Giroinfoto magazine 28

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www.giroinfoto.com

- 2018 Febbraio

N. 28 - 2018 | FEBBRAIO , Gienneci Studios Editoriale. www.gienneci.it

N.28

FOTOGRAFIA

Il valore della critica VILLAGGIO DALIT PARIA Di Enea Discepoli

PERÙ

DIARIO DI VIAGGIO Di Lela Poleggi

SUPER YOSAKOI IL FESTIVAL

Di Simone Ladisa Photo cover by Giancarlo Nitti


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COME 28 www.giroinfoto.com FEBBRAIO 2018


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la redazione | Giroinfoto Magazine

fotografare e viaggiare due passioni un’ unica esperienza Benvenuti nel mondo di Giroinfoto magazine©. Una finestra sul mondo da un punto di vista privilegiato, quello fotografico, con cui ammirare e lasciarsi coinvolgere dalle bellezze offerte dal nostro pianeta. Una lettura attuale e innovativa, che accoglie, oltre i migliori professionisti della fotografia da reportage, anche le immagini e le esperienze di chiunque sia appassionato di viaggi e fotografia. Con i luoghi più interessanti e curiosi, gli itinerari più originali, le recensioni più vere e i viaggi più autentici, Giroinfoto magazine ha come obiettivo, essere un punto di riferimento per la promozione della cultura fotografica in viaggio e la condivisione di migliaia di luoghi e situazioni sparsi per il nostro pianeta. Uno strumento per diffondere e divulgare linguaggi, contrasti e visioni in chiave professionale o amatoriale, in una rassegna che guarda il mondo con occhi artistici e creativi, attraversando una varietà di soggetti, luoghi e situazioni, andando oltre a quella “fotografia” a cui ormai tutti ci siamo fossilizzati. Uno largo spazio di sfogo, per chi ama fotografare e viaggiare, dove è possibile pubblicare le proprie esperienze di viaggio raccontate da fotografie e testi, indipendentemente dal valore professionale dell'autore. Una raccolta di molteplici idee e progetti di viaggio, frutto delle esperienze e lavori eseguiti da esperti nel settore del reportage fotografico, che hanno saputo confrontarsi con le condizioni climatiche e socio-politiche, con le difficoltà imposte dalla natura, per catturare l'immagine e la spontaneità selvaggia della stessa. Troverete anche articoli tecnici, dove prendere spunto per ottenere scatti sempre perfetti e con idee sempre nuove per rendere le fotografie più interessanti. Giroinfoto.com© , con la sua rivista e la sua rete web è la più grande community di foto-viaggiatori che accoglie chiunque voglia condividere le proprie esperienze di viaggio o semplicemente farsi coinvolgere dai racconti pubblicati. Director of Giroinfoto.com Giancarlo Nitti

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ANNO IV n. 28 DIRETTORE RESPONSABILE HEAD PROJECT MANAGER Giancarlo Nitti CAPO REDAZIONE Paolo Buccheri SEGRETERIA DI REDAZIONE E REVISIONE Silvia Belotti CAPI SERVIZIO Maurizio Ferrari REDATTORI E FOTOGRAFI Giancarlo Nitti Redazione Lela Poleggi Reporter Giroinfoto Simone Ladisa Reporter Giroinfoto Enea Discepoli Reporter Giroinfoto LAYOUT E GRAFICHE Gienneci Studios PER LA PUBBLICITÀ: Gienneci Studios, Via G.Borgomaneri, 135 Milano - 20086 Motta Visconti. info@gienneci.it - hello@giroinfoto.com DISTRIBUZIONE: Gratuita, su pubblicazione web on-line di Giroinfoto.com e link collegati. CONTATTI email: redazione@giroinfoto.com Informazioni su Giroinfoto.com: hello@giroinfoto.com

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data di uscita 20 Febbraio 2018

fotografare

Questa pubblicazione è ideata e realizzata da Gienneci Studios Editoriale. Tutte le fotografie, informazioni, concetti, testi e le grafiche sono di proprietà intellettuale della Gienneci Studios © o di chi ne è fornitore diretto(info su www.gienneci.it) e sono tutelati dalla legge in tema di copyright. Di tutti i contenuti è fatto divieto riprodurli o modificarli anche solo in parte se non da espressa e comprovata autorizzazione del titolare dei diritti.

e v ia gg iare due passioni un’ unica esperienza Giroinfoto Magazine nr. 28


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INSIDE

Giroinfoto Magazine

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24 Indice 10

OATMAN Route 66 Arizona Giroinfoto Scout Location

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SUPER YOSAKOI Il festival A cura di Simone Ladisa

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PERÙ Diario di viaggio A cura di Lela Poleggi

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FOTOGRAFIA IL VALORE DELLA CRITICA Giroinfoto school

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VANNES Giardini e fortezze A cura di Giancarlo Nitti

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IL VILLAGGIO DALIT Paria

A cura di Enea Discepoli

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VI PRESENTIAMO

I NOSTRI

NUMERI

E' con orgoglio che pubblichiamo le statistiche e i volumi qui presenti relativi alle analisi aggiornate al mese di: Febbraio 2018

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Articoli totali sul magazine

Articoli pubblicati dagli utenti

Nuovi Reporters

Foto singole pubblicate

Copertura degli articoli sui continenti

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ARTICOLI

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ARTICOLI

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Dove viene letto Giroinfoto magazine

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Arizona, Una minuscola cittadina dispersa tra le Black Mountains. Situata all'estremo ovest dell'Arizona a ridosso del confine con la California e il Nevada, Oatman era una base strategica per i minatori e i cercatori d'oro. Oggi viene definita una "Ghost Town", ma grazie anche al suo posizionamento sulla vecchia Route 66 è una perla turistica da non evitare.

