GP Magazine aprile 2021

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Gior gio Gobbi

Claudia Crisafio, Massimiliano Franciosa e il cor po docenti

Da sinistra: Claudia Crisafio, Massimil iano Franciosa, Rolando Ravello e il Prof . Saverio Paoletta

mi salutava, ancora non mi abbandona.” “Un’esperienza che mi ha fatto comprendere cosa veramente fosse il mestiere che avevo deciso di intraprendere”, ha sottolineato Rolando Ravello ricordando se stesso sul set diretto da Scola “e ha segnato inevitabilmente il percorso che è seguito.” Tanti gli aneddoti svelati dai due attori che hanno proseguito il proprio intervento dando suggerimenti importanti come l’imperativo “lavoro, lavoro, lavoro” di Gobbi che li incitava al non scegliere mai la via facile della raccomandazione e lo “studiate i grandi” di Ravello allusivo a quei grandi maestri senza conoscere i quali è assolutamente impossibile fare del buon cinema anche con la tecnologia più avanzata disponibile oggi.

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cover story

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Roberta Cann at a ment re si accing e ad inte r vis tare S imon e Crist icchi du ran te un coll egame nto

messaggio senti di poter lanciare? “Bisogna saper andare oltre le regole dettate dalla moda e dalle tendenze, ognuno di noi deve poter essere valorizzato e apprezzato per quello che è interiormente. Basta omologazioni, andiamo oltre le apparenze”. Che Roberta sia una donna di sostanza, che cura molto la propria interiorità – oltre all’evidente bellezza, si capisce dal racconto dei suoi affetti privati: il grande amore per gli animali, la natura, la famiglia. Del suo cane, Gimmi, ama ricordare che festeggiano il compleanno insieme – il 5 dicembre: segno inequivocabile del loro essere legati dal destino. Un pensiero carico di emozione e commozione corre al padre, Roberto, mancato improvvisamente sei anni fa: “Era il mio tutto. Papà è stato il mio primo grande fan. Mi ha sempre ripetuto di non mollare mai e continuare a credere in me stessa”. Oggi a Roberta non manca il sostegno e l’affetto di mamma Maria Antonietta e di suo marito Elio. Affetti, determinazione, positività. E tanto studio e impegno. Questi sono gli ingredienti del suo successo. Questo il messaggio che lancia anche attraverso un’importante iniziativa di cui cura la direzione artistica, lo ShowVillage Event, in cui giovani talenti del cinema, teatro, danza e conduzione hanno l’opportunità di vivere una “full immersion” con maestri/artisti di livello nazionale, e che Roberta aspetta di organizzare per il 2022, “sperando di esserci lasciati alle spalle il Covid”. Alla luce di tutti i tuoi impegni e dei progetti che hai in cantiere, qual è il sogno ancora nel cassetto? “Vorrei condurre uno show tutto mio, e poi mi piacerebbe una rubrica dedicata agli animali”. C’è un artista con cui desideri lavorare? “Vincenzo Salemme. È un grande professionista, positivo e carismatico. Una persona molto educata, e questo mi piace tantissimo. Ma anche Maria De Filippi, che stimo tantissimo. E naturalmente Lorella Cuccarini: sarebbe il massimo!”. La vitalità e l’entusiasmo di Roberta ci travolgono, e nascono dalla profonda convinzione che in tutto quello che si fa bisogna mettere l’amore: “Dobbiamo trovare il coraggio di amare, sempre. È l’unico motore della nostra vita”.

