GP Magazine gennaio 2023

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Mi piaceva tentare questa avventura militare, settore di cui sono appassionato. Ma ahimè non ho avuto quello scatto per affrontare in maniera decisiva quel percorso e così mi sono buttato a Giurisprudenza. Dopo la laurea è seguita la specializzazione, poi un periodo da Vice Procuratore Onorario presso il Tribunale di Pisa, ovvero Pubblico Ministero in udienza. Da lì ho avuto altre esperienze, anche all'estero, sempre nel settore Giustizia, che mi hanno permesso di conseguire vari titoli abilitativi. Mi sono poi perfezionato grazie ad un Master alla Bocconi in Management della Pubblica Amministrazione. Questo patrimonio formativo e culturale è ciò che mi ha consentito di spendermi in politica oltre che nell'attività professionale, dato che esercito la professione di avvocato”.

Senatore, come è avvenuto il suo avvicinamento alla politica?

“Sono il più vecchio militante della Lega in Toscana. Mi iscrissi al partito nel 1992 a 16 anni, quando ancora si chiamava Lega Nord. Mi innamorai del simbolo del guerriero che costituiva il logo, fui come folgorato sulla via di Damasco. In pratica vidi questo adesivo attaccato ad un lampione presso lo stabilimento balneare di Castiglioncello che ero solito frequentare da ragazzo. Seppi poi da amicizie comuni che anche un certo Matteo Salvini frequentava quello stesso stabilimento. Quando dici il destino...”.

Qual è stato il suo percorso in politica?

“Iniziai in una modesta sezione a Rosignano e continuai per tanti anni, senza mai interrompere, a fare attività a livello provinciale. Poi dal 2008 ho assunto l'incarico di responsabile provinciale della Lega. Prima di allora ero stato delegato per la parte della costa. Sono diventato poi commissario provinciale e segretario provinciale per ben

due volte. Sempre da giovane, il primo incarico istituzionale è stato quello di consigliere di frazione a 20 anni per due volte. Negli anni Duemila sono stato candidato alla Camera e candidato in altre occasioni elettorali amministrative. Erano anni in cui, purtroppo, la Lega in Toscana aveva percentuali da prefisso telefonico. La svolta cominciò nel 2010, quando ero segretario provinciale a Livorno ed eleggemmo i primi rappresentati sia in Provincia che nel Consiglio Regionale della Toscana. Per arrivare poi al boom del 2019 quando abbiamo inserito per la prima volta gruppi di consiglieri comunali in tutti i Comuni con più di 15 mila abitanti, conquistando una roccaforte della sinistra come Piombino. L'anno prima, nel 2018, ecco arrivare la mia elezione alla Camera nel Collegio Grosseto-Arezzo-Siena-Piombino-Elba, Ma il clou è arrivato con lo scardinamento storico di un collegio blindato per la sinistra, quello di Livorno, grazie al quale lo scorso settembre nell'uninominale sono stato eletto al Senato superando il candidato di peso del PD”.

Poc'anzi ci raccontava del suo primo incarico istituzionale...

“Sì come consigliere di frazione a Castiglioncello, dopo aver ottenuto alle elezioni 135 voti contro i 132 della candidata del Pds (attuale PD ndr)”.

Di cosa si occupava?

“Di piccole cose, dai marciapiedi alla cartellonistica, dal parco pubblico a progetto più grandi come l'apertura della biglietteria della stazione ferroviaria. Si trattava di questioni di paese con le quali ho metabolizzato la mia propensione a stare vicino alla gente”. “Pensa globale, agisci locale”. Quanto è importante il modus agendi di un Parlamentare nei confronti dell'impegno per il proprio luogo?

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roBerta cannata raccontailgiornaliSMod’incHieSta

Per il secondo anno, Roberta Cannata - giornalista e inviata speciale di importanti programmi televisivi - ha condotto il prestigioso EUROPEAN AWARD INVESTIGATIVE AND JUDICIAL JOURNALISM, promosso da Massimo Scuderi, giunto alla sua sesta edizione e svoltosi a Napoli, nelle sale del Maschio Angioino.

Il premio, insignito della Medaglia del Presidente della Repubblica, ha voluto dedicare un focus particolare alla guerra in Ucraina.

“Abbiamo dedicato questa edizione al dolore degli innocenti e agli sguardi che gli inviati di guerra hanno rivolto alla tragedia in Ucraina. Uno sguardo non soltanto professionale e attento, ma soprattutto umano e compassionevole.” ci racconta Roberta – che ha molto a cuore il progetto di Scuderi.

Tanti i messaggi giunti dalle massime cariche istituzionali, italiane ed europee, tra cui quelli del presidente del Senato, Ignazio La Russa, e la presidente del Parlamento Europeo - Roberta Metsola.

L’edizione 2022 ha visto premiati Francesca Mannocchi, giornalista freelance, il fotoreporter Gabriele Micalizzi e l’inviato di Avvenire, Nello Scavo.

