La fotografia vede sempre di più di quello che percepiamo Gabriele Basilico
GIULIO GIGANTE DAL BUIO ALLA LUCE CHIARA VIGO
N 9 – 2016 July http://giuliogigante.com
Chi ha avuto occasione di conoscere Chiara la descrive materna e accogliente e conserva di lei l’immagine di una Penelope dei nostri tempi, intenta al telaio di tipo mesopotamico su cui lavora per portare a compimento quella che per lei è una ‘missione’, e non per ingannare l’attesa di un Ulisse di cui non ha bisogno dato che la protagonista del mito è lei e soltanto lei. Le sue mani, ora lentamente ora velocemente, sfiorano
sapienti quella fibra che la tradizione popolare definisce ‘seta marina’ o ‘capelli d’angelo’, ossia quei sottilissimi filamenti che la Pinna Nobilis, la più grande conchiglia del Mediterraneo, produce con estrema lentezza. Questo mollusco è stato dichiarato a rischio di estinzione nel 1992, e quindi protetto, da quando una dissennata pesca a strascico ne aveva messo a repentaglio la sopravvivenza. E’ un bivalve che può superare la lunghezza di un metro e si trova nelle praterie di alga ‘posidonia’ che circondano l’isola di Sant’Antioco dove l’animale è tornato a prosperare grazie a una raccolta del bisso che non prevede più la sua uccisione.
Chiara infatti, nelle sue immersioni si limita a resecare con un piccolo attrezzo tagliente parte di quei filamenti, riportandone a galla poche centinaia di grammi dopo centinaia di immersioni. Pescatrice e vestale di una tradizione di cui custodisce gelosamente i segreti. [1] CHIARA VIGO. Commendatore della Repubblica, candidata all’Unesco per diventare Patrimonio Immateriale dell’Umanità in quanto erede di questa conoscenza, Chiara Vigo inizia a filare a circa 5 anni, e a tessere a 12. Una vita trascorsa con sua nonna, che ha insegnato tessitura per 60 anni a Sant’Antioco: le è piaciuto talmente tanto quello che per lei da bambina era un giocattolo che nel 1980 ha iniziato anche lei a insegnare tessitura in Italia e all’estero. Ha maturato così 61 anni con 45 anni di carriera alle spalle. La sua vita è trascorsa calcando le orme della nonna e utilizzando gli antichi attrezzi. I suoi strumenti di lavoro sono semplicemente il fuso, le sue mani, il bisso e la sua anima. Difficile anche per lei ricordare tutti i riconoscimenti ricevuti nel corso degli anni: medaglia d’oro Fidapa, gioiello d’oro della città di Oliena e membro dell’Accademia Kronos, giusto per citarne qualcuno. Collabora con Università e gli inviti arrivano da tutte le parti del mondo, come c’è chi arriva a Sant’Antioco per conoscerla. Gruppi di scolaresche, turisti, la sua agenda per il mese di marzo è già piena, a volte si contano
anche 150 visite al giorno. E addirittura c’è chi è arrivato dall’Australia, da Sidney, e si è trasferito momentaneamente nell’Isola per frequentare la sua scuola pomeridiana dove in tutto studiano dodici allievi e imparano dal ‘Maestro’ colore, tessitura, tintura e filatura.[2]
[1] «Chiara Vigo, ultima sacerdotessa della millenaria arte del bisso. Viaggio nell’universo della seta marina» Pubblicato da: Redazione in Gente, Luoghi e Storie, Luoghi e Storie del Sud, Mare del Sud, Rubriche, Sardegna 3 aprile 2014 [2] “Porterò all’estero l’arte del bisso” – di Monica Magro in SardiniaPost 20/03/2016
Li ha riempiti di saggezza per compiere ogni genere di lavoro d'intagliatore, di disegnatore, di ricamatore in porpora viola,
in porpora rossa, in scarlatto e in bisso, e di tessitore: capaci di realizzare ogni sorta di lavoro e ideatori di progetti Genesi 35,35 Da Bibbia C.E.I. / Gerusalemme
