Tennis & Friends Salute e Sport sempre più uniti nella prevenzione evento del mese
di Mara Fux
Nonostante la criticità dettata dalle restrizioni sociali derivanti dall’emergenza sanitaria legata all’avanzata autunnale del Covid 19, lo scorso ottobre si è svolta a Roma la X E d i z i o n e d i “ Te n n i s & Friends Salute e Sport”, appuntamento entrato nella tradizione capitolina e nazionale grazie all’impegno del Prof. Giorgio Meneschincheri, Specialista in Medicina Preventiva nonché Ideatore e Pres i d e n t e d e l l a Te n n i s & Friends.
“Per ovvi motivi é stato un evento completamente diverso rispetto alle edizioni precedenti.”è stato il suo commento a questa edizione speciale della manifestazione “Siamo contenti perché sono state fatte moltissime visite” Ben 18 sono state difatti le strutture medico sanitarie che nei due giorni dell’evento
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hanno volontariamente effettuato visite gratuite su diverse patologie rendendosi disponibili persino ad espletare le richieste aggiuntesi alla lunghissima lista di prenotazioni pervenute sul sito della onlus organizzatrice della manifestazione. I 73 ambulatori distribuiti tra Lazio, Lombardia, Campania, Puglia e Sicilia hanno effettuato oltre 2000 controlli offrendo prevenzione gratuita ai cittadini e promuovendo lo sport come corretto stile di vita. Un programma ricco di incontri, riflessioni e scambi d’opinione alla ricerca di un dialogo sulle difficoltà che stiamo affrontando, cui hanno preso parte i rappresentanti delle istituzioni, medici specialisti e campioni sportivi. Sulla terra rossa dello Stadio Pietrangeli, si sono inoltre svolti gli incontri fra i medici tennisti dell’ AMTI e gli Ambasciatori del mondo della cultura, dello sport e dello spettacolo che da tanti anni sostengono la manifestazione e che quest’anno sono stati premiati con un riconoscimento simbolico da parte di Peugeot; tra i tanti che hanno risposto all’appello ricordiamo Paolo Bonolis, Marco Tardelli, Marco Meneschincheri, Max Giusti, Vincent Candela, Filippo Bisciglia, Roberta Vinci, Neri Marcorè, Angelo Mangiante, Andrea Perroni, Gianni Rivera, Jimmy Ghione, Marzia Roncacci ma anche Veronica Maya, Eleonora Daniele, Maria De Filippi, Lorella Cuccarini, Paola Perego, Elisa Isoardi, Maria Grazia Cucinotta, Massimiliano Rosolino, Andrew Howe, Irma Testa, Manuela Di Centa, Valentina Vezzali, Ivan Zazzaroni, Andrea Lucchetta, Vittorio Brumotti, Margherita
Nadia Bengala “Amo le persone vere e sincere cover story
anche se non perfette” di Silvia Giansanti
Guanti sempre alla mano per le pulizie domestiche e lavaggi frequenti di mani. “Qualcuno mi ha detto che questa è la mia malattia, vista l'igiene che ho. Mi sono sempre lavata spesso le mani, quindi facendo una battuta, sostanzialmente non mi è cambiato nulla”. Nadia Bengala, siciliana doc, è passata alla storia di Miss Italia, essendo stata incoronata nel lontano 1988 dall'indimenticabile Fabrizio Frizzi, che lei stessa ricorda con affetto. Come ricorda quegli anni in cui la creatività e la passione per le cose pullulavano. Nel curriculum interessante di Nadia c'è la televisione con storici programmi e il cinema a cui si è dedicata particolarmente in questi ultimi tempi. Simpatia e intelligenza ne fanno di lei una persona speciale, oltre naturalmente alla bellezza di madre natura.
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Nadia, sei stata intervistata per GP Magazine una decina di anni fa. Ecco, cosa è successo nella tua vita privata e professionale nel frattempo? “Innanzitutto continuo a stare con la stessa persona, che non è poco in quanto quasi tutti i nostri amici si sono lasciati, compresi gli sposati. Noi invece resistiamo senza ancora esserci sposati. Viviamo con sua figlia e prima c'era anche suo figlio. Riguardo al lavoro mi sono data al cinema, l'ho preferito
Nadia Bengala con Denis Nazzati regista del corto “Questa non e vita” con Gianni Franco e Alessandro Cremona
© Foto Rino Petrosino
alla televisione. Devo dire che sono rimasta molto soddisfatta di questa scelta in quanto ho vinto dei premi importanti specie con 'La goccia maledetta' . Si tratta di una storia composta dal classico triangolo in cui c'è chi si fa male. Ho girato un altro film che è stato portato l'estate scorsa in un festival che si svolgeva a Ponza e poi ho fatto qualcos'altro che però visto il periodo, è stato sempre rimandato a livello di uscita”, Un fatto triste è avvenuto negli ultimi anni. Abbiamo perso un grande come Fabrizio Frizzi. Che ricordo hai di lui? “Davvero una bella persona e questo traspariva, al contrario di tanti altri che lavorano nell'ambiente e che non sono le belle persone che sembrano. Tutta un'apparenza. Ho saputo dal fratello, dopo la sua scomparsa, che aveva un particolare affetto per me e questa cosa che lui lo aveva detto in famiglia, mi ha colpito molto”. A proposito di Miss Italia, hai continuato negli anni a seguire la manifestazione, trovando magari qualche Miss interessante? “Nel tempo non l'ho più seguita. Dopo la mia vittoria sono stata per una decina di
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cover story
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anni dietro le quinte a presentare”. Cosa ti piace evocare degli anni '80 che ti hanno portato fortuna? “Sì, verso la fine pero'. Gli anni '80 sono stati anni di grande fermento, di belle idee, di tante iniziative, in un contesto molto ricco e vivo. Ricordo che c'era molto entusiasmo nel creare delle cose nuove. Anche i '90 non sono stati male dal punto di vista della creatività”Ti manca qualche tassello per completare la carriera? “Certo, avrei potuto e voluto fare tanto altro che non sono riuscita a fare. Non ho avuto mai aiuti importanti. Oltre alla fortuna e alle situazioni, sappiamo che servono. Ho sempre dovuto faticare molto per ottenere qualcosa, del resto dev'essere il mio karma così. Ho sostenuto molti provini che sono andati bene, ma poi la parte è andata a qualche altra persona raccomandata. Il bello è che me lo hanno anche detto! Pensa che non sono riuscita neanche da buona siciliana quale sono, a lavorare ne 'La Piovra', grottesco. Per quella produzione non ho mai avuto gli agganci giusti in quel giro, quindi neanche un provino. A pensare che arrivai per caso a Miss Italia vincendo e poi è stata tutta una fatica. Del resto sono una che, a differenza di altri, per ottenere uno devo faticare cento”. Presumo che avrai attraversato dei momenti in cui volevi abbandonare tutto. “Assolutamente sì. Poi magari facevo una serata, trovavo riscontro, calore e affetto nel pubblico e allora questo mi dava la forza per non mollare. Mi ricaricavo, anche se molti dell'ambiente, specie della Rai, non mi si filano proprio. E' così che funziona purtroppo”. Il personaggio attuale che stimi e segui? “Sono felice di vedere qualcuno che conosco e che merita il successo, riceverlo. Mi viene in mente Beppe Convertini che ha fatto tantissima gavetta, adattandosi alle situazioni più disparate. Non è affatto l'ultimo fortunello arrivato per grazie ricevuta. Si è dato tanto”. Il tuo tipo ideale di persona? “Amo le persone vere e sincere anche se non perfette”. Come stai vivendo questo periodo molto particolare, con equilibrio oppure con difficoltà a livello psicologico?