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sentarsi in tribunale per un processo ha bisogno di assistenza morale, o da una donna che desidera avere qualcuno accanto durante la sua causa di divorzio. E ancora, c’è chi lo ingaggia per tenergli il posto in una fila, al cinema o a un concerto. Il suo impegno è semplicemente quello di essere presente. Se all’inizio i singolari servigi vengono offerti gratuitamente, salvo un rimborso spese al giovane noleggiato, vista l’insistenza delle persone di volerlo pagare, oggi la sua tariffa si aggira sui 10000 yen, 80 euro circa. Indubbiamente, una storia singolare, che giorno dopo giorno, conferisce popolarità al giovane Shoji. Il numero dei followers supera i 270000. Chiamato da televisioni e giornali, la sua popolarità va oltre i confini nazionali. Riviste di ogni parte del mondo vogliono intervistarlo. Lo raggiungiamo anche noi di GP Magazine, e alle domande il ragazzo (rigorosamente in giapponese) dà risposte concise ma essenziali come, verosimilmente, è nella sua natura. Con il nuovo lavoro hai dato un senso alla tua vita, visto che intendevi non fare nulla? “Non ne sono sicuro”. Dalla tua biografia leggiamo che sei un padre single. Come hanno reagito i tuoi genitori rispetto a questa decisione, e come reagiresti tu, se tuo figlio da adulto facesse una scelta tanto estrema? “All'inizio i miei genitori non sembravano molto comprensivi, ma quando hanno visto l'attività in TV e sui giornali, e persino riportata su un libro, non hanno avuto più niente

da dire in proposito. Se mio figlio facesse una scelta estrema? Si vedrà, a suo tempo”. Ti consideri un nichilista alla luce delle tue scelte? “No, non credo”. Hai ispirato un manga, e una serie TV. Pensavi di raggiungere tanta notorietà anche all’estero, e di diventare un idolo, un modello? “Non voglio davvero insegnare uno stile di vita. Spero che ci siano varie reputazioni. Penso che la mia storia si presti a diverse interpretazioni”. Nella sua biografia si legge che non è motivato a lavorare, e non si sente adatto a nulla. Ma non è poi vero che non faccia niente. In tre anni ha ricevuto più di tremila domande per occupazioni che lo tengono impegnato fino a sera. Inoltre, a proposito dei suoi incontri ha pubblicato due libri di cui ci invita alla lettura. A ben guardare, il nostro protagonista sta sperimentando un sistema davvero singolare di stare al mondo: non lasciarsi più coinvol-

gere in un lavoro regolare - forse per sottrarsi alla competizione sociale molto forte in Giappone - facendo tuttavia quel poco che gli serve per potersi sostentare, senza allontanarsi definitivamente dalla collettività. E se il “non fare niente” costituisce un tabù nella società nipponica, Morimoto Shoji con coraggio ha sfatato la pressante cultura del “dover fare”. Decidendo di non percorrere più le strade battute, tracciando ogni giorno la propria, originalissima strada.

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Regali sogni, gioia e bellezza a tutte le tue clienti, che siano esse showgirl, giornaliste o la ragazza semplice della porta accanto; cosa provi quando vedi in generale che il lavoro sulle loro chiome le rende davvero felici? “Per me fare i capelli a una donna e come fare l'amore con una parte di esse, la loro testa appunto. Entro in uno stato di totale isolamento, come in una bolla di cristallo e, a differenza di molti, non mi interessa appunto se la cliente in questione è una showgirl, una giornalista o una semplice casalinga, e neanche l'età, perché il mio scopo è trasmettere su quel volto la mia arte e non 'pagando' delle personalità, come fanno molti noti hair stylist oggi, per andare nei propri negozi. Sono loro stesse a tornare e quando escono dal salone sono felici in quanto nasce una

