GP Magazine gennaio 2022

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vano la dinamica linea della Nuvola di Fuksas dall’interno. Onore al merito, quindi, ed all’impegno di chi per mesi ha lavorato per offrire una panoramica di quel che oggi rappresenta la piccola e media editoria del nostro Belpaese. Tantissimi gli autori emergenti impegnati in firma copie promozionali; tantissime le case editrici conosciute ma tantissime anche quelle meno note o quelle appena sorte, gestite da giovani pieni di idee e di voglia di far riscoprire il buon profumo della carta. Numerose le proposte editoriali in versione audiolibro lette da conclamate voci di successo per lo più attori e doppiatori.

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Può indicarci quali sono le forme cliniche più frequenti e quali sono i possibili segali da cogliere? “La balbuzie nelle classificazioni è suddivisa in tre grandi gruppi. Forma clonica: al posto del prolungamento si ha la ripetizione della sillaba. Forma tonica: arresto a inizio frase con allungamento della sillaba o del fonema difficile da pronunciare. Forma mista: allungamento e ripetizione si sommano, fino a rendere quasi impossibile la comunicazione. I primi segni di balbuzie tendono ad apparire solitamente intorno ai 18-24 mesi di età del bambino. A questa età, c'è un vero e proprio scoppio nel vocabolario e i bambini stanno iniziando a mettere insieme le parole per formare frasi. I bambini possono balbettare per alcune settimane o anche per diversi mesi, talvolta la balbuzie può andare e venire. La maggior parte dei bambini che iniziano a balbettare prima dei cinque anni, possono avere delle forme 'benigne' e non avere bisogno di un aiuto specifico ma la diagnosi deve comunque essere sempre affidata ad uno specialista, neuropsichiatra infantile, foniatra, che saprà poi dare indicazione per un trattamento riabilitativo con logopedista, psicomotricista o presso un psicoanalista infantile. Se la balbuzie è accompagnata da movimenti del corpo o del viso richiede una attenta valutazione che prevede il contributo di più figure professionali: il neuropsichiatra infantile, il pediatra e lo psicoanalista infantile. Infatti, è necessario considerare gli aspetti medici e neurologici per escludere l'eventuale presenza di problemi organici, ma anche tenere conto di difficoltà di psicologiche emotive e inconsce”. Dottoressa Lucattini, che ruolo gioca in tutto questo la scuola? Ritiene che sia fondamentale il rapporto con gli insegnanti? “Di solito, la balbuzie diminuisce o si interrompe quando i bambini iniziano la scuola primaria (elementare) e affinano le loro abilità comunicative. I bambini sono consapevoli della loro difficoltà fin dal suo primo manifestarsi, quindi fin da piccolissimi. Quando iniziano la scuola, se ancora balbetta in modo importante, può esserne imbarazzato. Bisogna evitare che in classe i compagni attirino l'attenzione su di lui o lo prendano in giro. Fondamentale è il rapporto con gli insegnanti in modo che attraverso un accordo scuola-famiglia, sia possibile affrontare il problema parlandone nel modo giusto anche con tutti i bambini. L'insegnante potrebbe anche ridurre il numero di situazioni di linguaggio stressante per il bambino. Naturalmente è importante attivare un Programma Didattico Personalizzato (PDP) come previsto dalla Legge 170/2010 sui Bisogni Educativi Speciali (BES)”. L’importanza di un ambiente accogliente quanto incide sui bambini? “Beh direi: è sempre la carta vincente! Esistono poi alcune regole basilari per facilitare i bambini, come: Non anticipare il bambino quando parla, completando le parole o le frasi e non interromperlo dicendogli: ‘Ho già capito’ perché potrebbe sentirsi mortificato. È necessario evitare che debba conquistarsi da solo il diritto di

parlare, per esempio dovendo alzare la voce per farsi ascoltare. Parlare sempre uno alla volta e non dare indicazioni su come parlare senza essersi consultati con il logopedista e lo psicoanalista del bambino o proprio se la coppia genitoriale ha un proprio analista. Non promettere premi o regali se parla 'presto e bene', poiché ogni bambino ha i suoi tempi. Poter pensare che si tratta di un disturbo e non di capricci aiuta moltissimo il bambino e anche i suoi genitori. Non mortificare mai il bambino, non assumere un’aria infastidita, preoccupata, annoiata, d’imbarazzo o vergogna. Dimostrare sempre interesse per quello che il bambino dice e vuole dire manifestando piacere nell’ascoltarlo. La pazienza, l’affetto e l’amorevolezza nello stare con i propri bambini, è una vera e propria 'terapia naturale' per la mente e nell’aiutarlo a superare le proprie difficoltà”. Quale consiglio si sente di dare ai genitori? “Diventare genitori 'sufficientemente buoni'. Per i genitori rendersi conto che c’è qualcosa che 'non va' o differente rispetto agli altri bambini nel modo di parlare dei propri figli può essere un’esperienza molto dolorosa e traumatizzante. Ogni genitore desidera solo il meglio per i propri figli e quando qualcosa sembra poter essere non 'normale', i genitori vanno in ansia, si preoccupano e temono che la balbuzie possa avere implicazioni negative sia per il presente che per il futuro dei loro bambini. Inoltre, quando i figli crescono e manifestano una qualche forma di disagio emotivo o sono dispiaciuti di non riuscire ad esprimersi come vorrebbero e si sentono 'diversi' dai propri coetanei ma anche da fratelli, sorelle e cugini, i genitori possono sviluppare forme d’ansia anche molto intensa, possono sentirsi in colpa, come se il disturbo potesse dipendere da loro o poiché non si sentono capaci di aiutare i propri figli. La sofferenza dei figli non è sopportabile per nessun genitore, s’identificano con i loro bambini e possono paralizzarsi e non riuscire a pensare e agire oppure, in modo difensivo, possono minimizzare e non rivolgersi agli specialisti, atre volte negare il problema come se ignorandolo questo non esistesse più. Saper sopportare il dispiacere e affrontare la situazione insieme al bambino, permette d’intervenire rivolgendosi agli specialisti il prima possibile, e come sempre nei disturbi infantili, prima s’interviene, migliori saranno i risultati. Come insegna Donald Winnicott, pediatra e psicoanalista, perché i bambini crescano bene, è necessario che i genitori siano 'sufficientemente buoni': né troppo, né troppo poco, sufficientemente. L'approccio multidisciplinare è il più corretto per la presa in carico di un bambino con balbuzie e anche l’ambiente intorno al bambino è importante, creare una situazione accettazione del suo disturbo di cui non ha alcuna responsabilità e di cui soffre molto. Certamente, non deve mai essere mortificato, sminuito o deriso, preso in giro. Una volta fatta la diagnosi, se sarà necessario, il logopedista si occuperà della riabilitazione e lo psicoanalista infantile darà il supporto emotivo e relazionale al bambino ed ai suoi genitori”.

