GP Magazine dicembre 2021

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scelto un territorio tanto meraviglioso e vogliamo regalargli il glamour che merita”. Super star Fabrizio Corona che ha regalato sorrisi e selfie annunciando: “Queste iniziative con spettacolo di qualità sono quelle a cui ho voglia di legare la mia immagine. Ho ritrovato la libertà e anche l’amore, ora voglio sposarmi”. “Idee, parole, spettacolo ed … opinioni in movimento” è il motto del nuovo Polo Culturale che punta a fare della Riviera di Circe, un fulcro centrale di cultura partendo da Terracina e andando ad interessare l'intero territorio nazionale. Fabio Palazzi ha conquistato anche la cover story del mensile InTaste - Eccellenze Italiane, edito da ShowEvent, che ogni mese racconta le eccellenze del nostro paese, che è stato distribuito durante la serata evento. Prima dello spettacolo però splendido menu a base di pesce, dai crisi fino a delicati piatti gourmet a base di gamberi rossi in un percorso gastronomico ideato dallo chef Fabio Nurra direttamente da Porto Cervo che ha deliziato il pubblico compresa la giornalista Rai Maria Elena Fabi, la splendida top influencer Katiuscia Cavaliere e il regista Lorenzo Tiberia e il rocker italiano Hania. Lo spettacolo è partito con la voce di Morena Martini impegnata in una variegata scaletta musicale dal jazz al soul passando per r&b. In esclusiva nazionale la campionessa mondiale di Burlesque Holly’s Good, con la sua compagnia GoodGirls, ha regalato al pubblico presente una inedita performance, con uno spettacolo di circa 90 minuti, dal titolo Déjà Vu con costumi realizzati a mano dagli stessi sarti che lavorano per il Moulin Rouge di Parigi e French Kiss di Parigi. Direttamente dalla Taverna “Anema e Core” di Capri Gianluigi Lembo e la sua orchestra hanno deliziato gli ospiti con uno spettacolo musicale che ha coinvolto tutto il pubblico, compresi Federico Fashion Style e Ayda Yespica che hanno improvvisato un passo a due. Le splendide ragazze dello stilista Michele Del Prete hanno animato la serata con abiti mozzafiato. Una serata tra amici rallegrata nel finale dal dj Gianni Morri, direttamente dal disco club Pineta di Milano Marittima, che si è protratto fino alle prime luci dell’alba anche con il taglio della torta e il brindisi con il Palazzi Metodo Classico.

S Good e i s uoi ball erini

Fabio Palazz i e Fabriz io Cor ona

Gio vann i Lembo

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cover story

Il grande pubblico li conosce come i Gemelli di Guidonia, nome scelto per loro da Fiorello quando approdarono all’Edicola Fiore, ironica rassegna stampa del “one man show” più amato d’Italia. Prima di questa esperienza, che ha costituito per loro un momento particolarmente significativo, i Gemelli erano conosciuti con il nome di Effervescenti Naturali, e avevano già inanellato una serie di successi e impegni artistici di una certa importanza. Tra le esperienze indimenticabili anche dal punto di vista emotivo, le due esibizioni di fronte a Papa Giovanni Paolo II. La collaborazione con la Rai è piuttosto lunga e ricca, ed è cominciata tanti anni fa con una serie di programmi in seconda serata e notturni. Hanno partecipato - tra gli altri - al programma di Rai Uno, “I raccomandati”, e ad una serie di eventi su Rai International. Nel 2006 hanno fatto parte del cast dello spettacolo teatrale di Enrico Montesano, “È permesso?”, in veste di cantanti e attori, cui ha fatto seguito la partecipazione alla manifestazione organizzata da Claudio Baglioni a Lampedusa, “O’ Scia”. E ancora, “Quelli che il calcio”, “Made in Sud”, “Tu si que vales”, “Viva RaiPlay”, “L’altro Festival”… e si potrebbero citare tantissime altre esperienze, in radio e in teatro, che contribuiscono ad arricchire un curriculum artistico da far invidia. Ma da dove è cominciata questa straordinaria carriera? Chi è stato il primo a decidere di voler intraprendere un percorso artistico? Risponde Pacifico: “Sono stato il primo ad avvicinarmi alla musica, da piccolo. In casa avevamo una tastiera senza troppe pretese, che mio padre suonava per diletto. Ho cominciato ad imitarlo, mi piaceva suonare le sigle dei cartoni animati. Per me era un gioco, poi ho capito che avevo un dono: sono autodidatta, non ho mai studiato in maniera intenzionale, ma riuscivo a imparare subito i brani che ascoltavo. Poi si è aggiunto Gino, con la sua voce…”. Interviene Eduardo: “Io invece giocavo con le macchinine, ma stando in casa con loro a un certo punto mi sono aggregato!”. “Non c’è stato un momento preciso in cui abbiamo deciso di fare questo lavoro”, riprende Pacifico “Le cose sono accadute, una dopo l’altra. È andata così…”. Possiamo dire che è andata decisamente bene, perché i Gemelli di Guidonia sono degli artisti a tuttotondo, che spaziano dalla radio al teatro, dalla televisione ai concerti, in un crescendo di successi e di