sintonia tale sentendosi appagate e un po' dive, perché cerco di tirare fuori da loro il potenziale che vedo nella cornice del loro volto”. Sei nato giovanissimo in tv e hai collezionato molti successi, hai affiancato tante personalità dello spettacolo. Chi ti ha veramente saputo valorizzare al meglio? “Mi sento di ringraziare in particolare due grandi donne dello spettacolo, la prima è l'immensa professionista Maria De Filippi che mi ha reso popolare al grande pubblico ed ho avuto, grazie a lei, la fortuna di conoscere la mia ex moglie Tina Cipollari, che mi ha donato i tre più importanti gioielli al mondo: i miei bambini. La seconda è Caterina Balivo che ha creduto in me e mi ha dato l'occasione di fare il mio lavoro direttamente in tv, dove la mia arte veniva conosciuta nel profondo ed entrava nelle case tutti i giorni. Due donne diverse ma a cui sento di dire grazie”. Parlaci del Bambooki, la tua rivoluzionaria invenzione che sta spopolando nel mondo dei capelli. “Il Bambooki nasce dall'amore per la mia terra Sabaudia, nel vedere i vari canneti che da sempre hanno circondato la mia infanzia, e quando dei contadini volevano toglierli ho pensato come poter utilizzare una singola canna di bambù e da lì ho scoperto che non solo è uno strumento fantastico per fare shatush, balayage e colorazioni varie sui capelli ma, allo stesso tempo, il bambù ha delle proteine importanti che rafforzano le chiome anche attraverso il cocco”. Insomma, sei un grande artista e nella vita hai realizzato quasi tutto, una famiglia, dei figli, successo personale e lavorativo. Cosa ti spinge ad inventare sempre cose nuove? “E' la curiosità tipica del mio estro a farlo e sono che, come ora mi sto godendo la scoperta del Bambooki. Non mi fermerò mai e continuerò a stupire me stesso e il pubblico step by step”. Crediti Ph: Melissa Fusari & Antonello Ariele Martone Abiti: Dan John Roma Stylist: Roselyne Mirialachi

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“Bisognerebbe chiederlo agli autori, sicuramente penso di avere un rapporto straordinario col mio corpo. Pudico ma senza vergogna, esibizionista ma mai oltre le righe”. Che esperienza è stata? “L’avventura nel programma mi ha completamente travolta e ho accettato di firmare con l’auspicio di partecipare ad altri format”. Certo che… con tutti quei corpi nudi attorno, non dev’essere stato facile muoversi fra palco e backstage. “Ed invece dirò… non ho avvertito alcun disagio. Essere chiusa in una cabina, completamente nuda, è stato assolutamente naturale ai miei occhi. Non ho provato vergogna, ma divertimento. In fin dei conti, mi avete potuta vede come mamma mi ha fatto… no?”. Il programma ti ha dato una straordinaria popolarità. “Ho gente che mi ferma per strada, persone che mi scrivono sui social dicendomi di avermi vista nel lancio del programma, altri che commentano la mia puntata. Risate a più non posso! Nemmeno io pensavo che avrei scatenato tutto questo pandemonio, ma devo riconoscere che la televisione ha un potere davvero magnetico. Gli ascolti sono stati inaspettati, davvero molto più alti delle aspettative. E il mio ritorno d’immagine è stato incredibile”. Insomma, sei convinta di aver fatto la scelta giusta. “Ma certo, e mi sono convinta che stare sotto i riflettori è la mia strada naturale. Adesso non voglio più fermarmi. Continuo con passione a realizzare fotografie, mettendo in gioco la mia anima, i miei sentimenti, il mio corpo. Ho scoperto il piacere di posare con un’altra fotomodella romana, Aurora, ed i nostri scatti sono dolci e intrisi di reciproco affetto”. Ma non solo. “È di nuovo tempo di studiare! Mi sono iscritta alla scuola 'Nino Manfredi', una famosa scuola di teatro ad Ostia. Voglio migliorare e studiare per poter partecipare a parti più interessanti e coltivare questa mia passione. E non vedo l’ora di tornare in tv”. CONTATTI SOCIAL: @nocdia2019

