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EDITORIALE
by Alessandro Cerreoni
LE OLIMPIADI DI MACRON E DELLA DISCORDIA
Le Olimpiadi della discordia. Quello che è l’evento che dovrebbe unire i popoli, in questa edizione francese, invece, ha avuto il potere di dividere l’opinione pubblica mondiale. Anzitutto l’esclusione degli atleti russi, che hanno potuto partecipare solo come atleti individuali e “neutrali” ma senza avere la possibilità di presenziare alla cerimonia di apertura, stride con il vero spirito olimpico, che nel periodo della manifestazione olimpica si prefigge di mettere da parte qualsiasi ostilità di natura politica. Poteva essere un segnale distensivo in un momento in cui il mondo ha bisogno di qualsiasi occasione per tentare la pace.
Ha fatto discutere molto, poi, il soggetto imbastito per lo spettacolo di presentazione dei Giochi di Parigi 2024. La rappresentazione pagana di quella che, a detta di molti, sarebbe l’Ultima Cena, al di là di come la si pensi, non è stata una trovata di buon gusto. In primis perché ha urtato non poco la suscettibilità dei cristiani, che hanno visto in quella scena la traduzione blasfema dell’ultimo atto di Gesù con i Dodici Apostoli e poi perché non ci si ravvedeva alcuna attinenza con l’evento sportivo delle Olimpiadi. Qual è stato allora il motivo di quella trovata scenografica? Nessuno ammetterà mai le vere ragioni e ci porteremo il dubbio per chissà quanto tempo.
Sono state poi le Olimpiadi di Imane Khelif, la pugile algerina accusata di essere una trans e quindi di godere un vantaggio fisico notevole. Accuse scaturite da una cattiva gestione della vicenda e dalla pessima comunicazione ad essa legata. Qualsiasi competizione sportiva dovrebbe mettere gli atleti nelle condizioni di essere competitivi contro chiunque. Nei combattimenti tra Imane e le sue avversarie, è stato rispettato fino in fondo questo principio basilare dello sport? Le atlete sono state tutte competitive in egual misura in modo tale che non ci fosse un vantaggio per nessuna? Questi sono gli interrogativi che dovremmo porci, mettendo da parte il quesito sull’identità sessuale dell’atleta algerina e sui suoi cromosomi. Perché alla fine la diatriba e le polemiche sono scaturite da questo e hanno finito per essere motivo di scontro ideologico e di divisione. Sembra proprio che da qualche anno a questa parte esista una regia occulta che gioca a dividere le persone.
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L’EVENTO DEL MESE
by Mirella Dosi
GIUSEPPE DE CHELLIS
TUTTO PRONTO PER L’EDIZIONE 2024 DELLA CORSA DEGLI ZINGARI
CON ALESSANDRO GRECO, MANILA NAZZARO, GIUSEPPE CEDERNA, IVANA SPAGNA, JOHNSON RIGHEIRA, STEFANO ORADEI E KUMO
Giuseppe De Chellis con il vincitore della scorsa edizione
Pacentro (AQ): Si svolgerà il 7 e l’8 settembre 2024 la Corsa degli Zingari, organizzata dall’omonima associazione capitanata dall’instancabile Giuseppe De Chellis, assieme alla Confraternita della Madonna di Loreto. Impegno e devozione ripagati anche quest’anno da importanti patrocini: quello del Ministero del Turismo, del Ministero della Cultura, dell’Aeronautica Militare, della Regione Abruzzo, della Provincia de L’Aquila e del Comune di Pacentro. “Con questi patrocini viene certificata l’importanza della nostra tradizione. Una manifestazione unica nel suo genere che affonda le radici nel Medioevo”, spiega De Chellis.
La Corsa degli Zingari di Pacentro si colloca di diritto tra le più antiche tradizioni ancora in vigore in Italia. Ci spiega meglio di cosa si tratta?
“La Corsa prende il suo nome dal termine dialettale “ziingaro”, ovvero colui che cammina a piedi nudi. Dalla sommità di un costone roccioso, i partecipanti, rigorosamente scalzi, al suono della campana scendono dalla montagna fino al torrente Vella e, sempre correndo, con i piedi lacerati dalle pietre e dai rovi, risalgono le vie del paese per raggiungere la Madonna di Loreto. La porta della Chiesa è aperta e l’altare costituisce il traguardo. I concorrenti, sfiniti e con i piedi sanguinanti, ricevono le prime cure da un’equipe di medici. Il vincitore riceve come premio un palio ovvero un taglio di stoffa di lana per confezionare un abito maschile, riconoscimento molto ambito nel Medioevo.
Viene poi portato in trionfo a spalla tra due ali di folla per le vie del paese”.
Quel week end Pacentro sarà presa d’assalto da turisti da ogni parte del mondo. Cos’altro ha organizzato per loro?
“Un cartellone ricco di eventi che possa soddisfare tutte le fasce di età: il nostro borgo è inserito nel circuito dei Borghi più belli d’Italia e in quei due giorni sarà animato da serate musicali, mercatini e stand enogastronomici”.
Può entrare più nel dettaglio?
“La madrina sarà anche quest’anno l’ex Miss Italia Manila Nazzaro. Le ho chiesto di tornare perché lo scorso anno è stata talmente empatica verso la nostra comunità che mi è sembrato un atto dovuto. Ormai è una di noi. Al suo fianco ci sarà il conduttore Rai Alessandro Greco, commentatore ufficiale della diretta della Corsa assieme al Premio Oscar Giuseppe Cederna. Sabato 7 settembre alle 21:00 ci sarà il concerto di Ivana Spagna e Johnson Righeira. A seguire, il dj set di Guglielmo Mascio per ballare fino a dopo mezzanotte. Domenica 8 settembre, invece, alle 16:00 partirà la Corsa degli Zingarelli, la competizione fatta dai bambini che apprendono sin da piccoli le tradizioni e la cultura della nostra comunità. E’ un momento molto toccante. A seguire, la Corsa degli Zingari vera e propria. In serata, dopo le premiazioni, Via Roma sarà animata dal live “Furore” con Alessandro Greco. Ci saranno anche momenti di danza con le esibizioni di Stefano Oradei & Eleonora Riccardi e, direttamente da Amici 23, il giovanissimo Kumo. Come detto, abbiamo cercato di creare un cartellone che tenesse conto dei gusti di tutte le generazioni. Credo che ci siamo riusciti e non vedo l’ora di vedere le strade della nostra Pacentro piene di gente”.
In questi anni ha fatto molto per la Corsa. Per brevità cito solo le ultime due: sono usciti un film che ha riscosso molto successo al cinema e un libro fotografico. Cos’altro ha in mente per il futuro?
“Posso darvi un’anticipazione: ho appena firmato il contratto per portare la realtà aumentata nel mondo della Corsa degli Zingari. Nelle prossime settimane a Pacentro arriveranno gli operatori della casa di produzione per realizzare il tutto. È un altro piccolo regalo che ho voluto fare alla nostra comunità per avvicinare il turismo internazionale al nostro borgo e alla Corsa”.
C’è qualcuno a cui vuole dire grazie?
“Le Istituzioni perché con i loro patrocini certificano l’importanza della nostra manifestazione e la qualità delle azioni che mettiamo in campo. E poi la Confraternita della Madonna di Loreto, lo staff e tutti gli sponsor. Per realizzare tutto questo
c’è un lavoro di mesi che non si vede, ma che fa sì che la manifestazione cresca ogni anno di più. Perché, come dico sempre, da soli si sogna, ma insieme si vince”.
Alessandro Greco commentatore ufficiale della Corsa degli Zingari 2024
COVER STORY
by Mirella Dosi
ALESSANDRO GRECO
DA
“UNO MATTINA ESTATE” A PACENTRO PER L’EDIZIONE 2024
DELLA FAMOSA CORSA DEGLI ZINGARI
Alessandro Greco, conduttore, speaker radiofonico ed imitatore di successo, è tornato a lavorare in Rai. Fino al prossimo 6 settembre, infatti, sarà il conduttore di Unomattina Estate assieme alla giornalista Greta Mauro. Subito dopo, l’8 settembre, sarà a Pacentro in veste di commentatore della diretta della Corsa degli Zingari 2024 assieme al premio Oscar Giuseppe Cederna. E poi la sera intratterrà la piazza con il suo live show “Furore”. Come è andato il suo ritorno su Rai1?
“Ho iniziato ormai da parecchie settimane. C’è un clima di grande collaborazione e una bella energia che, mi dicono, arriva a chi ci guarda da casa. E poi Unomattina Estate è un prodotto storico della televisione. Essere stato chiamato a condurlo è un grande onore”.
Se non sbaglio, uno dei primi lavori importanti in tv per lei fu proprio per questo programma. Evidentemente era nel suo destino.
“Era il 1995, avevo poco piu’ di vent’anni. Mi sono occupato per un paio d’anni dei servizi esterni. È stata una
In tv ha raccolto il testimone da Massimiliano Ossini che ha condotto il programma fino alla pausa estiva. Lo sa che proprio Ossini ha fatto da commentatore ufficiale alla Corsa degli Zingari nel 2023?
“Evidentemente formiamo una bella staffetta. Ma siamo due tipi completamente differenti. Lui è un Highlander, un vero sportivo. Io sento di assomigliare piu’ ad Aldo Fabrizi”.
Lo scorso anno, poco prima del via, Ossini scese dalla montagna di corsa per provare il tracciato che avrebbero dovuto affrontare subito dopo i concorrenti.
“Metto subito le mani avanti: non farò lo stesso. Li attenderò a braccia aperte all’arrivo per accompagnarli a mangiare qualche specialità locale. In quello non mi tiro indietro (ride). L’enogastronomia mi appassiona molto di piu’ della pratica sportiva. Scherzi a parte, sono molto felice di partecipare ad una manifestazione con una tradizione così importante che parla di coraggio, ma anche di fede. Il fatto che i concorrenti corrano a piedi nudi, ferendosi per devozione alla Madonna di Loreto è ancora piu’ affascinante. Ormai è cosa risaputa: la fede è molto importante nella mia vita”.
Quella di Pacentro è una delle comunità italiane più numerose all’estero. E saranno in migliaia a seguire la diretta che lei commenterà.
“Grazie a Rai International, il canale che oggi si chiama Rai Italia, ho constatato di persona quanto gli italiani all’estero restino legati alle loro origini e tradizioni. Ca-
pisco benissimo cosa voglia dire per loro seguire, anche se solo dalla tv o dallo smartphone, la Corsa degli Zingari dall’America o dall’Australia. Io ce la metterò tutta per farli sentire lì con noi”.
Unomattina racconta le storie di tutte le regioni d’Italia. Lei ha qualche storia legata all’Abruzzo che può raccontarci?
“Mia mamma era di Tagliacozzo, un paese in provincia de L’Aquila. Ricordo con immenso affetto le gite che facevamo per andare a trovare gli zii e i cugini. Ho negli occhi il ricordo delle grandi tavolate, il profumo della cucina. E per un periodo, agli esordi della mia carriera, mi ci trasferii per essere vicino a Roma ed entrare nel giro delle produzioni”.
La sua famiglia rappresenta un vero esempio nel mondo dello spettacolo. Con sua moglie Beatrice Bocci state assieme da oltre 25 anni. Qual è il vostro segreto?
“Forse aver scelto di restare a vivere in provincia. All’inizio molti ci criticarono dicendo che non avremmo potuto continuare a fare il mestiere che facciamo così lontani da Roma o da Milano. Non sempre è stato facile, ma restare a San Giovanni Valdarno ci ha tenuto con i piedi per terra e legati a valori solidi”. Che vita fate quando non avete impegni lavorativi?
“Quella che fanno tante famiglie italiane. Siamo molto normali”.
Vostro figlio Lorenzo si è laureato da poco.
“In genere sono molto riservato, ma il giorno della laurea ho voluto condividere col mio pubblico un momento che, come padre, mi ha reso molto orgoglioso. Lorenzo ha scelto una facoltà molto difficile, European Economy, si è laureato col massimo dei voti e ha già trovato la sua strada. Quello che vorrà fare da grande però dovete chiederlo a lui”.
Lei ha fatto tantissimi programmi. Tra cui, ancora giovanissimo, Furore, il game show musicale entrato di diritto nella storia della tv italiana. C’è qualche programma che sogna di condurre in futuro?
“Sono orgoglioso di tutto quello che ho fatto in questi anni. Preferisco non pensare al dopo, ma godermi ogni giorno quello che arriva”.
by Marialuisa Roscino
Estate e bambini: Perché è importante difenderli dai cambiamenti climatici
L'arrivo dell'estate porta con sé giornate calde, soleggiate, con attività di svago e giochi all'aperto per i bambini, ma negli ultimi anni è anche oggetto di maggiore attenzione agli effetti dei cambiamenti climatici con particolare riferimento proprio ai bambini che, a causa del loro corpo in fase di sviluppo e di una maggiore dipendenza dagli adulti, sono più esposti ai rischi derivanti dal caldo estremo, dall’inquinamento atmosferico e da eventi climatici estremi come siccità, inondazioni e uragani. Ma quali sono in particolare i rischi per la loro salute? E come possiamo proteggerli sia in casa, che all’aperto da queste ondate di calore e variazioni di temperature? Quali attività ricreative e di sport sono più indicate in questo periodo ai genitori dei più piccoli? Di questo e molto altro ne parliamo con la dottoressa Adelia Lucattini, Psichiatra e Psicoanalista, Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana
Dottoressa Lucattini, può spiegare quali sono gli effetti psicologici principali che il caldo estremo può avere sui bambini durante l'estate?