“Mi faccio assorbire dalla casa e dalla quotidianità in generale. Penso agli affetti e a quei pochi amici stretti che ho, anche se alcune volte sono un po' depressa. Non mi fido neanche ad andare a trovare mia madre a Milano. Ho una casa in Francia, in Costa Azzurra, nella quale quest'anno non sono andata. Con questo clima che c'è non ho l'entusiasmo”. Cosa ti manca di più? “Andare a cena nei posti preferiti, non sono per le chiusure anticipate dei locali. Questo mi toglie il buon umore. Penso a mia figlia che si era appena iscritta in palestra e la sera andava a danza. Si è ritrovata tutto chiuso e in più non sta lavorando, un quadro davvero desolante per lei e per molti giovani. Qui ci vogliono tutti poveri, proprio come un dopoguerra. Lasciamo stare che è meglio”. Che parere hai al riguardo? “Dovrebbe rimanere tutto aperto, perché se è destino che il Covid deve prenderti, ti prende. Queste chiusure sono assurde. Quanti imprenditori hanno investito in
rampa di lancio
Giovani talenti “made in Sud” Esordio cinematografico per Alessandro Cartenì di Rosa Gargiulo
Fondata nel 1985 a Castellammare di Stabia (Napoli) grazie a Marianna De Martino, La Ribalta si è affermata negli anni come vera “fucina” di giovani talenti, dalla danza al teatro al cinema. Sono tanti, infatti, gli allievi diventati affermati professionisti, e tante le produzioni cinematografiche e televisive in cui la scuola viene coinvolta. Ricordiamo, tra gli altri, Marianna e Angela Fontana (“Indivisibili”), Giovanni Buselli (“Gomorra”, “Amica Geniale” e “Romulus”), Pio Luigi Piscicelli (“Braccialetti rossi”), solo per citarne alcuni.
Tra gli ultimi straordinari successi, La Ribalta vanta quello di Gaia Girace – protagonista de “L’Amica Geniale”. “Passione, studio e impegno sono i requisiti che chiediamo a chi vuole condividere il nostro percorso”, sono le parole di Marianna de Martino, che con il suo staff cura il percorso degli allievi e i contatti con il mondo dello spettacolo e le case di produzione, lanciando tanti nuovi talenti. Talenti “made in Sud”, perché La Ribalta nasce e cresce in una terra dove il teatro fa parte del patrimonio genetico. E, a proposito di teatro, che si collega in questo caso al mondo del cinema, la scuola è stata coinvolta nell’ultima fatica dell’attore e regista Sergio Rubini, impegnato nelle riprese di un film dedicato ai fratelli De Filippo, “monumento” del teatro e della drammaturgia partenopea, che ha saputo diventare patrimonio culturale internazionale. Il film è girato tra la Campania e il Lazio e vede la partecipazione di attori di spicco nazionale. Un cameo è stato affidato a un giovane allievo della scuola, studente del secondo anno del corso di teatro e cinema, Alessandro Cartenì. Alessandro, com’è andata questa tua prima esperienza sul set? “Sono stato felicissimo. È stata una grande emozione incontrare Sergio Rubini e alcuni degli attori con cui ho girato, mi sono reso conto di tutto il lavoro che c’è Marianna De Martino dietro le macchine da presa e, soprattutto, dietro una singola scena”. direttrice de La Ribalta
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La premiazione di Green Feel
REBIRTH by Lidia Leanca
© Foto Giancarlo Sirolesi Krizia Moretti, testimoniale di Feel Hearth
Antonella Ferrari già creatrice di importanti manifestazioni internazionali in ambito di arte e moda nonché Presidente della Associazione no profit FEEL e del format ReBirth (ovvero rinascita). anche titolo dell’originale sfilata “green” che ha proposto le creazioni di abiti e gioielli interamente dedicati alla Natura, individuata come quel filo verde che unisce per una rinascita post-covid, un autentico atto di volontà nel rimettersi in gioco. Green Fashion, Green Emotions, Green Film e Green Wedding le quattro sezioni che attraverso le opera dei loro protagonisti hanno contribuito a rimarcare l’importante messaggio lanciato dalla FAO per aumentare la consapevolezza verso le problematiche legate al mondo vegetale a tutela della nostra salute e del nostro pianeta. “Solo divulgando la conoscenza delle biodiversità e riconoscendone la fondamentale importanza per il nostro benessere” sottolinea Antonella Ferrari “potremo davvero tutelare l’ecosistema. “E’ per questo che il Festival vede nell’evento di Roma un punto di partenza individuando nella propria matrice itinerante il mezzo di sensibilizzazione più valido.” Ospite di primo piano della sfilata ReBirth, l’attrice Milena Miconi. Testimonial della Ia Edizione di FEEL HEARTH la modella Krizia Moretti.
