GP Magazine gennaio 2021

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l'onorevole Maurizio Gasparri. Presentatore della giornata il conduttore tv Anthony Peth. Nel pomeriggio si è unito virtualmente al prestigioso parterre il virologo Giulio Tarro, mentre in presenza si sono aggiunti il giornalista greco George Labrinopolous, l'economista Antonino Galloni, la blogger virale ed imprenditrice Emilia Clementi, il Presidente Sindacato Nazionale Antiusura e Riabilitazione Protestati Avv. Francesco Petrino, conosciuto alle cronache per genze presso il Polo Universitario L. Sacco, Milano, nonché Responsabile del Laboratorio BSL4, Centro di riferimento nazionale per le emergenze infettivologiche. Menzione speciale per il Pianeta Scuola andata alla studentessa Diletta Picardo, in rappresentanza del Liceo Scientifico delle Scienze Applicate con Integrazione Biomedica dell’Istituto Lasalle-Pio IX Aventino, a Roma, diretto dai Fratelli delle Scuole Cristiane. In collegamento via zoom, oltre la Gismondo, era presente Fratel Andrea Biondi (direttore istituto Piio IX Aventino in Roma), Maria Elisa Lucchetta (Presidente Rotary Castelli Romani). Ospiti in presenza, accolti da Maurizio Gasparri: Massimo Sepielli (ingegnere nucleare e dirigente Enea), Marco Tullio Barboni (sceneggiatore e scrittore), Stefano Mainetti (compositore e direttore d'orchestra), Antonino Sciortino (socio ASTRI) e Maria Massullo (socia ASTRI); infine, Marco Bersaglini (tesoriere Occhio dell'Arte). Ha portato i suoi saluti dal vivo

La dottoressa Gismondo in collegamento

Giulio Tar r o

la sua feroce lotta all' usura delle banche e all'Equitalia oltre che per essere docente di Sovranità Monetaria e Diritto Bancario. Festeggiamenti a pranzo in un tipico locale romano adiacente, brindando con l'ottimo vino offerto generosamente ai presenti dalla Casata Mergè. Le due associazioni co-organizzanti l'edizione 2020 esprimono la loro completa soddisfazione. È stato un omaggio alla componente femminile di un settore d’importanza cruciale nella civiltà moderna, ma che solo in tempi recentissimi ha cominciato ad avere il meritato riconoscimento. Il fisico Sergio Bartalucci Presidente ASTRI, così ha commentato a fine giornata: “Un’attenta analisi storica dello sviluppo delle scienze naturali ha dimostrato come molto spesso, dietro alcune delle più importanti scoperte scientifiche dell’ultimo secolo, dalla fissione del nucleo atomico alla struttura a doppia elica del DNA v’è stato il determinante contributo di una donna, cui non è stato dato subito il dovuto rilievo (il cosiddetto 'effetto Matilda')". Ha poi sottolineato: "In questo contesto ASTRI ha inteso premiare quattro donne scienziate, appartenenti a settori diversi dell’attività scientifica, l’astrofisica, la microbiologia, la neuropsichiatria, l’ingegneria energetica, alcune

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evento del mese già famose e spesso presenti sui media, e per motivazioni diverse: per l’impegno nel loro lavoro, ovviamente, ma anche per la passione per la scrittura e per la comunicazione scientifica, e per aver scelto l’Italia come paese dove svolgere la propria attività, pur avendo forse maggiori possibilità di successo all’estero. E quest’ultima è una motivazione di particolare importanza per ASTRI, che ha come leit-motiv nella sua azione proprio l’interesse nazionale". Non ultimo, il Presidente ASTRI ha voluto specificare che: "Si è voluto inoltre assegnare un adeguato premio d’incoraggiamento ad una giovanissima studentessa di un liceo romano, già appassionata di biologia e promessa di futura scienziata" . Alla premiazione ha fatto seguito un incontro-dibattito sulla verità scientifica, le sue incertezze e sull’impatto che se ne ha sulla vita sociale, sull’opinione pubblica, sulle scelte della politica. Le scienziate già presenti più altri scienziati ed esperti di varie discipline hanno cercato di approfondire due aspetti cruciali della cultura dell'emergenza e nell'emergenza, anche per indicare una possibile via d'uscita: l'impatto sulla salute, fisica e psichica della popolazione, e l'impatto sulle scelte di politica economica ed industriale. Il disorientamento, lo sconcerto, la paura, generate dalle diatribe, dai mutamenti di opinione, dai contrasti all’interno della comunità scientifica, hanno aumentato la sfiducia nei confronti della Scienza, come dimostra l’alta percentuale di cittadini che rifiutano i vaccini di prossimo arrivo in Italia. Una tematica così cruciale sarà del resto oggetto di altri convegni in futuro, che ASTRI si ripromette di organizzare. L' Associazione culturale Occhio dell'Arte auspica Marco Tullio Barboni Alessandra Di Pietr o che la kermesse culturale in rosa ideata dalla sua Presidente Lisa Bernardini ben sei anni fa, possa avvalersi anche per il futuro delle capacità culturali dell' Associazione ASTRI. © Foto di Marco Bonanni

