanno quando sono in grado di adattarsi al loro mercato di riferimento, cogliendo prima di altri la psicologia del consumatore ed i suoi bisogni latenti. Si può però affermare che in passato le invenzioni erano poco frequenti e si trasformavano con difficoltà in innovazioni che si diffondevano lentamente nel mercato. La cosiddetta fase della “innovazione permanente” ha inizio soprattutto per il settore enologico, verso la fine del XVII secolo ed alla base di questo cambiamento si

possono identificare tre fattori, la conoscenza, la concorrenza ed il capitale che vengono applicati soprattutto nella produzione dei vini pregiati da invecchiamento e nei vini spumanti. La conoscenza era rappresentata dagli sviluppi

della chimica delle fermentazioni, dalla individuazione degli agenti delle stesse nei lieviti, nell’impiego della anidride solforosa come antisettico e conservante e nella produzione industriale di bottiglie e tappi di sughero. Che

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l’innovazione sia indipendente dai territori dove si sviluppa ma che invece sia frutto di conoscenza e di capitale, lo dimostra il fatto che il primo Champagne nasce a Londra, alla fine del 1600 sull’onda dei cosiddetti vini alla maniera inglese. Il vino proveniente dai vigneti attorno a Parigi, arrivava in Inghilterra in fusti e veniva imbottigliato con diversi ingredienti come le spezie (cannella, chiodi di garofano) e soprattutto con lo zucchero di canna per attenuarne l’elevata acidità. In bottiglia avveniva la seconda fermentazione ed il vino si presentava frizzante. Fu questa la prima applicazione concreta dell’utilizzo delle bottiglie di vetro pesante (brevettate nel 1662) e del tappo di sughero. Nella Champagne il loro impiego iniziò circa 40 anni dopo. La leggenda di Dom Perignon, frate benedettino di Hautvilliers, servì ai francesi per riportare il mito di questo vino nel loro Paese. L’innovazione 10

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operata con l’introduzione del portinnesto e con la coltivazione degli ibridi produttori diretti come conseguenza dell’arrivo delle malattie americane in Europa, è stata certamente una rivoluzione rispetto alle consuetudini del passato, specialmente per una coltura come la viticoltura e per le comunità rurali, dove la tradizione aveva un peso rilevante.

La società moderna di fronte alle conquiste della ricerca scientifica La consapevolezza che le condizioni di vita sono migliorate per i risultati ottenuti dalle ricerche scientifiche, determina a cavallo tra l’800 ed il ’900 nella società, la percezione dell’importanza

della scienza nel progresso dell’umanità: l’uso della scienza risolve qualunque problema e procura una prosperità impensabile nel passato. Questo sentimento ottimistico costituì un nuovo potente incentivo nella nascita di forme di collaborazione tra la scienza, rappresentata dall’università e l’industria, soprattutto con quella della chimica e delle applicazioni della fisica elettrica. Questo atteggiamento è condiviso anche oggi dalle istituzioni e dal consumatore? O assistiamo invece ad una diffusa contrarietà nei confronti dei risultati della ricerca e nella applicazione dell’innovazione? Bisogna partire da una definizione di innovazione per tentare di dare una risposta accettabile. L’innovazione è l’affermarsi ed il diffondersi di una novità tale da cambiare significativamente ed in modo duraturo, alcuni aspetti della vita di un gruppo


umano. Se ci soffermiamo sulle parole, “affermarsi e diffondersi delle novità” e “cambiare in modo significativo e duraturo il modo di vita” comprendiamo forse il significato che oggi la società occidentale dà al ruolo dell’innovazione. Le novità più difficili da accettare sono quelle intangibili come quelle culturali sociali ed ideologiche. Poco importa se un vino è particolarmente gradito al palato perché prodotto con tecniche innovative o è prodotto in un luogo dove è stata applicata la zonazione viticola, se quel vino non veicola la storia della famiglia che lo produce o la filosofia produttiva ispirata ai principi della ecocompatibilità. Così le mode passeggere sono affermazioni e diffusioni di novità ma non sono innovazione: l’innovazione cambia l’esistenza in modo significativo, proietta nel futuro al punto che è impossibile tornare indietro. Sul rapporto “tradizione - innovazione”

in enologia si è aperto in questi anni un serrato dibattito in una logica di contrapposizione che non contribuisce certo ad indirizzare le scelte necessarie nella produzione per intercettare i gusti dei consumatori. Paradossalmente le tradizioni muoiono, come è successo in molte viticolture dell’est europeo, perché non sono riuscite a migliorare ciò che avevano ereditato dai loro padri. La soluzione è forse nel modo con il quale si reinterpreta la tradizione, in una sorta di tradimento fedele, che mantiene ciò che vale e modifica quella parte del processo che non incide sulle caratteristiche positive di un prodotto. La globalizzazione, di cui tutti percepiscono non solo il significato semantico della parola ma soprattutto gli effetti, non solo influenza gli avvenimenti su scala mondiale ma anche la nostra vita quotidiana, il nostro rapporto con la vite ed il vino. Nel mondo del vino la globalizzazione

ha portato evidenti vantaggi soprattutto a livello mercantile, allargando il consumo di vino presso popoli che ne ignoravano persino l’esistenza, ma non vanno sottovalutati anche gli svantaggi che si possono riassumere nella crescente banalizzazione gustativa che appiattisce molte produzioni vinicole mondiali. Globalizzazione da molti accettata per l’apporto positivo sulla complessità culturale, da altri considerata inquietante e pericolosa e per questo rifiutata Questo atteggiamento di rifiuto è alla base della scelta di rifugiarsi in una tradizione radicalizzata. Al rifiuto che un mercato elitario ha in questi anni decretato a questi vini dal gusto banalizzato dalla tecnologia, si è aggiunto da parte di alcuni produttori il desiderio di produrre dei vini cosiddetti “alternativi”, riscoprendo vitigni autoctoni praticamente scomparsi ed adottando delle tecniche di vinificazione arcaiche che prevedono ad esempio il Sommelier | n. 2 - 2016

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sono i mezzi di comunicazione che spesso disinformano più che informare, alla ricerca clamorosa che omologa le piante transgeniche ai frequenti rischi alimentari, al monopolio delle multinazionali, alla perdita di biodiversità con toni catastrofici. è questo un problema antico se Lamarck disse a proposito della difficoltà che incontrava a far capire le sue idee: “Non è sufficiente scoprire e dimostrare una verità utile ... ma è necessario anche essere in grado di propagarla e di farla conoscere”.

l’utilizzo di anfore di terracotta. Dai connotati fortemente contraddittori è soprattutto la risposta alla globalizzazione che consiste nella produzione nei cosiddetti vini etici tra i quali i biodinamici sono la categoria più rappresentata (o nota) che reagiscono alla perdita di identità di questi vini tutti uguali tra loro e perfetti nei descrittori sensoriali, con un ritorno alla tradizione viticola che non appartiene però alle nostre origini, dove la reinterpretazione delle tecniche di produzione è solo una ritualità legata alla sfera dell’esoterismo: un tentativo di proporre tecniche di coltivazione della vite in contrasto con le proposte innovative fornite dal progresso scientifico. Più la scienza penetra nella nostra vita e meno accettate sono le scoperte degli scienziati, soprattutto se queste intervengono nella produzione di alimenti. Il rischio alimentare che aleggia costantemente sopra le nostre 12

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teste, contribuisce a creare nuove identità sociali, come le comunità dei vegani. I consumatori attivano un meccanismo che gli antropologi chiamano “pensiero magico” che si fonda sull’accettazione di qualità simboliche di tutto ciò che entra in contatto con il cibo. Produttori, tecniche di produzione, luoghi di produzione, interpretazioni ideologiche sono trasmessi per “contaminazione simbolica” agli alimenti stessi. Questo ricorso ai simboli ha un preciso significato trasgressivo, in opposizione al linguaggio codificato della scienza. Il rifugiarsi nella magia, sogno ricorrente dell’umanità per accedere al mondo attraverso il miracolo, era un atteggiamento dell’immaginario umano del periodo preilluministico, dove non esisteva il rimedio della scienza alle carestie e malattie. Il fatto che ufficialmente la scienza venga considerata in modo negativo e criminalistico rende assai difficile spiegarne il valore. Non estranei

Perché è necessario un cambio di paradigma nella ricerca della viticoltura italiana Le innovazioni scientifiche, più che da grandi organizzazioni che battono sentieri certi per conseguire risultati che non cambiano le prospettive globali (vedi OGM), arrivano piuttosto da un modo di pensare diverso, che di fronte ad ostacoli a volte insormontabili, li aggira seguendo percorsi insoliti. Il cambio di paradigma scientifico è rappresentato da un nuovo modo di pensare, passare da una visione meccanicistica ad una sistemica che vede la vite come una rete informatica che va regolata in modo fine e fisiologico. Un esempio di questo nuovo approccio viene offerto dalla medicina umana. L’anemia falciforme o mediterranea è una


malattia genetica ereditabile causata da una mutazione genica che distrugge i globuli rossi del sangue. In origine questa alterazione era favorevole alle popolazioni esposte alla malaria perché il protozoo agente della malattia non poteva riprodursi nei globuli rossi falciformi, anche se questi erano poco efficienti nel trasporto dell’ossigeno. Questa mutazione puntiforme del gene dell’emoglobina è causata dalla sostituzione di due basi, l’adenina con la tiamina, che rende così inefficace il funzionamento dei globuli rossi. Una equipe di ricercatori australiani con la tecnica del genome editing (correzione

del genoma) hanno modificato il gene difettoso sostituendo la base mutata nella sequenza del gene, correggendo così la mutazione che codificava per la proteina che rendeva il globulo rosso, falciforme. Questa tecnica può essere trasferita alla vite, per conferire ai nostri vitigni la resistenza alle malattie. La vite europea possiede numerosi geni per la resistenza alle malattie, ma questi geni non riescono a codificare per le proteine necessarie per la produzione di sostanze di contrasto ai funghi. Questa incapacità è legata alla storia evolutiva della vite europea nella quale a differenza di quanto è avvenuto per le specie americane,

non ha potuto giovarsi di un lungo rapporto temporale con i parassiti, per evidenziare gli individui che in virtù di una mutazione avevano potuto esprimere dei geni capaci di produrre le sostanze antifungine. Attraverso questa correzione del genoma (che va annoverata tra le new breeding technology), una sorta di microchirurgia con la quale si opera sui geni di suscettibilità, la cui presenza è necessaria affinché si manifesti una malattia. L’inattivazione di questi geni porta ad una pianta resistente. L’esempio più noto è quello dei geni Mlo (Mildew Resistancelocus O) la cui inattivazione conferisce resistenza all’oidio alla vite. L’intervento è quindi comparabile ad una mutazione naturale, sull’esempio di quelle che fanno comparire improvvisamente su una vite che produce grappoli colorati, dei grappoli bianchi (Pinot nero>Pinot bianco). Con questa tecnica che non consiste in un trasferimento di geni estranei alla specie come è invece la tecnica che porta agli OGM,è possibile far diventare i nostri vitigni italici resistenti alle malattie.

L’innovatività del consumatore e viticoltura di precisione La mitica età dell’oro, l’aurea aetas di Ovidio, periodo di immensa felicità per la mitologia classica, nella viticoltura del Vecchio Continente, termina con l’arrivo delle cosiddette malattie americane e l’uva non è più espressione esclusiva del vitigno e del terroir, ma oltre al portinnesto, sono necessari trattamenti contro il Sommelier | n. 2 - 2016

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funghi ed insetti parassiti. Nella maggior parte delle aziende viticole del mondo la difesa è condotta in modo responsabile, al fine di realizzare strategie di intervento atte limitare al massimo gli effetti negativi sull’ambiente ed evitare la formazione di resistenze nei parassiti. I problemi non risiedono nella presenza di residui nei vini in quanto la tecnologia enologica consente di eliminarli totalmente nel corso del processo di vinificazione, ma nelle inquietudini dei consumatori che non distinguono le problematiche relative alla produzione di un prodotto da consumare fresco quale la frutta o la verdura, da quelle di un prodotto trasformato quale il vino. La necessità di dover ridurre la quantità di presidi chimici per la lotta ai parassiti senza però il rischio di vedere decimati i raccolti dalla malattie, ha in questi anni sviluppato delle modalità di gestione dei vigneti, innovative. I progressi raggiunti dalla cosiddetta viticoltura di precisione, applicabile ormai anche ad aziende di piccole dimensioni, consentono di valutare lo stato vegeto-produttivo nelle diverse parti di un vigneto e di adeguare le somministrazioni degli input energetici (concimi, acqua irrigua, prodotti antiparassitari, etc) in funzione dei reali fabbisogni delle piante. Attraverso le tecniche della “proximal sensing” utilizzando sensori ad ultrasuoni per valutare lo spessore delle chiome, multispettrali (spettrometro NIR) per stimare la composizione chimica della bacca in modo puntiforme ed a tensione elettrica per l’accertamento della umidità del suolo, è possibile geo -referenziare il comportamento vegeto-produttivo delle singole piante e di intervenire sulle 14

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cosiddette mappe di prescrizione che vengono prodotte, in funzione del vigore, della produttività e delle struttura della chioma con opportune scelte colturali (diradamenti dei grappoli, cimature, sfogliature, etc) e con apporti, a cosiddetto rateo variabile, di concimi ed antiparassitari. I vantaggi non sono solo valutabili nella riduzione dei presidi chimici ma anche sulla qualità del vino in quanto si realizzano delle valutazioni dell’andamento della maturazione puntiformi e più aderenti alla variabilità naturale del vigneto, la programmazione della vendemmia viene fatta per zone omogenee, la stima della produzione e della percentuale in zuccheri, è più precisa. Le economie che si possono realizzare sono di due ordini: quelle relative agli interventi di tecnica colturale (scacchiatura e diradamento solo sulle superfici che ne hanno necessità, migliore programmazione della vendemmia) e quelle che coinvolgono il risparmio di concimi, acqua irrigua

e prodotti antiparassitari. Riguardo a questo aspetto si evidenzia che nella distribuzione degli antiparassitari solo il 20-50% (a seconda delle situazioni colturali) raggiunge il bersaglio (foglie ed uva) mentre il rimanente 80-50% si disperde in derive, perdite a terra, evaporazione. Il futuro della viticoltura non sarà più nella separazione tra la produzione ed il consumo: sarà necessaria una visione olistica del mondo dove l’espressione “sviluppo” sostenibile non deve più essere considerato un ossimoro, ma un traguardo raggiungibile attraverso i risultati della ricerca e dell’innovazione. Il ruolo della stampa sarà in strategico perché consentirà al consumatore di conoscere in tempo reale i successi che si raggiungeranno con l’applicazione dei metodi della viticoltura di precisione sulla sostenibilità economica ed ambientale nella produzione del vino e consolidare così il suo rapporto fiduciario con il mondo della produzione.


ALLA SCOPERTA DI COL VETORAZ NELLE BOLLICINE DOCG TUTTO IL SENSO DI UN TERRITORIO “Seguire scrupolosamente un metodo che preservi l’integrità espressiva del frutto di partenza è l’unico modo per riuscire ad ottenere gli equilibri e le armonie naturali che la vite ci ha donato” è concentrata nelle parole di Loris Dall’Acqua enologo e socio di Col Vetoraz, la filosofia di lavoro dell’azienda di S.Stefano di Valdobbiadene. Una realtà che ogni anno segue il percorso segnato dalla Natura, nel pieno rispetto della perfezione con cui fa nascere ogni acino del prestigioso spumante, in un territorio d’eccellenza, patrimonio di indiscussa unicità e immenso valore culturale, storico, paesaggistico. Quanto conferma la filosofia aziendale è un metodo di produzione fondato su criteri di rispetto ed elevata qualità, cui si unisce l’aspetto quantitativo: grandi volumi di vinificazione che consentono un’accurata selezione delle uve migliori

dai pendii della Pedemontana, l’area più vocata alla coltivazione eroica del Valdobbiadene Docg dove la vendemmia viene eseguita rigorosamente a mano. La severa tecnica di trasformazione dell’uva a vino utilizza il meglio della tecnologia così da non togliere né aggiungere nulla a quanto la Natura sa offrire attraverso il grappolo, in un circolo virtuoso che dalla Natura nasce e alla stessa torna. Dal rispetto profondo per il territorio si ottengono spumanti di indubbio pregio, come il Valdobbiadene DOCG Superiore di Cartizze, vino dal profumo delicato e leggermente aromatico e gusto intenso privo di spigolosità che incarna la massima espressione della denominazione e che, oltre alla Medaglia d’Oro al Concorso Internazionale Vinitaly 2015, quest’anno si è aggiudicato il 5Stars Wine Award per la sua categoria.

Col Vetoraz Spumanti S.r.l. Strada delle Treziese, 1 31049 S. Stefano di Valdobbiadene (TV) tel. +39.0423.975291 - fax +39.0423.975571 e-mail: info@colvetoraz.it - www.colvetoraz.it

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di Riccardo Lagorio

Anche il caffè rimane al verde… e fa bene

C’è chi lo vuole macchiato, chi lungo e ancora chi ha una predilezione per quello doppio, per il marocchino o per quello ristretto. Per non citare gli appassionati del decaffeinato o della correzione, che assume incalcolabili variabili.

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ell’Italia che è campione della biodiversità gastronomica il caffè non può certo esserne esente. Ed è sufficiente entrare in un bar all’ora della colazione per rendersi conto di quanto sia variegato il panorama delle richieste nei confronti della bevanda che ci accompagna durante le prime ore del mattino. Peraltro il mondo del caffè è variegato al pari di qualsiasi altro prodotto alimentare. Ma sarà forse a causa dell’origine lontana ed esotica della materia prima che gli italiani hanno del caffè nozioni decisamente approssimative. Di frequente si disconoscono la provenienza geografica, le modalità di tostatura, le peculiari caratteristiche organolettiche, le varietà utilizzate per la miscela. Come un olio o un vino infatti, esistono numerosi fattori che rendono specifico l’aroma e il gusto di un caffè. A mero esempio si prendono in esame i parametri relativi al profumo di tostato o di lievito (che sono positivi) o l’odore di bruciato (considerato negativo), le caratteristiche di acidità, astringenza o di amarezza nel gusto ed altri parametri ancora. Esistono poi oltre 70 varietà di

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Coffea (nome scientifico della pianta), che si diversificano per aspetto, quantità della produzione, forma, misura e sapore dei frutti. Le due più diffuse sono l’Arabica e la Robusta, ma di grande fascino sotto il profilo organolettico sono la Mauritiana, la Liberica, l’Excelsa o la delicata quanto rara Stenophylla. La tostatura è il momento più delicato dell’intera fase di lavorazione poiché se ne traggono i profumi, le sfumature gustative e persino cromatiche. Ma al tempo stesso decima la pur altissima quantità di antiossidanti presenti nel seme verde. Per questa ragione si sente sempre più parlare di caffè verde, cioè non torrefatto ma semplicemente essiccato. Il caffè verde in purezza avrebbe tuttavia un gusto troppo astringente per essere apprezzato. Il compito del torrefattore è quindi anche quello di trovare la temperatura più bassa adatta a creare fragranze caratteristiche, ma adeguata a non far perdere quelle sostanze così benigne. La propaganda che si può raccogliere presso i torrefattori non aiuta però molto a capire il dettaglio: la nomenclatura del contenuto nel pacchetto infatti si rifà a concetti molto vaghi. Si

va infatti dal Gusto intenso al Gran aroma, dalla Crema oro alla Qualità classica spesso senza specificare le varietà utilizzate, l’origine e tantomeno le modalità di torrefazione. All’insegna della praticità e del gusto da bar, il caffè della classica moka e della ormai rara cuccumella si sono trovati ad avere concorrenti nelle capsule, spesso prodotte con materiale plastico. Ormai tanto diffuse da rappresentare un oggettivo problema di smaltimento. È anche per questa ragione che nel gennaio 2016 il governo di Amburgo ha deciso di vietare negli uffici comunali il loro utilizzo in quanto considerate difficilmente smaltibili e ritenute dannose per l’ambiente. Una valida alternativa senza perdere la praticità è data dalle cialde in carta simili a quelle utilizzate per il tè. A


questo proposito proprio in Italia è stato sviluppato un accurato sistema di confezionamento sotto azoto in carta vergine sbiancata con ossigeno completamente biodegradabile e affatto dannosa per l’ambiente. Lo ha messo a punto un’azienda bresciana, Lucaffè, una torrefazione gestita, secondo i canoni italiani di tante piccole aziende familiari, con passione ed equilibrio, dal giovane Gianluca Venturelli. Stimolata nel volere produrre un caffè anche salubre, l’azienda bresciana ha lanciato sul mercato cialde di caffè verde. Ultimamente si sente infatti sempre più spesso parlare di caffè verde, ma non tutti sono a conoscenza di cosa esso sia realmente e in cosa si differenzia dal caffè che tutti conosciamo. Quando si parla di green coffee, la mente viene automaticamente proiettata in foreste amazzoniche e in luoghi esotici dove si pensa possa svilupparsi e maturare questo chicco, che i più considerano semplicemente una versione verde di quello comune. In realtà si tratta di un chicco di caffè crudo, cioè non tostato, ma fatto semplicemente essiccare. Il caffè verde contiene preziosi elementi, come l’acido clarogenico, l’acido quinico, vitamine minerali e polifenoli. Soprattutto questi ultimi sono importanti nel nostro organismo in quanto, una volta assimilati, interagiscono con la nostra biochimica attivando e regolando numerosi aspetti funzionali, che includono anche il sistema cardiovascolare. Insomma un distillato di passione e competenza che porta alla scoperta di mescolanze di caffè sempre nuove, tuttavia volte a tutelare la salubrità e l’ecosistema. il Sommelier | n. 2 - 2016

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di AICOO - Associazione Italiana Conoscere l’Olio di Oliva

Vi siete mai chiesti quale sia il corretto profumo di un

olio di qualità? S

econdo la scheda organolettica elaborata dal C.O.I. (Consiglio Oleicolo Internazionale) adottata dalla Comunità Europea ed anche dalla nostra associazione: un olio si può definire Extravergine quando non presenta nessun difetto olfattivo e possiede un minimo di fruttato. Se invece l’olio presenta nel profumo (fruttato) note negative, non può essere dichiarato e venduto come “Extravergine”. Dalla lavorazione delle olive sane e fresche, il profumo che andrà a comporre il bouquet olfattivo dell’olio deve essere “erbaceo fresco”, riconducibile quindi al frutto “oliva” che lo ha prodotto. Il profumo dell’olio è chiamato “flavor” ed il riconoscimento

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comune in un olio fresco appena prodotto è il flavor di erba e verdura fresca: prato appena falciato, erba verde o leggermente appassita, il carciofo, il cardo, l’erba amara, la foglia di pomodoro, la lattuga, il radicchio, il ravanello, il sedano, la mela verde, la pesca bianca, i fiori di campo, la mentuccia, il basilico, la noce, la mandorla, il pinolo e... molti altri meravigliosi ed accattivanti profumi che dipendono dalla varietà delle cultivar (piante) e dalla loro collocazione geografica. Non è poi così difficile, odorando un olio rendersi conto se ci sono o meno difetti. Per l’analisi sensoriale del profumo è sufficiente un bicchierino in plastica da caffè con coperchio. Questa la tecnica: si versa nel bicchierino un po’ di olio (un cucchiaio da minestra), si chiude con il coperchio, si prende il bicchierino tra le mani e si inizia a muoverlo per scaldarlo un po’ con il calore del nostro corpo. Dopo 2-3 minuti, si avvicina il bicchierino al naso togliendo il coperchio solo un attimo prima di inspirare profondamente e verificare la qualità del profumo.

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di Davide Biasco

Scoprire il Durello metodo classico

I grandi, blasonati o meno, lo guardano con divertimento, senza sentirsi minacciati, ma incuriositi dalla nuova presenza.

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el panorama dei vini italiani spumantizzati con il metodo classico un vino prodotto da uva durella intende ritagliarsi un piccolo spazio, ma quanto più visibile possibile. L’immagine che può rendere l’idea è quella di un bimbo, magari un po’ invadente, ma che, tenero ed innocuo, si fa spazio con le sue piccole braccia per mettersi a sedere tra un gruppo di adulti e ritagliarsi un suo posto tra tutti gli altri. I grandi, blasonati o meno, lo guardano con divertimento, senza sentirsi minacciati, ma incuriositi dalla

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nuova presenza. Questa potrebbe essere l’immagine che fotografa gli sforzi che sta facendo il vino Lessini Durello metodo classico nel panorama enologico nazionale. è con questa visione simpatica che è stata organizzata qualche mese fa una “singolar tenzone” tra metodi classici nella quale il Durello, nei caratteri della cantina Marcato, ha giocato “in casa” sulle colline dei Colli Berici. La gara è stata subito svuotata di competitività perché i giocatori erano rappresentati non solo da etichette di Franciacorta, ma anche da veri

e propri champagne d’oltralpe. Così impostata, la comparazione non poteva avere un carattere competitivo, ma sicuramente di stimolante analisi comparativa. Anticipiamo già i risultati del gioco di confronto dicendo che le etichette Marcato, Lessini Durello 36 mesi, 36 mesi rosa, A.R. (Apertura Ritardata perché matura ben 10 anni sui lieviti!) e 60 mesi hanno dignitosamente retto il confronto e si sono decisamente fatti apprezzare dal panel di degustatori di riferimento. A questo punto è però necessario


recuperare e comprendere le caratteristiche specifiche di questo vino per capirne anche le peculiarità. “La Valpolicella sta alle ciliegie, come i Monti Lessini stanno alle malghe”: e questa è una distinzione da tener presente nell’andare a conoscere questo vino. L’uva Durella, che al maschile dà il nome al vino, è un antico e rustico vitigno dei Monti Lessini. Questa aguzza catena montuosa, che raggiunge quote contenute tra le province di Verona e Vicenza, si caratterizza per l’origine vulcanica, con un’abbondanza di sali minerali che conferiscono al Lessini Durello una specifica sapidità. I suoli compresi nella suggestiva area collinare che comprende l’alta Val d’Illasi, la Valle del Tramigna, la parte più settentrionale della Val d’Alpone, e le vallate del Chiampo, del Leogra e dell’Agno nel vicentino sono composti da tufi e

basalti, ricchi di ferro, magnesio e moltissimi altri micro-elementi che, attraverso l’uva, si trasferiscono al vino conferendogli una caratteristica sapidità minerale. Per la loro porosità le terre vulcaniche sono in grado di accumulare acqua e calore solare per poi rilasciarli gradatamente al bisogno. In questo ambiente montuoso si coltiva questo vitigno autoctono che produce uve dorate la cui caratteristica fondamentale è un tipico sapore acidulo ed un chicco dalla buccia spessa che, anche se chiara, risulta ricca di tannini. Il vino Durello che ne deriva, se in purezza non particolarmente profumato o di struttura, ha sempre avuto connotati di durezza che ne hanno addirittura determinato il nome. Questa caratteristica è sempre stata accompagnata da una elevata acidità che, in tempi passati, lo ha di fatto

relegato ad un vino da taglio, finalizzato a sorreggere, proprio con la sua acidità e vigore, altri vini più deboli anche se più blasonati. La “Durasena”, dal latino, Durus Acinus, con riferimento allo spessore della sua buccia, antenata dell’uva Durella, è citata in documenti datati addirittura 1292, mentre le tracce della sua vinificazione documentata partono dal 1905 in testi del conte Giulio da Schio. A distanza di tempo, con un importante lavoro di moderna enologia anche in cantina, questo vino, diventato DOC nel 1987, assume connotati diversi ed i punti di debolezza si trasformano in vere e proprie opportunità. Si è scoperto infatti che gli aspetti “forti” del suo carattere hanno potenzialità particolarmente apprezzabili nelle versioni spumantizzate. Si è maturata, infatti, sempre di il Sommelier | n. 2 - 2016

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più la convinzione dei vinificatori del territorio della vocazione di questa uva ad esser lavorata con il Metodo Classico per ottenere un prodotto che si distingue per un’accesa acidità che promette lunghi affinamenti (a detta di alcuni addirittura un decennio) ed una propria forza unita ad una specifica eleganza. Dal punto di vista dei sentori e delle sensazioni questo vino si presenta alla vista conservando il colore giallo paglierino dell’uva con un perlage che normalmente è fine e durevole. I sentori olfattivi che si possono percepire suggeriscono note di mela cotogna e frutta esotica, ma l’acidità rimanda a sentori di agrumi ed i lieviti a quelli di crosta di pane. In bocca la freschezza e l’acidità sono di impatto con caratteristiche di mineralità che rimandano al terreno

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vulcanico sul quale le viti sono state coltivate.

con frutti di mare e crostacei o pesce da sapori ben definiti.