Giancarlo Nitti Photography Giroinfoto Magazine nr. 28


S C O U T L O C AT I O N

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PERIODO

CONTENUTI

U.S.A. Arizona Oatman

Permanente.

Route 66 Centri culturali Live performance

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FOTOGRAFIA

NOTE

SCOUTING

Fotografia documentale, sreet.

Piccola cittĂ con sfondi storici old west e Mother road

Questa scout location e le fotografie sono state realizzate nel mese di Luglio2014 da Giancarlo Nitti.

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Oatman ieri Un po' di storia

Nel 1863, il cercatore Johnny Moss scoprì l'oro nelle Black Mountains insediandosi in un punto strategico nella zona, dandogli in un primo tempo il suo nome "Moss" e successivamente quello di Olive Oatman, la cui storia era ormai ben nota per alcune vicende legate alla guerra con i Nativi. Nel successivo mezzo secolo, l'industria mineraria si impoverì fino a quando la tecnologia non cambiò portando nuovamente prosperità ad Oatman all'inizio del 20 ° secolo. L'apertura della miniera di Tom Reed, seguita dalla scoperta di un ricco filone nella vicina proprietà della United Eastern Mining Company nel 1915, portò una delle ultime corse all'oro del paese. Il boom minerario del 1915-17 diede ad Oatman la fama di una tra le maggiori miniere di oro del West americano. Nel 1921, un incendio distrusse molti degli edifici di Oatman risparmiando l'Oatman Hotel. Il 1924 si chiusero definitivamente le operazioni di estrazione avendo prodotto 13.600.000 dollari di oro al valore di mercato dei tempi controllato dal governo di 20 dollari l'oncia; Poco tempo dopo, negli anni '30 Oatman ebbe la fortuna di essere "toccata" dalla costruzione della trafficata Route 66 ma anche questo fiorente periodo terminò in fretta poiché la città fu completamente aggirata nel 1953, quando fu costruita una nuova rotta tra Kingman e Needles. Negli anni '60, Oatman fu quasi abbandonato.

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Oatman oggi LA RINASCITA

Negli ultimi anni, Oatman ha subito una sorta di rinascita del turismo, grazie al fiorente interesse mondiale per la Route 66 e alla crescita esplosiva della vicina città di Laughlin, in Nevada, che promuove visite alla città. Le attrazioni più famose di Oatman sono i suoi burros selvatici, che vagano liberamente per le strade della città e possono essere avvicinati offrendogli cubetti di fieno noti come "burro chow" facilmente reperibili in praticamente tutti i negozi della città. I burros discendono dagli animali da soma sparsi dai cercatori iniziali e sono protetti dal Dipartimento degli Interni degli Stati Uniti. Nei periodi turistici e i fine settimana a Oatman si svolgono diverse attività, dai classici rally automobilistici alle finte sparatorie "Wild West" proprio nel mezzo della vecchia Route 66. Nel periodo dell'Indipendence Day, in paese si svolge una curiosa gara nota come Oatman Egg Fry, dove i partecipanti provano a cucinare un uovo sul marciapiede con l'aiuto di dispositivi solari. Molto curioso il bar e ristorante dell'Oatman Hotel che i turisti hanno tappezzato di banconote da un dollaro autografate sulle pareti e sul soffitto.

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La Storia di

Olive Oatman Nel 1851, la quattordicienne Olive Oatman e la sua famiglia si misero in viaggio dall’Illinois per trasferirsi in California, ma lungo il tragitto la famiglia si smarrì trovandosi nei territori dell'Arizona dove vennero assaliti e annientati dai nativi indiani Yavapai. Le uniche superstiti, grazie alle usanze della tribù, che risparmiava le ragazze, furono Olive e sua sorella Mary Ann di soli sette anni. Le due sorelle furono schiavizzate dagli Yavapai per poi essere cedute alla tribù dei Mohave. Nella tribù vennero marchiate tatuandole con la polvere di terra blu. Mary Ann morì di fame, durante una grave siccità che decimò i nativi, e Olive continuò a vivere con i Mohave, integrandosi fra di loro e sposando uno di loro avendo due figli. Nel1856 un drappello militare ritrovò Olive e la ricondusse costringendola nella civiltà in cui non era più abituata. Morì per un attacco di cuore il 20 marzo 1903.

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A cura di Simone Ladisa

Ogni anno, alla fine di Agosto, una grande manifestazione accende le strade del quartiere di Harajuku. Nel pieno centro di Tokyo, accanto ad Omotesando, si tiene il festival “Super Yosakoi�. In occasione del matsuri del Tempio Meiji, che si trova immerso nel parco Yoyogi, si tengono i festeggiamenti, con banchetti di cibo e giochi.

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TOKYO,

Vengono poi allestiti dei palchi su cui si svolge appunto il Super Yosakoi. Lo Yosakoi è una danza di gruppo caratterizzata da uno stile tradizionale, combinato a musica e ritmi moderni. Il Super Yosakoi è una esibizione che vede partecipare gruppi provenienti da tutto il Giappone. Le performance si susseguono senza pause per due giorni, a rotazione su vari palchi. Il palco principale si trova all’ingresso del parco Yoyogi, qui è presente anche la televisione per riprende l’evento.

variopinte e coordinate da un’invisibile regia. La musica carica i ballerini, richiama il cuore del pubblico, e fonde tutti partecipanti in un flusso ritmico che sincronizza anche i respiri.