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Come sono classificati? “Esistono vari tipi di classificazione, quella più comunemente usata insieme a quella dell’OMS è: di tipo 1 (con una componente genetica e familiare), di tipo 2 (una predisposizione che necessita di fattori ambientali quali esperienze di vita, malattie, traumi psichici o fisici importanti perché possano manifestarsi) e di tipo 3 (legati esclusivamente a fattori ambientali). A seconda delle manifestazioni cliniche, sono classificati come ‘bipolari’ (alternanza di fasi di mania/euforia e depressione), ‘depressivi’ (depressione maggiore) e ‘monopolari’ (maniacali). Esiste anche una condizione clinica particolarmente severa chiamata 'stato misto', in cui il paziente è allo stesso tempo profondamente depresso e francamente maniacale. Tristezza e gioia sono sentimenti umani e fanno parte della vita di ognuno. La tristezza è una risposta universale delle persone a separazioni, perdite, lutti, sconfitte, delusioni e avversità. La gioia è ugualmente una risposta agli eventi positivi, all’amore, ai successi e a situazioni positive. Il lutto, una forma specifica di tristezza, è considerato una normale risposta emotiva a una perdita non solo alla morte di una persona cara. I disturbi dell'umore hanno invece caratteristiche diverse rispetto alle normali situazioni esistenziali”. Quali sono e come si arriva alla diagnosi? “Un disturbo dell'umore è diagnosticato quando la depressione o l'euforia sono intense e persistenti, e sono accompagnate da altre alterazioni specifiche. Il primo sintomo della mania non è l’agitazione ma l’accelerazione del pensiero, i pensieri vanno più veloci fino ad 'accavallarsi' e impedire di avere un pensiero fluido e delle libere associazioni coerenti. La depressione è caratterizzata da uno stato di assenza di pensieri di vuoto, di arresto mentale e fisico, idee di suicidio. Entrambe si accompagnano a insonnia grave e persistente. La diagnosi è sempre fatta da un medico specialista in psichiatria dopo una visita accurata in cui col suo paziente ricostruisce la crisi presente, la storia personale fin dall’infanzia e la storia familiare. Dopo la diagnosi e viene deciso il trattamento farmacologico se sia necessario il ricovero in ambiente ospedaliero o il trattamento possa essere fatto anche a domicilio, restando a casa, con l'assistenza dei familiari. In ogni caso, è sempre necessario avere un rapporto stretto con lo psichiatra con controlli frequenti e iniziare il prima possibile

un trattamento psicoanalitico”. A che età si manifestano? “I disturbi dell’umore si manifestano talvolta nell’infanzia, periodo in cui i sintomi sono specifici, più sfumati, i bambini sono iperattivi e hanno problemi di attenzione e concentrazione, per questo viene spesso fatta diagnosi di ADHD che invece, è una sindrome ben definita, a prevalenza neurologica e non psicologica come i disturbi dell’umore. L’età d’insorgenza dei disturbi di tipo 1, sono secondo tappe ben note che orientativamente sono individuate intorno a fasce di età: 13, 16, 18, 22, 26, 32, 36 anni, benché esistano anche forme che si manifestano più in là negli anni, statisticamente più rare. Il tipo 2 è scatenato da eventi specifici, tappe esistenziali e di passaggio (la maturità, una volta il servizio militare) una grave malattia, un lutto, il matrimonio, la nascita di un figlio, il trasferimento in un paese straniero, un viaggio lontano. Nei giovani, viene anche chiamata “Sindrome di Stendhal”, poiché lo scrittore fu il primo a descriverla dopo aver visitato la basilica di Santa Croce a Firenze durante un suo viaggio in Italia. Il tipo 3, in adolescenza e in età adulta quando ci sono le condizioni scatenanti”. Dottoressa Lucattini, come si manifestano i primi sintomi? “I modi possono essere diversi: dai comportamenti bizzarri a idee stravaganti ma logiche, parlare ininterrottamente, lavorare o studiare senza sosta e senza pause per giorni e giorni anche senza dormire, talvolta anche il tipo 1 e 2 si associano ad abuso di alcool e sostanze stupefacenti. La depressione invece, si manifesta con ‘dal ritiro in casa’, al rifiuto di andare a scuola o all’università, incidenti stradali, comportamenti pericolosi, abuso di alcool e sostanze, tentativo di suicidio. Da adulti, la maniacalità si può manifestare con eccessive spese, prodigalità, tradimenti sentimentali. Non di rado, i primissimi episodi di maniacalità somigliano molto ad attacchi di panico. La differenza è che nel Disturbi Bipolari si accompagnano a confusione, mentre negli attacchi di panico c’è un sintomo fisico inconfondibile, la mancanza di respiro e la sensazione di soffocare (fame d’aria) che insorge in uno stato di pieno benessere, mentre ci si trova totale in tranquillità. Le crisi di ipomaniacalità (meno forti) e maniacalità invece, di solito, si hanno all’aria aperta e soprattutto in mezzo alla folla. Per questo, sono scambiati per attacchi di agorafobia o claustrofobia”.