“Di tanto in tanto la Pinna secerne una bava a base di cheratina che a contatto con l’esterno si solidifica. Ha l’aspetto di una barba grezza e incolta, ma portata dal buio alla luce si trasforma in bisso, un vello d’oro soffice e biondo con cui venivano tessute e ricamate le vesti pregiate di re e sacerdoti. Ne parla anche la Bibbia che cita il tessuto degli abiti di re Salomone e della regina Ecuba, così come ne ha parlato Aristotele. Più sottile di un capello umano è mille volte più resistente, non si deteriora e non viene attaccato dagli insetti. Gli antichi caldei, egizi, greci, ebrei, lo usavano per creare i loro paramenti sacri”. Da «Chiara Vigo, ultima sacerdotessa della millenaria arte del bisso. Viaggio nell’universo della seta marina» Pubblicato da: Redazione in Gente, Luoghi e Storie, Luoghi e Storie del Sud, Mare del Sud, Rubriche, Sardegna 3 aprile 2014
«Mia nonna era un Maestro, e prima di lei sua nonna, e la nonna di sua nonna e così via. Nel Canto dell’Acqua sono 29 i nomi prima del mio. Su Cantu Mannu, si canta solo all’alba e al tramonto: il Maestro, da solo, veste la tunica di preghiera: è un momento totalmente esoterico.» «Ho iniziato a lavorare al telaio da bambina, ma ci ho pensato bene prima di fare giuramento. Quando mia nonna mi ha trasferito il formulario ho capito cosa ero diventata: l’arazzo più bello che lei avesse mai potuto tessere. Avevo 23 anni, è stato tanto tempo fa.» Da «Essere, pregare e tessere: Chiara Vigo racconta i segreti del mare» - La Donna Sarda – di Martina Marras http://www.ladonnasarda.it/magazine/intervista/2823/essere-pregare-e-tessere-chiara-vigo-racconta-i-segreti-del-mare.html
ÂŤEra bambina di quattro o cinque anni, procedeva sempre al suo fianco e la sua manina non mollava mai la presa della gonna lunga
della nonna, cosĂŹ anche verso la riva. Poi la bella donna alta entrava in mare con la gonna -non esistevano i costumi o almeno non si usavano in quei lidi- e, dopo essersi allontanata un poco per individuare il banco delle nacchere, diceva alla bambina : - Porta la cesta qua da nonna ! E non aggiungeva: -Su vieni, non aver paura che nonna ti tiene- il che l'avrebbe predisposta al timore dell'acqua e della situazione. Ma, in virtĂš di quel sicuro comando, Chiara non si faceva distrarre da niente e portando la piccola cesta per i bioccoli si accorgeva poi che i suoi piedini si staccavano dal fondo e a suo modo nuotava.Âť Dal sito web Seta di mare - http://www.sardolog.com/bisso/dove.htm
«Ponente, Levante, Maestro e Grecale, prendete la mia anima e buttatela nel fondale, che sia la mia vita per Essere, Pregare e Tessere,
per ogni gente che da me va e da me viene, senza tempo, senza nome, senza colore, senza confini, senza denaro. In nome del Leone dell’Anima mia e dello Spirito Eterno, così è stato, così è e così sarà: io giuro»
Giuramento dell’Acqua
«Perché Chiara Vigo, 60 anni, sarda, due figlie, è l’unico Maestro riconosciuto, rimasto al mondo e depositario dei segreti del rito tradizionale della plurimillenaria raccolta e lavorazione del bisso marino: una sorta di impalpabile e cangiante «seta» mediterranea, pressoché impercettibile al tatto e ricavata dai filamenti secreti da un raro e grande mollusco bivalve, la Pinna Nobilis (nota come «nacchera»), protetta dal 1992 dall’Unione Europea perché in via di estinzione..» Da «Chiara Vigo, la Signora del bisso marino approda a Sorrento» di Donatella Trotta – Il Mattino (Napoli)
Ma tutti sanno lavorare il bisso? La riposta del ‘Maestro’ arriva chiara e precisa: “Chiunque può lavorarlo, ma solo io lo so portare a una sbiondatura capace di ricevere il biondo-porpora. Se oggi una persona impara a filare, deve filare bisso di frodo, io ho il bisso di mia nonna che mi basta per lavorare ancora due vite”. La differenza tra il bisso di una volta e quello dei nostri giorni sta proprio nella fibra: “Questa fibra è lunga cinque centimetri, ed è di mia nonna”- spiega Chiara Vigo mostrando con orgoglio l’antica seta del mare, “questo è un bisso dei nostri tempi, la fibra è corta, la differenza tra il bisso lungo e quello corto è che nel primo caso l’animale è morto e nel secondo caso è vivo”.Nonostante ora si possa leggere nei suoi occhi un velo di tristezza, Chiara Vigo non perde la positività e la voglia di insegnare, raccontare le sue storie di vita, come un film d’altri tempi, e lo fa sempre con grande maestria. Da “Porterò all’estero l’arte del bisso” di Monica Magro