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si propone di promuovere studi, convegni, e altri contributi utili alla legislazione e alla regolamentazione d’interesse per la scienza, la ricerca e lo sviluppo tecnologico e di fornire al sistema politico-parlamentare ogni supporto utile ad orientare correttamente le politiche scientifiche del Paese, ma si propone anche come struttura in grado di svolgere in proprio attività di ricerca e formazione nel quadro dei programmi finanziati dal Governo Italiano, dagli Enti locali e dall'Unione Europea, e in questo senso è iscritta all’Anagrafe nazionale della ricerca, ed è stata riconosciuta come Ente di Ricerca dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR)”. Per capirne di più: il campo d'azione di ASTRI si limita solo alla Scienza? “No, non è limitato alle Scienze Naturali e Applicate, le cosiddette STEM, ma si estende anche alla Scienze Sociali e Umanistiche (SSH).Inoltre, una delle finalità di ASTRI è fornire ai mass media e agli operatori professionali dell'informazione ogni supporto documentale utile all'approfondimento dei temi inerenti la conoscenza scientifica e tecnologica, e favorirne la diffusione anche mediante la pubblicazione di monografie e periodici”. Oggi si parla tanto di fake news. ASTRI, pertanto, dà il suo contributo di chiarezza e verità al pubblico a cui si rivolge. “Sì, tra gli obiettivi di ASTRI ci sono anche la lotta alle fake news (ad es. che un paese manifatturiero come l'Italia possa funzionare solo con le energie rinnovabili), alla sindrome del NIMBY, che, se colpisse tutti gli abitanti di un paese, renderebbe di fatto impossibile la costruzione di un qualunque impianto benchè ne fosse riconosciuta la validità (citare i termovalorizzatori e il convegno sui RSU), all’uso distorto del principio di precauzione che, nell'incertezza scientifica, vorrebbe impedire qualsiasi tipo di progresso, invece di adottare delle corrette misure di precauzione, al pregiudizio antiscientifico, alla disinformazione dilagante negli organi di stampa e nei social media che tende ad alimentare una pseudocultura catastrofista su alcune tematiche attuali e future (cambiamenti climatici, vaccini, intelligenza artificiale)”. Interessante, davvero. Al momento, le iniziative di ASTRI a chi si sono rivolte in particolare? “Finora si sono rivolte all’organizzazione di convegni in prestigiose sedi istituzionali su temi di grande rilevanza scientifica ma anche d’impatto sociale, quali la situazione della ricerca scientifica nell’Unione Europea (Nov. 2018, presso la Camera dei Deputati), la gestione dei rifiuti urbani (Apr. 2019, presso il Campidoglio, sala della Protomoteca), il riscaldamento globale di origine antropica (Ott. 2019, presso il Senato con prosieguo nel Nov. 2019 presso un hotel a Frascati). In alcune occasioni il sottoscritto come Presidente e altri Soci sono stati invitati ad intervenire presso importanti convegni e manifestazioni pubbliche. Per restare in contatto con ASTRI, rivolgersi al sito ufficiale www.scienzanazionale.it
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libri
Transiti di luce
L’Abruzzo ritrovato nel nuovo fotolibro di Nicola Smerilli di Roberto Ruggiero
L'armonia nascosta vale più di quella che appare. La citazione del frammento di Eraclito di Efeso aiuta a introdurre il nuovo fotolibro di Nicola Giuseppe Smerilli, curato da Pierp a o l o B e l l u c c i , “ A b r u z z o L u o g h i e Vi s i o n i – T r a n s i t i d i L u c e ” . I l l a v o r o r a p p r e s e n t a u n intimo itinerario nella bellezza dell’Abruzzo a volte più remoto, ma non per questo meno fascinoso, attraverso l’uso della pellicola in bianco e nero. Un volume che, nell’era del digitale, riscopre l’aspetto “romantico” della fotografia analogica.
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L’emulsione fotografica segue minuziosamente i mutamenti della luce naturale nei luoghi sacri, nei santuari, negli eremi, nelle chiese, nei monasteri, nelle grotte rupestri, nelle cattedrali, nella natura, durante l’avvicendarsi delle stagioni. L’opera propone un’interpretazione meno didascalica e più emotiva, rispetto alle tradizionali pubblicazioni riguardanti l’Abruzzo. Il curatore editoriale del volume, Pierpaolo Bellucci, da anni impegnato nella ricerca e valorizzazione delle tradizioni, della cultura e dell’arte abruzzese, ha voluto che questo ennesimo lavoro realizzato da uno dei maestri della fotografia italiana, Nicola Giuseppe Smerilli, raccontasse una regione negli aspetti più intimi, a volte nascosti nelle pieghe di una storia lontana, facilmente percepibile nel silenzio e nella bellezza dei luoghi che si incontrano nelle pagine del libro. I testi sono stati affidati a personalità della cultura regionale, italiana ed europea. Francesco Sabatini, studioso e profondo conoscitore del territorio regionale, Presidente Onorario dell’Accademia della Crusca, Italo Zannier, accademico, storico e pioniere della fotografia italiana, membro della Sociètè Europeènne d'Histoire de la Photographie, Carlo Ossola, filologo e critico letterario, professore di letteratura moderna presso il Collège de France di Parigi, Nicola Gardini, scrittore, critico letterario, docente di letteratura italiana all’Università di Oxford, Monsignor Michele Fusco, Vescovo di Sulmona/Valva, Tiziana D’Acchille, direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma, Dante Marianacci, scrittore e poeta, già responsabile della promozione culturale del Ministero degli Affari Esteri, negli Istituti Italiani di Cultura. Il volume nasce da un profondo amore e attaccamento verso la terra d’Abruzzo da parte di Pierpaolo Bellucci, che da diversi anni si dedica, attraverso pubblicazioni e iniziative artistiche e culturali, alla riscoperta delle bellezze della nostra regione, a volte sopite o nascoste dal tempo, che rappresentano lo spirito e l’anima dell’Abruzzo. “Abruzzo - Luoghi e Visioni - Transiti di Luce” è nato proprio con l’intento di ricercare quel fascino nascosto e mostrarlo attraverso l’uso della pellicola in bianco e nero.