Particolarmente emozionate è stato il ricordo del cameraman Pierre Zakrzewski, inviato di Fox News, e di Benjamin Hall, ferito gravemente ma

Roberta ha intervistato la Kellogg, inviata da oltre vent’anni e presente sui fronti di guerra più caldi dello scenario mondiale, collegandosi poi con il marito di Daphne Caruana Galizia, la giornalista uccisa a Malta nel 2017. “Sempre una grande emozione, per me, essere coinvolta nella conduzione e nelle interviste agli ospiti, che mi lasciano una profonda commozione e la consapevolezza di quanto sia importante testimoniare gli eventi ma soprattutto le storie che si intrecciano ad essi”.

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rimasto in vita nello stesso attentato. A ricevere i riconoscimenti, la moglie di Zakrzewski – Michelle Ross Stanton, mentre per Benjamin Hall era presente l’inviata di Fox News – Amy Kellogg. Roberta Cannata con Amy Kellogg, inviata di guerra per Fox News Roberta Cannata con Massimo Scuderi ideatore del Premio

sfuggire ad una realtà fatta di guerre e miseria, è stato costretto ad abbandonare la propria terra, con il sogno di inventarsi una nuova vita in un altro Paese”. Recentemente hai esposto alla Pinacoteca a Sant'Angelo al Cassero, presso il museo di Castiglion Fiorentino.

2Ho esposto 35 opere, sempre relative al concetto di schizofrenie della Famiglia Umana. Sono scene di vita. Ritratti a colori e in bianco e nero, disegni e pitture su tela, realizzati per lo più con pennarelli acrilici”. Sono opere che vogliono provocare, innescare meccanismi di confronto e riflessione, muovere le coscienze. Così come hai sempre fatto con la tua Musica, oltre ad emozionarci e farci sognare. Mi piace ricordare che tu hai vinto il Premio Amnesty International nel 2016 proprio con il brano ‘Pronti a salpare’.

“Io parto dal presupposto che non esistono razze diverse, ma solo un’unica razza umana. 'Noi siamo cittadini del Mondo'. È importante riuscire a scardinare i pregiudizi comuni e dobbiamo lottare per sconfiggere quell’infezione pericolosa e mortale che si chiama razzismo, che ancora attanaglia l’umanità. I giovani sono facile preda dei ‘persuasori occulti’ dei mass media. La Musica mi ha aiutato a svincolarmi da quei pregiudizi e da quei luoghi comuni un po’ troppo ancora presenti all’interno delle Facoltà universitarie a indirizzo umanistico. Questo è contraddittorio, perché è proprio dalle Università che dovrebbe scaturire la scintilla ‘rivoluzionaria’, in senso buono del termine”. Nel '74 cantavi “c'è il coprifuoco, e pensare che all'inizio sembrava un gioco, fate i bravi ragazzi e vedrete che sistemeremo tutto”. Tu hai sempre avuto grandi intuizioni e uno sguardo profetico che si ritrova anche in molti altri brani della tua discografia, da “Salviamo il salvabile” a “Viva la guerra”, a “L’uomo occidentale”. E questo stesso sguardo lo ritrovo nei tuoi ultimi quadri. “Guarda questo camion rovesciato in una città abbandonata. È un quadro che ho realizzato a gennaio. È come se avessi avuto una sorta di premonizione su quello che sarebbe accaduto poco dopo con la guerra in Ucraina. Vedi? Questa bambina, che ho ritratto in mezzo ad un cumulo di rifiuti, potrebbe rappresentare la situazione ad Haiti o in un qualsiasi altro luogo del terzo mondo. Si contrappone a questo dipinto che rappresenta l’America e la sua opulenza. In quest’altra tela ci sono delle donne velate con i fucili in mano, in un cortile recintato da filo spinato: un’immagine che rappresenta la condizione femminile in certe aree geogra-

fiche. La condizione femminile, come qualunque altro argomento che riguardi la vita sociale, è connessa al parametro latitudinale. C’è diversità tra Oslo, Milano, Il Cairo: si ragiona sempre attraverso codici latitudinali. Un’altra incredibile intuizione è stata quella che mi è venuta a febbraio: ragazzini sulla Piazza Rossa. E poi c’è questa scimmia che guarda perplessa gli Umani”.

È come se ci dicesse: Homo Sapiens?! Non posso certo darle torto! L’Arte è da sempre una potente arma di denuncia.