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La letteratura medica di questa terapia illustra innumerevoli benefici per la salute e il benessere, quali sono? “L’azione della miscela di ossigeno ozono è quella di attivare all’interno del nostro corpo i meccanismi antiossidanti e antinfiammatori. Dato che i meccanismi di base di tutte le malattie della nostra epoca, cosiddette malattie croniche e degenerative (artrosi, demenza, arteriosclerosi, ecc.), sono proprio l’infiammazione e lo stress ossidativo, si capisce come questa terapia sia fondamentale per la prevenzione e un importante supporto nella terapia di queste condizioni. Inoltre, l’ossigeno ozono migliora l’ossigenazione dei tessuti, modula il sistema immunitario, ha un effetto antivirale, antibatterico e antimicotico. Un vero farmaco multitasking!”. Ci sono controindicazioni? “L’unica vera controindicazione è il favismo, cioè il deficit genetico di un enzima presente nei globuli rossi. Per il resto ci sono alcune attenzioni che deve avere il medico che utilizza questa terapia nei pazienti più fragili, ma non sono controindicazioni. Per chi fa sport agonistico il CONI considera doping questa terapia e, pertanto, l’atleta professionista non se ne può avvantaggiare durante le gare”. Durante i primi mesi del Covid, abbiamo

letto di alcuni ospedali e cliniche che attuavano questa terapia per curare i pazienti, compresi quelli gravi. Possiamo considerarla come una delle possibilità terapeutiche per curare questa malattia? “Come dicevamo prima l’azione antimicrobica dell’ossigeno ozono terapia è ben conosciuta e, pertanto, è possibile utilizzarla anche nelle fasi acute di infezione. Nell’epidemia da SARS Cov2 molti ospedali l’hanno utilizzata ad integrazione delle terapie farmacologiche proprio per tutte le proprietà che ha questa terapia. Pensate a quanto sia stato utile per ridurre l’infiammazione, uccidere il virus, migliorare l’ossigenazione dei tessuti…”. In breve e in parole semplici, cosa avviene all'interno dell'organismo dopo una seduta di Gaet? “L’organismo viene arricchito di ossigeno e di diverse sostanze che svolgono tutte le azioni benefiche di cui abbiamo parlato. I nomi di queste sostanze sono nomi di molecole chimiche che credo non interessino i lettori. Voglio sottolineare che queste sostanze sono tutte prodotte normalmente dal nostro corpo, pertanto, l’ossigeno ozono terapia è solo uno stimolo per la loro produzione. È un segnale che diamo al corpo per far produrre queste mole-

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salute & benessere

(*) Il dottor Antonio Gorini è esperto di Nefrologia, Oncologia Integrata, Medicina Funzionale di Regolazione, Low Dose Medicine, Medicina Integrata, Fitoterapia, Omeopatia e Omotossicologia, Microimmunoterapia, Ossigeno Ozono Terapia, Statistica della Ricerca e Pratica Clinica, Agopuntura. E’ docente presso l’International Academy of Physiological Regulating Medicine

cole per noi fondamentali. Alla fine della seduta ci si sente più rilassati, più energici, con meno dolori, se li avevamo prima… insomma un senso di benessere generale”. È vero che può essere anche una terapia anti-aging? Perché? “Noi invecchiamo per la ridotta capacità di gestire i prodotti di scarto delle cellule, che costituiscono quello che viene definito stress ossidativo… E’ come portare una casa di montagna in riva al mare, tutte le parti in metallo si ossideranno (arrugginiscono) rapidamente. Un corpo che invecchia prima è come la casa in riva al mare. Per riportarla in montagna dobbiamo cambiare alimentazione, fare attività fisica sana, e avvalerci di antiossidanti. Su quest’ultimo punto l’ossigeno ozono terapia svolge un ruolo importante”. Può essere considerata anche una terapia utile per disintossicare l'organismo? Certamente. I sistemi antiossidanti sono quelli deputati anche alla depurazione delle so-

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stanze tossiche. L’integrazione di ossigeno ozono terapia con fitoterapici ad azione detox sarebbe il top per disintossicare l’organismo”. Quali sono i parametri che un medico utilizza per decidere quante sedute di Gaet possono essere utili? “La terapia è sempre personalizzata. In generale si basa sulla sintomatologia e sulla diagnosi e sui livelli di stress ossidativo. Per un’azione antiaging può essere sufficiente una seduta ogni 3-4 settimane; per gestire problematiche di dolore o di malattie croniche è necessario iniziare con una seduta a settimana e poi distanziare i trattamenti col miglioramento”. Via Archimede, 138 - Roma www.biofisimed.eu - Tel 06.64790556 (anche whatsapp) antonio.gorini@biofisimed.eu https://www.miodottore.it/antonio-gorini/internista-nefrologo-omeopata/roma





fashion & style

Ci siamo adeguati a te e usiamo la D e la U maiuscola per Donne e Uomini ma ci spieghi da dove deriva? “Per capirlo a fondo bisogna seguire il mio blog! Comunque diciamo che la maiuscola ce la meritiamo quando siamo Persone leali, corrette, solidali, aperte, dialoganti e quindi impariamo a portare bene i nostri panni. È una risposta non esaustiva quindi è bene approfondire leggendo qualche post del Mollia Style”. Sembra che tu vada fiera della tua età. È vero o è un modo per esorcizzarla? “Guarda io sono un’entusiasta sognatrice, ho un milione di cose da fare e di desideri da realizzare…quindi qualche anno in meno mi farebbe comodo (ride) però non voglio appendere le scarpe al chiodo, lagnarmi degli anni e intristirmi. Tutt’altro! Cerco di godermi tutto quello che posso. Intensamente o, per meglio dire, appassionatamente”. Questo era il messaggio che volevi dare anche con il tuo libro, “Non farti ingannare dall’età”? “Nel mio libro c’è molto della mia storia personale e poi c’è la voglia di vedere le Donne brillare, a qualsiasi età. Nessun paletto mentale: abbiamo tanto da dare e tanto da respirare. Non ci sono numeretti da cui dobbiamo farci fermare! Ah, chiedo scusa: tutti devono brillare, Donne e Uomini”. Dopo il blog un libro. Questa esperienza da

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autrice cosa ti ha lasciato? “Soprattutto la voglia di scriverne altri! (sorride e le si illuminano gli occhi). Io l’ho presa come una grande avventura e tutte le grandi avventure meritano il bis! Non anticipo niente ma sono già work in progress”. Ma dove trovi il tempo, Antonella? Moglie, madre, dirigente pubblico, blogger. Quanta energia hai? “Ho tanta energia, una figlia grande e brava che ormai è all’università, un marito speciale che mi aiuta e mi supporta…e sempre un pizzico di sana ambizione! Insomma ci vogliono impegno e organizzazione ma ci vuole anche una forte motivazione”. CONTATTI INSTAGRAM @antonella.mollia SITO WEB www.molliastyle.it