“I bambini sono più vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici. Per questo, l’entrata nella stagione estiva, con l’aumento delle temperature possono incidere negativamente sulla salute dei più piccoli. A ricordare una corretta attenzione alle dinamiche tra aumento delle temperature e la salute dei minori. Il caldo estremo, dovuto ai cambiamenti climatici attuali, può causare nei bambini ansia, stress e un senso di disorientamento, soprattutto quando si trovano costretti a vivere al chiuso a causa di ondate di calore intensificate o eventi meteorologici pericolosi come i medicane (uragani mediterranei) come è accaduto negli ultimi anni. Anche la salute mentale dei bambini è minacciata, poiché eventi naturali violenti e insoliti possono provocare traumi importanti con aumento dei livelli di ansia, fobie e stress post-traumatico. Le esperienze traumatiche infantili, se non riconosciute e trattate tempestivamente con un’analisi, s’incistano nell’inconscio e in alcuni casi, possono persistere fino all'età adulta e influenzare negativamente anche nel lungo termine, la salute fisica e mentale”.
Quali sono i dati a nostra disposizione che possano illustrare le proporzioni dei danni per la salute psicofisica dei bambini a causa dei cambiamenti climatici e del caldo estremo?
“Recenti studi e pubblicazioni scientifiche, evidenziano che la popolazione infantile è particolarmente vulnerabile agli impatti del cambiamento del clima. In Italia (Istat, 2023) i bambini da 0 a 11 anni sono 4,6 milioni, durante i giorni e periodi di caldo molto intenso, sono a rischio disidrazione e “colpo di calore”, tanto che il Ministero della Salute ha attivato il “codice calore” nei Pronto Soccorso anche per i bambini. A livello globale, i report di Unicef e Save the Children, hanno evidenziato che oltre un miliardo di bambini nel mondo vive in aree con elevato inquinamento atmosferico, mentre circa 820 milioni sono esposti agli effetti dannosi delle ondate di caldo estremo (Unicef, 2023). In particolare, l’Unicef ha sottolineato che i bambini sono più suscettibili agli effetti delle ondate di calore a causa della loro minore capacità di regolare la temperatura corporea rispetto agli adulti. Questo aumenta il rischio di malattie respiratorie croniche, asma e, nei casi più gravi, di mortalità (Unicef, 2022)”.
Quali sono a suo avviso i principali segnali che i genitori dovrebbero cercare di individuare per riconoscere lo stress termico o l'ansia climatica nei loro figli durante l'estate?
“Il caldo estivo costringe il corpo infantile ad un grande dispendio di energie psicofisiche provocando stanchezza, insonnia, inappetenza, lamentosità e capricci. Tra i segnali fisici di stanchezza è da notare quando iniziano a muoversi lentamente e sono stanchi già al risveglio. Inoltre, si disperano per un nonnulla, sono irritabili e stizzosi arrabbiandosi, tengono il broncio, hanno reazioni forti e improvvise, per inezie fanno dispetti a genitori, amichetti e fratelli. Molti di questi comportamenti hanno una base ansiosa e un componente depressiva. A volte, la tristezza si manifesta in modo semplice, sono malinconici o agitati, piangono in modo inconsolabile. Inoltre, non dormono e sono inappetenti. Cosicché, proprio quando la bella stagione potrebbe permettere loro di correre e divertirsi in libertà che l’afa finisce col bloccarli. A questa debolezza possono così aggiungersi inappetenza e insonnia”.
Quali strategie consiglia per aiutare i genitori a mitigare gli effetti negativi del clima estremo sulla salute mentale dei loro bambini?
“Nei bambini l’unità mente-corpo è particolarmente forte, per cui è molto importante prendersi cura di loro e avere particolari attenzioni al loro benessere fisico, poiché ha un riverbero diretto e positivo sulla psiche. È fondamentale ridurre
le cause fisiche che stressano eccessivamente i bambini e proteggerli dalle temperature elevate, assicurando loro un abbigliamento adeguato e limitando l'esposizione all'aria aperta durante le ore più calde del giorno; per evitare la disidratazione e la stanchezza da surriscaldamento fisico, è importante farli stare in un ambiente fresco e climatizzato; all’aria aperta, invece, evitando le ore più calde, fare pause frequenti all'ombra e raffrescarli giocando con l’acqua; garantire un’alimentazione sana e adatta alla stagione calda, con frequenti spuntini. I bambini piccoli possono aver bisogno di mangiare anche ogni due ore per evitare gli hangries, gli scatti di rabbia da fame, o non cadere nel mutismo prolungato da ipoglicemia, il calo degli zuccheri nel sangue. È bene dare la buona abitudine ai bambini di bere più volte durante tutto il giorno. Tutti i bambini hanno bisogno riposo, per cui è bene pianificare un sonnellino regolare o anche un momento di tranquillità ogni giorno. Amano le coccole, quindi è necessario accarezzarli mentre si addormentano o farli rilassare con un massaggio leggero e lento sulla schiena. Ciò può essere complicato quando si è in vacanza, quindi largo alla creatività”.
I bambini che sono andati a scuola o all'asilo durante l'anno scolastico e che ora sono a casa a tempo pieno durante l'estate con i genitori potrebbero sentire la mancanza e il distacco dai loro compagni di classe?
“I bambini si adattano durante l'anno scolastico, anche perché hanno la giornata organizzata con la presenza di compagni e insegnanti. Nei periodi di festa e durante le vacanze che aspettano con trepidazione, hanno bisogno e desiderano di trascorrere più tempo con mamma e papà. Ovviamente i centri estivi, con l’opportunità di rivedere i propri compagni di classe o conoscerne anche dei nuovi, le vacanze dai nonni o con zie e cuginetti sono sempre dei momenti molto belli, stare con persone a cui si è legati affettivamente è sempre un arricchimento, crea i fondamenti della sicurezza, dati dalla costanza dei luoghi e dal ripetersi delle vacanze con un ritmo regolare. È noto che i bambini sono abitudinari, perché sono le abitudini contribuiscono a formare la “costanza dell’oggetto” ovvero quella sicurezza interna che nasce dal sentire di portare sempre con sé, intimamente, le persone a cui vogliono bene da cui si sentono amati, anche quando non sono fisicamente. Centri estivi, nonni e zii sono una grande risorsa per i genitori che desiderano stare con i loro bambini durante le vacanze, ma lavorano o hanno degli impegni non delegabili o inderogabili. Il tempo trascorso con i figli deve essere un tempo dedicato a loro, per vivere i momenti migliori, il tempo dell'affetto, del gioco, delle coccole, dell'ascolto e del parlare con loro fin da piccolissimi”. Come possono i genitori aiutare i loro figli a mantenere un senso di normalità e sicurezza durante eventi climatici estremi come le ondate di calore?
“Se i genitori sono tranquilli e riescono a controllare le proprie ansie o preoccupazioni, i bambini inevitabilmente saranno più sereni, più quieti e sicuri. Può essere necessario spiegare che cosa sono i cambiamenti climatici e come ci si può difendere e quello che già si sta facendo
per mitigarli. Le spiegazioni aiutano moltissimo i bambini, poiché in questo modo si sentono capiti, sanno dare un nome agli eventi meteorologici e climatici che osservano e a cui, con l'aiuto dei genitori, possono dare anche un senso. Inoltre, imparano attraverso il come, il perché cura di se stessi e stare riparati quando in queste circostanze che mettono a rischio la loro salute fisica e il loro benessere psicologico. Se ci si trova nella necessità di stare al chiuso in città, a casa, o nei luoghi di vacanza, è importante trasformare il tempo trascorso a casa al chiuso in un momento di gioco e un’opportunità per svolgere attività piacevoli, per i più piccoli il disegno, l'origami, giocare con i fiori raccolti o fiori recisi scartati dai fiorai. Si può anche giocare un pochino insieme anche ad alcuni giochi elettronici per bambini, non collegati a Internet, pedagogici e educativi. L'amore per la natura può essere appreso anche attraverso documentari per l'infanzia. È sempre una buona abitudine leggere un libro o ascoltare un audiolibro insieme. Ballare con musica allegra che piaccia ai genitori e che avvicina i bambini ad un ascolto musicale, da non trascurare neppure la musica classica o l'Opera, i bambini si divertono moltissimo a cantare a squarciagola le arie più famose. Naturalmente, anche in casa vanno adottate tutte quelle precauzioni già indicate per quanto riguarda il raffrescamento fisico, l'alimentazione e l'idratazione”.
Quali consigli si sente di dare ai genitori?
“I bambini hanno una forte unità mente-corpo, per cui restano importanti le attenzioni, le cure, gli abbracci, la gentilezza e le rassicurazioni. Rispondono immediatamente, si rianimano e vivacizzano rapidamente;
-Prestare molta attenzione al sonno che è una delle prime ritmi naturali alterati dal caldo, assicurando una stanza fresca, ma anche se necessario, utilizzando dei prodotti naturali o farmaci pediatrici su preiscrizione medica, per farli riposare meglio;
-Prendersi amorevolmente cura dei loro bisogni e del loro benessere, li aiuta fisicamente e psicologicamente, li rassicura e tranquillizza, favorisce un buon attaccamento, una propensione fiduciosa a conoscere il mondo, curiosità per le persone e per la natura;
-Mantenere o introdurre un’alimentazione adeguata, costituita da verdure, frutta di stagione, bevande naturali e spremute;
-Favorire l’attività fisica: camminare, andare in bici nelle ore più fresche della giornata o portandoli durante il fine settimana in collina, in montagna, in campagna o al mare, anche in giornata;
- Sapere che spezzare la routine della settimana senza le attività scolastiche li rasserena e diverte, farlo con i genitori ancor di più, li rassicura e rende felici, per cui costretti al chiuso è importante organizzare giochi creativi, ascoltare la musica, guardare documentari, etc.;
- Può essere utile anche recarsi in luoghi sociali refrigerati come centri commerciali, musei mostre, attività organizzate al chiuso, ma con altri bambini.
- Se sonnolenti, confusi, con febbre alta improvvisa e un malessere fisico generale serio, contattare il pediatra che potrà dare tutte le indicazioni necessarie”.
Basta scuse. Abbandonare un animale è un reato. La responsabilità è tua.
SALUTE & BENESSERE
by Alessandro Cerreoni
SALI MINERALI I mattoni che reggono il nostro organismo
Perché sono fondamentali per la nostra salute? Soprattutto in estate vanno integrati e perché? Una loro carenza può causare squilibri all’interno del nostro corpo? Quali cibi possono aiutarci ad integrarli?
Ne parliamo con il dottor Antonio Gorini (*) un medico che ha scelto la mission professionale di mettere al centro la persona nella sua complessità e trovare la cura che sia personalizzata e volta a ristabilire uno stato di salute prolungato
Cosa sono i sali minerali e quanto sono importanti per il nostro organismo?
“Noi siamo fatti principalmente di acqua e Sali minerali. I Sali minerali costituiscono i mattoni di molte strutture. Non possiamo neanche immaginare i denti o le ossa senza calcio, no? Inoltre, i minerali sono fondamentali nelle funzioni biologiche, dall’attività enzimatica a quella elettrica delle cellule fino ai mattoni costituenti del DNA. In conclusione, senza minerali non potremmo vivere! Per questo il nostro corpo ha tantissimi meccanismi di controllo e regolazione dei livelli di minerali. Ad esempio, i livelli di calcio nel sangue (calcemia) sono finemente regolati dal paratormone, che aumenta se i livelli di calcio si abbassano troppo, e dalla calcitonina che ha la funzione opposta a quella del paratormone. Nel gioco partecipa anche la vitamina D e altri attori minori. I minerali principali sono il sodio, il potassio, il calcio, il fosforo, il ferro e il magnesio. L’estate è la stagione nella quale, per via del caldo e dell’eccessiva sudorazione, è necessario integrare i sali minerali. E’ giusta questa considerazione?
“Sì. Per questo Madre natura offre a tutti noi in estate preziosi integratori di minerali. Ortaggi, frutta e verdure estive offrono un’ottima integrazione minerale, e non solo di minerali. Purtroppo, molto spesso i cibi che arrivano sulla nostra tavola sono impoveriti nutrizionalmente e, quindi, è sempre più frequente dover ricorrere a integratori sotto forma di preparati nutraceutici. Esistono anche alcune condizioni mediche che richiedono l’integrazione come nelle persone che usano i farmaci per l’osteoporosi (bifosfonati), in chi fa terapia diuretica a dosi elevate, nei periodi di maggiore stress, in gravidanza. L’estate è molto importante bere molto e per idratarsi meglio consiglio di usare le acque con residuo fisso superiore a cento”.
Esistono degli esami specifici per verificare i valori dei sali presenti nel nostro organismo?
“Certamente, I minerali principali possono essere dosati nel sangue. Basta andare in un laboratorio analisi e richiedere il dosaggio dei minerali che interessano. I più richiesti sono il dosaggio di sodio, cloro, potassio, calcio, fosforo, ferro e magnesio. A volte utile anche dosare lo zinco e in situazioni particolari il rame”.
Una loro carenza o un’eccessiva presenza che tipo di squilibri può creare nel nostro corpo?
“La risposta sarebbe un po’ troppo lunga. Le situazioni più frequenti sono l’anemia da carenza di ferro oppure i crampi muscolari da carenza di sodio, potassio e magnesio. Alterazioni muscolari possono capitare anche con riduzione o aumento della calcemia e anche per aumento del potassio. Anche il cuore ne risente in quanto muscolo… Il calcio basso è spesso associato all’osteoporosi. Valori di sodio molto alto o basso possono dare turbe della coscienza, alterazioni neurologiche e/o psichiatriche. Inoltre, il sodio fa in modo di regolare i liquidi nel nostro corpo”.