“Io evidenzio le schizofrenie umane. Gioco, rischio, provoco. Il rock invita a riflettere, ha un costante riferimento all’attualità e il punk ne è una espressione straordinaria. ‘Salviamo il salvabile’, ‘Ma che bella città’ e ‘Arrivano i buoni’ sono pezzi punk, proprio per il loro atteggiamento provocatorio, sbeffeggiante e ironico nei confronti di una società che si autodefinisce saggia, posata, accorta, equilibrata, e che invece è totalmente schizofrenica. Per averne un’idea basta accendere il televisore e guardare quello che sta accadendo in queste ore. È un mondo di stampo Collodiano: ci sono Gatti, Volpi, Mangiafuoco e Grilli Parlanti. E all’origine di questo sfacelo c’è proprio il Grillo Parlante, che arringa le folle con la demagogia, che costruisce impalcature ad hoc per evidenziare tutti i mali della nostra società, senza però dare l’informazione fondamentale ai suoi accoliti e ai suoi adepti e cioè che esiste il male genetico dell’Italia che deve essere preso costantemente in considerazione. Il Grillo li ha illusi con la convinzione di poter ribaltare la situazione, ma non è così. C’è una malattia di fondo, l’Italia è stata costituita in un modo sbagliato”. Questa è una affermazione molto punk… “Sì, lo è. Nel 1973, quando riuscii ad avere la ‘patente’ dalla intellighenzia di sinistra, le prese in giro nei confronti del Presidente della Repubblica venivano tollerate. Faceva parte dello sfottò, dell’ironia contro il Potere. In quegli anni, la satira era feroce con la politica. Regnava lo sbeffeggio. Il ‘potere’ ora ha il coltello dalla parte del manico e il nostro Paese resta prigioniero di Collodi. Io sono molto pragmatico e implacabile. L’Italia è ingovernabile da 150 anni. Chiunque si azzardi a governarla si fa male. Ed è giusto che si faccia male. Ti spiego: è come uno che si ostina a voler guidare un taxi che non potrebbe circolare. E allora adduce continuamente scuse ai suoi clienti, aggiusta i vari guasti con soluzioni evidentemente temporanee, ma non potrebbe proprio circolare e condurre il veicolo. Quindi è colpevole”.

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La tua è una visione molto cinica. “A volte anche i genitori sembrano esserlo nei confronti dei loro bambini. Alzano la voce per farsi ubbidire. Pongono loro le regole. Certo è che ho tanti dubbi, tante incertezze, come tutti quanti. Ma una cosa mi è chiara: l’Italia è ingovernabile per come è costituita. Quando a Copenaghen o a Oslo si elegge un delegato al Governo, non ci si limita a delegarlo, sia esso un Sindaco, un Assessore o un Ministro, ma lo si controlla, lo si pilota. Esistono di fili invisibili ma solidi che legano la Comunità al Potere. E in quel caso la Democrazia funziona, anche se non perfetta. Perché non è possibile ipotizzare una Società perfetta costituita da Individui imperfetti. Noi siamo Esseri imperfetti…il Paradiso in Terra non esiste”. Siamo in pieno ‘tsunami’. In questi tempi serpeggia un forte senso di incertezza per il futuro. “Assisto con rabbia a tutto quello che sta accadendo nel mondo. Ho una figlia di 17 anni e sono molto preoccupato per il suo futuro. Vorrei che riuscisse a realizzare i propri sogni. Purtroppo, ci troviamo ai margini, al limite di un burrone, quasi al punto di non ritorno. Quello che accade nelle megalopoli africane porta conseguenze, dovremmo essere coscienti di questo effetto domino e agire di conseguenza. Devono pur esistere dei parametri in grado di mettere tutti d’accordo sui problemi etici, morali e politici di questo nostro pianeta! Ti faccio un esempio: la scienza delle costruzioni è la disciplina di base dell’ingegneria strutturale che si fonda sulla forza di gravità terrestre, parametro assolutamente inconfutabile, e che è riconosciuta e approvata da tutti”. Argomento che tratti ampiamente nel tuo libro ‘Girogirotondo. Codex latitudinis’. L’uguaglianza, la fine delle guerre, la solidarietà, il rispetto per l’ambiente sono valori in cui credi fortemente. “Argomento di clima, libertà, razzismo e povertà. Porto il lettore a fare delle riflessioni sulla correlazione fra ingiustizia sociale e luogo di nascita. I fatti della storia dono leggibili se comparati alla morfologia del pianeta”. È quindi possibile essere fortemente condizionati da codici latitudinali?

“Sì. Vi accompagno in un viaggio di scoperta e alla fine ci sarà anche KOSO, l’extraterrestre disegnato da mia figlia quando era bambina, che mi aiuterà in questo difficile ma non impossibile cammino. Il fine è quello di trovare un antidoto al razzismo che divide la Famiglia Umana, unica 'razza' esistente”.

Caro KOSO. spero proprio che questo antidoto si trovi presto. D’altra parte, un Alieno la sa lunga sulle faccende terrestri… Tu ci osservi da lassù!

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l’attuale modello di consumo e così garantire a tutti la possibilità di un futuro”.

Come pensi di utilizzare la tua laurea adesso?

“Vorrei trovare un lavoro che mi permetta di imparare ancor più nella pratica il mestiere per poi poterlo svolgere con uno scopo ben preciso e che abbia un risvolto a livello sociale e territoriale. La mia più grande passione è viaggiare, scoprire luoghi e tradizioni locali di un paese sconosciuti alla stragrande maggioranza delle persone per poi farli conoscere a chi mi circonda. Prendendo come esempio l’Italia, il nostro territorio è colmo di realtà e iniziative locali da valorizzare come meriterebbero e ciò darebbe sicuramente al Paese una marcia in più”.