Dopo la risonanza dell’ articolo pubblicato dal settimanale tedesco “Die Welt” il mistero del Volto Santo torna a calamitare l'attenzione di media, di fedeli e curiosi. Parliamo con Chiara Vigo, l'ultima tessitrice di bisso. In qualità di esperta le chiediamo, è possibuile che la reliquia sia fatta di bisso? In base a quanto risultato dai miei studi,direi di si. La tela presenta delle caratteristiche tipiche del bisso. Principalmente la trasparenza. Il bisso è l'unico tessuto che si lascia attraversare dalla luce: è color bronzo al buio e color d'oro se illuminato. Questa peculiarità è compatibile con l'aspetto del Volto Santo, che scompare in contro luce. Sicuramente il fatto che il Volto scompaia in contro luce è uno degli aspetti più inquietanti della reliquia. Se si trattasse di un dipinto l'immagine non dovrebbe essere visibile da ambedue i lati. Il Prof. Donato Vittore ha constatato che sulla tela non ci sono tracce di colore. Sarebbe pertanto da escludere la teoria che il Volto sia stato disegnato da una mano umana. In tal senso c'è da dire che se si dipingesse sul bisso, che è una fibra liscia e impermeabile, il colore tenderebbe a scivolare e formare delle croste, che sulla tela lui non ha rilevato. Il bisso potrebbe essere tinto solo da un bagno di carbonio, ma questo è da escludere considerando l'epoca a cui risale e che ci troviamo in Mesopotamia. Da: Il Velo del Volto Santo è di bisso marino Intervista a Chiara Vigo, l'ultima tessitrice di bisso.: http://voltosanto.it/Italiano/dettagliofnti.php?x1=20
Gesti, parole e sacralità: arrotola il filo di bisso intorno alla vera, lo ritorce più volte, un canto sacrale, e lo trasforma in un colore che alla luce sembra oro, poi lo dona. Si deve riportare per chiedere un panno nunziale. Impercettibile al tatto, luminoso e prezioso, a tal punto che
non si vende e non si compra, come da giuramento che vincola le donne della famiglia di Chiara Vigo da sempre, che si tramanda di famiglia in famiglia “non commercializzare le opere”. La ‘seta del mare’ si ottiene dai filamenti della pinna nobilis, grandi molluschi meglio conosciuti come nacchere, che si ancorano ai fondali di sabbia, ma “senza la tradizione orale è ciarpame” – ha precisato l’artista Vigo, “prima di tutto deve essere vestita di anima e offerta gratuitamente”. Da “Porterò all’estero l’arte del bisso” di Monica Magro
«Ogni filo di cheratina e lungo circa 25 centimetri. Per ottenere 300 grammi di grezzo occorre immergersi un centinaio di volte». Rispettare l’habitat significa prelevare solo i filamenti delle Pinne che hanno almeno 12 anni. «Se si prelevano solo le punte del bioccolo con cautela e metodo l’animale sopravvive, se lo si strappa dal fondale il mollusco muore». Non immaginatela fragile o sorpassata dai tempi. I gesti arcaici di Chiara stanno in equilibrio con il nostro tempo. Sposata, due figlie, un lavoro in passato con Montanelli, numerosi premi tra cui Un bosco per Kyoto come riconoscimento per il rispetto dell’ambiente. I suoi lavori di tessitura e ricamo sono esposti al Louvre e al British Museum. La sua arte nel 2005 è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Università e musei la invitano, i suoi interventi parlano di tradizioni, di presente, di tecniche e di organizzazione per migliorare condizioni di lavoro e di rispetto. Da «Sapete che cosa è il bisso? Non si vende e non si compera» di Luisa Pronzato