Quali prodotti scegliere e come orientarsi nella scelta?
“Per essere meglio assorbiti dovremmo utilizzare i minerali in forma organica come nelle forme di
SALUTE & BENESSERE
glicerofosfato o bisglicinato o picolinato o pidolato. Acquistiamo da aziende serie e conosciute. Online vi è grande disponibilità di prodotti, ma spesso di pessima qualità. In ogni caso sempre meglio chiedere ad un esperto per evitare di buttare soldi, assumendo prodotti inefficaci per qualità e quantità”.
Quanto può essere controindicato il fai-date considerando che i sali minerali non sono una sorta di bibita da assumere h24?
“Direi che un’attenzione particolare dovrebbero farla gli anziani, le persone con insufficienza renale, chi fa terapie mediche intensive. In genere i minerali in eccesso vengono eliminati per via renale, per questo le tipologie su indicate potrebbero avere problemi con l’integrazione fai da te. Sicuramente chi ha un’insufficienza renale moderata-severa dovrebbe evitare di integrare il
potassio senza prescrizione medica. L’anziano o chi ha molte calcificazioni nei vasi sanguigni dovrebbe evitare l’integrazione di calcio. Chi soffre di pressione sanguigna alta dovrebbe evitare di assumere troppo sale, non solo come sodio o cloruro di sodio (NaCl), ma deve fare attenzione a tutti i minerali in forma di sali… Se ciò può sembrare troppo complesso, rivolgiamoci agli esperti”.
Ci sono cibi particolarmente indicati per riequilibrare i sali minerali, specie nel periodo estivo?
“L’estate è più utile integrare potassio e magnesio. Il magnesio è contenuto in buone quantità in mandorle, noci e legumi. Il potassio nelle banane, albicocche, pesche, avocado, kiwi, funghi, nella cosiddetta frutta secca, che in realtà sono semi oleosi come i pistacchi, le noci, mandorle, ecc. Anche il ferro lo troviamo nei semi oleosi, nelle verdure a foglia larga, nei legumi, nella carne, vongole e frutti di mare”.
(*) Il dottor Antonio Gorini è esperto di Nefrologia, Oncologia Integrata, Medicina Funzionale di Regolazione, Low Dose Medicine, Medicina Integrata, Fitoterapia, Omeopatia e Omotossicologia, Microimmunoterapia, Ossigeno Ozono Terapia, Statistica della Ricerca e Pratica Clinica, Agopuntura. E’ docente presso l’International Academy of Physiological Regulating Medicine
Un consiglio che possiamo dare ai nostri lettori da tenere sempre a mente?
“Una dieta sana, varia ed equilibrata, che faccia attenzione ai cibi di stagione, fornisce tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Limitiamo l’integrazione nutraceutica a vere esigenze di salute, possibilmente evitando il fai da te. Ad esempio, riempirsi di bustine e pasticche di sali minerali e vitamine e poi non assumere il giusto quantitativo di acqua non serve assolutamente a nulla. Ripartiamo dai comportamenti più semplici e naturali: bere, stare al fresco nelle ore più calde, evitare sforzi intensi a temperature elevate, mangiare leggero, prediligendo verdura, ortaggi e frutta fresca e di stagione. Buona estate!”.
Lettera ai genitori, ai nonni, agli insegnanti e dirigenti scolastici, riflessioni del Senato della Repubblica sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riferimento ai processi di apprendimento. Documento approvato all’unanimità dalla 7° Commissione Permanente nella seduta del 9 giugno 2021 “In una parola il nostro futuro”
In vista dei mesi a venire, in cui i nostri figli e nipoti, inizieranno o torneranno a scuola, nei licei, nelle università, mentre siamo in vacanza, propongo una lettura di certo non facile e superficiale sotto l’ombrellone o in una pausa lungo un sentiero di montagna. Eppure è proprio in queste circostanze di riposo, relax e rigenerazione che abbiamo la facoltà di cogliere il senso profondo delle cose. Di intuire le direzioni verso cui la società sta andando e soprattutto le presenti nuove e future generazioni. Dai banchi a rotelle ad una digitalizzazione forzata ed eccessiva, abbiamo visto di tutto in questi ultimi anni. Eppure numerosi sono gli studi, a livello psichiatrico e psicologico, che attestano la difficoltà di concentrazione ed apprendimento dovuta ad una eccessiva digitalizzazione dei metodi di studio e all’uso spropositato di smartphone e social. Il mio è un elogio alla lentezza versus la velocità. Quando ho avuto modo di leggere il documento del Senato, cui faccio riferimento in premessa, mi sono venuti i brividi ed è mio dovere farlo conoscere ai più, essendo quello che in esso si descrive solo la punta dell’iceberg, di un mondo sommerso e complesso in tutte le sue implicazioni sociali, collettive. Individuali e soggettive.
Lifestyle per me significa anche questo, studiare questi processi e capire e proporre quando è il momento di fare anche un passo indietro, informando ogni individuo che incrocia il mio cammino sia individuale che professionale o come in questo caso puramente divulgativo.
Pertanto le pagine successive sono già state scritte e questa volta non da me, ma dal Senato della Repubblica. Di seguito la versione integrale.
“Ci sono i danni fisici: miopia, obesità, ipertensione, disturbi muscoloscheletrici, diabete. E ci sono i danni psicologici: dipendenza, alienazione, depressione, irascibilità, aggressività, insonnia, insoddisfazione, diminu¬zione dell’empatia. Ma a preoccupare di più è la progressiva perdita di facoltà mentali essenziali, le facoltà che per millenni hanno rappresentato quella che sommariamente chiamiamo intelligenza: la capacità di concen¬trazione, la memoria, lo spirito critico, l’adattabilità, la capacità dialettica... Sono gli effetti che l’uso, che nella maggior parte dei casi non può che degenerare in abuso, di smartphone e videogiochi produce sui più giovani. Niente di diverso dalla cocaina. Stesse, identiche, implicazioni chimiche, neurologiche, biologiche e psicologiche. È quanto sostengono, ciascuno dal proprio punto di vista « scienti¬,fico », la maggior parte dei neurologi, degli psichiatri, degli psicologi, dei pedagogisti, dei grafologi, degli esponenti delle Forze dell’ordine auditi. Un quadro oggettivamente allarmante, anche perché evidentemente destinato a peggiorare. C’è stato un tempo in cui, per capire come saremmo diventati, noi italiani guardavamo alla Germania, poi alla Francia, poi, dal secondo dopoguerra, agli Stati Uniti. Ora, per la prima volta, il nostro sguardo abbandona le nazioni occidentali per volgersi ad Oriente. Corea del Sud, Cina, Giappone. Sono questi, oggi, i nostri modelli. Modelli avanzatissimi, già da anni, quanto a diffusione della tecnologia digitale, perciò anticipatori degli effetti che il crescente uso di smartphone e videogiochi produrrà fatalmente sui nostri figli, sui nostri nipoti, sui nostri amici, su di noi e di conseguenza sulla società in cui viviamo. I numeri impressionano. In Corea del Sud il 30 per cento dei giovani tra i dieci e i diciannove anni è classificato come «troppo dipendente» dal proprio telefonino: vengono disintossicati in sedici centri nati apposta per curare le patologie da web. In Cina i giovani «malati» sono ventiquattro milioni. Quindici anni fa è sorto il primo centro di riabilitazione, natural¬mente concepito con logica cinese: inquadramento militare, tute spersona¬lizzanti, lavori forzati, elettroshock, uso generoso di psicofarmaci. Un campo di concentramento. Da allora, di luoghi del genere ne sono sorti oltre quattrocento. Analoga situazione in Giappone, dove per i casi più estremi è stato coniato un nome, hikikomori. Significa «stare in disparte». Sono giovani tra i do-
dici e i venticinque anni che si sono completamente isolati dalla società. Non studiano, non lavorano, non socializzano. Vegetano chiusi nelle loro camerette perennemente connessi con qualcosa che non esiste nella realtà. Gli hikikomori in Giappone sono circa un milione. Un milione di zombi. Tutte le ricerche internazionali citate nel corso del ciclo di audizioni giungono alla medesima conclusione: il cervello agisce come un muscolo, si sviluppa in base all’uso che se ne fa e l’uso di dispositivi digitali (social e videogiochi), così come la scrittura su tastiera elettronica invece della scrittura a mano, non sollecita il cervello. Il muscolo, dunque, si atrofizza. Detto in termini tecnici, si riduce la neuroplasticità, ovvero lo sviluppo di aree cerebrali responsabili di singole funzioni. Analogo effetto si registra nei bambini cui è stata limitata la «fisicità». Nei primi anni di vita, infatti, la conoscenza di sé e del mondo passa attraverso tutti e cinque i sensi: sollecitare prevalentemente la vista, sottoutilizzando gli altri quattro sensi, impedisce lo sviluppo armonico e completo della conoscenza. È quel che accade nei bambini che trascorrono troppo tempo davanti allo schermo di un iPad o simili. Per quest’insieme di ragioni, non è esagerato dire che il digitale sta decerebrando le nuove generazioni, fenomeno destinato a connotare la classe dirigente di domani. Mai prima d’ora una rivoluzione tecnologica, quella digitale, aveva scatenato cambiamenti così profondi, su una scala così ampia e in così poco tempo. Il motivo è evidente, lo smartphone, ormai, non è più uno strumento, ma è diventato un’appendice del corpo. Soprattutto nei più giovani. Un’appendice da cui, oltre ad un’infinita gamma di funzioni, in larga parte dipendono la loro autostima e la loro identità. È per questo che risulta così difficile convincerli a farne a meno, a mettere da parte il telefonino almeno per un po’: per loro, privarsene è doloroso e assurdo quanto subire l’amputazione di un arto. Usarlo incessantemente è dunque naturale. È naturale perché questo li inducono a fare le continue sollecitazioni di algoritmi programmati apposta per adescarli e tenerli connessi il più a lungo possibile. È naturale perché a disconnettersi percepiscono la sgradevole sensazione di essere «tagliati fuori», esclusi, emarginati. È naturale anche e soprattutto perché essere connessi è irresistibilmente piacevole, dal momento che l’uso del digitale che ne fanno i più giovani, prevalentemente social e videogiochi, favorisce il rilascio di dopamina, il neurotrasmettitore della sensazione di piacere. Ma si tratta di un piacere effimero. Dal 2001, anno in cui le console per videogiochi irrompono nelle camerette dei ragazzi, e con un’accelera¬zione impressionante dal 2007, anno in cui debutta lo smartphone, depres¬sioni e suicidi tra i giovanissimi hanno raggiunto percentuali mai viste prima. Sono quasi raddoppiati, e quel che preoccupa è che il trend appare in costante ed
NATUROPATIA & BENESSERE
inesorabile ascesa. Stessa tendenza, in rapida crescita, riguarda i casi di autolesionismo, di anoressia, di bulimia. Manifestazioni di disagio giovanile sempre esistite, ma che oggi si autoalimentano sui social e nelle chat esaltando anziché scoraggiando i ragazzi e in modo particolare le ragazze dal metterli in pratica. A tutto ciò vanno sommate le conseguenze sui più giovani dell’essere costantemente a contatto con chiunque e con qualsiasi cosa. Istigazione al suicidio, adescamento, sexting, bullismo, revenge porn: tutti reati in co¬stante crescita. Reati facilitati dal fatto che nelle nuove piazze virtuali non trovano spazio le regole in vigore nelle vecchie piazze reali: vige l’anonimato, i controlli sono scarsi, i minori vi si avventurano senza alcuna sorveglianza da parte dei genitori. Dal ciclo delle audizioni svolte e dalle documentazioni acquisite, non sono emerse evidenze scientifiche sull’efficacia del digitale applicato all’insegnamento. Anzi, tutte le ricerche scientifiche internazionali citate dimostrano, numeri alla mano, il contrario. Detta in sintesi: più la scuola e lo studio si digitalizzano, più calano sia le competenze degli studenti sia i loro redditi futuri.
CONCLUSIONI
Rassegnarsi a quanto sta accadendo sarebbe colpevole. Fingere di non conoscere i danni che l’abuso di tecnologia digitale sta producendo sugli studenti e in generale sui più giovani sarebbe ipocrita. Come genitori, e ancor più come legislatori, avvertiamo il dovere di segnalare il problema, sollecitando Parlamento e Governo ad individuare i possibili correttivi. Avanziamo alcune ipotesi: –scoraggiare l’uso di smartphone e videogiochi per
minori di quattordici anni; –rendere cogente il divieto di iscrizione ai social per i minori di tredici anni; –prevedere l’obbligo dell’installazione di applicazioni per il con¬trollo parentale e l’inibizione all’accesso a siti per adulti sui cellulari dei minori; –favorire la riconoscibilità di chi frequenta il web; – vietare l’accesso degli smartphone nelle classi; – educare gli studenti ai rischi connessi all’abuso di dispositivi digitali e alla navigazione sul web; – interpretare con equilibrio e spirito critico la tendenza epocale a sopravvalutare i benefici del digitale applicato all’insegnamento; – incoraggiare, nelle scuole, la lettura su carta, la scrittura a mano e l’esercizio della memoria.