Nicola Giuseppe Smerilli, uno dei maestri della fotografia italiana (molisano di Petacciato ma abruzzese d’adozione, visti i tanti lavori dedicati all’Abruzzo, alcuni dei quali già realizzati con Bellucci) è sceso dal vicino Lazio, dove vive attualmente, per realizzare questo progetto. I due (Smerilli e Bellucci) nel corso di 4 anni, a partire dal 2014, hanno insieme viaggiato attraverso le bellezze architettoniche, artistiche e naturali dell’Abruzzo. Il risultato è un’opera che si sofferma, grazie all’insolito uso della pellicola e all’abilità di Smerilli, su particolari condizioni di luce naturale. Ed è proprio la luce naturale che guida l’intero lavoro. Un volume che vuole riscoprire quell’armonia nascosta “nelle incrinature della forma e nel palesarsi della bellezza”, come scrive Bellucci, per mostrare una regione, l’Abruzzo. Un invito, uno stimolo alla riflessione, per costruire un rinnovato dialogo e un legame più stretto con la realtà che ci circonda e con chi ci ha preceduto e ha lasciato tracce e testimonianze indelebili. Segni che sono li, a rivelare una terra con le sue radici. Le foto tracciano un itinerario tra luoghi e siti di grande suggestione, alcuni dei quali mai proposti in volumi fotografici, suggerendo un racconto attraverso la nitidezza delle immagini. “Transiti, passaggi di luce che Smerilli, con la sua inseparabile Nikon, è riuscito a carpire e condensare nei suoi scatti - come spiega Bellucci nel testo introduttivo dell’opera - quasi a voler preservare frammenti in continuo mutamento e rimandare il nostro pensiero alle emozioni e alle atmosfere sognanti dell’Abruzzo. Il volume - continua Bellucci - approda a un racconto di visioni estranee al consueto e in persistente divenire, perché scritte attraverso un “inchiostro” sensibile alla luce, quello della fotografia”. L’intento della pubblicazione è quello di svegliare l’attenzione, spesso distratta dalla frenesia quotidiana, tanto da non permetterci più di cogliere l’essenza delle cose. “Molti forse si chiedono: qual è, dov’è l’anima dell’Abruzzo ? afferma Francesco Sabatini - L’Abruzzo ha un immenso patrimonio, oltre che naturale, di arte e di storia. Decine di siti archeologici, di abbazie, di castelli; luoghi celebri per eventi storici, grandiosi cicli pittorici medievali, una folla di statue dentro e fuori degli edifici …. Molto di più è nei piccoli e piccolissimi centri - continua Sabatini - e in luoghi isolati, in gole appena accessibili, in anfratti rocciosi, a ridosso dei calanchi, lungo i tratturi”. Ed è proprio in questi luoghi così distanti dalla quotidianità, dove arte e natura dialogano nel silenzio e dove il segno del
passaggio lontano dell’uomo è ancora presente, che Nicola Smerilli ricerca quell’Abruzzo a volte perduto, una terra che ha ancora tanto da dire e raccontare.
Alcuni dei luoghi presenti nel volume : Eremo di San Rocco – Ripa di Fagnano (Aq) Eremo di San Michele – Bominaco (Aq) Oratorio di San Pellegrino – Bominaco (Aq) Eremo di Sant’Onofrio – Sulmona (Aq) Chiesa della Madonna del Casale – Roccapia (Aq) Chiesa Di Sant’Irene – Catignano (Pe) Oratorio di Santa Maria delle Grazie - Alanno (Pe) Chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta - Rosciolo dei Marsi (Aq) Abbazia di San Clemente a Casauria - Castiglione a Casauria (Pe) Chiesa di San Tommaso – Caramanico Terme (Pe) Oratorio di Santa Maria della Croce – Pietranico (Pe) Eremo di Santo Spirito a Majella - Roccamorice (Pe) Chiesa di Santa Maria in Piano - Loreto Aprutino (Pe) Abbazia di Santa Maria del Lago – Moscufo (Pe) Chiesa di Santa Maria di Cartignano – Bussi (Pe) Chiesa di Santa Maria di Ronzano - Castelcastagna (Te) Chiesa di San Giovanni ad Insulam - Isola del Gran Sasso (Te) Abbazia di Santa Maria di Propezzano - Morro D’Oro (Te) Abbazia di San Clemente al Vomano - Guardia Vomano – Notaresco (Te) Chiesa di San Rocco - Montorio al Vomano (Te) Chiesa di San Salvatore - Canzano (TE) Cattedrale di Atri (Te) - Affreschi Andrea De Litio Chiesa di San Pietro ad Oratorium - Capestrano (Aq) Chiesa di San Nicola – Lanciano (Ch) Chiesa di San Giovanni – Frattoli - Crognaleto (Te) Chiesa di Sant’Andrea - Cervaro – Crognaleto (Te) Abbazia di S. Spirito al Morrone - Badia - Sulmona (Aq) Cattedrale di San Panfilo - Cripta + reliquie Celestno V- Sulmona (Aq) Scanno - affresco madonna Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli (Aq) Chiesa di San Giovanni Battista – Scanno (Aq) Chiesa di San Panfilo – Tornimparte (Aq) Cocullo – Festa di San Domenico - rito dei Serpari Chiesa di Santa Maria del Purgatorio – Carunchio – (Ch) Chiesa di San Giovanni Battista - Carunchio (ch) Chiesa di San Lorenzo – San Buono (Ch) Liscia - Eremo di San Michele – (Ch) Chiesa di San Sabino – Furci (Ch) - festa processione del Beato Angelo Fara San Martino – Monastero di San Martino in Valle – Ch Fara San Martino (Ch) - Chiesa Di San Remigio – Opera di Tanzio Da Varallo Sorgenti del Pescara - Popoli Corfinio (Aq) - Cattedrale di San Pelino Anversa (Aq) – Chiesa di San Marcello (Aq) Pratola Peligna (Aq) – Santuario di Maria SS. della Libera Prezza (Aq) – Chiesa di Santa Lucia
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libri
La confessione di Anita “Scrivere è una liberazione, mi rende forte e sfacciata” di Francesca Ghezzani
“ Av r e i voluto portarti sulla luna, ma ho trovato posto solo al lago” segna l’esordio letterario della scrittrice genovese che si firma con lo pseudonimo di Anita. Un’opera profonda, ricca di pathos per i lettori e colma di riscatto e catarsi per l’autrice, perché è proprio grazie alla scrittura se è riuscita ad affrontare paure e fragilità, a liberarsi dalla convinzione di essere sbagliata, riconquistando se stessa.