Lui è un fashion stylist di successo, capace di dare quel tocco in più alla donna. Un talento innato e tanti segreti a cui ricorrere quando c'è da valorizzare qualcuna. Lui è Marco Scorza, protagonista con il Grande Fratello Vip, dove segue l'outift delle bellissime Manila Nazzaro ed Eva Grimaldi. Non due donne qualsiasi. Ciao Marco, parlaci di te, come nasce la passione per quello che fai? “La passione per quello che faccio è sempre stata lì credo, o meglio per la moda. Perché quello che faccio è venuto con il tempo, facendomi così sviluppare una passione per l'immagine e la pubblicità. Perché un immagine rimane impressa più di mille parole”. Come si diventa fashion stylist? “Personalmente credo che anche qui la passione giochi un ruolo fondamentale. Per quanto mi riguarda iniziai iscrivendomi al primo corso di styling allo IED di Milano, poi però la tenacia e la faccia tosta hanno fatto il resto portandomi fino a qui”. Come si costruisce il look di una donna? “Il look di una donna si costruisce in base alle sue forme, la sua fisicità e prestando molta attenzione alla sua personalità. Perché una donna deve sempre sentirsi bella e ad agio con ciò che indossa e ricordarle che non è il vestito ma è lei a dare un'anima a quel look. Questo è il segreto del perché alcuni look, solo su alcune donne sono pazzeschi”. Da anni segui la bellissima Manila Nazzaro, tra le protagoniste di questa edizione del Grande Fratello Vip. Che soddisfazione ti dà una meraviglia come lei? “Manila è una passione, la mia migliore amica, colei di cui mi fido di più. Da anni siamo una squadra, pronti a sorreggerci l'uno con l'altro. Posso dire che, togliendo 'il partito preso', una donna bella, elegante e fine come Manila dà molta soddisfazione ma ti fa anche vincere facile”. Il 17 dicembre è entrata nella Casa del GF anche Eva Grimaldi, un'altra bellissima donna che segui come fashion stylist. Che donna è? Cosa fai per valorizzarla? “Eva è energica, viva, una grande artista. Essere stato scelto da lei per renderla ancora più bella grazie alla scelta dei look giusti mi gratifica molto, perché vuol dire che il mio gusto è riuscito a farsi notare. Valorizzare anche Eva è semplice, basta tenere presente la sua forte personalità e cercare di farla uscire ancora di più con qualsiasi stile venga per lei scelto”. In questo mese di gennaio sei uno dei protagonisti della trasmissione su Rai Uno “Top”. Ce ne puoi parlare? “Certo qualcosina posso dire, sono l'unico volto maschile del programma magazine di moda della rete ammiraglia. Il mio ruolo sarà quello di guidare i telespettatori raccontando e commentando in una maniera molto fresca, semplice e veloce i look delle icone italiane che sono riuscite a lasciare un segno e alle volte addirittura a cambiare delle regole della moda che oggi

sono dei must proprio grazie a loro, ma che - ahimè non tutti sanno”. Segui diverse donne della tv; ognuna ha le caratteristiche che cerchi di valorizzare... “Giustissimo, ogni donna ha le sue caratteristiche e il trucco è quello di evidenziare sempre le migliori creando un armonia con tutto l'insieme. La proporzione nella moda e su una donna sono fondamentali”. Quale sarà la tendenza per un outfit top nel 2022? “Potrei racchiudere tutto dicendo: largo... si ritorna agli anni '90! Quindi per avere un look top basterebbe ripescare qualcosa dall'armadio ma voglio essere buono e allora spazio a: vita bassa e biancheria a vista, france, chiodo di pelle... e colore. Così sarete certi di non sbagliare”. Come scegli gli abiti da far indossare alle tue donne? “A parte tutto quello già detto prima, la scelta dell'outfit va fatta anche in funzione dell'apparizione che devono fare, perché oltre a stare bene addosso a loro, deve essere giusto per l'occasione”. Si dice in genere che il calzolaio va sempre con le scarpe rotte. Ma non sembra il tuo caso... Quanto c'è di Marco Scorza fashion stylist nel tuo modo di vestire e di essere? “In realtà dici bene... vado sempre con le scarpe rotte! Per comodità alla fine la tuta vince sempre pur avendo un guardaroba da fare invidia. E questo è il motivo che quando proprio devo so mettermi in risalto ma alla fine la comodità vince sulla scomodità”. M arco Scorza con Manil a Nazzar o © Foto di Sara Galimbe rti

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era in scena nel musical 'Buddy Holly'. Mi organizzò un provino, fui preso nel cast e rinnovai tre contratti come protagonista del musical rock per eccellenza, mentre in Italia ero stato giudicato non in grado di cantare in stile rock. Dopo due anni e mezzo di Buddy Holly fui scritturato come protagonista per il famosissimo musical CATS e rimasi per altri due anni e mezzo, rinnovando altri tre contratti. Ovviamente, in questi musicals cantavo e recitavo in tedesco ed ero molto rock! La Germania mi ha sempre salvato ogni volta che la mia forza è venuta a mancare. Anche nel 2020 con il meraviglioso film 'Im Netz der Camorra' nel ruolo dicoprotagonista al fianco di Tobias Moretti, per la regia di Andreas Prochaska. La Germania rispetta i talenti, non li schiaccia per gelosia o stupidi giochi di potere, è meritocratica e valorizza la formazione e la professionalità”. La poliedricità è una prerogativa della tua carriera. In quale ruolo di senti maggiormente a tuo agio? “Onestamente, non lo so. Mi piace tutto ciò che ruota intorno alla recitazione, il fulcro della mia passione. Mi sento a mio agio quando mi trovo in mezzo a colleghi preparati su più discipline, cosa sempre più rara. Mi piace molto insegnare ma ogni tanto devo recitare per ricaricarmi. Amo scrivere per il teatro e per il cinema per dare voce a quello che sento, penso evivo dentro di me ma ogni tanto devo dirigere per mettermi alla prova e vedere se quello che ho scritto, poi, funzionaanche in scena. Veramente, non lo so, so solo che a me piace tanto la recitazione e il suo mondo a 360 gradi”. Hai un sito internet (www.fabrizioromagnoli.it) molto aggiornato, con tutto quello che c’è da sapere sulla tua arte e dove metti a disposizione anche molto materiale. Sei tu a curare il sito in prima persona? “Sì, mi occupo io dei contenuti, della forma e dello stile. Ovviamente, ho un webmaster che mi segue quando commetto degli errori e che mi crea le pagine vuote che mi occorrono in base al tipo di contenuto che poi andrò ad inserire. Mi piace avere un sito per utilizzarlo come un grande raccoglitore per tutto quello che faccio, per non disperdere niente e per tenere viva la memoria del mio percorso creativo. Il lavoro è sempre stato molto importante nella mia vita”. Quali sono ad oggi i tuoi ricordi più belli? “Tanti, tantissimi ricordi belli, ma ti assicuro che ho anche tanti ricordi brutti, ma ok, parliamo solo di quelli belli, dai… Uno dei ricordi più belli è il mio percorso nei musicals in Germania. Essere in scena là è stato per me come vincere un Oscar, finalmente potevo esprimermi e dimostrare tutto quello che