Sandra Savaglio

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grafa Gabriella Deodato e quanto è stato importante conoscervi prima degli scatti? “E' stato un incontro simpatico. Abbiamo chiacchierato davanti un succo di frutta e un caffè da Palombini a Roma. E' stato importante conoscerci prima! Lei mi ha scrutata da subito, in un certo qual modo mi ha fotografato dal primo istante. Studiare i dettagli la location, i vestiti, cosa volevo esprimere, è stato fondamentale”. Raccontaci l'emozione di essere fotografata e seguita nei più minuziosi dettagli da una professionista. “Ero emozionata. Gabriella è fotografa e modella. Una professionista di un certo spessore ed essere fotografata da lei mi ha gratificato e nello stesso tempo mi ha spronata a dare il meglio negli scatti”. Come location è stato scelto un luogo suggestivo come le Grotte di Nerone ad Anzio. Come è scaturita questa scelta? “Le Grotte di Nerone ad Anzio, il mare, l'acqua, sono tutti elementi riconducibili alla donna, alla sua bellezza e alla sua sensualità. Non credo ci poteva essere luogo migliore per esprimere ciò che volevamo immortalare”. Che ne farai di queste foto? “Delle foto ne ho fatto un foto libro, in modo da sfogliarlo quando ne ho voglia per ricordare quel giorno, un po' come se rileggessi la mia favola”. Cosa hai provato a rivederti? Che effetto ti ha fatto? “Rivedermi mi ha emozionata e stupita. Ho visto una Francesca diversa da tutti i giorni, truccata sensuale, una parte di me che mi piace molto”. Il servizio fotografico viene associato ai personaggi famosi dello spettacolo. Quanto è importante per l'autostima di una donna concedersi questa opportunità? “Certo, verissimo! Uno crede che un servizio fotografico sia riconducibile solo ad un certo target di persone del mondo dello spettacolo ma dopo averlo fatto ti assicuro che penso che tutte le donne siano in grado di mettersi in gioco, superando paure e incertezze, davanti ad un obiettivo. Ciò aumenta l'autostima, ti grafica e ti fa sentire bella”. Qual è il complimento più bello che hai ricevuto da chi ha visto queste foto?

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“Assolutamente sì, è rivolto a tutte le donne che desiderino mettersi in gioco. Alle donne che arrivano da me, dopo una separazione, e quindi in fase di rinascita; a coloro che mi dicono 'avrei sempre voluto farlo ma con un fotografo uomo mi vergogno', ma anche a coloro che amano molto se stesse e che (come me) inondano i social con le proprie foto. Per fortuna, arrivano da me anche tante donne con una bella autostima”. Come avviene il tutto? Dai primi contatti alla realizzazione del servizio fotografico... “Ti spiego brevemente l'iter: di solito vengo contattata tramite passaparola oppure tramite promozione dei miei lavori che faccio sui canali social. Io non scatto mai senza prima aver conosciuto la persona, che andrò a raccontare fotograficamente. Faccio un pre-colloquio fotografico, che poi consiste semplicemente in un caffè insieme, e si imbastisce insieme il proprio abito su misura, il proprio book. Si crea una storia fotografica, dai cambi, alla location ad hoc (che può essere un esterno o un interno a tema o un posto del cuore)m si decide il trucco e tutti i dettagli pratici. In pratica, le donne mi raccontano chi sono, chi desiderano essere magari per un giorno, come si vorrebbero vedere. I miei book hanno un grande lato psicologico, si scava molto dentro di sé. Non amo le pose, amo il dialogo fotografico, amo stupirci a vicenda con una spontaneità e una sensualità che affiora pian piano durante gli scatti. Alcuni book si sono conclusi con un pianto liberatorio o con una bella sbronza (un paio di clienti si sono portate champagne o birra per bersele durante il servizio fotografico e hanno posato benissimo, da brille!) A fine

book, c'è anche la possibilità di racchiudere i migliori scatti in un fotolibro personalizzato”. Quanto c'è di te in questa iniziativa? “Come accennavo già all'inizio, e al momento di presentarmi, c'è tutto di me in questa iniziativa nata nel tempo. C'è la Gabriella che posa, quella che sa perfettamente le pose da suggerire, la donna che piace alle donne e nella quale molte si immedesimano, c'è la donna forte che è in me che spesso vede arrivare donne che hanno al loro fianco mariti o fidanzati inutilmente gelosi e vorrei dir loro, come dico sempre: 'Siate il perno della vostra propria vita. Il resto ruota attorno'. C'è la donna che sa che non c'è cosa più bella che sapere di essere ammirata dall'uomo che ami, e solo dopo dal resto del mondo. Questa iniziativa nasce da me, come donna, fotografa e ora anche truccatrice, con l'obiettivo di diventare in futuro lookmaker a tutto tondo”. Da modella a fotografa, un binomio che si sta rivelando vincente. Come nasce questo doppio binario? “In realtà da fotografa a modella a truccatrice (a breve anche acconciatrice), quindi tutto ciò che fa una donna. Il mix vincente di consapevolezza di sé e di estetica. Ognuna di noi ha i suoi punti di forza e la propria sensualità, e l'accento fotografico ed estetico va messo su questo. Le donne spesso sbagliano a voler assomigliare ad attrici famose che, invece, sono tali proprio perché sono state uniche e hanno segnato un'epoca. Il trucco è una coccola preparatoria ed indispensabile ad un book fotografico”.