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Per prima cosa, Anita, perché la scelta di utilizzare uno pseudo-
nimo al posto del tuo vero nome? “Mi terrorizzava l’idea di espormi, di essere giudicata. Lo pseudonimo mi ha permesso di affrontare questa esperienza con più serenità, è stato fondamentale”. Anita scrittrice è una donna diversa da quando ha dato vita ad Anita protagonista? “Sì, ho cercato di credere un po' di più in me stessa, ho scoperto profili della mia persona che non sapevo neanche di possedere. Avevo una convinzione più limitante e ordinaria della mia figura, pensavo di non avere ambizioni, invece più vado avanti e più sento l’esigenza e la voglia di crescere e sperimentare”. Parliamo invece del titolo ‘Avrei voluto portarti sulla luna, ma ho
trovato posto solo al lago’, che ho scoperto incuriosire molto sia potenziali lettori sia addetti ai lavori. La scelta è stata tua o della casa editrice? Anticipa in qualche modo la storia che racconti? “La scelta è stata esclusivamente mia, la casa editrice lo ha accettato senza problemi. Il titolo nasce da una frase estratta dal romanzo, racchiude tutti i sentimenti che troviamo all’interno della storia e descrive l’amore dei due protagonisti, una frase semplice, che ci permette di sognare a occhi aperti”. Le tue pagine sono intrise di passione, tenerezza, gioia nonostante con coraggio affronti e attraversi a gamba tesa il dolore e la perdita raccontando la storia di Anita e
libri
Giuseppina Mellace
“Il quadro di Norma” per non dimenticare le foibe di Marisa Iacopino
Un orrore lavato con altro orrore. Quando per sanare le ferite inferte dalla tragedia del nazifascismo, si commise altra violenza. Stiamo parlando dell’infamia delle foibe. In memoria di una delle migliaia di vittime e di tutti gli esuli istriani, il libro di Giuseppina Mellace, “Il quadro di Norma”, uscito per EdiCusano.
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Abbiamo chiesto all’autrice di raccontarci il suo ‘incontro’ con Norma Cossetto, la protagonista di questa biografia romanzata. “Lavorando per il mio libro di saggistica sulle Foibe, ‘Una grande tragedia dimenticata’, della Newton Compton di Roma, mentre facevo ricerche soprattutto sulle donne uccise in Istria e sul confine orientale italiano, dal periodo fascista alla seconda guerra mondiale fino a giungere alla presa del potere di Tito, mi sono imbattuta nella drammatica vicenda di Norma”. La foto femminile rappresentata in copertina è un’inven-
“Tracce di alberi ricordano” Alla Garbatella dal 18 al 20 dicembre libri
di Roberto Ruggiero
“Tracce. Gli alberi ricordano”, il percorso sensoriale ideato da Gabriele Fortuna in collaborazione con l’associazione Le Nove Muse Onlus, vincit o r e d e l l ’ Av v i s o P u b b l i c o Centenario Garbatella promosso da Roma Capitale, sarà all’interno del Giardino Maurizio Arena, in Piazza Benedetto Brin, dal 18 al 20 dicembre.
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Il visitatore, dotato di un’audioguida, farà un viaggio nel tempo accompagnato dalle voci di tre donne le cui vite si sono fatalmente intrecciate il 7 aprile 1944 al Ponte dell’Industria, crocevia tra i quartieri Ostiense e Portuense. Tre donne che hanno amato, vissuto e lottato alla Garbatella. Due di loro barbaramente uccise per aver rubato della farina, l’altra testimone impotente. Il percorso si snoderà attraverso dieci alberi, ognuno dei quali racconterà una storia legata ai ricordi delle donne che i luoghi simbolo del quartiere suscitano in loro. Un percorso fatto non solo di voci, ma anche di immagini grazie al confronto tra foto d’archivio e foto di oggi scattate dal fotografo Massimo Stancanelli. Il tema del tempo e della memoria sarà ulteriormente approfondito durante il percorso in uno spazio artistico a cura di Sonia Vecchio, occasione di dialogo tra mail art, fotografia e pittura con opere dell’artista Claudio Alicandri. A corredo dell’iniziativa sono previsti due laboratori didattici per bambini - “Alberi e rappresentazioni” e “L’albero genealogico come testimonianza della memoria storica familiare” - volti a sensibilizzare nelle nuove generazioni il rispetto
della storia e dell’ambiente. La visita durerà 60 minuti e si svolgerà nel rispetto delle normative anti Covid. L’accesso avverrà su turni e sarà consentito a gruppi di massimo dieci persone. Sarà fruibile anche dai non udenti che potranno avere a disposizione un interprete Lis su appuntamento. L’evento è gratuito, ma è obbligatoria la prenotazione sul sito Eventbrite (https://www.eventbrite.it/le-nove-muse-onlus). Per informazioni: 393/3675182.