Ci sono poi due palchi secondari: il primo è verso l’ingresso del tempio Meiji, mentre il secondo si trova vicino alla struttura dello Yoyogi National Gymnasium. Ho seguito questa manifestazione fin dall’edizione del 2009 e mi ha sempre affascinato ed emozionato. La passione con cui i ballerini partecipano è grandissima. Esibizioni piene di energia, con coreografie che mescolano in maniera perfetta una moderna dinamicità, assieme ad un’atmosfera tradizionale. I colori dei vestiti si muovono sul palco come onde Giroinfoto Magazine nr. 28


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Nel corso delle varie edizioni, ho avuto modo di vedere gruppi formati da giovani atletici, con coreografie moderne, e di grande pregio artistico. Gruppi formati da bambini, alcuni solo di splendide signore di una certa età, raramente anche di piccole comunità straniere insediate in Giappone, come gruppi coreani o africani. Lo spirito invece è sempre lo stesso, ogni gruppo presenta la sua esibizione, frutto di sforzi e allenamenti dei mesi precedenti, con la consueta allegria ed energia. Ed è proprio lo spirito che anima questi ballerini che mi ha fatto innamorare di questa manifestazione, catturando la mia attenzione e quella del mio obiettivo fotografico. Ho sempre cercato di rappresentare una parte di quello spirito che traspare dai volti dei ballerini. Sguardi orgogliosi della loro tradizione, sorrisi soddisfatti per quello che si inscena, e movimenti tipici della tradizione giapponese. Vitalità e colori sono ingredienti con il quale i danzatori stregano l’occhio dello spettatore.

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Pur assistendo ad uno spettacolo eccezionale, fotograficamente questa manifestazione presenta numerose difficoltà ed insidie. Sarebbe facile ridurre tutto ai normali problemi di fotografare all’aperto: alcune volte la pioggia ha ostacolato la realizzazione di buoni scatti, altre volte il caldo soffocante e il sole estivo mi hanno procurato delle brutte bruciature durante l’attesa. Invece le difficoltà si concentrano sempre nel riuscire ad isolare i soggetti dai numerosi elementi di disturbo che circondano il palco. Impalcature, riflettori, pubblico. In una manifestazione di questo tipo, che coinvolge più di 5000 ballerini, addetti ai lavori, un pubblico numeroso, diventa di estrema difficoltà cogliere le angolature giuste e isolare il vero cuore dello spettacolo. Più volte si deve sacrificare il proprio posto, con una buona visuale e ottenuto con ore di attesa, solamente per poter cambiare angolazione rispetto al palco ed evitare la monotonia nell’inquadratura.


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Il Super Yosakoi per me non è solo una splendida occasione per fotografare, ma un evento che mi piace vivere come spettatore. Assistere alla parata di tutti i gruppi nella strada principale, muovermi da palco a palco cercando i miei gruppi preferiti, girare tra i banchetti assaporando ottime okonomiyaki o dolcetti di vari tipi. Una regola d’oro per realizzare un buon reportage è quella di vivere intensamente il posto, l’evento, e le persone. Con il Super Yosakoi è stato sempre facile legarmi a quelle atmosfere, grazie al fascino e alla bellezza di uno spettacolo superbo.

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PERĂ™ DIARIO DI VIAGGIO A cura di Lela Poleggi

Luglio 2011 Partiamo per il nostro primo viaggio in Sudamerica. Ci aggreghiamo ad un gruppo organizzato incontrando altri viaggiatori all'aeroporto di Lima, dopo aver volato con Iberia con scalo a Madrid.

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PERÙ

La prima impressione è buona: abbiamo tutti le scarpe da trekking indosso ed un abbigliamento consono all'itinerario (traducendo: non ci sono 'fighetti').

E così... eccoci qui dall'altra parte del mondo a 11.000 km da casa, finalmente in questo Sudamerica che da sempre manca fra le mete dei nostri viaggi. Siamo divisi in tre alberghi diversi a seconda della categoria prescelta, con noi nella 'standard' ci sono una coppia di romani, una coppia di cremonesi in viaggio di nozze, una neurologa milanese e mamma e figlio napoletani. Nella categoria 'economica' due trevigiane e una coppia di siciliani in viaggio di nozze, nella categoria 'lusso' una coppia di marchigiani anche loro in viaggio di nozze. Primo consiglio: evitare la 'lusso' che propone hotels sempre al di fuori dei centri e un po' spersonalizzati, la 'standard' ci pare perfetta con sistemazioni sempre vicinissime alla piazza, ma potete tranquillamente anche optare per la 'economica'.

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Lima

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prima tappa, la capitale... umidità all'85%, sembra sempre che spioviggini! Fenomeno che qui chiamano 'garua', è la reazione dell'acqua del mare che a contatto con la terra evapora e ristagna qui perchè non riesce a superare le Ande che si trovano poco più in là. I peruviani consigliano di vestirsi bene per la forte escursione termica. Visitiamo il centro di Lima, con la città completamente immersa nella nebbia: Plaza de Armas, Catedral, Convento di San Francisco, il Parco dell'Amore a Miraflores ispirato al Parco Gaudì di Barcellona... il resto del gruppo pranza a base di pesce, noi preferiamo passare il pomeriggio da soli e andare al Larcomar, poi raggiungiamo la spiaggia dei surfisti, Playa Costa Verde anche detta Waikiki. Ci viene proposto di surfare... con la garua?? No grazie...