avevo sempre creduto di saper dare. Mi sono sentito molto apprezzato dalla mia famiglia ed ero finalmente felice di averla fra il pubblico in sala. Poi, il set cinematografico, i primi ruoli, la grande voglia di stare davanti ad una telecamera… Questa sensazione di amore, di gratitudine, si rinnova sempre ogni volta che mi trovo sul set di un film o sul palcoscenico di un teatro”. L’insegnamento ha per te un valore enorme. È una missione quella di trasmettere la propria conoscenza artistica? “Assolutamente, sì! Amo insegnare e l'ho sempre amato. Mi piace trasmettere tutto quello che so fare e ammetto, senza vergogna, che alcune cose le so insegnare meglio di come le so recitare o cantare in prima persona. Quando ero giovane e volevo studiare, ho faticato tanto per trovare gli insegnanti giusti per me, i maestri che sapessero dialogare con la mia creatività stimolandola e sviluppandola. Mi dicevo sempre che qualora fossi arrivato ad avere una credibilità artistica, avrei iniziato ad insegnare in modo generoso e altruistico. Insegnare è condividere tutto il proprio sapere e non tenersi i segreti del mestiere per gelosia o invidia quando ci si trova di fronte a giovani grandi talenti. Credo di mettere tutto me stesso nell'insegnamento e spero di poterlo fare sempre, anche se ammetto che a volte può risultare molto stancante”. Mi dici tre aggettivi per descrivere il mondo dello spettacolo italiano? “Corrotto. Elitario. Difficile”. Quali sono i desideri ancora chiusi nel cassetto di Fabrizio? “Mi piacerebbe tanto continuare a recitare bei ruoli profondi e difficili sia nel cinema che in teatro. Inoltre, prima o poi, vorrei tanto fare un bel musical. Per concludere, andare a vivere in una bella casetta in riva al mare. Spero di non aver chiesto troppo”. In quale film del passato avresti voluto recitare? E quale avresti voluto dirigere? “Allora, diciamo che posso esagerare perché con questa domanda siamo nella pura fantasia, quindi… Mi sarebbe piaciuto recitare il ruolo del professor John Keating nel film 'L'attimo fuggente' e dirigere il colossal 'Titanic'”. La più grande gioia e la più grande delusione ad oggi della tua vita artistica? “Ad oggi, ho avuto più soddisfazioni che delusioni ma, per alcune cose, posso dirti che mi piacerebbe fare nella mia amata Italia quello che ho fatto in Germania. Quindi, probabilmente, sto sognando ad occhi aperti non avendo nessun santo in paradiso. Un caro saluto a te e ai lettori di GP Magazine”.

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spettacolo

N icol a Acu nzo con Michel e Placido

Nicola Acunzo

Quando il cinema è nel sangue Attore dalla prima all’ultima cellula del suo metro e sessanta d’altezza, Nicola impegna ogni secondo del proprio mandato per la valorizzazione del Cinema Italiano nel Mondo di Mara Fux

Di recente l’Intergruppo Parlamentare Cinema e Arti dello Spettacolo di cui sei il Presidente ha assegnato il Premio Speciale Giornata Mondiale del Cinema Italiano al regista Lorenzo Vitrone per il cortometraggio “PIANO” finalista della VI edizione del Festival Internazionale Uno Sguardo Raro. Cosa ha motivato questa scelta? “Quello di Vitrone è un ottimo lavoro sia per forma che contenuto: diretto, semplice ed efficace. Tocca il tema della disabilità senza cadere nel pietismo, trattando in maniera assolutamente 'normale' persone che la società tende a etichettare sbrigativamente come diverse e degne solo di compassione. Bravissimi Davide Valle e Luca Maria Vannuccini, i cui personaggi suggeriscono a tutti noi di puntare in alto e guardare avanti, nonostante tutto”. A tuo avviso quanta qualità c’è nel giovane cinema italiano? “C’è tantissima qualità, e ne siamo consapevoli. Così come sappiamo che i giovani autori vanno scoperti e stimolati. Pensiamo a quanta bellezza emerge ogni anno dalla sezione cortometraggi dei David di Donatello: penso a 'Inverno' di Giulio Mastromauro e 'Anne' di Domenico Croce e Stefano Malchiodi, vincitori delle ultime due edizioni. Lavori meravigliosi che fanno presagire a quanto di bello potranno ancora produrre questi autori. L’approccio dei giovani alla qualità emerge proprio dal mondo del cortometraggio ed è per questo che è un settore cui facciamo particolarmente attenzione. Pensiamo al percorso di Sidney Sibilia, che ha iniziato proprio con degli splendidi short movies”. All’estero la voce dei giovani è più ascoltata? “All’estero la voce autoriale dei giovani, soprattutto nel mondo degli short movies, è particolarmente valorizzata. A fare la differenza sono le opportunità di rete, oltre che alle dimensioni del mercato”.

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azioni di sensibilizzazione, ruolo piccolo di cui sono come il ricordo che ho reorgoglioso perché rapprecentemente dedicato alla senta l’incontro e il rapgrande Monica Vitti per i porto tanto umano del suoi novant’anni e che ha popolo – rappresentato dato il via alla standing da un modesto giardiovation che la Camera le niere – con il futuro Papa. ha tributato. Così come Spesso è per collaborasono orgoglioso della risozioni come questa che luzione - approvata alla cavengo riconosciuto, il che mera - affinché le sale mi riporta alla mente la polifunzionali del Mini- Nicol a con Mario Monice lli celebre frase di Stanislavstero della Difesa potesski: non esistono piccole sero essere utilizzate dalle parti, solo piccoli attori”. compagnie teatrali per alLa restrizione cui siamo lestire spettacoli e dedistati sottoposti ha ralcarli alle persone meno lentato lo sviluppo del abbienti del circondario, settore: pensi che la ricosì come della mozione presa sia davvero inid’aula per l’inserimento ziata? del cinema e del teatro “Fino a qualche mese fa negli istituti superiori. sembrava impossibile Sono orgoglioso di farmi Nicol a con la compag nia Vincenzo Salemme anche solo immaginare di portavoce del cinema e del tornare all’agognato 100 teatro nelle istituzioni”. per cento nelle sale o per Hai lavorato con importanti artisti dell’at- i concerti. Una normalità che è a portata di tuale panorama: qual è il ruolo cui sei più mano, grazie anche alla campagna vaccinale. affezionato? Di certo non bisogna abbassare la guardia e “Sono molto affezionato al prossimo ruolo! continuare a rispettare le misure di sicurezza. Scherzi a parte, certamente al Caporale Bel- Il prosieguo della campagna vaccinale è fondalezza nelle 'Rose del Deserto' di Monicelli, che mentale – pur nel rispetto di chi preferisce non è il film che mi ha aperto al professionismo e farlo perché non può o nutre timori. È proprio che mi ha offerto l’opportunità per i successivi la paura che dobbiamo tutti superare per ruoli con Placido, come Rocco il calabrese ne 'Il poter sperare in una ripresa continua e sosteGrande Sogno' dove interpreto uno studente nibile: ogni settore, lo spettacolo in particofuori corso che da avvio alla contestazione stu- lare, ha bisogno di poter programmare le dentesca. Di certo con la maturità ho apprez- proprie attività con anticipo e serenità. Spezato anche piccolissimi cammei come ne 'I Due riamo per il meglio”. Papi', con un bellissimo incontro con Jonathan Hai progetti artistici in corso? Price nelle vesti del cardinale Bergoglio. Un “Un progetto teatrale dove voglio raccontare la storia del sindaco di Battipaglia – la mia città - che è sparito nel nulla negli anni 50’. L’opera è tratta dal libro di Massimiliano Amato 'Il sindaco desaparecido' e il motivo per cui ne parliamo è che c’è un parallelismo con la storia Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore” di Pollica – in provincia di Salerno - scomparso nel 2010. Nessun processo, nessun colpevole, un cadavere. Sono stato il promotore di una inchiesta nella Commissione Antimafia per capire cosa fosse accaduto. Uno spettacolo a teatro, una inchiesta in Commissione, unite da una comune passione per questo lavoro e per Nicola Acunzo con Oliver Stone il nostro splendido Paese”.