Al momento gli attori dei questo vino, circa trentadue cantine in tutto che lavorano su un territorio di poco più di quattrocento ettari, stanno lavorando per dare una chiara connotazione al Lessini Durello metodo classico, in modo da distinguerlo in modo chiaro, da altri tipi di vinificazioni con lo stessa uva, per esempio il metodo charmat, che non aiutano “il bambino” a ritagliarsi il posto che merita nel “consesso degli adulti” dell’immagine di partenza.

Il Durello metodo classico è forse la denominazione spumantizzata più piccola d’Italia, ma merita di essere tenuta d’occhio nei prossimi sviluppi. Se i vini Veronesi sono già ben rappresentati da Amarone, Valpolicella a Soave, il Durello sarà probabilmente quello da quale in futuro si potranno attendere le maggiori evoluzioni. E con questo intento di “monitoraggio” si può cogliere l’occasione per una visita alle cantine che producono Durello, Marcato in primis, per conoscere l’Est Veronese ed il limitrofo Vicentino, un’area ricca di storia, tradizioni e prodotti gastronomici come la soppressa, il formaggio Monte Veronese, i bogoni ( le lumache senza guscio o chiocciole), ed il delicato olio d’oliva.

Il Durello è un vino perfetto per l’abbinamento al piatto simbolo della cucina locale e veneta, come il baccalà alla vicentina o mantecato, anche se ben si presta a valorizzare piatti


Barone Pizzini

Provaglio d’Iseo (BS) - www.baronepizzini.it La cantina rappresenta la volontà di ridurre l’impatto ambientale e massimizzare il risparmio energetico. Pannelli fotovoltaici, sistema naturale di raffrescamento, utilizzo di pietra, legno e fitodepurazione delle acque sono solo alcuni degli accorgimenti utilizzati. Le 25 vigne, dislocate in diverse zone della Franciacorta, si estendono su una superficie totale di 47 ettari. Il suolo è di origine complessa, in parte morenico ma arricchito da deposizioni fluvioglaciali. Animante - Franciacorta DOCG Animante – Chardonnay 78%, Pinot nero 18% Pinot bianco 4% – rappresenta l’anima di Barone Pizzini perché racchiude in sé la natura viva di tutti i suoi vigneti. Trenta sono i mesi sui lieviti. Nasce per coronare il lungo e pionieristico percorso di rinnovamento in vigna ed in cantina che ha sancito la primogenitura di Barone Pizzini nell’esperienza biologica in Franciacorta. Di colore giallo paglierino, presenta note floreali, di agrumi, miele d’acacia, albicocca e frutta secca. Dalla fine cremosità con chiusura sapida. Bottiglie prodotte: 90.000

Prezzo consigliato in enoteca: 21,00 euro

Az. Agricola G. Ricci Curbastro & Figli

Capriolo (BS) - www.riccicurbastro.it Dei 32 ha di superficie aziendale 27,5 sono investiti a vigneti secondo i rigorosi indirizzi della moderna viticoltura e del Consorzio vini Franciacorta cui l’azienda aderisce fin dalla fondazione. Nel secolare parco ove sorge Villa Evelina è presente la cantina ipogea in cui vengono effettuate le fermentazioni e la lenta maturazione dei Franciacorta DOCG. Dosaggio Zero “Guadalberto” - Franciacorta DOCG, 2008 Questo è un Franciacorta che cerca armonia ed equilibrio nel solo vino e nella sua lunga evoluzione a contatto con i lieviti, senza “l’aiuto” esterno del dosaggio. Il Guadalberto è prodotto con Pinot Nero 60-70%, Chardonnay 30-40%. Le bottiglie restano in catasta per almeno 60 mesi (totale dalla vendemmia 68 mesi) garantendo l’inconfondibile bouquet dovuto al contatto ed all’autolisi dei lieviti. Colore giallo luminoso e con perlage abbondante, fine e persistente. Si percepisce pesca, arancia, melone, attraversato da una bella vena minerale e ancora mandorle, frutta secca e sentori di pane. Una bella vena acida è supportata da una struttura all’altezza del compito. Ottima persistenza. Bottiglie prodotte: 5.000

Prezzo consigliato in enoteca: 28,00 euro

Nino Negri

Chiuro (SO) - www.ninonegri.it La Nino Negri rappresenta oggi la realtà vitivinicola Valtellinese che meglio concilia tradizione e tecnologia. Per ottenere grandi risultati è necessario lavorare sempre con il massimo impegno ed investire continuamente in cantina e nei vigneti. Oggi la cantina conta 1500 barriques nuove di rovere francese e americano e ha completato la sostituzione delle grandi vecchie botti con più di 100 botti di dimensione diverse ma più piccole per permettere una maggiore selezione delle masse Carlo Negri - Sfurzat della Valtellina DOCG, 2011 Il Carlo Negri è un 100% Chiavennasca, denominazione locale del nebbiolo. Dopo una sosta in acciaio, il vino è stato posto per 30 mesi in botti di rovere francese da 32 e 52 hl. Colore granato intenso, profumo complesso e fruttato, con note di prugna e ribes nero, cannella e ricordi di goudron. Il sapore è secco, caldo, armonico, con elegante fondo di frutti rossi e di liquirizia, assai a lungo persistente. Bottiglie prodotte: 30.000

Prezzo consigliato in enoteca: 35,00 euro

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Cantina Cortaccia

Cortaccia (BZ) - www.cantina-cortaccia.it I protagonisti sono i soci che lavorano nelle vigne. Il ruolo esclusivo del lavoro manuale in questo contesto è dimostrato dalla nostra struttura molto piccola: 190 soci coltivano 190 ettari di terreni, seguendo attentamente il rigido programma di qualità. Questi terreni si trovano – fatto singolare per il Sudtirolo – tra 220 e 900 metri di altitudine in uno stesso comune. Saperi ed esperienze derivanti da secoli di viticoltura abbinati a tecnologie moderne sono altrettanto importanti quanto l’impegno e la passione dell’enologo e dei suoi collaboratori in cantina. Sauvignon Koft - Alto Adige DOC, 2014 Nel terroir di produzione sono riuniti alcuni dei pendii più scoscesi del terroir del vino bianco di Cortaccia. Le viti di Sauvignon radicano in terreni alluvionali calcarei con eccellente drenaggio. Koft è un 100% Sauvignon Blanc con un affinamento in grandi botti di legno. Colore giallo tendente al dorato. Note fruttate ricordano i profumi selvatici di uva spina, salvia e sambuco. Ottima sapidità ed equilibrata acidità. Bottiglie prodotte: 20.000

Prezzo consigliato in enoteca: 15,00 euro

La Collina dei Ciliegi

Grezzana (VR) - www.lacollinadeiciliegi.it L’azienda vinicola La Collina dei Ciliegi nasce dalla passione della famiglia Gianolli per la terra, l’agricoltura e il vino, sua massima espressione nel territorio veronese. Massimo Gianolli, imprenditore di successo e appassionato di vini sin dalla giovinezza, incontra Stefano Falla anch’esso grande appassionato e insieme danno vita a una piccola produzione nel 2005, selezionando l’uva destinata al loro primo Amarone. Vino che, come recita la rigida norma del disciplinare di produzione, viene alla luce solo quattro anni più tardi. L’Amarone - Amarone della Valpolicella DOCG, 2012 80% Corvina Veronese, 10% Corvinone e 10% di Rondinella per questo grande Amarone. Dopo la raccolta, le uve subiscono un appassimento per almeno 4 mesi che determina un calo ponderale di quasi la metà. Maturazione in legno per 24 mesi, affinamento in vetro 6 mesi. Colore rosso rubino intenso con sfumature granata. All’olfatto bouquet complesso e sontuoso. Le dolci sfumature iniziali di marasca e confettura sono poi avvolte dalle spezie e da un delicato finale di cuoio. Al palato è pieno, avvolgente, forte e garbato allo stesso tempo, con un finale lungo ed equilibrato. Bottiglie prodotte: 15.000

Tenuta Montemagno

Prezzo consigliato in enoteca: 35,00 euro

Montemagno (AT) - www.tenutamontemagno.it La terra custodisce il tesoro più prezioso dell’astigiano. Una ricchezza che la Tenuta Montemagno ostenta attraverso il rigoglìo delle sue coltivazioni. Il Ruchè è una vera “rarità” di vitigno, presente solo in questo lembo di Piemonte, è coltivabile unicamente in un ristretto areale attorno alla Tenuta Montemagno. Questo magico vino deve la sua attuale notorietà tra gli appassionati a due personaggi di Castagnole Monferrato. Il parroco, don Giacomo Cauda che alla fine degli anni settanta si è dedicato con grande entusiasmo alla produzione del Ruchè, e il sindaco Lidia Bianco – già segretaria della scuola d’agraria di Asti – che si è impegnato per fargli assegnare la denominazione d’origine controllata, peraltro ottenuta nel 1987. Ruchè - Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG, 2015 100% da uve Ruchè coltivata in terreno argilloso/calcareo con marne leggermente ricche di limo e ph alcalino con forte ritenzione idrica. Pigiadiraspatura con fermentazione a temperatura controllata e macerazione pre-fermentativa a 10° C per 3 giorni e successiva fermentazione con leggeri rimontaggi per 7-8 giorni. Rosso rubino scarico con riflessi granato. Il suo profumo presenta note intense di rose fresche, viole e frutta rossa matura ed eucalipto. Al palato si contraddistingue per un’accattivante nota speziata di pepe e cannella. Bottiglie prodotte: 8.000 Prezzo consigliato in enoteca: 18,00 euro 24

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Az. Agricola Poderi Luigi Einaudi

Dogliani (CN) - www.poderieinaudi.com Nel corso della propria storia i Poderi Luigi Einaudi sono cresciuti acquisendo numerosi vigneti sempre scelti rispettando la regola che un grande vino può solo provenire da una grande vigna e da un grande terroir; ne sono un chiaro esempio una delle prime acquisizioni, il cru “San Luigi” a Dogliani e una delle più recenti, il cru “Cannubi” a Barolo. Avere come primo obiettivo la qualità è naturalmente anche regola di cantina in casa Einaudi e i vini prodotti rispecchiano la tradizione di Langa arricchita da recenti apporti innovativi nel lavoro in vigna e in cantina. Cannubi - Borolo DOCG, 2012 Nasce dalla Vigna Cannubi della Tenuta Einaudi, nella sottozona Cannubi a Barolo. La caratteristica di questo Nebbiolo in purezza è l’equilibrata tannicità che gli assicura una lunga tenuta in bottiglia, fino a 25-30 anni e oltre nelle migliori annate. Trenta sono i mesi di maturazione in botti di rovere, quindi un lungo riposo in bottiglia per completare l’affinamento. Colore rosso granato cui il tempo dona lievi tonalità ambrate, esuberante nei profumi di frutto e spezie, di grande struttura, sapore pieno e vellutato, con lungo finale di goudron e spezie. Bottiglie prodotte: 12.000

Prezzo consigliato in enoteca: 50,00 euro

Tenuta Fanti

Montalcino (SI) - www.tenutafanti.it Lungo le colline che da Montalcino scendono verso Castelnuovo dell’Abate si estendono i terreni della Tenuta Fanti. I trecento ettari di superficie sono tutti situati intorno al centro aziendale rappresentato dalla nuova cantina, una moderna struttura costruita sottoterra per salvaguardare il patrimonio ambientale di questo anfiteatro dominato. Oggi la tenuta vanta 50 ettari di vigneto. Vallocchio - Brunello di Montalcino DOCG, 2011 Questo vino è il risultato dell’impegno di Fanti per l’eccellenza. Un vino di alta qualità proveniente da un mosaico di aree straordinariamente dotate nella zona di Vallocchio. È naturalmente un Sangiovese in purezza con una maturazione in legno di 30 mesi, 50% in tonneaux da 500 lt e 50% in botti di rovere da 30 hl. Colore rosso rubino intenso con sfumature granato. Aromi fruttati di ciliegia e prugna, confettura di mirtilli e spezie fresche, tabacco e liquirizia. Avvolgente, con un’infinità di tannini dolci e fini che conferiscono potenza e struttura senza mai risultare troppo astringenti. Bottiglie prodotte: 6.300

Prezzo consigliato in enoteca: 36,00 euro

Cantina Fratelli Pardi

Montefalco (PG) - www.cantinapardi.it A pochi passi dalla città di Montefalco al di sotto delle antiche mura, nel 2003 nasce la nostra attuale cantina destinata all’intera filiera produttiva del vino, dalla coltivazione e lavorazione delle uve fino alla commercializzazione dei vini. La sala di vinificazione, dotata di fermentini in acciaio inox è utilizzata per la fermentazione dei mosti bianchi e rossi e per la conservazione dei vini finiti. All’elevazione del vino, è riservata la zona interrata della cantina, munita di barriques francesi e, come vuole la tradizione, di grandi botti in rovere d’oltralpe e di Slavonia. Colle di Giove - Montefalco Bianco DOC, 2015 Questo bianco è composto dal 60% di Grechetto, 25% di Trebbiano e il restante 15% di Chardonnay. Il terreno è di origine sedimentaria e argilloso. La pressatura è soffice da uve intere. Fermentazione a temperatura costante (20°) per 20 giorni in acciaio inox garantiscono un grande prodotto. Il colore è giallo paglierino. Al naso si percepisce delicate note di pera, agrumi e fiori bianchi di acacia. In bocca è secco, citrino, con un’ottima freschezza e una bella sapidità. Acidità equilibrata. Bottiglie prodotte: 5.000

Prezzo consigliato in enoteca: 11,00 euro il Sommelier | n. 2 - 2016

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Soc. Agricola Donnachiara

Montefalcione (AV) - www.donnachiara.com In provincia di Avellino, a due passi da Montefalcione, cittadina potente già sotto gli Etruschi che ha una falce (simbolo del lavoro contadino) nello stemma comunale, si trova l’azienda agricola Donnachiara “vocata” per tradizione, territorio e precisa scelta della famiglia Petitto che ne è proprietaria – alla produzione delle tre Docg irpine: Fiano di Avellino, Taurasi e Greco di Tufo. Taurasi di Umberto - Taurasi DOCG, 2012 Questo Taurasi è un Aglianico in purezza allevato a Guyot con una produzione per ettaro di soli 100 quintali. L’affinamento è di 18 mesi in barrique di rovere francesi da 225 e successivi 24 mesi in bottiglia. Il colore è un rosso rubino intenso. Al naso si presenta molto fruttato con sentori di ribes, confettura di more, prugne, aromi tostati, con note spiccate di viola. In bocca è secco, caldo, morbido, vellutato, con una buona concentrazione di tannini eleganti, dotato di una lunghissima persistenza che amplifica i sentori organolettici. Bottiglie prodotte: 10.000

Prezzo consigliato in enoteca: 22,00 euro

Soc. Agricola Felline

Manduria (TA) - www.agricolafelline.it Felline ha una lunga storia, il protagonista del successo del Primitivo di Manduria e pietra miliare del progetto Accademia dei Racemi che ha dato impulso alla rinascita di numerosi vitigni autoctoni. Il nome deriva da una vasta area archeologica di Manduria, a breve distanza dalle sue famose spiagge, dove ci sono i resti di una città antica, chiamata Felline. I siti archeologici sono collegati a una leggenda che mantiene vivi ancora riti religiosi in onore di San Pietro. Fellone - Primitivo di Manduria IGT, 2013 Questo vino è 100% Primitivo con un affinamento di 12 mesi in rovere francese. Esprime tutte le caratteristiche del vitigno primitivo, con tannini morbidi che danno struttura e piacevolezza. Colore rubino intenso con sfumature violacee. All’olfatto si riconosco frutti a bacca rossa quali more, mirtilli, prugne e ciliegia molto matura. Al palato ritroviamo tutte le caratteristiche del vitigno primitivo. Bottiglie prodotte: 48.000

Prezzo consigliato in enoteca: 19,00 euro

Azienda vitivinicola Alessandro di Camporeale

Camporeale (PA) - www.alessandrodicamporeale.it Nel piccolo centro agricolo di Camporeale, alle falde delle colline che sovrastano la pianura di Mandranova, in un territorio ricco di fascino dove l’agricoltura è sempre stata l’attività prevalente, nasce questa importante azienda. La produzione si estende in 35 ettari di vigneto, su un totale di 50, di cui 2 destinati alla produzione di olio. L’esperienza, la profonda conoscenza dei terreni e del vigneto, sono una regola di salvaguardia dei valori produttivi dell’azienda ed una prerogativa per ottenere l’optimum qualitativo. Benedè Catarratto - Sicilia DOC, 2015 Il Catarratto rappresenta uno dei vitigni autoctoni più antichi del panorama vitivinicolo siciliano. Diffuso in tutta la Sicilia occidentale, oggi questo vitigno rappresenta una delle varietà a bacca bianca di spicco dell’isola. Il Benedè è un vino bio 100% Cataratto. Il suo colore è un giallo paglierino luminoso. Al naso emergono sfumature gentili e fragranti di mandorla, albicocca, pesca bianca, zagara e mimosa. Fresco al palato, complesso, con una buona acidità e una lunga persistenza. Bottiglie prodotte: 48.000 26

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Prezzo consigliato in enoteca: 19,00 euro


di Gladys Torres Urday – gladys@torresurday.com

Buono, pulito e giusto – Nuova Edizione con contenuti inediti di Carlo Petrini – Giunti e Slow Food Editore

«Una nota affettuosa mi piace dedicarla ai dieci anni di questo slogan fortunatissimo, che si è originato proprio dal titolo di questo volume. Buono pulito e giusto è piaciuto subito. Il che non significa che immediatamente se ne siano capiti tutti i significati, ma sicuramente ha riassunto un comune sentire sul fatto che il nostro cibo ci deve dare piacere, deve far bene al pianeta, deve essere portatore di equità. Un comune sentire spesso vago, che non consentiva, appunto, e spesso ancora non consente, di vedere quanto è ampio l’areale tematico che “buono, pulito e giusto” copre. E infatti la cosa che mi ha fatto sempre sorridere in questi anni – e ancora succede continuamente – è che si ripetano i tentativi di correzione, oppure mi si attribuiscano versioni dello slogan che non ho mai varato: sono fioccati i “buono, sano e pulito”, i “buono, pulito e genuino”, i “buono, giusto e nutriente”, i “buono, pulito e giusto anche nel prezzo”… insomma mille versioni, sartorializzate a beneficio di chi parlava in quel momento e delle istanze che più gli stavano a cuore. Mille versioni che più o meno ricordano l’originaria e che – al di là della piccola confusione che creano – sono il segnale di una consapevolezza di fondo: il cibo, per essere di qualità, non può che essere e fare tante cose contemporaneamente. Da sempre chiediamo tantissimo al nostro cibo: gli chiediamo il piacere immediato del gusto e quello a lungo termine della salute, gli chiediamo di sfruttare le risorse naturali ma anche di restituire l’energia sottratta, di essere accessibile ma anche di ripagare gli sforzi di chi lo produce. Gli affidiamo tante missioni impossibili, ma se lo produciamo e lo scegliamo in modo coerente, tutte quelle missioni saranno portate a compimento». Carlo Petrini

Giulio Gambelli, l’uomo che sapeva ascoltare il vino di Carlo Macchi – Slow Food Editore

Un libro dedicato agli appassionati di vino e di enogastronomia che vogliono capire chi c’è dietro i successi di grandi vini come il Brunello di Montalcino e il Chianti Classico. Parliamo di Giulio Gambelli, la persona che più ha influenzato il vino toscano di qualità dal dopoguerra fino ai primi anni Duemila. Un fenomeno nel conoscere, riconoscere, assaggiare il vino, il tutto da completo autodidatta. Oltre a creare i più grandi sangiovese toscani, Gambelli ha insegnato a tutta la prima generazione di produttori toscani di qualità. Era un uomo all’antica che sapeva dare valore al tempo ed esigeva che i vini entrassero in commercio solo quando secondo lui erano pronti. Oggi molte facoltà europee di enologia hanno corsi dove si assaggiano le uve per stabilire la loro maturità. Lui lo faceva già dal 1960 e le sue indicazioni permettevano sempre di fare vendemmie al momento giusto. A raccontarci la sua storia Carlo Macchi, giornalista enogastronomico che ha condiviso tante esperienze con Giulio Gambelli.

Guida ai vitigni d’Italia Slow Food editore

Dietro una bottiglia di vino, lo sappiamo, ci sono territori, tradizioni, storie e soprattutto vitigni. Ecco allora che Slow Food Editore presenta in libreria un’edizione completamente rinnovata e arricchita della Guida ai vitigni d’Italia, un volume unico che descrive le varietà viticole presenti nel nostro Paese. Disponibile in tutte le librerie, l’ultima pubblicazione di Slow Food Editore è da considerarsi come un vero e proprio catalogo: sono, infatti, quasi 700 i vitigni autoctoni italiani presi in esame (ben 100 in più rispetto alla scorsa edizione della guida). Da Abrostine allo Zibibbo Nero, passando per Croatina, Groppello e Pampanuto, la guida – destinata a consumatori, operatori e produttori – raccoglie le schede tecniche di ogni vitigno, riportando storia, diffusione e caratteristiche della pianta e del vino che ne deriva. Inoltre, per facilitare la consultazione, è stato inserito in apertura un pratico glossario seguito da una parte storica che ripercorre le tappe fondamentali dell’ampelografia, la scienza che studia differenze e parentele delle viti. Biodiversità è la parola chiave di questa nuova edizione della Guida, il cui intento è proprio portare all’attenzione tutte quelle varietà territoriali dimenticate per anni. Un ampio lavoro che mette in evidenza la ricchezza della proposta vitivinicola italiana, unica al mondo.

I piaceri della cantina

di Jay Mclnerney – Bompiani Editore Fin dai suo esordio con la prosa di “Le mille luci di New York”, Jay Mclnerney ha ricevuto molti riconoscimenti. Tra essi c’è anche quello di “miglior scrittore di vini” da parte della rivista “Salon”. Le sue recensioni enologiche sono stelle definite “brillanti, acute, comiche e spesso sfacciatamente provocatorie”. Sul “New York Times” hanno scritto: “I giudizi sui vini di Mclnerney sono attenti, pieni di aneddoti sfiziosi e impeccabili citazioni letterarie. Pochi libri sul vino sono così piacevoli”. I piaceri della cantina raccoglie i testi, scritti nell’arco di oltre cinque anni, che testimoniano il continuo viaggio dell’autore alla ricerca di novità, di classici, di sorprese, solleticando sia il palato sia la curiosità dei lettori. Una guida sfaccettata alle infinite varietà di vino che presenta. Riesling dei Finger Lakes (Stato di New York), Armagnac di Gascony, Amarone della Valpolicella, le bottiglie ideali da degustare con il cioccolato, sono solo alcuni esempi delle delizie che si assaporano nella raccolta. 27

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di Angelo Gaja

Il racconto del mio viaggio alla scoperta del Sud Africa Le aree vitivinicole più vocate del “nuovo mondo” sono in grande spolvero. Con crescenti cure dedicate a vigneto, cantina, accoglienza e marketing.

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È il mio primo viaggio in Sud Africa Il Sud Africa ha una popolazione di 55 milioni di abitanti, dei quali 7 milioni di bianchi. Presidente della Repubblica è Jacob

Zuma che non soltanto è stato condannato recentemente dalla Corte Costituzionale, ma ha anche la sfiga di arrivare dopo il grande e carismatico Mandela, grazie al quale venne messo fine all’apartheid. La lingua maggiormente parlata è l’afrikaans, introdotta dai colonizzatori

olandesi, a fianco di una cinquantina di altre lingue e dialetti. Da qualche anno la prima lingua che viene insegnata a scuola è l’inglese, che sta guadagnando spazio anche in altre nazioni africane e sarà destinata nel tempo a divenire assai più di una lingua veicolare. Sono stati gli olandesi ad

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introdurre la viticoltura in Sud Africa nella seconda metà del 1600, ricorrendo alle varietà francesi. La varietà storicamente più diffusa era il Pinotage, incrocio Pinot nerocinsault. La produzione annuale di vino sfiora i 10 milioni di ettolitri, per il 60% controllato da cantine cooperative, il 50% consumata in loco ed il resto esportato. In tutto il paese le cantine sono 700, esigua la presenza di cantine artigianali. A pochi chilometri da Cape Town e dalla costa (mi sovviene Tachis: “la vite ed il vino amano il respiro del mare”) si trova STELLENBOSCH, che corrisponde sia al nome della città che a quello dell’area 30

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viticola d’eccellenza, incorniciata in un paesaggio mozzafiato. Nell’area operano 170 cantine, tutte di proprietà dei bianchi di ceppo olandese, anglosassone, Le cantine cooperative qui controllano soltanto il 10% della produzione. Il clima trae beneficio dalle correnti fredde oceaniche originatesi dal polo antartico. Suoli che derivano da alterazioni del granito. Vigneti a media/bassa densità di impianto, a spalliera, potati a cordone speronato, irrigati, condotti in sistema convenzionale; qualche interesse per la conduzione biologica. Il Pinotage praticamente soppiantato

dalle varietà internazionali, quelle a tutti note già piantate nei paesi del “nuovo mondo”, quelli al di fuori dell’Europa. Alcuni luoghi di produzione esibiscono abitazioni storiche, ville ampie di grande fascino, di stile architettonico olandese. Le cantine visitate sono immerse in giardini vasti, ricchi di vegetazione e di fiori, curati da mano d’opera di colore e di bassi salari. Ovunque bacini per la raccolta di acqua piovana e sorgiva ove c’e’. La produzione é affidata a macchinari moderni: l’avvento di Mandela, 1992, aprì le porte alle importazioni ed avviò la modernizzazione del paese. Locali capienti per la degustazione e l’acquisto diretto di vino in cantina, personale qualificato, attenzione alla temperatura di servizio dei vini. Presso molte cantine i visitatori possono godere dell’accoglienza di luoghi di ristoro e camere. Grande sfoggio in etichetta di nomi varietali, oltreché di nomi di fantasia. Livello di qualità dei vini assaggiati: medio-alto. Nei vini bianchi eccelle una varietà scarsamente diffusa nel ”nuovo mondo”, lo CHENIN BLANC, che ho molto apprezzato per eleganza, sapidità e freschezza conferitagli da una acidità vibrante. Con il cambiamento climatico in atto è questa una varietà che, i produttori che lo desiderano, dovrebbero essere autorizzati a piantare anche in Italia centro-meridionale. Nelle varietà ad uva nera primeggiano SHIRAZ, oltreché Cabernet Sauvignon.