Siamo in totale 15 e resteremo insieme per i primi nove giorni di viaggio.

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Prendiamo un taxi per andare a vedere le fontane illuminate al Circuito Magico del Agua, ma le troviamo spente (scopriamo che il martedì è giorno di riposo delle fontane), così passiamo per lo Stadio e ci facciamo lasciare dal tassista a Plaza San Martin. Facciamo 'un paio di vasche' tra San Martin e Plaza de Armas come fossimo veri abitanti di questa città. In taxi raggiungiamo Barranco, quartiere periferico di Lima per vedere il Ponte dei Sospiri. Lì cerchiamo il ristornate Hornitino, suggerito dalla Lonely Planet e troviamo al suo posto 'Il Romano'... così ceniamo da tale Alessandro di Trastevere, penne all'arrabbiata, focaccia, Merlot del Veneto, caffè Lavazza e 'pisco' (un po' di sudamerica ci vuole). A fine cena Alessandro si preoccupa di metterci su un taxi affidabile e rientriamo all'hotel (La Hacienda). Giroinfoto Magazine nr. 28

Con un breve volo da Lima arriviamo a Cuzco sorvolando le Ande... che belle!!! Alloggiamo all'hotel Ruinas, stanno ristrutturando il palazzo a fianco, la speranza è che verso sera interrompano i lavori! Stanza senza finestre ma con una vetrata scorrevole che si apre sul patio interno, staremo qui quattro notti. Abbiamo la giornata libera, dovrebbe servirci per acclimatarci dati i 3400 metri di altezza. Ne approfittiamo per passare la mattina alla parata militare, per pranzare in piazza, per salire fino a San Cristobal e a San Blas, visitiamo la chiesa con il pulpito barocco intagliato nel legno e l'altare completamente rivestito di foglie d'oro. Scendiamo per Calla San Blas, sosta fotografica alla pietra dai 12 angoli incastrata nel muro inka. Passiamo dal mercato centrale e per finire ceniamo al San Tomas... siamo acclimatati...


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Lela Poleggi photography Giroinfoto Magazine nr. 28


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PERĂ™

Giornata di escursione insieme al gruppo nel Valle Sagrado, intorno a Cuzco (che qui chiamano Cosco). Partiamo puntualissimi di primo mattino, tanto a quest'altezza non si dorme e all'alba siamo sempre tutti sveglissimi. Saliamo con la guida Alvaro (ottima guida) ad un punto di avvistamento dei ghiacciai a 3700 mt. Proseguiamo fino a Chinchero dove assistiamo alla lavorazione dei tessuti. Sosta fotografica per una panoramica dall'alto della Valle Sacra e per vedere il Monte Chicon. Arriviamo ad Ollantaytambo e visitiamo le antiche rovine, 'quasi' tutti saliamo i 300 gradini che portano al Tempio del Sole... qualcuno rinuncia per la troppa fatica... Pranziamo ad Urubamba, ottimo buffet in una Hacienda proprio in riva al fiume. Seguiamo il corso del fiume fino a Pisac dove si trova il mercato piĂš grande della regione, visitiamo il forno per il pane e passeggiamo per la piazza. Festa grande oggi! per l'Indipendenza del PerĂš

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Rientrati a Lima salutiamo il gruppo e andiamo allo spettacolo di danza folkloristiche Peruviane al Teatro Cosco, che è strapieno e rischiamo addirittura di non riusscire ad entrare!! tutto il pubblico è in piedi per cantare l'Inno nazionale con la mano destra sul cuore! E' di nuovo ora di andare a letto, è di nuovo ora di tentare l'impresa di dormire ma si fa davvero fatica con tutto il matè di coca che stiamo bevendo...

Nuovo giorno. Partiamo con Alvaro appena rientrato dal suo jogging mattutino e andiamo a Sacsayhuaman, c'è chi si esibisce in foto ricordo con autoscatto, corsa per mettersi in posa e 20 minuti per riprendersi dalla corsa... l'altezza fa brutti scherzi! Seconda sosta a Pukapukara, terza sosta a Q'enko, quarta sosta al Cristo Blanco. Torniamo a Cuzco e visitiamo la chiesa di Santo Domingo, la Catedral e il sito Inca di Qoricancha. Ci sdraiamo tutti sul prato per un meritato relax e i giardinieri fanno partire gli annaffiatoi... bagnati tutti... chi più chi meno! Giroinfoto Magazine nr. 28

Per il pranzo la compagnia come al solito si divide, noi decidiamo per un ristorantino nella piazzetta vicina a Plaza de Armas. Ci ritroviamo alla Catedral per partire di nuovo in escursione. Saliamo sulla 'furgoneta' e andiamo a Moray per vedere i terrazzamenti circolari infossati nel terreno. Seconda tappa a Le Salinas de Maras, i depositi di sale, dove ci rifocilliamo con banane e fave secche. Rientriamo a Cuzco in serata.