5 DOMANDE A...
Giulio Betti
1. Giulio, presentati ai nostri lettori. “Innanzitutto grazie a te e alla redazione di GP Magazine per avermi contattato. Mi chiamo Giulio Betti, ho 40 anni, vivo a Firenze e da 18 anni mi guadagno da vivere osservando nubi, isobare e temperature. Una passione, quella per la meteorologia e il clima, che ho fin da bambino e che si è trasformata, in età adulta, in un lavoro. Attualmente mi occupo di previsioni meteo operative per la catena di protezione civile toscana presso il consorzio LaMMA di Sesto Fiorentino, inoltre mi dedico alla ricerca e alla divulgazione, sopratutto relative al cambiamento climatico. Il mio dipartimento di provenienza è l'IBE di Firenze (Istituto per la Bioeconomia del CNR”). 2. Quali strumenti ha in più la meteorologia rispetto a dieci anni fa? “Rispetto al recente passato abbiamo migliorato la capacità di calcolo dei supercomputer che elaborano le mappe meteo che utilizziamo. E' inoltre migliorata la qualità dei dati di input necessari per i processi di elaborazione dei modelli meteorologici, nonché la quantità degli stessi. I satelliti meteorologici di ultima generazione che girano intorno al pianeta hanno in dotazione sensori molto sofisticati che restituiscono uno screening verticale piuttosto accurato dei vari strati dell'atmosfera. Anche al suolo la raccolta dei dati è migliorata, attraverso l'utilizzo di strumenti più compatti e precisi, dal radar meteorologico alla semplice stazione meteo. La tecnologia ci sta aiutanto a stare al passo non solo coi tempi, ma anche col cambiamento climatico. Ci troviamo, infatti, a fare i conti con un clima sempre più incerto e instabile a causa dell'innalzamento delle temperature globali e degli effetti che esso ha, ad esempio, sulla criosfera e sugli oceani”. 3. Il riscaldamento globale è un fattore ciclico come accade da millenni oppure c'è davvero un problema di effetto serra dovuto dall'uomo? “All'obiezione ‘il clima è sempre cambiato’ io rispondo sempre ‘certo!’. E' innegabile, la Terra nella sua lunghissima storia geologica ha vissuto catastrofi inimmaginabili e cambiamenti climatici da far impallidire i film più catastrofici, tuttavia lo ha fatto in tempi, appunto, ‘geologici’. L'elemento cardine è proprio il ritmo con cui un cambiamento avviene. Dati alla mano (e non ne abbiano pochi!) l'attuale ritmo di riscaldamento non ha eguali nella recente (si fa per dire) storia della Terra. Mai, neppure durante l'ultimo massimo termico interglaciale dell'Eemiano, si era osservato un aumento di 1 °C in meno di 100 anni; nelle fasi di riscaldamento più intense del passato al massimo di era arrivati a 1.0/1.2 °C ogni 1000 anni! Se pensiamo che le proiezioni più ottimistiche danno un ulteriore aumento di 1 °C nei prossimi 80 anni e quelle più pessimistiche fino 45 °C ecco che il banco salta del tutto. L'aumento delle temperature in atto da alcuni decenni è, oltretutto, ingiustificabile da un punto di vista naturale, infatti le forzanti astronomiche do-
di Simone Mori
L’uomo che vive osservando le nuvole
vrebbero portare il pianeta verso un graduale raffreddamento, cosa che invece non sta succedendo. Durante il caldo Eemiano le forzanti astronomiche erano del tutto diverse rispetto ad oggi e il sole picchiava duro, soprattutto d'estate sul Polo Nord. Quindi cosa succede? La pistola fumante sono le emissioni massicce di CO2 causate dalle attività umane, arrivate a quota 412 ppm, un valore mai osservato sulla Terra negli ultimi 15 milioni di anni”. 4. Spesso di sente un termine che appare abusato: bombe d’acqua. Sdoganiamo finalmente questo termine? E cosa si può fare per prevenire disastri idrogeologici? Il termine giusto, in caso di precipitazioni di eccezionale intensità, è nubifragio. Bomba d'acqua, per quanto efficace giornalisticamente, è del tutto privo di aderenza scientifica. Per quanto riguarda la previsione dei fenomeni estremi il lavoro è ancora molto lungo, poiché spesso sono eventi circoscritti e di una violenza inaudita, quindi molto difficili da prevedere. Quello che si può fare, oltre al monitoraggio dell'evento una volta in atto, è fornire un'informazione generale sul rischio in una determinata area. Ad esempio: posso dire che domani ci sarà un'alta probabilità di forti temporali sull'area di Roma o su quella di Milano, ma non posso dire esattamente quale parte della città colpiranno e l'ora precisa in cui avverranno. Qui deve scattare il senso di responsabilità da parte di chi riceve l'allerta, mettendo in atto tutte le disposizioni necessarie per ridurre il rischio di danni a persone e cose. Inoltre ci dev'essere un ruolo attivo da parte dei cittadini che di fronte a rischi meteorologici importanti devono comportarsi con prudenza e buonsenso”. 5. Le previsioni a breve-medio-lungo termine. Attendibilità di ognuna? “Le percentuali variano, ovviamente, in base al tipi di circolazione meteorologica. In generale: breve (1-3 giorni) dal 90 al 70%, medio (4-7 giorni) dal 70 al 50%. Dal 50% in giù, di fatto, ci si affida al caso a meno che non si cambi la previsione da deterministica (in parole semplici ‘dettagliata’) a probabilistica. Dall'ottavo giorno in poi si parla di tendenza e viene fornita una previsione generica, su pochi parametri essenziali e su una scala più ampia. In questo caso le percentuali vanno ricalibrate in base al tipo di informazione offerta”. Grazie a Giulio Betti che potete trovare su Twitter @giulio_firenze
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musica
Riccardo Zanellato
“Non smetterò mai di ringraziare il Maestro Muti per tutto quello che mi ha insegnato in tutti questi anni” di Roberto Ruggiero
Nasce a Contarina, in provincia di Rovigo, e si diploma in chitarra al conservatorio di Adria nel 1994. La passione per il canto nasce nel periodo del servizio militare; viene scelto per entrare nel coro di rappresentanza degli alpini e durante questa esperienza sono molte le persone che lo incoraggiano a coltivare quello che, da subito, risulta essere uno splendido dono.