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sintesi chimica”. D e fornisce come livelli di normalità valori sopra i 30 A livello di integrazione, qual è il dosaggio giorng/ml. Alcuni studi mostrano un effetto protettivo verso naliero ideale? molti tumori a livelli di 60-70 ng/ml”. “Il fabbisogno giornaliero di vitamina D in un adulto Durante i primi mesi di Covid si è parlato molto sano è di 10 µg al giorno. Questo fabbisogno può essere della vitamina D come supporto di altre terapie soddisfatto dall’esposizione alla luce solare, se questa farmacologiche per la prevenzione e la cura della avviene nelle ore centrali della giornata, per almeno 2 malattia; in quel caso il mondo si divise tra scettici ore, a torso nudo e senza creme protettive anti UVA. Il e favorevoli. Come stanno esattamente le cose? che avviene molto di rado… Inoltre, invecchiando, si ri“La storia della vitamina D e la sua efficacia nella preduce la capacità di attivare con il sole la vitamina D a livenzione delle malattie infettive è ben documentata e vello cutaneo. Con gli alimenti abbiamo già detto che è vanta anni di studi e pubblicazioni. E’ stato interessante difficile raggiungere il fabbisogno giornaliero, sopratnotare come durante l’ultima epidemia si sia 'riscoperto' tutto in condizioni di malattia. Utile anche l’assunzione il ruolo della vitamina D. Non vi è alcun dubbio che chi di integrazione durante la gravidanza e per i giovani ha livelli sierici normali di questa molecola è più protetto nella fase di crescita. Su quali siano le 'dosi' da assumere verso le infezioni, se si ammala ha una forma più lieve e vi è molta discussione. Alcuni medici preferiscono dare guarisce prima e durante la terapia antivirale sicuraalte dosi settimanali o mensili o anche semestrali. Altri, mente l’aggiunta di dosi adeguate di vitamina D aiuta come me, preferiscono una somministrazione giornanel processo di guarigione. Certamente dare la vitamina liera. Seguendo i suggeriD ad un malato fortemente menti di uno dei più grandi (*) Il dottor Antonio Gorini è esperto compromesso nelle funzioni di Nefrologia, Oncologia Integrata, ricercatori ed esperti di vitavitali e con scarsa aspettativa Medicina Funzionale mina D il Prof. Michael F. Ho- di Regolazione, Low Dose Medicine, di sopravvivenza difficillick, sappiamo che la Medicina Integrata, mente potrà aggiungere besomministrazione giornaliera Fitoterapia, Omeopatia nefici sostanziali”. permette risultati migliori. Ri- e Omotossicologia, Quanto è importante per guardo la dose le linee guida Microimmunoterapia, il benessere dell'organiOssigeno Ozono Terapia, Statistica raccomandano da 400 a della Ricerca e Pratica Clinica, smo al di là della preven1.000 UI (Unità Internazio- Agopuntura. E’ docente presso zione delle malattie nali) al giorno per i neonati l’International Academy respiratorie stagionali? E sin dai primi giorni di vita, da of Physiological Regulating in quali altri casi è utile 600 a 1.000 UI al giorno per i Medicine assumerla? bambini, gli adolescenti do“Riassumendo, è importante vrebbero essere trattati come adulti con un apporto di assumere una integrazione di vitamina D in ogni fase 1.500-2.000 UI al giorno. Dosi maggiori possono essere della vita. Come abbiamo detto, l’azione della Vitanecessarie in alcune situazioni particolari (ad es., obesità, mina/ormone D è come quella di un regista della vita malattie infiammatorie e cronico-degenerative) e vercellulare. Ad ogni età abbiamo la necessità di dirigere ranno gestite dal medico. Oggi come oggi vi è l’imbale cellule verso la miglior salute possibile. Non dimentirazzo della scelta sulla formulazione da assumere. chiamo di assumerla durante le fasi di crescita dell’inInfatti, trovate in commercio gocce, compresse masticafanzia, nella gravidanza, nella prevenzione delle bili, compresse, capsule, spray sublinguali, stick assorbimalattie infettive, nella prevenzione dell’osteoporosi, bili sulla lingua, di tutto di più… Le gocce oleose delle malattie cardio-vascolari e cronico-degenerative conviene assumerle sopra una mollica di pane per evi(aterosclerosi, demenza, tumori, ecc.). Nelle alterazioni tare di perdere una quota di prodotto che potrebbe del sistema immunitario sia che funzioni di meno o che aderire al bicchiere. Non importa se l’assumiamo a disia in iperattività (malattie autoimmuni), nell’infiammagiuno o a stomaco pieno. Infine, come dice anche il Prof. zione cronica di basso grado, nella vecchiaia. Non è un Holick non vi è alcuna evidenza che l’assunzione concaso che in molti paesi la vitamina D sia aggiunta per temporanea di vitamina K ne favorisca la funzione e/o legge in alimenti di largo consumo come latte e derivati l’assorbimento. Peraltro, la vitamina K è facilmente asproprio per fornire alla popolazione a costo zero questo sunta in dosi sufficienti con la normale alimentazione”. importante ormone. Nel nostro paese vi sono state Quando si fanno le analisi del sangue, sono semmolte proposte in tal senso, al momento ancora disatpre in pochi coloro che inseriscono anche questo tese. In conclusione, ricordiamoci di assumere la giusta esame, per quale motivo? quantità di vitamina D ogni giorno soprattutto in au“Probabilmente perché si pensa alla vitamina D solo neltunno e inverno, ma anche il resto dell’anno, se non abl’ottica della prevenzione dell’osteoporosi, pertanto, biamo la possibilità di metterci sotto al sole o se l’esame viene richiesto principalmente in questi casi. Per abbiamo malattie croniche/infiammatorie”. quanto sopra esposto sarebbe molto importante richieVia Archimede, 138 - Roma derlo a tutti, almeno una volta l’anno”. www.biofisimed.eu - Tel 06.64790556 (anche whatsapp) Qual è il livello/valore della vitamina D per dire di antonio.gorini@biofisimed.eu https://www.miodottore.it/antonio-gorini/interniaverne a sufficienza nel nostro organismo? “La maggior parte dei laboratori dosa la 25-OH vitamina sta-nefrologo-omeopata/roma

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sport & salute percorso psicologico realizzato dal loro team capeggiato dal bravissimo Vercelli. Questo è molto importante per far capire a tutti come anche i 'Big' si affidino allo psicologo!”. Quali sono i tuoi ambiti d’azione? “Allenatori, dirigenti, atleti e genitori devono individuare nello psicologo dello sport una figura professionale con la quale confrontarsi e riflettere su quelle dinamiche emotive e relazioni, magari meno visibili, ma fortemente incisive sullo spirito della società e conseguentemente sui risultati sportivi”. Come porterai avanti questa esperienza? “Continuerò a crescere con la psicologia, il mio lavoro nelle scuole calcio lo porterò avanti con l'idea di entrare anche in società maggiori. C'è discriminazione rispetto alla figura femminile; ho lottato molto, con grandi riconoscimenti, per la figura delle calciatrici ma è arrivato il momento di lottare anche per me”. Contatti Social Instagram @roberta.cappelluti Facebook: Dottoressa Roberta Cappelluti possibilità non solo fisiche e motorie, ma anche psicologiche e mentali dei piccoli atleti utilizzando il gioco del calcio quale strumento educativo”. Come si lavora sul… campo? “Con un singolo atleta l’intervento è richiesto dall’atleta stesso, che per varie cause, spesso a lui sconosciute, non riesce più a rendere come ha sempre prodotto oppure vorrebbe capire come poter aumentare le sue capacità in quel determinato sport. In un gruppo sportivo l’intervento è molto diverso: incontriamo i vari componenti per dare un’inquadratura del nostro ruolo e far capire che non si è lì per qualche 'problema psicologico' ma per un intervento a carattere formativo su aspetti psicomotori, relazionali e di attualità”. Quanto è decisiva la testa per i risultati? “La mente è molto importante e questo è stato recentemente evidenziato anche da mister Massimiliano Allegri il quale ha parlato apertamente al pubblico di come la Juventus stia seguendo un