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anche in modo sportivo negli ambienti giusti”. Cosa provi quando riscontri il bene del pubblico? “Provo una gioia immensa... Una sensazione meravigliosa perché vorrei sempre lasciare un po' di me in ogni persona che incontro. E quando ci riesco tocco il cielo con un dito”. Ami l'arte, hai incontrato da vicino molti artisti, cosa ti hanno trasmesso? “Sì ho avuto la fortuna di lavorare e di incontrare illustri artisti nel campo dell'arte da Salvatore Fiume a Giacomo Manzù, a Salvador Dalì, al grandissimo Emilio Greco al quale ho ispirato alcune sculture che tengo gelosamente custodite. Ognuno di loro mi ha trasmesso l'amore per l'arte insegnandomi che l'arte spazza la nostra anima dalla polvere della quotidianità”. Sei una donna spumeggiante e trasmetti benessere, bellezza e solarità. Qual è il tuo segreto, se c'è? “ Se per segreto intendi amare la vita, godere delle piccole cose, apprezzare la salute, svegliarsi con la gioia di iniziare la giornata... Allora sì: il segreto c'è!”. Crediti Foto Antonello Ariele Martone Abiti: Celli Spose dal 1935

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di carattere degli abitanti. Insomma l’idea di vedere stravolgere la vita del mio commissario mi piaceva così dopo un paio di mesi è nato 'Il Colbacco di Sofia'”. Alcune parti del libro sono in cirillico. Come hai fatto per la traduzione? “Mi sono armato di un dizionario bulgaro e avvalso di un buon traduttore online. Non potevo fare altrimenti ed è così che si deve fare. Anche in Formule ho dovuto mettermi a ripassare quanto studiato negli anni di scuola; d’altronde se vuoi che un libro abbia un taglio realistico è così che devi fare. Pure davanti alle autopsie mi son fatto aiutare o chiarire le azioni da compiere da medici che mi hanno mostrato video e foto non sai di quanta roba. Ma è giusto che sia così. Mi disturba molto percepire dalla lettura di un libro che l’autore in un dato luogo che descrive non c’è in realtà mai stato. Spesso si scrive sulla base di cliché cadendo sul banale: anziché andare a descrivere i bassifondi di una New York che non hai mai visto, ambienta il tuo libro a Perugia, a Padova o in paesi che sei in grado

di descrivere perché il lettore lo capisce che non li hai mai visti se non per sentito parlare. Non pretendo che sia un documentario ma che tu sia credibile si. In Trappole ho descritto la Corsica perché ci vado da 35 anni e 'Il Colbacco' l’ho ambientato a Sofia perché ci sono stato, vi ho trascorso quindici giorni mangiando il loro cibo, visitando e vivendo la città Se parlo di un monumento è perché so come

è fatto, l’ho visitato”. La pensi così anche sui personaggi? “In certo modo sì, in tutti loro c’è di me, della mia compagna, dei genitori o degli amici. Ci sono moltissimi riferimenti ad episodi di vita vissuta”. Rileggendo i due testi, con l’esperienza di oggi cambieresti qualcosa? “Mi è capitato di rileggere 'Formule' dopo un annetto, quando già avevo scritto l’altro e forse qual cosina nel linguaggio l’avrei migliorato. Il linguaggio scrivendo evolve”. I social avvicinano il lettore all’autore. Come ti poni dinnanzi a loro? “Rispondo sempre e con piacere a chi mi contatta su face book e oltre a chiedere se gli sia piaciuto il libro domando a tutti se a loro avviso ci sia qualcosa da migliorare e vedo che questo mio atteggiamento viene apprezzato. Credo ci si debba porre loro con certa umiltà, bisogna rimanere umili per poter essere al servizio del lettore; bisogna sempre ascoltare opinioni o suggerimenti, poi puoi anche scegliere di non seguirli ma ascoltarli è doveroso. Erano umili Proust e Balzac, lo possiamo esser pure noi, in fin dei conti si tratta di un libro non della formula che salva l’umanità da tutti i mali!”. Quanto conta la copertina? “Secondo me tantissimo. Di entrambe i libri le ho scelte io anche in certo contrasto con l’editore che sosteneva svelassero un po’ troppo. Penso che debba attirare quel che basta a che il futuro lettore prenda il libro tra le mani per girarlo e leggerne la sinossi. In Italia vengono stampati 200 libri al giorno: l’offerta è immensa ma se leggi le statistiche i lettori sono pochissimi, la media parla di un libro l’anno da cui credo che davanti a tanta concorrenza la copertina assume una valenza quasi capitale”. La soddisfazione più grande? “I premi ricevuti sono certamente un bel traguardo ma per assurdo la più grande soddisfazione è stata quella di esser contattato da sconosciuti che mi ringraziavano per la descrizione di taluni aspetti dei miei personaggi in cui riscontravano le proprie fissità caratteriali. Sentirmi dire che 'chiuso il libro, i personaggi già gli mancavano' è davvero gratificante”.