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Gianluca Cofone Un giovane talento ricco di mille sfumature

Attore, youtuber, creator digitale e animatore è uno dei nani più seguiti della rete con milioni di visualizzazioni sui suoi canali ufficiali Gian luca Cof one con Dilet ta Le ott a

di Alessio Certosa

Gianluca dopo un lungo percorso negli anni tra animazione e intrattenimento in molteplici locali d’Italia e d’Europa approda con grande entusiasmo al mondo del cinema dapprima come figurante speciale in molteplici set cinematografici e poi come attore lavorando in produzioni come “la Bella e la Bestia” di Costa e “Io sono Babbo Natale” di Falcone, dove ha avuto la fortuna di conoscere anche Gigi Proietti. Accanto al cinema innumerevoli le sue esperienze in tv sia in spot di note aziende come Vodafone, Birra Moretti o Tim solo per citarne alcune sino alla partecipazione a programmi tv del calibro delle Iene e “Cose da non chiedere” di Real time. La sua grande passione per la musica lo porta anche a partecipare a videoclip di artisti come J AX, Shade, Willie Peyote, GionnyScandal e Simona Molinari. Talento dotato di un’innata e straordinaria carica e travolgente ironia produce negli anni video virali dai contenuti più disparati partecipando anche a video di creator quali i Panpers, The Show, Himorta , Elites, Gabriele Vagnato, Matt&Bise e Leonardo De Carli. Affetto dalla nascita da nanismo acondroplasico, Gianluca è un giovane talento ricco di molteplici sfumature e con un animo nobile e altruista. Non si è mai arreso alle “diversità” e ha continuato a seguire nonostante le difficoltà del quotidiano le sue passioni con determinazione e costanza mettendo al servizio altrui la sua connaturale e stravagante ironia. Con determinazione è riuscito a trasformare la sua condizione permanente in forza regalando sorrisi ed emozioni a tutte le persone che ha incontrato nella sua vita. Uno straordinario esempio di tenacia e rara sensibilità che ci insegnano a guardare sempre avanti e a non arrendersi mai. Ti abbiamo visto al cinema con un film che ti riempie di orgoglio: com'è stato lavorare sul set con De Sica, Siani e gli altri? “Mi riempie di orgoglio si perché non ti capita tutti i giorni di vivere un’esperienza simile e soprattutto lavorare con gente come De Sica e Siani, due colossi del cinema italiano. Mi riempie di orgoglio soprattutto vedere la mia persona in mezzo a loro, credo voglia dire che qualcosa di buono sono riuscito a farlo anche io nella mia vita. Se mi fermo un attimo e penso da dove sono partito a dove sono arrivato ora, beh non posso far altro che esserne contento ed orgoglioso. Lavorare con loro è stata un’esperienza fantastica, quasi inimmaginabile. Credo di avere imparato qualcosa sia a livello lavorativo che a livello personale come esperienza. Me lo porterò sicuramente a lungo dentro di me e perché no, spero in futuro di collaborare ancora con loro.

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A pelle sono davvero brave persone, umili e altruiste”. Quale sarà il ricordo più bello che ti porti nel cuore da questo set e del ruolo che ricopri? “Non c’è una cosa in particolare, diciamo che porterò sempre con me il tutto. I momenti, tutte le persone che hanno lavorato all’interno del film, le risate, gli abbracci, le confidenze e tant’altro. La cosa che più mi ha colpito è la bontà di tutta la troupe della BartleBy production, sono persone veramente di cuore. Ringrazio veramente tanto Alessandro che mi ha scelto per coprire il ruolo dell’elfo coreografo e ha fatto sì che vivessi un’esperienza, mai vissuta prima. Nel film sono appunto uno degli elfi di Babbo Natale (Christian De Sica) e potere recitare con lui è stato qualcosa di assurdo. Si vede che ha veramente tanta esperienza e poi non ve lo sto nemmeno a raccontare ma credetemi, riuscire a trattenersi dal ridere durante le riprese, è stata veramente dura! Non vedo l’ora di vedermi sul grande schermo e vedere la gente divertirsi”. Come hai vissuto questo periodo pandemico lavorativamente? (So che sei stato colpito anche dal virus) “Ebbene sì, ad ottobre dell’anno scorso mi presi il Covid, fortunatamente in forma lieve. Ma posso garantirvi che appena appresa la notizia della mia positività, fu come se mi crollasse il mondo addosso. La paura di aver contagiato famigliari e amici era veramente tanta, quindi mi rinchiusi in camera per 24 giorni (durata della mia positività) e tra serie Tv, film, palestra, playstation, cercavo di far passare il tempo. Ringrazio veramente tanto mia mamma che mi ha servito e coccolato come poteva in quel periodo. Mi crollò il mondo addosso anche perché, da lì a breve,

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sarei dovuto scendere giù a Roma per iniziare le riprese del film e la paura di perdere l’opportunità per via del Covid, mi avrebbe fatto versare fiumi di lacrime. Fortunatamente con due giorni di ritardo sono riuscito a negativizzarmi e prendere parte del film. Avevo mille progetti lavorativi prima della pandemia ma con l’avvenire di questa, ho dovuto fare marcia indietro e tornare sui miei passi purtroppo”. Veniamo al tuo background corposo, una vera e propria gavetta. Delle varie esperienze e ruoli: quale è stato più importante o determinante per te come artista? “Sì, penso che ora posso veramente dire di averne fatta di gavetta. Iniziai a lavorare all’etá di 17 anni come animatore in discoteca, nel frattempo studiavo e alla sera arrotondavo facendo il cameriere. Poi è iniziato il mio progetto sul web con la pagina 'ilnanocafone' in cui mi divertivo veramente a pubblicare video autoironici sulla mia persona e notavo che la gente si divertiva più di me a vedere che facessi l’idiota. Cosi facendo, mi feci conoscere dalle persone di questo settore e grazie ad un’agenzia di management, iniziai a fare collaborazioni con personaggi del web giá affermati che vantano milioni di follower come Himorta, Gli Autogol, Chiamarsi Bomber, I Panpers, Leonardo De Carli, gli Elites, Matt&Bise, Gabriele Vagnato, Elena Morali, ecc. Allo stesso tempo ho fatto video musicali anche per noti cantanti come Shade, Simona Molinari, JAx, GionnyScandal, Willie Peyote, ecc. Ho fatto svariate pubblicità e ho lavorato anche in giro per l’Italia e per l’Europa come animatore. Fino ad arrivare nel cinema, iniziando come figurazione speciale, fino ad oggi. Avró saltato sicuramente qualcosa ma posso dirvi che di cose ne ho fatte veramente tante! Io dico sempre che 'da cosa nasce cosa', mai demordere e mai fermarsi”. Riservo per ultima la più importante. La diversità e unicità di cui sei portatore: quanto hai lavorato su questo aspetto dentro te e verso gli altri? Raccontati, saremo felici di leggerti. Il tuo messaggio è una grande lezione per tutti. “Bella domanda questa. Molto bella. Allora posso dirvi che non è stato facile, ho dovuto sorpassare ostacoli veramente insorpassabili. Durante l’adolescenza ho accusato tanto il fatto di essere visto e trattato come il 'diverso', ovviamente non hai una mente che ti permette di capire tante circostanze. Poi devo ammettere che con il passare degli anni, ho preso sempre più confidenza con me stesso e grazie al carattere estroverso e molto autoironico, ho saputo fare della mia 'diversità' una forza e un lavoro. Ho la fortuna ad oggi, di avere affianco a me persone stupende, dalla mia famiglia agli amici che non mi hanno mai fatto mancare nulla. Devo tanto a loro e non finirò mai di ringraziarli per questo”.