Come si possono vincere timidezza, insicurezza e remore di una donna di fronte alla possibilità di farsi fotografare? “Diciamo che mettersi in contatto con me presuppone già da parte di una cliente il volersi mettere in gioco, e quindi siamo già a metà dell'opera. Un servizio fotografico riuscito, che sia di ritrattistica o glamour o comunque fra due esseri umani, presuppone dialogo, fiducia ed empatia. Quella complicità che si instaura fra due donne di fronte alle questioni sentimentali, amo dire sempre che è un regalo per se stesse e solo dopo per il proprio partner. L'insicurezza deriva anche da una poca conoscenza di ciò che si può fare fotograficamente; la luce giusta, un buon trucco e una buona inquadratura possono cambiare una persona. Tutto ciò che si vede sui cartelloni pubblicitari o sui giornali è estremamente ritoccato, sbagliato paragonarsi a certe foto quando si è struccate a casa. La poca autostima nasce anche, spesso, da un rapporto di coppia non soddisfacente. Le donne si confidano con me, al pre-colloquio, durante il trucco, durante il servizio fotografico, e noto

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Un forte senso di appartenenza caratterizza le culture dei Paesi più felici del mondo, i cui abitanti possono sempre contare sul supporto sociale nel momento del bisogno. In Scandinavia, ciò è riflesso fra l’altro dall’atteggiamento dei cittadini verso le imposte. “La forza dei Paesi nordici”, scrive Wiking, “è la consapevolezza del legame tra il vivere bene e il bene comune. Non stiamo pagando le tasse; stiamo acquistando qualità della vita. Stiamo investendo nella nostra comunità”. Fra i suggerimenti del libro per coltivare la nostra rete di rapporti sociali, Wiking ci invita a “creare una massa critica analogica”, cioè un gruppo sufficientemente ampio di persone disposte a ritagliarsi periodi senza tecnologie nella loro vita quotidiana: il motivo è che sebbene nel nostro mondo ipertecnologico siamo più connessi che mai, continuiamo a sentirci soli. Quanto al denaro, secondo Wiking non ha effetti garantiti sul benessere: mentre chi è povero è spesso infelice, non è detto che le persone ricche abbiano una vita felice — anche perché “il rovescio dell’ambizione è un senso di perenne insoddisfazione rispetto ai propri risultati”. A questo proposito l’autore mette in risalto le differenze fra Stati Uniti e Scandinavia: considera i primi “un perfetto esempio della nostra incapacità di trasformare la ricchezza in benessere”, mentre nei Paesi nordici la ricchezza è in certa misura svincolata dal benessere individuale. Sul terzo fattore chiave per una vita felice, cioè la salute, i danesi la sanno lunga: ritengono il moto imprescindibile, e anche

per questo si spostano ogni volta che possono in bicicletta. Fra le altre abitudini salutari da prendere, Wiking cita il Forest Bathing. Questa pratica nata in Giappone, dove è chiamata shinrin yoku, consente di fare un vero e proprio “bagno di foresta”: immergersi nell’atmosfera boschiva e attivare i sensi ha effetti benefici comprovati sulla salute psicofisica. D’altra parte sempre più studi dimostrano che le persone sono più felici all’aria aperta che non in contesti urbani. L’equilibrio fra vita professionale e privata, una delle caratteristiche più evidenti dell’approccio scandinavo, è essenziale ai fini del quarto fattore chiave: la libertà. Mentre in Danimarca regna la flessibilità in relazione all’orario e al luogo di lavoro, tanto che lo smart working è in uso da molto tempo, in Svezia c’è chi sta sperimentando la settimana lavorativa di trenta ore. Più a Sud, la Germania pro-

muove la libertà dal lavoro ininterrotto: i server di Volkswagen già dal 2011 bloccano la consegna delle email mezz’ora dopo la fine della giornata lavorativa e la riabilitano mezz’ora prima che abbia inizio la giornata successiva. Anche la fiducia — quinto fattore essenziale per una vita felice — ha un ruolo importante sul lavoro: a Copenhagen si sta diffondendo la pratica di giudicare manager e dipendenti in base ai feedback delle persone che assistono anziché tramite processi, monitoraggi e report periodici. Per Wiking l’antidoto nei confronti della sfiducia è l’empatia, che a suo parere andrebbe incoraggiata anche in ambito educativo, fin dai primi anni di vita. Una delle cose che generano più sfiducia nelle persone è la disuguaglianza: l’autore riporta che nel Regno Unito, stando alla New Economic Foundation, le zone che hanno votato a favore della Brexit sono afflitte da disuguaglianze in termini di felicità. Wiking “chiude in dolcezza” offrendo numerose storie e consigli sulla gentilezza, ultimo fattore cruciale ai fini della felicità. Un caso su tutti: Be My Eyes, un’app danese tramite la quale volontari di tutto il mondo “prestano i loro occhi” a persone cieche e ipovedenti che ne hanno bisogno nella loro vita quotidiana. E nella Conclusione del libro, è l’autore a chiedere ai lettori di “essere i suoi occhi”, portando avanti la ricerca del buono che esiste nel mondo e comunicandolo agli altri. Solo così si riuscirà a dimostrare che la felicità non è una falsa speranza, ma un’opportunità alla portata di tutti.