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Lei è Alessandra Fioravanti, un personaggio che possiamo considerare di buon esempio per tutte quelle giovanissime desiderose di entrare a fare parte di questo mondo. Oggi continua questa sua passione nonostante non sia più una “ragazzina”. Ciao Alessandra benvenuta tra le pagine di GP Magazine. Fin da piccola hai avuto una passione per il mondo della moda, cosa sognavi esattamente? “Ciao a tutti, sognavo di diventare semplicemente una modella, una modella affermata... Poi la mia passione è cresciuta dai miei 14 anni con la scuola 'Voi come Noi' a Roma e successivamente con l'aiuto della grande Silvana Augero”. L'amore per la moda che vedevi come un sogno ad un certo punto l'hai tralasciato per qualcosa di più concreto ma importante allo stesso tempo, hai cominciato a studiare. Volevi diventare un avvocato e poi cosa è successo? “Sì ho cominciato gli studi alla facoltà di Giurisprudenza ma non ho mai smesso di abbandonare il mio sogno e nel frattempo ho continuato a fare book fotografici e qualche sfilata”. Ti hanno chiamato tantissime case di moda e alla fine ce l'hai fatta, sei diventata una modella professionista; cosa provavi e cosa provi quando hai cominciato a vedere mentre sfilavi davanti a tanto pubblico e a tanto clamore? “Una grandissima emozione! Ho sfilato per moltissime Maison importanti, da Renato Balestra nel fantastico Hotel Hilton nell'ambasciata del Il Cairo per Beppe Volturale (Alta Moda) uno stilista bravissimo del centro sud, per Fiorfiore Spose, per Perle di Moda voluta dall'attrice Maria Monsè, molti showroom e tante altre cose che continuo a fare tutt'ora in età adulta”. Cos'è che spinge una ragazza giovane a intraprendere questa carriera che per te continua tutt'ora nonostante appunto un'età più matura? “Amo da impazzire la moda, non lo faccio per sentirmi bella o per vanità. La mia passione più grande è dare valore ad un abito e saperlo indossare bene sapendomici muovere con disinvoltura”. Nella vita fai tutt'altro lavoro oggi come oggi ma, essendo stata una delle grandi modelle italiane, vieni spesso chiamata come guest star nelle sfilate di importanti maison in tutta Italia. Cosa ti porta dentro questo e quanto ne sai gratificata? “Moltissimo, non immagini quanto! Oltre al mio lavoro, la mia vita privata, ecc., la serenità e la

spensieratezza che mi regala una passerella non me la dà nulla al mondo”. Sei una donna giovane e bellissima, pensi che ancora ti possa regalare molto questo sogno che avevi da bambina ma che poi si è trasformato in una realtà che ti ha dato tante soddisfazioni? Noi te lo auguriamo con tutto il cuore. “Grazie mille. Penso che continuerò perché ho ancora molto da dare, smetterò magari di farlo fino a quando la mia vita prenderà un'altra piega, magari un felice matrimonio”. Foto: Sara Allevato Abiti: Mery Blu di Paola Desini

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bellissima esperienza è stata quella con Roy Caceres che mi ha fatto conoscere il Sudamerica, mi sono passati tra le mani prodotti per me sconosciuti e tecniche che poi ho applicato su prodotti italiani. Anthony Genovese invece mi ha lasciato una profonda umiltà, rispetto e gratitudine verso questo lavoro. Trasmette un amore ed una dedizione che pochi hanno. Da Cannavacciuolo, invece, la visione dei prodotti napoletani che si fanno largo nella cucina piemontese, Villa Crespi è praticamente una piccola Napoli”. Come descrivi la tua cucina e quanto è influenzata dalla cucina napoletana? “Una cucina divertente, golosa e rispettosa. Rispetto per gli ingre-

dienti, cercare di sfruttare quello che abbiamo senza andare a cercare oltre i nostri confini. Bisogna essere dei profondi ed eterni curiosi cercando di mangiare i piatti tipici del posto quando andiamo all’estero però, in questo momento, bisogna avere profondo rispetto per la nostra tradizione gastronomica. Nei miei piatti c’è molto di Napoli, la vena partenopea non passa di certo inosservata tra il Risotto burro e alici, Genovese di polpo in raviolo, Impepata di cozze. Ma c’è tanto di sud in generale e non solo”. Cosa cerchi di trasmettere, ai clienti, con i tuoi piatti? “Cerco di trasmettere la felicità e

il divertimento che provo nel trasformare degli ingredienti in piatti che mi auguro diventino memorabili. E’ meraviglioso il fatto che un cliente si siede al tavolo, mangia ed a fine pasto, quando passo tra

i tavoli per un saluto, ha un sorriso che va oltre. Facciamo un qualcosa che si immagazzina nelle teste delle persone e ci resta, non bisogna sottovalutare questo aspetto, noi regaliamo delle gioie ai clienti. Domani il cliente che ha mangiato la cozza con il fungo oggi ne sta parlando a qualcun’altro e questo verbo che si divulga troppo spesso viene sottovalutato”. Puoi svelarci il segreto della famosa Carbonara di Pipero? “Questo è il piatto che ha fatto la storia di Alessandro (Pipero). Sette/otto anni fa nel suo primo ristorante ad Albano (Rm) mise, in un menù degustazione, questo piatto super tradizionale rompendo gli schemi del fine dining. Da lì e con il suo carattere divertente lo ha fatto diventare il suo piatto must. Ma di segreto c’è ben poco: rosso d’uovo, pecorino, parmigiano e guanciale”. In “Ciro a Mammà” abbiamo avuto modo di conoscere la tua famiglia alla quale si unisce tua moglie e i tuoi figli. Quanto è stata ed è importante per la tua crescita professionale? “Per me la famiglia è un punto MOLTO MOLTO (in maiuscolo su