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Finalmente Macchu Picchu ,

Partiamo all'alba, in furgoneta fino alla stazione di Poroy, tre ore di treno fino ad Aguas Calientas con panorama fantastico durante il tragitto, mezz'ora di bus per arrivare in cima alla montagna, ultimo tratto a piedi fino al punto più alto del sito ed eccola... davanti a noi... Macchu Picchu!! Emozionante!! Ci sdraiamo tutti sull'erba per goderci il momento... Poi da bravi scolaretti seguiamo Alvaro per oltre due ore in mezzo alle rovine della città, ma non credo che nessuno ascolti granchè di quello che dice... siamo tutti molto più interessati a guardarci intorno e a scattare foto! Fa caldissimo, ci sono tanti scalini... e c'è una strana energia che ti fa pendere di quà e di là... Dopo la visita e dopo i timbri di rito sul passaporto riprendiamo il bus per Aguas Calientes e pranziamo. Le tre ore e mezzo di treno per ritornare a Cuzco volano via, tra partite a carte, sfilate di moda organizzate dalle ferrovie peruviane e cruciverba. Rientriamo in hotel e sono quasi le nove di sera... ora di cenare da Don Carlos! Record! Stanotte riusciamo a dormire ben 5 ore e mezzo!!

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Oggi, trasferimento in pullman a Puno. Prima sosta al forno, l'autista ci offre pane dolce e matè di coca. Seconda sosta alla chiesa di Andahuayillas e poi alle rovine di Laqchi. Pranziamo prestissimo, intorno alle 11 e proseguiamo per il passo di Abra la Raya a 4327 mslm. Continuiamo a bere matè, ci fermiamo al museo di Pukara, anche se quelli del nostro gruppo preferiscono godersi la piazzetta del paese. Superata la bruttissima città di Juliaca arriviamo finalmente a Puno. Alla fermata del bus ci aspetta il referente del Tour Operator e insieme a lui decidiamo di estendere la nostra visita in programma domani alle isole degli Uros: andremo anche a Taquile... così la durata dell'escursione passa da tre ore a dieci... come al solito la sveglia sarà prima dell'alba (meglio tanto nessuno di noi dorme di notte!). Giroinfoto Magazine nr. 28

Alloggiamo alla Casa Andina Tikarani, in stanza all'arrivo c'è il gelo, poi per fortuna il riscaldamento comincia a funzionare. Ceniamo al Mosya... attesa infinita...


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Titicaca Giornata stupenda sul Lago Titicaca! Partiamo dall'hotel prestissimo e andiamo al porto, incontriamo la nostra guida Mauro e ci imbarchiamo per le isole degli Uros, le isole di paglia. Sbarchiamo su una delle isole galleggianti per conoscere usi e costumi delle famiglie che ci abitano, saliamo su una delle loro barche a remi e navighiamo sul lago per raggiungere l'isola 'capitale' dove a qualcuno viene gentilmente chiesto di fare attenzione con la sigaretta. Proseguiamo con la barca a motore fino a Taquile dove approdiamo intorno a mezzogiorno. Camminiamo in salita per una mezz'ora per raggiungere la piazza (a 3800 metri di altezza i muscoli bruciano un po'... una signora del gruppo ha bisogno di un po' di erbetta raccolta da Mauro per riuscire a salire...). E' il primo agosto: oggi qui si festeggia il Capodanno Peruviano! Nel pomeriggio rientriamo a Puno in barca. Lasciamo il gruppo e visitiamo le due piazze della città . Fa freddissimo e andiamo a letto presto perchè con questa temperatura non si riesce a passeggiare, domani sveglia prestissimo... tanto sappiamo già che non dormiremo! Una chicca imparata oggi a Taquile... chi ha in testa un cappellino bianco con le righe e il ponpon di colore rosso non è sposato...

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Lungo viaggio in pullman fino ad Arequipa. Panorami bellissimi, da documentario! Vediamo i fenicotteri a Puente Canuna, ci fermiamo al Mirador Alto Lagunillas a 4413 mslm, valichiamo un altro passo a 4528... (secondo la Lonely Planet c'è anche un passo a 4900 mslm, ma nessun cartello conferma la cosa anche se le nostre teste un po' confuse farebbero propendere per il si...). Ci fermiamo anche al Mirador Carlitos, 4300 mslm con splendida vista sul vulcano, sosta ad un banos gestito da campesinos, attraversiamo il Parco Nazionale 'zona de vucunas' dove vivono le vigogne. Arriviamo ad Arequipa e pranziamo tutti insieme al ristorante Sol y Mayo, menù fisso, buon pranzo, cincillà compresi ben impanati ed arrostiti nei piatti, forse un po' pesante o forse siamo un pochino stanchi per il lungo viaggio.

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Con una nuova guida saliamo ad un Mirador per vedere i ghiacciai e i tre vulcani che circondano la città. Visitiamo la chiesa di San Miguel Arcangel, il Monastrero di Santa Catalina, dove la nostra guida ci abbandona nelle mani di un'altra guida che ci definisce 'un caso'. Andiamo al museo della Mummia Juanita, dove un'altra guida ancora ci racconta la storia di Juanita... molto appassionante sia la storia della giovane sia il continuo cambio di guide che ci capita oggi. Ricompare la prima guida e con lei andiamo alla Iglesia de la Compania, in Plaza de Armas e alla Catedral E' già sera quando arriamo in hotel, La Maison d'Elise. E' stata una giornata piena... di km, di guide e... di cibo!!!