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spettacolo

E’ richiestissimo da aziende e brand internazionali di maggior prestigio per la sua capacità e bravura nel calarsi in ogni spot pubblicitario. In uno degli ultimi lo vediamo con Daniele De Rossi e Luca Argentero recitare per una nota marca di rasoi da uomo. Ma lui è un attore a tutto tondo con tante presenze nel cinema, nelle fiction e nei cortometraggi di Rosa Gargiulo

Graziano Scarabicchi L’uomo degli spot

Graziano Scarabicchi è il volto italiano più ricercato dai brand internazionali, che lo vogliono per le loro campagne pubblicitarie. Classe 1985, nato a Città di Castello, Graziano vanta un curriculum di prestigio, con quasi 100 campagne pubblicitarie (un vero record), esperienze nel mondo del cinema, della fiction e dei cortometraggi. Versatile, poliedrico, dinamico. L’attore perfetto per ogni tipo di spot! Una delle sue ultime fatiche riguarda la nuova campagna di un noto marchio internazionale che produce rasoi, schiuma da barba e prodotti di bellezza per gli uomini. Graziano ha lavorato accanto a due personaggi molto amati, per motivi differenti: Luca Argentero e Daniele De Rossi. Com’è stato lavorare con loro? Uno attore e l’altro no. Vi siete capiti subito? “Sono entrambi dei grandi: Argentero nel mondo del cinema e delle fiction, de Rossi un grande campione di calcio. È sempre stimolante lavorare con persone ai massimi vertici perché ti sprona a dare il meglio di te: Luca è torinese e ha un’impostazione più composta e riservata, gli ho portato i saluti di sua cugina Alessia Ventura che è una mia amica, e gli ho fatto gli auguri perché era diventato da poco papà, abbiamo parlato della fiction 'DOC' che ho seguito con passione durante il lockdown. Con de Rossi abbiamo parlato di Sara, sua moglie, con cui avevo girato

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un film per il cinema a dicembre: 'Uno di famiglia', e di tatuaggi visto che era in procinto di farne uno su tutta la schiena. Tutti e tre insieme abbiamo parlato di viaggi, visto che abbiamo girato poco prima di partire per le vacanze. Diciamo che erano tutti e due molto gentili e propensi al dialogo, soprattutto De Rossi con la sua vivacità romana”. Avevi avuto modo di lavorare con uno dei due precedentemente, o si tratta di una prima volta? “Era la prima volta che lavoravo con entrambi e di ognuno conserverò un bel ricordo”. Girare spot al tempo del Covid: com’è cambiato il tuo lavoro? “È tutto molto diverso, abbiamo fatto il sierologico prima di entrare a contatto con altre persone e nelle sale, c’era un dottore che eseguiva i test e dopo 15 minuti ci dava il risultato, e dovevamo stare costantemente con le mascherine. Soprattutto si è persa la leggerezza nel modo di approcciare agli altri, di abbracciarsi e stare insieme. C'è molta più compostezza e diffidenza”. Sei richiestissimo dai più prestigiosi brand internazionali: qual è il segreto? “Dopo tanto studio e tanta gavetta mi sono ritagliato il mio spazio nello showbiz. Di sicuro ha fatto la differenza tanta preparazione e studio, poi mi riconoscono un’immagine rassicurante e affidabile, che va a braccetto con la preparazione e la freschezza, unita all’immediatezza”. Quali sono i prossimi progetti a cui stai lavorando? “Ho altri spot che dovranno

uscire a breve, di cui purtroppo non potrò svelare nulla perché abbiamo dei contratti che ci impongono la segretezza, però vi posso dire che saranno molto simpatici come quello in onda di Rinazina spray nasale”. Sogno nel cassetto? “Ne ho tanti ancora da realizzare, quelli che avevo fino ad ora si sono realizzati, quindi sono ottimista e positivo. Mi piacerebbe scrivere una storia per poi girarci un film, e magari come attore vorrei Anthony Hopkins. Praticamente, sono già due!”. Non abbiamo dubbi sulla sua capacità di realizzarli.

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spettacolo

Mass imiliano Francios a e Claudia Crisaf io

C’era anche qualcuno dei tuoi famigliari? “C’era mia madre, è proprio la legge che impone la presenza di un genitore”. Un impegno che ti accompagnò per tutte le scuole medie. “Sì, compreso il primo anno delle superiori”. Poi che successe? “Terminato 'Bravo' partecipai come attore ad un paio di film dopodiché mio padre disse chiaro e tondo “adesso studi, se ne riparlerà in seguito” e ovviamente gli diedi retta portando a termine il liceo e iscrivendomi a Legge, che interruppi a soli quattro esami dalla Laurea. Ma non è ancora detta l’ultima parola”. Avevi ripreso l’attività recitativa? “Sì, mi ero iscritto alla scuola di teatro La Scaletta e ricominciato a fare spettacoli”. Molti? “Tanti. Ricordo il debutto a Todi con 'Narcisi e Mamme' assieme alla Marchini e alla Bonaccorti poi tanti altri diretti tutti da nomi importanti come Maurizio Panici, Riccardo Reim”. C’è un ruolo che, non considerando la tua attuale età, riprenderesti subito? “Ce ne sono diversi: Romeo, che feci con Panici; Dominic di Differenti Opinioni, un testo di David Hare; lo stesso Davide, il personaggio che interpretavo in Processo a Gesù e Sebastienne che feci al Vittoria con Attilio Corsini ne Le Invasioni Barbariche. Uno che amo molto è anche il Sergente Trotter di Trappola per Topi uno dei cult della Attori e Tecnici”. E ce ne è uno mai fatto che invece avresti voluto interpretare? “Beh da romano rispondo sicuramente Rugantino”. Ti sei dedicato moltissimo anche al cinema e alla televisione. Visto che attualmente in teatro non si possono fare molti progetti, mi