sua divertente richiesta ndr) importante! Ringrazio sempre tutti coloro che hanno partecipato alla mia crescita, dagli chef ai maitre, ai fornitori fino ai giornalisti, tutti mi hanno dato la possibilità di fare ogni volta qualcosa di diverso all’interno del mio cammino. Però essenzialmente le persone da ringraziare sono i miei genitori e mia moglie che, nonostante tutto, continua a seguirmi. Con questo lavoro, la mancanza a casa si sente. Poi i miei genitori, perchè dopo 2 giorni dal mio diciottesimo compleanno gli dissi che partivo per Filicudi per fare la stagione. Loro non mi hanno mai trattenuto, sono sempre stati disponibili perché vedevano la mia fame di conoscere e di sapere. E’ meraviglioso stare a contatto con tante persone diverse, ognuno apporta qualcosa di diverso alla nostra crescita”. Tra pochi giorni sarà Natale, c’è un piatto che ti viene subito in mente pensando ai prossimi giorni di festa e di famiglia? “Proprio qualche giorno fa leggevo un bellissimo libro sulla storia della tavola campana durante le feste natalizie e c’è una cosa che si chiama ’o spassatiempo che tradotto è “la perdita di tempo” e questo è collegato alla frutta secca che si mette a tavola a fine pasto. Un cesto con noci, nocciole, castagne, fichi secchi, mandorle… ’O spassatiempo perchè hai finito di mangiare ma non vuoi alzarti da tavola per il piacere di convivialità e dello stare in famiglia. Sarà l’avanzare dell’età che ti porta a vedere le cose con una percezione diversa ma adesso se mi dici Natale mi viene in mente ‘o spassatiempo, mi è rimasto impresso. Poi struffoli, roccocò, capitone, zuppa di baccalà, alici arreganate, insalata di rinforzo… chi più ne ha più ne metta. Buon Natale a tutti i lettori”.

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lifestyle

La fo to ritrae Pietr o Zucchet ti e d è s tata s cat tata da Christ ian Matta

Se si volesse sperimentare questa tecnica, e ci si affidassi a lei che è uno dei massimi esperti, cosa si dovrebbe fare? “Ci sono due vie. La prima, quella che raccomando sempre, è di seguire un corso formativo. Consiste in 5 moduli, per un totale di 72 ore di progettazione. Alla fine viene rilasciato un diploma, il certificato dell’Istituto Australiano di permacultura, fondato da Jeff Lodon, erede di Bill Mollison. Dopo il corso, forniamo assistenza per progettare il tuo terreno, il balcone presso la tua proprietà, una rotatoria, il giardino di un palazzo, un’aiuola.

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L’altra via è quella di offrirti la nostra consulenza, realizzando un progetto da zero. Questo di solito lo facciamo per aziende agricole, agriturismi, etc”. Può spiegarci cos’è la sintropia e come viene applicata alla permacultura? “Cominciamo col dire che la nostra società è basata sull’entropia, vale a dire sull’energia che viene dissipata nello spazio. In permacultura, noi prendiamo quell’energia disfunzionale e la riconcentriamo su un punto specifico, così che essa rinasce, trasformata in sintropia. Ma la ri-concentrazione dell’energia può avvenire solo in presenza d’acqua. Senz’acqua non c’è riforestazione, né sintropia. Unendo la gestione dell’acqua della permacultura al sistema di piante dell’agricoltura sintropica (una pratica agricola produttiva e rigenerativa nata in Brasile, ma che per ovvi fattori climatici era difficile trasferire dal sistema tropicale a quello mediterraneo), assieme a Daniele Cesano di Adapta Group, azienda brasiliana, abbiamo sviluppato la permacultura sintropica, che peraltro sopperisce alla mancanza in permacultura di un sistema di produzione commerciale. Serve infatti a una produzione di massa fatta in modo sostenibile, perché anch’essa imita la foresta”. E a proposito della “forest bomb”? “L’abbiamo progettata Davide Scialò ed io. Viene eseguita una cupola con canne di fiume, e in mezzo crescono le piante. Una dimostrazione dell’agricoltura sintropica, delle leggi naturali in un diametro di due metri. In questo cerchio puoi trovare dodici alberi da frutta, trenta aromatiche, cinquanta ortaggi, venti fragole, dieci lamponi, dodici more senza spine, fiori dappertutto…”. Per finire, vuole aggiungere ancora qualcosa sulla permacultura? “Sì. E’ bene ricordare che la permacultura è formata da tre etiche: cura della terra, cura della persona e condivisione del surplus. Coltivo delle piante, e se ho eccedenza di qualcosa, la regalo al vicino, all’amico. Creo quindi un’economia basata sul dono. E’ in questo modo che possiamo avere società funzionali, riforestare l’agricoltura e il mondo”.




Stema Quando il metallo diventa glamour Siamo abituati a pensare al ferro come elemento di forza di costruzioni e strutture che di elegante non hanno nulla. E invece questo nuovo brand di alto design e luxury, lo hanno trasformato in creazioni raffinate, esclusive, eleganti. Un progetto nato dall’esperienza che Stefania e Mario Dama, imprenditori nonché marito e moglie, hanno maturato proprio nel campo delle grandi strutture metalliche Quelli che tutti avrebbero considerato “scarti” di lavorazione, sono diventati accessori e complementi d’arredo, installazioni per atelier e grandi spazi di rappresentanza. In particolare, STEMA realizza e propone installazioni ispirate ai fiori - alti fino a due metri, interamente lavorati a mano, grazie ai progetti originali di Stefania e all’operosità del suo staff. Un nuovo marchio che si caratterizza per l’attenzione all’ambiente, proprio perché dalla lavorazione dei metalli ricava la materia prima per i suoi prodotti, facendo del riciclo una nuova esclusiva forma d’arte. STEMA è l’acronimo di Stefania e Mario, ma in questo progetto si evidenzia in particolar modo l’intenzionalità di Stefania, che ha voluto creare una linea di Luxury Design caratterizzata dall’unicità e originalità della manifattura. In quest’ottica, il fiore – che è il primo prodotto del nuovo marchio – assume un significato particolare, nascendo dalla delicatezza di mani che creano con emozione e passione. Un fiore di metallo, quasi un ossimoro: la gentilezza e la forza. La sintesi della natura, tradotta in prodotti che esaltano l’artigianalità di eccellenza. In questo, STEMA ripercorre la tradizione del “made in Italy” tanto amato in tutto il mondo, che si connota anche per la valorizzazione della famiglia come valore aggiunto, visto che il progetto è germogliato da anni e anni di lavoro ed esperienza, e che oggi opera una vera “rivoluzione” del gusto. Nasce così un nuovo modo di fare design, che mescola arte e maestria artigianale, avvicinando i clienti a una “filosofia della bellezza” che pervade ogni settore della vita, rendendola più preziosa.