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passione o a un progetto dimenticato. Ma anche un periodo in cui si impara a convivere con noi stessi e le nostre paure. Non è l’inizio del declino, tutt’altro, è il momento del privilegio e dell’opportunità in cui rinasciamo a nuova vita perché ce ne freghiamo dell’opinione e delle aspettative altrui, e le certezze raggiunte, magari poche, sono però tutte nostre. Adesso o mai più”. CrunchyTales, il nome della rivista, incuriosisce molto. Da dove nasce? “Crunchy significa 'croccante' ma anche qualcosa che fa rumore. Vogliamo invitare le donne over 40 a non ripiegarsi su stesse ma a parlar chiaro, alzare la testa e farsi largo nella vita in modo più consapevole. La donne 'crunchy' sono donne capaci ancora di sorprendere e sorprendersi e noi vogliamo offrire loro una piattaforma dove informarsi, scambiare opinioni, appassionarsi. I temi affrontanti? Da come sfoggiare orgogliose la propria chioma grigia a come esibire le proprie rotondità in bikini. Ma anche come cercare lavoro a 50 anni, mettere in conto una maternità tardiva o una nuova relazione, abbracciare la slow fashion o votarsi al trekking spinto. E poi interviste esclusive, approfondimenti, storie (tales) vere e guide scaricabili online”. Perché hai scelto di utilizzare le illustrazioni al posto delle fotografie? “Perché credo che le illustrazioni possano svin-

colare le donne dalla tirannia dell'immagine patinata e non realistica. Assieme all'art director Veronica Niccolai, capace di tradurre i contenuti in meravigliose illustrazioni dal forte impatto visivo, vogliamo incoraggiarle ad abbracciare la mezza età con un atteggiamento positivo, rinforzare questo messaggio di libertà con un pizzico di ironia”. Il tuo progetto è inclusivo, internazionale e coinvolge diverse esperte da ogni parte del mondo, felici di dare il proprio contributo. E' questa la forza del tuo magazine? “Sì, fare rete è importante e va sfatato il luogo comune che le donne, tra loro, siano solo concorrenziali. A questa età, quando si fa squadra, superando le dinamiche della competizione tout court, i risultati sono splendidi. Tra donne ci si intende a meraviglia e se ciascuna fa il suo, con il proprio talento e la propria naturale predisposizione, si arriva a grandi risultati”. Prossimi progetti in cantiere? “Ripartire con gli eventi; dei veri e propri talk shows che abbiamo promosso in Inghilterra e che coinvolgono professioniste in diversi settori e diversi background. Le invitiamo a parlare di problemi, soluzioni, sconfitte e successi ma sopratutto storie di rinascita. Stiamo lavorando ad altre edizioni europee, tra cui quella italiana. Il progetto continuerà, non appena sarà terminata questa pandemia, e avrà sviluppi anche sul fronte editoriale”.