Cantine visitate JORDAN Accolti dalla proprietaria Kathy Jordan, molto attenta alla storia

dei luoghi, con grande affabilità e professionalità. MEERLUST Fondata nel 1693, cantina storica per eccellenza. Dal 1980 produce RUBICON, porta lo stesso nome del vino prodotto a Napa da Francis Ford Coppola. Le due cantine hanno trovato modo di non litigare, assegnandosi sul mercato aree diverse di competenza. Rubicon è stato il primo vino sudafricano ispirato al taglio bordolese classico. A Meerlust incontro a pranzo, organizzato magistralmente in cantina, Giorgio Dallacia pordenonese trapiantato a Stellenbosch dal 1974. Di lui ho poi sentito soltanto parlare bene nel prosieguo del mio viaggio. Gli viene riconosciuto il merito di avere favorito la crescita qualitativa dei vini di diverse cantine offrendo consulenze, consigli e suggerimenti, oltreché instancabile promotore della cultura italiana. Mi è successo spesso, nei paesi esteri, di incontrare personaggi, di origine italiana e non, la cui azione ha portato beneficio di immagine all’Italia e sempre ho sofferto la mancanza di generosità del nostro paese, l’incapacità di istituire un riconoscimento (Cavalieri d’Italia?), da assegnare loro. Giorgio sarebbe un candidato ideale. DEMORGENZON A fianco dell’ingresso della cantina un vigneto soffuso di musica. Già visto anche in Italia. Però mi sorprende il proprietario, Hylton Appelbaum, allorché mi dice di avere seguito da tempo gli studi sul linguaggio delle il Sommelier | n. 2 - 2016

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piante, condotti dal prof. Stefano Mancuso. Sempre alle ricerche condotte dal prof. Mancuso sul modo di comunicare delle piante ha

fatto riferimento Andrew Jefford nell’articolo pubblicato sul numero di DECANTER aprile 2016. Una sensibilità in più per fare sorridere le viti.

RUSTENBERG Vasta proprietà condotta da Simon Barlow e dal figlio Murray. Villa splendida, luogo incantevole che i proprietari affittano anche per riprese ai cineasti hollywoodiani. RUST EN VREDE Di proprietà di Jean Engelbrecht, molto intraprendente, anche proprietario di 8 ristoranti in Sud Africa attraverso i quali promuove i suoi vini. DELAIRE GRAFF Investimento recente e faraonico operato dallo svizzero Laurence Graff, ricchissimo imprenditore dei diamanti e delle pietre preziose. 35 ettari di vigneto, oltre 5 ettari di giardini tenuti che è un incanto, una architettura ricercata e curata nei particolari, cantina superattrezzata, un relais chateau con 10 suites per abbienti, 3 ristoranti,

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opere d’arte preziose degne di museo disseminate ovunque. Una esagerazione? Un capriccio? non solo, anche un investimento operato da un soggetto ricchissimo che trasmette un segnale molto forte: di condivisione e di fiducia nel futuro glorioso dei vini di Stellenbosch.

HAMILTON RUSSELL VINEYARDS Non è a Stellenbosch, ma nell’area vicina di Hemel-en-Aarde Valley. Distante dalla costa non più di 2

chilometri, con un clima ancora più fresco. Conduzione biologica dei vigneti con passaggio al biodinamico. Il miglior Pinot Nero assaggiato.

MORGENSTER Proprietà di Giulio Bertrand, biellese del tessile convertitosi dal 1992 alla produzione di vino ed olio d’oliva eccellente, giudicato dagli esperti come quello di migliore qualità in provenienza dall’emisfero Sud. A Morgenster ha piantato anche Nebbiolo e Sangiovese. Ad 89 anni di età portati gagliardamente, Giulio coltiva progetti futuri avvincenti. Un onore avere il piacere di ascoltarlo.

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Testo e foto di Jimmy Pessina

Galapagos: l’arcipelago degli animali

Sono terre costruite pochi milioni di anni fa dai vulcani dell’oceano, nere di lava o verdi di pascoli, infernali o tenere, e abitate da animali di terra, di mare e dell’aria che non temono i visitatori e vivono sereni in un antico paradiso incontaminato.

A

l largo della costa dell’Ecuador e lontano dalla nostra era, l’arcipelago di Colón, le isole chiamate Galapagos dal nome delle testuggini giganti che le abitano, vive un tempo passato, in un perfetto equilibrio governato dalla natura e non ancora minato dagli interventi dell’uomo. Sono terre costruite pochi milioni di anni fa dai vulcani dell’oceano, nere di lava o verdi di pascoli, infernali o tenere, e abitate da animali di terra, di mare e dell’aria che non temono i visitatori e vivono sereni in un antico paradiso incontaminato. Il sereno incanto delle Galapagos, solitario

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Paese di isole al limite della nostra era, non è di questo mondo. Ha radici lontane, ragioni universali, la magia tenera delle cose che appartengono a un tempo perduto e miracolosamente ritrovato. Se ne sta, l’arcipelago, appoggiato sulla spianata infinita del Pacifico, accollato tra le pieghe di correnti profonde che segnano l’oceano e con le correnti va, tra i fumi delle leggende, veleggiando su rotte sconosciute, vagando nell’azzurro senza frontiere fisiche, ma confini sfumati che sono le tappe della favolosa storia dell’uomo e dei suoi abitanti, perché non bastano banali coordinate geografiche per definire

un luogo che non considera i parametri dello spazio e del tempo. Le

Galapagos sono complicate come un universo. Ognuna delle 19 isole e ognuno dei 42 isolotti che formano l’arcipelago ha caratteristiche fisiche, fauna e flora proprie e, qualche volta, anche una storia particolare. Sono tanti piccoli pezzi di un mosaico che deve essere costruito accostando una tessera all’altra poter cogliere il suo significato scientifico e


naturalistico. Se esiste una matrice geologica unica e un’origine comune (i vulcani del fondo del Pacifico), a rendere diverse tra loro le terre emerse sono la differenza di età (e quindi lo stato di erosione), la flora e la fauna. Quelle di formazione più antica sono state colonizzate da organismi vegetali che hanno avuto il tempo di svilupparsi; quelle più recenti spesso sono desolati ammassi di lava senza alcun segno di vita. è il caso di Bartolomè, nel gruppo delle isole più a occidente: poco più di un

chilometro di superficie costituito da lava recente. Colate che hanno poche centinaia di anni su cui solo da poco i primi coraggiosi organismi vegetali tentano di vivere infilando le radici nelle pieghe delle rocce. Altre isole più “vecchie”,

invece, come Santa Cruz (la più abitata: circa 2000 persone secondo l’ultimo censimento), Isabella (la più estesa: 4500 Kmq). Pinta (la più lontana dal centro geografico dell’arcipelago), mostrano una vegetazione varia il Sommelier | n. 2 - 2016

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suddivisa in tante zone definite dall’altitudine, dall’influenza del clima e da quella del suolo. Ma la flora alle Galapagos ha una distribuzione disarmonica, non così equilibrata e consueta come sulle coste dell’America Latina, dovuta al fatto che le isole non

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sono mai state unite al continente. Sono spuntate nel Pacifico e hanno atteso pazientemente di essere colonizzate. Così è avvenuto. Ma con modi e in un ordine del tutto particolari. Anche per le piante è accaduto come per gli animali. I semi vegetali sono giunti sulle

terre emerse, per caso, con mezzi di fortuna (galleggiando sull’acqua, portati da animali, dagli uccelli) e hanno conquistato l’arcipelago sviluppandosi nelle isole in cui hanno trovato l’ambiente più adatto. I licheni sono probabilmente i primi organismi vegetali comparsi, poi sono arrivate altre specie: un censimento effettuato nel 1988 ne ha contate 703, di cui 180 introdotte dall’uomo nel corso dei quattro secoli di storia conosciuta dell’arcipelago. Ci sono anche 11 specie di orchidee, ma da sole non contribuiscono a rendere ameno un paesaggio che, in genere, non mostra esplosioni di verde, se si escludono le lagune circondate dalle mangrovie e i pascoli delle terre più elevate all’interno delle isole maggiori. A fare unico il paesaggio è soprattutto la straordinaria fauna di terra, di mare e dell’aria che popola le isole. Tutti


gli animali hanno una caratteristica in comune: non hanno quell’atavica paura dell’uomo tipica di tutti i loro (colleghi) non domestici in ogni parte del mondo. Si possono avvicinare fino a toccarli senza provocare fughe (ma toccarli e disturbarli è inutile, oltre che rigidamente vietato dalle norme che regolano il Parco Nazionale). Non tutti gli animali si trovano negli stessi luoghi: anche per quanto riguarda la fauna le isole si differenziano notevolmente. Per riuscire a incontrare tutte le specie e le sottospecie viventi nell’arcipelago non c’è che un modo: visitare tutte le isole. Perché per vedere le Galapagos, le testuggini giganti che hanno dato il nome alle isole (anche se ufficialmente sulle carte geografiche sono indicate come Arcipelago di Colon, in omaggio a Cristoforo Colombo), si deve andare a Santa Cruz dove vivono il Sommelier | n. 2 - 2016

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in grande numero allo stato libero e in una riserva controllata dove vengono studiate. O a Isabela. Per imbattersi nella più grande colonia di fregate si va a Seymour. Ci sono anche le sule dalle zampe azzurre,

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ma queste sono più numerose sull’Isola di Daphne dove abitano il cratere spento di un grande vulcano, insieme a quelle dalle zampe rosse e quelle mascherate. A Fernandina e sulla costa ovest di

Isabela lambita direttamente dalla corrente fredda di Cromwell che porta grandi quantità di pesce, si vedono i cormorani “non volatori”, bizzarri uccelli che vivono solo qui alle Galapagos.


Sono una “variante” dei cormorani tradizionali: a differenza dei loro simili hanno dimenticato l’abitudine al volo. è una specie rara: ne esistono soltanto circa 2300 esemplari. Ogni isola ha la

propria specializzazione. Plaza ha molte iguane terrestri e le spiagge frequentate da grossi branchi di otarie. Ma per vedere le foche da pelliccia (quelle che restano dopo le stragi dei cacciatori nei secoli

scorsi) si deve raggiungere San Salvador o salire fino a Genovesa, una delle terre più a nord: qui ci sono anche sule (nelle tre varietà) e fregate. Otarie e iguane anche a Santa Fe, mentre i piccoli pinguini delle Galapagos nuotano spesso sotto le scogliere desolate di Bartolomè. I magnifici albatros si vedono volare sopra Espagnola mentre a Santa Maria c’è la stupenda laguna dei fenicotteri rosa. Dappertutto, invece i pellicani, i gabbiani, i fringuelli di Darwin e le tante specie di piccoli uccelli. Un territorio a sé è il mare, battuto frequentemente dalle balene, dalle orche, dagli squali (quello bianco, il tigre e il martello) e dai delfini. Ma questi grandi animali dalla vita sottomarina non amano sentirsi stretti tra le isole. Per incontrarli ci vuole un poco di fortuna. il Sommelier | n. 2 - 2016

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di Enza Bettelli con l’abbinamento di Nicola Masiello Presidente Emerito F.I.S.A.R.

Una grigliata in riva al mare Una preparazione semplice ma squisita, purché il pesce sia quello “giusto”, come quello che si pesca nel mare che bagna la costa marchigiana.

L

a tradizione gastronomica delle Marche ha un repertorio piuttosto variegato poiché i piatti di terra e quelli di mare in pratica si equivalgono come numero e come bontà, come per esempio i vincisgrassi e le numerose versioni di brodetto che ben rappresentano le due categorie. Tuttavia, il pesce rimane uno degli ingredienti più importanti nella cucina marchigiana, perfino in quella parte più interna del territorio, dove il mare non è nemmeno all’orizzonte e la tradizione propone straordinari piatti con lo stoccafisso. Le ricette marinare marchigiane non sono mai eccessivamente elaborate, e questo consente di dare risalto alla qualità del pesce locale che è tra le più pregiate. La cottura alla griglia o alla piastra è un metodo tra i più antichi e diffusi nella regione e valorizza il sapore e la freschezza del pesce. Non per caso i marinai, ai quali si devono molte delle più interessanti ricette, prima di rientrare in porto e dopo avere stivato il pesce pescato e ripulito la barca, approntano sul ponte il braciere per la tradizionale grigliata con l’accompagnamento dell’inseparabile Verdicchio. Di solito finiscono sulla griglia i pesci tra quelli più piccoli e meno

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pregiati che non saranno portati al mercato, ma non per questo meno deliziosi. I pesci vengono appena scottati, giusto il tempo perché si scaldino, lasciando intatto il loro ineguagliabile gusto di mare. Prima della cottura vengono spennellati con olio extravergine, oppure insaporiti secondo la tradizione marchigiana, cioè passati velocemente in una miscela di pangrattato, prezzemolo e aglio tritati finissimi e olio extravergine che alla fine avvilupperà i pesci con una invitante crosticina.

Scampi & C. Il medio Adriatico è un mare ricco e pescoso e offre un vero bendidio ittico che finisce spesso in pentola, trasformato in uno dei tanti squisiti brodetti che sono la specialità della costa. Infatti, vi si pescano eccellenti rane pescatrici, delicate sogliole e tenere seppioline, per non parlare di sgombri, alici, sarde, triglie, cozze e vongole. E non dimentichiamo i gamberi e gli scampi, purtroppo scarsi nella quantità ma eccezionali nel gusto. In particolare i buongustai hanno modo di assaporare gli scampi al meglio del loro gusto nel periodo primavera-estate grigliati, immersi in un profumato sugo o trionfalmente adagiati su un piatto

di pasta. Il clou degli scampi marchigiani è a metà luglio, con la sagra a loro dedicata a Porto Sant’Elpidio, in provincia di Fermo.

L’abbinamento La ricetta rievoca un “quadretto” suggestivo di vita marinara, unico e purtroppo irripetibile ai giorni nostri a causa di leggi e regolamenti che ne vietano la fattibilità. Certo è che la grigliata in riva al mare con i pesci poveri o piccoli è ad appannaggio di quella categoria di lavoratori (i pescatori) che possono godere di questa preparazione culinaria. Solo saltuariamente, magari nel periodo vacanziero estivo, possiamo trovare piccole sagre o località balneari dove si rievoca questo rito antico della grigliata povera. Richiamando la ricetta, si evince che questa preparazione prevede la cottura del pesce sulla griglia sia in maniera “natur” che aromatizzata e richiama subito all’equazione: pesce-vino bianco. Bianco sempre Marchigiano come il Verdicchio dei Castelli di Jesi nella versione tradizionale o base oppure un vino leggero fragrante e fresco di acidità, mentre le versioni più impegnative che si producono nel Jesino le lascerei per piatti più importanti.


Continuando nella tradizione Marchigiana l’abbinamento lo possiamo spostare sul Bianchello del Metauro Doc, un vino di pronta beva, fragrante al naso, con equilibrio tra alcool/ acidità. Nella stessa scala di vini possiamo trovare quelli prodotti nella denominazione più a nord del Bosco Eliceo, siano essi nella versione ferma o frizzante/ spumante che danno egual piacevolezza. Sempre nella cucina marinara Marchigiana, i Brodetti, che si cucinano lungo tutta la costa, sono dei veri e propri capolavori culinari dove gli ingredienti diversi, riferiti alla tipologia di pesce adoperato, definiscono il criterio dell’abbinamento. Qui possiamo spaziare dai bianchi delle Colline Pesaresi Doc fino ai bianchi della Denominazione Offida, vini che grazie all’acidità

riescono a pulire la bocca senza farsi troppo notare e che regalano il giusto “fin di bocca”. Se usciamo dal territorio, la scelta è più che vasta, si possono prediligere vini come sopra o cambiare e orientarsi su vini con una componente olfattiva più complessa quali Sauvignon, Chardonnay, prodotti in zone fresche, ma anche Soave Doc o Nosiola della Doc Trentino che fanno la loro bella figura insieme al Chiaretto del Garda Doc. I piatti a base di stoccafisso sono più complessi in quanto, prevedendo l’impiego di olive, patate, verdure e soprattutto pomodoro, sono più strutturati anche a causa della cottura più lunga. In questo caso abbinerei sempre un Verdicchio ma questa volta un Matelica Doc o un Cerasuolo d’Abruzzo Doc per arrivare ad un Rosso Piceno Doc.

Naturalmente anche qui, al di fuori dei confini regionali, possiamo sicuramente trovare abbinamenti interessanti o innovativi su vini rosati del Salento o rossi prodotti con vitigni che non marchino molto il tannino quali Merlot di Aprilia Doc, Bonarda dell’Oltrepo Pavese Doc, Schiava o Schiava Nera Dolomiti Igt fino al Cabernet Sauvignon della Doc Piave. Per gli scampi molto gioca la loro preparazione, sicuramente la dolcezza che li caratterizza ci porta verso vini di medio corpo, aromatici e freschi e gli ingredienti di complemento tipo la pasta ed il pomodoro, possono spostare l’abbinamento su vini più rotondi ed equilibrati, sempre bianchi, leggermente sapidi o leggermente minerali. Alcuni spumanti metodo Charmat quali Prosecco Doc o Lessini Durello Doc completano la gamma. il Sommelier | n. 2 - 2016

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di Laura Maggi - Segretario Nazionale, segretario.nazionale@fisar.com

La Segreteria Nazionale comunica ®

Lavorando all’organizzazione delle attività associative dei prossimi mesi.

FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER ALBERGATORI

RISTORATORI

C

ome di consueto primi mesi dell’anno hanno visto la Segreteria Nazionale impegnata con i tesseramenti e l’avvio dei corsi per aspiranti Sommelier che hanno mostrato un andamento decisamente positivo con un incremento del numero dei Soci, dei corsi e del numero dei partecipanti ai singoli corsi. Dopo un Vinitaly ricco di soddisfazioni che ha visto FISAR protagonista con importanti eventi nello spazio MIPAAF e nello stand istituzionale e la presenza dei Sommelier al fuori salone “Vinitaly

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il Sommelier | n. 2 - 2016

and the city”, e dopo la consueta

Sommelier FISAR 2016 che sono e

Assemblea Nazionale nella quale

che saranno disputate:

sono stati comunicati alcuni primi

• 21 Maggio 2016 nel centro

cambiamenti alle procedure e ai

Italia

regolamenti come, per citarne

• 12 Giugno 2016 nel Nord Est

uno, l’estensione del periodo per

• 19 Giugno 2016 nel Nord Ovest

il recupero dell’esame finale di

• in fase di definizione la

terzo livello da sei mesi a dodici

selezione del Sud Italia

mesi, la FISAR e la sua Segreteria

La finale del Concorso si svolgerà

Nazionale stanno lavorando

durante il Congresso Nazionale

all’organizzazione delle future

FISAR del prossimo autunno a

attività associative.

Firenze.

Ricordiamo che sono ormai

I prossimi appuntamenti FISAR

prossime al via le selezioni

saranno comunicati con la Fis@r

territoriali per il Concorso Miglior

News.


di Nicola Masiello

La Toscana si presenta:

assegnazione delle stelle durante le presentazioni ufficiali

Nell’ambito delle Anteprime di Toscana, come ogni anno le commissioni tecniche nominate dai rispettivi Consorzi di tutela hanno valutato l’annata 2015 assegnando per entrambe il massimo del rating “le cinque stelle”. il Sommelier | n. 2 - 2016

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S

icuramente l’annata 2015 sotto il profilo dell’andamento climatico è stato veramente eccezionale per queste due zone, dove il Sangiovese ha dato il massimo sotto l’aspetto qualitativo. Siamo partiti da una primavera piovosa che ha consentito al terreno di assorbire molta acqua per passare alla fase estiva asciutta fino alla metà di agosto. Solo in questo momento sui versanti esposti a sud si è notato una leggera e frammentata interruzione nella fase di maturazione, subito compensata dal fatto che si sono succeduti numerosi temporali che hanno ristabilito l’equilibrio; vendemmie anticipate e assenza di pioggia hanno favorito la salubrità dell’uva, permettendo anche di vendemmiare tardivamente nelle zone che richiedevano una tale soluzione. Sono usciti vini molto ricchi di colore, con profumi floreali e fruttati molto intensi, al gusto sicuramente caldi con la parte di alcol molto marcata; buona freschezza acida e tannini molto marcati: tutti elementi favorevoli per una buona evoluzione qualitativa e per l’affinamento.

Vino Nobile di Montepulciano 2013 Annata lineare nell’andamento climatico che ha favorito i produttori nel presentare un vino in linea con i parametri tradizionali del vino Nobile. Presenza di alcool e tannini molto accentuati, in alcuni casi anche troppo marcati e non ancora evoluti, ne viene fuori un quadro di 44

il Sommelier | n. 2 - 2016

un annata di buona qualità, a volte anche di vini “fotocopia” specialmente nella degustazione gustativa. In alcuni casi, la mano o lo stile aziendale sono ben marcati dando vini di grande equilibrio e pronti alla beva. Possiamo azzardare che l’annata 2013 abbia come caratteristica l’omogeneità del prodotto “nobile”; chissà se questo è un bene od un male, ci riserviamo di affrontare altre degustazioni ed intanto sarà il mercato a dare risposte di gradimento.

Assaggiati per voi: annata 2013 Tiberini Intenso e complesso nelle note di frutto rosso e floreale, note mentolate e spezie. Molto caldo, rotondo con tannino pulito, persistente e sapido, in evoluzione. Nottola Fine e netto nei profumi di frutta rossa matura e sottobosco, caldo e di corpo con piacevole freschezza, sapido e lungo in bocca. Poliziano Naso fine e intenso, frutto marcato e concentrato, spezia fine. Caldo, rotondo, gioca molto sul tannino marcato ed acidità vestita, sapido.

Romeo Un classico Poliziano, naso complesso ed intenso nella fragranza, note minerali importanti. Molto caldo e di corpo, tannino marcato in evoluzione, piacevole nota minerale. Tre Rose “Santa Caterina” Naso schietto e fine con le note di frutta rossa in evidenza, speziatura non aggressiva. Caldo, rotondo, equilibrato nel tannino/acidità, beva fresca. Dei Naso pulito e complesso nei frutti rossi e sottobosco ben legati, leggero minerale e spezia. Caldo, di corpo, non ancora in equilibrio per le note tanniche ed acide che fanno ben sperare per l’evoluzione, piacevole la chiusura sapida. Le Berne Buono l’impatto olfattivo con evidenza di frutto rosso maturo e speziatura fine. Caldo, di corpo, leggermente tannico, in evoluzione, marcata la nota sapida. Gattavecchi Fine e complesso, frutto maturo, richiami di pepe e note balsamiche. Caldo, di corpo, con leggera dominanza tannica, beva fresca. La Braccesca Elegante e fine con leggera speziatura, rotondo, equilibrato, il tannino battente e pulito. Buona persistenza. Palazzo vecchio “Maestro” Fine ed intenso, marca molto nel frutto maturo e note speziate. Molto caldo, di corpo, beva importante, fresco. Casale Daviddi Al naso intenso e complesso, gioca su frutta matura rossa e legno. Molto caldo, robusto. Alla beva


il tannino è ancora un po’ duro, di sicura evoluzione qualitativa, persistente.

richiami muschiati. Caldo, robusto, molto presente nel tannino, fresco e persistente.

Vecchia cantina di Montepulciano Chiaro, limpido con profumi di viola e marasca. Poco equilibrato per il tannino ancora in evoluzione. Fresco e persistente.

Le Badelle “Selezione” Naso piacevole, schietto con frutto maturo, note di sottobosco, speziato e vegetale secco. Caldo, robusto, tannino pronto, buona mineralità e lunghezza di bocca.

Tenuta Val di Piatta Limpido, intenso, elegante. Profumi di frutti piccoli e rossi molto maturi. Caldo, di corpo, fresco vivo, sapido, persistente.

Salcheto Intenso, fine, frutto rosso piacevole, mineralità e legno pulito. Caldo e di corpo gioca molto su alcol e tannino, fresco di beva e persistente.

Boscarelli Al naso fine ed elegante con profumi di frutta rossa matura e spezie dolci. Caldo e di corpo,equilibrato, sapido e persistente.

Assaggiati per voi: campioni da botte annata 2013 Canneto Netto e complesso, frutta matura e confettura rossa, leggero boisè con

Fassati Un vino al naso intenso e persistente, profumi di frutta rossa matura e sottobosco; caldo, rotondo, piacevole freschezza e giustamente tannico. Pronto. Il Conventino Naso pulito e netto, note leggere di vegetale, fresco al gusto, caldo, rotondo, poco equilibrato per tannino ancora molto battente. In evoluzione.

Barbanera “Duca di Saragnano” Fine, pulito, intenso, al naso complesso nei suoi sentori di frutta matura e spezie. Caldo, di corpo, giustamente tannico, sapido e persistente. Contucci - ris. 2012 campione da botte Si presenta fine ed intenso, marasca matura, note boisè, leggero balsamico. Caldo, di corpo bene il tannino in evoluzione, persistente. Canneto 2012-Sel. “Casina di Doro Naso pulito e schietto, marcata la parte di frutto maturo e sottobosco con spezia piacevole. Caldo e di corpo si presenta equilibrato e piacevole nel tannino, persistente. Per la Riserva 2012 il discorso cambia, abbiamo apprezzato i vini in degustazione (per la verità non molti) riscontrando un grande equilibrio, vini pronti, espressione di un Prugnolo gentile al top della qualità. Croce di Febo “Amore mio” Intenso e fine, frutto maturo e spezie pungenti. Di corpo, rotondo, fine nel tannino battente, minerale. Beva piacevole. Conventino Intenso, fine complesso, giustamente equilibrato tra profumi di frutta matura e spezie. Caldo, robusto, leggermente tannico, persistente. Lunadoro “Quercione” Elegante e persistente con profumi di frutta e spezie, molto rotondo; piacevole beva con ritorno di freschezza acida. Sapido. Le Berne Elegante e fine, intenso con note speziate e frutta piccola matura. Caldo, di corpo, rotondo, giustamente tannico, molto persistente. il Sommelier | n. 2 - 2016

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Assaggiati per voi: Vendemmia 2011 Mastrojanni Elegante e fine con frutta rossa matura, tabacco e note balsamiche, caldo, rotondo, tannini puliti, minerale.