Pensi che il mercato e-commerce sarà sempre più globale oppure tornerà domestico?

“Sicuramente credo che il mercato e-commerce assumerà dimensioni sempre più globali e digitali. Tutto sarà ancora più collegato, superando i confini nazionali di ciascun paese. Proprio per questo motivo occorre che si sviluppi una consapevolezza ambientale sempre più approfondita in modo da produrre un tipo di sviluppo sostenibile sul lungo termine”.

Cosa si dovrebbe fare per impostare un mondo più a misura d’uomo?

“Secondo me bisogna concentrarsi sul cambiare dalle radici le abitudini di acquisto delle persone, facendogli capire perché è importante e come poter concretamente adottare un approccio 'less is more' alla base del proprio stile di vita. Ad esempio, ciò può essere conseguito mostrando alle persone la presenza di alternative sostenibili ai beni di uso quotidiano, di cui spesso non si è a conoscenza, e come l’uso di questi prodotti comporti vantaggi per il pianeta, per la società e soprattutto per se stessi. Allo stesso modo, bisogna far capire alle persone che la tecnologia e il mondo frenetico odierno possono comunque conciliarsi con uno stile di vita slow, attento a se stessi e a chi ci circonda per trovare l’energia giusta da investire all’interno della propria quotidianità”.

Forse i valori come rispetto, serietà e trasparenza (per

citarne alcuni) non si stanno più praticando? E perché? Cosa è successo?

“Personalmente ritengo che la società di oggi sia estremamente cambiata rispetto a quella del passato, quindi è normale che anche i valori si debbano evolvere. Tuttavia, questo non vuol dire trovare una giustificazione per non praticarli, anzi. Bisogna trovare un modo per praticarli in maniera coerente con le nuove esigenze delle persone. I principali problemi che si stanno incontrando in questo processo di evoluzione valoriale sono di natura economica e personale. Da un lato, nel mondo odierno esiste un divario tra una domanda sempre più consapevole che chiede esplicitamente maggiore rispetto e serietà da parte delle imprese e della società contro una élite di organizzazioni che si concentra solo sulla massimizzazione del profitto, a discapito del capitale umano o delle conseguenze ambientali che essa comporta. Questo divario produce la necessità di agire anche utilizzando tecniche che nascondono la verità dietro alle proprie azioni e non garantiscono quindi trasparenza. D’altro canto, anche la domanda non è ancora del tutto consapevole o comunque esiste una parte di essa che sceglie volontariamente di non agire per il benessere generale in una prospettiva di lungo termine”. Per chiudere, un sogno da realizzare a breve ed uno più a lungo per te e per tutti.

“A breve termine, spero di trovare a livello lavorativo una posizione “trampolino di lancio” per il mio futuro, stimolante e sfidante, e che allo stesso tempo mi faccia crescere a livello umano al fine di costruire progressivamente ciò che in prima persona voglio essere, sia dal punto di vista caratteriale che valoriale. Ho iniziato a farlo nelle esperienze di tirocinio affrontate durante il corso dell’università, soprattutto in WHATaECO, che mi ha aperto gli occhi davanti a svariate realtà che prima conoscevo solo in parte. A lungo termine, spero invece di riuscire a essere parte di un cambiamento positivo della società, assumendo un ruolo consapevole del fatto che il futuro è un bene comune di tutti e solo collaborando in vista della sua tutela è possibile fare veramente la differenza”.

l’iMPortanzadeigiovaninelProgetto WHataeco

Benedetta Spattini e Caterina Lotti, fondatrici di WHATeECO:

"Abbiamo fondato WHATaECO con la mission di promuovere il consumo responsabile e di dimostrare che esiste un modo di fare impresa etico e sostenibile. Laura Gaetti è stata per noi una risorsa preziosa con cui abbiamo avuto il piacere di collaborare in mesi di intenso lavoro e sentite soddisfazioni. Il coinvolgimento di giovani nel nostro progetto è di grande stimolo e speranza perché - con sempre maggiore frequenza - percepiamo che i nostri valori e paradigmi sono comuni alle nuove generazioni: ecologia, rispetto, inclusività, etica sono i naturali valori fondanti dell’agire di chi tra qualche anno dominerà il mercato del lavoro.

Laura è stata fonte di grande energia e l’interesse e dinamicità dimostrata nel percorso condotto insieme hannosenza dubbio - dimostrato che il suo futuro professionale sarà costellato da traguardi e successi. Senza voler far ricadere stressanti aspettative su chi, più giovane di noi, giocherà le proprie carte a breve, siamo convinte che professionisti come Laura sapranno scegliere per il bene e portare un impatto positivo nella collettività. In bocca al lupo!”.