«L’espressione usata da Chiara “Dal buio alla luce” è anche il titolo di un libro che la giornalista Susanna Lavazza ha scritto al termine di due anni trascorsi al fianco della enigmatica “signora delle acque”. In un’intervista, l’Autrice ha raccontato come sia progressivamente passata da uno stato di iniziale scetticismo rispetto a tutto ciò che aveva sentito dire su Chiara Vigo, ad una illuminante constatazione della veridicità di ogni minimo dettaglio: dalla raccolta del bisso in immersione, nel mese di maggio e con la luna nuova, con indosso una lunga tunica di lino e munita solo d’un paio di occhialini, delle proprie unghie e di un piccolo bisturi, alla necessità di un centinaio di immersioni a 13 metri di profondità per portare in superficie appena 3 etti di filamento grezzo trasformabili in 30 grammi di filo pulito e 18 metri di filo ritorto (è quanto ha impiegato, ad esempio, per realizzare la ‘Natività’ custodita al Museo Pigorini di Roma).» Da «Chiara Vigo, ultima sacerdotessa della millenaria arte del bisso. Viaggio nell’universo della seta marina» Pubblicato da: Redazione in Gente, Luoghi e Storie, Luoghi e Storie del Sud, Mare del Sud, Rubriche, Sardegna 3 aprile 2014
Le onorificenze che ho ricevuto, non le ho certo avute perché sono carina. Sapete quanto tempo ci vuole per fare questo tanto di bambagia? - Smuove ciuffi di bisso, piccoli batuffoli apparentemente ispidi Io scendo sott’acqua, taglio la seta e la porto in superficie. Difendo il nostro patrimonio. Per tessere una pavoncella* senza disegno ci vuole una vita; per filare una cosa che non si sente, non ha peso … dammi la mano e chiudi gli occhi: hai il bisso sul palmo, anche se non lo senti (è davvero impossibile avvertirlo al tatto, la sensazione è indescrivibile, ndr). Da «Essere, pregare e tessere: Chiara Vigo racconta i segreti del mare» - La Donna Sarda – di Martina Marras http://www.ladonnasarda.it/magazine/intervista/2823/essere-pregare-e-tessere-chiara-vigo-racconta-i-segreti-del-mare.html
Spesso chi ci amministra ci invita a cadere in questa aberrazione, riprese, in funzione, si dice, di una nostra migliore vendibilità. Il problema è che non si vuol capire questa cosa fondamentale : la bellezza della nostra arte, e ciò vale anche per la bellezza della nostra natura, è già un valore di per sé immenso, non può ridursi a moneta, a semplice merce di scambio, non si può reciderne i significati e poi sbatterla su qualsiasi piazza perché si scambi con
altro. Non capiscono la gravità di tutto questo che equivale a svendere noi stessi, la nostra anima, privarci irrimediabilmente della nostra identità, di quella conchiglia che siamo, che ha sedimentato nei millenni, con diversi incontri proficui, la sua particolarissima e mirabile struttura Dal sito web Seta di mare - http://www.sardolog.com/bisso/dove.htm
“Il bisso – ammette Chiara senza rimpianti – non si può né
vendere né comprare, e non soggiace alle leggi di mercato, perché è un bene collettivo: si può solo ricevere o regalare”. Diventare una ‘’vestale’’ del bisso ha però richiesto a Chiara anche l’apprendimento della pesca a mani nude, della estrazione di olii e medicamenti dalle piante, delle 124 tecniche di tintura naturale. La leggenda narra che il primo maestro di bisso in Sardegna sia stato una donna, Berenice di Cilicia, la nobile ebrea che innamoratasi dell’imperatore romano Tito (I° sec.), avrebbe trascorso il resto della sua vita in esilio sull’isola di Sant’Antioco quando lui salì al trono e le malelingue costrinsero i due a
lasciarsi. Sull’isola Berenice avrebbe portato con sè l’arte della lavorazione del bisso e lì sarebbe rimasta fino alla fine dei suoi giorni, come testimonierebbe una misteriosa tomba che reca il suo nome «Chiara Vigo, ultima sacerdotessa della millenaria arte del bisso. Viaggio nell’universo della seta marina» Pubblicato da: Redazione in Gente, Luoghi e Storie, Luoghi e Storie del Sud, Mare del Sud, Rubriche, Sardegna 3 aprile 2014
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Dal Buio alla Luce, Italy July 2016 From the Dark to the Light ď‚› giulio.gigante@gmail.com