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Nel 1992 l’incontro con il Maestro Arrigo Pola, che fu insegnante anche di Pavarotti, segna l’inizio del suo percorso artistico e lo porta al debutto nel 1994 al Teatro Verdi di Padova nel ruolo del Conte di Ceprano in Rigoletto. Negli anni successivi sono molti i concorsi ai quali partecipa con successo, vincendo nel 1996 l’ “A. Belli” di Spoleto ed arrivando tra i finalisti all’”Operalia” a Tokyo nel 1997. Nel 2005 gli viene conferito il Tiberini d’Argento. Maestro, i tuoi esordi con la lirica a quando risalgono? Con quale ruolo hai debuttato e dove? “Il mio debutto assoluto avviene nel 1995 con il ruolo di colline nella Boheme in forma semi scenica. Mi volle la signora Corradetti che mi aveva sentito al suo concorso. Poi il vero debutto in scena con costumi, trucco e orchestra avvenne alcuni mesi più tardi al teatro Verdi di Padova nel ruolo del conte di Ceprano nel Rigoletto e questi furono i primi passi verso quello che è diventato poi il mio mondo”. Un ruolo particolarmente caro e perché? “Il ruolo a me particolarmente caro è Filippo II del Don Carlo di Verdi, lo amo profondamente perché posso con questo personaggio esprimermi al massimo, usare tutta la tavolozza dei colori vocali per onorare e rispettare la scrittura Verdiana e riuscire a rendere al massimo il padre in conflitto con il figlio, il marito non amato, il re più potente al mondo ma sostanzialmente un uomo solo che non si può fidare di nessuno”. La tua aria e il tuo duetto preferiti? “La mia Aria e duetto preferiti appartengono proprio a questa opera, sono uno di seguito all’altro e costituiscono tra le pagine più belle scritte nel repertorio operistico. Si tratta di ‘ella giammai m’amò’ seguita dal duetto ‘Son io
musica
Spero Bongiolatti
“Noel”, un singolo per celebrare questo “strano” Natale di Roberto Ruggiero
E’ uscito il 26 novembre in tutti i digital store Noel, il nuovo singolo di Spero Bongiol a t t i , i l c u i v i d e o u f f i c i a l e è d i s p o n i b i l e s u l c a n a l e Yo u t u b e d e l l ’ a r t i s t a
“Il Natale è vicino e mai come quest’anno sento l’esigenza di dare un messaggio forte per una speranza di rinascita”, racconta il Tenore valtellinese. Accompagnato al pianoforte dal Maestro Gianfranco Messina la coppia ha eseguito uno dei brani più famosi e più antichi dedicato al Natale Minuit Chrétiens, meglio conosciuto come O Holy Night, uno dei più famosi classici di Natale di sempre. Composto da Adolphe Adam nel 1847, questa versione di Noël si attiene al testo originale francese che gli dona un’eleganza tutta nuova. “Vivo in Lombardia, il centro nevralgico di questa epidemia in Italia. Per me il Natale ha sempre rappresentatato un momento di unione e condivisione nella famiglia con la vicinanza delle persone amate. Questo Natale più che mai abbiamo bisogno di una rinascita nel nostro modo di essere e di pensare. Allontanando innanzitutto la paura perché se viviamo nella via illuminata dal bene possiamo vincere tutti i mali ed essere esempio di forza per noi è per chi ci sta vicino”. Spero Bongiolatti è un Tenore Italiano specializzato nel Bel Canto che proprio in questo 2020 festeggia i suoi vent’anni di carriera. Inizia infatti giovanissimo la sua carriera in varie trasmissioni televisive. Una su tutte Carramba, che sorpresa! Grazie all’incontro con il Tenore Franco Corelli, però, troverà la sua vocazione nel canto lirico fino a diventare uno dei nostri rappresentati più apprezzati nel mondo. La sua dote naturale per il canto unita ad un intenso percorso di studio lo portano infatti ad essere molto apprezzato all’estero dove è intensissima la sua attività concertistica come solista dove intrattiene il pubblico passando dall’Opera al Pop in modo elegante ed innovativo. Al suo attivo ha quattro album che gli hanno portato riconoscimenti discografici Internazionali come Cantante e anche in qualità di “Autore e Compositore”.
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Casa Discografica: iMD-HLSBProduction - Distribuito da Imusician. Pianoforte e Violino registrati Live dal Maestro Gianfranco Messina Registrazione Voce - Mixaggio - Mastering effettuati da Luca Liviero presso Bios Music Studios di Milano. Grafica Copertina curata da Tecnostampa di Mauro Colombera Foto immagine Copertina: Andrea Bordignon VideoClip: Andrea Bordignon Post Produzione VideoMaker: Ubaldo Libera (Ubi) Web site: https://www.sperobongiolatti.com/
Sargassi
Un progetto musicale per sognare e fare il grande salto di Silvia Giansanti
Sargassi non solo è un mare dalle acque salate dove s'incontrano migliaia di anguille, ma è anche un valido progetto musicale, nato lo scorso anno ad opera di Gabriele Martelloni. Accanto a lui troviamo Luca Costantini, Emanuele “Lillo” Ranieri e Andrea Mescolini. Il primo singolo è G.R.D.A. (acronimo personale che sta per Grande Ricordo da Annullare), scritta proprio da Gabriele all'aeroporto Leonardo Da Vi n c i d i F i u m i c i n o , d o p o a v e r p e r s o i l v o l o a causa del traffico infernale trovato sul G.R.A. di Roma. Il video che accompagna il pezzo, è stato realizzato in Nuova Zelanda. Questo denota una bella fantasia e creatività. Gabriele ha già mosso da tempo passi nel campo.