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StUart ian FroSt

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Tronchi secchi che diventano opere smerlettate, trine lignee. Ce ne sono a decine nel mondo. Così Stuart Ian Frost, britannico trapiantato in Norvegia da oltre trent’anni, mette la propria creatività al servizio dell’arte di scolpire alberi morti, disegnandone e perforandone la superficie con figure geometriche, regalandogli forme singolari e nuove occasioni di vita. Proprio per la scelta di usare il legno, materia altamente deperibile, le sue opere en plain air sono destinate a non durare, nel rispetto di un ciclo naturale che le vede tornare presto a materia organica decomposta. Si tratta della Land Art, forma d’arte nata oltreoceano alla fine degli anni ’60 del novecento, e che resiste a ogni più effimera moda.

Abbiamo raggiunto Stuart Ian Frost per parlare della sua poetica.

Come nasce la scelta di trasformare tronchi senza vita in nuove creazioni?

“Il mio background come Land Artist deriva dal movimento Land Art britannico/europeo di artisti come Richard Long, David Nash, Andy Goldsworthy, Nils-Udo e Chris

Drury. Il lavoro è caratterizzato da una consapevolezza per l'ecologia, la sostenibilità. La Land Art può stimolare i dialoghi e sviluppare le relazioni tra uomo e natura. Questo è il motivo per cui lavoro principalmente con alberi morti in piedi. Un esempio di ciò può essere trovato nell'installazione site-specific Embla, presso TICKON, Tranekær International Centre for Art and Nature, in Danimarca. Il punto di partenza di questo intervento artistico sono stati tre olmi monumentali trovati nello Slottsparken (il parco del castello) a Langeland. Questi alberi sfortunati e maestosi avevano ceduto alla malattia dell'olmo olandese. Il mio desiderio era quello di dargli nuova vita, incorporando i naturali movimenti circolari e ispirandomi alle strutture simili a tunnel lasciate nella superficie degli olmi dai coleotteri della corteccia che avevano purtroppo causato la scomparsa di questi alberi monumentali”. Come si prepara alla realizzazione delle sue opere? “Prima di intraprendere una nuova opera d'arte, preferisco, quando possibile, visitare il sito in questione, scattare fotografie e raccogliere quante più informazioni relative al-

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l’area circostante. Inizio quindi ad abbozzare idee e note relative al luogo prima di disegnare un modello più dettagliato della mia proposta. Questi disegni spesso culminano nella costruzione di un modellino in scala che viene trasferito in un modello digitale 3D”.

La scelta dei luoghi come avviene, e tra tutti i posti da lei visitati, ce ne è uno in cui ha sentito di esprimere al meglio la sua creatività?

“Le caratteristiche e le qualità identificabili dei luoghicome la storia, la topografia, l'architettura, la cultura e le materie prime - sono qualcosa a cui presto attenzione quando scelgo un sito. E’ prima di tutto lo spirito del luogo che le mie opere ‘site-specific’ (ndr) cercano di invocare e promuovere, ovvero il “Genius Loci”. Se dovessi scegliere un paese al mondo in cui sento che la mia creatività ha potuto fiorire, sceglierei l'Italia. La ragione di ciò è la comprensione e la coesione di coloro con cui ho avuto la fortuna di lavorare, la loro volontà di permettermi di sperimentare e di facilitare i processi/progetti creativi”. Lei sostiene che operare a una trasformazione delle materie naturali equivale ad ampliare le percezioni umane. E’ questo un modo di acuire la capacità di indagare e rispettare la natura?

“La Land Art può stimolare dialoghi e sviluppare il rapporto tra uomo e natura. Può anche occuparsi di una risposta umana a un paesaggio specifico. La Land Art è diventata più attenta agli ambienti ecologici di cui è diventata parte, con cui esiste più in armonia”.

Prossimi progetti e/o realizzazioni?

“Il mio più recente lavoro può essere visto al BPSW Blackfoot Pathways: Sculpture in the wild, intitolato “Dancing trees: a marker tree”. La scultura site-specific è formata da ventiquattro alberi morti in piedi, raccolti da una foresta vicina. La specie di pino lodgepole o “Pinus Contorta” dal latino “contortum”. Nella scultura “Dancing Trees”, i movimenti aggrovigliati e tortuosi sono stati utilizzati per riecheggiare ed enfatizzare questa caratteristica. I ventiquattro alberi morti usati per costruire quest’opera sono stati accuratamente segati in oltre quattromila dischi, ogni disco meticolosamente riassemblato in un'unica forma scultorea a incastro. In questo modo gli alberi morti assumono nuova vita che viene enfatizzata nel movimento sensuale incarnato nelle loro apparizioni avviluppate. Le forme dei tron-

chi, un tempo rigidi e dritti, che si uniscono per comporre la scultura sono state ricostruite per apparire come un organismo gigante. L'ispirazione che ha portato a questa forma deriva dagli alberi segnapista dei nativi americani, creati per segnare i percorsi attraverso la natura selvaggia. Essi non sono dissimili dalla scultura “Dancing Trees” che si distingue per la sua unicità”.

Non essendo relegata in spazi chiusi, la Land Art ha un impatto maggiore sulle persone?