modifiche con l'introduzione di due nuovi personaggi, il pittore Raffaello Sanzio e l'inquisitore medioevale (Francesco Moro). Anche il cast tecnico è cambiato: il direttore della fotografia che ha curato anche il VFX (effetti visivi speciali) è Joseph Pelliccia (Lefevre) che è stato anche il mio insegnante di regia e sceneggiatura, mentre per il fonico è stato chiamato Paolino Di Biasio. Il montaggio è stato curato da Salvatore Piccirillo (aiuto regista) che ha anche realizzato il montaggio del primo film. Sentivo la necessità di realizzare un prodotto diverso, inoltre erano presenti degli effetti visivi che nel primo non c'erano ed ho voluto un professionista del settore. Inoltre lo short movie qui ha un cast più ricco di attori”. Chi ha realizzato le musiche? “Pierfederico Tedeschini in arte Dj Thedo e Trio Improvviso hanno realizzato la colonna sonora con il brano Shulligum, un mix di archi classici e musica funky, pop, insomma un genere mix”. Ci sono stati gruppi storici anche in questo progetto? “Sì due gruppi storici: l'Arcus Tuder di Todi ed il gruppo storico di Perugia 1416, bellissimi con i loro costumi. I costumi dei personaggi protagonisti sono stati curati personalmente da me”. Da chi è patrocinato il film? “Dall'associazione Polizia Penitenziaria di Roma, di cui faccio parte e dall'associazione 'Bon't worry' contro la violenza di genere, con presidente Bo Guerreschi, di cui sono socio onorario. Inoltre c'è stato anche il supporto del ministero dei beni culturali in quanto abbiamo girato alcune scene all'interno del Palazzo Vescovile di Todi su gentile concessione di Don Francesco Valentini”. Hai usato comparse o figurazioni speciali del luogo dove avete girato? “Per la figurazione della Banshee, Anna Alessandrelli, proveniente da Massa Martana, e Babucci Lorenzo, proveniente da Marsciano, che ha raffigurato diversi personaggi. Sono due giovani adolescenti che, saputo del cortometraggio, mi hanno subito scritto per poter partecipare al progetto. Babucci ha addirittura fatto cucire il suo costume da garzone dalla zia”. Prima hai parlato di diversità oltre che di violenza di genere, ci puoi dire qualcosa di più? “Sì, come nel primo short anche qui è presente Rosanna Gambone, attrice disabile affetta da osteogenesi imperfetta sin dalla nascita, che ha il ruolo del narratore della storia. Con la sua presenza ho voluto sottolineare il ruolo del disabile nella società. Molti pensano ai disabili come a un peso per la società, individui che non possono dare e fare nulla. Non è vero! Ho voluto dare una possibilità a Rosanna che aveva nel cassetto il sogno di recitare e dimostrare allo stesso tempo che un disabile è in grade di essere utile alla società”.

Che ne pensi della burocrazia? Delle leggi per i diritti dei disabili? “Che la burocrazia, come dice Rosanna Gambone, è la sola cosa che rende 'Diverso un disabile' e che le leggi ancora non tutelano i diritti delle persone con difficoltà. Anche io sono disabile - a causa di un tumore che mi ha costretto all'asportazione di un organo - e mi sono resa conto di quanta burocrazia inutile ancora esiste nel nostro Paese. Sono iscritta alle categorie protette, ma che vuol dire veramente? Significa che la legge dovrebbe tutelare le persone con disabilità dando la priorità ad esempio di collocarle nel mondo del lavoro, ma questo ahimè non è assolutamente vero. Per esperienza personale vi dico che non sono stata mai tutelata ed inserita nel mondo del lavoro dalle strutture pubbliche, che purtroppo in Italia, soprattutto nel nostro settore, esiste ancora chi viene raccomandato, la meritocrazia non è una priorità dello Stato. Quello che ho realizzato è stato frutto dei miei sacrifici”. Che distribuzione avrà il film? “Parteciperà a diversi festival sia nazionali che internazionali ( è sottotitolato in lingua inglese), poi il prossimo anno con l'uscita del fumetto in lingua inglese conto di andare negli Stati Uniti, al Comicon (grande festival del fumetto a San Diego) per proporre il progetto a produzioni internazionali. Mi piacerebbe trasformare il progetto in un cartoon o una serie tv. Vedremo”. Sogno nel cassetto? “Andare a vivere in America!”. © Foto di Antonello Ariele Martone

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eventi

Storie di Donne Il successo della settima edizione

Sono state confermate le aspettative della vigilia: l’evento culturale no profit Storie di Donne edizione 2021, giunto alla settima edizione, si è svolto lo scorso 4 dicembre a Villa Rosantica in Roma, con il supporto dell’imprenditrice Iolanda Ambrosini di Ambrosini Catering e ha avuto la ribalta positiva che meritava Avvalendosi di uno storico importante e di tanti annosi sforzi e risorse messi in campo da chi lo organizza, ovvero l’Associazione Occhio dell’Arte APS presieduta dalla giornalista della stampa estera Lisa Bernardini, la manifestazione ha lo scopo di omaggiare al meglio l’universo femminile attraverso l’assegnazione di un premio ad alcune donne che si sono particolarmente distinte nei campi di loro afferenza. Sono state premiate anche quest’anno donne di carriera e comprovato spessore, alle quali – oltre ad una targa di pregio – è stata consegnata per l'occasione una stampa d'Autore dell'Artista marchigiana Francesca Guidi (Arte dei Led), in edizione limitata in onore di Storie di Donne ed. 2021. L’evento era ad invito, ed è stata rispettata rigorosamente la normativa anti-Covid vigente. Alla costruzione dell' edizione 2021 ha contribuito anche l' “Associazione degli Scienziati e Tecnologi per la Ricerca Italiana” (ASTRI) presieduta dal fisico Sergio Bartalucci, con sede a Roma. ASTRI, pur di recente costituzione, rappresenta, grazie alla sua intensa attività convegnistica e di elaborazione scientifica, un punto di riferimento, di discussione e di unione per tutti coloro – enti, istituzioni, imprese e persone fisiche – che sono interessati allo sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica e al trasferimento della conoscenza che ne deriva alla società civile in favore del progresso industriale, economico e sociale della Nazione italiana. Un' associazione costituita da ricercatori e tecnologi, aperta a tutte le professionalità disponibili a progettare e a proporre soluzioni innovative in tutti i settori della vita sociale. Le premiate della edizione 2021, con un simbolico taglio del nastro inaugurato da un commovente discorso a favore della cultura e delle donne da parte di una madrina d’eccezione come la poliedrica Simona Marchini, sono state : Anadela Serra Visconti, Medicina estética e Consulente RAI (CATEGORIA MEDICINA E BENESSERE), Romana Fabrizi , Giornalista Rai (CATEGORIA INFORMAZIONE TV), Paola Pisanelli Nero, Architetta, designer e curatrice NERO architecture (CATEGORIA CULTURA), Lorenza Lain, General Manager Hotel Ca’ Sagredo Venezia (CATEGORIA IMPRENDITORIA E MANAGEMENT). Nella CATEGORIA SPETTACOLO, il nome che quest’anno ha trionfato è stato quello di Enrica Bonaccorti, nota attrice, conduttrice e opinionista tv; nella CATEGORIA EDITORIA/PRESS, ad essere scelta è stata Silvia Santori, Direttrice del periodico nazionale MIO. Per quanto riguarda le premiazioni scientifiche promosse dalla Associazione di Scienziati e Tecnologi per la Ri-