Non si tratta di dichiarare guerra alla modernità, ma semplicemente di governare e regolamentare quel mondo virtuale nel quale, secondo le ultime stime, i più giovani trascorrono dalle quattro alle sei ore al giorno. Si tratta di evitare che si realizzi fino in fondo quella «dittatura perfetta» vaticinata da Aldous Huxley quando la televisione doveva ancora entrare in tutte le case e lo smartphone aveva la concretezza di un’astrazione fantascientifica: «Una prigione senza muri in cui i prigionieri non sognano di evadere. Un sistema di schiavitù nel quale, grazie al consumismo e al divertimento, gli schiavi amano la loro schiavitù». Giovani schiavi resi drogati e decerebrati: gli studenti italiani. I nostri figli, i nostri nipoti. In una parola, il nostro futuro”.
Buona riflessione e buona estate... ancora una volta è questione di scelte.
Per saperne di piu: www.patriziabrancati.it "Le informazioni contenute in questo articolo, non costituiscono nè terapia, nè cura ed hanno scopo puramente informativo ed in nessun caso possono costituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento"
Popoli
Sulmona
GRAZIA URBANO
PROTAGONISTA
DELL’ART FASHION DREAM A TRANI
Dopo il successo delle precedenti edizioni, si è svolta con successo la nuova edizione dell'evento di moda più atteso a Trani, l'Art Fashion Dream. Quest'anno Trani veste un ruolo importante nel settore dell'Alta Moda in quanto la città è stata scelta dal grande maestro della moda italiana: Giorgio Armani e per tanto tutto il mese di giugno sarà ricco di eventi e manifestazioni dedicate.
Il Fashion show si è svolto presso Aqua e Restaurant sotto la magistrale regia e coreografia di Stefania Coralluzzo. Fra gli ospiti Grazia Urbano (nelle foto), fra le designer più richieste in lungo e in largo fra gli eventi mondani del nostro Paese. La stilista ha incantato con le sue creazioni il pubblico presente. Grazia Urbano vive un momento d'oro per la sua carriera. Un tour estivo nelle migliori passerelle di questa estate.
Pugliese, determinata e carismatica: sono alcune delle caratteristiche che contraddistinguono Grazia Urbano fra le designer più apprezzate in questo momento. Anima sofisticata, tagli pregiati e tessuti colorati.
L’estate 2024 di Grazia Urbano rappresenta una donna libera e determinata. Sarà fra gli ospiti a Trani per calcare la passerella con la sua nuova collezione ispirata alla donna sbarazzina ma al contempo determinata.
Hanno calcato la passerella anche gli abiti di Sara Sabato, Anna Laricchia Jewels Designer, Atelier Angela Paterno. Una serata indimenticabile all'insegna del Made in Italy.
by Fabio Campoli - prodigus.it
Gelato italiano tra storia e qualità
Non è semplice stabilire quando il gelato sia comparso per la prima volta nella storia, così come conoscere il nome di chi sia stato davvero il primo ad inventarlo: pare che già in tempi remoti l’uomo avesse avuto l’idea di insaporire la neve e il ghiaccio che riusciva a reperire in natura con sostanze dolci. Sembra che questa usanza fosse ben radicata già nel 4.000 a.C. in Cina, e che anche le truppe di Alessandro Magno amassero mangiare “neve al miele”. In seguito furono gli Arabi a perfezionare la tecnica dell’ottenimento di granite e sorbetti, sostituendo il miele con lo zucchero e imparando a precongelare i recipienti in cui un qualsiasi composto liquido zuccherino poteva essere riposto, evolvendo in questo modo la consistenza finale del prodotto. Il vero e proprio trionfo del gelato sulle tavole nobiliari avvenne però solo nel Cinquecento, complice anche l’arrivo in Europa di nuovi gustosi ingredienti come il cacao, il caffè, nuove spezie e frutti: divenne così un fine pasto che non poteva mancare nei banchetti alla corte medicea di Firenze. I primi esperimenti con il latte iniziano ad essere riportati nei libri di cucina solo alla fine del Seicento, quando i cuochi cominciarono a dedicarsi alla vera sperimentazione del gelato. In Italia l’abitudine di consumare gelato si consolida nell’Ottocento, e ne è testimone Stendhal, che nel suo Roma, Napoli e Firenze scrive: “Di solito verso la metà della serata, il cavalier servente ordina dei gelati… ce n’è di tre specie: gelati, crêpe e pezzi duri”. Il prosieguo della storia del gelato è segnato poi dall’avvento delle tecnologie più moderne, tanto a livello industriale quanto domestico, a partire dall’invenzione del frigorifero e del congelatore fino a tutti i macchinari fino ad oggi perfezionati per consentirci di ottenere soprattutto a livello professionale ma anche in casa un ottimo prodotto. Latte, panna, uova e zucchero, cui vengono aggiunti vari sapori per definirne il gusto, sono i più semplici degli ingredienti alla base del gelato autentico: ma come scegliere la propria gelateria di fiducia? Certo, sarà sempre il nostro gusto a comandare, ma al contempo ci sono alcuni aspetti che è bene conoscere, anche per essere più consapevoli di cosa si sta mangiando. Alla vista, l’aspetto del gelato dovrebbe essere sempre omogeneo, liscio e non eccessivamente gonfio: diffidate dunque di chi espone vaschette stracolme di gelati super voluminosi, arricchiti in eccesso di un ingrediente a costo zero per il produttore ma non per il consumatore, ovvero l’aria, che fa perdere anche una parte di percezione del sapore (e dunque, può anche celare più facilmente l’uso di materie prime di scarsa qualità). Non si dimentichi inoltre che la presenza di grumi o microcristalli di ghiaccio superficiali può indicare un prodotto non ben mantecato, non ben conservato o anche non troppo fresco. Con l’ausilio della vista giudicheremo naturalmente anche il colore, ricordandole però di non farsi trascinare troppo dal fascino delle tinte forti e accese: nel caso del gelato, la sua qualità è definita anche da colori il più possibile puri e naturali,
prevedendo aggiunte minime e soprattutto di matrice naturale solo ove strettamente necessario (in base al gusto) per renderlo più appetibile e accattivante, ma sempre al punto giusto. Passando poi alla degustazione, un aspetto fondamentale sarà la consistenza del gelato Mentre oggi ce lo aspettiamo particolarmente cremoso e morbido, quello “di una volta” si mostrava più soffice e tendeva a sciogliersi più facilmente. Questo anzitutto perché non si utilizzavano le sostanze addensanti poi affermatesi nel tempo, ma anche perché il gelato è andato ad arricchirsi di zuccheri e grassi, che hanno tre grandi poteri: aumentare il gradimento del prodotto, aumentarne il peso e non di meno agire come anti-congelanti naturali, che rendono il gelato sempre morbido (anche quello che acquistiamo a casa e notiamo essere pronto da affondare con il cucchiaio solo dopo pochi minuti fuori dal congelatore). Un gelato di alta qualità al palato donerà una consistenza setosa e uniforme, ma senza quella percezione tipica di velatura grassa che va a coprire il palato, chiudendolo e lasciando inoltre anche un retrogusto amaro quando i grassi utilizzati nella miscela sono di bassa qualità. Infine, i nostri sensi avranno il piacere di giudicare il gusto: il vero lato aromatico del gelato si rivela attraverso il suo assaggio. È fondamentale che il gusto scelto sia intenso e distintivo, ma al contempo equilibrato (non di rado capita di assaggiare gelati alla nocciola o al pistacchio dove il dosaggio delle paste sia in eccesso, lasciando inoltre un retrogusto amarognolo a fine degustazione). Anche la dolcezza dev’essere appropriata, per non stancare il palato né coprire il gusto. Non in ultimo, non dimentichiamo che il sapore rivelerà anche la qualità degli ingredienti impiegati: in base alla loro origine, nonché alle cure riservate nel processo produttivo del gelato ottenuto da materie prime di alta qualità, le differenze organolettiche saranno in grado di emozionare.
La ricetta del mese: Ruota della Delizia
Ingredienti per 8 ruote: Per la pasta choux - Acqua, 500ml; Burro, 200g; Sale, 5g; Farina, 350g; Uova, n.8; Zucchero di canna, q.b. Per completare - Gelato a scelta (es. fiordilatte, lampone e pistacchio); Panna montata; Zucchero a velo; Frutti di bosco freschi
Preparazione: Scaldate l’acqua in una casseruola con il burro e il sale; quando il burro sarà fuso e l’acqua bollente, unite la farina di colpo e mescolate rapidamente con un cucchiaio di legno, facendo in modo che si formi un impasto omogeneo ed uniforme.
Quando il composto si staccherà bene dal fondo della casseruola e assumerà un aspetto lucente, toglietela dal fuoco. Trasferite il composto caldo su un piano di marmo e allargatelo in modo da raffreddarlo velocemente.
Una volta intiepidita, trasferitela in una bastardella e incorporate una per volta le uova; lavorate energicamente l’impasto finché non risulterà elastico (questa operazione può essere svolta con meno fatica se si possiede una planetaria).
A questo punto, con l’aiuto di una sacca da pasticceria, ottenete con il composto delle ruote di pasta su una teglia spennellata con burro fuso, avendo cura di distanziarle bene fra loro dal momento che gonfieranno in cottura. Spolverate ciascuna ruota di pasta choux con un po’ di zucchero di canna in superficie, e cuocete in forno preriscaldato a 200°C per 8-10 minuti, poi abbassando a 170°C fino a terminare la cottura ottenendo una ciambella asciutta e croccante.
Lasciate freddare bene le ruote, e per servirle tagliatele a metà, e farcitele con palline di gelato dei vostri gusti preferiti e ciuffi di panna montata.
Infine, richiudete il tutto con l’altra metà della ruota, cospargete con zucchero a velo e completate con dei frutti di bosco freschi.
Party in riva al mare per Nicole Di Mario
La giovane conduttrice, nota al pubblico televisivo per la partecipazione a “La Pupa e il Secchione”, festeggia al Gotha Beach le sue 28 primavere
Ladispoli. Grande festa per Nicole Di Mario, la giovane presentatrice e influencer, nota al pubblico per aver partecipato al programma di Italia 1 “La Pupa e il Secchione”, che ha spento 28 candeline. Una serata esclusiva, fra parenti e amici, non sono mancati diversi volti dello spettacolo e del giornalismo. Presenti al party il giornalista sportivo Amedeo Goria, la giovane modella Vera Miales, Marialaura De Vitis (ex naufraga de L’Isola dei Famosi), Maria Monsè, gli ex tentatori di Temptetion Island Daniele Schiavon, Alberto Succi e Fouad Elshafie , gli ex di Uomini e Donne Gianluca De Matteis e Federico Breschini, il conduttore Tv Anthony Peth, l'organizzatrice di eventi Tiziana Sirna.
Nel noto locale di Ladispoli, non è mancata ovviamente musica dal vivo e intrattenimento: una serata all’insegna del divertimento e del buon cibo. L'evento è proseguito fino a tarda sera sotto il cielo stellato in riva al mare.
Globo d’Oro alla carriera a Monica Bellucci
“Sono molto onorata di questo riconoscimento” - ha esordito Monica Bellucci nella conferenza stampa che ha preceduto la serata finale dei Globi d’Oro della Associazione della Stampa Estera in Italia. “Ringrazio davvero tutta la giuria, perché’ questo premio significa segnare in qualche modo un percorso di vita. Il mio è stato un po’ atipico”.
Nata a Città di Castello, in Umbria, il 30 settembre 1964, quest’anno spengerà le candeline dei 60 anni. Un’età importante, che la vede serenamente accettare l’avanzare del tempo. Ed ha appena vinto, lo scorso 3 luglio, il Globo d’oro alla carriera. Dopo essersi trasferita a Milano per fare la modella – e modella lo è diventata davvero, con grandissimo successo, poiché’ considerata una delle più celebri sex symbol a cavallo tra gli anni 1990 e 2000 - esordisce sul grande schermo con La Riffa (1991) di Francesco Laudadio. L’anno seguente appare in “Dracula” di Bram Stoker (Bram Stoker’s Dracula) di Francis Ford Coppola, ed è la prima di tantissime collaborazioni internazionali. Molti i film esteri con la sua partecipazione. Partendo dalla Francia, dove ha vissuto con l’ex marito Cassel e dove ancora attualmente vive dopo la rottura del matrimonio, ricordiamo qualche titolo: “Irréversible”, di Gaspar Noé, nel 2002; “L'appartement”, di Gilles Mimouni, nel 1996, per il quale è stata candidata al César; “Dobermann”, nel 1997, di Jan Kounen. E’ arrivata ad approdare a Hollywood, e comunque a lavorare con registi d’Autore molto celebri. Ricordiamo i due “Matrix” nel 2003 (con i Wachowski); nel 2004 La passione di Cristo” di Mel Gibson; “007 Spectre” di Sam Mendes nel 2015 (con Daniel Craig nei panni di James Bond), e “On the Milky Road” di Kusturica nel 2016. Abbiamo accennato solo a qualche titolo di una carriera intensa, con una ottantina di film. Recente il successo di “Mafia Mamma” di Catherine Hardwicke dello scorso anno, in cui ha letteralmente oscurato la coprotagonista Toni Collette. Nel suo percorso ha fatto di tutto, oltre a calcare le passerelle e a recitare nel Cinema: le va riconosciuto un grande eclettismo artistico, dalle pubblicità alle esperienze in tv, dal doppiaggio al teatro (è stata protagonista, nella tournée teatrale internazionale, dal 2019 al 2023, del testo scritto e diretto da Tom Volf dal titolo “Maria Callas - Lettere e memorie”, dove Monica racconta Maria, che poi lo scorso anno è diventato un docufilm presentato alla 18ª Festa del Cinema di Roma). E adesso, dopo svariati riconoscimenti, ecco arrivare il Globo d’Oro che premia un intero percorso. Per quanto riguarda i nomi italiani che l’hanno diretta, ricordiamo tra gli altri Giuseppe Tornatore, con cui ha lavorato per Malèna (2000); Baarìa (2009), e Gabriele Muccino, con Ricordati di me (2003); "N (Io e Napoleone)” del 2006 e “Siccità” del 2022, entrambi di Paolo Virzì.