“Le opere site-specific sono per molti versi parte integrante del loro ambiente. Sarebbe sbagliato affermare che hanno un maggiore impatto emotivo sulle persone solo perché si trovano al di fuori delle gallerie tradizionali. Tuttavia, mi piacerebbe pensare che le percezioni dei fruitori possano essere affinate, perché a prima vista ciò che si incontra non è quello che viene rivelato a un esame più approfondito”.

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Storytelling, content marketing, brand journalism: queste le tre tecniche di scrittura esaminate con esempi e casi studio per arrivare a definire in modo autentico il proprio personal branding e incrementare la propria reputazione online e offline dalla giornalista Michela Trada nel suo libro “Scrivere per fare business, dal personal branding al brand journalism” (Do it human).

“Se esiste una condizione meritocratica nel fare impresa, riguarda la comunicazione”. Questa è la prima riga che si legge nell’interessante prefazione di Alessio Beltrami, professore presso l’Università di Milano Bicocca dove tiene il corso di Teoria e Tecnica dei Nuovi Media. Spiegaci meglio….

“I media tradizionali, specialmente nell’epoca del boom economico, ci hanno abituati a una disparità che non contemplava eccezioni. Infatti, l’elemento economico ha sempre rappresentato un filtro all’ingresso per quelle aziende che non potevano acquistare spazio e tempo su radio, giornali e televisione. L’online non è gratis, ma la discriminante per la prima volta non è il budget. La discriminante è la capacità di coinvolgere il cliente andando oltre la formula “caratteristiche e prezzo”. Come? Attraverso la scrittura dei contenuti”.

“Brand, branding” e la più antiquata parola marca: cambiano i tempi e gli influssi linguistici, ma di fatto il concetto rimane lo stesso?

“Nel libro c’è un passaggio a me molto caro in merito a questo concetto, cerco di riportarlo qui nel migliore dei modi. Quando nasciamo, quando diamo ossigeno ai polmoni per la prima volta, siamo già i portavoce di un brand, del nostro unico (nel senso di esclusivo) brand: il nostro nome e cognome. Su quel braccialetto di plastica è incisa, è marchiata, appunto, la nostra brand identity. Crescendo siamo stati abituati a dare una connotazione negativa, forse per cultura, a questa visione; “essere il figlio di” spesso, nel linguaggio comune, assume un tratto dispregiativo, clientelare, anziché di spinta emotiva. Eppure il nostro brand altro non siamo se non noi stessi. Noi

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Un personaggio davvero divertente che si è mosso su più fronti, collezionando esperienze importanti. Alessia è pronta a tornare in campo

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ProntaatornareinPiStadoPoglianni PiùBellidellateleviSioneitaliana

Alessia è nata a Roma in una data esplosiva, quella del 31 dicembre a mezzanotte spaccata. I suoi genitori però l'hanno segnata all'anagrafe il primo gennaio e Alessia è stata messa su tutti i giornali come la prima bimba nata in quell'anno a Roma. Vulcanica, dotata di ironia ed estroversa, Alessia ha contribuito a fare la storia della tv. La mamma è stata Miss Roma e il papà è stato un campione europeo di pugilato che ha fatto le Olimpiadi e un attore che ha lavorato con Pasolini, con Sordi e con Fabrizi. Così la sua casa è sempre stata frequentata da personaggi straordinari come Walter Chiari e Domenico Modugno. Una meraviglia da raccontare. Alessia, parlaci di te e delle tue passioni.

“Ho sempre studiato danza classica, la mia grande passione. In seguito mi sono dedicata anche allo studio di quella moderna, contemporanea e del ventre. Sono cresciuta però con le mie insegnanti del cuore di danza classica, Annamaria Sarigo che ancora sento ogni tanto e Lia Calizza che è stata una direttrice dell'Accademia Nazionale di Roma. Sono stata sempre innamorata del mondo dello spettacolo e sono cresciuta andando a teatro per vedere i grandi come Eduardo De Filippo e Aldo Giuffrè”.

Chi ami come personaggio?

“Da sempre Renato Zero e Franco Califano che all'età di nove anni è diventato uno dei miei più grandi amici”. Hai qualche ricordo particolare?

“Quando avevo sedici anni, una volta mi sono recata in discoteca ai Parioli e ho incontrato casualmente Gianni