Pensiero del mattino: che bello svegliarsi ai piedi del vulcano Mitsi (e speriamo che non erutti proprio adesso). Partiamo con destinazione Nasca, 12 ore di viaggio. Panorama superlativo anche oggi, deserto di pietra, deserto di sabbia, con qualche punto di rifornimento ogni tanto e anche qualche verde vallata. Passiamo Puente Camana e ci fermiamo al delta del fiume. Attraversiamo il paesino di La Planchada con la sua baia piena di barche per la pesca delle aringhe. Pranziamo a Chala... 560 km e siamo a Nasca, alloggiamo alla Casa Andina.

mo liberi fino alle 10, di sicuro fino a quell'ora non si vola! Infatti molto molto ma molto prima delle 10... mentre siamo tutti in giro in ordine sparso per il mercato incontro Luis (il nostro autista) che mi dice di rintracciare tutti: si parte subito per l'aeroporto dove ci aspettano giĂ per registrarci e per pesarci. Io vengo pesata ben due volte... la prima senza Canon, la seconda con... in base al peso veniamo distribuiti sui vari velivoli e partiamo... Bello il sorvolo delle linee... e il mio stomaco quasi quasi ce la fa... bastava resistere altri tre minuti! Riceviamo tutti il certificato che notifica il sorvolo.

Nessuno di noi ha capito come verrà organizzato il sorvolo delle linee di Nasca domattina... l'orario è ancora tabÚ... dipende dal meteo e da quanto pesiamo. Dopo cena ci comunicano che domattina sia-

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62 Partiamo per Ica, con soste alla Cara de Incas e a Huacachica, mangiamo un panino e proseguiamo per Paracas. Arriviamo all'hotel La Hacienda Bahia Paracas giusto in tempo per godere di uno splendido tramonto sul mare. Bellissime isole Ballestas! Pellicani, cormorani, sule, pulcinella di mare... leoni marini, pinguini, delfini... il Candelabro... tutto fantastico! Lasciate le Ballestas viaggiamo per circa tre ore con Luis, facciamo una sosta in una chicharroneria e infine arriviamo a Lima, di nuovo all' hotel La Hacienda. Facciamo da bravi turisti un po' di shopping al Larcomar, aperitivo con pisco sour e cena al ristorante argentino... dopo cena, ultima camminata- shopping per finire di spendere i soles Dopo 13 giorni di viaggio lasciamo questo

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paese stupendo... come la sua gente. Cuzco bellissima, Macchu Picchu emozionante, come pure il Lago Titicaca con le sue isole di paglia... bello il sorvolo delle linee di Nasca e fantastica l'escursione alle Ballestas... Ci imbarchiamo sul vola Taca/Aerogal con destino... Quito, Ecuador e fra qualceh giorno isole Galapagos... Eh giĂ ... mica torniamo a casa ehhh?

Lela Poleggi


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FOTOGRAFIA IL VALORE DELLA CRITICA SOCIAL E DINTORNI

Generalmente le critiche sono essenziali per una crescita professionale, ma spesso si fa fatica ad accettarle o non le tolleriamo. Sprattutto nel mondo "social" esponiamo il nostro lavoro con la pretesa di ricevere solo consensi anche se siamo consapevoli (o peggio, non consapevoli) che la qualitĂ rasenta la mediocritĂ .

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Questa fotografia NON MI PIACE Quante volte hai ricevuto critiche di ogni genere sulle fotografie che pubblichi. Bene, allora fai parte della grande, forse troppo grande, famiglia dei "postatori" di fotografie sui social. Le critiche sono inevitabili, fanno parte del percorso di ogni attività, comprese le critiche ingiuste, da persone che non hanno alcuna competenza ma anche da persone che decidono di regalare una critica costruttiva derivata da una comprovata esperienza e professionalità. Quindi mettiamo in chiaro alcuni punti: Se si sceglie di essere fotografi bisogna mettere in conto che il nostro lavoro non può piacere a tutti. Se si sceglie di pubblicare ci si espone al giudizio del pubblico, quindi impariamo anche a valutarlo realisticamente e ad estrarne il buono e farne tesoro. MA SOPRATTUTTO Siate onesti con voi stessi e siate consapevoli della qualità del vostro lavoro e questo lo capirete solamente accettando le critiche.

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MA CHI DICE CHE

NON MI PIACE Se non tolleri le critiche, non fare il fotografo. Nel mondo della professione di fotografo è una battaglia senza fine. Ci sono lavori a cui dedichi intere settimane e una volta presentati vengono scartati e annientati in una manciata di secondi, magari da persone e clienti che della fotografia nemmeno ne conoscono la parola. Sui social succede l'identica cosa, solo che di incompetenti e improvvisati ne è pieno ed il rischio di ricevere critiche inutili o apparentemente utili è decisamente maggiore. In questi ultimi anni, abbiamo visto persone iniziare a pubblicare scempi fotografici e paciocchi di post-produzione ed in poco tempo, nel giro di qualche mese, aprirsi una pagina social fregiandosi "fotografo", poi costituire un gruppo con migliaia di iscritti, diventare "guru" con semplici pillole tecniche scopiazzate per il web ed iniziare a proporre addirittura corsi e workshop. Queste sono le persone da evitare e che purtroppo popolano almeno il 70% dell'ambiente fotografico proiettato sui social. La cosa da fare assolutamente quando ricevete una critica, anche quando sembra costruttiva è verificare "da che pulpito" deriva, approfondendo il suo background professionale. ACCETTATE QUALUNQUE TIPO DI CRITICA, LA VOSTRA INTELLIGENZA PROVVEDERÀ A SELEZIONARLE E A FARNE TESORO.