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eventi Domenica 12 dicembre, si è conclusa con un grandissimo successo di pubblico l’edizione 2021 del Digital Media Fest. Il festival patrocinato dal MIC e da Roma Lazio Film Commission, vanta l’alto patrocinio del Parlamento Europeo ed è dedicato ai prodotti audiovisivi webnativi. Ideato e diretto dalla giornalista Janet De Nardis, si è svolto in tre giornate, nella magica location della Casa del Cinema all’interno di Villa Borghese

Digital Media Fest Premiati i prodotti audiovisivi del web A conclusione, si è svolto il Gala del festival con la relativa consegna dei premi tanto attesi dai creativi giunti da tutto il mondo hanno . A presentare l’evento si sono alternati sul palco Savino Zaba e Sofia Bruscoli. Madrina e padrino dell’evento Elena Sofia Ricci e Andrea Roncato. Tra gli altri personaggi che hanno preso parte alla serata: i comici Roberto Ciufoli, , Antonio Giuliani e Marco Passiglia, gli attori Ludovico Fremont, Andrea De Rosa, Fioretta Mari, Pino Ammendola, Enrico Seminara, i registi Eleonora Ivone, Cristian Marazziti, Angelo Longoni, Benedicta Boccoli, Davide Vigore, le presentatrici Monica Giandotti, Roberta Beta, Emanuela Tittocchia, il direttore di festival Antonio Flamini, la direttrice di Roma Lazio Film commission Cristina Priarone, l’influencer Giulia Ragazzini, la creator Alina Person, il preside del centro Sperimentale di Cinematografia Adriano De Santis, il direttore di Altaroma Adriano Franchi, la sceneggiatrice Eleonora Cimpanelli, la giornalista Lorella Ridenti, il Produttore Claudio Bucci, il Tv Writer Giuseppe Calabrese, il General Manager Luciano Vittori, il direttore di Fashion channel Marzio Nocera, Paola Tassone (TSN). PREMIO MOVIELAND: al cortometraggio Capolinea consistente in 2.000,00 Euro. Offerto da Roma Lazio Film Commission MENZIONE SPECIALE MOVIELAND: al cortometraggio S.P.Q.R consistente in 1.000,00 Euro. Offerto da Roma Lazio Film Commission. CATEGORIA CORTOMETRAGGI: BEST SHORT MOVIE: “LOST HEROES” - Premio Pana-

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light - 5.000 Euro in attrezzature DIGITAL MEDIA FEST AWARDS: “12 O’ CLOCK” BEST DIRECTOR: “LOST HEROES” BEST ORIGINAL IDEA: “NON HO CHE TE IN QUESTO MOMENTO” BEST CINEMATOGRAPHY: “LA CONFESSIONE” BEST SCREENPLAY: “MONSIEUR QUICONQUE” - Premio Stadion video - sottotitoli in inglese con relativo DCP BEST SOCIAL ORIENTED MOVIE: “SACRIFICIO DISUMANO” BEST ACTOR: LUCA DI GIOVANNI – “LA VOCE”- Premio RAI CINEMA CHANNEL - 3.000,00 Euro in diritti BEST ACTRESS: FULVIA PATRIZI OLIVIERI – “LA MACCHIA” – Premio You Movie - distribuzione festivaliera e promozione attraverso la piattaforma Youmovie BEST SUPPORTING ACTOR: PIETRO DE SILVA – “EXISTERE” BEST SUPPORTING ACTRESS: ANNA MARIA DE LUCA – “RUTUNN” BEST SOUNDTRACK: “CLORO” - Premio Panalight 5.000 Euro in attrezzature CATEGORIA WEBSERIE: BEST ITALIAN WEB SERIE: “HOW TO” - Premio Backlight Digital - post produzione del valore commerciale di 3.000,00 Euro BEST INTERNATIONAL WEBSERIE: “MILITIA” Premio Stadion Video - sottotitoli in inglese con relativo DCP BEST DIRECTOR: “OTHERSIDE” BEST ORIGINAL IDEA: “THERE IS NO “I” IN ISLAND” BEST SCREENPLAY: “GOOD MONSTER” BEST CINEMATOGRAPHY: “ZERO DAY”


BEST DRAMA: “FELIX MAUDE AND THE END OF THE WORLD” BEST COMEDY – STORY: “TOTO’ E DAIANA” - premio Radio RID 96.8 - comunicazione e promozione radio e sala di registrazione per l’incisione. BEST COMEDY - SKETCH: “HOW TO” BEST SOUNDTRACK: “ZURE TXANDA DA” BEST COSTUME DESIGN: “OTHERSIDE” BEST ACTRESS: TARA HEATHARIA - “HEAT” BEST ACTOR: MIGUEL A. OSTROWSKI – “MILITIA” BEST SUPPORTING ACTRESS: ZORA THIESSEN – “MILITIA” BEST SUPPORTING ACTOR: PHILIPPE A. LARRUE ST. JACQUES – “THEODORE WITHOUT THE H” MICHAEL AJAKWE AWARD (menzione speciale): “SHAKESPEARE REPUBLIC” BEST IRONIC video – “PROUD TO HAVE A WHITE FRIEND”

La Webserie “HOW TO” è finalista di diritto nei webfest di: Die Seriale, Montreal Digital WebFest, Bilbao Web Fest, Miami Web Fest, Webserie Festival Global. La webserie “TOTO E DAIANA” è finalista di diritto al Toronto Web Fest e al Rio WebFest. La webserie “DIFFERENZE GENERAZIONALI” è finalista di diritto al Bogotà WebFest Il Progetto in Virtual Reality “NIKOLA TESLA” è finalista di diritto al Seoul WebFest La webserie “OTHERSIDE” è finalista di diritto al Miami WebFest e al Lima WebFest. La puntata pilota DEATHMATE è finalista di diritto al Marseille WebFest e al British Web Award