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Boncompagni. Ci siamo messi così parlare un po' e lui mi ha chiesto di andare a fare un provino per le 'ragazze pon pon'. Ma ero troppo piccola. Ho fatto passare un po' di tempo e poi sono entrata direttamente nella 'Domenica In' di Marisa Laurito. All'inizio ero una normale pon pon, poi sono passata a fare interviste con Roberto D'Agostino perché mi consideravano divertente. In seguito sono stata promossa d'attrazione e infine ho fatto parte di un trio comico dove c'era anche Sabrina Impacciatore, la nota attrice di cinema. Divertivamo al cruciverba”. E poi la tua attività è proseguita? “Sì, sono stata per tre anni la co-conduttrice di Marisa Laurito, di Gigi Sabani e di Edwige Fenech. Successivamente ho superato anche alcuni provini per dei film. Sono stata l'antagonista nel 'Macellaio', ma la nostra edizione non è uscita perchè morì il nostro produttore. La seguente l'ha girata Alba Parietti. Mi sono rifatta, essendo stata chiamata nel film con Raoul Bova ed Eva Grimaldi 'Mutande Pazze'. L'ultimo film 'Nel continente nero', l'ho girato in Kenya con Diego Abatantuono e Anna Falchi. Nel frattempo mi hanno proposto di fare anche altri programmi in tv in quanto colpiva la mia vena ironica. Ricordo 'Stasera mi butto' da Rimini con Giorgio Faletti e Toto Cutugno e poi ho ballato in vari programmi e teatri. Mi sono dedicata a feste di beneficenza, a serate e ho fatto anche radio”.

Tra i molteplici impegni sei riuscita ad avere anche una vita privata?

“Certo, Sono rimasta incinta e quindi ho deciso di dedicarmi completamente alla famiglia, crescendo tre figli. Nel frattempo però ho girato il mondo. Conoscendo bene le lingue, ho intensificato l'inglese, l'americano e il francese. Insieme ho appreso un po' di swahili e di thailandese. A scuola ero molto brava e ogni anno vincevo borse di studio con viaggi all'estero. All'università mi sono iscritta con successo a lettere con disciplina spettacolo. Ho avuto l'occasione di farmi una cultura teatrale e cinematografica non indifferente”.

Cosa c'è nel tuo presente? “Sto ricominciando dopo un lungo periodo di stasi. Questa necessità si sta facendo molto forte in me e quindi ho in serbo vari progetti con Veronica Bartoli ed Angelo Peluso. C'è la messa in opera di un evento

che potrebbe diventare anche un sequel di varie puntate o un format televisivo delle ragazze di 'Non è la Rai' contro quelle di 'Domenica In'. Eravamo completamente diverse. Molte di noi hanno abbandonato, altre sono diventate famose e altre non ci sono riuscite. Un messaggio di solidarietà femminile che parte da chi ha fatto la storia della televisione. Si stanno muovendo molte cose, c'è anche un musical in caldo”.

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Alessia con Angelo Peluso. Sotto, in una foto dell’epoca Alessia insieme a Marisa Laurito

Marco ciriaci

“con UniverSal BeaUtY coMPetition

valorizzol’iMMaginedelladonnanelMondo”

E’ stato il primo e unico italiano ad aver disputato sei Finali Mondiali in tre concorsi internazionali di bellezza diversi, Miss Mondo, Miss Universo e Miss Elite World. Marco Ciriaci dopo 4 anni trascorsi al timone di Miss Universe ha lasciato lo storico concorso americano per una nuova importante avventura. Marco è diventato presidente dell’Universal Beauty Competition il nuovo concorso di bellezza in versione reality che porterà in Italia ben cinque titoli internazionali fra i più prestigiosi del mondo. Noi lo abbiamo incontrato all’anteprima dello spettacolo teatrale Tutti pazzi per mamma in scena al Teatro 7 Off e ci siamo fatti rivelare qualche curiosità in più sul suo progetto. Marco, Universal Beauty Competition di cui sei presidente si è da poco trasformato in un reality. Cosa ci puoi dire al riguardo?

“Negli anni passati era nato questo progetto. Prima nel 2017 con Miss Mondo e poi con Miss Universo nel 2018. Siamo andati in onda su La5 e per me è stata una grande soddisfazione. Nel tempo abbiamo poi sviluppato ulteriormente il progetto e abbiamo coinvolto le aziende che rappresentano le eccellenze italiane. Ho unito la bellezza alla cultura dell’Italia alle Miss italiane”.

Com’è nata la collaborazione con Eleonora Cecere?

“Eleonora ha sposato Luigi Galdiero, un amico ma anche un maestro che mi aiutò a debuttare vent’anni fa in teatro. Eleonora è un punto fermo di Universal Beauty Competition. Eleonora è una brava ragazza e nonostante non sia un esordiente, ha una gran voglia di fare e di migliorare. Dote che in pochissime hanno”. Quale consiglio daresti alle giovani che vogliono approcciarsi a questo tipo di concorsi?

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infatti mia madre all'età di quattro anni mi ha fatto sedere davanti ad un pianoforte. Ho affiancato a ciò lo studio della danza. Ho seguito le sue orme da artista e musicista e all'età di cinque anni mi ha fatto salire sul mio primo palco. In quel momento mi sono reso conto che quello che stavo calpestando era quello che avrei voluto calcare per il resto della mia vita. Non mi sono mai fermato nell'inseguire i miei sogni e le mie passioni, facendo divenire il tutto un vero e proprio lavoro. Una band e un coro gospel hanno segnato i miei esordi, per poi dare il via alla mia attività da solista. Trasferitomi a Roma ed entrando a contatto con il mondo delle Drag Queen, sentivo questa pulsione dall'interno di una necessità espressiva, cosa che non ero riuscito a materializzare fino a quel momento. Mi sono così reso conto che potevo far confluire tutte le mie passioni e cioè la musica, la moda e il make up in qualcosa da rendere fruibile da chiunque”.