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COME COMPORTARSI

CON LE CRITICHE Quando si pubblica uno scatto, non possiamo decidere noi i parametri di giudizio. Ci esponiamo in un ambiente scoperto dove ognuno può dire la sua indipendentemente dalla competenza o intelligenza di chi decide di criticarci. Succede spesso che si pubblichi un bellissimo lavoro di reportage sportivo trovandosi commenti del tipo “la luce è sbagliata” oppure “guarda che è mossa“… è evidente che chi ha scritto quei commenti non ha nemmeno l'idea di cosa voglia dire reportage e magari non si è nemmeno preoccupato di leggere la descrizione del post. Ma se volessimo evitare questi soggetti ci sarebbe solo un modo, quello di non pubblicare. I social sono una replica esatta del mondo reale che viviamo ogni giorno, quindi accettiamo le persone che criticheranno per partito preso o per frustrazione ma cerchiamo le critiche che faranno in modo di farci crescere. VALUTA OGNI CRITICA CRITICHE UTILI

Non è facile, ma se riuscirai a vederne il buono in alcune di esse, saranno quelle che ti porteranno a crescere migliorando la qualità del tuo lavoro. CRITICHE INUTILI Anche se hanno un senso di verità e tecnicamente giuste ma sono fuori contesto serviranno a raddrizzare il tiro sul tuo pubblico. CRITICHE SCORRETTE Saranno molte e non lasciarti ingannare da falsi guru. Vanno serenamente ignorate e serviranno ad eliminare la parte di pubblico che non ti interessa.

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LA CRITICA

FA CRESCERE Spesso succede che le critiche rivolte al nostro lavoro siano dirette più a noi stessi sentendoci offesi nella professione e nell'orgoglio. Questo è perchè nell'ambiente dei social, sovente, molti commenti negativi vengono esposti solo per invidia e per superiorità, ignorando il valore della critica costruttiva. In questi casi è ovvio che, a fronte di quanto già detto, sono commenti a cui non dobbiamo dare peso una volta valutati razionalmente. Se ad una persona non piace la tua foto o trova alcuni difetti, sta criticando il tuo lavoro e non la tua persona e non c'è motivo di offendersi. Ora facciamoci una domanda. Nel corso degli anni abbiamo mai fatto una fotografia od un lavoro di post-produzione che a distanza di anni ci siamo detti: CHE SCHIFO! Pensiamo tutti. Ecco il classico esempio che dimostra che con le auto-critiche abbiamo migliorato la qualità del nostro lavoro, perche oggi siamo meglio di ieri. Siamo cresciuti professionalmente grazie alla nostra autocritica, pensate ora quale tesoro si nasconde nelle critiche degli altri. Le critiche fanno parte del gioco, chi non le accetta rimane in stallo e non cresce, pensate che alcuni artisti tra cui anche fotografi pagano persone per criticare le proprie opere... Saranno matti? No, sono professionisti.

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LA CRITICA

NELLA PROFESSIONE Solitamente quando si riceve un incarico da un cliente nell'ambito professionale della fotografia, ci si presenta con diverse soluzioni ed alternative. Spesso capita che tutte le opzioni proposte al vaglio del cliente siano valide e che lo stesso entri in confusione nella scelta. Ecco che la critica diventa fondamentale per cercare la proposta migliore e la dobbiamo fare noi. Fino a quando non viene deliberata una scelta non ci sarà un esecutivo, quindi il lavoro si fermerebbe. Quale modo migliore, per perfezionare il nostro lavoro è di massacrare di critiche le nostre opere? Ecco che in questo caso potrebbe venire utile esporlo alla mercè di chiunque per darci una mano ad escludere le opzioni per farne uscire quella buona.

Gli scontri con noi stessi, con i clienti e i team per la scelta dell'esecutivo, dalle critiche a volte anche aspre ai “no” definitivi deriva una grande conseguenza: La crescita professionale e l'aumento degli standard qualitativi. Ogni volta sempre di più.

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VANNES

B R E T A G N E Una città medievale affacciata sul golfo di Morbihan, nella regione omonima. Considerata una delle più belle cittadine della Bretagna è inglobata nelle sue antiche mura di cinta abbellite da giardini esterni.

A CURA DI GIANCARLO NITTI

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Giancarlo Nitti photography Giroinfoto Magazine nr. 28


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VANNES GIARDINI E FORTEZZE

Vannes o in lingua bretone Gwened è un comune francese di circa 55.000 abitanti situato nel dipartimento del Morbihan nella regione della Bretagna. Gli abitanti vengono chiameti Vannetais dal nome del popolo celtico della Gallia les Vénètes, nominato da Giulio Cesare nei suoi diari sulle guerre galliche come popolo ribelle all'Impero Romano. Alcuni storici legano l'omonimia con la civiltà Veneta Italiana, anche se non ce nè la certezza. Vannes è il capoluogo del dipartimento di Morbihan ed è affacciata su un grande golfo chiuso da un'imboccatura circondata da 42 isolette. Morbihan in bretone significa "piccolo mare" e favorisce un clima temperato simile a quello del Mar Mediterraneo ma con forti correnti di marea. VANNES