Brunello di Montalcino 2011 e riserva 2010 Annata decisamente interessante quella del 2011 dopo una vendemmia, la 2010, che ha portato il Brunello a livelli alti di aspettativa. L’andamento climatico ha evidenziato il colpo di calore agostano che in alcuni casi ha fatto anticipare le vendemmie, portando in cantina uva ricca di zucchero ma talvolta non bilanciata con la parte acida. Ne è venuto fuori un vino sicuramente ricco di alcol con la parte tannica in evidenza, talvolta non matura e quindi con poco equilibrio nel vino, in alcune zone di produzione si riscontrano vini ancora giovani che devono maturare in cantina prima di essere degustati nelle massime espressioni qualitative. Le riserve 2010 rimangono un po’ sottotono rispetto al clamore suscitato dal 2010 base ed alcune si presentano anche sotto le aspettative; sembrano vini “forzati” con grande concentrazione e legno a discapito di finezza e carattere. Gli storici riescono comunque a mantenere gli standard qualitativi aziendali. 46

il Sommelier | n. 2 - 2016

Poggio di Sotto Naso ricco di frutta, spezie con richiami al cocco e tabacco. Caldo, rotondo, di corpo, tannini pronti su una freschezza solo marcata, pienezza in bocca.

pungenti con ritorno di cacao. Caldo, di corpo gioca su una bella freschezza acida e tannicità. Sapido. Castello Romitorio Intenso e fine esalta le note di frutta rossa matura, legno pulito e note balsamiche, caldo, rotondo; tannino elegante e sapido. Citille di Sopra Schietto e fine richiama frutta rossa e note floreali di rosa appassita, caldo, equilibrato, con tannini evoluti, lungo in bocca.

San Polo Al naso intenso e complesso, in evidenza profumi di spezie dolci e leggera liquerizia, caldo, di corpo con trama tannica pulita e dinamica. Sapido.

Il Poggione Intenso e complesso, piacevoli note di frutto rosso maturo e sottobosco, note di tabacco e cacao ben legate, caldo e rotondo con tannino marcato già evoluto.

Brunelli Naso deciso e fino, note di macchia mediterranea e spezie

Salvioni Al naso fine e schietto, marcata la frutta rossa matura e profumi di


spezie e tabacco. Rotondo e caldo esalta il tannino pulito. Pienezza in bocca. Fornacina Naso ampio con frutta a polpa rossa, cioccolato e spezie dolci, caldo rotondo già in equilibrio; beva piacevole e lunga. Caprili Pulito e schietto esalta le note minerali e balsamiche con sottobosco maturo; molto caldo, di corpo, tannino fine che lascia la bocca asciutta. Donatella Cinelli Colombini Complesso e fine nelle note di susina matura, piccolo sottobosco maturo e spezie. Caldo e di corpo si esprime con buon equilibrio tannino/alcol, piacevole.

Assaggiati per voi: annata 2011 Villa Poggio Salvi Al naso fine e complesso, evidente la speziatura e il sottobosco, nota di caramello e vegetale secco. Caldo di corpo, la parte tannica ben presente. Fresco, sapido. Banfi Poggio alle Mura Naso pulito, fine e schietto, richiama la concentrazione della frutta rossa con note balsamiche e speziate. Caldo, rotondo, leggera freschezza con tannino dinamico. Persistente in bocca. Barbi Vigna del Fiore Naso schietto e pulito con la spezia in evidenza, sentori di cereale secco, di corpo, caldo, legano bene alcol e tannino su un’acidità vestita. Caparzo Vigna la Casa Fine e schietto, complesso nelle note di frutta rossa appassita, ventagli di spezie dolci importanti

e piacevoli. Caldo e di corpo, l’attacco di bocca un po’ duro compensato da tannini eleganti e buona mineralità. Persistente. Donatella Cinelli Colombini Selezione Prime Donne Piacevoli note speziate sul frutto rosso maturo e sottobosco, netto, pulito. Caldo, di corpo, dinamico in bocca con tannini marcati e puliti, acidità vestita e lunghezza di bocca danno piacevolezza.

RISERVA 2010 VAL DI SUGA “VIGNA DEL LAGO” Al naso complesso, intenso, frutti piccoli rossi e maturi, note minerali e boisè, caldo, rotondo, esprime tutta la forza del Sangiovese con tannini puliti e battenti. Sapido. BANFI - POGGIO ALL’ORO Naso complesso, schietto, fine. Sentori di frutta rossa molto matura, di legno e spezie. Caldo, rotondo, di corpo, equilibrato, lungo. VILLA AI CIPRESSI - ZEBRAS Al naso intenso e schietto, gradevole nei suoi profumi complessi di frutti rossi maturi di sottobosco e di legno. Di corpo, caldo, giustamente tannico con un’acidità vestita che lo fanno pronto alla beva. VINI ITALIANI DA SOGNO - LA TOSATA Fine schietto, intenso. Note di frutta rossa matura e di sottobosco, spezie e tabacco. Robusto, tannino battente, pulito, fresco, sapido, molto persistente. BELLARIA - ASSUNTO Al naso molto intenso e fine, complesso nei suoi profumi dolci di frutta surmatura, cacao e con sfumature di tabacco. Caldo, rotondo, morbido fin nel tannino. Buono il fin di bocca.

Vernaccia di San Gimignano 2015 La Vernaccia di San Gimignano 2015, sicuramente un’annata per la denominazione di San Gimignano molto interessante: l’andamento climatico ha favorito le fasi di maturazione dell’uva, riportando nel vino grande limpidezza, a livello olfattivo vini fini e sottili e note floreali di fiori bianchi e frutta a polpa bianca, note agrumate e vegetali fresche con salvia in evoluzione. Grande freschezza acida con sapidità nascosta.

Assaggiati per voi: annata 2015 Tofanari Alessandro Sottile e fine, note agrumate e floreali piacevoli, caldo, fresco di acidità, di piacevole beva. Guidi Intenso e fragrante con sentori di salvia, al gusto caldo, rotondo con note di minerale battente, di buona acidità. Cappella Sant’Andrea Vino di carattere marcato, di beva piacevole e lungo in bocca. Casa alle Vacche Fine e persistente con fiori bianchi che vanno verso l’appassito, sapidità incalzante su un buon tenore alcolico. Il Colombaio di Santa Chiara Progressione olfattiva su fiore bianco e agrumato molto intenso, caldo e di corpo con note acide in evidenza. Sapido. il Sommelier | n. 2 - 2016

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Tenuta Le Calcinaie Piacevole nel frutto acerbo, con note di erbe selvatiche, in bocca caldo e robusto con il ritorno della frutta e leggera mineralità. Tollena Fine ed elegante nei profumi, gradevole al gusto con avvolgente acidità e buona beva, esalta la sapidità. Teruzzi e Puthod Fine ed elegante con tiglio e note agrumate non invasive, già equilibrato e rotondo chiude con una elegante sapidità.

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Assaggiato per voi: annata 2014 Montenidoli - Fiore Vino di grande spessore si presenta al naso elegante e complesso con sfumature di vegetale secco. Di corpo, caldo, molto lungo rilascia una buona sapidità.

Assaggiati per voi: riserva 2013 Cesani - Sanice Grande complessità olfattiva, caldo

e rotondo, grande persistenza con richiami minerali. Sapido. Casale Falcini - Vigna a Solatio Tradizionale nelle linee aziendali, presenta note minerali e agrumate importanti, caldo, rotondo, di corpo, evolve in bocca; grande sapidità. Tollena - Signorina Vittoria Naso pulito con note agrumate tendenti al dolciastro, fiori gialli e note iodate. Di buona struttura, rotondo, equilibrato, elegante e dinamico in bocca, molto persistente.


di Davide Amadei – Fotografie Consorzio Chianti Classico

Chianti Classico Collection 2016: 300 anni e non sentirli

Un’edizione davvero speciale quella del 2016 della Chianti Classico Collection: si sono, infatti, celebrati i 300 anni dal Bando del Granduca Cosimo III de’ Medici, promulgato il 24 settembre 1716.

È

il documento che per primo nella storia ha riconosciuto per legge la qualità di un vino in quanto proveniente da un determinato territorio: venivano definiti “atti a navigare”, cioè tanto qualitativi da essere idonei a prendere il mare dal Porto di Livorno per arrivare senza problemi in vari paesi del mondo, i vini di quattro zone precisamente individuate e delimitate, Pomino, Chianti, Valdarno di Sopra e Carmignano. Del Chianti il Bando individuava precisamente i confini, coincidenti con l’attuale area del Chianti Classico (così chiamata dal 1932, con la nascita del Consorzio del Gallo Nero) tra Firenze e Siena, e ne sanciva caratteristiche, tipicità e qualità. Certamente il territorio del Chianti Classico merita questa celebrazione: il Consorzio spinge verso una qualità sempre maggiore ed i produttori sono anno dopo anno più attenti al carattere territoriale dei vini, conseguente ad altitudine, esposizione dei versanti, geologia di suolo e sottosuolo (il

galestro e l’alberese in particolare), vitigno sangiovese. Il 15 e 16 febbraio 2016 questo “compleanno” particolare è stato festeggiato alla Stazione Leopolda di Firenze, con la presenza, più numerosa di sempre, di 165 aziende, 587 etichette, 47 campioni di botte dell’annata 2015. In generale, dagli assaggi emerge che la definizione dello stile dei vini è sempre più precisa e territoriale,

soprattutto nei piacevolissimi Chianti Classico “base”; la qualità media dei prodotti è generalmente alta, con le caratteristiche del sangiovese classico chiantigiano che emergono con chiarezza. Sono stati presentati, per lo più, i Chianti Classico 2014 e 2013; le Riserve 2013 e, soprattutto, 2012; i Gran Selezione 2013, 2012 e 2011. Com’è noto, il 2014 è stato un anno molto difficile per la produzione

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di vino, per quantità e qualità: temperature al di sotto della media e tanta pioggia, soprattutto nel periodo estivo, hanno condizionato la maturazione delle uve, con grande diffusione di umidità e muffe; molti produttori sono riusciti a portare in cantina uve sane solo a costo di selezioni rigorosissime in vigna. I vini hanno, perciò, grande freschezza, spesso mancano complessità e struttura, ma, in molti casi, la bevibilità è assicurata; la selezione in campo ha consentito di produrre vini puliti, profumati e agili, senza pretese ma godibili; solo in pochi casi risultano tannini poco maturi, che generano sensazioni amaricanti o verdi. I vini della vendemmia 2013 sono invece in generale dotati di buona struttura e di ottimo equilibrio: l’annata regolare ha fornito prodotti completi, con componenti ben integrate e tannini di buona grana. Tra le riserve, pochi hanno 50

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presentato quelle dell’annata 2013, ancora in affinamento; per lo più, dunque, le riserve proposte sono state quelle del millesimo 2012: in alcuni casi l’annata calda e secca si sente in una grande maturità del frutto e un qualche eccesso alcolico; ma spesso si percepisce l’equilibrio che la natura ha saputo dare con la pioggia e le escursioni termiche di settembre, per vini sempre giocati sul frutto ma anche piacevolmente armonici. Da segnalare che, alla cieca, sono soprattutto i vini dell’anfiteatro di Lamole, vero e proprio “grand cru” storico chiantigiano, ad essere risultati i migliori. Non molte ma veramente eccellenti le Riserve 2010, annata che si conferma ottima. Infine, il Consorzio ha puntato molto, negli ultimi anni, sulla nuova tipologia “Gran Selezione”, introdotta nel disciplinare modificato del gennaio 2014:

una sorta di “super-riserva” (30 mesi di affinamento rispetto ai 24 della riserva), da vigneti di proprietà o di diretta gestione del produttore. Alcuni campioni sono veramente vini al top, di grande finezza, complessità e struttura; altri invece scontano una presenza un po’ ingombrante del legno d’affinamento, che frena il gusto e imbriglia la struttura comunque sempre notevole. Da segnalare, infine, che manca ancora, ad oggi, la possibilità per i produttori di indicare in etichetta la zona di provenienza, il Comune o la sottozona, che abbia caratteristiche peculiari e caratterizzanti. E il dibattito tra produttori, che coinvolge anche appassionati e giornalisti, si è acceso dopo che all’interno del Consorzio si è proposto di consentire l’indicazione della zona soltanto per i vini Gran Selezione: secondo alcuni solo i


prodotti derivanti dalla maggiore selezione aziendale consentono la specificazione dell’origine territoriale; secondo altri, invece, il terroir emerge nel vino del tutto a prescindere dalla tipologia, dalle tecniche di vinificazione e dal maggior affinamento del vino, e nel caso del Chianti Classico spesso sono proprio i prodotti “base” a sapere meglio esprimere la zona di provenienza delle uve. Una vicenda da seguire nei prossimi mesi con particolare attenzione.

Gli assaggi 2014 CHIANTI CLASSICO Tra i migliori: Cigliano, con bel naso di sangiovese, fiori e piccoli frutti, cenni minerali; bocca tesa, di buon equilibrio, tannino accennato e fine, ha succosità finale invitante, con discreta scia sapida; Isole e Olena all’olfatto, elegante, ha frutto rosso pieno, melagrana e frutti di bosco, cenni floreali; bocca di bella tensione, con buona

avvolgenza e notevole freschezza, leggero tannino di grana fitta, di buon corpo e persistente sul frutto, con ritorni anche minerali; Tenuta di Capraia ha naso intrigante con sentori di fiori rossi, viola, piccoli frutti e sensazioni minerali; bocca precisa, affusolata, finale non lungo ma piacevole e succoso.

2013 CHIANTI CLASSICO Bibbiano - Naso intrigante, sfaccettato, con fiori rossi e erbette aromatiche, frutti rossi freschi e cenni marini; in bocca ha pienezza e armonia, il tannino è fitto, attacco avvolgente e contrasto acido netto, notevole allungo sapido, in un contesto di frutto polposo piacevole. Castellinuzza di Cinuzzi - Naso elegante, fiori e frutti in armonia, cenni iodati; bocca equilibrata, decisamente godibile; tannino molto fine, centro bocca sapido sul frutto rosso, finale pulito e invitante. Colpisce anche la tenuta della bottiglia aperta il giorno prima. I Fabbri Lamole - Olfatto finissimo, con aromi minerali freschi, cenere, viola fresca e lampone in armonia; bocca ricca, di grande equilibrio; freschezza e sapidità a contrastare una bella avvolgenza ed un frutto pieno. Vallone di Cecione - Terra umida, sentori minerali, piccoli frutti neri, melagrana, cenni di radici aromatiche, complesso, piuttosto originale ma decisamente territoriale; bocca ricca (Panzano), c’è avvolgenza e succosità, tannino netto e fine, bel contrasto sapido-alcolico, allungo fruttato e minerale notevole. Vino di carattere che lascia presagire anche un’interessante evoluzione in bottiglia. il Sommelier | n. 2 - 2016

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2012 CHIANTI CLASSICO RISERVA I Fabbri “Lamole” - Naso fine, floreale, fresco, marino, invitante; bocca elegante, tannino presente e sfumato, tensione acida che percorre e sostiene tutto il sorso; verticale e lungo. Castellinuzza e Piuca - Olfatto elegante, minerale, terra e roccia, fiori rossi freschi e secchi, piccoli frutti di bosco, sfaccettato; bocca equlibrata, dinamica e precisa, tannino di grana fitta e fine; il vino entra discreto e poi si apre, in progressione, verso una bella sapidità, con finale molto lungo, complesso ed invitante, Castello della Paneretta - Naso complesso, intrigante, con note territoriali marine, piccoli frutti di bosco, cenni balsamici freschi, alloro e timo; al gusto ha grande equlibrio, con ingresso avvolgente, tannino fine e bella freschezza acida, netta sapidità minerale, una leggerissima nota tostata non pregiudica un finale decisamente roccioso, floreale e rinfrescante. Lamole di Lamole - Note minerali rocciose e di erbette aromatiche, fresche ed invitanti; fiori rossi; bocca agile, tutta giocata sulla freschezza, il frutto rosso e la sapidità; tannino lieve e preciso, finale succoso penetrante, non lunghissimo.

2010 CHIANTI CLASSICO RISERVA Castell’In Villa - Naso di grande distinzione aromatica e finezza, non ancora molto espresso, con tanti fiori e erbe aromatiche fresche, ciliegia e lampone; bocca potente ed elegante, tutta in progressione, con tannino dolce e tanta freschezza; finale 52

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lunghissimo, che pare non cedere mai, floreale e soprattutto marino; un vino che colpisce per la profondità minerale ed il carattere territoriale. L’azienda non si smentisce mai. Fattoria di Lamole “Castello di Lamole” - Rosso rubino scarico ma vivace; olfatto complesso, con note di salmastro e cenere, erbe aromatiche, fiori freschi, foglia di tè, aromi decisamente distinti e fini; in bocca ha equilibrio e grande persistenza minerale, acidità tagliente in un contesto di rotondità data dai piccoli frutti rossi di bosco succosi e rinfrescanti. Castellinuzza di Cinuzzi - Ciliegia matura ed altri piccoli frutti, melagrana e netti sentori di rosa; bocca di grande equilibrio, carnosa ma freschissima, verticale e pulita, con ritorni finali di ribes e roccia.

CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE Chianti Classico “San Lorenzo” Gran Selezione 2013 Castello di Ama - Naso fine e complesso, con frutto rosso pieno e netto, note di fiori rossi in potpourri; in bocca ha forza tannica rimarchevole, con grana fine, molto giovane; attacco

rotondo e pervasivo, acidità ben presente, finale preciso, pulito, molto lungo e progressivo. Chianti Classico Gran Selezione “Stielle” 2011 Rocca di Castagnoli - Olfatto minerale, sottobosco, ma anche fiori secchi e marasca matura; bocca di grande spessore, ricca, con tannino netto e finale umorale, terroso, ficcante e lungo, territoriale. Chianti Classico Gran Selezione “Vigneto San Marcellino” 2011 Rocca di Montegrossi – Naso balsamico con cenni tostati; bocca di grande struttura e freschissima acidità, tannino arrembante ma fine, molto persistente il finale, su note terrose, spezie e polpa di frutto rosso; decisamente sapido e caratteriale. Chianti Classico Gran Selezione Effe55 2011 Tenuta di Capriaia - Tipico e complesso, cinereo, frutto rosso, terra umida, alloro e rosmarino, fiori; bocca in progressione, ricca, con finale complesso, sfaccettato e puro; ha succosità continua, evidente, rinfrescante; tannino netto senza alcuno spigolo; vino profondo e territoriale. L’assaggio più emozionante.


di Davide Amadei

Chianti Lovers 2016:

l’anteprima della grande denominazione toscana

Coincidenza? Assolutamente no: l’Anteprima del Chianti si è svolta il 14 febbraio, giorno di San Valentino festa degli innamorati, ed è stata denominata per l’appunto Chianti Lovers, gli amanti, o innamorati, del Chianti.

C

ome tutti sanno, si tratta della amplissima denominazione che copre circa 15.500 ha, al di fuori del cuore storico del Chianti Classico, un po’ in tutta la Toscana, dalla Provincia di Arezzo a quella di Pisa, da Siena a Firenze, Prato e Pistoia, con le sottozone Colli Aretini, Colli Fiorentini, Colli Senesi, Colline Pisane, Montalbano, Rufina e Montespertoli. Il Consorzio Vino Chianti è nato nel 1927 ed oggi conta più di 3.600 produttori associati per 800.000 ettolitri annuali circa, con

un fatturato attorno ai 400 milioni di Euro e 110 milioni di bottiglie in commercio, in gran parte (70%) esportate, soprattutto verso U.S.A., Germania e Giappone. I produttori di alcune zone hanno inteso valorizzare le caratteristiche del proprio territorio ed hanno costituito appositi consorzi: si tratta del Chianti Rufina (20 aziende), del Chianti Colli Fiorentini (27 aziende) e del Chianti Colli Senesi (300 soci). All’Anteprima Chianti Lovers 2016, organizzata dal Consorzio Vino Chianti all’Ex-Manifattura Tabacchi

di Firenze, erano presenti 100 aziende con oltre 400 tipologie di vino; in particolare sono state presentate in degustazione l’annata 2015 per quasi tutte le zone (2014 per alcune, come la Rufina ad esempio) e la Riserva 2013. Significativa la dislocazione delle aziende, raggruppate per zone di provenienza, quasi a voler presentare le peculiarità e diversità dei singoli territori, con una loro intrinseca coerenza ed omogeneità. È stato particolarmente il Sommelier | n. 2 - 2016

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interessante l’assaggio, alla cieca e palese, anche alle postazioni delle aziende, dei prodotti del millesimo 2015: si è confermata la ottima riuscita della vendemmia, che appare completa, con equilibrio gustativo, corpo e freschezza, notevole espressività aromatica. In questa direzione, i Chianti “base” risultano una cartina di tornasole per comprendere l’annata, di cui i vini, perlopiù campioni da vasca d’acciaio, senza affinamento e senza legno, sanno parlare con sincerità e trasparenza. Spesso sono vini “gastronomici”, non certamente complessi, ma precisi e bevibili. Certamente, il rischio è di assaggiare prodotti semplici ed un po’ simili tra loro, dove il terroir non è tale da caratterizzare di sé le uve e i prodotti che ne derivano. Ma molte aziende nelle varie zone hanno vigneti in aree particolarmente vocate e sanno proporre qualità e sincerità territoriale, affidando al Sangiovese il ruolo di portabandiera indiscusso. Occorre segnalare che, come “sottozona” in quanto tale, nel suo complesso, la Rufina si stacca nettamente dalle altre: risulta un territorio omogeneo, caratterizzato, originale e di elevata qualità; in particolare la vicinanza ad alcune importanti vette dell’Appennino induce notevoli escursioni termiche che generano freschezza acida e complessità aromatica, ed il sottosuolo garantisce sempre una bella struttura sapida minerale. Del resto, il territorio della Rufina, indicato come “Pomino”, è tra i quattro che furono individuati come particolarmente vocati alla viticoltura nel Bando di Cosimo III de’ Medici nel 1716, 54

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e dunque merita la celebrazione del trecentesimo compleanno in questo anno 2016. Davvero interessanti, tra i Chianti Rufina, le Riserve 2013: equilibrio e struttura, verticalità e mineralità, piccoli frutti rossi e note marine, a marcare vini di grande carattere territoriale. In ogni caso, da questa Anteprima del Chianti D.O.C.G. risulta che la grande denominazione toscana, nonostante territori, zone e stili variegati, è in grande sviluppo qualitativo ed in crescita di consapevolezza: così, i Chianti Lovers sono sempre di più, alla ricerca di vini che fanno della bevibilità il loro punto di forza.

veste rubina vivace; al naso ha un buon mix di piccoli frutti e fiori rossi; bocca di notevole equilibrio, il tannino è leggero e fine, il sorso è agile, la freschezza acida lo sostiene, con finale succoso ed invitante, giocato sui piccoli frutti rossi.

Chianti “San Vito” 2015 Tenuta San Vito (Montelupo F.no) Frutto fragrante, netto, preciso, successivamente escono anche fiori rossi; bocca pulita, agile, con attacco rotondo ma subito fresco, con frutto pieno a centro bocca ed anche nel finale, con

I migliori assaggi Chianti Montalbano 2015 Fattoria Betti - Bel frutto rosso fresco, fine, non complesso; bocca con discreta presa tannica, morbidezza e frutto; freschezza acida notevole a creare un buon equilibrio ed una beva godibile. Chianti Colli Senesi 2015 Bindi Sergardi - Cenni minerali freschi, fiori rossi, semplice ma elegante; bocca equilibrata, con attacco pervasivo e giusto contrasto acido; pienezza di frutto a centro bocca, con sensazione sapida a creare contrasto nel finale non lungo. Chianti “Gota Rossa” 2015 Fattoria La Leccia (Montespertoli) - Freschezza ed equilibrio in bocca, naso con frutti rossi piccoli, pulito, efficace; al gusto ha buon corpo, piuttosto persistente, con discreta sapidità. Chianti 2015 Varramista - Dalla Provincia di Pisa un Chianti con il Sommelier | n. 2 - 2016

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fiori e piccoli frutti rossi; un vino davvero gastronomico. Una delle prime aziende, se non la prima, ad essere certificata biologica in Toscana, nei primi anni 1980. Chianti Rufina 2014 Fattoria Selvapiana - Un “base” di grande piacevolezza, che sa leggere bene l’annata difficile, fredda e piovosa; è tutto giocato, al naso, su fiori rossi freschi e fini; in bocca è certamente un po’ esile, con tannino appena percettibile, ma è agile e invitante, grazie alla acidità e ad un preciso frutto rosso fresco e goloso a creare equilibrio e succosità. Chianti Rufina Riserva 2013 I Veroni - Rosso rubino vivo e intenso alla vista, ha naso marino, iodato, con cenni freschi di arbusti e tanti fiori rossi eleganti; al gusto è dinamico, affusolato, quasi tagliente, il tannino è molto fine, il finale, di grande persistenza, è invitante, pulito, succoso. Chianti Rufina Riserva 2013 Frascole - Naso intrigante, molto fine, con nette sensazioni rocciose, marine, salmastre; bocca tesa e viva, tannino netto, grande freschezza, colpisce per la sapidità minerale che genera un notevole allungo; decisamente goloso e gastronomico. Chianti Rufina Vecchie Viti Riserva 2013 Marchesi de’ Frescobaldi - Tra i prodotti della grande azienda fiorentina, che ha nel Castello di Nipozzano una delle proprietà storiche, secolari, è questo il Chianti Rufina più legato alla tradizione, da vigne di almeno 40 anni d’età, con maturazione in grandi botti da 30 ettolitri. Insieme al Sangiovese 56

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ha un 10% di Colorino, Malvasia Nera e Colorino. Ha naso ben espresso, effettivamente classico, fresco, con frutti rossi ed alloro, cenni balsamici freschi; in bocca una struttura e presa tannica, colpisce la pulizia del finale, molto lungo, sapido e rinfrescante. Più moderno e un po’ frenato dall’uso del legno piccolo il (pur ricco e strutturato) Nipozzano Riserva 2012.

Chianti Rufina Riserva “Lastricato” 2011 Castello del Trebbio - Da un vigneto con ceppi di 40 anni di età, ha naso non molto espresso, giovane, elegante, con cenni marini, iodati, intriganti; in bocca ha grande progressione gustativa, in crescendo, entra discreto e poi si apre su frutti rossi, toni balsamici freschi, sensazioni minerali, ha tannino netto ma di grana fitta, finale lunghissimo con una rinfrescante scia sapida.


di Cinzia Vanzan e Anna Cardin - Fotografie di Federico Colautti

Gradito l’Abito in Rosso

VI Edizione

Anche quest’anno si è rinnovato il sodalizio tra i vini friulani e sloveni e la città lagunare. Gradito l’Abito Rosso per la sua VI edizione predilige il colore bianco.

P

rotagonisti nel calice quest’anno sono sauvignon, ribolla, friulano, malvasia, picolit, verduzzo, ramandolo, pinot, chardonnay, traminer, riesling, ma anche i meno conosciuti vitovska, zelen e pinela e gli ormai storici assemblaggi. La cornice è quella tradizionale delle sale liberty dell’Hotel Westin Europa & Regina Venice, le cui vetrate si riflettono sul Canal Grande. Di fronte, sull’altra riva, la Basilica della Salute, e scusate se è poco. il Sommelier | n. 2 - 2016

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Le impressioni degustative di Anna Cardin, Miglior Sommelier 2015 Anna ha scelto due vini rappresentativi della giornata.