Le produzioni di STEMA sono associate, infatti, a un progetto comunicativo che intreccia, com’è giusto che sia, manufatti stilosi a contributi ispirati a grandi artisti e letterati, che hanno lasciato tracce di bellezza e cultura, cornici perfette per un progetto artistico e produttivo particolarmente raffinato e alla moda. La promozione del nuovo brand, infatti, è improntata alla creazione di un connubio tra arte – artigianato e cultura. Perché essere un luxury brand significa anche diventare operatori culturali attraverso progetti che esaltano la creatività, il talento, la bellezza a tutto tondo. Instagram: stemaluxurydesign

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il discorso sull’altra attività che hai svolto nella vita: l’artista. Anche qui una lunga carriera, quasi 40 anni, lavorando assieme ai più grandi interpreti nostrani. Come hai scoperto la vocazione del cantante-imitatore? “A scuola, rifacendo il verso ai professori. E ricantavo le canzoni di Sanremo con le voci degli interpreti. Una volta sembrava assente il professor Piazza di disegno. Mi misi seduto alla cattedra e cominciai ad imitarlo. Grandi risate dei compagni di classe che si interruppero all’improvviso. Era arrivato il professore e si era fermato sulla porta. Rischiai di essere cacciato dalla scuola, ma lui, solitamente burbero ed accigliato, scoppiò in una fragorosa risata e disse: 'Adesso so che se dovessi non venire un giorno ci sarebbe chi mi sostituirebbe al meglio'”. Poi l’ingresso come cantante solista in apprezzati gruppi musicali, le tante apparizioni televisive ma il tuo cavallo di battaglia, come si dice in gergo, è stato il proporre in maniera U go Russ o co n Robe rto Mancini

perfetta su almeno mille palcoscenici, e non solo italiani, Demis Roussos, il grande cantante di “Forever and ever”, “Profeta non sarò” e un’infinità di altri successi. “E il momento più bello è stato quando l’ho inconU go Rus so e s ua moglie Franca trato nel 1978. Siamo stati rice vut i dal Papa a parlare per mezz’ora e lui ha voluto che gli facessi i ritornelli di alcune sue canzoni, imitandone la voce. Cosa che ho puntualmente fatto e lui si è complimentato: 'Io in Italia poco raro (vengo di rado, ndr), in tutto il mondo non ho mai trovato nessuno che mi sapesse imitare come te. Ti ringrazio perché rinverdisci la mia fama agli italiani'. Che meraviglia. Giornalista ed artista; sì, sono proprio contento perché ho fatto quello che tutti vorrebbero fare, cioè le cose che piacciono di più e le ho trasformate in lavori”. In tutto questo, però, c’è qualcosa di altro che avresti voluto fare e non ti è stato possibile? “Nel 2000 ho conosciuto Sydney, a mio parere la città più bella e vivibile del mondo. Non avessi avuto moglie e tre figli che mi aspettavano a casa, dopo l’Olimpiade sarei rimasto là. Prima ancora, non sono mai riuscito a trovare il tempo per imparare bene a suonare il pianoforte o la chitarra. Altrimenti avrei fatto il pianista bar o il chitarrista-cantante in giro per il mondo”. Per chiudere. Pensierino della sera. “Ho fatto sei olimpiadi, mondiali ed europei di tutti gli sport, sono stato apprezzato per la mia carriera giornalistica, ma quanto mi manca il palcoscenico!”. Ug o Ru ss o con il P re sident e de l Co ni Giovann i Malagò

U go R uss o co n Paol o Bon olis

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rative, lasciando immaginare uno spazio bianco dove tutto sembra perfetto, un dentro e fuori continuo da un luogo che non è materia ma posto dell’anima. Sullo sfondo di due città che io amo, Roma e Napoli, ho raccontato il viaggio della mente di Margherita, alla ricerca del suo adorato papà Benedetto, come pure quello della madre inglese Gemma Torton, del marito terribile Augusto Francipane, della misteriosa Aquilina De Scorciatis, che rappresenta per me l’anima sfuggente di Napoli, il suo nascondersi e rivelarsi all’improvviso. Proprio come fa Margherita. E’ un romanzo che amo molto e che esprime il coraggio delle donne”. Nello scrivere, quanto lasci di te nei tuoi personaggi? “Lascio la mia passione per la vita, la mia voglia di combattere, il mio desiderio di comprendere la mente umana. É una delle cose che più mi appassiona. Di mio proprio personale metto la forza delle donne e anche i loro fallimenti e voglia di ricominciare”. Per il tuo primo romanzo “Marta, un soffio di vita” hai preso spunto da una storia vera. Anche ne “La giusta via” ci sono

spunti realistici? “No, in questo secondo romanzo non ho preso spunti realistici ma mi sono affidata alla fantasia, alla mia voglia di raccontare anche le due città di Roma e Napoli attraverso la vita dei personaggi”. Si dice che oggigiorno ci siano più autori che lettori. Credi sia vero? “Indubbiamente ci sono tanti autori, ma secondo me i lettori ci sono, devono solo essere invogliati con storie interessanti, non scimmiottamenti di romanzi da classifica, ma semplicemente raccontando storie nuove. In questo modo si stimola il lettore”.