Alla serata finale in cui le hanno assegnato il Globo, Monica si è presentata mano nella mano con il suo nuovo amore, Tim Burton, uno dei registi di maggiore successo commerciale della storia del cinema, ed anche il più giovane regista ad aver ricevuto a Venezia un Leone d'Oro alla carriera nel 2007. “Alla the best, Monica!”.
AD AGOSTO L’APPUNTAMENTO CON LA “CULTURA POP” È NELL’ANTICA
TERRA DELLA LIBERTÀ
Torna anche quest’anno dal 23 al 25 agosto nella Serenissima Repubblica di San Marino l’appuntamento con il festival della cultura pop “San Marino Comics”, ormai giunto alla sua undicesima edizione. E questa volta promette davvero di stupirci, a partire dal fantastico manifesto, creato da Christian Cornia, noto fumettista, illustratore e docente presso la Scuola di Comics di Reggio Emilia, che ci catapulta immediatamente nelle incantate atmosfere del “Meraviglioso Mago di Oz” di Frank Baum. Cornia ha saputo mescolare magistralmente le illustrazioni originali del libro di Baum con elementi del fumetto e dei cartoons, dando vita a un’opera in cui i personaggi iconici del Mago di Oz sono reinterpretati dai Teen Titans della DC Comics. E così, lo Spaventapasseri, il Leone codardo, l’Uomo di latta e Dorothy assumono nuove sembianze, mentre il simpatico Beast Boy “BiBi” diventa Toto, il fedele cagnolino di Dorothy.
L’antica Terra della Libertà si trasformerà dunque in un portale verso la magia, con un tema che vuole celebrare la fiducia e l’inclusione: “Believe”. Il festival infatti, sin dall’inizio, non è stato solo un evento, bensì un’esperienza che ha sempre invitato tutti a credere nel valore dell’amicizia e in noi stessi, a sviluppare le nostre abilità uniche e a comprendere
che uniti si può superare ogni ostacolo. Proprio come accade a Dorothy nel suo viaggio verso la Città di Smeraldo, anche noi possiamo quindi scoprire che la vera forza risiede nel camminare insieme.
Sarà una vera esplosione di colori, con una serie di percorsi di intrattenimento pensati per tutta la famiglia, tante aree tematiche, ospiti, espositori, musica e sorprese all’interno di una cornice dall’eccezionale fascino e suggestione. Non mancheranno certo il variopinto mondo del fumetto e del cosplay, che da sempre caratterizzano questo festival straordinario.
… E allora prepariamoci a essere guidati verso un’avventura indimenticabile, che ci attende con il suo carico di sogni, fantasia e opportunità di incontro e che parte da San Marino per proseguire verso quel luogo incantato… “da qualche parte, sopra l’arcobaleno”.
#CoseBelle
by Francesca Ghezzani
DANIELE VRIALE
“NEI MIEI LIBRI CERCO SEMPRE DI FONDERE IL VERO CON IL VEROSIMILE”
Daniele Vriale, già premiato con numerosi riconoscimenti letterari nel corso degli ultimi anni, è tornato in libreria con A modo mio (Robin Editore, Collana Le Giraffe).
L’autore in queste pagine ci conduce nella sua città, Firenze, più precisamente nello storico quartiere periferico Le Piagge, dove Vieri Damasco è nato in una famiglia difficile e in un contesto degradato. Daniele, Vieri è un uomo segnato da una vita in salita.
Il racconto ripercorre le sue tappe dall'adolescenza violenta e criminale alla ricerca di redenzione a Barcellona. Potremmo dire, quindi, che questo tuo nuovo libro è un viaggio introspettivo nella complessità umana, alla ricerca di una propria identità e di un posto nel mondo?
“Attraverso la narrazione del legame di Vieri con i suoi tre amici e le loro vicende criminali, si finisce per indagare su vari aspetti introspettivi: la rabbia, il riscatto, l’amore e soprattutto l’ineludibilità del proprio destino”.
Durante la stesura, è stato facile entrare nel mondo interiore del protagonista, svelandone le fragilità, le paure e il desiderio di riscatto?
“Ho cercato di immaginare un percorso evolutivo nel profilo psicologico di Vieri, che partendo dalla
condizione di bambino in una famiglia disagiata attraversa quella dell’adolescente ribelle, del giovane rampante e dell’uomo dubbioso”. La narrazione offre anche uno spaccato crudo e realistico della malavita fioren tina degli anni '80 e '90?
“In parte; cerco sempre di fondere il vero con il ve- rosimile, in quanto l’immaginazione è il motore della scrittura”. Avevi già trattato questi temi nei tuoi precedenti libri?
“No, è la prima volta che mi cimento in un noir, i precedenti romanzi avevano una connotazione più introspettiva e intimista”.
Ad alcuni temi delicati sei sicuramente avvezzo. Per concludere, e a conferma di questa mia affermazione, ti ricordo che sei stato citato e annoverato per il tuo L’ultimo passo pubblicato nel 2019 all’interno dell’opera Verso l’uscita - Schedario transmediale sull’eutanasia a cura di Stefano Calabrese, Monica Lanzillotta, Hanna Serkowska… È stata una
bella soddisfazione?
“Sì, una sorpresa e una grande soddisfazione visto il parterre di autori citati, come Veronesi, Carrère, Pirandello, Guy de Maupassant. Si tratta di un saggio elaborato da tre docenti universitari sul tema del fine vita che nel mio romanzo ho cercato di trattare da un’angolatura particolare, dal momento che Duccio, il protagonista, non è affetto da alcuna patologia se non la senilità”.
by Rosa Gargiulo
Zona 6
Romanzo distopico per Erika Gallini e Riccardo Rossi, autori di “Zona 6” (Intrecci Edizioni). Anno 2066, Zona 6 dell’Europa Unita – Antico Friuli: l’assetto post pandemico e post Grande Conflitto Economico Mondiale hanno portato ad un controllo minuzioso delle persone, attraverso l’uso di una tecnologia altamente avanzata e l’intelligenza artificiale. Un bambino, arrivato dalle terre senza speranza del nord Africa, intraprende un viaggio verso nord. In realtà, come previsto da un’antica profezia, egli incarna il mito religioso di un nuovo Messia e rappresenta una sorta di ricongiunzione tra l’uomo e le sue ataviche radici. Attorno a lui, un caleidoscopio di personaggi, tutti sulle sue tracce, per motivi diversi. Il racconto si sviluppa su diversi piani narrativi, in un alternarsi dinamico e ironico di esperienze di incredibile portata, alla ricerca di un contatto con il Creatore - ormai distante.
Passeranno i morti resteranno i sogni
Gianni è un giovanissimo soldato fascista, troppo giovane per rendersi conto degli errori e della crudeltà del regime, di cui si accorgerà per la prima volta quando la ventinovenne Irma Bandiera, detta Mimma, sarà catturata. Per sette giorni le loro strade si incroceranno e quello che lei subirà, nei terribili momenti in cui cercheranno di spezzarla e farle confessare i nomi dei suoi compagni, aprirà in Gianni una voragine in cui precipiteranno tutte le sue certezze e tutte le idee in cui fino a quel momento aveva creduto. Una storia di coraggio, la storia vera del sacrificio di una donna che ha donato la sua giovinezza, la bellezza e la vita per la libertà, quella che ci propone Laura Fagiolini nel romanzo “Passeranno i morti resteranno i sogni” (Intrecci Edizioni). Ma ancor di più, la storia della fedeltà verso i propri ideali, che rende onore al ruolo delle donne impegnate nella Resistenza e alla forza di chi ha lottato fino alla morte.
Siamo solo
sognatori abusivi –
Scampia ammaina
la vela
“Siamo solo sognatori abusivi” di Monica Buonanno (Armando De Nigris Editore) è il racconto di un’impresa “epica”: l’abbattimento della Vela Verde di Scampia, e l’abbattimento di un pregiudizio canceroso nei confronti di un territorio e della sua gente, troppo a lungo stigmatizzati. Scampia è il simbolo di decenni di disinteresse politico e amministrativo, ma anche la storia edificante e concreta dell’esperienza del Comitato Vele di Scampia, che raccoglie la volontà di Vittorio Passeggio e la rafforza in movimento di lotta per il lavoro e la casa a Napoli. L’autrice, già Assessore alle Politiche sociali e al Lavoro del Comune di Napoli, ricostruisce la lotta alle Vele, abitazioni costruite tra il 1962 e il 1975 secondo un’architettura non pensata per una periferia – all’epoca – a vocazione agricola e, soprattutto, innestate su un perimetro senza alcun servizio. In seguito al terremoto del 1980 decine di famiglie hanno iniziato ad occuparle abusivamente, organizzando una sorta di “diaspora” dal centro storico di Napoli. Una base per le povertà future, di identità costruite sulla miseria e l’indigenza. La Buonanno racconta gli anni di lotta, gli incontri, le sinergie che si sono create per la prima volta, e i risultati tanto attesi. “Ho voluto raccontare per ricordare, perché la memoria è di per sé già lotta”.
Letti per Voi
by Marisa Iacopino
RENATO MANZONI “LA SINDONE VIOLATA”
“Sembra di vivere in una realtà nella quale ci siano voluti secoli per costruire e poche decadi per distruggere”. Lo scenario paventato non è tanto distante dal momento attuale. Siamo nel 2031. Tre personaggi chiave danno vita a un progetto temerario, la ‘Nuova via’. Con il romanzo La Sindone violata, Sensoinverso Edizioni, Renato Manzoni si interroga sul rapporto tra Scienza e Religione. Una riflessione bioetica per cui l’arte narrativa si rende particolarmente feconda. Abbiamo chiesto all’autore di raccontarci la sua esperienza.
Iniziamo con una provocazione: un cognome ingombrante come il tuo condiziona, ovvero incoraggia a entrare nel mondo letterario?
“Indubbiamente si tratta di un cognome con un certo peso, per chi desidera intraprendere la carriera di scrittore. Non ho mai avuto, però, l’impressione che mi condizionasse, piuttosto la sensazione che ci fosse qualcosa di intangibile, difficile da spiegare, che mi spingesse verso la scrittura. Scherzando dico sempre: un cognome, un destino. Nel mio piccolo, ovviamente”.
La sindone violata è il tuo primo romanzo?
“Sì, il romanzo d’esordio. Avevo scritto diversi racconti pubblicati in antologie con autori vari”.
La storia inizia nel 2006 e si dipana in un futuro abbastanza prossimo a noi, il 2031. C’è un motivo particolare per cui hai fatto questa scelta?
“La scelta del periodo è fondamentale per le problematiche che la storia solleva. Tra l’altro nel 2006, quando tutto ha inizio, ci fu una fake news riguardante la Sacra Sindone, che mi è servita da spunto iniziale”.
Il libro esplora il singolare mondo della clonazione. Pensi che il destino dell’essere umano possa essere già compromesso da manipolazioni genetiche?
“Uno dei temi che mi è sempre piaciuto indagare è quello del rapporto tra Fede e Scienza. La clonazione, oltre a rappresentare una chiave narrativa fondamentale per lo sviluppo della trama, è stato un ottimo spunto per approfondire tale rapporto. Non sono contrario al progresso tecnologico, ma il romanzo si interroga sul desiderio e l’opportunità, per l’uomo, di utilizzare la clonazione a proprio piacimento, quasi a voler sovvertire le leggi della natura e giocare a essere Dio. Temo che la strada delle manipolazioni genetiche sia già tracciata; sarà importante capire come percorrerla e dove ci porterà”.
Essere cittadini di un mondo in cui vige lo scientismo tecnologico, in una società materialistica e sfrenatamente consumistica, ci rende individui sempre più snaturati e senza volto?
“Nel romanzo paragono la società attuale a un treno che ormai viaggia con il pilota automatico, e che è quasi impossibile fermare o deviare. In effetti la tecnologia, oggi, ci spinge a nasconderci dietro una sorta di anonimato. Come per altri contesti, dovremmo riprendere possesso della nostra identità umana”.
L’angoscia del presente è legata anche all’espandersi di una concezione atea, all’assenza di guide spirituali?
“Quello che noto nel mondo odierno, e in particolare nel mondo occidentale, è la mancanza di momenti di riflessione. Ci siamo costruiti una vita e una società che ci portano a essere in continuo movimento, senza un attimo di tregua. Forse non esistono più le guide spirituali e carismatiche di un tempo. Di certo, in questo momento pare mancare la capacità di accogliere messaggi di tipo etico o spirituale. Ciò non significa dover necessariamente credere in (un) Dio, però è indubbio che anziché trovare strade per elevarsi, si vada in direzione di un appiattimento verso il basso”.
Quali sono stati i tuoi riferimenti letterari o scientifici, nello scrivere il romanzo?
“Mi sono documentato molto sulla clonazione cercando di capire le varie tecniche. Inoltre, ho fatto ricerche sul simbolismo e l’iconografia della Sindone. La parte più consistente dello studio ha però riguardato la lettura approfondita dei Vangeli, compresi quelli apocrifi, dell’apocalisse di San Giovanni, le encicliche degli ultimi papi, nonché del pensiero di figure e statisti che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell’uomo: Ghandi, Martin Luther King, Kennedy, Malcom X. Trattandosi di un romanzo con risvolti socio-economici, devo molto anche alla mia formazione - sono uno statistico e mi occupo di finanza - e alla pregressa lettura delle teorie dei principali economisti”.