OPOKA SAUVIGNON 2012, Goriska Brda, Marjan Simčič

Inizio specificando che, per capire questo vino, bisogna rendersi conto, prima di tutto, che abbiamo a che fare con un produttore profondamente radicato nel suo territorio. “Opoka” è come viene denominata la “ponca” al di là del confine, nella vicina Slovenia. Perché questa precisazione: si legge spesso sui libri, oppure su vari articoli, che le sostanze minerali ed inorganiche presenti nel suolo non possono essere rilevate all’olfatto. Più semplicemente, non è possibile sentire l’odore della Terra nel vino. Marjan si è portato da Dobrovo due pezzi di ponca, li ha bagnati e me li ha serviti su un piatto al ristorante (non sto scherzando), in abbinamento a due dei suoi vini. Mi ha fatto annusare ed assaggiare la terra, nel vero senso della parola. Qualcuno potrebbe pensare che ho avuto a che fare con un pazzo. Io rispondo che ci vorrebbero più pazzi come lui in circolazione. Questa indispensabile premessa, vale molto di più delle mie considerazioni sul suo Opoka Sauvignon, che cercherò di spiegarvi, cogliendone l’essenza e le caratteristiche fondamentali. Quindi, venendo a noi, questo Sauvignon si svela

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già alla vista ricco, giallo paglierino carico con riflessi d’oro, consistente, si intuisce subito che ha carattere e spessore. Naso esplosivo con note di arancia fresca, pera, mango, un vegetale aromatico che ricorda la salvia, i fiori di rosmarino, il basilico. Bisogna avere pazienza. Appena la temperatura si alza di un paio di gradi, dà il meglio di sé: crema pasticcera al limone, pepe bianco, anice stellato. Profuma di «ponca», quel profumo un po’ da radice di liquirizia, minerale, di roccia. Ecco la Terra che Marjan mi ha fatto «assaggiare» durante la cena. L’ho ritrovata nel calice. E lui aveva decisamente ragione. Il palato è un intreccio perfetto fra componenti morbide e dure che lo rendono di un›eleganza più unica che rara, complesso, carnoso ma allo stesso tempo agile e fresco. Lunga persistenza, appagamento totale dei sensi. Grande potenziale d›invecchiamento, concentrazione ed esaltazione di un vitigno nel terroir di Brda, vigne nelle mani della famiglia Simčič da cinque generazioni.

RONCO DELLE CIME FRIULANO 2014 Collio DOC, Venica & Venica

Approccio questo vino con immenso tatto e rispetto. Lo sanno anche gli astemi che il 2014 è stata un’annata difficile e capricciosa. Ma quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare. La famiglia Venica, produttori a Dolegna del Collio dagli anni trenta, mi è rimasta impressa. Sono capitata a casa loro con dei colleghi pochi mesi fa, fra l’altro con mezz’ora di preavviso. Niente paura. La signora Ornella, padrona di casa, ci ha accolto e ci ha fatto sentire a casa. Gianni e Giorgio ci hanno raggiunto appena finito di lavorare. Ecco presentata la famiglia Venica.

Meravigliosa accoglienza e ricordi indelebili. Ronco delle Cime, un friulano in purezza ottenuto da uve provenienti da uno dei migliori vigneti, selezionando solo i grappoli migliori. Ecco uno dei segreti per raggiungere la qualità anche in annate complicate. All’analisi visiva conquista immediatamente la tonalità giallo paglierina intensa, brillante e vivace. Naso di primo impatto fresco, diritto, ricco di sfumature olfattive che ricordano il pompelmo giallo, la scorza di limone, la salvia. Al secondo naso si schiude e mostra il suo lato più caldo con fini note di passion fruit, ananas, frutta a polpa bianca. Molto territoriale con sentori di pietra bagnata in sottofondo, riconducibili al terroir di provenienza. Al palato, piacevole rotondità, ben equilibrata dalla combinazione fra acidità e sapidità. Fermentazione e maturazione in legno per il 40%,per il restante 60% fermentazione ed affinamento in acciaio. Un chiaro esempio di come il legno sia uno strumento a servizio del vino senza essere elemento predominante, arricchendolo con eleganza. Grande bevibilità, versatile in abbinamento, un piccolo capolavoro figlio della pioggia e della passione di Casa Venica. Un vino moderno che gioca i suoi equilibri imponendosi con meno struttura, un’espressione di friulano attuale, vibrante e di impatto. Sarebbe il caso di dimenticare qualche bottiglia in cantina per capirne l’evoluzione nel tempo.


Una splendida giornata di sole che momentaneamente interrompe un inverno piovoso favorisce l’afflusso di pubblico. 64 aziende, ognuna presente con 3 vini. Un sodalizio che dura da secoli quello tra Venezia ed i vini dell’adiacente regione, i nobili veneziani infatti usavano “villeggiare” nelle terre friulane e farvi approvvigionamento di vini, tanto che ancor oggi la città di Sacile è detta “Giardino della Serenissima”. Vini dicevamo, ma non solo, il meglio della produzione casearia e di insaccati made in Friuli e Slovenia con prodotti di nicchia come i formaggi a latte crudo di Zoff, i prosciutti della famiglia Baita affinati in cantine naturali scavate nella roccia e i salumi Di Giorgio OGM free. La manifestazione ha visto anche la gradita partecipazione dei nostri vertici istituzionali: il Presidente Nazionale Graziella Cescon, il Vice Presidente Filippo Franchini, il

Segretario Nazionale Laura Maggi ed i consiglieri Luisella Rubin e Massimo Volpe. Paolo Ianna (Wine Events): “Da Caneva a Trieste uno spaccato perfetto che rappresenta le varie filosofie e scuole di pensiero ed i prodotti”. Lorenzo De Rossi (Delegato Fisar Venezia): “Un evento consolidato, un gran palcoscenico per Venezia”. Nicola Sabbatini (D.U.F. Fisar ): “Una storia comune, un modo di fare vino che ben si sposa con la nostra cucina e con la nostra tradizione”. L’elenco delle cantine presenti (Friuli Venezia Giulia): Antonutti, Bajta, Borgo Delle Oche, Borgo San Daniele, Bulfon, Butussi, Cantarutti, Casella, Castelvecchio, Cecchini, Conte Brandolini, Conte D’Attimis-Maniago, Dorigo, Drius, Ermacora, Ferlat Silvano, Fiegl, Gaspare Buscemi, Il Carpino, Il Roncal, La Buse Dal Lof, La Magnolia, La Roncaia, La Viarte,

Le Favole, Le Monde, Lis Fadis, Lis Neris, Marinig, Muzic, Petrussa, Pizzulin, Pizzutti, Rive Col De Fer, Rodaro, Ronc Soreli, Ronco dei Pini, Sara & Sara, Scubla, Skok, Specogna, Stanig, Tenuta Borgo Conventi, Terčič, Terre di Ger, Toros, Venica & Venica, Vigna Lenuzza, Vigna Petrussa, Villa Parens, Villa Russiz, Vizzutti, Zorzettig, Zuani. Slovenia: CV - Colja Vino, Čotova Klet, Gordia, Guerila, Montemoro, Simčič Marjan, Valter Sirk, Vinakras, Vina Štoka, Vinska Klet “Goriška Brda”. il Sommelier | n. 2 - 2016

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di Silvia Parcianello

Napoli

si colora di Rosa per accogliere le “Signore della FISAR”

Secondo Incontro Nazionale Fisar in Rosa, 11-12-13 marzo. La location prescelta è di quelle che si ricordano a lungo: Napoli, un crocevia di popoli, tradizioni, gusti e sapori.

E

ravamo in tante nel capoluogo campano in quei tre giorni, ad assaporare la cultura e i profumi di quella terra, a confrontarci, ognuna con la propria esperienza, la propria passione, la propria

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tensione verso il futuro. è un anno davvero rosa il 2016, o meglio lo è stato la fine del 2015. Graziella Cescon eletta Presidente Nazionale Fisar, prima donna in Italia a ricoprire una carica simile. E poi Anna Cardin,

che ha vinto il Concorso Miglior Sommelier dell’Anno Fisar 2015, a sua volta accompagnata sul podio da due damigelle, Nadia Salvador e Lisa Dal Lago, seconda e terza classificata. Il tutto a riprova che le ragazze, nel mondo del vino, ci sanno fare, e alla grande. Ma non è questo che voglio ricordare di questi tre giorni in terra napoletana. O meglio, non solo questo. C’è qualcosa che lega la donne della Fisar, le produttrici e i produttori incontrati, i territori visitati e sì, anche gli uomini; la passione. Per il proprio lavoro, per il territorio, per il buon vivere. La passione di Anita Mercogliano, coordinatrice Fisar in Rosa Sud Italia, che ha organizzato in modo impeccabile questo incontro, scovando per noi un albergo che pareva uscito da una favola, facendoci incontrare dei produttori appassionati, facendoci


conoscere un territorio unico e fiero, forgiato dal Vesuvio e baciato dal sole e dal mare. La passione di Peppino Pagano, imprenditore turistico di successo, che con l’Azienda Agricola San Salvatore di Giungano ha cominciato un lavoro di valorizzazione e rispetto del territorio cilentano. Oltre 450 bufale danno latte in abbondanza per fornire una famosa azienda casearia di Paestum e materiale per ricavare concime con un ciclo biodinamico di recupero delle lettiere bufaline. Concime che viene utilizzato nelle vigne di Stio Cilento e di Capaccio, da cui si ricavano vini che, pur nella loro giovinezza, hanno già avuto prestigiosi riconoscimenti. Un’azienda moderna che si avvale di professionisti come l’enologo Riccardo Cotarella e il maestro Gillo Dorfles che ha disegnato personalmente 12 etichette. Simbolo aziendale? Il bufalo, ovviamente. La passione di Patrizia Malanga,

vignaiola di Vietri sul Mare, Costiera Amalfitana, che attraverso il suo Ragis Rosso, da uve Aglianico e Piedirosso, ci ha portate alla scoperta dell’Azienda Le Vigne di Raito, 2 ettari di terrazzamenti a picco sul mar Tirreno, dove le viti sono circondate da limoneti, ulivi secolari, mirti. Solo passione e amore per il territorio portano a lavorare questi fazzoletti di terra strappati alla roccia, in cui l’unica via possibile è quella manuale. La passione di Maria Ida Avallone, figlia di Francesco Avallone, magistrato che ha riportato alla luce il vino degli antichi Romani, il Falerno. Siamo state accolte nell’Azienda Villa Matilde, una fattoria nel casertano, alle pendici del vulcano spento di Roccamonfina per assaporare vini particolari, come l’aperitivo con uno spumante metodo classico a base aglianico ma soprattutto il Falerno del Massico nelle sue varie espressioni, il tutto accompagnato

da sapori tradizionali, pasta e patate, mozzarella di bufala, risotto al limone, graffe. Trasuda amore per il suo territorio e per il suo lavoro Maria Ida, potremmo stare ad ascoltarla per ore mentre ci racconta del recupero della Falanghina, vitigno tipico del Falerno Bianco, o della produzione degli altri vini di Villa Matilde. La passione degli altri produttori di Falerno del Massico, che

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si sono riuniti per noi a Villa

per la prorompente personalità

Matilde. Su tutti ricordo Maria

dei vini realizzati da Paola Riccio,

Felicia Brini, con il suo “Etichetta

produttrice dell’attiguo areale

Bronzo”, superba espressione di

delle Terre del Volturno.

Falerno Rosso e Antonio Papa,

La passione dei ragazzi della

con l’altra versione, quella da

Delegazione Fisar Napoli

uve Primitivo (biotipo Falerno per

Comuni Vesuviani, che hanno

l’appunto), un rosso di grandi

curato la buona riuscita della

potenza ed eleganza, difficile

riunione. Ancora, la passione

da dimenticare. Ma non solo

di Ugo Baldassarre, nostro

Falerno: all’appuntamento a Villa

accompagnatore e condottiero

Matilde c’è stato spazio anche

in questa tre giorni; di Maria Pia

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Gori, Patrizia Loiola, Emma Lami e di nuovo Anita Mercogliano, responsabili di zona Fisar in Rosa. La passione della nostra Presidente Nazionale Graziella Cescon, che non è voluta mancare nella circostanza e, proprio appena conclusa una seduta del Consiglio, dopo un lungo viaggio ci ha raggiunte a Napoli, giusto in tempo per la riunione serale. Da ricordare la Tavola Rotonda, che ha avuto luogo nella splendida cornice di Palazzo Caracciolo, caratterizzata dagli interventi di Anita, Maria Ida e Graziella e da quelli di altre donne impegnate nel mondo del vino, come la blogger Adele Granieri e la chef pasticciera Anna Chiavazzo, nonché dall’affascinante presenza di Elena Martusciello, past president nazionale delle Donne del Vino. Infine Luisella Rubin, che nel suo intervento conclusivo, ha accennato ai programmi futuri di Fisar in Rosa e, con l’ausilio di suggestive immagini, ci ha ricordato le tantissime attività svolte nel corso di questi anni, in vari luoghi d’Italia. è stata un’ulteriore occasione per porre in evidenza quanto le donne siano capaci di fare, in termini di contributi concreti, per la crescita e lo sviluppo di tutta la nostra Fisar. Un grazie particolare va quindi proprio a Luisella Rubin, Coordinatrice Nazionale Fisar in Rosa, che con immutata passione ci porta a conoscere i vigneti più belli d’Italia. L’anno scorso Montalcino, quest’anno Napoli e la Campania. Si accettano scommesse per l’anno prossimo.


QUALITY News In commercio l’amarone “le bessole” 2011 di accordini igino “Perché non partecipiamo all’anteprima dell’Amarone? Semplice, perché vogliamo far assaggiare il nostro Amarone solamente quando lo riteniamo pronto e quindi preferiamo tenercelo in cantina anche qualche anno in più, ma quando lo “stappiamo” siamo sicuri di regalare un’emozione unica a chi lo beve!”. Queste le parole di Guido Accordini, titolare con la moglie Liliana della storica cantina Accordini Igino, sull’Amarone della Valpolicella DOCG “Le Bessole”, di cui ha appena messo in commercio l’annata 2011 presentandolo al Vinitaly (quest’anno l’anteprima organizzata dal Consorzio ha riguardato il 2012). L’Amarone “Le Bessole” 2011 (Corvina Veronese e Corvinone 70%, Rondinella 20%, Rossignola 10%, circa 40.000 bottiglie prodotte) si presenta di un bel granato intenso, grande personalità e carattere, naso speziato, frutta sotto spirito e liquirizia su tutti. In bocca si evolve ad ogni sorso in un crescendo di sapori morbidi, armonici, persistenti. Un vino perfetto per accompagnare carni grigliate e secondi strutturati, sorprende anche abbinato all’aragosta e ai formaggi. Ha una gradazione alcolica del 15% e va servito a 18°-20° C. Oltre l’Amarone, l’Azienda produce i tipici Recioto, Ripasso, Valpolicella Superiore, ma anche un Corvina Veronese e un Corvina Rosè Brut per un totale di 130.000 bottiglie, tutte con vinificazione organica, senza alcun utilizzo di lieviti aggiunti. ACCORDINI IGINO WINERY www.accordini.it

ISOLABELLA della Croce STRAVINCE a BERLINO Un continuo successo internazionale per l’azienda Isolabella della Croce di Loazzolo, che si è aggiudicata la doppia medaglia d’oro al Berlin International Wine Competition sul Superlodo 2010, un premio riservato alle eccellenze dell’anno. Questo Monferrato Rosso racchiude in sé differenti uve e ne esalta peculiarità e caratteristiche: Barbera, Pinot Nero, Cabernet Sauvignon e Merlot sono tutti vitigni coltivati in azienda, affinati separatamente per poi creare questo blend molto particolare apprezzato dai palati di tutta Europa. Vince la medaglia d’argento l’Augusta Barbera d’Asti Superiore Docg “Nizza” 2011, che si sta confermando una Docg emergente molto apprezzata e mette in risalto la sottozona “Nizza” agli occhi del mondo intero. La cantina è stata premiata anche con il vessillo di cantina italiana dell’anno, tra le oltre 200 aziende partecipanti. Il Berlin International Wine Competition fa parte degli International Beverage Competitions tra i quali sono inclusi anche il New York International Wine Competition e il Melbourne International Wine Competition. Tutti concorsi sono stati fondati da Adam Levy sviluppatore e critico del blog e sito internet “the Alcohol Professor”, molto influente negli USA. BORGO ISOLABELLA S.S. www.isolabelladellacroce.it


QUALITY News In libreria “LA CUCINA DEL SENZA” di MARCELLO CORONINI

Un distretto del lambrusco, la proposta lanciata alla cantina di gualtieri

Mangiare bene senza usare sale, grassi o zucchero aggiunti: questa è la sfida alla base de La Cucina del Senza®. La pasta senza sale o la torta di mele senza zucchero sono sane dal punto di vista nutrizionale, ma possono essere anche buone? La risposta è in questo libro: tante ricette semplici e ricche di gusto, perfette per la cucina di ogni giorno, per una cena con gli amici o per una festa in famiglia, dimostrano che bastano piccoli accorgimenti per guadagnare in salute senza rinunciare al piacere di mangiar bene. L’autore ha studiato un libro destinato a rimanere in cucina: non sarà solo un nuovo modo di cucinare, ma un nuovo modo di vivere, dove i piaceri della tavola incontrano finalmente anche quelli della salute. “La “Cucina del Senza” decreta una vera e propria rivoluzione alimentare che mette insieme gusto e salute: è rivolta soprattutto alle cuoche e ai cuochi di casa che devono destreggiarsi con commensali diversi, a dieta per i più svariati motivi. A tutti è capitato di provare ricette dietetiche, ma si tratta di preparazioni senza gusto e tristi. La Cucina del Senza è una cucina gustosa in cui non ci si accorge della mancanza di sale, di grassi o di zucchero. Invitare a cena amici non anticipando nulla e preparare alcuni piatti “senza” significa ricevere i complimenti per la piacevolezza e il gusto delle preparazioni. Lo stupore sarà totale quando racconterete che non avete utilizzato sale, grassi o zucchero” - racconta Marcello Coronini, ideatore de La Cucina del Senza e delle ricette di questo volume - “È adattabile ad ogni regime alimentare in atto: una dieta non dieta che coinvolge tutta la famiglia. Una ricca introduzione svela i benefici e i principi della Cucina del Senza, con tutte le indicazioni necessarie per metterli in pratica ogni giorno: non servono rivoluzioni, basta fare attenzione agli ingredienti e alle tecniche di cottura”.

Tutelare la produzione dei vitigni autoctoni e valorizzare il Lambrusco in un momento in cui la sovrapproduzione di vino sta mettendo a rischio l’intero settore e tutta la filiera: con questi due obiettivi venerdì 30 aprile si è svolto alla Cantina di Gualtieri (RE) il convegno “Lambrusco: tanti attori per un’unica proposta. Quali sinergie e strategie fra il sistema locale del Lambrusco”. Sotto i riflettori è stato il recente tentativo – per ora bloccato – di liberalizzare i vitigni da parte dell’Europa, con l’Italia che vedrebbe “rapiti” i propri vitigni autoctoni dagli altri paesi. La risposta che arriva dal convegno di Gualtieri, in cui il direttore commerciale della Cantina ospitante Mauro Manini ha illustrato il posizionamento del Lambrusco sui mercati nazionali ed esteri, è la creazione di un Distretto del Lambrusco, che tuteli gli oltre tremila viticoltori reggiani in tutto il mondo, producendo innovazione, sinergie e rafforzando l’identità territoriale. La proposta di uno “scudo stellare” per il Lambrusco ha trovato d’accordo i numerosi esponenti della politica e dell’economia intervenuti al convegno, che torneranno a incontrarsi per dare concretezza al progetto.

MARCELLO CORONINI, “LA CUCINA DEL SENZA” FELTRINELLI-GRIBAUDO

CANTINA SOCIALE DI GUALTIERI www.cantinasocialegualtieri.it

COL VETORAZ D’ORO a MUNDUS VINI 2016 Ha i colori dell’oro per Col Vetoraz la 18° edizione del Gran Premio Internazionale Mundus Vini 2016, tra i concorsi enologici più qualificanti a livello europeo. Il Valdobbiadene Superiore Brut DOCG annata 2015 infatti, si è aggiudicato la Medaglia d’Oro, valutato da una giuria internazionale di 160 componenti provenienti da 36 paesi


QUALITY News che ne hanno decretato l’eccellente livello qualitativo. Lo spumante Brut proviene dai vigneti di collina esposti a ponente, dove la maturazione delle uve è ideale per ottenere questo tipo di vino: ha un profumo delicato e leggermente aromatico, e un gusto asciutto e sapido, intenso e privo di spigolosità. Si sposa egregiamente con crostacei e pesci pregiati. Col Vetoraz, situata nel cuore della Docg Valdobbiadene, si trova nel punto più elevato della celebre collina del Cartizze, a quasi 400 mt di altitudine. Nel 1993 Francesco Miotto discendente dell’omonima famiglia, insieme all’agronomo Paolo De Bortoli e all’enologo Loris Dall’Acqua hanno dato vita a ciò che è l’attuale realtà, una piccola azienda vitivinicola che in appena 20 anni ha saputo innovarsi e crescere raggiungendo il vertice della produzione di Valdobbiadene Docg sia in termini quantitativi che qualitativi, con oltre 1.800.000 kg di uva Docg vinificata l’anno da cui viene selezionata la produzione di 1.000.000 di bottiglie vendute. Grande rispetto per la tradizione, estrema cura dei vigneti e una scrupolosa metodologia della filiera produttiva e della produzione delle grandi cuvée hanno consentito negli anni di ottenere vini di eccellenza e risultati lusinghieri ai più prestigiosi concorsi enologici nazionali ed internazionali, tra i quali spiccano ben 6 Gran Medaglie d’Oro al Concorso Vinitaly, l’ultima delle quali assegnata nel 2015 al Valdobbiadene Superiore di Cartizze DOCG. COL VETORAZ SPUMANTI SRL www.colvetoraz.it

SOAVE SUPERIORE DOCG MONTE SAN PIERO Nella terra del Soave e dei Monti Lessini, zona di vini bianchi di eccellenza, l’Azienda Sandro De Bruno ha vigneti che si adagiano a 600 m di altezza sul Monte Calvarina, un antico vulcano ormai inattivo ricco di sostanze minerali che conferiscono ai vini un carattere unico. L’esposizione a sud, l’insolazione giornaliera, la ventilazione e l’escursione termica notturna donano all’uva peculiarità e maturazione omogenea con caratteristiche di freschezza, acidità e mineralità spiccate. L’uva è Garganega in purezza, la vendemmia in cassette con

selezione dei grappoli, diraspatura, ulteriore selezione degli acini, pigiatura e pressatura soffice in saturazione d’azoto. Fermenta in botti di rovere francese da 30 Hl per donare corpo e rotondità. Il colore è intenso, giallo brillante con guizzi dorati. Al naso mostra un aroma ampio, complesso, con spiccati sentori di frutta esotica matura e note di pepe bianco e vaniglia per l’affinamento in legno. Di buona grassezza, al palato è ricco, corposo, vellutato e armonico, con ottima struttura minerale e una buona espressività nel lungo finale. La gradazione alcolica è di 13,5% vol. Perfetto in abbinamento con primi piatti a base di funghi, crespelle, carni bianche, coniglio arrosto alle erbette, carni alla griglia, cotechino, pesci saporiti di mare e d’acqua dolce, frutta secca. Di ottima serbevolezza, intriga la sua evoluzione tra i 5 e i 7 anni. Si serve a 12-14º C. AZ. AGR. SANDRO DE BRUNO www.sandrodebruno.it

Il nuovo vino di GIOVANNA TANTINI è “MA.GI.CO”! È l’ultimo arrivato nelle produzioni aziendali. Un vino nuovo in tutti i sensi. Il potenziale della Corvina Veronese proveniente da due diverse zone (Castelnuovo e Lazise) espresso nella sua dimensione della freschezza e bevibilità. E dai nomi di MArco e GIovanna e dall’uva COrvina è quindi nato MA.GI.CO. Una tecnica di vinificazione particolare che, nel mantenere il colore chiaro tipico della Corvina Veronese valorizzata dalla bottiglia bianca, ha saputo creare un “vino rosso” da bere alla temperatura alla quale si bevono i vini bianchi, per poterne apprezzare compiutamente la particolarità e semplicità. Vendemmiato a rigorosamente a mano a metà settembre, dopo una breve macerazione carbonica, pressatura e chiusura della fermentazione


QUALITY News alcolica a 24°C in acciaio inox, subisce la Fermentazione malolattica con batteri selezionati. Riposa 4 mesi in vasche di acciaio inox e 1 mese in bottiglia prima di venire messo in commercio. Dall’elegante colore rosso rubino tenue con riflessi violacei, sviluppa delicati profumi con note di ciliegia e fragoline di bosco. In bocca è intrigante e originale, mantiene la freschezza e la sapidità di un vino bianco e nel contempo persistenza e lunghezza di un giovane vino rosso. Ideale come aperitivo, è ottimo abbinato con primi di pasta, pesce, fritti di pesce o formaggi freschi. Si serve fresco. AZ. AGR. GIOVANNA TANTINI www.giovannatantini.it

NDtech®, il primo tappo in sughero garantito con tca non rilevabile Dal colosso mondiale Amorim, leader di mercato, una rivoluzione assoluta: tappi in sughero naturale con la garanzia di TCA non rilevabile* grazie a NDtech®, tecnologia di controllo qualità individuale. È infatti l’unica tecnologia in fase di validazione da parte di due dei leader mondiali nella ricerca del mondo enologico: la tedesca Geisenheim University e The Australian Wine Research Institute (AWRI). E che a breve verrà convalidato, in maniera sempre indipendente, anche da altri importanti istituti di settore. La richiesta è esponenziale in tutto il mondo: le cantine possono ora contare su un tappo eccellente come sempre e per di più garantito. Un successo fin dal lancio, i primi ordini interessano già ora Italia, Francia, Spagna, Portogallo, USA e Germania. Questa anteprima mondiale rende totali le misure di controllo qualità Amorim per lo screening ad alta precisione dei singoli tappi di sughero, tale da eliminare i pezzi contaminati da tricloroanisolo (TCA) prima che

entrino nella catena produttiva. L’avanguardia tecnologica analizza ogni singolo pezzo in pochi secondi, rileva la presenza di una molecola con un grado di 0,5 nanogrammi di TCA per litro (parti per trilione) e rimuove automaticamente i tappi incriminati. Il livello di precisione è stupefacente, l’equivalente di una goccia d’acqua in 800 piscine olimpioniche. Carlos Santos, a.d. di Amorim Cork Italia afferma: “Questa tecnologia innovativa presenta l’opportunità di sfruttare i vantaggi esclusivi del sughero naturale sostenibile, sapendo che Amorim ha esaminato e garantisce ogni singolo tappo. L’Italia, con la sua grande storia di vini, aspettava da anni una soluzione del genere. Il sughero è la miglior chiusura per il vino, ora questo diventa innegabile: con NDtech® la remota possibilità di trovare una bottiglia alterata dal gusto di tappo viene superata. Offriamo una garanzia importante e totale alle cantine che lo richiedono: tappi controllati singolarmente”. AMORIM CORK ITALIA S.P.A. www.amorimcorkitalia.com