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chiedo: cosa bolle in pentola? “Il Covid ha colpito fortemente chi sta sul palcoscenico. Fortunatamente mi sono entrati tre ruoli importanti due per la televisione ed uno per il cinema. Per la televisione sarò protagonista di puntata nella serie Rai 'Che Dio ci Aiuti' e in una produzione Lotus diretta da M. Pontecorvi che ha protagonista Anna Foglietta e tratta la tragedia capitata al piccolo Alfredino Rampi. Per il cinema sto girando una commedia diretta da Paolo Costella”.

Niente titoli? “I titoli sono ancora provvisori, preferisco non sbilanciarmi, fosse mai che poi li cambino”. E com’è per un attore la vita sul set al tempo del covid? “Tostissima: chiaramente si porta tutti mascherina, noi la togliamo solamente nel momento in cui dobbiamo recitare mentre la troupe la ha sempre, e non è facile. Poi siamo settimanalmente sottoposti a tamponi, non è davvero un periodo facile anche se si cerca di far finta di niente e mantenere il più possibile dei rapporti umani. Sul set credo che la parte più difficile siano i compiti spettanti alla produzione che deve star dietro a tutto ma basta che qualcuno non stia bene che salta il programma della giornata e bisogna cambiarlo per andare avanti”. In tutto questo poi c’è la Fabbrica Artistica? “Che è una scuola di cinema aperta assieme a Claudia Crisafio e Rolando Ravello ma anche un giovane centro di produzione di corti e spettacoli nato da pochi anni che mi riempie di soddisfazioni perché alcuni degli allievi che hanno iniziato con noi quattro anni fa, stanno già facendosi largo con piccoli ruoli. Come in tutte le scuole anche da noi quest’anno le lezioni sono online, compreso il laboratorio di sceneggiatura che ha luogo grazie ad un bando che abbiamo fatto perché ci piace essere dentro a tante cose, proprio come dimostra il fatto che con la Fabbrica ho io stesso terminato l’edizione di quattro corti di cui uno con la mia regia e stiamo lavorando ad un nuovo progetto teatrale che sarebbe dovuto andare in scena assieme alla ripresa di Nove, lo spettacolo scritto da Edoardo Erba, diretto da Avogadro e prodotto dalla Compagnia Orsini un paio di anni fa che ha riscosso molto plauso di pubblico e critica. Insomma, nonostante il periodo, non demordiamo”.





musica

Roberto Aronica Il mio canto lirico

Tenore di spessore internazionale tra i più apprezzati. Il suo avvicinamento al mondo del canto avvenne da piccolo ascoltando le cassette del grande tenore Mario Del Monaco di Roberto Ruggiero

Romano e tenore di fama mondiale. Ha iniziato giovanissimo e poco più che ventenne ha debuttato in un ruolo importante su un palcoscenico internazionale. Oggi il suo curriculum si è arricchito di esperienze prestigiose che lo rendono uno dei tenori più apprezzati. Come nasce il tuo avvicinamento al canto lirico? “Il mio avvicinamento al canto lirico è avvenuto da piccolo verso i dieci-undici anni. I miei avevano a casa una cassetta del più grande tenore drammatico della storia e cioè Mario Del Monaco. Ho consumato quella cassetta e cercavo di imitare quella straordinaria voce irraggiungibile ed inimitabile ma che devo ringraziare sempre per avermi fatto amare questa arte”. Quali sono stati i sacrifici che hai fatto da

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giovane per poterti affermare? “Sono quelli di aver rinunciato alla mia adolescenza, dovendo studiare ed allenare la voce ho dovuto mettere da parte la mia grande passione per il calcio giocato e per le frequenti uscite con gli amici e anche lasciare casa per andare a studiare lontano”. Il primo lavoro importante e il ricordo che hai di questo... “E' stato il mio debutto a 23 anni nel Rigoletto come Duca di Mantova a Santiago del Cile con Matteo Manuguerra, uno dei più grandi Rigoletto del secolo scorso, con la direzione di M.A. Veltri e la regia di Macau Diaz. Ho un ricordo molto bello per come mi hanno trattato ed aiutato questi grandi artisti e per i preziosi consigli che ancora preservo, dall’altra parte un ricordo di terrore per



musica E’ tornato con un nuovo singolo che già sta spopolando. “Le donne ballano” è un invito per tutte le donne a tirar fuori il meglio dell’energia che ognuna ha dentro di sé. In questi anni in virtù della sua amicizia con Rino Gaetano, ha contribuito a diffondere il suo repertorio omaggiandolo in concerti dal vivo. di Giulia Bertollini