Il romanzo ha un finale aperto che solleva una serie di interrogativi. C’è l’idea di un seguito?
“A dire il vero, nonostante mi venga suggerito da più parti, non è una prospettiva alla quale ho pensato mentre scrivevo il romanzo. Certo, il finale in-
vita alla riflessione. Chi può dirlo? Ad oggi l’idea di un sequel non si è insinuata, magari in futuro trovo una chiave di lettura per svilupparlo”.
Nuovi progetti narrativi?
“Ti confesso che ho tante idee ma poco tempo per svilupparle. Per scrivere la ‘Sindone violata’ ho impiegato otto anni. Comunque, in cantiere c’è il trattamento per il teatro di un racconto scritto qualche anno fa, poi l’idea di una raccolta di quattro racconti su alcuni fisici e scienziati di fine Ottocento, primi del Novecento dalla vita bizzarra e piena di contraddizioni, e ancora un romanzo che indagherà sul rapporto Fede-Scienza. Ci vorrà un’altra vita”. Per finire, con una tua frase: “Quando gli uomini perseguono un sogno, lo costruiscono per il futuro”. Quale sogno vorresti perseguire per il futuro?
“Una domanda alla quale è veramente difficile dare una risposta. Credo che vi siano degli uomini e delle donne che nel condurre la propria vita sono mossi da una visione. Un po' come alcuni personaggi del romanzo, che cercano di trovare una soluzione alle complessità e criticità della società attuale, auspicando un mondo migliore che abbia determinate caratteristiche, forse perdute per sempre. Non aspiro a tanto. Spero che il libro stimoli alla riflessione, e magari a ricercare un senso pieno della vita, che vada al di là della materialità senza, per questo, rinunciare a quanto di bello e gratificante possiamo avere”.
by Rosa Gargiulo
NICOLA CALATHOPOULOS
IL NON COMMISSARIO DELLA NARRATIVA ITALIANA
“Quando ho pensato all’investigatore per il mio nuovo romanzo, ho scelto di tratteggiare il profilo di un non commissario: un uomo che analizza, ascolta, osserva, fa domande, investigando in maniera non convenzionale e non lineare. Un amante della filosofia nel senso più puro del termine: speculativo e riflessivo. Un commissario che coniuga la sua anima artistica a quella scientifica e investigativa”. è la spiegazione che ci dà Nicola Calathopoulos, autore del giallo “Testimone imperfetta” (Edizioni Minerva).
Il commissario Farina, infatti, sarà impegnato nella sua prima vera indagine sul campo, e lo farà seguendo un percorso personale e originale.
“Testimone imperfetta” racconta del brutale omicidio di una giovane donna, avvenuto negli ambienti del più importante gruppo editoriale italiano. Il caso sembrerebbe di facile soluzione, perché c’è una testimone. Ma nulla è come appare, e infatti Martina Saggesi – che ha assistito all’omicidio – ha guardato in faccia l’assassino ma non è in grado di riconoscerlo, essendo affetta da un deficit percettivo che non le consente di ricordare i volti: la prosopagnosia.
Come mai hai deciso di inserire questo disturbo così particolare all’interno del romanzo?
“Non conoscevo la prosopagnosia, e in effetti sono tantissime le persone che non sanno cosa sia. Anche molti medici hanno difficoltà ad approcciare questo deficit. Me ne ha parlato una cara amica, che ne è colpita, e lo ha fatto con il sorriso sulle labbra. Ho pensato che io non sarei mai riuscito a raccontare la mia vita senza la possibilità di riconoscere le facce della gente con la stessa serenità. Ci sono casi in cui le persone che ne soffrono non riconoscono neanche se stesse allo specchio, una condizione terribile. Eppure la mia amica ne parla facendo passare la sua condizione come se fosse semplice da gestire. Per questo motivo ho pensato di caratterizzare il personaggio di Martina con la prosopagnosia, per farla conoscere e per rendere merito all’apparente leggerezza con cui la mia amica ci convive”.
Quello di Martina Saggesi è il ritratto di una donna che non si piange addosso, forte e coraggiosa. Sicuramente un personaggio positivo e di grande impatto, che insieme al non – commissario Farina (e ad una giornalista che si occuperà del caso) rende il romanzo accattivante e nuovo, rispetto al panorama italiano della giallistica. In Italia sono davvero tanti gli autori di romanzi gialli, un genere sempre più apprezzato. Come ti inserisci in un contesto così affollato?
“Creando un nuovo filone, almeno è quello che mi piace pensare. Il mio romanzo è un giallo esistenziale, perché l’indagine si muove su piani narrativi diversi, andando soprattutto ad approfondire le vite e gli aspetti psicologici dei protagonisti. Mi interessa far sentire la loro voce, i pensieri, lo sviluppo delle loro vite, parallelamente al racconto del caso vero e proprio da risolvere. Un romanzo nel romanzo, non meno importante”. Retaggio della tua esperienza giornalistica, forse?
“Parafrasando Clausewitz, io dico che la letteratura è la prosecuzione del giornalismo in altri modi. Il giornalismo sintetizza la vita in tutti i suoi aspetti, proponendoci dettagli – particolari – prospettive parziali e sempre più spesso rapide di fatti ed eventi. La letteratura segue il procedimento opposto, andando ad approfondire e ampliare la narrazione, valorizzando gli aspetti che danno forza al racconto. Quando scrivo romanzi, faccio questo: amplio, approfondisco, aiuto il lettore a entrare nel set e nei personaggi. Credo che sia il compito di chi scrive: aiutare il lettore a orientarsi, entrare tra le pagine, vivere la storia impossessandosi dei suoi elementi”.
Una visione ben definita di scrittura. “Cerco sempre di evitare la banalità, che mi fa
personalmente orrore. Per i miei romanzi amalgamo diverse dinamiche narrative, per tenere i lettori ancorati alla storia e offrire un nuovo modo di approcciare un particolare genere letterario”.
Gli ingredienti per raggiungere l’obiettivo ci sono tutti: un set affascinante, una testimone molto particolare, un originale profilo di non commissario, per una trama intrigante!
SPETTACOLO
by Diego Spiego
ANGELO MUSILLO
UN TALENTO POLIEDRICO NEL MONDO DELLE ARTI
Angelo Musillo, trentenne originario di Matera ma romano d'adozione, rappresenta un esempio straordinario di come la passione e la dedizione possano portare a eccellenze multiple. Ricercatore nelle arti, docente e artista poliedrico, Musillo ha recentemente aggiunto un altro prestigioso titolo al suo già impressionante curriculum: vincitore delle selezioni regionali del Lazio del concorso nazionale di bellezza maschile "Il + bello d'Italia 2024".
Carriera Accademica e Artistica
Musillo ha sempre mostrato un grande interesse per il mondo delle arti fin dalla giovane età. Questo lo ha portato a intraprendere un percorso di studi che lo ha visto eccellere sia a livello accademico che pratico. Come ricercatore, si dedica all'esplorazione delle arti visive e performative, con un approccio innovativo che unisce teoria e pratica in modo unico.
In qualità di docente, Musillo è apprezzato per il suo metodo didattico coinvolgente e per la sua capacità di ispirare gli studenti. Le sue lezioni sono un mix di conoscenza teorica e applicazione pratica, che permettono agli studenti di sviluppare una comprensione profonda e concreta delle materie artistiche.
Un Artista Poliedrico e Raffinato
La poliedricità di Musillo si manifesta in molteplici forme d'arte. La sua capacità di spaziare tra diverse discipline artistiche, mantenendo sempre un alto livello di raffinatezza e qualità, che lo rendono un artista unico nel suo genere.
Il + Bello d'Italia 2024 - Una Nuova Vittoria
Il recente successo di Musillo nel concorso "Il + bello d'Italia 2024" con patron Silvio Fasano dal 1979, rappresenta un'ulteriore testimonianza della sua versatilità e del suo carisma. Le selezioni regionali del Lazio, organizzate e gestite con cura a livello regionale dall'organizzatore e conduttore di eventi Diego Spiego, hanno visto Musillo emergere come vincitore, grazie alla sua presenza scenica, al suo fascino e alla sua personalità magnetica.
Angelo Musillo è una figura che incarna perfettamente l'idea di artista a tutto tondo. La sua carriera, costellata di successi in vari campi, lo rende un esempio ispiratore per chiunque voglia intraprendere un percorso nel mondo delle arti. Con il titolo di "Il + bello d'Italia 2024" nelle selezioni regionali del Lazio, Musillo non solo rafforza la sua immagine di artista completo, ma si prepara anche a nuove sfide e opportunità che sicuramente arricchiranno ulteriormente il suo progetto di vita.
SPETTACOLO
by Giulia Bertollini
NUNZIO BELLINO
“CONVIVERE CON LA SINDROME DI EHLERS
DANLOS È STATO UN PERCORSO DOLOROSO OGGI COMBATTO CONTRO IL BULLISMO”
Nunzio Bellino, attore e personaggio televisivo italiano affetto da una rarissima patologia, la Sindrome di Ehlers- Danlos ha conquistato il cuore del pubblico italiano e non solo. La sua storia è diventata prima un cortometraggio dal titolo Elastic Heart e poi una storia a fumetti, “L’Uomo Elastico”. Oggi si divide tra cinema, tv e sociale, In questa intervista, Nunzio ha parlato del suo film, della collaborazione con Giuseppe Cossentino e dei suoi prossimi progetti.
Nunzio, il film “Elastic Heart” riflette la tua esperienza di vita. Com’è stato vedere la tua storia rappresentata sullo schermo?
“Vedere la mia esperienza di vita rappresentata nel film 'Elastic Heart' è stato un processo emotivamente intenso ma anche catartico. La pellicola non solo racconta le sfide quotidiane legate alla mia condizione, ma evidenzia anche la resilienza e la forza interiore necessarie per superarle. È stata un'opportunità per sensibilizzare il pubblico su una realtà spesso invisibile, e la fedeltà con cui il regista Giuseppe Cossentino e gli attori hanno trasmesso la mia storia è stata fonte di grande orgoglio e soddisfazione personale”. Com’è nata la collaborazione con Giuseppe Cossentino?
“La collaborazione con Giuseppe Cossentino è nata quasi naturalmente. Giuseppe ha una sensibilità unica per le storie che richiedono una profonda comprensione umana e sociale. Dopo un primo incontro in cui abbiamo discusso delle potenzialità del film, ci siamo resi conto che le nostre visioni erano incredibilmente allineate. Lavorare insieme è stato stimolante: la sua esperienza nel cinema e la mia storia personale hanno creato un mix perfetto per un progetto così significativo”. Dal film è nato anche un libro a fumetti, "L'Uomo Elastico". Com’è nato questo progetto?
“Il libro a fumetti 'L'Uomo Elastico' è nato dall'idea di espandere la narrazione del film e renderla accessibile a un pubblico più ampio, inclusi i giovani lettori. Io e Giuseppe Cossentino, ottimo scrittore e sceneggiatore volevamo esplorare nuovi modi per raccontare la resilienza e le sfide quotidiane attraverso un medium visivamente accattivante come il fumetto. Collaborare con il fumettista Tiziano Riverso ha permesso di trasformare la storia in una narrazione visiva potente e immediata, creando un nuovo strato di comprensione e identificazione. Un successo che ci ha investito in primis quando abbiamo presentato il libro e il film nel talk show " Il Salotto delle Celebrità" durante la Mostra del Cinema di Venezia con tanto di red carpet e ultimamente a Casa Sanremo Writers 2024 durante la settimana del Festival della Canzone Italiana. Essere in questo salotto letterario culturale così prestigioso è stato emozionante”.
E’ stato difficile accettare e convivere con la sindrome di Ehlers-Danlos?
“Accettare e convivere con la sindrome di Ehlers-Danlos è stato un percorso lungo e a volte doloroso. Si tratta di una condizione che influisce su molti aspetti della vita quotidiana, imponendo limiti fisici e sfide emotive. Tuttavia, nel tempo ho imparato a conoscere meglio il mio corpo e a gestire i sintomi con
SPETTACOLO
l'aiuto di specialisti. Più di tutto, ho capito l'importanza di sensibilizzare e educare gli altri sulla mia condizione, per ridurre l'ignoranza e lo stigma che spesso la circonda”.
Ti sei impegnato molto nella lotta contro il bullismo. Come hai affrontato le difficoltà legate a questa forma di discriminazione e quale messaggio vorresti trasmettere a coloro che subiscono bullismo?
“La mia lotta contro il bullismo è nata dalle mie esperienze personali, che mi hanno insegnato quanto possa essere devastante sentirsi isolati o derisi per differenze che non si possono controllare. Nel fronteggiare il bullismo, ho sempre cercato di mantenere una posizione di forza e di educazione, mostrando agli altri che la diversità dovrebbe essere celebrata, non temuta. Il messaggio che vorrei trasmettere a chi subisce bullismo è di non perdere mai la speranza e di cercare
supporto; non sono soli”.
Oggi la cultura dell’oddio passa attraverso i social. L’identità social di cui si è tanto parlato può essere una soluzione? Anche a te è capitato di ricevere commenti offensivi? Come hai reagito?
“La cultura dell'odio sui social è un fenomeno preoccupante che richiede un approccio più strategico e normativo. L'identità social, ovvero l'utilizzo di profili verificati e trasparenti, può essere un passo verso la riduzione dell'anonimato che spesso incoraggia comportamenti tossici online. Personalmente, ho ricevuto commenti offensivi, ma ho scelto di rispondere con dignità e verità, cercando di educare piuttosto che reagire con rabbia. È un processo difficile, ma essenziale per promuovere un ambiente più rispettoso”.