Quanto è importante per il successo di un libro la visibilità del suo autore? “Molto. Parlo per me, chi mi conosce per il mio lavoro ha acquistato i miei due primi romanzi. E per farsi conoscere è importante promuovere, ma a tappeto davvero. Senza giri di parole, se un libro vende ed è nei top 10 della classifica è semplicemente perché si fa di essi un battage promozionale a manetta. Conosco libri bellissimi di autori sconosciuti che non avranno mai la giusta visibilità. Lo stesso dicasi per artisti, musicisti, attori, la regola è quella. Quindi invito tutti ad affidarsi agli addetti stampa”. E la copertina? “É il 90% della vendita di un libro. La copertina è l’antipasto di quello che il lettore mangerà dopo. Deve suscitare curiosità, emozione immediata. Se non piace la copertina oppure è poco incisiva il lettore non lo comprerà”. Qual è il libro che ancora nessuno ha scritto? “Io penso che, come scriveva Mallarmè, 'il mondo alla fine è fatto per finire in un libro'. Quindi il libro che non ha ancora scritto nessuno è quello che non ha paura di mostrare la compassione umana. Si tende sempre a celarla, a ritenerla un atto di debolezza, invece raccontare la compassione e la pietà degli uomini verso altri uomini è un gesto rivoluzionario e sovversivo”. Stai lavorando a nuovi progetti editoriali? “Sì. Sto scrivendo uno psico dramma, un thriller psicologico, dove si fronteggiano anime dissolute pronte a tutto pur di non perdere un attimo di felicità. E poi un altro che posso definire un “romance pensante” dove tratto anche del body shaming, di come le donne curvey subiscano discriminazione. Un argomento che influenza la vita sociale in maniera notevole. Non è facile scrivere due libri così diversi nello stesso momento ma ci provo. Ci vorrà del tempo prima che escano, un anno di sicuro, ma saranno ambedue interessanti. Ve li consiglio entrambi”.

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spettacolo

Luigi Pisani

“Adoro le lunghe attese prima del ciak” Energico, frizzante e deciso: questa è la prima impressione che si ha chiacchierando con Luigi Pisani, 40 anni di Agropoli in provincia di Salerno di Simone Mori

In questa intervista potrete scoprire un attore versatile che sa accettare le sfide del suo mestiere e che non si tira indietro alle nuove avventure. Dunque, gettiamoci a capofitto nel mondo e nell’arte di Luigi Pisani. Ciao Luigi, grazie per aver accettato di fare quattro chiacchiere con me. Raccontaci dei tuoi inizi. “La mia famiglia, spiccatamente matriarcale e del Sud, mi ha inspirato sin da bambino. A casa mia era una continua festa e amavo esibirmi in svariati modi davanti ai miei parenti. Mia madre è una maestra e faceva laboratori teatrali a scuola. Insomma, questo è quanto. Ho continuato anche al liceo a mandare avanti la mia passione. Mi trasferii poi a Roma per studiare economia e commercio, ma durai poco. La statistica non si addiceva molto a me! A 22 anni iniziai un corso di teatro presso la scuola di recitazione Teatro Azione. Da lì partì la mia carriera”. Come proseguì la tua avventura? “Iniziai a collaborare con Rai Educational per una serie tv che aiutava nell’apprendimento della lingua inglese (Tracy e Polpetta) e nella compagnia del Teatro Stabile d’Abruzzo fino al 2009, anno del terremoto. Nel 2010 venni scelto per il mio battesimo di fuoco sul grande schermo. Mario Martone mi volle tra i protagonisti del film 'Noi credevamo' ambientato nel periodo del Risorgimento e che segue le vicende di tre giovani che si uniscono alla Giovine Italia di Mazzini. Una grande opportunità per me e con un cast stellare dal quale imparai tanto. La scena con Tony Servillo, che interpretava proprio Mazzini, non la dimenticherò mai. La sera prima dormii pochissimo, avevo lo stomaco in subbuglio, ma quando lo incontrai sul set lui fu molto paterno e accogliente. Mi aiutò ad entrare nel personaggio di Salvatore. Parte delle riprese poi, furono fatte nel mio Cilento. Mio padre, mio zio Paolo e alcuni dei miei compaesani parteciparono come figuranti. Fu motivo di grande orgoglio per me”. Dopo questo super battesimo, come andò? “Capii che questo è un mestiere dove non puoi ritenerti arrivato mai, ma devi costantemente crescere, costruirti e migliorarti e non perdere mai il contatto con il mondo reale. In ogni caso, dopo qualche mese feci

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spettacolo

un provino con Massimo Ranieri che mi prese per tre commedie di Eduardo de Filippo da portare in tv: 'Filomena Marturano', dove interpretavo Umberto ,figlio di Filomena e accanto alla compianta Mariangela Melato, “Napoli milionaria” dove vestivo la parte del dottore e infine 'Sabato, domenica e lunedì' nella quale ero Federico accanto ad attrici del calibro di Giovanna Ralli e Monica Guerritore. Dopo queste esperienze formidabili che portavano il teatro in tv, Ranieri mi volle per il suo 'Riccardo III'. Quella fu veramente una grande prova per me, molte date, tanto lavoro ma tantissima soddisfazione”. Qualche tempo dopo hai partecipato a “Gomorra” la serie. Che ricordo hai? “Un ottimo ricordo. Un cast con il quale mi sono subito trovato bene, specialmente con Gianfranco Gallo che era il mio boss, e che proprio quest’anno mi ha voluto nel ruolo di suo figlio all’interno del cast di dodici repliche, suo primo film da regista oltre che protagonista”. Sei anche un insegnante di teatro. Che tipo di esperienza è questa? “Più che altro mi sento di dire di essere un conduttore di gruppi teatrali. Questo fa molto bene alla mia persona e al mio lavoro di attore, perché confrontarmi con le persone che vengono in questi laboratori mi arricchisce e mi gratifica. Ho anche una mia scuola 'La prima scuola della commedia italiana', fondata insieme all’amico/collega Antonio Grosso con sede a Monteverde a roma presso il Teatro dei Contrari. Insomma avrai capito che non so stare fermo!”. La pandemia ha costretto il settore dello spet-