SELIDA, il nuovo GEWÜRZTRAMINER di CANTINA TRAMIN La culla del Gewürztraminer, vitigno aromatico per eccellenza, è l’Alto Adige e Cantina Tramin è il produttore altoatesino che ne ha fatto una missione, tanto che Decanter, in un recente articolo la annovera tra le 8 migliori cooperative vitivinicole italiane e la definisce “miglior produttore di Gewürztraminer”. Un vitigno dalle origini antiche, capostipite di grandi vini secchi o dolci, tutti contraddistinti da una particolare, inconfondibile intensità di profumi. Con tutte le migliori prerogative, nasce “Selida” ossia “piccolo maso” in tedesco antico. Gewürztraminer in purezza, da una selezione di vigneti situati a un’altezza che varia dai 300 ai 500 metri slm, con un terroir che regala uve di elegante mineralità ed esposto sud-est, così da beneficiare a lun-


QUALITY News go dell’esposizione solare a vantaggio di un’evoluzione ottimale dei profumi. La forte escursione termica, con temperature notturne particolarmente basse, consente di preservare tutta la carica aromatica e si traduce in un caleidoscopico spettro olfattivo di rara eleganza. Dal caratteristico colore giallo paglierino intenso dai riflessi dorati, nel calice rivela note intense di petali di rosa che aprono un caratteristico bouquet fiorito-fruttato che muta e si evolve in sentori vagamente orientaleggianti di litchi e spezie. Un vino strutturato, con una consistenza setosa e una mineralità di grande equilibrio ma che rilascia al palato una freschezza sorprendente. Ottimo per accompagnare antipasti a base di pesce, crostacei e frutti di mare, diventa incantevole con i piatti della cucina creativa o in abbinamento a cibi più speziati, come quelli della cucina orientale e a quella esotica in genere.

dane) scandiranno il cammino tra la natura e i colori del Piceno. Musica dal vivo, focus interattivi sui prodotti e piccole sorprese di strada accompagneranno i partecipanti fino all’arrivo in piazza a Offida. www.picenumtour.it

ORLANDO PECCHENINO nuovo Presidente dopo PIERO RATTI

CANTINA TRAMIN www.cantinatramin.it

Cucina d’Autore e vini eccellenti alla mangialonga picena Una giornata da trascorrere tra vigneti e sapori, facendo tappa tra cantine e aziende agricole per lasciarsi deliziare dalle creazioni di nove grandi chef e scoprire i tesori naturali di un suggestivo angolo delle Marche. Dopo il successo delle prime due edizioni, torna domenica 24 luglio la Mangialonga Picena, passeggiata enogastronomica sui colli di Offida (Ascoli Piceno) organizzata dall’associazione culturale Picenum Tour. Protagonisti della camminata gourmet lunga 6 km saranno i vigneti della Docg Offida e i prodotti tipici. I piatti creativi di nove chef e i vini di sette cantine (Tenuta Cocci Grifoni, Poderi Capecci San Savino, Aurora, Paolini e Stanford, San Filippo, Tenuta La Riserva e Colline Offi-

Orlando Pecchenino è il nuovo presidente del Consorzio di tutela del Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. Un’elezione nel segno della continuità: Pecchenino succede a Pietro Ratti, rimasto in carica per due mandati. Viticoltore di Dogliani, 54 anni, per tre anni vice presidente del Consorzio insieme ad Aldo Vacca, direttore della Produttori Barbaresco, il nuovo presidente è chiamato a guidare un Consorzio con oltre 500 aziende vitivinicole associate che rappresentano un territorio di circa 9 mila ettari di vigneti, in gran parte riconosciuti Patrimonio dell’Umanità Unesco, una produzione di oltre 60 milioni di bottiglie e 10 denominazioni tutelate (Barolo, Barbaresco, Dogliani, Dolcetto di Diano d’Alba, Barbera d’Alba, Langhe, Dolcetto d’Alba, Nebbiolo d’Alba, Verduno Pelaverga, Alba). Pecchenino è anche l’espressione di un territorio e di una denominazione, il Dogliani: “La mia elezione – dice il neo presidente – è insieme continuità con il lavoro svolto finora da Pietro Ratti e volontà di far crescere tutte le Langhe. Tutela massima al Barolo e al Barbaresco che, grazie alle capacità e professionalità dei produttori, hanno fatto grande questo territorio e grande attenzione allo sviluppo e alla crescita degli altri vini”. www.langhevini.it


di Jimmy Pessina

Da Fermo un segnale all’Italia e al mondo:

Tipicità 2016

si congeda con tanto ottimismo Tra gli eventi più gettonati, le presentazioni con degustazioni dei Sommelier della Fisar della Delegazione dei Castelli di Jesi.

A

lan Friedman l’ha definita una “piccola Davos”, il think tank svizzero che traccia gli scenari futuri in campo economico, per sottolineare il fermento creativo, lo sguardo di prospettiva, il confronto a tutto campo che hanno pervaso la ventiquattresima edizione di Tipicità. Una crescita

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nelle presenze del 15%, rispetto al già eccellente risultato della passata edizione pre-EXPO 2015, ben 227 realtà presenti, oltre 90 partner pubblici e privati cooperanti nell’organizzazione, un palinsesto di 126 eventi. Tra gli eventi più gettonati, le presentazioni con degustazioni dei Sommelier della Fisar. Infatti, sono stati ben tre gli eventi curati da Mariella Dubbini, segretario della delegazione FISAR Castelli di Jesi e da Giovanni Elce Fabretti, Consigliere Nazionale Fisar, coadiuvati dai Sommelier delle Marche. Un confronto a tutto tondo, non autoreferenziale, ma proiettato sul mondo, con la Federazione

Russa ospite d’onore e l’Ecuador, campione di biodiversità e sviluppo sostenibile, in veste di “osservatore interessato”. La manifestazione si è congedata lasciando in eredità un patrimonio di “ottimismo consapevole”, espressione cara a Nunzio Tartaglia, direttore generale di


UBI-Banca Popolare di Ancona, che lascia ben sperare per il futuro e, a detta di Gioacchino Bonsignore, caporedattore del TG 5, “traccia la strada giusta, quella dell’identità e della qualità”. A Fermo si è realizzato anche il primo Agorà delle Piccole Italie, con il

contributo di altre comunità locali a torto definite “minori”, spesso depositarie di autentici scrigni di quella “diversità virtuosa” che rendono l’Italian style un sinonimo di raffinatezza e buon gusto che tutto il mondo ammira! Va in questa direzione

l’assegnazione del PREMIO TIPICITÀ 2016 a Marcello Masi, direttore del TG2, per aver contribuito a valorizzare, con la fortunata trasmissione “Signori del vino”, quell’inesauribile patrimonio di unicità e territorialità che vive intorno alla vite ed al vino. Di grande impatto è stato il processo spettacolo alla carne ed al vino, condotto da Patrizio Roversi e Marco Menghini di Linea VerdeRAI, per rivendicare l’infondatezza di dannosi luoghi comuni, troppo spesso indotti dall’influenza di multinazionali senza territorialità! “Il fenomeno Tipicità è una questione di prospettiva!” – ha sottolineato il direttore Angelo Serri – “Abbiamo operato una scelta ben precisa, che nel 1993 raccoglieva la sensibilità di una nicchia, ma oggi è condivisa da una grande comunità che crede nel valore delle differenze e del confronto, per una crescita sostenibile. Sotto tutti i punti di vista!”. il Sommelier | n. 2 - 2016

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di Francesca Corsi

PiacereDiVino 2016 Trentadue le aziende espositrici in uno spazio espositivo di 300 metri quadri che ha accolto non solo vino ma anche prodotti enogastronomici di eccellenza e tante iniziative.

L

e eccellenze vitivinicole e agricole più rappresentative del territorio toscano sono state protagoniste della terza edizione di “PiacereDiVino”, uno dei saloni enogastronomici emergenti nel panorama toscano, organizzato domenica 13 marzo dalla Delegazione Fisar di Pontedera in collaborazione col gruppo di degustazione

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“PuroMalto” di Pisa. La manifestazione, allestita al Black Line Café di Bientina (Pisa), ruotava ancora intorno ai cardini che ne hanno decretato il successo nelle edizioni precedenti: ampliare la conoscenza della cultura enogastronomica locale più sana ed equa, proveniente da produzioni biologiche o naturali, puntando sulla qualità e tipicità

delle produzioni agricole e vitivinicole locali. In un’esperienza degustativa che ha avuto anche quest’anno come punto di partenza l’incontro tra visitatore e produttore. Trentadue le aziende espositrici a “PiacereDiVino”, uno spazio espositivo di 300 metri quadri che ha accolto non solo vino ma anche prodotti enogastronomici


di eccellenza, degustazioni tematiche, shop, e anche un concorso “social” che ha premiato la migliore foto e il miglior messaggio inviati dai visitatori sui canali interattivi della manifestazione. Presenti anche due laboratori, il primo organizzato dalla Fisar Pontedera dedicato ad una degustazione verticale di “sagrantino 25 Anni” (le annate

coinvolte: 2003, 2005, 2008 e 2011) dell’azienda Arnaldo Caprai di Montefalco e condotta dal sommelier e Consigliere Nazionale Massimo Bracci, il secondo a cura del gruppo “PuroMalto” che ha allestito un’“officina di approfondimento” di birra artigianale con il sommelier Simone Cantoni e uno show-cooking, svolto per due volte durante la giornata, tenuto dalla chef Cristina Pistolesi,

con la collaborazione degli allievi della scuola Art in Cooking. La Delegazione di Pontedera Valdera ringrazia i sommelier della propria delegazione e della Delegazione di Empoli, che si sono resi disponibili nell’arco della giornata per il servizio. Le aziende che hanno esposto partecipato a “PiacereDiVino” 2016 li trovate a questa pagina web: http://eventipiaceredivino.it/

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a cura del Coordinamento FISAR Centro

Tirreno CT 2016 Grande affluenza alla manifestazione e allo stand della FISAR, vero punto di riferimento per il settore dell’ospitalità dell’intero centro Italia.

D

ietro l’abile regia della Delegazione Versilia, si sono alternate varie

guida del Commissario Fabio

liberi, offerti per tutta la giornata,

Bagni. Moltissime le persone

hanno incontrato il favore del

che hanno particolarmente

numeroso pubblico.

delegazioni per tre giorni, portando

apprezzato quelle a tema, nelle

Un’iniziativa da annoverare

a Marina di Carrara la cultura

quali i Sommelier empolesi – Lucia

senz’altro tra le più positive

dell’enogastronomia in veste

Lapi, Mauro Veltroni, Elvira Bagni,

tra quelle portate avanti dalla

FISAR.

Ana Pavlina Miocevic e Stefano

Delegazione di Empoli, che

Hanno aperto la giornata di

Cappelli, coadiuvati dai soci Ilenia

con dedizione e professionalità

Domenica 28 Febbraio le

Nicastro, Federica Bruni e Denise

sta promuovendo come meglio

interessanti degustazioni guidate

D’Angelo – hanno magnificamente

non si potrebbe le eccellenze

dai rappresentanti della neonata

abbinato prodotti e vini del loro

enogastronomiche dell’Empolese

Delegazione di Empoli, sotto la

territorio; ma anche gli assaggi

- Valdelsa, un distretto che sentiva

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senz’altro il bisogno dell’attività della nostra Federazione per essere valorizzato a dovere su tutto il territorio nazionale, e segnatamente anche al TIRRENO CT. Lunedì 29 Febbraio e Martedì 1° Marzo la Delegazione de L’Aquila ha presentato assieme ad alcuni produttori le specialità enogastronomiche della Regione Abruzzo, in forte crescita culturale, proponendo interessanti abbinamenti. L’esperienza proposta da Angela Palombo, Aurelia Della Rocca, Giuseppe Caudai e Giancarlo Lo Re è stata estremamente positiva per aver fatto apprezzare i vini abruzzesi ad un folto pubblico particolarmente esigente. Oltre al Montepulciano, Trebbiano, Passerina, la parte del leone lo ha fatto il Cerasuolo, molto richiesto dalla maggior parte dei degustatori. Oltre a questo è stato possibile aver preso diversi contatti con molti operatori del settore dell’enogastronomia e delle realtà legate al vino, uno per tutti il museo del vino di Firenze che ha dato la sua disponibilità ad ospitare iniziative abruzzesi nel museo. Uno dei punti di maggior interesse è stato quello del coinvolgimento della delegazione abruzzese con un sommelier, Angela Palombo, alla giuria per la gara dei pizzaioli senza frontiere. La presenza della chef e sommelier Angela è stata utile per giudicare la qualità della pizza e l’abbinamento con il vino, la birra ed altre bevande. Per questo vi è stato ampio riconoscimento alla Fisar Abruzzo da parte dei professionisti che abitualmente partecipano a gare nazionali ed internazionali. il Sommelier | n. 2 - 2016

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a cura di Gladys Torres Urday - Fonte Ufficio Stampa Verona Fiere - Credit immagini © FotoEnnevi Veronafiere e Jimmy Pessina

50° vinta la sfida della qualità I 130.000 operatori di cui 50.000 provenienti da 140 paesi esteri, 28.000 buyer accreditati, 29.000 presenze al “Fuori Salone - Vinitaly and the City”.

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n crescita buyer e affari, con visitatori sempre più qualificati. È la cifra di

quadrati netti espositivi, prima

di 30 Paesi. Quasi 50mila le presenze straniere, con 28mila buyer accreditati dai mercati internazionali in aumento del 23% rispetto al 2015, grazie al potenziamento delle attività di incoming di Vinitaly e del Piano di promozione straordinaria del

rassegna al mondo per superficie

Made in Italy.

con più 4.100 espositori da più

Il fuori salone Vinitaly and

Vinitaly 2016 che chiude oggi

con 130mila operatori da 140 nazioni e ha visto superare lo storico record di 100mila metri


the City ha registrato 29mila presenze, interpretando la strategia di diversificazione dell’offerta per gli operatori professionali a Vinitaly, da quella rivolta ai wine lover, appassionati e giovani con degustazioni, spettacoli ed eventi culturali nelle piazze del centro storico di Verona con la presenza qualificata dei Sommelier FISAR capitanati dal Responsabile Nazionale dei Servizi Massimo Marchi coadiuvato dal Consigliere Nazionale Massimo Volpe. «L’obiettivo era quello di dare un segnale chiaro alle aziende espositrici e ai visitatori, per fare in modo che la 50ª edizione di Vinitaly fosse quella che proiettava la rassegna nei prossimi cinquant’anni – commenta il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese

–. L’aver saputo mantenere la parola data e creare un format che ha soddisfatto in pieno le attese, sia per il wine business in fiera sia per il wine festival in città, con una edizione di Vinitaly and the City dai grandi numeri, è motivo di orgoglio e di impegno per migliorare ulteriormente il prossimo anno». «Questa edizione è stata l’occasione, inoltre, per celebrare la storia di una manifestazione che da 50 anni promuove nel mondo il vino italiano e la sua cultura – continua Danese –. Per la prima volta, infatti, un Capo dello Stato ha inaugurato ufficialmente Vinitaly. Il Presidente Mattarella ha ricordato la funzione del Vinitaly quale “vettore e simbolo della qualità vitivinicola italiana, apprezzata nel mondo”, nell’ambito di un progetto di

“internalizzazione e sostegno dell’export verso nuove aree di consumo”». Vinitaly 2016 ha ricevuto la visita anche del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che ha discusso degli sviluppi delle vendite digitali del vino, insieme a Jack Ma, fondatore di Alibaba, il colosso dell’e-commerce cinese che proprio da Verona ha lanciato il 9 settembre la Giornata del vino in Cina. Con loro anche il ministro alle Politiche agricole Maurizio Martina, che nella giornata conclusiva ha organizzato in fiera il Forum dei ministeri europei dei principali paesi a vocazione vinicola. «Da questa edizione emergono segnali interessanti sia dall’estero che dal mercato interno – spiega il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – confermando la capacità il Sommelier | n. 2 - 2016

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del Salone di interpretare le tendenze, mettere a frutto il lavoro di internazionalizzazione e capitalizzare esperienze importanti, come la realizzazione del Padiglione del Vino ad Expo 2015. In particolare, a questo Vinitaly, aumentano in modo significativo, ed in ordine di rilevanza quantitativa delle presenze, i buyer da Stati Uniti (+25%), Germania (+11%), Regno Unito (+18%), Francia (+29%), Canada (+30%), Cina (+130%), Giappone (+ 21%), Paesi del Nord Europa (+8%), Paesi Bassi (+24%) e Russia (+18 per cento). Dati positivi anche dal fronte interno, con gli operatori dal Centro e Sud Italia cresciuti mediamente del 15 per cento». Nei quattro giorni, oltre agli incontri b2b, si sono tenuti più di

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300 appuntamenti tra convegni, seminari, incontri di formazione sul mondo del vino. In primo piano, come ogni anno, le esclusive degustazioni, tra cui quella della Vinitaly International Academy che ha ricordato la figura di Giacomo Tachis, uno dei più grandi enologi italiani recentemente scomparso In contemporanea a Vinitaly, si sono svolte come ogni anno, Sol&Agrifood, la manifestazione di Veronafiere sull’agroalimentare di qualità, ed Enolitech, rassegna su accessori e tecnologie per la filiera oleicola e vitivinicola. Sono stati 2.357 i giornalisti accrediti da 47 nazioni che hanno seguito la manifestazione. La 51ª edizione di Vinitaly è in programma dal 9 al 12 aprile 2017.


di Roberto Rabachino - Credit Photo Jimmy Pessina

Il Ministro

Maurizio Martina è Sommelier Onorario FISAR L’onorificenza era stata deliberata dal Consiglio Nazionale FISAR nell’ultima seduta prima del Vinitaly 2016.

L

a Presidente Nazionale FISAR Graziella Cescon, accompagnata dal Vicepresidente FISAR Filippo Franchini e dal Tesoriere e Responsabile Fisar Vinitaly 2016 Luigi Terzago, hanno ufficialmente consegnato martedì 12 aprile 2016 all’interno dello spazio istituzionale del MIPAAF a Verona Fiere, l’onorificenza di Sommelier Onorario a Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali On. Maurizio Martina.

il nome di un Ministro della Repubblica Italiana in carica al Dicastero dell’Agricoltura – dichiara la Presidente Graziella Cescon. Le numerose attività svolte all’interno dello spazio istituzionale del MIPAAF ci gratificano e ci impegnano. Nuovi obiettivi e compiti si prospettano all’orizzonte – conclude la Presidente FISAR. Sino a ieri erano solo sogni non concretizzati. Oggi sono indiscutibilmente e solide realtà».

«Ringrazio la FISAR per questo importante segno di comunione che accetto con immenso piacere – ha commentato il Ministro Maurizio Martina. L’unione di più forze indirizzate verso un obiettivo comune è non solo auspicabile ma necessario. Il mondo della sommellerie, insieme a tutta la filiera produttiva, è pedina importante per la promozione e lo sviluppo socioeconomico del comparto italiano legato al vino». «Questo Vinitaly verrà ricordato anche per aver inserito nel “libro d’onore dei nostri Sommelier” il Sommelier | n. 2 - 2016

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di Adriana Cesarò

Al MIPAAF si parla di comunicazione Con il seminario “Comunicare il vino attraverso i media, le guide e i corsi di formazione: la comunicazione come mezzo d’educazione al consumo”.

L’

incontro al Vinitaly con il seminario “Comunicare il vino attraverso i media, le guide e i corsi di formazione: la comunicazione come mezzo d’educazione al consumo”, si è svolto presso il centro MIPAAF (Padiglione del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali) davanti ad un folto pubblico interessato ad incontrare gli intrepidi “Signori del Vino”. I saluti di Luigi Terzago (Responsabile Fisar per il Vinitaly 2016) hanno aperto un seminario interessante a cui

hanno partecipato Marcello Masi,

«Le piccole realtà dei viticultori,

Direttore Tg2 Rai e conduttore della

raccontati nella trasmissione “I

trasmissione televisiva “Signori del

Signori del Vino”, hanno avuto

Vino”, Rocco Tolfa, Vicedirettore

l’opportunità di conoscere altre

Tg2 Rai e conduttore della

persone e condividere un impegno

trasmissione televisiva “Signori del

che può diventare anche una

Vino”, Roberto Rabachino,

filiera compatta con opportunità di

Presidente Nazionale Associazione

crescita, attraverso la conoscenza

dei giornalisti della Stampa

dei metodi di produzione che

Agroalimentare Italiana e autore

ognuno ha adottato, senza

della trasmissione televisiva di

dimenticare la crescita economica

RAI2, Giancarlo Gariglio, curatore

del gruppo di lavoro – ha detto

della Guida Slow Wine e Graziella

Roberto Rabachino – Molto

Cescon, Presidente Nazionale

importanti sono le guide e i corsi

FISAR.

che la Fisar organizza. Una il Sommelier | n. 2 - 2016

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opportunità per saper scegliere

ritorno dei giovani che riprendono

«Abbiamo raccontato quei

meglio ciò che si acquista».

a lavorare la terra – ha continuato

personaggi, quelle famiglie, che

«La comunicazione che serve

Masi – la coltivazione della vigna

hanno fatto la storia del vino

per capire e raccontare la realtà

sostenuta anche da un lavoro

italiano – ricorda Rocco Tolfa.

del territorio, partendo dalla Val

di ricerca, al fine di ottenere

Il successo di questa fortunata

d’Aosta per arrivare a Pantelleria

una produzione ottima. Con “I

trasmissione è dato da fatto che

– ha spiegato Marcello Masi – un

Signori del Vino” abbiamo voluto

non ci siano limitati a fare esercizio

viaggio in cui abbiamo riscontrato,

raccontare, viaggiando tra le varie

di cronaca ma abbiamo cercato di

che molti produttori si prendono

regioni, la semplicità di uomini

scoprire l’anima di questi territori

cura, anche delle loro terre con

anonimi, molto importanti per la

impastata di sacrificio, passione e

grande passione. Importante il

nostra produzione vitivinicola».

rispetto per la natura».

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Giancarlo Gariglio, curatore della Guida Slow Wine ha approfondito le tematiche legate alle guide evidenziando la necessità di entrare in vigna e nelle cantine in quando la degustazione organolettica è ancora importante ma molto di più e vivere e raccontare “storie di donne, uomini, di terre e di tradizioni”. «La cultura del vino, quella professionale e autorevole, passa necessariamente dai corsi di formazione per sommelier – commenta Graziella Cescon. Qualità e competenza sono da sempre i segni distintivi della FISAR. Impegnati e partecipi per comunicare e insegnare questi valore che hanno fatto di noi un punto di riferimento e livello nazionale». Nel corso del seminario è stato consegnato a Marcello Masi, già Sommelier Onorario e Fisar Ambassador, il “Premio Speciale FISAR alla Comunicazione” per la trasmissione “Signori del Vino”. Il premio è stato deliberato dal Consiglio Nazionale FISAR con

la seguente motivazione: «per aver trovato la formula esatta per raccontare territori, vitigni e cantine con storie vere atte di passioni, fatiche, cultura e tradizioni custoditi dagli addetti ai lavori, vignaioli e produttori che sono i protagonisti

silenziosi e laboriosi, del mondo vitivinicolo del territorio italiano». In conclusione è stato consegnato a Rocco Tolfa l’attestato di Sommelier Onorario FISAR e il Tastevin della FISAR.

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and the City,

un successo tra le piazze di Verona! Sono state 29.000 le presenze (dati Verona Fiere). Un grande successo targato FISAR!

H

anno attivamente partecipato con i propri Sommelier le seguenti delegazioni (ordine alfabetico): Milano, Milano Duomo, Monza, Padova, Portogruaro, San Donà di Piave, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza. Il servizio è stato coordinato dal Responsabile Nazionale dei Servizi dei Sommelier Massimo Marchi coadiuvato dal Consigliere Nazionale Massimo Volpe.

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Tasting Wine al Ministero COORDINAMENTO ITALIA CENTRO

Tasting Wine al MIPAAF sul Chianti Classico Riserva, verticale di Val delle Corti a cura del Coordinamento Fisar Italia Centro

Il pubblico al Tasting Wine al MIPAAF sul Chianti Classico Riserva, verticale di Val delle Corti a cura del Coordinamento Fisar Italia Centro

La presentazione al Tasting Wine al MIPAAF sul Chianti Classico Riserva, verticale di Val delle Corti a cura del Coordinamento Fisar Italia Centro

La degustazione a cura di Anna Cardin al Tasting Wine al MIPAAF sul Chianti Classico Riserva, verticale di Val delle Corti a cura del Coordinamento Fisar Italia Centro

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COORDINAMENTO ITALIA NORD OVEST

Tasting Wine al MIPAAF sugli Spumanti della Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria e Lombardia a cura del Coordinamento Fisar Italia Nord Ovest

Il pubblico al Tasting Wine al MIPAAF sugli Spumanti della Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria e Lombardia a cura del Coordinamento Fisar Italia Nord Ovest

Anna Cardin degusta pubblicamente gli spumanti al Tasting Wine al MIPAAF sugli Spumanti della Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria e Lombardia a cura del Coordinamento Fisar Italia Nord Ovest

Protagoniste lo spumante al Tasting Wine al MIPAAF sugli Spumanti della Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria e Lombardia a cura del Coordinamento Fisar Italia Nord Ovest

COORDINAMENTO SUD E ISOLE

Tasting Wine al MIPAAF sui Grandi Vini Rossi a cura del Coordinamento Fisar Italia Sud e Isole

Il pubblico al Tasting Wine al MIPAAF sui Grandi Vini Rossi a cura del Coordinamento Fisar Italia Sud e Isole

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Anna Cardin degusta al Tasting Wine al MIPAAF sui Grandi Vini Rossi a cura del Coordinamento Fisar Italia Sud e Isole

I relatori al Tasting Wine al MIPAAF sui Grandi Vini Rossi a cura del Coordinamento Fisar Italia Sud e Isole

COORDINAMENTO ITALIA NORD EST

Tasting Wine al MIPAAF sul “Nord Est, dove la qualità e tradizione” a cura del Coordinamento Fisar Italia Nord Est

I relatori invitati al Tasting Wine al MIPAAF sul “Nord Est, dove la qualità e tradizione” a cura del Coordinamento Fisar Italia Nord Est

Anna Cardin degustano pubblicamente al Tasting Wine al MIPAAF sul “Nord Est, dove la qualità e tradizione” a cura del Coordinamento Fisar Italia Nord Est

I saluti istituzionali e i sommelier al Tasting Wine al MIPAAF sul “Nord Est, dove la qualità e tradizione” a cura del Coordinamento Fisar Italia Nord Est

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di Lara Loreti, note di degustazione di Anna Cardin

Grandi Vini Vulcanici d’Italia,

eccellenze declinate al femminile Vigore, personalità, stile. E un filo rosso che lega terra, produttrici e calici, in un’unica scia di carattere. Una lava tutta da bere. Mai banale, forte, grintosa, come i terreni vulcanici su cui scorre.