Daniele Savelli

“Rino Gaetano mi ha trasmesso la passione per la musica. E ora canto per lui” In questa intervista, oltre a parlarci del suo nuovo interessante progetto, Daniele ci ha svelato qualche aneddoto curioso sul suo amico Rino. Daniele, com’è nata l’idea per questo nuovo singolo? Da cosa hai tratto ispirazione? “L’ispirazione per il singolo è venuta a mio fratello Gualtiero perché lui nel corso di una serata danzante ha notato che le donne, di qualsiasi età e aspetto, senza alcun richiamo si sono alzate scatenandosi sulla pista. Da questa sua riflessione ha scritto questo testo. Quest’immagine ha evocato la potenza del mondo femminile. La musica ha un ritornello orecchiabile e da amante del rock ho voluto combinare vari generi, dal vintage al folk”. La decisione di intraprendere la carriera musicale come è maturata e che percorso hai seguito? “Ho sempre cantato sin da bambino. In macchina durante i viaggi con i miei genitori amavo sostituire la radio e mi dilettavo a strimpellare le canzoni. Ho avuto un’opportunità poi di suonare con l’orchestra di Renato Carosone e con lui ho girato un po’ tutta l’Italia.

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E’ stata davvero una bella esperienza che mi ha portato ad acquisire una maggiore sicurezza nei concerti dal vivo”. La tua amicizia con Rino Gaetano ti ha portato poi a contribuire a diffondere la sua musica attraverso tributi. Un artista sempre attuale, quale credi sia il segreto del suo successo che continua a durare nel tempo? Quale eredità ci ha lasciato? “Rino abitava nello stesso mio quartiere a Montesacro e faceva parte della mia stessa comitiva. Si portava sempre appresso la chitarra perché amava suonare. Mi ha trasmesso la sua passione e la voglia di suonare in acustico tanto che oggi il progetto che porto avanti si fonda sull’unione di voce e chitarra. Il tributo a Rino mi ha fatto anche vincere il Premio Anna Magnani e di questo devo ringraziare Francesca Piggianelli che è il motore trainante delle mie attività artistiche”. Cosa porti con te dell’incontro con questo grande cantautore? “Porto con me l’ideale di condivisione che c’era negli anni 70. Oggi purtroppo è un po’ cambiato perché il luogo di incontro sono diventati i social. A volte però riesco a ricreare quell’atmosfera grazie alla mia band”. È un momento davvero complicato per gli spettacoli live e molti artisti si sono dati alle dirette streaming. Pensi che il mondo musicale dovrà sempre di più fare i conti con la dimensione del web? “Per i piccoli club è davvero un problema. Il distanziamento limita anche il coinvolgimento del pubblico. Lo streaming ha aiutato anche se il live è un’altra cosa. Abbiamo ricominciato anche se non è come prima”. C’è un sogno nel cassetto che vorresti realizzare? “Ce ne ho tanti. Ora sto lavorando su alcuni brani originali anche se l’idea è di realizzare uno spettacolo con i miei brani arrangiati. Dal vivo non li ho mai eseguiti perché mi sono dedicato a diffondere la musica di Rino con i tributi a lui dedicati”.

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eventi

Premio Città di Ladispoli Gialli e narrativa nonostante il Covid

Nonostante l’andirivieni di decreti e restrizioni abbiano messo a dura prova concorrenti, giurati ed organizzatori, la XI Edizione del Premio Letterario Città di Ladispoli ha tirato le somme e decretato i vincitori di uno dei più ambiti titoli del Bel Paese non senza far riflettere tutti per l’ennesima volta sulla serietà della situazione. di Mara Fux

Arduo per i giurati il compito di decidere le opere migliori tra le tantissime pervenute per ciascuna delle sezioni in concorso, presenza vivace che fa comprendere come il futuro della narrativa, del giallo e dei racconti sia nelle mani di straordinari talenti spesso ancora non conosciuti al pubblico. Proprio per sottolineare tale ricchezza anche quest’Edizione ha premiato con la “menzione speciale della giuria” cinque lavori che per originalità della trama o della scrittura, si distaccavano dalle altre meritando particolare attenzione: “Gli Imperseguibili” di Danilo Catalani, “La Cuoca” di Luana Troncanetti, “Il Fornicaio” di Matteo Edoardo Paoloni, “La Settima Fata” di Angelo Paratico nonché “Vita e La Piramide Occulta” di Alessandra Cinardi. Per gli amanti del genere giallo, sempre molto seguito, ecco una rosa di titoli tra cui scegliere: “L’Occhio del Vate” di Carlomanno Adinolfi, “Paris Noir” di Ida Ferrari, “L’Ultimo Segreto di Paganini” di Davide Lazzeri, “Il Colbacco di Sofia” di Francois Morlupi e “Asia” di Roberto Van Heugten. La sezione dedicata alle opere di prosa edite ha visto finalisti della narrativa lunga “Lo Scorpione Dorato” di Marika Campeti, “Il Volo del Canarino” di Franco Casadidio, “Il Quadro di Norma” di Giuseppina Mellace, “Il Prezzo