Come ti stai proponendo per farti conoscere? “Attraverso la rete ed alcune esperienze live, toccando l'anima delle persone semplicemente guardandole negli occhi”.

Importante è stato l'incontro con Arisa. Parliamone. “E' stato un bellissimo momento del tutto inaspettato sia per il pubblico che per me. Il destino ha voluto così. Non c'era nulla di preparato. Da buon fan di Arisa, ero in una piazza di sampietrini con il tacco 15, per godermi la serata. Lei ad un certo punto ha deciso di condividere un momento con i fan invitando qualcuno a cantare sul palco insieme. Senza indugio mi sono proposto e lei mi ha notato immediatamente”. Sei nato negli anni '90. Con quali miti della musica sei cresciuto e hai sognato?

“La prima musica che ho ascoltato è stata quella di Pino Daniele, in quanto mio padre era un fan sfegatato di Pino. 'Je so pazzo' è stata la nostra colonna sonora quando eravamo in macchina. Poi sono arrivati i cantanti classici come Renato Zero e Lucio Dalla. In seguito ho scoperto tutto quello che di prezioso ci ha regalato il mondo musicale in un periodo di transizione. Da Britney Spears, a Shakira, passando per Beyoncè e le Spice Girls. Non mi sono mai affezionato ad un solo filone musicale, ma ho amato spaziare”. Che mi dici a proposito di personaggi alternativi come RuPaul e Pete Burns?

“Delle icone meravigliose a livello musicale e stilistico, figure glam che si sono piazzate come dei precursori anche a livello sociale”.

A cosa sei legato riguardo al mondo della moda? “Mi definisco un'anima retrò tempestata di scintillanti glitter. Il mio stile è in grado di unire tradizione e innovazione. E' giusto stare al passo con i tempi, ma è anche giusto dare lustro al passato musicale delle precedenti generazioni. Questo lo ritroviamo nel sound di 'Make Up'. Il tutto è focalizzato per creare qualcosa di inclusivo, fruibile e comprensibile”. Quanto ci impieghi per fare un trucco prima di esibirti? “Inizialmente ci impiegavo due ore e mezza e adesso sto sui

quarantacinque minuti. I tempi corrono e bisogna essere sempre pronti a brillare”. Un'altra cosa inaspettata è stata la collaborazione con Roberto Casalino.

“E' assolutamente un onore collaborare con un grande autore come lui. Ho scoperto che tutti i più grandi brani del mio cuore e quei testi fantastici, erano proprio stati scritti da Roberto Casalino. Già sapevo che avremmo viaggiato sulla stessa lunghezza d'onda. 'Make Up' è nato dopo l'eliminazione a 'Drag Race Italia', ho trascorso un momento di sconfitta interiore. La mia vita non è stata tutta lustrini e pailettes. Ma da questa caduta ho imparato a trovare la forza per potermi rialzare. Bisogna brillare al di là di stereotipi, canoni e bla bla bla che ci arrivano da fuori e dentro la nostra testa”. Come sei caratterialmente?

“Difficile, perfezionista cronico e lunatico. Sono inoltre generoso e aperto alla condivisione”.

Tornando al singolo, cosa anticipa?

“Prevedo il lancio di un secondo singolo che mi piacerebbe fosse una sorta di capitolo successivo a 'Make Up'. L'obiettivo è quello di dare vita ad un album composto da tanti specchi nei quali tutti potranno riconoscersi, rivedersi e sentirsi appartenenti”.

59

clara gUggiari

“Rieccomi qui con voi a raccontare un po' di me attraverso queste immagini in cui vi mostro ciò che ho sempre voluto essere, sfida dopo sfida”

“PrendoaPUgni lavita”

“Indosso simbolicamente i guantoni perché la vita spesso mi ha messo davanti a delle scelte e situazioni difficili e ho accettato sempre la sfida...”

I
FASHION

“Prendo la vita cercando giorno dopo giorno di ottenere ciò che voglio e cerco di far coincidere il risultato esteriore ed interiore con molti sacrifici…”

II

“Con il tempo, grazie allo sport e alle arti marziali sono riuscita a superare i momenti difficili convogliando le energie positive su me stessa e allontanando quelle negative...”

“Auguro a tutti i lettori di GP Magazine un buon inizio sfavillante con tante belle nuove emozioni da vivere, un bacio da Clara!.”

“La sfida che lancio a me stessa è cercare di affrontare mutamenti del corpo col giusto brio e cercare di prevenire il tempo con l'esercizio fisico e mentale per rimanere sempre sull'onda...”

III
© Foto di Melissa Fusari Grazie a Daniele Pacchiarotti e Antonello Ariele Martone

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