CATEGORIA VIRTUAL REALITY: BEST VIRTUAL REALITY: “Once Upon a Story: The Boy’s Triple Dream” BEST ORIGINAL IDEA: “In the Land of Flabby Schnook” BEST CINEMATIC CONCEPT: “Nikola Tesla” CATEGORIE PILOT, VERTICAL VIDEO E SCHOOL VIDEO BEST PILOT: “Deathmate” – Accesso diretto ai pitch 2022 del DMF BEST SPY IDEA: “Detective Robles” BEST VERTICAL VIDEO: “Reverse” BEST SCHOOL VIDEO: “La soluzione è nel Cielo” CATEGORIA FASHION FILM BEST FASHION FILM: “HYMN TO NOSENSE” – promozione su Fashion Channel, proiezione in una delle giornate dell’Altaroma a Febbraio 2022 e promozione su Lei Style BEST ORIGINAL IDEA: “THE MOVEMENT” - promozione su Fashion Channel e proiezione in una delle giornate dell’Altaroma a Febbraio 2022 BEST FOREIGN FASHION FILM: “MIJO” - promozione su Fashion Channel BEST DIRECTOR: “THE FOSTER SISTER” - promozione su Fashion Channel BEST CINEMATOGRAPHY: “KEEP MOVING” - promozione su Fashion Channel BEST SOUNDTRACK: “CIELO” - promozione su Fashion Channel BEST STYLING: “HYMN TO NOSENSE” - promozione su Fashion Channel La webserie “MILITIA” è finalista di diritto nella categoria digital series ai TULIPANI DI SETA NERA Il cortometraggio “RUTUNN’” è finalista di diritto al CROFFI

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pensieri & riflessioni

Comunicare

Tra arte oratoria e società multimediale di Marisa Iacopino

Comunicare significa far conoscere. Questo fin dall’antichità, quando si faceva della comunicazione un’ars oratoria, vera e propria arte del parlare con chiarezza espositiva e abilità dialettica, rivolgendosi a una platea che fisicamente si poneva in ascolto. Ma cosa si comunica? Innanzitutto, la propria visione del mondo, così come la si possiede nella comprensione e conoscenza d’un linguaggio, in una connessione che è, fisicamente, un collegamento elettrico di sinapsi e carica emotiva di energie. Dunque, si può affermare che tutto ciò che non è possibile comprendere, o con cui non si riesce a entrare in contatto, non possa essere comunicato e quindi trasmesso, ossia fatto transitare da sé a qualcun altro. Il passo successivo e indispensabile del comunicare è quello di rendersi comprensibili. L’abilità, quindi, è di saper esprimere chiaramente ciò che si ha in testa. Si consideri che nell’atto della formulazione in parole, il pensiero viene considerevolmente impoverito di informazioni, per la necessità di sintetizzare il magma che anima la mente umana. A tutto questo si aggiunga poi il passaggio dall’emittente al destinatario, con gli ostacoli e gli steccati comunicativi messi in atto da chi riceve - per prevenzione o inconsapevolmente. Pertanto, solo una minima percentuale di quanto viene comunicato arriva all’ascoltatore, anche il più attento. Compiendo un salto di millenni, oggi l’atto del comunicare ha bisogno di un collegamento teorico con il mondo. Perché non ci si riferisce più semplicemente a un contatto fisico ma anche, e soprattutto, elettronico. Gli strumenti di connessione che costituiscono il complesso mondo multimediale, ormai nella quasi disponibilità di ognuno, hanno accelerato in misura un tempo inimmaginabile il compiersi del processo di comunicazione. I social network hanno inoltre stimolato, tra gli utenti, la crescita di un bisogno propriamente umano che è quello di assurgere a protagonisti della scena, spesso inseguendo modelli di ‘cultura’ in voga. Dopo la ‘spensierata’ civiltà dei consumi - prodotta da quello che Pier Paolo Pasolini definiva il “nuovo fascismo… la prepotenza del potere” che, attraverso un sistema impositivo di bisogni finalizzati alla crescita, ha determinato un cambiamento antropologico -, eccoci ora catapultati nell’era digitale, generata dal potere delle industrie mediatiche. Al pari, o forse più, del sistema precedente, quello tecnologico ci ha resi interpreti di una rivoluzione sociale di cui non siamo gli artefici ma i fruitori passivi. Da ciò, qualcuno arriva a pensare che un’entità astratta, di cui non si conoscono le sembianze né propriamente gli intenti, stia compiendo un processo di irreggimentazione, una ladroneria o cambiamento dell’anima, tra i più giovani soprattutto, determi-

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nando un mutamento totale del modo di comunicare, e perciò di essere. Pur non volendo demonizzare la tecnologia, il rischio più palpabile è che un uso sconsiderato o scarsamente consapevole degli strumenti comunicativi, possa indurre a un delirio di onnipotenza, oltreché al narcisismo, fino a far sconfessare l’attendibilità di coloro che vorrebbero mettere in guardia sulla sorveglianza – questa inopinabile - esercitata dal web e dalle comunicazioni di rete in generale: se sono io a mostrarmi volontariamente sui Social, che me ne importa se ‘grandi imprese’ o addirittura uno ‘Stato Mondiale di Sorveglianza’ mi stanno osservando? Peraltro, il sistema concede a taluni influenzatori di condizionare le scelte degli altri, persuadendo e vedendo poi rimarcati sul proprio profilo di influencer i ‘like’, ovvero i ‘mi piace’ di migliaia o centinaia di migliaia di followers, alias sostenitori. Tale capacità di attrazione distrae detti influenzatori dal fatto che possano essere essi stessi oggetti di marketing, mezzi nelle mani di incorporei controllori sorveglianti, indottrinanti. Insomma, in una società che ha soppiantato la coscienza di classe, elevando sull’ara della nuova utopia l’illusione di un’informazione di massa omologante, possiamo ancora credere di avere il controllo della situazione? Il pericolo che una cultura mediale totalizzante irrompa nella vita soggettiva con conseguenze anche destabilizzanti per la sfera psichica di ognuno, è tanto più forte quanto cresce il bisogno di aderire a questa esperienza comunicativa per sentirsi parte integrante di una comunità di fruitori vincenti. Simbolicamente insieme, praticamente isolati ma interconnessi, alla ricerca costante di un senso di sé. Così si fa del virtuale la scorciatoia per il successo, per ascendere a una popolarità anelata e percepita come a buon mercato. Un sistema che può essere inteso come ascensore sociale, e pur permettendo di sviluppare abilità percettive e di osservazione della realtà mass-mediale, spesso distrae dall’effettivo e più arduo lavoro di formazione di se stessi. Un sistema per il quale si è disposti a sacrificare la propria privacy, termine che rimanda peraltro a un’idea di riservatezza che fa paio con anonimato, e di cui pertanto non si comprende più il diritto, ma si guarda piuttosto con orrore. Cosa rimane allora da fare? Innanzitutto riflettere, per mettersi al riparo dagli interessi d’un mercato tecnologico che impatta fortemente sulle interazioni sociali. Ciò per non essere costretti in un futuro prossimo, se non già fin d’ora, a disconnettersi per restare individui pensanti. Soltanto se si crescerà di numero nella consapevolezza di tutto questo, ci si potrà affrancare, smuovendo il torpore delle coscienze, smettendo di farsi strumento di un occulto che, nel promettere libertà, sempre più controlla.




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