Il tema delle malattie rare è stato politicamente poco affrontato negli ultimi anni. Quali dovrebbero essere secondo te le mosse delle istituzioni per migliorare la consapevolezza in materia?
“Le malattie rare spesso non ricevono l'attenzione adeguata a livello politico a causa della loro bassa prevalenza, ma questo non le rende meno importanti. Le istituzioni dovrebbero lavorare per migliorare la consapevolezza e il sostegno, investendo in ricerca e garantendo l'accesso a cure adeguate. Inoltre, sarebbe fondamentale creare reti di supporto più forti tra i pazienti e le famiglie colpite, per condividere risorse e esperienze”.
I cortometraggi "Un Giorno a Napoli" e "Covid 19 La Voce degli Invisibili" sono entrati in lizza ai David di Donatello 2024. Una bella soddisfazione personale immagino.
“Essere in lizza per i David di Donatello 2024 con i cortometraggi 'Un Giorno a Napoli' e 'Covid 19 La Voce degli Invisibili' è stata una grande soddisfazione. Questo riconoscimento è il risultato di molti sforzi e di un lavoro di squadra eccellente. È anche una conferma che le storie che raccontiamo stanno arrivando al cuore di un pubblico più ampio, il che è incredibilmente gratificante”.
Prossimi progetti?
“Sto lavorando a diversi nuovi progetti che continuano a esplorare temi sociali importanti. Ogni progetto è un'opportunità per approfondire e diffondere storie che meritano di essere raccontate, con l'obiettivo di aumentare la consapevolezza e la comprensione globale”.
by Laura Shovel
PROSCAENIA: ARRIVA LA “NETFLIX TEATRALE” LA PIATTAFORMA
STREAMING DEDICATA AL PALCOSCENICO
Alessandro Peluso e Gianluca Martinelli sono la dimostrazione che le idee, quando sono innovative, funzionano. Proscaenia ne è la prova: “Una piattaforma di streaming dedicata esclusivamente al teatro dove gli utenti possono vedere in qualunque momento gli spettacoli che preferisconoracconta Alessandro, ideatore del progetto e amministratore - Una Netflix teatrale che, nata come progetto scolastico durante gli anni dell’Istituto Tecnico Commerciale, è diventata oggi un lavoro”. Sono i mesi tra il 2017 e il 2018 e Alessandro decide di unire il suo grande amore per il teatro alle esigenze scolastiche, dando vita a un progetto ambizioso e innovativo che conquisterà il premio NastartUp 2018. “Durante l’Alternanza Scuola Lavoro - racconta Alessandro, oggi laureato in Economia - ci è stato chiesto di sviluppare una start-up e io ho deciso di partire da una delle mie più grandi passioni”. Subito dopo il diploma, Alessandro è però deciso a costruire qualcosa di proprio e coinvolge nel proprio progetto unico Gianluca, amico da sempre, appassionato di teatro e attore amatoriale.
“Oltre le difficoltà burocratiche - racconta Gianluca - Abbiamo dovuto superare i pregiudizi di chi temeva potessimo portare via pubblico al teatro, non vedendone invece il valore aggiunto”. La mission di Proscaenia è ben chiara: mettere a disposizione di tutti gli utenti interessati spettacoli che, non più in cartellone, possono invece avere ancora vita ed essere fruiti, continuando soprattutto ad alimentare una filiera che paga invece purtroppo lo scotto del solo live. “Tanti bacini di utenti continuano a essere distanti dalle sale teatrali - spiega Gianluca - Il nostro obiettivo è quello di avvicinarli sempre più alla magia del teatro. Dobbiamo ringraziare persone come Maurizio Casagrande che, primo tra tanti, ha compreso il valore del progetto, lo ha accolto e sposato, permettendoci così di iniziare a conquistare la fiducia anche di chi, radicato su vecchie posizioni, non ne coglieva l’innovazione”. Il teatro viene spesso visto come riservato a una élite colta, avvolto da un’aurea di timore reverenziale: “Lo si considera di nicchia - precisa Gianluca - Ma vederlo e mantenerlo tale è sbagliato, perché tutto ciò che è per pochi è destinato a finire. Al contrario, è fondamentale farlo diventare un’abitudine, parte della quotidianità di ognuno. L’obiettivo deve essere portare sempre più persone a teatro ed evitare il rischio che tra dieci anni non ci vada più nessuno”.
Il ruolo che i due giovani napoletani vorrebbero
dare a Proscaenia nella diffusione della cultura teatrale è ben chiaro: “Sensibilizzare i più giovani è fondamentale e questo è possibile solo portando il teatro nelle scuole. Vorremmo creare delle convenzioni particolari che permettano, a chi magari ha più difficoltà, soprattutto dal punto di vista economico, di andare in sala attraverso agevolazioni –spiega sempre Gianluca – Bisogna facilitare le fasce più deboli, così da non restare fossilizzati su quelle medio-alte che sono anche quelle che oggi tendono ad allontanarsi. Il teatro deve essere presentato come un’arte a portata di tutti, quale è ed è sempre stata”.
Il timore verso Proscaenia da parte dei più scettici è infondato: “È un mezzo per avvicinare le persone di ogni fascia e creare interesse intorno al teatrospiega Gianluca - Il live non può morire perché non vi è paragone, soprattutto dal punto di vista emozionale. Siamo di fronte a un percorso inverso. Ecco perché, oltre che nelle scuole, vorremmo portarla anche negli ospedali e nelle carceri”.
Non solo conquistare la fiducia, ma anche il reperimento di riprese di qualità: queste le difficoltà principali incontrate dai due ragazzi. “Il teatro non era abituato a puntare sulle registrazioni - spiegano - Ma il Covid ci ha aiutato, costringendo le compagnie a realizzare registrazioni che potessero essere commercializzabili”.
Il progetto ha avuto un cambio di passo concreto negli ultimi due anni, iniziando a raccogliere le prime reali soddisfazioni: “Centocinquanta spettacoli caricati, di cui uno di danza contemporanea - precisano - Un grandissimo riscontro, nuovi abbonamenti e accessi ogni giorno”.
“Abbiamo avuto la capacità di trasformare un momento di difficoltà come il Covid in uno strumento a nostro favore - concludono - Ci siamo perfezionati, mentre la società sviluppava un rapporto diverso con il digitale. Restare sempre aggiornati, in questo ambito, è fondamentale, soprattutto con l’avvento ultimo dell’Intelligenza Artificiale”.
STORIE DI RADIO
by Silvia Giansanti
DANIELA DEBOLINI
L A PRIMA DONNA DELLA H IT PARADE
Anche in estate continua la nostra avventura attraverso i ricordi e la storia di chi ha fatto la radio agli albori
E' molto più entusiasmante sentire i racconti da chi ha vissuto in primo piano una bella fetta di storia della radio, che buttare giù un semplice articolo con varie informazioni. Se lo dicono loro, allora è tutto corretto! Daniela Debolini ancora oggi gravita nel mondo della comunicazione, anche se ha raggiunto i contributi giusti per la pensione. Ma chi è professionista con tanto di partita iva, sa che può scegliere se arrivare anche a novant'anni. Il suo esordio nel mondo radiofonico risale a cinquant'anni fa. Dalle prime radio private a mamma Rai.
“Sono stata la prima donna dopo Lelio Luttazzi a condurre la Hit Parade in Rai”. Si definisce un'artigiana del suo mestiere e una 'cazzara', quest'ultima caratteristica la aiuta a restare giovane. Non a caso ama Fiorello. Daniela, il mondo della radio ha cercato te o viceversa?
“Diciamo entrambe le cose. Parliamo di cinquant'anni fa quando stavano nascendo le prime radio private, dopo il monopolio Rai. All'epoca studiavo e andai in un negozio per comprare una radio con la banda fm. Ho sempre abitato in zona Roma Nord e un mio amico mi fece sapere che avevano aperto una piccola radio. Amando molto la musica italiana, fui invogliata a iniziare a trasmettere a Radio Tevere (tutte radio ormai sparite). Era il 1975 e vicino c'era Radio Elle di Gianni Leuci. Lavorai lì tre mesi e poi passai a Radio Elle, per la prima volta retribuita. Anche lì mi occupai di un programma sulla musica italiana, di cui conservo ancora una registrazione”. Molte voci di quel periodo poi sono approdate in Rai.
“Sì, in modo particolare quando furono aperte le Stereo.
Fui chiamata da Carlo Principini, dopo un'attenta valutazione delle voci che c'erano in giro in quel momento. Neanche credetti a quella telefonata e invece era tuto vero. Andai così a fare il provino per l'apertura delle Stereo Rai insieme a gente come Francesco Acampora, la compianta Clelia Bendandi, Foxy John e altri nomi noti. Mi presero e stazionai lì per diversi anni, passando attraverso esperienze importanti con gente che conta. Quanti ricordi e quante cose da ricordare. Dovetti fare una scelta con la Rai, in quanto fui chiamata da Dimensione Suono”.
Anche il doppiaggio è stato presente nella tua vita professionale.
“Sì, frequentai una scuola di doppiaggio di Renato Izzo e questo incontro è stato del tutto casuale, in quanto non sono mai stata attratta dal doppiaggio, ma mi ci sono trovata ed è andata alla grande. Ho ricoperto persino il ruolo di direttrice di sala. Il mio cuore però è sempre stato per la radio”. Cosa hai amato fare nel doppiaggio?
“I documentari mi sono sempre riusciti bene, sono specializzata, tanto da essere divenuta una docente di documentari da quattro anni presso una scuola rinomata”.
“Se dovessi stilare una classifica di ciò che ti piace fare?
“Radio, documentari e doppiaggio”.
Quando ti guardi indietro, cosa ti fa più emozionare?
“Sicuramente gli inizi a Radio Elle e il fatto di aver intervistato quasi tutti i cantanti italiani”.
Rifaresti tutto questo percorso?
“Ad occhi chiusi, tranne per il fatto di aver lottato con le idee di alcuni direttori e di alcuni editori. I cosiddetti meccanismi strani”.
Cosa ne pensi dell'evoluzione della radio?
“Sono della vecchia idea che l'ascoltatore si debba innamorare della voce di un conduttore, quindi non concepisco tutta questa esposizione con la radiovisione, le webcam ecc. Il fascino e il mistero della radio sono venuti meno”.
LULU RIMMEL
L’AMORE PER LA MUSICA E L’ESIGENZA ARTISTICA
Lulu Rimmel è una songwriter alternative di Roma. Un piccolo ukulele rosa accompagna la sua voce dolce e soave. Scrive canzoni d'amore (tristi) e disegna cose kawaii.
Chi è Lulu Rimmel?
“Sono Veronica Tulli, nata a Roma. Sono una songwriter, cantante e performer. Più che un lavoro è uno stile di vita e la ragione per cui mi alzo dal letto la mattina”.
Come nasce la tua professione artistica?
“Nasce sicuramente da un'esigenza. L'esigenza di esprimere qualcosa che si ha dentro che proprio non vuole saperne di restare lì dov'è. Credo che tutta l'arte in generale nasca così. Se non hai davvero l'esigenza di dire qualcosa non ha senso fare arte”.
Puoi descriverti?
“Direi che soprattutto Veronica Tulli è una sognatrice. Sono sicuramente una persona concreta, ma inseguo i miei sogni in maniera caparbia perché credo davvero in quello che faccio e non ho paura di buttarmi a
capofitto in ciò in cui credo. Si prendono tante porte in faccia, ma ci sono dei momenti preziosi e unici”. Qual è il tuo sogno nel cassetto?
“Come ogni altro musicista che prova a vivere della propria musica, vorrei che in Italia si comprendesse che fare musica è un vero e proprio lavoro, che fosse riconosciuto come in altre parti del mondo. Che la gente la smettesse di avere l’errata convinzione che sia solo un hobby. Vorrei che in Italia si desse dignità al lavoro del musicista e che non fosse un continuo inseguimento alla “gloria” momentanea, al passaggio mediatico, o alla raccomandazione di chissà chi”.
Ci puoi raccontare la tua esperienza sul set fotografico di “La leggenda di Kaira” di Emanuela Del Zompo?
“Fare uno shooting è sempre una cosa divertente e simpatica soprattutto se si ha l’occasione per mostrarsi in altre vesti e interpretare personaggi diversi, mettendo comunque un po’ sé stessi nel ruolo. A parte il caldo atroce di luglio e i miei vestiti che non erano assolutamente adatti alla stagione, è stato bello conoscere persone nuove, mettersi in posa, ridere insieme. C’era un clima molto disteso e tranquillo. È stata un’esperienza piacevole e divertente”.
Nella scala dei tuoi valori cosa metti al primo posto?
“Credo che al primo posto ci sia il cercare sempre di essere una persona vera e corretta, con gli altri e con me stessa in primis. Andare avanti e perseguire un obiettivo senza calpestare o ferire qualcuno per ottenere un risultato. Secondo i miei valori il fine non giustifica mai i mezzi”.
Da grande farai…?
“Spero di continuare ad occuparmi di arte per tutta la vita, in tutte le forme che mi appassionano. Mi auguro che questo mondo non annichilisca la mia voglia di fare musica e arte in generale”.
Parlaci della tua musica, c’è un messaggio che vuoi trasmettere?