U

na terra che sa imporsi, che non delude. E che nella sua irascibilità, non ci sta a restare chiusa in una bottiglia o in un bicchiere. E allora eccola eruttare con orgoglio nelle vite di sei donne che hanno provato a domarla, tirando su altrettante aziende vinicole, in un compromesso tra intelletto e natura. Storie uniche, affascinanti da ascoltare, sospese fra tradizione, storia e voglia di guardare al futuro. Una sfida al femminile, da assaporare attraverso sei vini vulcanici. Li ha scovati la FISAR, coordinata dalla responsabile Nazionale della FISAR in ROSA Luisella Rubin, che alla scorsa edizione di Vinitaly ha fatto sue sei etichette, ma soprattutto sei donne, che hanno stregato il pubblico con le loro vite prima ancora che con le bottiglie. Un convegno, moderato dalla giornalista Gladys

Torres Urday, che ormai a Verona è

L’esempio concreto viene dalla

diventato un appuntamento fisso,

stessa Fisar, che per la prima volta

atteso con ansia dagli appassionati.

nella sua storia ha una presidente

E soprattutto da chi crede che, al

donna, Graziella Cescon. Ma

di là di stereotipi e facili cliché, il

vediamo nel dettaglio le magnifiche

vino trovi nelle donne una delle sue

sei dei “Grandi vini vulcanici

declinazioni più forti e significative.

d’Italia”.

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F come Fascino (e come Falanghina) Chiudi gli occhi e immagina di trovarti su una terrazza verde, dove le foglie della vite si muovono dolcemente sollecitate dalla brezza marina. Di fronte, troneggia il golfo di Napoli. Siamo sul Vesuvio, “formidabil monte” di leopardiana memoria, che oltre all’“odorata ginestra”, come ricorda il poeta di Recanati, regala anche Vigna Lapillo Lacryma Christi, direttamente dall’azienda Sorrentino Vini, a Boscotrecase (Napoli). La storia di questo bianco 2014, Vesuvio Doc, perfetto equilibrio tra uve Caprettone e Falanghina, si intreccia a quella di Benny Sorrentino, giovane produttrice. “La forza del Vesuvio influenza molto questo vino – spiega l’imprenditrice – Le sue uve provengono da Vigna Lapillo, che si trova nel versante mare della tenuta, dove la vocazione del terreno è molto minerale. La lava quasi sfiora le vigne e le piante si sono dovute adattare: ecco perché abbiamo una resa bassa”. Ma il calore e la versatilità di questo vino ripagano gli sforzi. E per sentirsi più leggeri, basta ricordare la leggenda da cui proviene il nome. “Durante la discesa agli inferi, Lucifero strappò un lembo di paradiso e lo posizionò nel golfo di Napoli – racconta Benny - Gesù ne riconobbe la bellezza e alla sua vista, non poté trattenere una lacrima, la Lacryma Christi”. “VIGNA LAPILLO” LACRYMA CHRISTI VESUVIO BIANCO DOC 2014 Il colore paglierino ed i profumi, conducono alle pendici del Vesuvio, dove il giallo di mele 94

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cotogne, agrumi e ginestre fa da cornice ai vigneti, oltre che ad esplodere nel calice sotto forma di essenza. A completare il ventaglio olfattivo, note di melone, confetto, erbe aromatiche. Profuma di prato in primavera ed allo stesso tempo di vulcano. Tra lingua e palato consistenza vanigliata, sapidità netta ed acidità sull’attenti. Finale pulito e deciso, carattere “fumantino” ma allo stesso tempo aggraziato.

T come Tradizione (e come Trebbiano di Soave) Teresita Pieropan si presenta con il cognome del marito, Leonildo, che dà anche il nome alla storica azienda di famiglia, a Soave, in pieno territorio veronese. Per lei la famiglia è tutto. “Non tutti sanno che Soave è un paese medioevale, un anfiteatro incantevole tra colline vulcaniche”, spiega Teresita. Un territorio ricco di tradizioni, dove non è facile lavorare in vigna. “Le difficoltà sono tante – continua la produttrice – la cosa più complicata è salvaguardare un prodotto che nel tempo è stato svilito e modificato. Noi abbiamo alle spalle 45 vendemmie, anni in cui abbiamo avuto molto da

fare per difendere i vitigni autoctoni, come il Trebbiano di Soave. Ma non abbiamo mai avuto dubbi”. Teresita offre un vino che è la massima espressione del territorio, il Calvarino Soave classico Doc 2013: Garganega e Trebbiano di Soave. “è un prodotto di qualità, frutto di una grande passione”, aggiunge. Passione, quale parola migliore per definire un vino che si chiama Calvarino… “Le uve provengono dal primo nucleo dell’azienda, creato dal nonno nel 1901 – spiega lady Pieropan – Per raggiungere la vigna, c’era da fare una strada tortuosa in cui si slittava facilmente e si faceva tanta fatica. Da lì il nome di Calvarino, piccolo calvario”. Il contrasto al naso e in bocca è fortissimo: bere questo Soave, tra note di frutta esotica e sfumature di mandorla in bocca, è un vero e assoluto piacere. “CALVARINO” SOAVE CLASSICO DOC 2013 Frutto di viti vecchie, la freschezza verdolina delle note citrine abbraccia la dolcezza della frutta a polpa bianca e delle note tropicali di sottofondo, stile “piña colada”. Una crema al burro al profumo di vaniglia e limone, bilanciata da sferzate sapide e rinfrescanti. Intriso di mineralità nell’anima,

chiusura di mandorla e nocciola. Vino di sostanza con componenti dure in vantaggio ed ancora tanto da raccontare. Un pregio, che ci farà apprezzare il piacere di degustarlo, quando i riflessi verdi lasceranno spazio all’oro. C come Calore (e come Carricante). “Questo non è un vino siciliano, è un vino dell’Etna!”. E ho detto tutto… Esordisce così Laila Van Fraeijenhove, che da anni lavora nella Tenuta di Fessina, a Rovittello Castiglione (Catania), che rivendica così il microclima tutto particolare alle pendici del vulcano più alto d’Europa, dove vigneti confinanti sorgono su terreni appartenenti ad ere geologiche diverse. Un vulcano incastonato in un territorio ricco di sorprese ed emozioni. Una di queste è sicuramente “A’ Puddara Etna doc”, un bianco del 2014 che mal cela le asperità e la caparbietà del suo territorio, ben interpretate nelle parole di Laila Van Fraeijenhove: “Qui d’estate ci sono escursioni termiche dai 15 ai 40 gradi: un clima selvaggio che influenza l’acidità dei vini. Il vigneto è abbracciato da due sciare laviche: l’ultima eruzione c’è stata un mese fa. Coltivare a 900-1000 metri alberelli che hanno tra 70 e il Sommelier | n. 2 - 2016

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100 anni è una sfida quotidiana”. Una cosa è certa: il vigneto richiede una cura continua, niente va lasciato al caso e l’impegno è ai massimi livelli. Basta guardare Laila negli occhi per capire che non mente. Il resto lo fa la pietra focaia racchiusa in una bottiglia (se ne producono 6mila) che regala acidità, freschezza e mineralità. “A’PUDDARA” ETNA BIANCO DOC 2014 Le screziature verdoline spadroneggiano ed anticipano un naso verticale,con note dominanti di affumicato e pietra focaia. Sfilano in sequenza, in abito verde pastello: pera, mela, pesca e limone, avvolti da uno scialle alla menta. Diritto e diretto, una spremuta di agrumi gialli che non teme le morbidezze, apporto del legno indispensabile ed appena percettibile con tocchi boisè. Vulcanicità importante, pulizia estrema, senza dubbio longevo e dal grande potenziale. Le sabbie nere ritornano in mente alla fine, con una chiusura delicata alla liquirizia.

A come Amarcord (e come Aglianico) Cambiare vita, improvvisamente, in età adulta, quando tutto è già deciso e il futuro sembra 96

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quasi ineluttabile. Ma mentre “la locomotiva ha la strada segnata, il bufalo può scartare di lato”, come canta Francesco De Gregori in Bufalo Bill. è quello che ha fatto Anna Paternoster, produttrice dell’omonima azienda di famiglia. “Facevo l’avvocata, avevo la mia vita, le mie abitudini. Poi la svolta: qualcosa s’è mosso dentro di me e ho deciso di cambiare rotta e di entrare nell’azienda, anche se un po’ in ritardo. Ma in realtà, ho sempre serbato nel mio cuore i ricordi dell’infanzia: il tintinnio dell’imbottigliamento, gli odori della fermentazione, lo sciabordare del mosto... ”. Il passato ha un valore speciale per questa azienda che da 91 anni adorna le pendici del Vulture. “Un vulcano inquieto, spento da millenni, ma che non abbassa la guardia - così come lo descrive Paternoster – Prima eravamo al centro del paesino di Barile (Potenza), poi dal 2007 ci siamo spostati nella Cantina Villa Rotondo”. Il vigneto sorge in una zona segnata da escursioni termiche fortissime. “Ma le viti non soffrono più di tanto grazie al terreno tufaceo e al vento”. Anna ci fa assaggiare “Rotondo doc 2011”, un’interpretazione in chiave moderna dell’Aglianico del Vulture, un vino compatto, che mostra la

robustezza delle sue radici, ma è pronto a volare su lidi di eleganza e dolcezza. A chi lo beve oggi, strappa una promessa: di riprovarci anche tra qualche tempo, quando lo spirito indomito della giovinezza avrà lasciato spazio a una maggiore morbidezza. “ROTONDO” AGLIANICO DEL VULTURE DOC 2011 L’essenza dell’aglianico emerge fin dal colore, rubino in unghia e granato al centro del calice. Naso di piccoli frutti rossi aciduli, pepe nero, tabacco, balsamico, estremamente fine e penetrante. Ora è il momento di assaporare la forza dell’austerità, il suo essere aglianico fino in fondo, senza nascondersi dietro ad un dito. Niente pizzi e merletti, alla fine l’eleganza è altro. Retro olfattiva intensa, mineralià e balsamicità risalgono velocemente mentre frutta, spezie e fiori in appassimento restano. Durezze naturalmente vive ma ben supportate. Con lui è un peccato avere fretta.

P come Provare (e come Piedirosso) Maria Felicia Brini abitava a Napoli con la sua famiglia. Un bel giorno, ha preso in mano la sua vita e


s’è detta: “Io mi trasferisco in campagna a Sessa Aurunca – in provincia di Caserta – e comincio a fare il vino Falerno”. Cosa l’ha ispirata? I poeti latini ovviamente… Catullo, Plinio, Cicerone, Virgilio: nomi altisonanti che nell’antichità non hanno esitato ad assaggiare e decantare questo rosso intenso e dalle sfumature minerali di vulcanica eco, fatto con uve Aglianico e Piedirosso. Da lì prende vita la Masseria Felicia, a soli 6 chilometri dal mare. “Ha il mio nome non perché io sia un’egocentrica, ma perché così si chiamava mia nonna – spiega Brini – Da un certo punto in poi, la nostra azienda ha avuto una svolta al femminile”. E c’è già un’erede pronta… “Mia figlia, che ora ha 12 anni, si può dire che sia nata tra i filari. Oggi in azienda abbiamo 5 ettari, facciamo 5 cru e siamo davvero molto soddisfatti del nostro lavoro”. E lo è anche chi ha il piacere di bere “Etichetta Bronzo – Falerno del Massico”, Doc rosso 2010. Tante parole, facilmente riassumibili in “Bronzo”, il colore dell’etichetta che ha ispirato il nome del vino. Il resto si sente al naso e in bocca: mirtillo, cioccolato e tanto calore. “ETICHETTA BRONZO” FALERNO DEL MASSICO ROSSO DOC 2010 Rosso rubino vivido e concentrato, di consistenza. Di primo impatto

note succose di ciliegia, mora, prugna, coulis di fragole. Lo strato superiore gioca su nuances cioccolatose, speziate e balsamiche. La succosità del naso si sente al palato con consistenza, in contrapposizione la vena sapido-acida rinfrescante, rafforzata dalla chiusura mentolata. Forza avvolgente, l’unione di due vitigni che sembrano nati per stare insieme. Persistente, nitido, espressione di un territorio e di mani sapienti, che si prendono cura dei vigneti come fossero figli.

T come Terra (e come Torcolato) “Sin da piccola dicevo che da grande avrei fatto il lavoro di papà ed è quello che è successo. La mia vita è segnata dal ritorno alla terra, ai suoi frutti, alle sue ricchezze”. Maria Vittoria Maculan è una giovane produttrice veneta, di Breganze, in provincia di Vicenza. La sua azienda, che porta il cognome di famiglia, si trova in collina. “Non abbiamo gli scenari del golfo di Napoli né quelli dell’Etna o del Vulture, ma facciamo comunque del nostro meglio”, ironizza con simpatia Maria Vittoria. Una delle dimostrazioni più efficaci dell’impegno profuso nella produzione vinicola di Maculan è il vino dolce Torcolato, a base di uva Vespaiola. “È un vitigno che ha

antiche radici, nel 1700 – spiega l’imprenditrice – Lo abbiamo solo noi e la mia azienda lo fa conoscere dagli anni Settanta, con orgoglio, attraverso il Torcolato: è il biglietto da visita con cui ci presentiamo al mondo”. Il nome deriva da un antico rito, sopravvissuto al tempo: “Le uve le facciamo appassire in cantina, come da tradizione: una volta invece il tutto avveniva nei granai delle case – dice Maria Vittoria – Per appendere le uve utilizziamo uno spago, non i graticci: da lì deriva il nome di Torcolato, che vuol dire attorcigliato. E che spettacolo vedere quelle trecce di grappoli pendere dal soffitto e muoversi al venticello che spira dalle finestre, lasciate appositamente aperte”. TORCOLATO BREGANZE DOC 2011 Tonalità ambra con riflessi solari. Trionfo di frutta disidrata, miele di castagno, zafferano, zenzero, legni pregiati speziati. Riduttivo parlare di singoli sentori, meglio entrare nel vivo della pasticceria, con ricordi di strudel di mele, pancakes alle banane, pesche ripiene agli amaretti. Ecco, così si rende meglio l’idea. Dolce ma non stucchevole, vellutato ed intrigante. Acidità e sapidità si prendono per mano, ampio, infinito, con un finale al croccante di mandorle. La sensualità e la femminilità di un vino chiaramente donna. Concludendo possiamo tranquillamente affermare che è questa la magia del vino: le antiche tradizioni che abbracciano la quotidianità, regalando emozioni uniche! il Sommelier | n. 2 - 2016

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Eventi POP allo stand FISAR MONTEFIORALLE

Presentazione Associazione Viticoltori di Montefioralle – Grave in Chianti a cura del Coordinamento Fisar Italia Centro

Il pubblico alla presentazione Associazione Viticoltori di Montefioralle – Grave in Chianti a cura del Coordinamento Fisar Italia Centro

Anna Cardin degusta i vini alla presentazione Associazione Viticoltori di Montefioralle – Grave in Chianti a cura del Coordinamento Fisar Italia Centro

Foto di gruppo alla presentazione Associazione Viticoltori di Montefioralle – Grave in Chianti a cura del Coordinamento Fisar Italia Centro

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CONSORZIO COLLI DI CONEGLIANO DOCG

Presentazione Consorzio Colli di Conegliano DOCG a cura del Coordinamento Fisar Italia Nord Est

Il pubblico alla Colli di Conegliano DOCG a cura del Coordinamento Fisar Italia Nord Est

Anna Cardin degusta i vini alla presentazione Colli di Conegliano DOCG a cura del Coordinamento Fisar Italia Nord Est

Foto di gruppo alla presentazione Colli di Conegliano DOCG a cura del Coordinamento Fisar Italia Nord Est

FATTORIE BETTI

Presentazione Fattorie Betti a cura del Coordinamento Fisar Italia Centro

L’attento pubblico alla presentazione Fattorie Betti a cura del Coordinamento Fisar Italia Centro

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I Sommelier a servizio per la presentazione Fattorie Betti a cura del Coordinamento Fisar Italia Centro

Interazione tra relatori e pubblico alla presentazione Fattorie Betti a cura del Coordinamento Fisar Italia Centro

AZIENDA AGRICOLA MARINI

Presentazione dell’Agricola Marini Giuseppe a cura del Coordinamento Fisar Italia Centro

Degustando i vini durante la presentazione dell’Agricola Marini Giuseppe a cura del Coordinamento Fisar Italia Centro

Posti esauriti alla presentazione dell’Agricola Marini Giuseppe a cura del Coordinamento Fisar Italia Centro

La degustazione alla presentazione dell’Agricola Marini Giuseppe a cura del Coordinamento Fisar Italia Centro

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In FAMIGLIA - Le notizie dalle Delegazioni Notizia inviata da Laura Grossi, foto di Gianpaolo Di Lernia della Delegazione FISAR Milano

LE ESPRESSIONI CLASSICHE DEL BRUNELLO DI MONTALCINO

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n vino, un vitigno, un territorio: il Brunello. Lo scorso 11 marzo FISAR Milano ha dedicato al re del Sangiovese una degustazione guidata da Giampaolo Zuliani che ha spiegato come la storia del Brunello si intrecci con quella della dinastia Biondi Santi. In una zona famosa per i vini dolci, si dovette infatti attendere la metà del 1800 poiché Clemente Santi si accorgesse che un particolare biotipo di Sangiovese poteva offrire risultati importanti. Il nipote Ferruccio abbatté le rese e allungò l’affinamento e il figlio Tancredi riuscì a tener saldo il timone dell’azienda – nonostante la fillossera, la crisi del ‘29 e la Guerra Mondiale – portando il

Brunello ad affermarsi a livello internazionale. Per rappresentare al meglio il mosaico del territorio di Montalcino, diversificato per morfologia dei terreni e condizioni climatiche, sono stati selezionati per la degustazione i vini di 5 produttori rappresentativi della complessità del terroir: Vigna Soccorso Tiezzi 2010, Tenuta Le Potazzine 2010, Baricci 2010, Collemattoni Vigna Fontelontano Riserva 2007 e Il Paradiso di Manfredi Riserva 1999. Se i primi tre vini interpretano in modi diversi un’annata, quella del 2010, di grande equilibrio e prospettiva, il Collemattoni 2007 – che degustiamo nel momento apicale della sua evoluzione – entusiasma la gran parte di noi

con la sua sontuosità, i profumi ampi e il finale armonico. La degustazione si conclude con il Paradiso di Manfredi 1999 che dopo 17 anni si manifesta severo e austero, concentrando in sé tutti gli estremismi del Brunello: un vitigno che sa affascinare e sorprendere grazie alla sua personalità e ai virtuosismi degli artigiani che se ne prendono cura.

Notizia inviata da Simone Zanin della Delegazione FISAR Bologna

I PRIMI SOMMELIER FISAR BOLOGNA

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abato 19 marzo scorso, alla Taverna del Cacciatore di Castiglione dei Pepoli, è avvenuta la consegna degli attestati ai primi undici sommelier dalla neonata delegazione FISAR di Bologna. La cornice scelta per questa importante cerimonia è uno dei ristoranti punta di diamante della gastronomia felsinea (suo è il miglior tortellino classico 2015). Si è festeggiata la chiusura di un percorso impegnativo, ancor più se si pensa che la delegazione è stata costituita poco più di un il Sommelier | n. 2 - 2016

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anno fa, fatto di studio, passione, amicizia e condivisione. Ospiti d’onore il vicepresidente di FISAR, Filippo Franchini, il consigliere nazionale Giovanni Elce Fabbretti, Anna Cardin, miglior sommelier 2015 e il direttore del corso di terzo livello di Bologna, Andrea Zanardo, che hanno consegnato agli undici soci l’agognato tastevin. Ulteriore lustro internazionale all’evento è stato dato dalla presenza, tra gli ospiti, della coppia di food & wine blogger withhusbandintow.com, tra i primi

al mondo per numero di follower sui social (nell’ordine di diverse decine di migliaia), attualmente al loro terzo viaggio per cantine e ristoranti dell’Emilia Romagna, di cui hanno scoperto l’autenticità e le eccellenze enogastronomiche grazie al supporto di APT Servizi della Regione e dell’agenzia Yummy-Italy. La giornata però, non poteva fermarsi al pur importante cerimoniale istituzionale, ma è stata accompagnata, come vuole lo spirito conviviale, dalla cucina di Lucia Antonelli, cuoca

della Taverna del Cacciatore, e, ça va sans dire, dai vini di Marche, Toscana e un vino a rappresentanza dei Colli Bolognesi, serviti dai sommelier di FISAR Firenze, in una sorta di affettuoso gemellaggio tra vicini. Una giornata di festa per FISAR Bologna, ma con la consapevolezza che quello che è stato raggiunto non è che il punto di partenza per nuovi traguardi, sempre accompagnati dalla curiosità, che è il motore - non nel solo mondo del vino - dell’uomo.

Notizia inviata da Mariella Dubbini della Delegazione FISAR di Castelli di Jesi

LA FISAR A FERMO TIPICITÀ 2016 MADE IN MARCHE

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a nostra Delegazione è stata presente alla manifestazione con uno stand e 3 eventi all’insegna della territorialità e della conoscenza dei prodotti tipici della regione Marche. Si è cercato di svelare i segreti di un grande vitigno autoctono – il VERDICCHIO – che dà origine a vini dalla personalità unica, veri passepartout capaci di raccontare la storia e la cultura del

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territorio. La versatilità e la capacità d’invecchiamento del vitigno è stata provata con due degustazioni, guidate dal nostro socio Francesco Quercetti curatore della guida Slow Wine per le Marche. Si sono assaggiati 5 spumanti Verdicchio Castelli di Jesi, metodo classico millesimato, annate 2009, 2008 e 2005. Le annate più

vecchie hanno suscitato lo stupore e l’emozione dei presenti, sfatando il mito che un metodo classico si debba bere a breve tempo dalla data di dégorgement o sboccatura. Certi metodo classico, quando hanno personalità, stoffa e terroir d’origine vocato – come nel caso del nostro vitigno protagonista – danno il meglio anche molto tempo dopo, svelando tesori di complessità e vitalità. La capacità d’invecchiamento del verdicchio, e la sua coinvolgente evoluzione nel tempo, è stata invece rivelata con la degustazione di 8 vini diversi per luogo d’origine (Castelli di Jesi e Matelica), metodologia di vinificazione, fermentazione, affinamento ed annata: dal 2013 al 1999! Un grande vino deve essere riconoscibile, longevo e capace di migliorare nel tempo e il nostro verdicchio lo ha dimostrato, seducendo e coinvolgendo anche il più scettico degli intervenuti.


Notizia inviata da Laura Grossi, foto di Emiliano Marelli della Delegazione FISAR Milano

I TERROIR DEL BAROLO ALL’OMBRA DEL GRANDE CEDRO DEL LIBANO

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el cuore della Langhe, proprio al centro delle terre del Barolo, c’è un cedro che da 160 anni domina inconfondibilmente le colline di Langa, sorvegliando i vigneti di Nebbiolo che danno vita ai grandi Barolo della Tenuta Monfalletto. Correva l’anno 1856 quando gli avi della famiglia Cordero di Montezemolo dell’azienda agricola Monfalletto a La Morra decisero di piantare, proprio nel giorno del loro matrimonio, un cedro del Libano come simbolo di amore eterno, nonché di riconoscenza nei confronti della terra. FISAR Milano lo scorso 2 aprile, nel corso di una giornata dedicata alle Terre del Barolo, ha reso omaggio al maestoso albero visitando due cantine espressione dei terroir di questo grande vino da invecchiamento. In mattinata abbiamo degustato e confrontato due Cru della Tenuta Monfalletto dell’annata 2012 provando a immaginarne le potenziali evoluzioni al raggiungimento della

loro massima espressione: Barolo Monfalletto, il più rappresentativo dell’omonima cantina, frutto di un assemblaggio di 6 vigne di La Morra, le cui uve sono vinificate separatamente, e Barolo Enrico VI proveniente da un vigneto di 2 ettari a Castiglione Falletto. Nel pomeriggio, dopo un lauto pranzo caratterizzato dalla cucina tradizionale langarola, abbiamo visitato la cantina Gomba Boschetti che è in gran parte scavata

nella terra: qui, nelle botti di rovere, il Barolo matura e si affina perpetuando il legame del vino con la terra stessa. La giornata si è conclusa con una verticale d’eccezione di 5 Barolo Boschetti dal 2011 al 1999 apprezzando come vendemmie diverse diano vita a vini con orientamenti altrettanto differenti e per questo così affascinanti come i paesaggi che li ospitano.

Notizia inviata da Francesco Gualtieri della Delegazione FISAR Monza e Brianza

Nuovi Sommelier per la Delegazione di Monza

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ellissima serata quella della consegna degli attestati del terzo livello di quest’anno! Presso il ristorante Fossati di Canonica di Triuggio, la Delegazione FISAR di Monza, guidata dal Delegato Francesco

Gualtieri, si è riunita per festeggiare e celebrare la fine del percorso didattico, chiudendo in bellezza con la consegnati degli attestati ai neo Sommelier. Diamo un caloroso benvenuto a tutti i nuovi Sommelier FISAR! il Sommelier | n. 2 - 2016

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Notizia inviata da Susanna Guerrini della Delegazione FISAR Siena Valdelsa

Cena per la consegna degli attestati

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iamo nella suggestiva atmosfera del borgo di Lucignano, immersi nella bellezza delle colline senesi; è qui che si conclude il corso per aspiranti Sommelier F.I.S.A.R. di 1° livello. Una serata bellissima, in un ambiente raffinato e familiare, ha fatto da cornice alla giusta conclusione di un percorso durato più di tre mesi, che ha contributo alla crescita personale di tutti gli iscritti. Persone molto diverse tra loro, sia per interessi che per età, ma accomunate da due importanti elementi: la passione per il vino e la voglia di arricchire le proprie conoscenze su un mondo che molti conoscono solo superficialmente. E così, il 26 Febbraio, data in cui ha avuto luogo la consegna degli attestati, è stata l’occasione

per festeggiare non solo il raggiungimento di un traguardo, ma l’inizio del percorso vero e proprio. Una formazione che, come dicono sempre i docenti e i delegati della Federazione, non ha mai un punto di arrivo. L’evento si è tenuto presso il Ristorante “Grotta del Borgo”. L’intero Grande salone, un tempo Cantina del Castello, è stato dedicato all’aperitivo e alla cena. Hanno partecipato i corsisti e il Consiglio della Delegazione Antica Terra Siena Valdelsa F.I.S.A.R. La cena si è distinta grazie ad un ricco menù, composto da piatti tipici: buffet di stuzzichini misti accompagnato da un Prosecco DOC Cormons, flan di pecorino stagionato con pancetta croccante e involtino di zucchine su letto di

rucola, seguiti da pici verdi al ragù d’anatra, il tutto accompagnato da un Vermentino di Gallura DOCG Giogantinu. Si è proseguito con: risotto saltato con pancetta e porri in abbinamento, carré di maialino da latte, con un contorno di patate arrosto aromatizzate e insalata mista, abbinati ad un Ripasso superiore DOC Sartori. E dulcis in fundo, zuppa inglese alla vecchia maniera accompagnata da un Asti spumante DOCG.