In questi giorni c'è l'uscita del nuovo singolo “Sotto a chi tocca” e nota di rilievo, l'ammissione alla finale regionale di Sanremo Rock 2021. Gabriele, qual è la musica con cui ti sei formato e cresciuto? “Da piccolo ascoltavo le cassette di mio padre, soprattutto cantautori italiani e i miei preferiti erano Battisti e De Andrè. Quando alle medie ho scoperto gli U2, spendevo tutti i risparmi per i loro cd. A spingermi a comprare la prima chitarra è stato però il Grunge e l’amore assoluto per Alice in Chains, Stone Temple Pilots, e Pearl Jam. I Marlene Kuntz mi hanno insegnato che si potevano scrivere bei testi in italiano anche in una canzone rock. Penso che in Sargassi ci sia un po’ di tutto questo”. Come nasce l'idea di questo progetto? “Dopo quasi vent’anni di attività con i Nonzeta, avevo iniziato a scrivere brani che non sembravano più in linea con quel progetto. Immaginavo di uscire con un disco solista, poi ho coinvolto alcuni amici di Orvieto per arrangiare i pezzi e sono nati un bel collettivo e un disco che amo dalla prima all’ultima nota”. Da dove deriva il nome? “Il nome viene dal Mare dei Sargassi, dove nascono e tornano per accoppiarsi e morire le anguille, protagoniste di un’avventura incredibile che inizia da questo mare salatissimo, passa per le acque dolci di fiumi e laghi in tutto il mondo, e poi si conclude dove tutto era cominciato. Una storia meravigliosa, che meritava una colonna sonora”. Quali sono i vostri obiettivi? “Continuare a scrivere canzoni, suonarle il più possibile e cercare di promuoverle al meglio”. Cosa c'e' nel vostro passato? “Dopo i Nonzeta, ho fondato una band che si chiama Nidi di
Ragno, con cui ho inciso un solo disco e poi, un anno fa, ho dato vita a Sargassi. Luca, il batterista, suonava con me con i Nonzeta e viene da decine di esperienze musicali, tra cui Niumonia, Pedro Ximenex, Arturo Annecchino, Lo Scalo, Dj Myke. Progetti che vedevano protagonista anche Lillo, il bassista, che ha suonato anche con Rancore, The Reverse, Svedoniosrock. Andrea ha registrato e mixato il disco al Bonsai Studio di Orvieto, e suona con noi le tastiere”. Cosa non ti piace del mondo musicale di oggi? “Quello che passa in radio, al novanta per cento, è merda. Nella musica più seguita da giovani e giovanissimi, penso al rap, alla trap, e a una buona parte dell’indie italiano, la chitarra è ormai superflua. Trovare qualcuno che investa su un progetto nuovo non uscito dai talent è un’impresa e la pandemia ha messo in crisi tutto il settore, a partire dallo stop ai concerti”. Una volta passata la pandemia, avete in programma qualcosa come live, ecc.? “Per ora è tutto fermo. Promuovere un progetto in questo periodo non è facile. Forse faremo in questi mesi dei concerti attraverso i social, sul nostro canale YouTube, o sulla pagina Facebook di Sargassi. E appena sarà possibile ci sarà la presentazione del disco. Magari a Orvieto, la nostra città, e Roma, dove vivo”. Quali messaggi si celano nei pezzi? “In ogni brano del disco d’esordio 'Circolo Polare Catartico', c’è la ricerca di un luogo. Non necessariamente un posto fisico, magari una persona, o un pezzo di te perduto lungo il cammino. La partenza, l’avventura, l’isolamento, il ritorno. È proprio quello che mi ha insegnato la storia delle anguille, del resto”.
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Magan Rodriguez musica
“Mi Presento” il primo inedito di una talentuosa artista di Roberto Ruggiero
È uscito a fine di novembre sulle principali piattaforme digitali “Mi Presento”, il primo inedito di Magan Rodriguez prodotto da Stefano Stefanelli in collaborazione con Alma Music & video. Le musiche sono di A l e s s a n d r o Massa, il testo di Magan Rodriguez. Dal 2 dicembre è online il videoclip ufficiale s u l s u o c a n a l e Yo u t u b e .
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“Mi Presento nasce come uno sfogo”, spiega la ragazza che, nonostante la giovanissima età, ha grinta da vendere. “Parlo della mia storia, della mia vita, ma, soprattutto, delle difficoltà che ho dovuto affrontare negli anni. Non sono mai stata una che aveva i vestiti firmati, ma ho sempre lottato per inseguire i miei sogni. Fino ad arrivare alla vittoria di Miss Teenager Original. Con questa canzone rap voglio mostrare tutto quello che sono: presentarmi, senza nascondere nulla. Non mi è mai importato che gli altri mi vedessero diversa perché facevo cose che a loro non interessavano. E oggi sono fiera mostrare a tutti quello che so fare”. Magan ha 17 anni e vive a Mariano Comense (Como), ma ha trascorso l’infanzia negli Stati Uniti. La mamma è italiana, mentre il papà è domenicano. Suona l’ukulele, il pianoforte e canta hip hop con un ritmo che ha innato. Frequenta il liceo linguistico con ottimi risultati. Nel 2019 è stata incoronata
da Valeria Marini Miss Teenager Original Italia. Ha iniziato a mostrare interesse per la musica a tre anni quando, nel salotto di casa, fingeva di esibirsi al pianoforte cantando. Frequenta corsi di danza moderna, tip tap, hip hop, popping e break dance. Vince numerose borse di studio che le permettono di studiare con coreografi di fama internazionale. Col tempo scopre di saper cantare e rappare in inglese in modo sorprendente e di poter accompagnare la sua voce suonando l'ukulele. Inizia così a scrivere testi. Nonostante la giovanissima età Magan ha le idee chiare: vuole diventare una pop star come Rihanna e Beyoncé e rappare come Eminem. E magari calcare un giorno palcoscenici importanti come quelli di Broadway.