“Le mie canzoni sono tutte canzoni d’amore. Credo che in un certo senso tutte le canzoni lo siano. Non c’è un messaggio preciso da mandare nell’etere. Forse il vero messaggio è che “non sei solo”. Non sei la sola persona che prova quelle cose, che si ritrova in una stanza buia a fare i conti con i propri demoni. Non sei la sola persona al mondo che abbia sofferto per amore, o che sia delusa da qualcuno, o che non si senta mai abbastanza. Sono cose che provano praticamente tutti almeno una volta nella vita. E penso che ritrovare un po’ di sé in una canzone, in un certo senso sia catartico. Ti fa sentire meglio. Perché appunto, non sei solo. Anche altri provano o hanno provato quello che senti tu. Quando scrivo canzoni mi ispiro soprattutto alle emozioni di un determinato momento, mi concentro sulle sensazioni che ho provato e le traduco in musica. Mi lascio ispirare da un’idea embrionale e poi la lascio crescere nella mia mente. In realtà è un processo facile per me. Le parole, la musica,
sono già lì”.
Che rapporto hai con la Fede?
“Nonostante non professi nessuna religione, mi ritengo una persona molto spirituale. Credo nell’energia dell’Universo, il famoso cerchio della vita, per intenderci. Credo fermamente nell’equilibrio di tutte le cose. Dopotutto, non c’è luce senza ombra. Poi non so se esiste un essere onnipotente che ci guarda, non so se c’è un senso in tutto ciò che succede nel mondo. Magari sì, magari no. Non mi stupirebbe nessuna risposta in particolare”.
Cosa significa per te accettarsi?
“Non mi piace molto la parola “accettarsi” perché ha sempre un’accezione negativa. Più che accettarsi, una persona dovrebbe prendere atto di ciò che è, nel bene e nel male. Ci sono cose che si possono cambiare e cose che non si possono cambiare. Tutto qui. E sulle cose che si possono cambiare ci si può lavorare, si può partire da lì. Bisogna concentrarsi sulle cose giuste, non su ciò che non si ha, ma su ciò che si può fare con quello che si ha”.
Cosa significa per te il mondo della disabilità?
“La disabilità è parte della mia vita. Più che sul problema oggettivo della mia condizione fisica, le difficoltà che incontro tutti i giorni sono più che altro barriere architettoniche e culturali. Spero che in un prossimo futuro che essere etichettata come una persona con disabilità sia obsoleto e non necessario, che non sia più motivo di discriminazione. Mi impegno sui social per sensibilizzare e informare sull’argomento, ma la strada è ancora lunga, soprattutto in Italia, purtroppo. Spero che il mio piccolo contributo possa fare la differenza”.
JP VOCAL STUDIO ACADEMY
ENTRA NELL’ALBO DELLE ECCELLENZE ITALIANE
Grandi novità riguardanti la Vocal Coach Johanna Pezone dopo il restyling dell'Accademia e l'apertura della sede di Roma includono una serie di progetti lavorativi in corso.
1. Corsi di Canto: Johanna Pezone offre corsi di canto per coloro che vogliono avvicinarsi al mondo della musica e per coloro che desiderano perfezionare le proprie tecniche vocali. Questi corsi sono adatti a tutti i livelli, dai principianti ai professionisti.
2. Percorso formativo per insegnanti di Canto: Per coloro che desiderano trasformare la propria passione per il canto in una carriera, Johanna Pezone offre un percorso formativo specifico per insegnanti di canto. Questo corso fornisce le competenze necessarie per diventare un insegnante di canto qualificato e offre un'opportunità di sviluppo professionale.
Queste sono solo alcune delle iniziative in corso presso l'Accademia della Vocal Coach Johanna Pezone. La sua missione è di fornire supporto e formazione di alta qualità nel campo del canto, aiutando gli studenti a sviluppare le proprie abilità vocali e realizzare i propri obiettivi nel mondo della musica.
Intanto è doveroso segnalare un traguardo molto importante raggiunto dalla JP Vocal Studio Academy. Si tratta del Riconoscimento ed iscrizione all'Albo delle Eccellenze italiane, per il suo ruolo nel promuovere l’arte del canto dando la possibilità a tante persone di imparare a cantare e a cimentarsi su palcoscenici importanti.
Info: 375 7445664
Sede di Roma Via Tancredi Cartella 63
Sede di Tivoli Via Eugenio Tognazzi 1
NARNI SCALO
RIGENERAZIONE URBANA: UN MUSEO A CIELO APERTO CON MURALES DA RECORD
Nel 2023 il Comune di Narni ha avviato un percorso di rigenerazione urbana partendo dalla figura di Italo Calvino delle cui scritture, tra l’altro, in occasione del centenario della sua nascita, sono stati proiettati due episodi durante la rassegna Narni, le vie del cinema. Il tema della rigenerazione urbana è stato poi oggetto di casi di studio per alcune classi dell’Istituto di istruzione secondaria superiore Gandhi di Narni, articolata in diverse discipline: ambientale, territoriale, economica e culturale. Il progetto ha come obiettivo la partecipazione della comunità intorno a una prospettiva e a un tentativo di riqualificazione urbana e culturale di un centro con una identità ancora non perfettamente definita. Esempi di vivibilità in un agglomerato poliforme, ma al tempo stesso ibrido, sui quali soprattutto le giovani generazioni sono chiamate a misurarsi attraverso la pratica del design, della street art e delle video installazioni. Street art e la rassegna “Narni, le vie del cinema” cominciano a essere intimamente legate: sulle facciate di diversi edifici di Narni Scalo sono dipinti i volti di alcuni e alcune protagoniste del cinema. La rigenerazione passa anche da qui e rafforza l’identità del centro urbano. Racconta il sindaco di Narni, Lorenzo Lucarelli: “Con le opere murali realizzate dall’artista narnese David Pompili si compie un primo passo per consolidare l’idea che la costruzione di un’identità per il centro abitato di Narni Scalo può passare attraverso il cinema. Il legame tra rigenerazione e cinema con l’opera di Pompili viene tradotto nell’utilizzo della tecnica dell’arte di strada, con una motivazione che però non è solo estetica, non è legata quindi soltanto alla bellezza. Risponde anche all’esigenza di rendere più solido il legame tra Narni Scalo, la parte della sua toponomastica con le 19 vie e piazze intitolate ai e alle protagoniste del cinema italiano, e la manifestazione estiva che in questo 2024 giungerà alla 30ª edizione”.
Aggiunge Lucarelli: “La prima opera che è stata realizzata, dedicata a Sophia Loren e a Marcello Mastroianni, ha
fatto da apripista e, attraverso un rapporto di reciproca collaborazione stabilito con le proprietà di alcuni edifici e la decisiva partecipazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, stiamo togliendo un po’ di grigiore e stiamo offrendo colore e calore. Da quando David Pompili ha realizzato il primo murale ed è stato pubblicato un avviso pubblico per acquisire il consenso da parte di soggetti privati per la realizzazione di un’opera su pareti di proprietà nel centro abitato di Narni Scalo, abbiamo ricevuto diverse disponibilità, a cui, nei limiti del possibile, stiamo cercando e cercheremo di dare riscontro. Crediamo che questi interventi si inseriscano perfettamente nel nostro intento di lavorare sul tema della rigenerazione urbana di Narni Scalo, dando colore alle sue vie e piazze. Dando colore ricordando al tempo stesso i protagonisti e le protagoniste del cinema italiano, soprattutto per l’importante anniversario dei suoi 30 anni”.
Con questo progetto si sviluppa, quindi, un’idea di welfare culturale, in cui la cultura si fa esperienza reale e tangibile, diretta a creare benessere nella comunità.“Il legame tra Narni e il cinema è ben consolidato - ha dichiarato Luigi Carlini, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni - e la città ce lo ha dimostrato in più occasioni alle quali la Fondazione non ha mai mancato di dare un supporto, ritenendo il cinema un veicolo fondamentale di cultura, valori ed esperienze. Il consiglio di amministrazione è stato ben lieto di poter contribuire alla rigenerazione territoriale, ambientale e culturale di una città sostanzialmente priva di peculiarità come Narni scalo, nata dopo l’unità d’Italia e classificata sin da subito come città dall’identità operaia. Proprio per questo è stato fondamentale agire per implementare e attuare il progetto ‘Rigenerarsi’, come occasione e spunto per un’inversione di tendenza della città stessa: da città operaia a città viva, attrattiva e culturalmente in fermento”.
Da sempre l’arte rigenera le città e con la street art diventa condivisa, foriera di bellezza e motore di riqualificazione urbana. L’essere umano e il suo modo di relazionarsi con l’altro e la collettività sono sempre stati per l’artista David Pompili un punto focale del suo lavoro. Nato a Spoleto, Pompili vive e lavora a Narni e ha esposto in numerose mostre in Italia e all’estero. Le sue opere fanno parte di importanti collezioni private e museali come la 54ª Biennale di Venezia Palazzo Collicola Arti Visive a Spoleto, la Galleria d’arte Moderna e contemporanea Villa Colloredo Mers a Recanati, il Museo Citta dell’arte Michelangelo Pistoletto di Biella, il Museo Metropoliz Maam di Roma, il Macro di Roma. “Il progetto di riqualificazione urbana con il Comune di Narni e la manifestazione ‘Narni, le vie del cinema’spiega David Pompili - nasce qualche anno fa con la prima opera urbana all’ingresso del parco Bruno Donatelli dove sono andato a fare il primo volto del cinema che è quello di Pier Paolo Pasolini. Poi, in stretta collaborazione con ‘Le vie del cinema’ e con Mirella Pioli della segreteria organizzativa della rassegna, si è pensato di realizzare un percorso turistico con cui si va a creare una sorta di museo a cielo aperto dove le opere, le immagini iconiche del cinema italiano, decorano lo spazio urbano di Narni Scalo. Si riprende così il percorso de ‘Le vie del cinema’ di questi anni”. Lo stile di David Pompili parla con un’anima legata alla
pop art e al mondo della street art di questo momento con grande forza di colori vivi sulle immagini rappresentate con i grigi.
“Questo - dice Pompili - è stato pensato per creare un forte impatto tra quello che è il territorio, e quindi tra il post industriale della città di Narni Scalo, a quello che è il colore fino al messaggio dell’arte che vogliamo portare. Stiamo realizzando ora la settima e ottava opera dedicate agli attori Gastone Moschin e Paolo Villaggio. Ne seguiranno altre due prima dell’inizio dell’edizione 2024 de ‘Le vie del cinema’ che comincerà il prossimo 29 luglio. Avremo così già un bel percorso che si snoda e visitabile”.
by Paolo Paolacci
GRANDE SERATA
PER IL 25° PREMIO RIVIERA LAWRENCE OLIVIER VIVIEN LEIGH
Dario Baldan Bembo e Marina Suma premi alla carriera Laurence Olivier e Vivien Leigh rispettivamente innanzi al numeroso pubblico intervenuto alla Loggia Rambaldi di Bardolino, il 4 luglio scorso. In un contesto spettacolare ha preso il via alle 20,45 l'edizione stellare del Premio Riviera dove big hanno assistito alla premiazione dei concorrenti del venticinquesimo concorso letterario nazionale. Susanna Gecchele e Andrea Torresani rispettivamente presentatrice e direttore artistico della manifestazione hanno dato il via alla kermesse che ha visto premiati una decina di concorrenti del concorso letterario nazionale presenti in sala : Francesco Monti, Adriano Moruzzi,Alberto Pedrazzini,Carlo Rossi e Alessia De Togni. Prima di questi però grande interpretazione di Umberto Lo Sapio con la canzone de Il Volo “Capolavoro” che ha fatto decollare la manifestazione con la consegna dei riconoscimenti previsti. Dopo la recita delle poesie da parte della brava Lorella Martini, ha preso il centro del palco Dario Baldan Bembo con la hit “Tu cosa fai stasera”. Al termine scroscio di applausi con il coro del pubblico che cantava la nota “Amico è” inno dell'amicizia. “Sono orgoglioso - ha detto Dario - di ricevere questo riconoscimento nel quarto di secolo della manifestazione. Ringrazio gli organizzatori di questo contesto che ricorda il noto attore Laurence Olivier, di cui sono oggi testimonial rappresentando la continuità artistica di questa kermesse”. E’ salita poi sul tappeto rosso l'attrice Marina Suma che ricevendo il Premio Vivien Leigh ha detto:”Sono arrivata qui sul Garda grazie alla giuria del premio che ha saputo riconoscere la mia attività cinematografica e televisiva. i tempi dei film “Sapore di sale” e “Sapore di mare” a cui partecipavo sembrano conclusi sia cinematograficamente che nella vita reale. Oggi sono impegnata televisivamente e soprattutto in teatro”. Dopo l'applaudito intervento musicale di Antonio La Punzina, sono entrate in scena le
premiazioni del concorso internazionale cinematografico con la consegna del Premio al film Venere Mobile di Gianni Miroglio con le musiche di Paolo Conte e Danilo Amerio,inserito nella Selezione speciale del concorso. È intervenuto in collegamento video pure il regista Parker Croft premiato con la menzione d’onore. Nel suo film “As easy as closing your eyes” figurano
come co-registi la candidata all'Oscar Abigail Breslin (Little Miss Sunshine), il vincitore dell'Emmy, Nolan Gould (Modern Family) e il candidato al Tony award, Jon Michael Hill (A Man In Full).Denis Nazzari è stato poi premiato come Miglior film con la sua opera “Prova d’amore” con Alessandro Haber e con musiche di Nicola Piovani. Al termine della kermesse prima della cena di gala che accoglieva i prestigiosi ospiti “in onda” Bardolino paese del buon vino interpretata da Franco Grandi. Fuori programma poi, Umberto Lo Sapio, che in mezzo alle bottiglie di spumante di Bardolino portate dal direttore artistico Andrea Torresani, chiudeva la manifestazione con l’hit “Napul'è”, per un arrivederci alla ventiseiesima edizione che si svolgerà nel 2025.