Notizia inviata da Sabino Caroti della Delegazione FISAR Cecina – Le Due Valli

CONSEGNA ATTESTATI

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mmerso nella campagna toscana nella Valle del “FINE” il Ristorante “LA PIEVE DI POMAIA” ha ospitato la Delegazione FISAR Cecina - Le Due Valli per una serata conviviale rivolta ai propri Soci. Alla fine di gennaio 2016 i corsisti del primo e secondo livello hanno sostenuto il test di verifica per l’ammissione ai livelli superiori. Il folto gruppo degli allievi intervenuti, ed i loro accompagnatori, hanno gustato delle semplici ma ricche portate della cucina tipica di questa campagna, accompagnate dai vini illustrati

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dagli Enologi Barbara Tamburini e Vittorio Fiori e dal Sommelier Emanuele Costantini. Inoltre gli appena citati Barbara Tamburini e Vittorio Fiori, graditissimi ospiti, hanno introdotto e partecipato alla consegna degli attestati agli allievi del corso di primo livello; Bertini Giorgia, Chelini Cristiano, Cristodaro Giacomo, Jovannic Francesca, Logi Martina, Marchetti Dario, Martelli Elisa, Pellegrini Angelo, Fanucci Fabrizio, Margutti Marco, Selmi Stefano, D’Aria Alessandra, Cataldo Claudio, Iarrusso Domenico, Girardi Vittorio, Grynkiv Vasyl, nonché agli allievi

del corso di secondo livello: Bigazi Giada, Boden Mike, Buresta Francesco, Cacci Marco, Caroti Alberto, Cecchini Debora, Costagli Marco, Guerieri Nicola, Izzo Gianni, Mazzoni Daria, Salvini Serena, Salvadori Sara, Segafreddo Veronica, Villani Andrea, List Angelika. Infine al Sommelier Solferino Michelotti è stato consegnato il “calice d’oro” fregio attestante l’anzianità di servizio, mentre al Sommelier Emanuele Costantini è stato consegnato l’attestato di partecipazione al corso di Comunicazione & Degustazione.


Notizia inviata da Silvia Giannassi della Delegazione FISAR Siena Valdelsa

Nuovi sommelier a Siena Valdelsa

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raguardo raggiunto o forse appena iniziato! Lo scorso 12 febbraio 2016 il ristorante dell’hotel Villa Lecchi è stato luogo ideale per la consegna dei diplomi ai corsisti di Siena e Poggibonsi che hanno raggiunto il sospirato desiderio di diventare Sommelier Fisar. Organizzato congiuntamente dai DCSF (Filippo Franchi e Massimo Migliorini) e dal Delegato Vincenzo Niccolini, i corsisti che hanno superato l’esame di terzo livello hanno ricevuto con orgoglio l’ambito taste vin e hanno potuto godere di una serata incantevole. Villa Lecchi è stata la dimora storica protagonista di tale serata: situata nella provincia

senese essa nasce dal restauro di una residenza ottocentesca appartenuta alla famiglia VenturiGinori nel corso del XIX secolo che recentemente è tornata a brillare nello splendore delle sue sale affrescate. Arte, antichi sapori hanno accolto profumi e sapori di differenti vini d’Italia. L’aperitivo e gli antipasti a buffet sono stati serviti nel salone degli affreschi, mentre la cena si è stata ospitata nella nuovissima dinner room di Villa Lecchi. L’emozione dei nuovi sommelier era palpitante e resa ancora più vivida dalla consegna degli stessi attestati da parte di Graziella Cescon, Presidente Nazionale della FISAR. La serata sebbene piovosa si è svolta

condividendo la trepidazione dei nuovi Sommelier con l’esperienza e l’insegnamento dei maestri che hanno accompagnato i corsisti in questo impegnativo ma anche divertente percorso di conoscenza del mondo del vino e non solo. Curiosità, passione, perseveranza, esperienza spero possano essere comuni denominatori per poter condividere nuovi eventi e riflessioni enologiche.

Notizia inviata dalla Delegazione FISAR di Alessandria

Una grande squadra: i nuovi Sommelier FISAR Alessandria

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ncora una volta siamo orgogliosi di aver portato a termine un corso, ma più di tutto di aver creato uno splendido gruppo. Lo scorso 24 aprile 2016 si è svolta la cerimonia di consegna degli attestati ai nuovi Sommelier del corso svoltosi in Alessandria, presso l’azienda vinicola L’Armangia, a Canelli, nel cuore del Monferrato. I partecipanti hanno potuto visitare l’azienda, guidati dall’enologo, per poi essere proclamati Sommelier, sotto la guida della Delegata Maria Pia Gori e con la collaborazione

del Direttore di corso Ermanno Matarazzo. La giornata è proseguita a tavola presso il prestigioso ristorante Il Cascinone di Acqui Terme. Ai nuovi Sommelier: Bricola Sabrina, Galluzzi Jorge Enrique, Gorretta Ezio Biagio, Marconi Andrea, Martinotti Paola, Masolini Pier Carlo, Melgiovanni Alessandra, Nicolini Paolo, Pasquale Pietro, Sacchetto Anna, Sartori Susanna, Toccalino Enrica, Toncini Franco, Tonna Enrica e Veronese Erika vanno i nostri più vivi complimenti!

Un ringraziamento sentito va alla Cantina Araldica nella persona di Luigi Bertini, per il supporto sempre vivo alla nostra Delegazione.

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Notizia inviata da Laura Grossi, foto di Gianpaolo Di Lernia della Delegazione FISAR Milano

FISAR MILANO IN VISITA A BOLGHERI ALLA SCOPERTA DEI SUPERTUSCAN

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inizio della primavera FISAR Milano lo ha festeggiato così: con un weekend (1920 marzo) in visita alle cantine del Bolgherese lungo la Costa degli Etruschi, in un territorio di colline e vigneti contigui al mare che fanno spazio ad antichi borghi, laddove sono nati alcuni tra i più esclusivi vini al mondo. L’itinerario non

poteva che partire dal celebre viale di Bolgheri, reso famoso dai versi di Carducci nella poesia “Davanti a San Guido”. Il viale orlato da cipressi secolari ha, infatti, condotto alla prima tappa: Tenuta di Vaira, una piccola azienda a conduzione familiare ai piedi della Rocca di Castiglioncello di Bolgheri che ha proposto una degustazione dei vini delle linee Caccia al Palazzo e Bolgherese accompagnati a piatti della tradizione toscana. L’itinerario è continuato lungo la Strada del Vino verso Castagneto Carducci: in un territorio caratterizzato dalla regolarità dei vigneti, bordati da pini marittimi e uliveti si trova Podere Grattamacco che, situato sulla sommità di una collina affacciata

sul mare, è una delle più antiche cantine della zona di Bolgheri. La sera, nel corso dell’ottima cena di pesce degustata al Ristorante I Ginepri, Isabelle Benedetti di Tenuta Argentiera ha illustrato i vini della linea Poggio ai Ginepri, in perfetto accompagnamento alle portate del simposio. L’itinerario si è concluso nei pressi dell’antico borgo di Suvereto dove sorge Petra Wine, un vero e proprio capolavoro architettonico di grande suggestione immerso nella macchia mediterranea e progettato dall’archistar Mario Botta: una location avveniristica, perfetta per brindare alla conclusione del viaggio in questa preziosa terra, culla di prestigiosi vini italiani.

Notizia inviata da Germano Febo della Delegazione FISAR L’Aquila

BENVENUTI NEO SOMMELIER FISAR L’AQUILA

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a Fisar L’Aquila, delegazione marsica ha diplomato altri esperti del vino. La cerimonia

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di consegna dell’agognato diploma si è tenuta nella Cantina Antinori nel Chianti classico. I neo diplomati prima hanno fatto visita alla cantina, degustando i vini migliori e dopo hanno ricevuto gli ambiti attestati. Grande soddisfazione da parte del direttivo Fisar e forti emozioni anche da parte dei neo diplomati. “Una splendida cerimonia in un posto unico – dichiarano alla Fisar L’Aquila, delegazione marsica – I neo sommelier si sono impegnati tanto durante le lezioni e hanno meritatamente

conseguito la qualifica. A loro le nostre congratulazioni”. Presenti il Delegato Marcello Carrabino ed i consiglieri Germano Febo e Marco D’Alessandro che hanno diplomato: Giuseppe Angelosante, Abramo Bonaldi, Augusto Ciaccia, Vittoria Corsi, Rosanna D’Alessandro, Antonella De Santis, Paola Di Mascio, Mariaceleste Di Pangrazio, Arianna Fiasca, Myriam Fioravanti, Michela Lucangeli, Carla Manna, Ulisse Moretti, Augusto Paris, Italo Paris, Maria Villa.


Notizia inviata da Tiziano Taccola della Delegazione FISAR di Pisa e Litorale

IL ROERO SBARCA A PISA

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l Piemonte fa la parte del leone in una serata all’insegna del bel bere bene, ricca di partecipanti. Il Laboratorio, organizzato dalla Delegazione di Pisa, svoltosi il 15 marzo presso l’Hotel Repubblica Marinara di Pisa, costituisce un momento di approfondimento didattico per appassionati, corsisti e sommelier che desiderano continuare ad accrescere le conoscenze verso territori enologicamente vocati, nella vastità del Mondo del Vino italiano. Grazie all’impegno del socio sommelier Davide Mustaro e alla preziosissima collaborazione dell’Enoteca Regionale del Roero

è stato possibile offrire ai soci un assaggio di una delle realtà che negli ultimi anni ha rafforzato la sua immagine grazie alle sue DOCG. Nella serata sono passati in rassegna 4 Roero Arneis DOCG (Negro di Serra Lupini, Francesco Rosso di Ca’d Dreja e Qùin di Carlo Chiesa) e 4 Roero DOCG (Roero di Massucco, Panera Alta di Bric Castelvej, Roero di Casetta ed Emanuele Ruffo di Ca’ di Cairè), gli ultimi 3 riserve. Grazie alla sapiente, simpatica e coinvolgente guida dell’enologo Lorenzo Tablino, da decenni nel mondo del vino, prima presso Fontanafredda e poi come giornalista e consulente

specificatamente nella zona del Piemonte (http://tablino.it), i partecipanti, circa 60 persone, hanno avuto l’occasione di conoscere e apprezzare, non solo tramite l’analisi sensoriale, questi magnifici prodotti.

Notizia inviata da Chiara Bagnato della Delegazione FISAR di Portogruaro

Congratulazioni Ragazze!!!!

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l 27 Settembre 2015, presso la suggestiva location della Filanda Motta a Mogliano Veneto (TV), si è svolta la Giornata del Sommelier FISAR del Nord-Est 2015. Una giornata dedicata non solo ai Sommelier ma a tutti gli appassionati del mondo di Bacco che vi hanno preso parte. Oltre 20 banchi di assaggio con produttori del territorio, circa 100 i vini presentati oltre a birre artigianali, distillati e prodotti della gastronomia locale. Mentre nella Sala Grande si è svolta l’interessante degustazione guidata con “I vini Scelti per Noi” tenuta da Fabio Giavedoni curatore della guida Slow Wine, in un’altra ala della filanda, sei valorosi Sommelier si sono sfidati a suon di test e degustazioni per

il Concorso per la proclamazione del miglior Sommelier FISAR del Nord-Est 2015. Al termine della selezione si sono classificate ai primi tre posti Anna Cardin della Delegazione di Venezia, Nadia Salvador della Delegazione di Portogruaro e Lisa Dal Lago della Delegazione di Vicenza. Le tre bravissime sommelier sono state

poi confermate, nello stesso ordine, vincitrici della finale del Concorso Miglior Sommelier FISAR 2015 - Trofeo Rastal, che si è svolta a Milano il 17 ottobre 2015. Ci congratuliamo in particolar modo con la nostra Nadia Salvador che ancora una volta ha rappresentato egregiamente la Delegazione di Portogruaro. il Sommelier | n. 2 - 2016

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Notizia inviata da Chiara Bagnato della Delegazione FISAR di Portogruaro Caorle

Consegna degli attestati a 19 Neo Sommelier FISAR

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ercoledì 9 Marzo, presso la “Tavernetta del Tocai” a Pradipozzo (Portogruaro - VE) sono stati consegnati gli attestati ai neo Sommelier della Delegazione di Portogruaro. Sotto

la guida attenta ed appassionata di Nadia Salvador, al suo primo incarico in veste di Direttore di Corso, hanno conquistato il tanto agognato tastevin, 19 sommelier: Aurora Cavarsani, Gianluca Bari, Guido Muzzarelli, Consuelo Antognali, Lisa Plezzani, Roberta Vagnetti, Marco Tronchin, Genny Olivier, Debora Ganz, Marco Bon, Marcello Bressan, Chiara Simonin, Pietro Panzarin, Raffaella Zadro, Laura Brichese, Nicoletta D’Andrea, Michele Pavan, Michele Collovini, Loris Bortolusso. Numerosi sommelier e soci della delegazione hanno partecipato

alla gioia dei neo Sommelier in un clima di festa ed amicizia, allietati dalle note jazz suonate dal vivo da una coppia di musicisti. Hanno reso ancora più piacevole la serata, le deliziose portate di mare preparate dallo chef Thomas Bellotto, accompagnate da vini del Nord Italia, selezionati dalla Delegazione. Non possiamo che augurare ai nuovi Sommelier di continuare a coltivare la loro passione per il vino, che sia per piacere o anche per professione, e che questo sia solo l’inizio di un brillante percorso. Congratulazioni!

Notizia inviata da Fabio Ciarla della Delegazione FISAR di Roma

Fisar Roma alla scoperta della nuova enologia del Lazio con Omina Romana

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l Lazio enologico torna a crescere, un territorio vocato per la viticoltura che da decenni sconta difficoltà produttive e di mercato. In questo contesto si colloca, sparigliando le carte in tavola, Omina Romana. L’azienda fondata dal tedesco Anton Börner in quel di Velletri, e la sua filosofia produttiva, sono state al centro della grande degustazione organizzata dalla Delegazione di Roma giovedì 18 febbraio allo Sheraton Hotel a cura del Delegato Filippo Terenzi e del Consigliere Romana

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Carletti. A guidare i Sommelier e gli appassionati presenti nella scoperta di questa grande realtà, quasi 80 ettari complessivi in un unico fondo, sono stati l’agronomo Paula Pacheco, che insieme agli enologi Claudio Gori e Simone Sarnà, e sotto la direzione di Katharina Börner, gestisce tutti i lavori della tenuta. L’obiettivo di Omina Romana è chiaro: confrontarsi con i più grandi vini del mondo. Anche per questo si è scelto di partire, dopo anni di studi con vari istituti

universitari italiani e tedeschi, dai vitigni più famosi a livello internazionale. La serata è stata guidata da Luciano Rappo, Master Brand Ambassador di Omina Romana e da due Sommelier della Delegazione, portando i presenti alla scoperta di vini di grande intensità e ricchezza, poco identificabili con quelli attualmente prodotti nella stessa zona. Sono stati degustati: BELLONE Spumante Brut - IGP Lazio, VIOGNIER - IGP Lazio

Bianco 2012, CHARDONNAY - IGP Lazio Bianco 2013, CESANESE - IGP Lazio Rosso 2013, MERLOT - IGP Lazio Rosso 2012, CABERNET SAUVIGNON - IGP Lazio Rosso 2012, DIANA NEMORENSIS I – IGP Lazio Rosso 2012 (50% Merlot, 30% Cab. Sauvignon, 20% Cab. Franc), JANUS GEMINUS I – IGP Lazio Rosso 2012 (40% Cab. Sauvignon, 40% Cab. Franc, 20% Merlot) e CERES ANESIDORA I – IGP Lazio Rosso 2012 (50% Cab. Sauvignon, 50% Cab. Franc).

Notizia inviata da Patrizia Loiola della Delegazione FISAR San Donà di Piave

A VINI ESTREMI…ESTREMI FORMAGGI

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ran successo per un’eccezionale degustazione a Barchessa Borin in quel di Ceggia, lo scorso dicembre, alla scoperta di vini prodotti in condizioni “estreme”: alta montagna, isole, territori vulcanici, terreni scoscesi sul mare, chicche di limitate produzioni in alcuni casi ultime bottiglie disponibili. Ai vini sono stati abbinati formaggi altrettanto particolari, prodotti in malghe di alta montagna oppure piccole produzioni di mastri casari, in alcuni casi Presidi Slow Food come la Tuma Persa un pecorino siciliano dell’azienda Passalacqua, unico casato a produrla. La degustazione, presente Luisella Rubin Consigliere Nazionale, è stata condotta da Patrizia Loiola, Delegata, che ha presentato le aziende produttrici dei vini tutti premiati dalla Guida Slow Wine 2016 come Grandi Vini o Vini Slow; da Giannantonio Puppin che ha

guidato l’analisi sensoriale dei vini alternandosi, in un bel duetto, con Fabio Guerra docente FISAR e Slow Food per la degustazione dei formaggi. Un bel lavoro di squadra per l’organizzazione dell’evento con il servizio curato da Marco Muletto con i Sommelier di Delegazione. Queste le aziende presenti e i vini che sono stati

presentati: Strasserhof Riesling 2014 Alto Adige, Anselmet Petite Arvine 2014 Valle d’Aosta, Tenute di Castellaro Bianco Pomice 2014 Lipari, Walter De Battè Carlaz 2012 Cinque Terre, Orgosa Nero di Orgosa 2010 Sardegna, Arpepe Ultimi Raggi 2007 Valtellina, Famiglia Orro Vernaccia di Oristano 2008 Sardegna. il Sommelier | n. 2 - 2016

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Notizia inviata da Patrizia Loiola della Delegazione FISAR San Donà di Piave

Un fiume divino: il Piave e i suoi vitigni

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a avuto luogo, il 6 settembre 2015, un’interessante degustazione all’interno della Manifestazione “Fiume Festival” evento organizzato dal Comune

di San Donà, presso la Biblioteca della città, unendo enologia e cultura, attraverso la scoperta del territorio del Piave e dei suoi vitigni tipici. Presenti il Sindaco Andrea Cereser e Emanuela Bincoletto presidente “Strada vini del Piave” l’evento è stato presentato dalla Delegata Patrizia Loiola con Giannantonio Puppin che ha guidato la degustazione dei vini. I presenti hanno potuto assaggiare diverse tipologie di vini: in apertura il Grapariol Le Rive, versione rara di Raboso dorato, poi un vino della

tradizione il Colfondo Prosecco di Casa Belfi rifermentato in anfora, quindi l’Incrocio Manzoni di Le Vigne di San Giacomo di Roncade seguito dal Carmenere Piave dell’azienda Zago Luigino per poi chiudere con una progressione di Raboso: un rosato sui lieviti di Cantine Tessère, il Raboso Piave di Castello di Roncade, la DOCG Malanotte di Galileo Vini di Tezze di Piave, affinato per almeno 24 mesi e per finire il Passito di Raboso di Tenuta San Giorgio di Maserada sul Piave.

Notizia inviata da Fabio Cabianca della Delegazione FISAR di Venezia

I Soci F.I.S.A.R. di Venezia visitano le Cantine Vignalta sui Colli Euganei È stata sicuramente una mattina straordinaria quella di sabato 2 aprile 2016 in cui una quarantina di Soci della Delegazione FISAR di Venezia, tra questi molti partecipanti ai corsi di primo e secondo livello, hanno visitato la famosa Cantina Vignalta nel Comune di Arquà Petrarca (PD) situata nel parco dei Colli Euganei. Accompagnati dal responsabile commerciale, Sig. Claudio Serena, i Soci hanno calpestato i terreni calcarei delle vigne che circondano la cantina e hanno ascoltato il racconto di come i colli circostanti, con la loro particolare conformazione geologica calcarea e vulcanica, consentano la produzione di vini

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rossi come lo straordinario Gemola (taglio bordolese) o di vini bianchi come la famosa DOCG Moscato Fiori d’Arancio. Dopo aver appreso dalle parole di Claudio Serena le fondamentali informazioni sui diversi processi di vinificazione adottati da Vignalta, i Soci sono stati accompagnati attraverso le stanze labirintiche della cantina, ricavata per gran parte all’interno della collina sovrastante e hanno visitato la suggestiva bottaia dove, in 750 tonneau di rovere, maturano le diverse tipologie di vino prodotto, osservando anche le pupitres utilizzate nel processo di vinificazione del metodo classico prodotto da Vignalta. È stata proprio questa prima tipologia di

bollicine ad aprire la degustazione con l’assaggio di un metodo classico brut “nature” ottenuto dalla vinificazione in bianco del vitigno autoctono Friularo. Di seguito i soci hanno degustato il Sirio un moscato secco annata 2015, un vino rosso di taglio bordolese Colli Euganei Rosso Riserva del 2010, per continuare poi con lo straordinario Agno Tinto che affina in botte per 36 mesi ed è prodotto con le uve Petit Shiraz. Il percorso degustativo e la stessa visita alla cantina non si potevano concludere nel migliore dei modi se non con l’assaggio di un superbo Moscato bianco passito prodotto con uve da vendemmia tardiva.


Notizia inviata da Fabio Cabianca della Delegazione FISAR di Venezia

La F.I.S.A.R. porta a Venezia i vini rossi del Consorzio Colline Saluzzesi DOC

È

stata ancora la suggestiva Villa Cardinal Urbani in località Zelarino a Mestre a fare da cornice alla serata di degustazione dei vini rossi del Consorzio di tutela dei vini DOC Colline Saluzzesi organizzata il giorno 11 marzo scorso dalla Delegazione FISAR di Venezia. I cinquanta presenti tra Soci e simpatizzanti hanno voluto trascorrere alcune ore degustando le diverse tipologie di vino proposte da alcune tra le più importanti aziende vitivinicole aderenti al Consorzio che operano nella piccola porzione del territorio piemontese appartenente

alla provincia di Cuneo. L’evento si è sviluppato con il contributo del Presidente del Consorzio, Sig. Marco Occelli, del Vicepresidente, Sig. Emidio Maero, e del Direttore tecnico, Sig. Silvio Barberis, i quali hanno percorso la storia e le attività vitivinicole intraprese in questi anni dalle cantine aderenti al Consorzio, fortemente rappresentative di un territorio che esprime grande qualità nel vino prodotto. I vini proposti, ben sette tipologie, spaziavano dal Colline Saluzzesi DOC Pelaverga, al Colline Saluzzesi Rosso DOC “Neirantich” (vitigno Chatus in

purezza con passaggio in barrique), passando al Colline Saluzzesi Rosso DOC “Novamen” (esperimento con Pinot Nero) per finire con il Colline Saluzzesi Quagliano (vino da dessert). I partecipanti hanno apprezzato la disponibilità e la professionalità dei rappresentati del Consorzio nel rispondere alle molte domande formulate. Durante la serata sono stati proposti alcuni piatti caldi in abbinamento ai vini. Inoltre sono stati consegnati gli attestati di partecipazione ai Soci che hanno concluso i corsi di primo livello per aspiranti Sommelier.

Notizia inviata dalla Delegazione F.I.S.A.R. di Verona

work in progress a Fisar Verona

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abato 27 febbraio si è tenuto, presso l’Hotel Maxim di Verona, un importante corso di aggiornamento sulle tecniche di servizio a cui hanno partecipato

più di trenta Sommelier. Durante l’incontro il relatore, sig. Franco Jurassich, ha affrontato le tematiche riguardanti il servizio, le diverse mise en place, i punti di

criticità e le relative soluzioni. Con questo primo incontro, FISAR Verona ha l’obiettivo di creare un gruppo di Sommelier sempre più preparati e in grado di rispondere alle esigenze del mercato moderno, offrendo servizi professionali ad alti standard qualitativi. Il Delegato Ugo Bonalberti e il suo vice Gianni Vincenzi, soddisfatti dei lavori, hanno evidenziato come la giornata sia stata anche un momento di aggregazione e conoscenza tra vecchi e nuovi Sommelier per formare una squadra sempre più affiatata e vincente.

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Notizia inviata dalla Delegazione FISAR Udine

Consegna Attestati II Livello Delegazione Udine Consegnati con orgoglio dal Commissario FISAR Udine, Massimiliano Loca, e dal Delegato di Pordenone, Gino Luigi Rosset, gli attestati del corso di secondo livello per aspiranti Sommelier FISAR della neonata delegazione udinese. 26 i partecipanti che hanno concluso con successo il percorso formativo e sono pronti ad intraprendere l’ultimo importante step del terzo livello

per concludere il ciclo di studio e diventare i primi Sommelier FISAR della provincia friulana. Il Commissario Loca ringrazia ufficialmente il Delegato pordenonese Rosset per la fiducia e la preziosissima collaborazione riservata nel portare avanti i progetti del comparto FISAR udinese, contributi senza i quali sarebbe stato molto difficile giungere a questi traguardi. La cena è stata organizzata nella

magnifica cornice di Osteria di Villafredda, Loneriacco di Tarcento, il 1 marzo. Attualmente la Delegazione di Udine sta svolgendo un nuovo corso di primo livello ed uno di terzo livello presso la sede dell’Enoteca La Nicchia di Osoppo. Per info su corsi ed appuntamenti in programma udine@fisar.com – Commissario FISAR Delegazione di Udine Massimiliano Loca tel. 340.3102584

Notizia inviata da Giuseppe Ianni della Delegazione FISAR Tigullio - Cinque Terre

SILENT WINES La Liguria incontra il Piemonte

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estri Levante: la prima edizione è stata un grande successo e si pensa alla seconda. L’evento ideato ed organizzato dalla Delegazione F.I.S.A.R. Tigullio-Cinque Terre, ha celebrato la sua prima edizione il 20 e 21 marzo 2016 presso l’Ex Convento dell’Annunziata affacciato sulla meravigliosa “Baia del Silenzio”, specchio di mare da ammirare e godere in qualsiasi stagione dell’anno, dove si vive e si degusta il vino in silenzio, riportando il “nettare degli dei” ad una sacralità antica. Il tema è stato l’incontro tra Liguria e Piemonte, regioni molto diverse, legate dalla storia dei territori e delle genti che ivi abitavano e si

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spostavano sulla mitica “Via del Sale”, anzi, sulle numerose “Vie del Sale”. L’evento si è snodato tra degustazioni di prodotti enoici di ottimo livello, showcooking e prodotti artigianali rappresentativi dei due territori. Tutti i prodotti sono stati raccontati dai produttori presenti ed accompagnati da accurati abbinamenti con vini liguri e piemontesi. Le persone intervenute sono state all’incirca 800 ed hanno dimostrato grande interesse. Molti operatori del settore hanno apprezzato l’iniziativa ed avviato collaborazioni coi produttori. La Delegazione Tigullio-Cinque Terre ha approntato uno spazio denominato “L’angolo del

Sommelier”, dove un membro del Consiglio di Delegazione elencava e significava tutte le attività riguardanti l’organizzazione dei corsi per Sommelier FISAR, i master, le varie degustazioni guidate, le visite in cantina e tutte le iniziative in programma. Il ringraziamento va ai Soci e a quanti hanno collaborato, dando una bellissima immagine della FISAR e della Delegazione.



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Periodico Trimestrale - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut. MBPA/CN/P/0006/2016

Rivista di enologia, gastronomia e turismo - Anno XXXIV n. 2 - 2016

Anno XXXIV - Numero 2 - 2016 - Dir. Resp. Roberto Rabachino - Reg. Trib. Pisa n. 21 del 15.11.1983 - Lg. 47/1948

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