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eventi

Premio Città di Sulmona Giornalismo, satira e cultura

Premio di giornalismo a Veronica Gentili (Stasera Italia Weekend) e Andrea Vianello (direttore Rai News 24) Premio speciale satira a Federico Palmaroli (Osho). Premio per il giornalismo d’arte ad Adriano Monti Buzzetti Colella (Tg2). Premio Sulmona nazionale per la cultura e critica-storia dell’arte a Yàsuko Ishikàwa e Antonio Paolucci. di Roberto Ruggiero

Veronica Gentili, giornalista e conduttrice di “Stasera Italia Weekend” su Rete 4, Andrea Vianello, direttore di Rai News 24 e il disegnatore satirico Federico Palmaroli (Osho) sono i vincitori del Premio Sulmona di giornalismo 2020. I vincitori saranno premiati sabato 5 dicembre, alle ore 17, in occasione della cerimonia di chiusura del 47° Premio Sulmona 2020 “per Gaetano Pallozzi” - Rassegna internazionale di arte contemporanea, che si potrà seguire sul web. A decidere i premiati è stata una giuria presieduta dal Vicedirettore di Rai 2 e consigliere dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Paolo Corsini. Il Ve ron ica Ge nt il i Premio Sulmona di giornalismo si svolge come di consueto in concomitanza della Rassegna di arte contemporanea, organizzata dal Circolo di arte e cultura "Il Quadrivio", con il Patrocinio del Senato della Repubblica, della Regione Abruzzo, della Provincia dell’Aquila e del Comune di Sulmona. Quest’anno, alla mostra allestita alla pinacoteca di arte moderna e contemporanea, hanno partecipato circa 240 artisti provenienti da tutto il mondo. Sono inoltre stati assegnati dal Circolo di arte e cultura “Il Quadrivio” il Premio Nazionale per la Cultura 2020 a Yàsuko Ishikàwa (Giappone), scrittrice e imprenditrice, nonché autrice di “Mysterious Abruzzo”, prima guida in giapponese della regione da lei profondamente conosciuta, e il Premio Nazionale per la Critica/Storia dell’Arte 2020 ad Antonio Paolucci, Storico dell’Arte, già Ministro per i Beni Culturali e Ambientali, Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino e direttore dei Musei Vaticani. Il premio riservato Al Giornalismo d’Arte è andato invece al giornalista del TG2, Adriano Monti Buzzetti Colella. “Nonostante la pandemia il Premio Sulmona di giornalismo non si è fermato”, ha spiegato il presidente della giuria Paolo Corsini, “E’ stato proprio in questi mesi difficili che è tornato centrale il ruolo del giornalismo e della corretta informazione. I premiati di quest’anno sono colleghi che si sono particolarmente distinti con il loro lavoro e negli ultimi mesi hanno dimostrato un forte attaccamento alla professione, facendo arrivare al grande pubblico notizie certe e verificate, combattendo così il dilagare delle fake news. Inoltre, abbiamo inaugurato una speciale sezione dedicata alla satira, settore che grazie al web e ai social network ha avuto un notevole rilancio. Adesso l’edizione sarà sul web, ma l’obiettivo è quello di avere presto tutti i premiati a Sulmona, non appena si tornerà alla normalità, per un convegno e per rendere anche omaggio a Gaetano Pallozzi, che con la sua capacità e caparbietà ha creato questa manifestazione, che continua grazie all’insostituibile lavoro svolto dal presidente Raffaele Giannantonio e dai suoi collaboratori”. Il Premio Sulmona 2020 di giornalismo per la sezione “radio tv” viene conferito alla giornalista e conduttrice di “Stasera Italia Weekend” (Rete 4), Veronica Gentili per aver introdotto nella conduzione del talk show uno stile e un linguaggio moderno, in grado di avvicinare anche i più giovani agli argomenti di politica e di attualità. La giornalista, che collabora anche con Il Fatto Quotidiano, è diventata un punto di riferimento per il grande pubblico”. Durante il periodo

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“Nightmare Symphony” Protagonista ai World Oscar Awards a Dubai Nemmeno il Covid è riuscito a fermare la potente macchina organizzativa per l’annuale assegnazione dei World Oscar Awards per i successi cinematografici di artisti di tutto il mondo. di Mara Fux

La cerimonia usualmente allestita a Santa Monica è approdata all’Opera di Dubai garantendo così piena sicurezza ad un appuntamento che sottolinea la grande collaborazione di grandi professionisti del cinema attraverso la proiezioni di film e di opere realizzate per avere un impatto sulla società e accreditare il vero talento sulla scena cinematografica internazionale. L’italianissimo “Nightmare Symphony” il film diretto da Domiziano Cristopharo in collaborazione con Daniele Trani già presentato in anteprima assoluta la scorsa estate all’Ischia Global Film & Music Festival 2020, ha potuto così ricevere l’ambita statuetta e i meritati applausi rendendo omaggio ancora una volta alla poetica di Lucio Fulci per i chiari riferimenti al suo “Un gatto nel cervello” di cui ricorre il trentennale. Premiata come miglior attrice e icona del genere horror Antonella Salvucci impegnata in un doppio ruolo permeato di velata sensualità e travolgente energia interpretativa che esaltano la sua capacità tecnica e la grande capacità di trasformazione. Mille attenzioni quindi per offrire Ant one ll a Salvu cci agli astanti un ambiente festoso che ha celebrato un’ampia varietà di film internazionali in un’esperienza unica che rappresenta un ponte sofisticato tra Hollywood, Bollywood, Latinwood, Tollywood, Arabwood, Pollywood, Chinawood, Nollywood con spettacoli dal vivo per gli artisti Ann Mitchai, Yash Wadali, Natalia Janoszek, Sambhavna Seth, Karishma Kar, Marina Oganian e la performance speciale per la band Raga Boyz.