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tacolo ad uno stop molto lungo. È stato fatto abbastanza per voi? “I sussidi sono arrivati, ma la sensazione generale che si è avuta è quella del 'poi ci penseremo' e questo ha creato malcontento. Giusto rispettare le regole ma troppa disparità con altre categorie”. Sei un artista poliedrico, a cosa non rinunceresti? “Al teatro, perché ti da basi solide per affrontare questo mestiere. Fino ad oggi avuto la fortuna di cimentarmi in molti generi diversi: sono passa dalla prosa al commerciale. Anche il set cinematografico mi piace moltissimo e adoro le lunghe attese prima del ciak”. Come occupi il tempo libero? “Vado molto in bici ed ho un personal trainer, anzi lo chiamerei più un mitigatore che mi supporta nell'allenamento. Grazie a lui ho imparato anche a dare il giusto valore al riposo. Sin da bambino pratico e amo anche il tennis”. A proposito di tennis, quali sono i tuoi idoli tennistici? “Lendl fu il primo amore. Ero ancora molto piccolo, ma mi affascinava tantissimo. Successivamente Sampras e poi Federer. Lo svizzero è un talento senza fine ed ha anche la mia stessa età”. Quanto contano gli affetti nella vita di un attore? “Tantissimo. Avere affetti stabili ti aiuta anche a superare le tempeste emotive che questo mestiere ti proporne spesso. A volte si lavora poco, si è più nervosi ed avere radici è importante, anzi oserei dire vitale”.














Social Media Plan finalizza i suoi interventi all’ideazione e realizzazione di progetti che forniscano informazioni in maniera veloce e chiara, adeguati alle esigenze del web, oltre che dei clienti. L’agenzia ha anche anticipato i tempi, ottimizzando i suoi servizi rispetto ai cambiamenti imposti dai social network. Lo staff è pronto, infatti, a gestire le nuove dinamiche di META VERSO, strutturando progetti per gestire lo spazio tridimensionale nel quale persone fisiche possono muoversi, condividere e interagire attraverso avatar personalizzati. Ma Gennaro Prato ha anche una mission importante, di tipo educativo e formativo, rivolto alle generazioni più giovani. Osservando e quantificando il tempo che i ragazzi trascorrono con il cellulare tra le mani, infatti, Gennaro ha intuito la necessità di utilizzare in maniera creativa e produttiva questo strumento che – di fatto – offre innumerevoli possibilità. Il suo obiettivo, dunque, è la formazione dei giovani per ottimizzare il tempo di utilizzo del telefonino e dei social, per creare un lavoro che sia gratificante e consenta ai ragazzi di guadagnare in maniera consapevole, aprendosi a nuovi lavori e ad un percorso professionale che – senza ombra di dubbio – sarà valorizzato ancora di più nei prossimi anni, visto che anche in ambito universitario vanno strutturandosi percorsi formativi dedicati. Il cellulare e i social come strumento di lavoro, per poter essere riconosciuti e per valorizzare le diverse professionalità, creando un pubblico adeguato e strategie di marketing efficaci.

In quest’ottica, SOCIAL MEDIA PLAN si differenzia dagli altri esperti del settore in virtù di una prospettiva più ampia, che possa aiutare gli imprenditori e i creativi del futuro a scoprire orizzonti diversi, funzionali al loro progetto e utili per evitare la dispersione di talento e di energia.

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servizi & lavoro

Emme Enne Assicurazioni e dintorni Lo Studio di Consulenza Assicurativa Emme Enne, diretto da Nicola Santoro, non è un semplice ufficio di assicurazioni, così come il pubblico di solito è abituato a concepirlo Si tratta di un vero servizio di consulenza, ed è questo il concept intorno al quale il suo titolare ha costruito un percorso professionale che si caratterizza per la cura e attenzione al cliente a tutto tondo. Dopo qualche anno di esperienza in altre agenzie del settore, nell’aprile del 2013 Nicola Santoro decide di iniziare un percorso autonomo, aprendo il suo Studio a Casoria (Na), che è diventato negli anni un vero punto di riferimento per il territorio e non solo. Nicola, infatti, sta programmando l’apertura di una seconda sede, a Napoli (zona Vomero), e nel frattempo è già operativo – per quanto riguarda l’ambito assicurativo, attraverso uffici partners. I settori di cui lo Studio si occupa sono variegati: dal tradizionale ramo assicurativo a quello fiscale, dalla creazione e gestione dello sportello telematico ai rapporti con le aziende, dalla collaborazione con le concessionarie alle immatricolazioni, dal pagamento delle tasse di proprietà alla risoluzione di procedimenti e fermi, dai pagamenti per la pubblica amministrazione alle attività di brokeraggio. Nel campo delle pratiche auto, Emme Enne copre tutte le fasi e le necessità, con una specializzazione - inoltre - nel settore degli automezzi aziendali. Tra le concessionarie che si affidano allo Studio, una collaborazione ormai consolidata è quella con la Kawasaki. I mandati assicurativi ricevuti dallo Studio riguardano la partnership con Generali, Lloyd’s Londra, Cattolica, Prima assicurazioni. Tra i prodotti più interessanti, ricordiamo – oltre alle RC Auto, il ramo VITA, le polizze per AZIENDE e per la tutela della CASA. Altro settore coperto dallo Studio riguarda la NAUTICA. L’obiettivo di Nicola Santoro è quello di offrire un servizio di consulenza a trecentosessanta gradi, con uno staff di professionisti che segue i clienti personalizzando gli interventi. Accanto ai servizi di un’agenzia assicurativa tradizionale, dunque, è andato sviluppandosi negli anni

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un progetto professionale in cui la relazione e l’empatia con il pubblico rappresenta il valore aggiunto. La diversificazione dei servizi e l’ampliamento delle offerte consente allo Studio di concepire questo tipo di lavoro in maniera innovativa ed efficace, fidelizzando i clienti e approcciando quelli nuovi con dinamiche professionali e comunicative fuori dal comune, particolarmente apprezzate, che consentono di sviluppare un rapporto di fiducia e collaborazione. Un modo nuovo, dinamico ed efficace, di offrire servizi! Via Principe di Piemonte 38 - Casoria (NA) Info. 081.7587206




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