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musica

“Come album 'Fly' del 2013, un prodotto estremamente curato ed intimo che mi ha dato un lancio pazzesco facendomi conoscere in tutto il mondo. Come brano l’ultimo è sempre il più bello!”. C’è un Paese in cui sei più popolare? “I dati mi dicono il Messico anche se è strano perché lì concerti non ne ho mai fatti”. Un città che hai di più nel cuore? “Non saprei dire, forse New York, superata solo da Londra dove abbiamo registrato presso gli Air Studios l’album 'Il mio mondo al contrario' proprio mentre la London Synphony Orchestra registrava in un’altra sala la colonna sonora di Henry Potter; ho registrato un album di 47 minuti in 48 di esecuzione e quando sono uscito dalla cabina l’intera London Synphony mi ha accolto con un grandioso applauso. Un’emozione grandissima culminata con una fetta di cheesecake che aveva nel suo sapore anche il piacere di esser finalmente tornato alla musica come attività principale: mi ero finalmente gettato alle spalle i 7 anni di buio. La cheesecake da allora è divenuta un po’ un portafortuna che da allora Stefano Covoni, mio produttore, mi fa trovare al termine delle registrazioni”. Quanto è importante una cover? “E’ un biglietto da visita, va curata nei dettagli perché trasmette le emozioni contenute nei brani.

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“Fly” è un album di fantasia: sulla cover ci sono io in frac con un palloncino rosso. Quel palloncino è la fantasia: sognare, fantasticare è una ricchezza che non costa nulla”. Come vivi questa pandemia? “E’ un momento veramente tragico, ho vissuto malissimo i primi mesi e i brani di quel periodo trasmettono tutta la mia disperazione. Ho rifiutato di fare concerti in streaming, esecuzioni on line. Mi mancano i concerti, il rapporto col pubblico e malgrado tutto continuo a studiare le mie 3 o 4 ore al giorno in attesa di riprendere a viaggiare e portare la mia musica in tutto il mondo con la mia solita leggera follia”. Leggera follia? “Vuoi sapere i luoghi più particolari in cui ho suonato? A Dubai, nel deserto di Abu Dhabi, sull’Etna in eruzione, nella Valle dei Templi di Agrigento, durante una nevicata a Folgaria di Trento e prossimamente voglio suonare all’inizio della Grande Muraglia cinese. Un po’ di follia non guasta. Tutti sono folli ma spesso non abbastanza da avere il coraggio di mostrarlo. Io invece non temo di mostrare la follia delle idee che mi sopraggiungono di notte per cui, al risveglio inizio a lavorare su come renderle attuabili. Perché se il cervello le ha elaborate, stai certa che si possono realizzare”.




denuncia del proprio tempo, portavoce di messaggi di amore, crescita e speranza perché anche il solo suono di una nota può dire molto per chi ha il dono di saper sentire in questo sistema sociale forse un po’ troppo distratto”. Il settore della musica e dello spettacolo è penalizzato fortemente dalla pandemia. Cosa pensi dei concerti in streaming e come vedi il futuro della musica dal vivo? “Ho avuto l’occasione da poco di fare un concerto in streaming in America. E’ stato entusiasmante anche se in questo modo si perde il calore di un incontro vero. Spero che le istituzioni facciano più fatti e meno parole, aiutando concretamente il settore”. Hai alle spalle una bella gavetta. Quando è scattata la scintilla con la musica? E qual è la lezione più importante che la musica ti ha trasmesso in questi anni? “Da bambino ero stato scelto come solista per lo Zecchino d’Oro poi però per una serie di

cose non partecipai ma questa passione è andata via via crescendo anche studiando per anni varie discipline dello spettacolo, dalla danza alla recitazione. La vera scintilla per la musica è scoccata grazie all’incontro con il maestro Bruno Zambrini. Ho imparato con il tempo che le passioni non si possono arrestare, vanno alimentate e perseguite, al di la delle aspettative, che i desideri vanno coccolati e protetti e che è solo l’impegno che prima o poi realizza i tuoi desideri”. Tra poco uscirà il tuo nuovo album. Mi puoi anticipare qualcosa? “Dopo tre anni dall’uscita di 'Divenire', è in arrivo questo nuovo progetto che oltre a 'Eclissi' e 'Cappellaio Matto' conterrà altri inediti. Anche per questo nuovo album mi sono avvalso della preziosa collaborazione di Sergio Lepidio chitarrista e arrangiatore scegliendo sonorità semplici ma incisive in una fusione tra classico ed elettronico rispettando e sostenendo sempre la melodia italiana”.