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vono Uomini veri”. Come si chiama la squadra e come si differenziano le categorie? “La società è l'ASD Boville di Marino. Il nostro Bocciodromo si trova a Cava dei Selci nel territorio di Marino ma molto vicino a Ciampino. Nelle Bocce per gli atleti ci sono diverse categorie... La categoria d'ingresso denominata serie D, poi la Serie C, la serie B, la serie A e la serie A1. Il passaggio da una categoria all'altra è determinato dai risultati individuali che si hanno durante l'anno precedente. Mentre per il gioco a squadre si ha un campionato come il Calcio... Si parte dal basso e poi vincendo le varie categorie si arriva in Serie A per giocarsi lo Scudetto! La nostra società ha militato diversi anni in Serie B e poi nell'anno 2013 siamo approdati alla Serie A conquistando in questi anni tre Scudetti Senior (2015, 2018 e 2020) e uno Scudetto Juniores nel 2019”. Qual è il segreto della longevità di questo sport che sembra facile? “Il segreto assoluto del nostro sport è che si può' giocare a tutte le età e che permette un'integrazione assoluta tra nonni, padri e figli permettendo una socialità unica. La competitività è comunque importante ma non quanto l' aspetto sociale. E' per questo che le Bocce ancora oggi hanno un numero di appassionati in Italia e nel Mondo che fa invidia a sport più blasonati. La difficoltà cresce con il crescere della competitività e a livello assoluto questo sport è, secondo il mio parere, tra i più impegnativi nel panorama sportivo”. Spiegaci come si affronta una partita tra considerazioni tecniche e impatto mentale. “Per partecipare ad una competizione di Bocce c'è bisogno di una preparazione atletica importante visto che la gara può durare anche cinque ore. L' approccio mentale e la condizione psico-fisica sono determinanti perché la caratteristica di precisione sia nell'accosto che nella bocciata sono essenziali. L'atleta deve rimanere concentrato per l'intero incontro e di conseguenza la sua preparazione deve essere molto curata. Poi le qualità tecniche, il sangue freddo e la determinazione fanno la differenza come in tutti gli sport”. Sicuramente vincere fa bene, è una realizzazione. A chi dedichi o meglio hai dedicato questa vittoria? “La dedica è per il mio papà Dino che mi ha trasmesso questa passione. Quando nel 2013 venne a mancare

mi promisi di raggiungere e dedicargli quello che era il massimo nello sport che lui amava tanto e così il mio sforzo da dirigente è stato esclusivamente quello di arrivare ad essere Campione d'Italia. In questi anni ho avuto tantissime soddisfazioni nelle Bocce e questo lo devo esclusivamente a mio padre”. La squadra, limportanza di scegliere ma anche quella di coinvolgere, far entrare dentro un obiettivo tutti. Come si fa? “Creare l'amalgama giusta in una squadra è sempre difficile da trovare. Le personalità, i caratteri, le esigenze di un gruppo di ragazzi/uomini sono svariate e variegate e quindi il compito del dirigente di società e quello di dare delle regole per tutti e cercare le soluzioni giuste per ognuno. Il gruppo Boville è come una famiglia dove le scelte, anche quelle relative agli atleti da coinvolgere, vengono prese insieme e condivise al massimo perché tutti devono sentirsi parte integrante del progetto”. Che consiglio daresti per il sociale anche con il gioco delle bocce? “Il consiglio che posso dare al mondo delle Bocce e' quello di dedicare sempre maggiori risorse all'attività giovanile. Ogni società dovrebbe avere un settore giovanile e cercare di lavorare con le scuole e con i giovani perché sono certo che i ragazzi una volta scoperto il nostro mondo se ne innamorerebbero”. Ci sono dei rituali quando si comincia e finisce una partita? “Ognuno di noi ha dei rituali ma in generale non ci sono situazioni del genere”. Quanto conta l’entusiasmo, la lucidità, il coraggio e la bravura per vincere un incontro e per vincere un campionato? “Hai elencato caratteristiche fondamentali per questo sport ma credo che la determinazione sia quella caratteristica che a parità di qualità tecnica possa darti qualcosa in più”. Ci proviamo anche quest’anno? “Assolutamente sì. Vogliamo aprire un ciclo a livello Senior con una squadra che è confermata per diversi anni e cercando soddisfazione anche a livello giovanile e femminile”. Un saluto particolare a tutti coloro che leggeranno l’intervista. “Ti ringrazio per questa opportunità e invito tutti i lettori a seguirci sul sito www.asdboville.it e sulla pagina Facebook 'Boville Marino - Bocce'. Un saluto a tutti voi”.

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