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Residenza dei duca di Bretagna, Vannes vanta i bastioni medievali tra i meglio conservati della Francia che danno vita ad una suggestiva visuale attraverso la Garenne, un percorso che li costeggia contornato da splendidi giardini e lavatoi. Entrando dalla seicentesca porta Saint-Vincent, creata per collegare il porto al centro storico, ci si imbatte in vecchi palazzi privati e case a graticcio. Percorrendo il centro si incontra la famosa cattedrale di Saint-Pierre, costruita nel XV secolo e modificata fino alla fine del XIX secolo ed ospita la tomba di San Vincent Ferrier, patrono della città. Interessante è il Museo di Storia e Archeologia di Château Gaillard, un palazzo privato risalente all'inizio del XV secolo. Vale anche la pena di visitare il Museo di Belle Arti, che presenta bellissime collezioni legate al patrimonio bretone, situato nella Cohue, un antico salone medievale e il quartiere di Saint-Patern, la parte più antica della città. Vannes è un punto di partenza ideale per esplorare il Golfo di Morbihan con una gita in barca per visitare alcune isole caratteristiche come Arz, l' île aux Moines, Houat e Hoëdic.

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Cathédrale Saint-Pierre de Vannes Tutto il centro medievale della città si sviluppa intorno a questa imponente cattedrale in stile gotico, vera e propria sintesi architetturale dell’intera storia religiosa bretone. Con i suoi 110 m di lunghezza è la più grande cattedrale della Bretagna.

La boulangerie Sono molto caratteristiche le "panetterie" del luogo dove si possono trovare ottimi e stuzzicanti pasti in stile bretone.

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RIEPILOGANDO... DA NON PERDERE

I bastioni,

splendide muraglie che costeggiano in gran parte il fiume della Marle. I fossati sono arricchiti da ampi e deliziosi giardini alla francese e da splendidi lavatoi del 19^ secolo, come il lavatoio della Garenne. La Cattedrale Saint-Pierre, Imponente cattedrale in stile gotico, vera e propria sintesi architetturale dell’intera storia religiosa bretone. La Porta Saint-Vincent, costruita per facilitare il commercio tra il porto e il quartiere storico. Il porto, Un punto strategico per il commercio marittimo fino al 19^ secolo. Oggi non accoglie che battelli turistici ed è un luogo di celebrazion.

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Il quartiere Saint-Patern,

con le sue graziose case a graticcio ed in particolare la chiesa Saint-Patern; Château-Gaillard, museo di Storia ed Archeologia, installato nell’antico palazzo del Parlamento bretone è dedicato alla storia del Morbihan.


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VILLAGGIO DALIT A cura di Enea Discepoli

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Paria o dalit dalla traduzione "oppressi, sono definiti i fuori casta o 5ª casta nel sistema sociale e religioso induista, includendo anche gli aborigeni indiani e gli stranieri. Dalit sono costituiti da vari gruppi in tutta l'Asia meridionale. Parlano una varietà di lingue e praticano varie religioni. Dalit formano il 16,6% della popolazione indiana secondo il censimento del 2011.

R

aggiungiamo il villaggio Dalit di Thirunalkondacheri su indicazione di un docente dell’università di Pondi, ma ,mi dicono che sarà molto difficile oltrepassare il cordone di sicurezza della polizia perché qualche giorno fa sono successi dei disordini per il funerale di un loro vecchio capovillaggio. La polizia chiamata da un gruppo di alta casta che volevano impedire il corteo funebre passasse per il loro villaggio. Infatti superare i vari posti di blocco della polizia fu abbastanza difficile ma la nostra pelle chiara e la determinazione espressa ci fecero da lasciapassare.

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Il villaggio seminascosto dalla vegetazione è composto da un'unica via su cui si affacciano misere capanne ai margini di risaie e sterpaglie, silenzio e nessuno per la stradina di terra battuta. Le capanne di terra e tetti di foglie di palma sembravano abbandonate, ma presto dei bambini incuriositi si affacciarono dalle capanne, poi le madri e infine qualche uomo. La nostra guida rispose alle domande degli uomini: Chi sono questi stranieri?

Cosa vogliono?

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Enea Discepoli photography Giroinfoto Magazine nr. 28


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Avevamo avuto l’incarico da un docente della facoltĂ di giornalismo di una ricognizione fotografica del villaggio che tanto aveva fatto parlare per la questione del funerale. La tensione si sciolse all’istante, la stradina si animò di uomini e donne che volevano raccontare la loro storia e spiegarci come gli altacasta del villaggio vicino gli imponessero le leggi ancestrali delle caste, di come sono segregati e volessero impedire loro di svolgere lavori dignitosi che non siano la pulizia delle strade e delle discariche.

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VILLAGGIO DALIT Ci portarono a visitare le loro capanne, i luoghi dove cucinano e noto le precarie condizioni di vita, noto anche la grande dignitĂ e pulizia di questi luoghi, le capanne hanno un non so che di grazioso, le soluzioni di costruzione sono semplici e funzionali, noto anche un focolare adibito a cucina in terra cruda che mi riporta ad antiche memorie, notai anche i disegni con polvere bianca che ornano alcune capanne, sono simboli magici contro il malocchio, è febbraio e fa molto caldo ma le grandi palme da cocco con le loro foglie smisurate creano un ombra gradevole e una luce che stimola l’occhio del fotografo, e per un attimo dimentico le miserevoli condizione di queste persone e quella povera armonia mi commuove.

Enea Discepoli

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