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nella nostra capacità di reinventarci ogni giorno, nella resilienza, e nel talento che quotidianamente usiamo per vivere e realizzare i nostri sogni ed obiettivi, che a volte diamo per scontato. Il nostro futuro, e le soluzioni a tanti problemi, sono il frutto del coraggio delle nostre idee e, particolarmente in questo periodo, dobbiamo mantenerle vive e nutrile con speranza, coraggio e visione aperta a 360 gradi. I più visionari e sognatori fra di noi saranno coloro che apriranno grandi autostrade al proprio futuro. Il brano vede insieme a me la collaborazione di Gianna Simonte per il testo. Phil Palmer per gli arrangiamenti. Special Guest Steve Ferrone alle batterie.Un vero cross over fra Italia, Inghilterra e USA”. Questo brano rappresenta un nuovo corso della tua carriera? “Questo brano ha un posto speciale nel mio cuore. Consacra il messaggio di tutta la mia carriera; racconta di me e racconta di voi. Di tutte le volte che siamo caduti e ci siamo rialzati ancora più forti, di quando ci mettiamo in ascolto dell’universo e lui ci risponde sempre, dell'importanza di non fermarsi all’apparenze, di seguire la nostra luce interiore e credere completamente, incondizionatamente in noi stessi e nei nostri sogni”. Quali sono state, finora, le tue principali influenze musicali? “Per la musica italiana Claudio Baglioni, Renato Zero, Lucio Battisti, Mina, Pino Daniele. Amo i cantautori che hanno davvero scritto con la loro vita pagine di storia della musica e dato grandi messaggi al loro pubblico. Per la musica straniera i Dire Straits, Lady Gaga, Madonna, Joni Mitchel, Eagles, Lionel Richie, Celine Dion, Whitney Huston, Barbara Streisand. Generi molto diversi fra loro ed è proprio questo ciò che mi ha arricchita”.

Come ti immagini il tuo prossimo album? “Una raccolta di tutti i miei brani ed i relativi videoclip più tre inediti. È una meta che intendo raggiungere e realizzare perché ogni mio brano è come un intero capitolo, la trama di un film, un messaggio completo, un riflesso della mia anima ed è arrivato il momento che tutto venga assemblato e raccontato come un libro dalla prima all'ultima pagina, come un viaggio dentro la mia vita e dentro le mie visioni del futuro che vedo brillare di progressi e conquiste positive e che intendo continuare a costruire fianco a fianco con il mio pubblico”. Recentemente abbiamo visto la 71esima edizione del Festival di Sanremo. Ti piacerebbe, un giorno, salire sul palco dell’Ariston? “È uno dei mie desideri principali da realizzare nella lista. Sono una cantante italiana che porta la musica italiana nel mondo anche quando canta in altre lingue. Sono orgogliosa del mio paese e sono orgogliosa della nostra musica. Il palco di Sanremo è la giusta celebrazione di questo mio grande amore per l’Italia, gli Italiani e la grande musica italiana”. Come vedresti, in un futuro non troppo lontano, un tuo coinvolgimento in un Talent Show? “Mi piacerebbe molto se lo scopo fosse quello di portare qualcosa di buono ed utile al Talent. Poter sostenere i giovani dando loro un punto di riferimento per trovare centratura, fiducia in se stessi, crescita e sviluppo del proprio talento. Aiutare a migliorare il loro linguaggio in tutte le potenziali espressioni, dal momento che a volte è critico e distruttivo nei loro stessi confronti invece che fiducioso ed incoraggiante. Vorrei poter essere una guida e offrire la mia esperienza”.

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